martedì 30 settembre 2008

*Sollazzo: Il disastro americano e Riccardo Lombardi*

"La lezione di Riccardo Lombardi"

"Non ci volevano insigni economisti per prevedere che prima o poi la bolla finanziaria sarebbe esplosa'. 'Il voto del Congresso USA – ha dichiarato Angelo Sollazzo, della Segreteria Nazionale del Partito Socialista – bocciando la proposta di Bush di salvataggio pubblico dei colossi finanziari sull'orlo del crac, getta scompiglio su tutto il settore in ogni parte del pianeta.''Probabilmente i deputati americani avranno un ripensamento, anche perché si rischierebbe un crollo dell'economia superiore a quello del 29, ma quanto avvenuto costituisce la riprova che il liberismo selvaggio porta al disastro ed all'impoverimento delle nazioni.''Che gli Stati Uniti, la Gran Bretagna ed altri Paesi europei pensino a salvataggi pubblici di organismi finanziari per evitare che le borse crollino del tutto, dimostra come il capitalismo senza regole non sia più praticabile. "Torna utile – ha concluso Sollazzo – la lezione di *Riccardo Lombardi* che era fortemente convinto della necessità di regolare il mercato e fermo assertore del ruolo delle Partecipazioni Statali."
'Non si tratta di tornare indietro, ma senza regole la finanza allegra ci travolgerà tutti, dopo aver arricchito i veri responsabili del tracollo, banchieri e manager.' Evitiamo facili ottimismi e prepariamoci al peggio.


Angelo Sollazzo

Segreteria Nazionale PS

*Quattro leggi di iniziativa popolare per cambiare il paese*

Il segretario Riccardo Nencini sarà giovedì 2 in Cassazione per depositare le proposte di legge su:

"precariato", "caro-vita", "coppie di fatto", "riforme costituzionali".

Precariato, diritti civili, riforme costituzionali, costi impropri delle bollette. Ripartono da questi temi i socialisti, che giovedì 2 ottobre depositeranno a Roma presso la Corte di Cassazione quattro proposte di legge di iniziativa popolare sulle quali raccoglieranno fin dai prossimi giorni le firme previste dalla Costituzione. Prendono così avvio le quattro "Campagne d'autunno" del Partito Socialista, annunciate già nel corso della festa nazionale del Ps dal segretario Riccardo Nencini. «Si tratta – spiega Nencini – di quattro provvedimenti simbolo del bisogno di un cambiamento che questo Paese sembra non conoscere mai: elezione di un'Assemblea costituente per riscrivere la Costituzione, nuove regole per combattere la disoccupazione e ridurre la precarietà, riconoscimento delle coppie di fatto, riduzione delle tariffe pubbliche per difendere il potere d'acquisto delle famiglie. Un tema, quest'ultimo, che è di straordinaria attualità, visti gli aumenti sulle bollette di luce e gas che già da oggi graveranno ulteriormente sui bilanci delle famiglie italiane. «I socialisti, che non sono in questo momento presenti in Parlamento – conclude Nencini - intendono far sentire alla politica la voce dei cittadini attraverso lo strumento delle proposte di legge di iniziativa popolare».Nencini ed i vertici del Partito Socialista terranno una conferenza stampa giovedì 2 ottobre alle ore 12 in piazza Cavour a Roma, davanti al palazzo della Cassazione.

*Importante ripensamento di Veltroni - Angelo Sollazzo*

L'uscita di Veltroni sulla pericolosità delle sortite berlusconiane relative alla concezione putiniana della democrazia rappresenta un importante ripensamento della linea fin qui seguita. Continuare con gli attacchi a Berlusconi su fatti personali e specifici non ha portato a nessun risultato, anzi ne ha fatto una vittima. Seguire i giustizialisti e la mania scandalistica e pettegola è inutile e lascia il tempo che trova nella pubblica opinione oramai stanca di scaramucce inconcludenti. Il vero attacco va condotto sul tentativo di scippo di democrazia che il premier vorrebbe realizzare in particolare sulla nuova legge elettorale europea. Quando Berlusconi afferma che per evitare che vengano eletti gli incapaci, che danneggerebbero la reputazione dell'Italia in Europa e che bisogna impedire che "il popolo ignorante" li possa scegliere con le preferenze, rivendica solo per sè, con le liste bloccate, il diritto di scegliere i migliori. Finalmente ci si è resi conto della gravità di tale affermazione che, come i socialisti per primi hanno fatto rilevare, di questo passo si potrebbero evitare persino le elezioni ed arrivare all'assembleaismo di altri tempi, visto che il popolo non sa votare. Nel passato questa è stata la tesi di una certa sinistra spocchiosa che diceva: "perdiamo le elezioni perchè il popolo non capisce" La sinistra italiana, invece di lottare su temi, pur importanti, come quelli dei diritti civili o dei vari "lodi" dovrebbe far sentire forte la sua voce sul rispetto delle regole democratiche e sull'impoverimento del Paese. Sono importanti i PACS, il divorzio breve, la tutela dei discriminati, ma evitiamo di esagerare nel sollevare temi giusti, ma che riguardano minoranze esigue della popolazione. O si pensa che, specie nel sud, se si fanno matrimoni tra persone dello stesso sesso, o fidanzamenti da "Morte a Venezia", possa interessare più dei salari da fame, delle pensioni basse, e della possibilità di poter vivere in Paese realmente democratico?

*La lotta non violenta di Marco Pannella per la Democrazia e la Legalita' delle Istituzioni*

dal sito:  www.radicali.it
Marco Pannella dalla mezzanotte in digiuno di dialogo con il Presidente della Repubblica
NEL CORSO DELLA CONSUETA TRASMISSIONE SETTIMANALE CON IL DIRETTORE DI RADIO RADICALE, MARCO PANNELLA HA ILLUSTRATO I MOTIVI DELL'INIZIATIVA.
Roma, 28 settembre 2008
Dalla mezzanotte di oggi Marco Pannella avvierà una iniziativa nonviolenta di dialogo con il Presidente della Repubblica attraverso il digiuno della fame.
Lo ha annunciato lo stesso Pannella durante la conversazione settimanale con il direttore di Radio Radicale Massimo Bordin.

"A questo punto dico al Presidente: lei sa quanto ci sia caro, ma ora ha bisogno di qualche cittadino che l'aiuti a compiere le sue funzioni in modo rigoroso e necessario. Anche in dottrina è chiaro che, tra i motivi per i quali il Presidente ha il diritto di sciogliere le Camere, viene a proporsi come ragione effettiva l'ipotesi che le Camere manchino al loro funzionamento istituzionale, costituzionale. Se le Camere impediscono anche il funzionamento corretto e necessario di altre istituzioni, si rientra in una delle ragioni che può indurre il Presidente della Repubblica a sciogliere le Camere, o anche una sola se sufficiente. Se il Parlamento tradisce la legge, tradisce la Repubblica."

Così Marco Pannella, che ha aggiunto: "La forza della nonviolenza è quella di dire al Presidente della Repubblica che lui ha avuto ragione forte nel compiere automaticamente tra i primi atti della sua presidenza quello di richiamare le Camere all'obbligo di rispettare i compiti costituzionali affidati al Parlamento. Si trattava allora della funzione della Corte Costituzionale. E noi oggi aggiungiamo l'altrettanto delicatissima funzione di quello che è stato chiamato in passato il quarto potere, la stampa, l'informazione. Chi si limita a prendere atto di questa inerzia si rende corresponsabile del tradimento della legge, della Costituzione. Da un anno e mezzo non c'è un giudice della Corte Costituzionale, che deve immediatamente essere eletto. E se questo viene impedito, così come accade per la Commissione di Vigilanza, ci si trova in una situazione gravissima. Vi è una scelta politica dei Presidenti delle Camere che ascoltano la saggezza di tipo criminale, nel rispetto delle forze politiche delle partitocrazia. Dovremo passare ad azioni più generali anche internazionali: è necessaria la grande riforma della democrazia perché la democrazia viva".

lunedì 29 settembre 2008

*Gavino Angius: «Guardo al Pd, la costituente socialista è fallita»*

Fonte: Intervista di Simone Collini - L'Unità
Roma - «Il Pd è quel che è, però è quel che c’è», dice Gavino Angius sintetizzando in una battuta il senso di un lungo ragionamento. «Il progetto della costituente socialista è fallito», ammette lui che ne è stato tra i principali sostenitori. Se ora ha deciso di rompere un silenzio che ha mantenuto per mesi - ripetendo più volte che sta parlando «a titolo personale» - è perché ritiene che la situazione politica e sociale richieda «un dialogo nuovo, diverso, tra il Pd e tutte le forze della sinistra riformista».

Anche lei paventa il rischio che si affermi il “modello Putin”?

