venerdì 30 luglio 2010

*Lettera Aperta a TUTTI i Socialisti della Provincia di Macerata*

*Lettera Aperta a TUTTI i Socialisti della Provincia di Macerata*

di Ivo Costamagna

Battendo sullo stesso 'chiodo', anche le case più solide finiscono col crollare. Un esempio di tale metodologia lo hanno sempre fornito i radicali: quattro 'gatti' che spesso sono riusciti a smuovere la coscienza di un Paese.

Volevamo fare del PSI un piccolo partito... "CORSARO"?? E' tempo di realizzarlo concretamente.

Il rigetto dell'attuale sistema politico, forzatamente bipolarista o bipartitico - a seconda dei leader del momento, delle mode o delle 'cretinate' che periodicamente prendono a circolare negli ambienti romani - deve risultare, da parte nostra, un rifiuto 'storico', fondamentale per poter salvare quel poco di democrazia e di pluralismo che ancora rimane.

*SEPPUR TUTTI, NOI NO: questo è il principio*.

Il rifiuto è un gesto essenziale: coloro che hanno sempre fatto la Storia sono proprio quelli che hanno detto 'no' a qualcuno o a qualcosa, non i cortigiani o i 'leccaculo'.

Ma un rifiuto, per funzionare, dev'essere grande, totale, non limitato a questo o a quel punto. Occorre dire dei 'no' di principio senza mai accontentarsi delle classiche soluzioni di ordinaria amministrazione, di burocrazia. Bisogna inceppare definitivamente la 'macchina', quella bipolarista, massimalista, scarsamente democratica, illiberale.

Noi dobbiamo pretendere che gli italiani si guardino attorno e si accorgano della tragedia dell'attuale situazione politica nazionale. Senza preoccuparsi troppo di andare a cercare il vero colpevole di tale distruzione, perché non c'è solo un Di Pietro dietro alle macerie della sinistra italiana, della politica italiana, dell'informazione italiana, dell'ignoranza italiana, dell'imbecillità italiana.

Dobbiamo far comprendere alla gente, agli intellettuali ma anche agli operai, agli impiegati, agli imprenditori, al popolo tutto, che laicità, socialismo e democrazia liberale sono le medicine migliori per curare la malattia della politica come potere. Un potere di sistema che tende a manipolarci tutti, dalle classi dirigenti giù fino ai poveri. Ed è per questo motivo che tutti vogliono le stesse cose e si comportano nello stesso modo.

Avete presente quelle marionette che fanno tanto ridere i bambini perché hanno il corpo voltato da una parte e la testa dalla parte opposta? Ecco, la 'truppa' dei nostri intellettuali, sociologi, esperti e giornalisti sono esattamente così: le cose accadono di qua, la testa guarda di là. Io non dico che si tratti di fascismo, ma più semplicemente che bisognerebbe smettere di parlare del mare mentre si è in montagna. Perché è esattamente questo ciò che ci vincola tutti, come complici sinistri di un fallimento sinistro di un intero sistema politico. Piacerebbe molto anche a me se tutto si risolvesse nell'isolare una singola 'pecora nera': Berlusconi, Bossi, Di Pietro, Violante, D'Alema. Ma sarebbe semplicistico, poiché la vera questione rimane quella di un'autentica degenerazione globale, collettiva.

La politica di oggi è diventata un inferno. Intorno a ciò, non si può di certo imporre agli italiani il fatto che debbano credervi per forza, ma far notare loro come si continui a cambiare discorso, in particolar modo nel mondo dell'informazione, dalle case editrici agli ambienti di governo e di sottogoverno, pur di non affrontare la verità.

E qual è la verità?

