mercoledì 17 settembre 2008

Europee, l'abito su misura - di Ida Rotano - www.aprileonline.info

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(immagini e grassetto non nel testo originale, a cura dell'Amministratore)

Ida Rotano, 16 settembre 2008, 17:41

È scontro in commissione Affari Costituzionali di Montecitorio, dove è iniziata la discussione sulla modifica del sistema elettorale per le Europee. Il relatore Giuseppe Calderisi (Pdl) non si limita ad illustrare le sei proposte di legge depositate ma sostiene con forza la validità della cancellazione dal sistema vigente del voto di preferenza, in favore di liste bloccate. "Impensabile", osserva Salvatore Vassallo (Pd); "Non sta in piedi", gli fa eco Mauro Libè, esponente dell'Udc

La posizione della maggioranza sulla riforma della legge elettorale per le europee è stata decisa nel corso del vertice della scorsa settimana in cui si è messo a punto l'iter parlamentare del federalismo fiscale. Andrea Ronchi, An, ministro per le Politiche comunitarie, è stato il primo a rivelare che nel summit si era trovato ''un accordo sinergico sulla proposta che è già stata presentata in Parlamento e che prevede lo sbarramento al 5% senza preferenze''. Dietro le quinte, ci sarebbe lo scambio politico tra Lega e Pdl: la prima ha rinunciato a difendere l'ipotesi di riforma della legge per le europee che prevedeva il quorum al 4% e il mantenimento di una sola preferenza (su questa proposta aveva lavorato Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione legislativa) in cambio dell'accelerazione dell'iter che porterà al federalismo fiscale. Oltre a semplificare la rappresentanza dei partiti anche nel Parlamento europeo, l'obiettivo della maggioranza - si vocifera tra i deputati del Pdl - è quello di mettere in difficoltà l'Udc di Casini (il Pdl non perdona all'Udc il fatto di non far parte della maggioranza e di occhieggiare troppo nella direzione del Pd), che potrebbe trovarsi in affanno nel superare la soglia del 5%. Poi, per evitare "distrazioni" tra i suoi, Berlusconi ha approfittato, lunedì sera, dell'invito di Bruno Vespa per tornare a ribadire la sua linea: ''Con la soglia del 5% non si disperdono i parlamentari, il Pdl potrebbe arrivare a essere il primo gruppo nel Partito popolare europeo e incidere così nelle decisioni del Parlamento europeo facendo gli interessi dell'Italia''. Sulla questione delle preferenze, il premier è stato altrettanto chiaro: ''Se fossero lasciate, sarebbe un ritorno al passato e si ritornerebbe alla vecchia politica e ai finanziamenti occulti''.
Un messaggio, quello del premier, abituato a farsi confezionare gli abiti su misura, che è arrivato forte e chiaro alle orecchie di Calderisi, relatore di maggioranza in Commissione affari costituzionali di Montecitorio proprio sulla legge elettorale per il parlamento europeo. Così, l'esponente del Pdl, nel primo giorno di apertura dei lavori, non si è limitato all'illustrazione delle sei proposte di legge depositate (due del Pdl - di una Calderisi è il secondo firmatario; due del Pd; una dell'Idv; una delle minoranze linguistiche) ma si lancia in un'arringa sulla validità della cancellazione dal sistema vigente del voto di preferenza, in favore di liste bloccate, più corte grazie all'aumento delle circoscrizioni che diventano anche meno ampie.
Secondo Calderisi, "non corrisponde al vero" quanto ritenuto da più parti, cioè "che il ripristino del voto di preferenza possa rappresentare l'attribuzione di una maggiore facoltà di scelta da parte degli elettori". Inoltre, "il voto di preferenza provoca inevitabilmente un ampliamento dei costi delle campagne elettorali e, più in generale, di tutta la politica", "determina la necessità di coltivare rapporti clientelari e di 'rientrare' dalle spese eventualmente sostenute per conseguirne l'elezione".
Calderisi critica anche la campagna condotta da alcune forze politiche in difesa del voto di preferenza: "All'inizio degli anni '90 le iniziative referendarie che produssero la modifica del sistema politico-elettorale presero le mosse proprio dalla battaglia contro le preferenze, condotta attraverso una lunga campagna moralizzatrice. Da quella esagerazione, sembra si sia oggi passati ad un'esagerazione di tipo opposto che invoca il ritorno al voto di preferenza contro lo strapotere dei partiti". La cancellazione del voto di preferenza, secondo l'esponente del Pdl e relatore in Commissione Affari costituzionali alla Camera, è comunque il segno dei tempi, della forma partito che evolve verso "il partito unitario che si raccoglie intorno ad un leader che ne costituisce la sintesi e l'immagine unitaria" al posto "del partito dei notabili e delle correnti organizzate che mina l'unità di indirizzo del partito politico". L'orientamento di Calderisi sembra essere quello di aumentare le circoscrizioni, ridimensionandone quindi l'ampiezza, e quello di inserire, al posto delle preferenze, le liste corte: "La moltiplicazione delle circoscrizioni e il ridimensionamento della loro ampiezza accorcia la lunghezza delle liste ed offre all'elettore una scelta visibile, comprensibile e controllabile", dice l'esponente della maggioranza nella sua relazione.
