lunedì 1 settembre 2008

*Un possibile modello organizzativo del partito*

Di Cesare Serrini.

La ipotesi (sommariamente delineata) di modello organizzativo di seguito riportata non ha pretese particolari se non quella di fornire un contributo all'avvio di un dibattito serio su una questione di fondamentale importanza, su cui si giocano parte delle prospettive di recupero del Ps. Si tratta nel nostro caso - non essendovene alcuna - di creare una organizzazione ex novo. Spero che il tema possa essere inserito all' o.d.g. del prossimo esecutivo regionale.

Brevi note per un contributo volto alla individuazione di un possibile modello organizzativo ed alla stesura di un programma di lavoro.

premessa. Le esperienze del passato, anche le più recenti, ci ammoniscono a considerare una priorità gli aspetti di organizzazione e del modello di partito da adottare.

La presente ipotesi – che tiene conto del pur insufficiente dibattito sviluppatosi sul punto in sede di Costituente - intende bilanciare la esigenza di valorizzazione dell’apporto dei militanti, con quella di partecipazione e di controllo aperta ad una platea più ampia di elettori, simpatizzanti e sostenitori.

La impostazione che ne caratterizza il contenuto si propone inoltre di rafforzare il valore della autonomia e la capacità di rifiuto a soggiacere a logiche subalterne di schieramento.

La imminenza delle prove che incombono fa ritenere comunque non rinviabile la attivazione di un percorso che rapidamenteproduca”:

a. una rinnovata situazione di compattezza e di unità di partito, come tale anche percepibile dalla opinione pubblica, da conseguirsi con

- la fissazione di regole inderogabili e chiare in forza delle quali ciascun iscritto sia vincolato a conformare il proprio comportamento alle scelte che (in materia politica, di programma, inerenti la indicazione di singole personalità per ruoli di rappresentanza di qualsiasi genere o in relazione a quant’altro di interesse generale) saranno adottate dai competenti organismi secondo criteri ovviamente garanti della pienezza del confronto democratico interno;

- la contestuale messa in campo di forme di comunicazione mirata a dare visibilità ed a valorizzare la inversione di tendenza operata rispetto a prassi improntate a litigiosità permanente, che troppo spesso hanno negativamente inciso sulla storia del movimento socialista.

b. Il rilancio della capacità di elaborazione di idee la cui urgenza impone peraltro la predisposizione, entro il mese di settembre 2008, di un progetto rivolto alla intera società marchigiana, innovativo e di qualità, che sappia interpretarne le volontà ed individuarne i bisogni reali.

Il progetto (sintetizzabile con uno slogan del tipo “Organizzare il presente ed immaginare il futuro), dovrà a sua volta ottenere il massimo della conoscibilità e della diffusione esterna.

A tal fine andranno previamente individuate strategie di comunicazione intelligenti ed efficaci.

* * *

quale modello di partito

1. Un partito aperto, espressione diretta dei cittadini, elettrici ed elettori.

Aperto innanzitutto ad esperienze politiche e ad apporti culturali diversi, capace di raccogliere adesioni anche in forme non tradizionali, tramite internet, la sottoscrizione diretta nelle piazze, semplificando attraverso l’utilizzo di “supporti” operativi quali banche, uffici postali, carte di credito le operazioni di raccolta stessa, così contemporaneamente “marcando” il superamento di chiusure burocratiche e la accresciuta convinzione che un rapporto più diretto con la società può migliorare la politica e i modi di farla.

2. L’avvio del processo di trasformazione di sezioni e federazioni requisito essenziale di rinnovamento.

a. Le tradizioni strutture territoriali dovranno funzionare come apparati flessibili, agili ed instaurare rapporti attivi col territorio di riferimento.

Esse saranno tenute a contare su organici qualificati e su apporti tecnici in grado di comprendere ed affrontare le complessità emergenti; dovranno altresì dotarsi di sbocchi editoriali e degli strumenti informatici indispensabili.

Non più “sepolcri imbiancati” ad uso di pochi in funzione del nulla, ma luoghi di confronto permanente, sedi operative di elaborazione e di coordinamento di iniziative e di campagne di promozione politica.

b. Nell’ottica delineata, le strutture territoriali in questione renderanno possibile il massimo coinvolgimento delle risorse di cui dispongono, spesso sottovalutate, organizzando e moltiplicando le occasioni di incontro tra gli iscritti, aprendosi senza formalità alcuna ad elettori, singoli cittadini, esponenti dell’associazionismo locale e a quanti, pur dall’esterno, siano tuttavia interessati a contribuire a dare contenuto e sostanza al progetto del nuovo soggetto politico laico, socialista e liberale.

c. Ai giovani va assegnato un ruolo primario, scevro da demagogie, tale da consentirne un impegno continuativo e la assunzione di specifiche responsabilità, soprattutto ma non solo in funzione dell’avvio di processi tesi a concretamente fornire risposte alla esigenza - non rinviabile - di una diversa qualità della attività politica.