«Quella di Veltroni è una denuncia molto forte della deriva che la nostra democrazia sta prendendo. Il problema però è, di fronte a questo, che opposizione si fa. Il rischio è che ci sia un’Italia che stenta a trovare voce, che si oscilli tra un moralismo impotente e rabbiose forme di lotta o di denuncia, che forme di frustrazione civile sfocino in forme di sconclusionato radicalismo politico».
Lei vede così diffusi questi stati d’animo, nel paese?

«Io vedo una coltre di conformismo, rispetto il disegno berlusconiano, che bisogna spezzare. Non foss’altro perché il conformismo è una premessa all’autoritarismo. Però una battaglia di questo genere, che è ideale, politica e culturale, implica anche una raccolta delle forze».
Che cosa intende dire?
«Quando ho letto l’intervista di Veltroni mi sono domandato: stiamo facendo tutto il possibile per contenere e per contrastare questo pericolo?».
La risposta che si è dato?
«No, non lo stiamo facendo».
E per farlo?
«Bisogna ricostruire un centrosinistra riformista. Naturalmente imperniato sul Pd, perché nonostante tutte le critiche che si possono fare, è ciò che c’è. Altro non c’è».
Curioso che lo dica lei, che è stato tra i promotori della costituente socialista.
«Quel progetto è fallito».
Il motivo, secondo lei?
«Non gli si è dato il respiro necessario, quel senso di partecipazione e di arricchimento senza il quale nessun progetto può vivere».
Quando dice che per costruire un nuovo centrosinistra si deve partire dal Pd che cosa intende, che i socialisti dovrebbero entrarvi?
«Si può discutere se le forze riformiste si debbano ritrovare tutte dentro il Pd o se una parte debba essere contigua. Ma il punto è ricostruire un progetto per l’Italia, perché di fronte a un Berlusconi che definisce l’agenda della maggioranza e praticamente del paese, non vorrei che Di Pietro definisse l’agenda dell’opposizione. E questo si può fare, nell’attuale sistema politico che definirei bipolarismo a maglie strette, una sorta di bipartitismo, unendo tutte le forze riformiste, laiche, cattoliche, ambientaliste, socialiste. Il Pd da solo, così com’è, non basta. Bisogna mettere in campo un progetto diverso, un Pd che sia ancora di più un partito contenitore, pluriculturale».
Questo discorso può avere ricadute immediate alle europee, con qualche esponente socialista candidato nelle liste del Pd?
«Il problema non è di alleanze elettorale, né di assicurarsi uno o due posti nell’Europarlamento. Altrimenti sarebbe ben misera la vicenda».

*VELTRONI: In 2 mesi dal "Dialogo" alla..."Deriva Autoritaria" di BERLUSCONI*

Ieri sera mi e’ capitato di ascoltare, dopo settimane che lo evitavo, il TG1 del “Democrat” Gianni Riotta. Una costante di malcelata faziosita’ caratterizza quello che, a mio avviso, e’ il peggior TG degli ultimi decenni. In questo giudizio incide poco o nulla l’oscuramento dei socialisti, che pure viene praticato in modo sistematico, ma l’impianto complessivo e la “pubblicita’ subliminale per il PD di Veltroni” che sottende ogni notizia. La stessa, infatti, viene data sulla base di una voluta confusione tra il “fatto” e ”l’opinione”. Insomma un TG di... “Regime”. Proprio ieri sera, nell’immancabile intervista a... Uolter, sento Veltroni parlare di ”rischio di DERIVA AUTORITARIA” che graverebbe sull’Italia per colpa dell’attuale governo ed, in particolare, di Berlusconi che starebbe trasferendo in Italia il “modello liberticida della Russia di Putin”. Veltroni fa’ affermazioni cosi’ gravi con la stessa naturalezza, un po’ allucinata, con cui, per mesi, ha spiegato agli italiani come, prima delle elezioni, bisognava privilegiare il VOTO UTILE PER IL PD O PER IL... PDL e con cui, subito dopo, invece che prendere atto della sconfitta di dimensioni epocali a cui aveva trascinato la Sinistra italiana senza alcun vantaggio per un PD fermo ai voti della Lista ”ULIVO” 2006, ha cominciato ha straparlare di... DIALOGO, di aver contribuito, eliminando(?) la “frammentazione” ad aprire una NUOVA STAGIONE PER L’ITALIA FINALMENTE... BIPARTITICA E MODERNA, DI RIFORME ISTITUZIONALI (E NON SOLO) DA FARE INSIEME TRA IL GOVERNO BERLUSCONI ED UN PD CHE, NON A CASO, DAVA VITA AD UN GOVERNO OMBRA DI TIPO ”ANGLOSASSONE”. Tutto questo avveniva sino e durante la scorsa estate, non 20 anni fà! Personalmente non ero d’accordo con il Veltroni1, come credo i socialisti che, infatti, al Congresso di Montecatini lo hanno sonoramente fischiato, ma ancor meno lo sono verso questa... SVOLTA DIPIETRISTA (che, neanche a dirlo, Riotta ha intervistato subito dopo) del Veltroni2 (di solito sono di genere “horror”). Quello che importa non e’ pero’, in questo caso, il mio ed il nostro pensiero ma... I FATTI. Provate ad immaginare Obama che, dopo aver perso le elezioni presidenziali, dovesse, innanzitutto, dichiarare che lui si autoricandida alla corsa per la Casa Bianca del 2012, prima sulla base delle tante cose da “fare insieme”, per il bene dell’America, con il Presidente McCain e, dopo 3 mesi, perche’, invece, lo stesso Presidente McCain sarebbe diventato un... “pericolo per la Democrazia”. In America questo non puo’ avvenire per il semplice motivo che gia’ alla dichiarazione di una sua successiva ”autoricandidatura”, dopo la sconfitta elettorale, Obama sarebbe... rinchiuso in una Casa di Cura! Noi non siamo in America (per molti versi e’ un bene) ma A TUTTO DEVE ESSERCI UN LIMITE. Ad un uomo politico che sbaglia scelte strategiche due volte in sei mesi si devono, almeno, chiedere le DIMISSIONI (e di non parlare piu’, da comunista quale e’ stato e continua, nei fatti, ad essere, di Kennedy e di Martin Luther King. Ci lasci, almeno, ...”avere un sogno”). Nel mezzo di questa sua... “deriva personale e politica” Veltroni trova il modo per dire, a Porta a Porta, che... “la parte piu’ pericolosa dell’attuale Governo e’ quella che proviene una comune matrice politica e culturale: quella craxiana e socialista”... Potrei fermarmi qui ma non posso non porre una domanda al compagno Fassino a cui va riconosciuta una convinta adesione ai principi Riformisti ed agli ideali di una moderna Socialdemocrazia Europea. Adesione che, tra l’altro, questo PD cattocomunista gli ha fatto pagare con... l’esilio in Birmania! Fassino, proprio ieri, da Orvieto, all’Assemblea annuale di Liberta’Eguale di Morando, e’ tornato a rivolgersi ai socialisti, ed e’ uno dei pochi che lo fa’ in modo sincero, perche’ entrino nel PD. Vengo alla domanda. Pensi davvero, compagno Fassino, che con QUESTO VELTRONI, aldila’, forse, di qualche centinaio di dirigenti politici e di amministratori, ci sia un socialista, vecchio e/o nuovo, disposto non dico ad entrare ma, almeno, a votare QUESTO PD?? Perche’ ci possa essere, come scritto nello slogan di Orvieto, una... ”OPERAZIONE RIFORMISTI AL GOVERNO NEL 2013” credo che serva ben altro. Mentre stavo scrivendo queste mie riflessioni mi ha telefonato Bobo Craxi per invitarmi ad un’iniziativa, organizzata da lui ed Angius, Sabato 18 Ottobre a Roma. Mi ha anche segnalato un’intervista, proprio di Gavino Angius, su l’Unita’ di oggi che invito gli AMMINISTRATORI DEL NOSTRO SITO a farla conoscere ai compagni pubblicandola integralmente. Della serie: “SE ATENE PIANGE, SPARTA NON RIDE”........

Ivo Costamagna
(Segretario Provinciale PS - MC)

*Angius ritorna sui suoi passi*

PD: ANGIUS, RICOSTRUIRE CENTROSINISTRA RIFORMISTA.
angiu4.jpgANGIUS: COSTITUENTE SOCIALISTA E' FALLITA.

"Il progetto della costituente socialista e' fallito. Bisogna ricostruire un centrosinistra riformista. Naturalmente imperniato sul Pd, perche' nonostante tutte le critiche che si possono fare, e' cio che c'e'. Altro non c'e'". Lo dice Gavino Angius in un'intervista a 'L'Unita'. "Si puo' discutere -aggiunge- se le forze riformiste si debbano trovare tutte dentro il Pd o se una parte debba essere contigua. Ma il punto e' ricostruire un progetto per l'Italia, perche' di fronte a un Berlusconi che definisce l'agenda della maggioranza e praticamente del Paese, non vorrei che Di Pietro definisse l'agenda dell'opposizione. Il Pd da solo, cosi' com'e', non basta. Bisogna mettere in campo un progetto diverso, un Pd che sia ancora di piu' un partito contenitore, pluriculturale".