Quella di un'estemporanea, obbligatoria e sbagliata richiesta di schieramento da una parte o dall'altra, che ci ha spinto tutti quanti dentro a una specie di 'arena'. E in quest'arena siamo stati tutti quanti spinti da una strana e cupa armata in cui qualcuno aveva l'aviazione, mentre qualcun'altro possedeva la fanteria. Allora, una prima divisione, classica, è stata quella di schierarsi dalla parte dei più deboli. Ma l'attuale economia globalizzata e lo stesso sviluppo tecnologico ci hanno resi tutti più deboli, tutti quanti vittime. E, al contempo, tutti colpevoli, perché ci siamo prestati a questo gioco al massacro.

A noi, oggi, rimane tutto il resto, che, ovviamente, non è poca cosa: riuscire a dimostrare, ogni tanto, di essere vivi, di voler continuare a lavorare, di voler comprendere la realtà che ci circonda. Ci sono cento modi di raccontare la politica ai cittadini, di stenderne i resoconti, di riprodurne gli interventi, di fare il 'teatro dei burattini'. Ma la nostalgia per la gente povera e vera, che si batteva per abbattere il 'padrone' senza voler diventare come quel padrone, era tutt'altra politica, perché nessuno l'aveva colonizzata, nessuno pretendeva di imporre un menù interamente basato su dei 'minestroni' tanto indistinti quanto indigeribili, in cui diventa impossibile capire, di ogni singolo esponente politico, la reale matrice culturale di provenienza o, anche, di attuale appartenenza.

"Non dirmi da dove vieni ma, almeno, dove vuoi andare".

Ed è anche per questo motivo che dobbiamo dire agli italiani che la colpa di tutto non è solo della politica, ma anche dell'informazione, della magistratura, del sistema educativo e scolastico italiano, di una cultura massificata che tende a forgiare non una classe dirigente, bensì dei 'gladiatori'.

Non siamo noi italiani a esser scesi all'inferno, bensì è l'inferno che è salito verso di noi. Perché il vero errore di fondo è stato quello di una politica, di una scuola, di una televisione, di un intero sistema dell'informazione uniformati a un conservatorismo dissimulatorio.

Un conservatorismo tutto basato sull'idea di possedere e di distruggere, che non vuole costruire o cambiare alcunché. Cambiare, in politica, significa operare scelte tanto drastiche quanto disperate, perché disperata è la nostra situazione. E ciò che impedisce un vero dibattito, nel Paese, è che sembriamo tutti quanti persone che vedono la stessa scena, che conoscono la stessa gente, che ascoltano le stesse voci.

Qui manca il classico chirurgo che abbia il coraggio di proporre una diagnosi e di dire: "Signori, questo è un cancro, non il classico calcolo renale". E che cos'è un cancro? È una malattia che modifica le cellule, che le fa crescere e moltiplicarsi fuori da ogni logica. E' forse un nostalgico quel malato che sogna la salute che aveva prima, anche se in precedenza era uno stupido o un disgraziato?

Io ascolto i politici "nazionali" con le loro alchimie e i loro bizantimismi e mi sembra di diventare pazzo, perché non sanno neanche più di quale Paese stanno parlando: sono distanti e 'scollati' come fossero su un altro pianeta. E la stessa cosa vale per gli intellettuali, i sociologi, i giornalisti, gli esperti di ogni genere. Ed è questo quel che dobbiamo spiegare ai cittadini, senza qualunquismi di sorta, senza pretendere o imporre schieramenti forzosi, per evitare di replicare il medesimo errore all'infinito.


