lunedì 27 ottobre 2008

SCUOLA. NENCINI: LA POLITICA INTERPRETI BENE LA PROTESTA

''Una protesta da leggere e interpretare con molta attenzione e cautela da parte delle forze politiche. Diversa dal '68 e dal '77, più simile alla ''pantera'' del '91, ma con caratteri propri, lontana dai partiti, decisa a non farsi strumentalizzare''. Lo sottolinea il segretario del Partito socialista Riccardo Nencini, che stamani, a Milano, prima di intervenire al congresso regionale dei socialisti lombardi, si è recato a Scienze politiche e a Giurisprudenza a parlare con gli studenti. ''Non ho visto simboli di partito, né striscioni con slogan politici; ho parlato con studenti sereni e per niente facinorosi come dalla maggioranza di governo si sostiene; consapevoli della centralità e importanza della loro protesta. Insomma un fenomeno da guardare con molta attenzione. Lo trovo straordinariamente coincidente con le valutazioni che nel '91 faceva Bettino Craxi quando invitava l'allora ministro della Pubblica istruzione a non paragonare le agitazioni nel mondo della scuola a quelle del '68''. ''Con alcuni studenti ho parlato – conclude Nencini – della nostra proposta del voto ai sedicenni e ho trovato una assoluta condivisione. Non so nel '68 – mi ha risposto una studentessa di Scienze politiche – ma oggi, a 16 anni, credo si possa sapere abbastanza per contribuire alle scelte della politica''.
"Tra i movimenti studenteschi del '68 e quelli di oggi  ci sono differenze enormi, ma su un punto le questioni si pongono allo stesso modo. In entrambi i casi c'è voglia di cambiare e migliorare l'università, c'è volontà di difendere la scuola pubblica, c'è nei giovani preoccupazione e disagio per l'incertezza del proprio futuro."  così Roberto Biscardini della segreteria nazionale del Partito Socialista che  ha aggiunto: "Proprio per questo non si tratta di leccare il pelo alla protesta o di cavalcare il movimento, ma di cogliere la potenzialità riformatrice che i giovani stanno portando in piazza. Dopo anni di battaglie socialiste per la difesa della scuola pubblica, oggi più che mai stare dalla parte della protesta studentesca significa coniugare la difesa della scuola pubblica con l'esigenza di una nuova qualità. Ciò significa più ricerca, più formazione, meno nozionismo. Ciò significa riaprire il tema della riforma delle riforme che hanno mortificato la qualità dell'insegnamento universitario negli ultimi decenni. Corsi semestrali, lauree triennali, bienni specialistici e polverizzazione dei corsi dei laurea le prime cose da mettere sul tavolo di una discussione tra forze politiche e mondo universitario. La Gelmini dice che il suo è un semplice decreto per tagliare gli sprechi. Spetta a noi rilanciare chiedendo al governo di riaprire il tavolo della riforma vera."

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