Chiamasi ansia da rielezione.........

Ad ogni modo, l'intervista originale (davvero inaccettabile e delirante) di cui sopra è stata pubblicata da "L'unità" di oggi.

P.s. In fondo non hanno portato alcun valore aggiunto...............
anche se negli ultimi mesi si sono registrati dei modesti progressi:
Angius aveva iniziato a dire -"NOI (tremando e balbettando, ovviamente) SOCIALISTI...


Francesco Gennaro



Il PD una macchina vecchia ed ingessata.
di Lanfranco Turci


Gavino Angius preannuncia il suo rientro nel PD, perchè nonostante sia "quel che è",è comunque "quel che c'è". E' una apparente scelta di realismo politico che non può certo essere demonizzata. Ma dubito che sia efficace. E' vero che l'esito della Costituente Socialista non ci consente di pensare che il nuovo grande partito della sinistra europea possa costruirsi attorno a noi. Tuttavia non credo che a una auspicabile evoluzione del PD in direzione socialista e liberale possa servire l'appiciccatura su quel corpaccione di un francobollo socialista. Il PD ha di fronte a sè molti problemi irrisolti. 1) la definizione di una piattaforma riformista di opposizione che non sia la ripetizione delle litanie antiberlusconiane alla DiPietro,e neppure la riproposizione di tutti i conservatorismi della sinistra tradizionale,come si sta facendo proprio in queste settimane sulla scuola. 2) la sua collocazione in Europa e in rapporto col PSE: 3) l'afasia sui temi della bioetica e dei diritti civili. 4) la costruzione di un vero partito democratico, partecipato e politicamente agibile: cosa che non si vede proprio emergere dalla somma degli apparati ex ds e ex dc. Quello attuale non è un partito nuovo, ma una macchina vecchia e ingessata, unicamente preoccupata dei suoi equilibri interni e delle relazioni non sempre limpide con i corposi interessi dei territori aministrati.I socialisti non possono scegliere di accomodarsi in questo quadro. Pur considerando il PD il loro principale interlocutore, non devono rinunciare a giocare un ruolo autonomo, esterno, di sollecitazione e di battaglia politica, insieme ad altre forze della sinistra socialista, laica e liberale. Abbiamo definito al congresso il PS come un partito garibaldino e corsaro. Forse questa scelta ci può far perdere qualche residua rendita di posizione, ma ci lascia almeno l'ambizione di poter concorrere a far nascere in italia quel moderno partito riformista , socialista e liberale che non vedrà la luce solo per la dinamica interna al PD . Un partito, vorrei ricordarlo a Angius, che al momento non garantisce neppure gli spazi politici perchè questa battaglia possa essere data al suo interno.

*Quale futuro senza scuola pubblica? *

Tonino Scala, 26 settembre 2008 - www.aprileonline.info

Quale futuro senza scuola pubblica? In Campania la riforma Gelmini ha avuto e avrà un impatto devastante. Napoli è fra le città costrette a pagare il maggiore tributo di cattedre nell'ambito dei tagli, il che sul versante sociale porterà a 4.725 disoccupati. Mentre sono almeno 2mila i plessi a rischio chiusura. E' questo un modo di risparmiare e di investire nello sviluppo del Paese?

La mozione presentata dal Gruppo consiliare di Sinistra Democratica ha trovato nell'aula consiliare, nella seduta tenutasi il 24 settembre, il consenso di tutti., e non poteva essere altrimenti: la Campania è una delle Regioni che è stata messa in ginocchio prima dal decreto 112/08 e dopo dalla cosiddetta Riforma Gelmini.

Ogni volta che un nuovo governo s'insedia si ricomincia a parlare di riforme. Certo, le riforme si rendono necessarie per contestualizzare esigenze e programmi. Ogni riforma, però, è una cosa seria e quella della scuola lo è ancora di più, se si pensa che la scuola non solo deve garantire a tutti il diritto di accesso allo studio, ma deve anche essere in grado di preparare la classe dirigente di domani. Da tempo ormai i conti pubblici non tornano, per cui è pensiero comune che tagliare gli sprechi, che sono stati responsabili, in gran parte, del deficit economico in cui versa lo Stato italiano, è un punto imprescindibile da cui partire. Pur tuttavia una società civile non considera mai uno spreco i fondi che si spendono per la formazione, perché essa rappresenta il miglior investimento che una società possa fare.

Certo, l'istruzione rappresenta un costo sociale, ma è un costo che serve a costruire il futuro di una società, a metterla al pari con i tempi, a creare professionisti seri e affidabili, che però non devono poi essere costretti a lasciare l'Italia per cercare occasioni migliori per mettere a frutto la propria professionalità. Forse è questo che deve essere considerato uno spreco, anche perché se ciò avviene è per la cecità della classe dirigente chiamata alla guida del Paese.

Mirando al risparmio, dunque, si riduce di 7,8 miliardi di euro la spesa per la Pubblica Istruzione e lo si fa con il decreto 112/2008 (Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione Tributaria) e con il decreto legge n. 137/2008 dal titolo (Disposizioni urgenti in materia di istruzione e università), meglio noto come decreto Gelmini.
Per rendere concreti i tagli si propone una "organizzazione scolastica" ad hoc con l'articolo 64 del decreto legge 112/08, e con l'articolo 4 del dl 137/08, che resuscitando, il maestro unico nella scuola elementare, recupera lo stipendio di 60.000 insegnati, futuri "nuovi" disoccupati.

Con l'articolo 64 del decreto legge n. 112 del 25 giugno 2008 la scuola subisce sostanziali modifiche. Il titolo dell'articolo 64 "Disposizioni in materia di organizzazione scolastica" a prima vista lascia presagire che l'intento è di apportare le tanto attese modifiche al sistema scolastico. Migliorare la scuola ed eliminare gli sprechi, queste le motivazioni principali addotte da chi queste modifiche le ha volute, pensate e varate. Ma, a ben vedere, le cose non stanno così. Se si leggono con attenzione tutti i comma dell'articolo 64 si capisce bene che esso mira ad andare oltre la semplice materia organizzativa. Si va dalla "ridefinizione dei curricoli vigenti nei diversi ordini di scuola", piani di studio e quadri orari compresi, "con particolare riferimento agli istituti tecnici e professionali" (comma 4, punto a), alla "rimodulazione dell'attuale organizzazione didattica della scuola primaria" (punto d) e alla "ridefinizione dell'assetto organizzativo -didattico dei centri di istruzione per gli adulti" (punto f). Per non parlare degli effetti che investono non solo la dimensione organizzativa, ma anche quella didattica, derivanti dal previsto accorpamento delle classi di concorso (comma 4, punto a), dall'incremento di un punto entro l'anno 2011/2012 del rapporto alunni/docente (comma 1), dalla stessa riduzione del 17% del personale ATA nel triennio 2009/2001 (comma 2), e dalla sospensione dell'accesso ai corsi SSIS (Scuola di Specializzazione all'Insegnamento Secondario).
E' innegabile che, pur partendo da ottime motivazioni, l'applicazione di quest'articolo ha penalizzato la scuola tagliando 70 mila posti di docenti e 43 mila di ATA, oltre ai 47 mila già soppressi dalla Finanziaria Prodi. Ha prodotto una massiccia espulsione di precari, un aumento degli alunni per classe fino a 35, una riduzione delle ore di lezione, un attacco al sostegno all'handicap, la cancellazione delle scuole con meno di 500 alunni.

L'articolo 4 del dl 137/08, in piena sintonia con la filosofia dei tagli, impone il ritorno del maestro unico cui eravamo abituati nel secolo scorso, nonostante siano trascorsi 20 anni da quando, con l'istituzione dei moduli organizzativi, questa figura è stata totalmente abolita, estendendo a tutta la scuola elementare le pratiche di collaborazione e condivisione di responsabilità tra docenti maturate nella sperimentazione del tempo pieno. Va da sé che, così facendo, si finisce per immiserire l'insegnamento di una scuola tra le più apprezzate al mondo. Un solo maestro per classe, infatti, comporterebbe meno ore a disposizione per la didattica delle singole materie e quindi meno tempo dedicato ad attività complementari che generalmente gli alunni svolgono nel pomeriggio.
Certo è innegabile che il ritorno al maestro unico crei una grande fonte di risparmio, ma creerebbe, altresì 60.000, nuovi disoccupati.