Civitanova Marche, li 30 Luglio 2010

Ivo Costamagna

(Consiglio Nazionale e Segretario Provinciale PSI Macerata)



CRAXI: IN DEMOCRAZIA LE ELEZIONI FANNO CHIAREZZA“L’obiezione che le elezioni anticipate sarebbero sconsigliate dall’Unione europea è un falso argoment

“L’obiezione che le elezioni anticipate sarebbero sconsigliate dall’Unione europea è un falso argomento: oggi si fa il bene dell’Italia e, quindi, dell’Unione, sottraendo il Paese al pantano in cui è finito e costringendo le forze politiche e democratiche a organizzare una risposta ai numerosi problemi”.
E' quanto afferma Bobo Craxi.
“Questa lenta e lunga agonia, che è prova provata di una crisi di sistema prima ancora che un’evidente crisi della maggioranza”, sottolinea Craxi, “finirà per pesare a lungo sul nostro futuro. In democrazia”, conclude l'esponente del PSI, “le elezioni fanno chiarezza: il resto è solo un tirare a campare e una lotta senza quartiere tra poteri delegittimati e impazziti”.

*Interrogazione del Consigliere Moreno Pieroni, Presidente Gruppo Alleanza Riformista/PSI/MRE/DCM Regione Marche, avente per oggetto: "PRESIDIO OSPEDALIERO DI CAMERINO - ISTALLAZIONE APPARECCHIATURA DI RISONANZA MAGNETICA NUCLEARE"*

Al Presidente dell'Assemblea Regionale delle Marche

INTERROGAZIONE
(a risposta scritta)

Oggetto: Presidio Ospedaliero di Camerino - Istallazione RMN SOGNA 1,5 T.


CONSIDERATA la donazione, avvenuta nel 2008, della Fondazione Carima
al Presidio Ospedaliero di Camerino di una apparecchiatura di
Risonanza Magnetica Nucleare (RMN);

ViISTA la nota del 22/6/2009 del Direttore della Zona Territoriale
n.10 di Camerino, prot. n. 25722, relativa all'oggetto ed in cui,
facendo seguito ad altre precedenti sollecitazioni, si richiedeva
l'autorizzazione del Servizio Salute della Regione Marche e della
Direzione Generale ASUR per l'utilizzazione delle risorse
economiche/finanziarie necessarie alla realizzazione dei locali per
l'istallazione della RMN;

VISTE le note note prot. 619152 del 29/10/2009 del Servizio Salute
della Regione Marche e prot. 13091 del 9/7/2009 della Direzione
Generale ASUR in cui si autorizzava l'inizio delle procedure di
affidamento di incarico finalizzato alla realizzazione dei locali
necessari per l'istallazione di una Risonanza Magnetica Nucleare
presso il Presidio Ospedaliero di Camerino;

CONSIDERATO che i fondi disponibili attualmente previsti nella sopra
indicata nota prot. 619152 e derivanti da residui di precedenti
finanziamenti ammontano ad € 441.811,14 e che, alla data odierna, in
fase di approvazione del progetto preliminare, per il quale risulta
essere stata depositata proposta di determina in ASUR, emerge,
altresì, una spesa complessiva necessaria per l'intera opera di circa
€ 550.000,00;

CONSIDERATO quindi che risulta necessario reperire e/o autorizzare
alla Zona Territoriale n.10 la spesa pari a circa € 108.000,00;

SI RITIENE infine che il protrasi ingiustificato dei tempi per la
realizzazione di quanto necessario alla istallazione della tecnologia
in oggetto potrebbe indurre la Fondazione Carima a destinare altrove
il finanziamento previsto per l'acquisto della RMN con il grave,
conseguente, danno al Presidio Ospedaliero di Camerino ed agli
abitanti di tutta quella zona;

Tutto ciò premesso e considerato,


SI INTERROGA

il Presidente della Giunta Regionale e per esso l'Assessore
competente per chiedere:

1) quale sia la precisa situazione amministrativa e finanziaria, alla
data odierna, delle pratiche e degli atti necessari alla istallazione
di tale apparecchiatura di Risonanza Magnetica Nucleare presso il
Presidio Ospedaliero di Camerino;

2) quali iniziative si intende assumere per evitare, in modo assoluto,
il rischio che il Presidio Ospedaliero di Camerino perda la
possibilità d'istallare ed attivare, grazie alla donazione della
Fondazione Carima, una apparecchiatura, la RMN, di fondamentale
importanza per la prevenzione e la cura della salute dei cittadini di
quella importante realtà territoriale.