"Una relazione faziosa, con motivazioni che non stanno in piedi", tuona Libè, esponente dell'Udc che della difesa della preferenza ha fatto la battaglia madre della stagione politica che inizia.
"Non è ragionevole", anzi è "impensabile" togliere le preferenze "dove ci sono", tuona il deputato Sebastiano Vassallo, l'uomo del Pd su legge elettorale e dintorni. "E' vero - ammette - che in passato la preferenza ha prodotto degenerazioni ma nel frattempo siamo passati da un sistema iperpersonalistico ad un sistema iperpartitico di lunghi listoni bloccati. Quindi oggi dobbiamo fare i conti con questo. Fino a che non si risolve il problema nel sistema elettorale per le Politiche, magari ritornando ai collegi uninominali, non è ragionevole sottrarre le preferenze dove ci sono, tenendo conto che nel caso del Parlamento europeo è impensabile il voto di scambio, non c'è un granché da scambiare".
E il capogruppo del Pd Antonello Soro annuncia l'avvio di una battaglia parlamentare con gli altri partiti d'opposizione, e cioe' Udc e Idv per mantenere il voto di preferenza: "Per noi il voto di preferenza è una opportunità per i cittadini non comprimibile, e oltretutto dovremo evitare di avere anche per l'Europa un meccanismo perverso come quello per le politica, con la lista bloccata". Quanto all'introduzione della soglia di sbarramento, Soro conviene con la maggioranza che possa essere introdotta, ma avverte: "quella del 3% può essere la misura giusta perché favorisce la semplificazione, ed è nella media degli altri paesi europei. Non ponendosi un problema di governabilità una soglia più alta sarebbe inutile".
Se l'opposizione in parlamento annuncia battaglia, anche per gli esclusi la musica non è diversa.
Il segretario del Prc denuncia il tentativo di "colpo di Stato". "Se passa questa legge -sottolinea il Paolo Ferrero - vuol dire che quattro persone in Italia decidono tutti i parlamentari europei. E' il contrario della democrazia e per questo faremo una battaglia durissima". Primo appuntamento già da domani con presidi e volantinaggi sotto le sedi dei partiti di governo. Con il Prc anche Sinistra democratica, Verdi e Socialisti che denunciano come le modifiche proposte vanno tutte nella direzione di confezionare un abito su misura per alcuni grandi partiti in un contesto, quello europeo, in cui non ci sono problemi legati alla governabilità ed alla stabilità.
I gruppi a Bruxelles rappresentano le grandi famiglie politiche europee: sono e rimarranno sette, indipendentemente dalle scelte italiane. Se in uno o più di questi grandi gruppi non vi saranno rappresentanti italiani per colpa degli sbarramenti, sarebbe senza dubbio un fattore negativo per il nostro Paese. Ma la cosa più grave è che si parla di abolizione delle preferenze: un sonoro schiaffo dato agli italiani per far eleggere segretari, assistenti, ex-atleti, cantanti anni Sessanta e magari il nuovo vincitore dell'Isola dei famosi.
Per ora, il governo non si esprime e, con il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli, si limita a far sapere che ha rinunciato a presentare una propria proposta ma "affiderà alla discussione parlamentare la nascita di un testo". Tra le sei pdl depositate, quella di maggioranza, porta la prima firma di Italo Bocchino e prevede, come annunciato più volte dal premier Silvio Berlusconi, lo sbarramento al 5 per cento, la cancellazione delle preferenze, l'aumento delle circoscrizioni da 5 a 15; il Pd propone una soglia più bassa, al 3 per cento, e dieci circoscrizioni, riduce inoltre a due il numero di preferenze esprimibili. Prevede la preferenza unica invece la proposta di legge presentata da un altro esponente del Pd - Sandro Gozi - che propone anche l'aumento delle circoscrizioni a 21.
L'Europa ha dato come termine ultimo per le revisioni il 7 dicembre.

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