In Campania la ricaduta di tali riforme ha provocato un vero e proprio tsunami nella scuola. Napoli è fra le città costretta a pagare il maggiore tributo di cattedre nell'ambito dei tagli alla scuola. .
Il nuovo anno scolastico in Campania si è aperto con numeri che indicano tutta la sofferenza del settore: in base ai dati del Ministero dell'Istruzione, in cattedra siedono circa 7.000 docenti in meno, 5.000 solo a Napoli e provincia; 50.000 i minori che non hanno iniziato per nulla l'anno scolastico, e ben 2.000 plessi scolastici che rischiano di essere chiusi.
Se il criterio, per stabilire la sopravvivenza dei plessi scolastici, adottato è quello del numero degli alunni, facendo una proiezione sui plessi che hanno un numero inferiore ai 100 alunni in Campania, potrebbero chiudere i battenti il 71,6% delle materne, il 40% delle elementari , il 31% delle medie ed il 13,4% delle superiori. In totale ben 2189 plessi saranno chiusi.
Vale la pena di ricordare che in Campania il 61% dei comuni è al di sotto dei 5000 abitanti e che esistono oltre alle piccole, anche realtà comunali più popolose con territori sparsi ricchi di frazioni, in cui sono presenti plessi scolastici.

Sul versante sociale tutto questo si traduce in un dato allarmante: ci saranno 4.725 lavoratori che negli ultimi otto anni hanno sempre avuto l'incarico a tempo determinato e che andranno a rimpinguare le sacche di disoccupazione, senza che per essi si preveda alcun tipo di ammortizzatore sociale.

Quindi, ricapitolando, la riforma sancisce che si deve procedere ad accorpare le scuole, chiudendo quelle che non raggiungono i 500 allievi, cosa, si dice, che porterebbe a un notevole risparmio. Ma davvero è così? Davvero ci sarebbe risparmio? Forse per lo Stato che non paga stipendi, ma quanto costerebbe questo alle famiglie? Se i ragazzi dovessero spostarsi da un posto all'altro per raggiungere la nuova sede che potrebbe essere in un paese vicino, non ci sarebbero disagi e costi aggiuntivi per le famiglie e Comuni? I genitori dovrebbero accompagnare i ragazzi a scuola e i Comuni dovrebbero provvedere a organizzare i trasporti per le scuole dell'obbligo. Quando poi avremo tagliato 2.000 scuole, avremo non colpito le grandi città, ma i piccoli paesi che resterebbero svantaggiati. E ancora, è noto che il fenomeno della dispersione scolastica in Campania è già abbastanza grave, cosa succede se a causa di questa riforma dovrebbe aumentare l'evasione dell'obbligo scolastico? Veramente possiamo dire che questa riforma scolastica ha come finalità più efficienza, meritocrazia, serietà, cultura fruibilità e meno sprechi?
Davvero un bel regalo per questo Sud e, soprattutto per la Campania. A quanto pare più che tagliare gli sprechi si tagliano posti di lavoro e opportunità di sviluppo.

Il Ministero della Pubblica Istruzione e la Regione Campania, negli ultimi scorci della vecchia legislatura, nelle persone dell'allora Ministro Fioroni e del Presidente Bassolino, hanno sottoscritto a Napoli un accordo per la realizzazione, per il biennio 2008-2010, di interventi finalizzati all'integrazione e al potenziamento dell'offerta di istruzione per l'innalzamento del livello di qualità della scuola in Campania. L'accordo prevedeva che Regione e governo finanziassero con 20 milioni di euro di fondi europei, e del Ministero della Pubblica Istruzione, la creazione di 760 nuove cattedre, ma mentre la Regione ha confermato l´impegno, da Roma non si è saputo più nulla. Nei mesi scorsi, la Regione ha stanziato 100 milioni di euro per diverse iniziative nel campo dell'istruzione pubblica, grazie ai quali il Ministero potrebbe impiegare circa 800 insegnanti. Altri 300 milioni, decisione di questi giorni a detta del Presidente Bassolino, sono stati destinati alla costruzione o alla ristrutturazione di edifici scolastici presenti sul nostro territorio.
Ma tutto questo, resta di essere vanificato se anche non ci dovesse essere a livello nazionale.

Per questo è necessario che la Regione Campania si faccia carico di intervenire presso il governo nazionale per fare presente la situazione campana e riferire sulla ricaduta negativa che la riforma ha nel territorio. E deve chiedere, nel contempo, l'impegno al rispetto del protocollo firmato dalla Regione con l'allora Ministro Fioroni, per trovare un correttivo delle norme che tanto penalizzano la nostra realtà nella prossima finanziaria nazionale, e modificare, in alcuni punti, la cosiddetta riforma Gelmini.
Su una scuola efficiente e fruibile a tutti si costruisce il vero futuro del nostro Paese, ed è questa semplice verità che deve arrivare a chi, incautamente, vara progetti che guardano solo al presente contingente ma che, di fatto, rischiano di negare il futuro.

domenica 28 settembre 2008

*I socialisti a Spacca: «Non basta l’assessore»*

Il rimpasto infinito/1. Il governatore sta per annunciare Rocchi ma le affermazioni del leader del partito potrebbero metter tutto in discussione.
Il segretario Seri: «Serve un progetto di respiro». E tornano le sirene che danno il Ps verso il centrodestra. Alle amministrative del 2009 tutto è possibile nel Ps: anche un accordo col Pdl
di CLAUDIA GRANDI - www.ilmessaggero.it - 28/09/2008

ANCONA - «Non c'è in ballo solo l'assessorato. A Spacca chiediamo un progetto politico nuovo». Torna ad alzare il tiro, il segretario del Ps Massimo Seri, all'indomani dell'incontro a Palazzo Raffaello tra una delegazione socialista e il presidente Spacca. Dunque per il segretario del partito, l'ingresso in Giunta di un socialista potrebbe non essere sufficiente per contrastare quei venti di diaspora che stanno iniziando a soffiare dentro il Ps. «Non può più esserci qualcuno che detta e qualcuno che scrive», aveva detto giorni fa al Messaggero Seri. Il quale, ora, rilancia. «Se assieme al discorso dell'assessorato - dice - il presidente ci propone anche un progetto politico innovativo, allora si può fare tutto. In caso contrario no». Sibillino? Non proprio: in vista dei prossimi appuntamenti elettorali (2009 amministrative e provinciali, 2010 regionali) il rischio che i socialisti scelgano alleanze alternative al centrosinistra è concreto. Per ora, si dice, nel partito c'è una maggioranza che tiene ferma la barra a sinistra, ma potrebbe non essere così per sempre. Perché non c'è solo la Regione (dove pure, si sottolinea nel Ps, ci sono voluti più di tre anni prima di aprire le porte ai socialisti). Anche in Provincia di Ancona si attende l'ingresso in Giunta. Dunque un progetto più ampio quello che il Ps attende da Spacca e non solo. La prossima settimana il governatore dovrebbe rivedere una delegazione del partito per sottoporle una proposta articolata che potrebbe non includere solo l'assessorato. Nel frattempo la palla del toto-nomi è passata alla segreteria nazionale del Ps, anche se, come anticipato ieri, alla fine potrebbe prevalere il nome dell'anconetano Rocchi. «La partita per il nome dell'assessore - conclude Seri - è ancora aperta. Dal momento che si tratta di una scelta condizionata (dall'esigenza di Spacca di inserire in Giunta un interno al Consiglio, ndr) e che in fondo manca poco più di un anno alla fine della legislatura, possiamo ragionare su tutto». Anche sul nome di Rocchi, quindi, sino a pochi giorni fa non condiviso dal partito.

Il rimpasto infinito/2. Le altre caselle da colmare.
ANCONA - Non solo Giunta. Una volta chiusa anche la seconda fase del rimpasto, ci saranno altre partite cui la Regione dovrà dedicarsi: enti e società che si avviano verso il rinnovo. E chissà che, con l'occasione, gli "scontenti" del rimpasto non possano avere una seconda chance. Giusto pochi giorni fa si è iniziato a parlare in prima commissione del rinnovo del vertice della Svim, la società di sviluppo a capitale interamente regionale. L'incarico dell'attuale amministratore unico, Roberto Tontini, scadrà a marzo. C'è poi da far nascere l'Agenzia regionale per la terza età presso l'Inrca. Per non parlare delle partite più grosse, su tutte il rinnovo dell'Autorità portuale di Ancona (i nomi al ministero andranno presentati entro il 5 novembre), la presidenza di Aerdorica (per la quale il presidente Spacca ha auspicato il passaggio di testimone dalla parte pubblica, oggi rappresentata proprio dal presidente Conti, a quella privata) e la guida di Quadrilatero (partita, però, tutta interna al centrodestra che ha chiesto un cambio della guardia al Governo centrale).


Ascoli, ma anche Giaccaglia: scatta il toto-uscita, Il primo ha il Lavoro, delega pesante. Il secondo, all’Industria, sembra blindato da mesi.
L’ingresso del dorico Rocchi imporrà un riequilibrio territoriale in Giunta La Pistelli si salva perché donna.