Ancona, li 30 Luglio 2010

MORENO PIERONI
(Presidente Gruppo Alleanza Riformista/PSI/MRE/DCM Assemblea
Legislativa Regione Marche)

*L'ITALIA HA PIU' CHE MAI BISOGNO DEL PSI* - di Luigi Iorio

Luigi Iorio: "L'Italia ha più che mai bisogno del PSI"


Si è concluso da poche settimane il II Congresso nazionale del Psi,
tenutosi a Perugia, che ha visto la presenza di numerosi militanti,
simpatizzanti ed esponenti politici di primo livello.

*Lo slogan della manifestazione è stato "Occupiamoci di futuro", nella
prospettiva di un rinnovamento che vedrebbe un'apertura alla
collaborazione con liberali, radicali e ambientalisti*.

Il Psi vuol essere oggi un Partito che non dimentica il proprio
passato e le proprie tradizioni, ma cerca di proiettarsi verso un
cambiamento per uscirne più moderno e al passo con i tempi,
contribuendo a migliorare il nostro Paese ormai da troppo tempo in
ginocchio. Nel corso del Congresso, la partecipazione di una forte
delegazione giovanile ha rappresentato quel valore aggiunto che ha
sollevato la questione di un rinnovamento generazionale.

A tal proposito, ci è sembrato opportuno incontrare il Segretario
nazionale della Federazione dei giovani socialisti (Fgs), Luigi Iorio.
30 anni, foggiano, già da un biennio ricopre questa carica con grande
impegno e devozione.

Luigi Iorio, a pochi giorni dalla chiusura delle tre giornate del II
Congresso nazionale del Psi a Perugia, quali sono le sue riflessioni
sui vari interventi della manifestazione?

"Penso sia stato un Congresso apprezzato, sia dai nostri militanti, ma
anche dai media e da molti simpatizzanti socialisti. La location è
stata accogliente e l'organizzazione efficiente. Per tornare alla
domanda, ho ascoltato molti interventi, tutti molto qualitativi. Tra
gli ospiti mi hanno un po' deluso i cosiddetti 'big', come Rutelli e
Bersani. Bene, invece, Casini, Staderini e Bonelli".


Come segretario nazionale della Federazione Giovani Socialisti, quali
prospettive vede per il futuro delle nuove generazioni nell'attuale
panorama politico italiano?

"Iniziamo dicendo che il quadro è confuso. E le dimissioni di 3
ministri in meno di 2 mesi lo dimostrano ampiamente. Lo dimostra anche
l'emergenza sociale causata da un Governo inadeguato. Per quanto
riguarda la questione generazionale, non credo nel rinnovamento
soltanto mediante la carta di identità. Al contrario, sono convinto
che al rinnovamento ci si possa arrivare con proposte innovative e in
difesa delle nuove generazioni, riuscendo a leggere i cambiamenti in
una società in continua evoluzione".


Proprio durante il suo intervento al Congresso, alle sue spalle è
stata proiettata l'immagine del polpo Paul che fa la sua scelta,
un'idea di grande impatto visivo: cosa voleva realmente trasmettere
alla platea?

"L'idea di proiettare l'immagine è stata del nostro responsabile della
comunicazione, Emanuele Pecheux. E' stata un'intuizione originale, in
un momento nel quale il polpo "mondiale" Paul era molto in voga per
via dei sui pronostici. Perciò, oltre a dedicarsi al calcio, Paul si è
trasformato in politologo e ha scelto la coerenza, la tradizione, la
storia: semplicemente, il Partito Socialista Italiano".


Cosa pensa della riconferma del Segretario, Riccardo Nencini?