3. Le sezioni e le federazioni non più uniche forme di organizzazione di cui disporre.

a. Dovrà infatti dilatarsi la presenza socialista nell’associazionismo diffuso e nei momenti più aggreganti “offerti” dalla società civile.

b. Il partito nato dalla Costituente dovrà inoltre confrontarsi e mantenere rapporti non occasionali con il più vasto tessuto di associazioni, circoli, clubs al fine di creare forme originali di partecipazione finalizzate a percepire idee e punti di vista, a meglio comprendere le aspettative della parte più viva della società, allo scambio di indicazioni su temi di carattere generale o particolare.

c. La ricerca di una nuova vitalità pertanto, insieme alla convinzione di introdurre elementi di effettiva innovazione nel modello organizzativo che sarà adottato – se percepiti all’esterno – potranno costituire una novità positiva nel desolante panorama politico, di per sé fonte potenziale di aggregazione di consensi.

4. L’organizzazione così detta “per obiettivi”.

La adozione da parte dei diversi livelli di partito dello strumento organizzativo in esame, non implica il superamento tout court delle vecchie commissioni monotematiche, fulcro del modello morandiano.

La storia che le ha tuttavia caratterizzate nel tempo (raramente operative, difficilmente convocabili, quasi mai tempestive nei risultati), fa si che appaiano oggi inadeguate alle funzioni a cui dovrebbero assolvere.

Ciò posto, questo in sintesi il funzionamento dei progetti “per obiettivo”.

Individuati da parte dell’organismo competente i singoli temi prescelti (di rilevanza prevalentemente programmatica) in previsione del loro approfondimento e della successiva elaborazione, in relazione ad ognuno di essi viene designato (dall’organismo medesimo) un “responsabile-referente” nonchè fissato - contestualmente - un termine perentorio entro il quale gli “obiettivi” predeterminati dovranno trovare riscontro attraverso appunto la materiale consegna di un elaborato scritto contenente i risultati del lavoro svolto.

I singoli “responsabili-referenti”, nel corso del periodo di tempo assegnatogli, opereranno secondo modalità improntate alla più ampia discrezionalità e si avvarranno del contributo di soggetti (docenti, esperti, singoli militanti, cittadini, amministratori, associazioni, istituzioni, fondazioni) disponibili ad un coinvolgimento volto alla ricerca della migliore qualità del prodotto” finale, sotto il profilo politico, culturale ed amministrativo.

Gli stessi, per l’assolvimento dei compiti loro conferiti, assumono in sostanza nei confronti del partito-committente quello che in diritto si definirebbe un obbligo di risultato, consistente cioè nell’adempimento – come si è visto – di una duplice obbligazione: a. la materiale redazione dell’elaborato a cui si è fatto riferimento, atto finale della operazione di “costruzione” del progetto; b. il rigoroso rispetto del termine prefissato per la consegna.

Il tipo di utilizzo futuro, l’accettazione integrale o parziale di quanto scaturito dalle attività sopra sommariamente descritte (le eventuali modifiche o integrazioni) spettano in via esclusiva al medesimo organismo di partito che ha i designato i singoli “responsabili-referenti”, incombendo evidentemente solo su questo (l’organo direttivo menzionato) la responsabilità politica connessa al recepimento del “prodotto”.

Nel contesto delineato pertanto – ai fini della maggiore chiarezza – l’organo direttivo non delega competenze che gli sono (statutariamente) proprie in favore di singoli soggetti, piuttosto decide, al contrario, di esercitarle secondo quelle modalità e non in altre.

5. La identità di un partito deve essere chiara.

Se è vero da un lato che gli aspetti identitari non interessano di norma la sfera organizzativa di un soggetto politico, ma soprattutto quella ideologico-culturale, dall’altro tuttavia una esigenza collegata al profilo in esame si impone anche nel presente contesto: quella di fare in modo che “la misura delle tessere non prevalga sulla misura delle idee”.

Più attenzione perciò alle domande di iscrizione e più rigorosa verifica delle ragioni che ne sottendono la richiesta per una prospettiva che - a fronte magari di qualche tessera in meno – veda corrispondere semmai un maggiore consenso in termini sia elettorali che di adesione al partito.

I dati relativi ai pessimi risultati delle ultime elezioni politiche appaiono d’altro canto significativi di una “sproporzione”(in peius) esistente tra il numero di aderenti al nuovo partito ed i voti da quest’ultimo conseguiti in ogni parte del Paese, Marche incluse, con ogni relativa conseguenza.

6. La regola dell’autofinanziamento elemento necessario di trasparenza e di autonomia nella azione politica.

I fondi che saranno assegnati alla cosiddetta periferia dalla sede centrale risulteranno inevitabilmente insufficienti rispetto alle necessità organizzative, tanto più se si considera la urgenza di individuare strategie efficaci e capaci di “muovere” l’elettorato, il cui coefficiente di difficoltà è tale da renderle potenzialmente onerose.

Dovranno di conseguenza periodicamente realizzarsi, a partire dall’anno in corso, su tutto il territorio – secondo criteri coordinati a livello regionale – eventi preordinati in generale alla raccolta di fondi, in particolare a costituirne uno vincolato alla programmazione di manifestazioni, convegni ed iniziative idonee a rendere conoscibili le buone ragioni di un partito che è nato per esser destinato – così ha detto Nencini – all’Italia del futuro, ed anche a reperire le risorse minime necessarie ad almeno consentire la partenza di un sistema organizzativo moderno ed attento al nuovo, in sintonia con le profonde trasformazioni globali in atto.

* * *

in conclusione

La speranza è che al tradizionale e francamente un po’ abusato ottimismo della volontà possa corrispondere una stagione di rinnovato impegno per la costruzione di una realtà socialista solida ed autorevole.

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