ANCONA - Dopo la "scossa" Minardi, il Pd è di nuovo in fibrillazione. Con l'ingresso di un socialista in Giunta, un altro assessore democratico dovrà fare le valige. Come già anticipato ieri, dopo Pesaro è ad Ancona che si guarda: se fosse confermato, così come da indiscrezioni sembra probabile, il nome del capogruppo del Ps Lidio Rocchi per l'assessorato, allora giocoforza sarebbe un anconetano a dover lasciare la Giunta. Tre gli "indiziati". In realtà solo due. Loredana Pistelli è infatti l'unico assessore "rosa": farla uscire dalla Giunta significherebbe far entrare un'altra donna e, dunque, sostituire non uno bensì due assessori. Impensabile. Restano dunque Gianni Giaccaglia, area repubblicana e Ugo Ascoli, ex Margherita. Il primo, si dice, sarebbe blindato: già durante la prima fase del rimpasto, i bene informati assicuravano che Spacca difficilmente rinuncerebbe all'assessore all'Industria ed Energia. Per di più le due deleghe sono particolarmente delicate e riassegnarle risulterebbe complicato. Resta dunque Ugo Ascoli, l'assessore al momento più "accreditato". A "favore" della sua uscita dalla Giunta gioca in particolare un elemento: con l'ingresso di Solazzi al posto di Minardi e di Donati al posto di Agostini, gli ex Margherita sono cresciuti decisamente di numero e, all'indomani del rimpasto, in molti nel Pd hanno denunciato lo sbilanciamento dell'esecutivo a favore degli ex Dl. Due, però, i contro. Il primo: l'assessore è un bindiano e la sua area di riferimento è già stata penalizzata, giusto pochi giorni fa, dal rimpasto ad Ancona. Secondo: anche le deleghe di Ascoli, formazione, scuola e lavoro, sono particolarmente delicate, soprattutto oggi, con le crisi occupazionali aperte e il riordino del sistema educativo regionale da varare.
Cl.Gr.

*Nencini: asse riformista PD-UDC-PS per un nuovo progetto di governo*

Prove di dialogo tra PD e PS. Autocritica di Fassino. Di Lello: "meglio tardi che mai"

27/09/2008

«Riorganizzare il centrosinistra su un asse riformista Pd-Udc-Ps, a partire dalla campagna contro l'abolizione delle preferenze dalla legge per le Europee e dalle prossime elezioni amministrative del 2009». Lo ha detto Riccardo Nencini ad Orvieto all'assemblea annuale di "Libertà Eguale" nel corso della sessione sul tema "Riformisti al governo: operazione 2013". «È questo – ha spiegato Nencini - un percorso da rafforzare nella logica che qualche giorno fa ha portato Veltroni a dichiararsi a nostro fianco nella "battaglia" che ormai da mesi stiamo conducendo in tutta Italia e che dovrà costituire la base per un nuovo progetto per l'Italia, che si incardini sulla terna di valori "Merito, Inclusione, Rigore" da contrapporre al tremontiano "Dio, Patria e famiglia". «La mia proposta – ha detto Nencini – è quella di darsi appuntamento a Milano, cuore del riformismo socialista e cattolico democratico, per definire, fino dal prossimo novembre, la matrice di un moderno riformismo». Dopo Nencini è intervenuto Piero Fassino che, sia pure a denti stretti, ha riconosciuto l'errore compiuto dal PD nelle scorse elezioni, parlando di "passaggio infelice nelle ultime elezioni politiche". Tuttavia Fassino, nella sostanza, insiste nel definire il PD "la casa di tutti i riformisti" e si domanda il perchè "quella cultura riformista che si riconosce nei socialisti non debba essere nel partito" Gli risponde a stretto giro il Coordinatore della Segreteria nazionale del PS Marco Di Lello: "Meglio tardi che mai. Tuttavia –osserva Di Lello - occorre che Fassino, di cui riconosciamo l’onestà intellettuale, finalmente prenda atto che il PD non è la casa di tutti i riformisti. Non è per tigna ma giova ricordare che essere riformisti significa anzitutto saper scegliere. In questi mesi invece - sottolinea il dirigente socialista - il PD o, su temi dirimenti è rimasto in mezzo al guado senza scegliere, o addirittura ha compiuto opzioni sbagliate ed innaturali come quella del 13 aprile scegliendo il giustizialismo di Antonio Di Pietro e non il riformismo del PS. Le parole di Fassino, la sua riflessione autocritica specie su quest’ultimo tema possono essere interpretate come l’avvio di una fase che può riavviare un dialogo che spero fecondo tra i 2 partiti che - avverte Di Lello – comunque restano tra loro autonomi ma che, dopo le elezioni europee possono trovare insieme la loro naturale collocazione nel gruppo del PSE."

venerdì 26 settembre 2008

*Può aprirsi una nuova stagione per i Socialisti di Tolentino*

Invio il testo integrale della intervista pubblicata (in forma leggermente ridotta) dal Corriere Adriatico il 23.09.08


Il punto di Simonetti

"Un quadro davvero preoccupante; questa città sta perdendo il gusto al dibattito, al confronto. Lo scontro politico, serrato, anche aspro ma mai fine a se stesso , è stato una caratteristica della nostra realtà. Il fenomeno è certo generale ed ha origini lontane, ma è indubbio che a Tolentino, in particolare nella sinistra e nel centrosinistra, continuino a pesare le vicende elettorali dello scorso anno, le divisioni registrate e le ferite che ancora stentano a rimarginarsi. Una situazione che le ultime vicende politiche e l'attacco condotto alle forze minori da parte di PDL e PD hanno ulteriormente aggravato. La strategia di Veltroni, di procedere alla cancellazione o messa fuori gioco di tutte le forze della sinistra italiana, pensando di poterne cogliere la rappresentanza, si è rivelata più che un fallimento, un tragico errore, anche per le ripercussioni che sta comportando a livello locale. Certo ora lo sbandamento è forte e resta difficile riannodare nodi e vecchie solidarietà. E il confronto sui maggiori temi langue. Eppure sono tante le questioni che urgono: una vera e propria emergenza sociale ed economica che sta spingendo fasce di popolazione sempre più ampie a contrarre anche i consumi di prima necessità; una emergenza politica caratterizzata da un lato dall’attacco alla possibilità di scelta dei cittadini (sbarramenti e preferenze) e dall’altro da un rigurgito degli estremismi e più in generale dall'instaurarsi di un clima di intolleranza; e ancora, le difficoltà degli Enti più vicini ai cittadini di far fronte a tali emergenze anche per le scarse disponibilità finanziarie. Ma poco o nulla si fa per dialogare con i cittadini; oggi vedo soprattutto silenzi, apatia se non rassegnazione. In questo contesto quale ruolo può ritagliarsi una forza socialista a Tolentino? Anche su noi ricade una parte di responsabilità non essendo riusciti a far capire che mettere fuori gioco una forza riformista come la nostra significava di fatto ridurre la possibilità di pervenire a più giuste soluzioni per i problemi della gente, ma può aprirsi una nuova stagione per i socialisti tolentinati. "
Ne è davvero convinto Claudio Simonetti, che dei socialisti di
Tolentino che militavano nello SDI è stato l’ultimo segretario e che aveva condotto a termine una operazione di ricomposizione con il Nuovo PSI e la costituzione di una lista unitaria in occasione delle ultime elezioni amministrative. “Tra poche settimane celebreremo il primo congresso cittadino del Partito Socialista e credo si tratti di una occasione straordinaria di rilancio che tutti i socialisti dovranno e sapranno cogliere” Non si nasconde le difficoltà Simonetti. “Il quadro locale non è certo tranquillizzante ma credo ci siano tutti gli spazi di iniziativa politica per una forza socialista che voglia affrontare le varie emergenze che fanno sentire i loro effetti anche nella nostra città. La situazione del Partito in provincia di Macerata è sicuramente migliorata: chiusa una campagna tesseramento più che soddisfacente è stato celebrato un congresso provinciale unitario, premessa indispensabile perché la questione socialista ritorni ad essere una sola: una presenza viva, utile al Paese, rinnovata nei suoi assetti, capace di iniziativa politica, di coinvolgere la gente, di saperne anticipare esigenze e bisogni e di rappresentarli in modo efficace e credibile. Questa deve tornare ad essere la vera questione socialista."

Claudio Simonetti
Tolentino 21.09.08

giovedì 25 settembre 2008

*Il commissario si presenta, ecco i piani*

Per l’ente montano di San Severino il compito è toccato a "Gianluca Chiappa" “Non si deve mai prescindere dalla volontà del territorio e dei suoi cittadini”
http://www.corriereadriatico.it - 25/09/2008

SAN SEVERINO - Per effetto della Legge di riordino delle Comunità montane, dal 10 settembre la Comunità montana alte Valli del Potenza e dell’Esino, così come le altre, non è più retta da una giunta comunitaria ma da un commissario che dovrà “traghettare” l’ente montano verso un nuovo assetto.