"Riccardo in questi due anni ha avuto l'onore di essere l'erede di
compagni come Craxi, De Martino, Nenni, ma anche l'onere di rimettere
insieme i 'cocci' di un Partito che, all'indomani delle politiche
2008, era comatoso. Oggi, penso che il Psi sia dignitosamente uscito
dal coma. E lo dimostra anche l'attenzione che i leader di altri
Partiti hanno mostrato per i nostri lavori congressuali".


Sempre nel corso del suo intervento, lei ha ribadito di militare in
questo piccolo Partito perché crede fermamente nei principi
socialisti: ritiene siano ancora attuabili?

"I valori e i principi socialisti sono da sempre alla base di ogni
tipo di società moderna, mi riferisco alla solidarietà,
all'uguaglianza sociale, alla difesa delle libertà individuali. Ecco,
io penso che l'Italia abbia bisogno, oggi più che mai, di un Partito
Socialista per migliorarsi e ammodernarsi".


Il documento della Fgs è stato sottoscritto da più di 130 delegati, un
ottimo risultato dunque: lei crede che ciò sia di buon auspicio per
l'inserimento di un maggior numero di giovani e di donne nel Consiglio
nazionale?

"Sì, abbiamo avuto il nostro spazio negli organismi, ma credo non
debba essere una priorità per la nostra comunità. I giovani devono
essere portatori di innovazione e idee, evitando di fossilizzarsi in
logiche partitiche o burocratiche che, seppur importanti in un momento
di crisi come questo, risultano secondarie. Occorre trovare soluzioni
per essere vicini alla gente, ai disoccupati, ai precari ai meno
abbienti, insomma".


Alla fine della kermesse è emersa la volontà del Psi di 'lavorare'
politicamente insieme a radicali, liberali e ambientalisti. Una grande
vittoria della Fgs, poiché proprio voi avevate anticipato questa
intenzione il 15 maggio 2010 con il Tavolo programmatico "Disegniamo
un'Italia nuova": come vede questa prospettiva? Considera realizzabile
concretamente questa alleanza?

"Sì, il 15 maggio 2010 è stata sostenuta la possibilità di occuparsi
insieme di questioni comuni alle tre realtà differenti, ma per tanti
versi affini. Credo che, se davvero vorremo essere protagonisti del
nostro futuro, l'unica strada che potremo perseguire in futuro, oltre
a rafforzare il nostro Partito, è quella di un'intesa politica di
livello nazionale con tutta l'area laica, liberale, radicale e
ambientalista. Ma questo dovrà maturare non attraverso meri accordi
tra le segreterie di Partito, bensì mediante la politica, mettendo
cioè in campo alcune battaglie condivise. Delle alleanze o dei nuovi
progetti politici possono nascere solo da temi comuni da difendere:
penso proprio alla laicità, ai temi ambientali e a molti altri
argomenti sociali importanti quali il precariato, che affligge
l'attuale mercato del lavoro".


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SUMMER CAMP ad ALBANELLA dal 29 LUGLIO.
Comunque per chi ci stima prossimi appuntamenti dei giovani socialisti
sono dal 29 all 1 agosto a Salerno dibattiti con Gennaro Migliore,
Angelo Bonelli, Enzo Amendola, ecc. e poi e' prevista la
partecipazione della FGS alla festa nazionale dei giovani democratici.

Per essere innovativi e competitivi bisognerebbe ripartire da dove ci
ha lasciato Bettino Craxì e cioè dall'Unità Socialista ...!!!
Per dare credibilità e futuro a questo progetto la soluzione è una
sola: parlare con la gente di quei problemi che ogni giorno creano
vittime tipo...
Lavoro, Sanità, Cultura, Giustizia, ecc., ma in modo da introdurre
progetti innovativi, competitivi, al passo con i tempi, applicando un
pizzico di meritocrazia soprattutto nella gestione dei servizi.