La Legge ha voluto che ad assumere questo ruolo fossero i presidenti in carica negli enti. Per l’ente montano di San Severino questo compito è toccato a Gianluca Chiappa il quale ha iniziato un periodo di commissariamento in cui provvederà alla gestione “confrontandosi sempre - tiene ad assicurare - con i sindaci dei Comuni membri”.

“Il nostro giudizio riguardo al testo di legge - commenta Chiappa -, è sempre stato di delusione ed amarezza, convinti che l’occasione fosse propizia per iniziare un vero riordino, unito ad azioni forti ed incentivanti riguardo una vera politica della montagna. Tuttavia il legislatore regionale ha preferito non scegliere, adottando una legge di attesa che, pur salvaguardando l’esistente, non crea le condizioni per pianificare una reale politica di sviluppo del territorio montano”.

Il commissariamento ha suscitato qualche perplessità in alcuni amministratori preoccupati di un eventuale eccessivo potere nelle mani di 13 presidenti che si troveranno a gestire gli enti in questi mesi. “Il solo pensiero di poter essere uno di coloro che potrebbe instaurare un percorso che porti ad una gestione oligarchica del potere territoriale mi fa rabbrividire - dice Chiappa - perché la mia esperienza di amministratore di un piccolo Comune mi ha portato ad imparare che mai si deve prescindere dalla volontà del territorio, dei suoi cittadini e di coloro che li rappresentano”.

Proprio per questo motivo Chiappa è stato tra i primi a chiedere ai referenti regionali di emanare atti di indirizzo per gestire questo percorso finalizzato al riordino delle Comunità montane. “Guardo con favore la recente delibera della Giunta regionale che indica ai commissari di gestire gli atti, sentito il parere dei sindaci e proprio questo sarà il metodo che intendo seguire nel mio territorio”, mentre è assolutamente necessario iniziare un riordino degli Enti, valorizzando quelli che gestiscono ed erogano ai cittadini i dovuti servizi e favorendo aggregazioni degli stessi che abbiano la certezza di sostenibilità economica e di reale sostegno alla crescita del territorio. L’incertezza politica ed economica che caratterizza questi momenti della nostra vita deve essere per noi tutti motivo di riflessione, portandoci a non dimenticare il significato più corretto del nostro ruolo: non siamo uomini di potere, ma dobbiamo essere sempre più umili servitori disposti sempre al confronto costruttivo e se necessario pronti anche a dare spazio”.

LU.MUS.,

*LA TELEVISIONE - A DIFESA DELLA RAPPRESENTANZA DEMOCRATICA*

Cari compagni, vi invio quì di seguito il mio intervento in consiglio comunale a San Severino Marche 25/09/2008

Gianluca Gelsomino





Signor Presidente , Signor Sindaco, signori colleghi consiglieri,

faccio questa breve dichiarazione mosso dalla convinzione che la telecamera che abbiamo qui in Aula rappresenta un bene prezioso a difesa della rappresentanza democratica e della trasparenza politico amministrativa.

Uno strumento che già da solo indica la cifra e l’approccio che questa Amministrazione vuole avere coi suoi cittadini. La telecamera in Aula rende merito sia a CHI (il Sindaco) l’ha voluta quì dentro e sia a chi, in maniera seppur “politicamente scomposta”, come il sottoscritto che possiede una cultura Radicale e Socialista, l’ha difesa nelle vie e nelle Piazze di San Severino. Sulla necessità se ci fosse stato bisogno o meno di quel volantinaggio, ancora molti di noi conservano idee diverse. Poco male, ANZI, questa diversità è essa stessa forza integrante di una maggioranza unita, SI’, ma non per questo priva di senso critico, volto comunque unicamente a soddisfare le esigenze dei cittadini tutti, ma ancor prima di dare dignità e valore al voto di coloro che votandoci, ci hanno regalato l’opportunità di governare questa città.

La mia condizione di Capogruppo, mi permette, regolamento alla mano, di godere su diversi punti, in special modo quelli che toccano l’aspetto economico di bilancio, il doppio del tempo che un semplice consigliere ha a disposizione.

La mia condizione di privilegio, PERO’, non mi permette altresì di approfittare di questa situazione, in linea SI’ col regolamento, ma non in linea con i princìpi del buon amministratore, compito che sono stato chiamato a ricoprire dagli elettori ancor PRIMA di quello politico.

Le casse del Comune non rilevano, conti alla mano, una condizione economica così rosea da mettere al riparo le spese destinate alle riprese televisive e alla messa in onda.

Fatta salva l’importanza politica di avere in aula una telecamera e non sottovalutando neanche ,PERO’, la sensibilità e la responsabilità che dovrebbe avere ogni singolo amministratore, ed ogni consigliere, di maggioranza e di minoranza, verso le sempre più esigue risorse economiche destinate ai Comuni (e non voglio soffermarmi sulla disinvolta quanto spregiudicata e populista scelta di abolire l’ICI su tutte le prime case) da oggi, non da domani, non utilizzerò più il tempo messomi a disposizione dal regolamento in quanto capogruppo, ma spenderò lo stesso tempo che ha disposizione ogni singolo consigliere.

Qualche mese fa ho creduto, abbiamo creduto, magari sbagliando, che altro non esisteva che una misura d’urto come il volantinaggio per difendere energicamente la telecamera dall’Aula Consiliare. Oggi, ritengo invece, sia questo l’unico gesto che possa difendere il mezzo televisivo e per la sua difesa e per la difesa della TRASPARENZA (la trasparenza amministrativa , lo ripeto, NON VALE MENO DI UNA STRADA ASFALTATA!) Per la difesa di questo mezzo, spendo la moneta più preziosa per chi fa politica;la sua visibilità e la sua possibilità di far veicolare le proprie idee. Un prezzo consistente, per un capogruppo di un Partito, quello Socialista, al quale viene ormai negata quasi in maniera sistematica e scientifica qualsiasi passaggio televisivo. Che sia Rai o che sia MEDIASET, poca differenza. Un prezzo, però, che abbiamo deciso di spendere, sicuri di percorrere l’irto e faticoso cammino della responsabilità e non quello comodo e salottiero di un Populismo sempre più radicato quanto pericoloso.

Grazie.

Gianluca Gelsomino
Capogruppo Partito Socialista
Comune di San Severino Marche

25 Settembre 2008


Il Consiglio Comunale di giovedì 25 settembre 2008 andrà in onda martedì 30 settembre 2008 alle 21.00 e verrà trasmesso in forma integrale sabato 4 ottobre 2008, sulle reti di VIDEOTOLENTINO.

Ufficio stampa
Comune di San Severino Marche
Tel. 0733.641298



*IL COLPO DI MANO*

Paolo Nerozzi* - 24 settembre 2008, 16:48 - www.aprileon line.info

Il colpo di mano La Finanziaria di Tremonti e Brunetta, approvata ieri in Cdm cela, neppure troppo velatamente, il vero obiettivo di questo governo: nessuna risorsa al lavoro e l'esautoramento della funzione sindacale. Il tutto, condito dall'ennesimo schiaffo al Parlamento attraverso l'imposizione del voto di fiducia

Risorse insufficienti, Parlamento esautorato, sindacato estromesso. Questo in sintesi il disegno contenuto nella manovra finanziaria per il 2009, approvata ieri dal governo Berlusconi, che riguarda principalmente il rinnovo del contratto del pubblico impiego.
Siamo in presenza, ed è bene dirlo con la dovuta chiarezza, di un vero e proprio colpo di mano. Tre articoli più tabelle per sancire quello che da mesi andavamo denunciando: dietro la campagna contro i pubblici dipendenti si nascondeva semplicemente la volontà di fare cassa e di annullare le riforme degli ultimi 25 anni che consentirono la privatizzazione del contratto di lavoro.

Secondo le prime stime del sindacato le risorse inserite in finanziaria porteranno ad un "aumento" dei salari di 65 euro nel biennio (compresa l'indennità di vacanza contrattuale) di fatto neanche recuperando l'inflazione programmata (1,7%) a fronte di una inflazione reale di oltre il 4 per cento, con picchi superiori al 5 per cento per i generi alimentari. Tutto ciò in un quadro grave per la tenuta economica del nostro Paese: siamo a crescita zero e questo non succedeva da oltre quindici anni, ed il governo invece di assumere iniziative che sostengano i consumi interni, intervenendo sui salari dei lavoratori e dei pensionati, utilizza l'indice dell'inflazione programmata. Un dato accantonato perfino da Confindustria.