*W IL SOCIALISMO*


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www.partitosocialista-mc.org
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giovedì 29 luglio 2010

*SALVIAMO CIVITANOVA: GIU' LE MANI DALL'AREA CECCOTTI ! - Ieri sera eclatante Manifestazione di Protesta e di Proposta organizzata durante la seduta del Consiglio Comunale*

Nella foto scattata durante la manifestazione, da sinistra:Ivo Costamagna, Roberta Belvederesi ;Cesare Sbrascini

ERANO ANNI CHE NON SUCCEDEVA PIU': UNA CLAMOROSA MANIFESTAZIONE DI PROTESTA ORGANIZZATA IERI SERA, DURANTE I LAVORI DEL CONSIGLIO COMUNALE DI CIVITAMOVA MARCHE, CONTRO LA CEMENTIFICAZIONE SELVAGGIA DELL'AREA CECCOTTI (per i contenuti vedi il Post seguente).

Una manifestazione che ha visto insieme SOCIALISTI E COMUNISTI, rappresentanti di SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' E DELL'ITALIA DEI VALORI, VERDI E RADICALI, REPUBBLICANI ed esponenti di CITTA' VERDE e dell'ASSOCIAZIONE CONSUMATORI UTENTI.

Insomma mentre la *SINISTRA RIFORMISTA E QUELLA RADICALE* tornano, UNITARIAMENTE, a fare davvero opposizione SU DI UNA VICENDA FONDAMENTALE PER IL FUTURO DI CIVITANOVA manca, purtroppo, il PARTITO DEMOCRATICO.

Massimo rispetto per le vicissitudini interne del più grande (numericamente) partito dell'opposizione di Centro-Sinistra ma quando si vota sul futuro della propria città e, quindi, anche su quello nostro e dei nostri figli OCCORRE SCHIERARSI CHIRAMENTE E LOTTARE CON OGNI MEZZO LEGALE, SENZA SE E SENZA MA.

Non ci si può addirittura ASTENERE come, invece, ha fatto il PD su di un emendamento presentato da alcuni Consiglieri del Centro-Destra che, però, non modificava affatto la sostanza dello SCEMPIO che si tenta di fare in quell'area.

NON C'E' "TATTICA" DI DIVISIONE DELLA MAGGIORANZA CHE POSSA REGGERE COME MOTIVAZIONE DI UN'ASTENSIONE CHE, DI FATTO, FINISCE, INVECE, PER AVALLARE L'IMPIANTO SPECULATIVO E SCANDALOSO DI QUEL PROGETTO !

Certo la maggioranza di Centro - Destra si sta sfaldando, prima ancora che nei numeri in Consiglio Comunale, in quel BLOCCO SOCIALE, ECONOMICO, POLITICO (e non solo) che ne ha costituito la "colonna vertebrale" (e non solo) durante questi 15 anni di Governo di DESTRA della città.

NON E', PERO', RINCORRENDO TRE *POTENZIALI* TRASFUGHI (COME HA FATTO IERI IL PD) CHE SI COSTRUISCE UNA CREDIBILE ALTERNATIVA DI GOVERNO A CIVITANOVA.

E' stato, personalmente, triste vedere gli amici e compagni Consiglieri Comunali del PD quasi "BARRICATI" dietro i loro scranni mente giovani ed anziani militanti delle forze della sinistra MANIFESTAVANO LA LORO INDIGNAZIONE PER QUESTO ULTERIORE, DEFINITIVO, MASSACCRO CHE LA GIUNTA TENTA DI COMPIERE SU CIVITANOVA.

Lo facevamo PROTESTANDO attraverso striscioni srotolati dal balcone della Sala Consiliare e configurando, così, una sorta di occupazione simbolica dell'Aula, affiggendone altri in Piazza, volantinando ma anche PROPONENDO, proprio in quel volantino, una posizione chiara sul futuro dell'Area Ceccotti.