Inoltre, il governo introduce un grave elemento di delegittimazione delle organizzazioni sindacali prevedendo che " le somme stanziate possono essere erogate anche mediante atti unilaterali..", di fatto, quindi, cancellando la sede di contrattazione. Si tratta di un atto grave che sostanzialmente inficia la presunta volontà dell'esecutivo di innalzare i livelli di efficienza e produttività dei dipendenti pubblici, in quanto dovrebbe essere la sede di trattativa contrattuale il luogo principe per definire le linee guida di un moderno sistema di servizi. Premiare le competenze, garantire l'autonomia decisionale, far emergere un management responsabile, in sostanza contrattare efficienza in cambio di incentivi economici. Purtroppo non vi sono né gli incentivi e né la contrattazione, rimangono solamente gli echi della campagna contro i fannulloni di cui il ministro Brunetta ancora non ha dato conto dei risultati ottenuti.

Ma, probabilmente, di tutto questo il Parlamento non potrà discutere, se non molto marginalmente, visto che lo stesso consiglio dei ministri che ha approvato la manovra per il 2009 ha già autorizzato il ricorso al voto di fiducia. Esautorando deputati e senatori del diritto di intervenire su questioni che riguardano non solamente i salari dei pubblici dipendenti, ma gli stessi servizi ai cittadini: asili, scuole, ospedali, luoghi che in base alla capacità di offrire servizi determinano direttamente la qualità della vita nel nostro Paese.

Siamo in presenza, purtroppo, di mix di arroganza istituzionale e incapacità di governo. Si sviliscono le sedi parlamentari, si evita il confronto con i rappresentanti dei lavoratori, si governa attraverso le conferenze stampa. Cercando si sottrarsi il più possibile dal confronto sul merito delle scelte. Merito che, nonostante le roboanti campagne medianiche, al dunque sarà compreso fino in fondo dai cittadini. Il tentativo di mettere contro maestri e genitori, infermieri e pazienti alla lunga non funzionerà, perché maestre e genitori infermieri e pazienti comprenderanno che hanno un interesse in comune: che le scuole e gli ospedali funzionino.

Le prossime mobilitazioni, sindacali e politiche, a partire dalla manifestazione promossa dal Pd per il 25 ottobre, dovranno porre al centro innanzitutto la sfida dell'unità. L'unità del mondo del lavoro, l'unità tra chi fornisce un servizio alla collettività e gli utenti di quel servizio.

*Senatore Pd, commissione lavoro
www.paolonerozzi.it

mercoledì 24 settembre 2008

*CARI DEMOCRATICI, DOBBIAMO PARLARE UN LINGUAGGIO SEMPLIFICATO*

(24/09/2008) di Anna Germoni
http://www.imgpress.it

“Dobbiamo parlare un linguaggio semplificato. Noi siamo sempre stati gli esteti del linguaggio. E' il nostro bello ma dobbiamo recuperare il rapporto con il popolo e semplificare i nostri messaggi e importare la coerenza nella nostra ispirazione in modo che sia trasmissibile''. E' il consiglio che il segretario del Pd, Veltroni ha rivolto ai deputati riuniti in assemblea a Montecitorio. Ma nel frattempo cosa succede in Sicilia? Nel piddì palermitano si nomina un esecutivo blindato. Dal cilindro magico del segretario cittadino: nomi di fantasmi. Un organismo tecnico la cui nomina spetta solo al coordinatore palermitano o al massimo a quello provinciale. Un linguaggio molto semplice. Si attua alla lettera ciò che ha indicato Veltroni. Alcuni giornalisti, e non certo di area del Pdl, si sono scatenati nei loro blog. La frase costante è: “Minchia, che democrazia nel Pd!”. Il coordinatore, messo sulla graticola, ha spiegato a mozzi e bocconi che ha dovuto inserire nell’esecutivo tutte le “sensibilità” del Pd. Ha dovuto, quindi non era la sua volontà…Qualcuno gli ha puntato la pistola alle spalle… In soldoni dentro l’esecutivo tutte le correnti e spifferi d’aria interni, per tenere in equilibrio un partito che non esiste. Una logica ferrea! Come organismo “tecnico” non c’è male! Nell’esecutivo: nomi di fantasmi che nemmeno i militanti del pd palermitano conoscono. Gente di cui non si sa nulla, messa al comando di un apparato che non ha fondamenta e che non ha legami con il territorio. Meglio non si poteva fare… E’ evidente che non si ha più il contatto con la realtà. Si vaneggia. Tanto la democrazia è diventata solo un modo di dire e serve solo per riempirsi la bocca quando bisogna difendere posizioni, ruoli e soprattutto poltrone. E pensare che quattro giorni fa, Bersani ha lanciato un monito, tutto interno ai democratici, dicendo: ”Ora dobbiamo rafforzare il partito con un meccanismo che vada dal basso verso l’alto, con il tesseramento, dobbiamo darci un’organizzazione, mobilitarci e coinvolgere l’elettorato con proposte”. Ottime parole: proposte e non organigrammi. Proprio quello che ha fatto il piddì palermitano! Le parole di Bersani sono state condivise tra l’altro anche da Francantonio Genovese, alla guida del partito siciliano che a margine della nomina dell’esecutivo regionale ha detto: “Vogliamo rafforzare il legame con il territorio e creare un rapporto diretto con i cittadini, intervenendo in maniera più incisiva per tutelare i diritti dei siciliani”. Evidentemente anche il segretario regionale del piddì siciliano ha attuato alla lettera il “linguaggio semplificato” auspicato da Veltroni. Troppo semplificato, direi. Piccolo appunto per Genovese: di solito chi perde si dimette. Ma capisco che guardarsi l’ombelico e “giocare al Pd”, è diventata la sua professione.

Anna Germoni

martedì 23 settembre 2008

*CIO' CHE SIAMO E CIO' CHE VOGLIAMO - DI "IVO COSTAMAGNA" *

Dall'Esecutivo Prov.le alla Festa Nazionale Socialista: "cio' che siamo e cio' che vogliamo" - Parte II

VIESTE, dunque. Appena scesi dall'auto, io, Seri e Vita, incontriamo il Segretario del Partito, il compagno Nencini, che mi e ci racconta un episodio che mi aveva visto "protagonista" il primo giorno (io ero impegnato con gli "esiti" della riunione dell'Esecutivo Provinciale, da qualcuno riportati male e da altri presi a spunto per tentare, attraverso i Congressi Territoriali, una sorta di improbabile "rivincita" sul Congresso Provinciale. NON SARA' COSI'. IL GRUPPO DIRIGENTE SAPRA' GARANTIRE ESSO STESSO IL RINNOVAMENTO NECESSARIO CHIEDENDO, PERO', L'INDISPENSABILE UNITA'). Nencini ci racconta di come VITTORIO SGARBI avesse, durante il Convegno su: "LA NUOVA FRONTIERA, I GIOVANI, CLASSE DIRIGENTE", parlato di me, del nostro primo incontro alla fine del quale lo convinsi ad entrare in politica dopo un lungo, acceso, esilarante e notturno confronto (concluso all'alba davanti ad un cappuccino dove Vittorio firmo' il modulo di accettazione della sua candidatura a Sindaco di San Severino Marche) nello splendido scenario dei giardini di Villa Buonaccorsi a Potenza Picena. Quel "confronto" tra il sottoscritto, allora giovane e "rampante" Sindaco, Socialista e craxiano, di Civitanova Marche, e lui, gia' affermato critico d'arte, segno' l'inizio di una bella e duratura amicizia. Sgarbi, ci ha detto Nencini, ha ricordato anche, portandolo ad esempio di una persecuzione contro i socialisti avvenuta in tutta Italia, del lungo "calvario giudiziario di un innocente, reo di essere, pero', ... giovane e socialista" (parole di Sgarbi di cui ho chiesto, come ricordo, il nastro. Sono piccole ma importanti soddisfazioni). Il colloquio e' terminato con un abbraccio tra me e Nencini con il quale ci conoscevamo gia' all'epoca dei fatti raccontati (1989-1995), essendo stati eletti insieme nella Segreteria Nazionale dei Giovani Socialisti sin dal 1985. Nencini, quasi riuscendo a farmi commuovere, mi ha poi voluto regalare due copie del suo ultimo libro su Oriana Fallaci: "Moriro' in piedi". Due copie con due dediche: una per me ed una per mio figlio Mario che sapeva che si era gia' iscritto al Partito e di cui si ricordava del nonno che aveva conosciuto durante alcuni giorni trascorsi a Civitanova, nell'estate del 1987. Perdonatemi questo "spaccato" personale del nostro arrivo alla festa ma, credetemi, da quel momento, decine di altri compagni, di tutta Italia, mi hanno fermato per dirmi dell'episodio di Sgarbi, credo anche per le indubbie capacita' oratorie di Vittorio con cui, se vuole, riesce ad esaltare fatti e persone, "colpendo" l'auditorio. Il nostro colloquio con il Segretario Nazionale del Partito si e' concluso con la notizia che lui ha CONSEGNATO A SGARBI LA TESSERA ONORARIA DEL PARTITO SOCIALISTA e con una sua esplicita esortazione ad "andare avanti" nella vicenda del rimpasto della Giunta alla Regione Marche. Davvero un... "bell'inizio" della Festa. Le numerose presenze, un programma fatto di dibattiti molto interessanti, le iniziative politiche proposte dal partito e da sviluppare in questo autunno 2008 (le trovate tutte nel sito nazionale del PS ed anche nel nostro), mi hanno dato la sensazione di una atmosfera dove si percepiva la preoccupazione MA DOVE NON C'ERA RASSEGNAZIONE! Chiara, anche, finalmente, la NOSTRA PROPOSTA POLITICA. SI TRATTA DI UNA GRANDE SCOMMESSA DI "SPERANZA", PER I SOCIALISTI E PER L'ITALIA, PER UN NUOVO CENTROSINISTRA, RIFORMISTA E DAVVERO CREDIBILE. UN NUOVO CENTROSINISTRA BASATO SU POCHI, ESSENZIALI, PUNTI DI UN PROGRAMMA CONDIVISO, SU DI UNA VERA RIFORMA ISTITUZIONALE DA FAR FARE AD UNA NUOVA ED APPOSITA ASSEMBLEA COSTITUENTE E SU DI UNA ALLEANZA POLITICA TRA PD, UDC e PS-LAICI. *QUESTO SI CHE... SI PUO' FARE!*.
Buona fortuna, caro Riccardo, buon lavoro, Segretario Nencini!



Dall'Esecutivo Prov.le alla Festa Nazionale Socialista: "cio' che siamo e cio' che vogliamo" - Parte I

Ho vissuto un fine settimana in cui mi sono “incontrato” con, praticamente, tutta la realta’ socialista: quella provinciale di Macerata, quella regionale e quella nazionale. Ne sono scaturite alcune considerazioni oggettive e diverse valutazioni personali. Voglio esporre e condividere entrambe con i compagni. Innanzitutto l’Esecutivo provinciale. Prima riunione del nuovo organismo, tutti presenti ed un buon dibattito, necessariamente da proseguire per l’importanza e la numerosita’ dei punti in discussione. Insomma un.. “buon inizio” ed un “buon clima”. Due valutazioni:

1) il Congresso Provinciale ha segnato un indubbio rinnovamento nei metodi con l’ampia convergenza unitaria raggiunta che, pero’, c’eravamo detti, sarebbe dovuto proseguire, nei modi e nei tempi possibili, anche negli uomini. Per questo ho proposto un Esecutivo snello che superasse anche le suddivisioni numeriche e percentuali che hanno poco senso se non prevale la consapevolezza che, nei prossimi mesi, con le Elezioni Provinciali ed Europee, il Partito Socialista ha dinanzi a se una sfida enorme per la sua sopravvivenza e che o la vince tutti insieme oppure la si perde definitivamente.

2) Il rinnovamento negli uomini passa attraverso l’unico modo possibile: la VALORIZZAZIONE DEI GIOVANI. Fortunatamente alcuni ce ne sono e sono validi. Non si tratta di dare loro i “gradi” ma un ruolo preciso. Possono, tra l’altro, essere l’unico antidoto per riportare all’impegno attivo, negli Organismi di partito, compagni che, per la loro militanza ed esperienza, non possiamo permetterci di perdere limitandoci ad osservare il loro rinchiudersi in... “conciliaboli culinari” che possono essere sbagliati ma di cui non possiamo non raccogliere le motivazioni. Altrimenti rischiamo di passare dalla spaccatura lacerante del passato ad una silenziosa ma inesorabile “diaspora”. Non e’ questo il mandato scritto nel documento approvato dal Congresso Provinciale. Il Congresso mi e ci detto di RINNOVARE ED UNIRE. TUTTI DEBBONO SENTIRSI ED ESSERE COINVOLTI. Per questo tornero’ a chiedere ai compagni del gruppo dirigente di superare... RETROPENSIERI INFONDATI E “DIAVOLETTI” DEL PASSATO per riprendere e proseguire sulla strada concordata e decisa al Congresso... un “Nuovo Inizio”. Terminato l’Esecutivo (alle 2 di notte) sono poi partito per Vieste dove si e’ svolta la Festa Nazionale Socialista. Il lungo ed anche tortuoso viaggio insieme con il Segretario Reg.le, Massimo Seri, e con il Vice Segretario, Luciano Vita, e’ servito a darmi una conferma (di cui non avevo bisogno) ed a chiarire le iniziative politiche da qui al Direttivo Regionale di Sabato 27 Settembre. La conferma e’ quella che si tratta di due GALANTUOMINI (come si diceva un tempo dei Socialisti) pronti ad anteporre l’interesse generale del Partito a quello, pur legittimo, di carattere personale. Le iniziative sono quelle finalizzate, attraverso una serie di riunioni, a capire, prima del Direttivo, qual’e’ la soluzione piu’ condivisa nel Partito e con piu’ possibilita’ concrete di far ottenere ai socialisti l’assessore regionale. Questo partendo dalle indicazioni e dal progetto politico del Congresso e richiedendo a tutti grande chiarezza e disponibilita’. La loro mancanza in questa fase peserebbe, altrimenti, come un macigno sul raggiungimento del numero di voti necessari, a livello regionale, per eleggere un Consigliere Socialista alle prossime elezioni. Con un tempo che alterna pioggia a squarci di sole ed attraversando paesaggi di un Gargano davvero incantevole, siamo arrivati a Vieste, alla Festa Nazionale. Passiamo subito, quasi catapultati, dal “particolare” dei nostri ragionamenti locali ai dibattiti “generali” e molto interessanti sul futuro del Socialismo e del nostro Paese. Sulle TRE GIORNATE RIFORMISTE di Vieste vi riferiro’ con un apposito intervento. Credetemi, lo meritano (malgrado il silenzio dei giornali)


Ivo Costamagna
(Segretario Provinciale PS - MC)

*Enzo Biagi intervista Sandro Pertini*


Nel 102° dalla nascita Padova dedica una piazza a Sandro Pertini.
In occasione dell’anniversario della nascita di Sandro Pertini, il Comune di Padova, grazie all’iniziativa dell’Assessore socialista Gaetano Sirone, ha deliberato di intitolare una piazza cittadina al primo Presidente socialista della repubblica. La piazza è delimitata dalle vie Venezia, Grassi e Masini. Alla cerimonia di intitolazione che avrà luogo giovedì 25 settembre 2008 alle ore 12, interverranno oltre al Sindaco della città patavina Flavio Zanonato e all' Assessore Sirone, Valdo Spini in rappresentanza della Direzione del partito, l'Assessore di Stella San Giovanni (comune di nascita di Pertini) Marina Lombardi e Gianfranco Perulli dell’associazione S. Pertini di Chioggia. Saranno presenti anche il segretario Regionale del partito Mauro De Robertis, Giovanni Crema, i consiglieri comunali del Partito Socialista e il Segretario Federazione socialista Sandra Faleschini.

Testamento biologico, apertura dei vescovi

da www.lastampa.it del 23/9/2008
Dopo il caso Eluana il cardinal Bagnasco chiede regole certe

GIACOMO GALEAZZI
CITTA' DEL VATICANO

Via libera della Chiesa italiana al testamento biologico: «Sì alla legge ma entro regole certe e purché non tolga l’alimentazione». Al «parlamentino» della Cei da cui uscirà la nomina papale del segretario generale, il cardinale Angelo Bagnasco prende per la prima volta posizione a favore di una legge sulle dichiarazioni anticipate di fine vita. Fino a pochi mesi la Conferenza episcopale riteneva che le attuali disposizioni fossero sufficienti, poi il caso Eluana Englaro e le sentenze dei giudici hanno fatto maturare la svolta.

«Pronunciamenti giurisprudenziali avevano inopinatamente aperto la strada all’interruzione legalizzata del nutrimento vitale, condannando a morte certa i duemila italiani nella stessa condizione di Eluana- spiega il presidente dei vescovi-.Si è imposta così una riflessione nuova da parte del Parlamento nazionale, sollecitato a varare, si spera col concorso più ampio, una legge sul fine vita».

Il capo della Chiesa italiana auspica norme che («riconoscendo valore legale a dichiarazioni inequivocabili, rese in forma certa ed esplicita») diano «tutte le garanzie sulla presa in carico dell’ammalato, e sul rapporto fiduciario tra lo stesso e il medico, cui è riconosciuto il compito, fuori da gabbie burocratiche, di vagliare i singoli atti concreti e decidere in scienza e coscienza».