Lo facevano i militanti della SINISTRA CIVITANOVESE dove sono tornati ad essere e fare i semplici militanti.... tre ex Sindaci, Presidenti di Enti, Consiglieri ed Assessori Provinciali e Regionali ma quelli, in carica, del PD... PERCHE' NON C'ERANO???

Ieri è stato solo l'inizio, UN NUOVO INIZIO, PER UNA PARTE L'OPPOSIZIONE, di una lunga battaglia sulla Ceccotti e sulle scelte sciagurate di questa Giunta.
Un "nuovo inizio" dove tutti si sono davvero rimessi in discussione.

Affidiamo ai fatti della Politica ed alla convergenza sulle idee tra gli Uomini l'obiettivo, che per noi resta tale, di un RAVVEDIMENTO OPEROSO E RISPETTOSO DEGLI ALLEATI DA PARTE DEL PD CHE POTRA' AVVENIRE, CREDIAMO, SOLO CONTESTUALMENTE ALLA RISOLUZIONE DELLE LORO DIFFICOLTA' INTERNE.

Amici e compagni del PD, lo dico, credetemi, senza alcuna, tra l'altro anacronistica e ridicola, "altezzosità", vi sia di consiglio e di aiuto il titolo del primo numero dell'Avanti! in cui era scritto:

*SOLO DI QUI SI PASSA!*.


Civitanova Marche, li 29 Luglio 2010

Ivo Costamagna
(Già Sindaco di Civitanova e Coordinatore dei "RIFORMISTI": PSI - VERDI - RADICALI - MRE - DCM)

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A V V I S O:
Un servizio sulla nostra Manifestazione andrà in onda su
*RAITRE QUESTA SERA DURANTE IL TG MARCHE DELLE ORE 19.3
O*.

*Documento congiunto sull'Area Ceccotti: LE MANI SULLA CITTA' !*


SI ad un consiglio comunale LIBERO e AUTOREVOLE che decida nell’interesse generale senza subire indebite e oscure pressioni della speculazione edilizia e delle corporazioni

SI alla pratica dell’Urbanistica Partecipata dove i cittadini siano parte attiva; principio questo che deve essere inserito nello Statuto Comunale

SI all’uso dell’area ex Ceccotti per :

- Metropolitana Leggera di Superficie valorizzando anche le infrastrutture ferroviarie esistenti;

- Grande area a Parco Pubblico Urbano;
- Terminal bus urbani e extraurbani;
- Recupero e valorizzazione della ex Fornace Ceccotti, dell’edifico ex vetreria e prima casa popolare del 1907, della Fonderia.

No al maxi parcheggio da 3000 posti attrattore di traffico privato e di inquinamento

SI alla approvazione di un Piano Cittadino dei Parcheggi Scambiatori fra trasporto privato e pubblico

SI a Piste Ciclabili Urbane e percorsi protetti Casa Scuola

Si a Corsie preferenziali nell’area centrale per i Bus Urbani

SI alla realizzazione di una ZTL nel Centro Urbano

SI a Parcheggi riservati ai residenti

*No all’ecomostro di 25 Piani*



-
COORDINAMENTO DEI RIFORMISTI - PSI , VERDI , RADICALI, MRE, DCM

-
SINISTRA PER CIVITANOVA


- ITALIA DEI VALORI

- ACU (Associazione Consumatori Utenti)



lunedì 26 luglio 2010

*BOBO CRAXI : PREPARARE L'ALTERNATIVA SOCIALISTA E RIFORMISTA*

BOBO CRAXI : PREPARARE L'ALTERNATIVA SOCIALISTA E RIFORMISTA


il Congresso socialista si svolge in un momento delicato per il Paese,
complicato per la sinistra, difficile per i socialisti. Eppure, è mia
convinzione, e mi sembra, dalle prime battute, anche quella del
Congresso, che nonostante la notte difficile che attraversiamo da
diverso tempo, esiste, per noi socialisti, la nostra storia, le nostre
idee rinnovate e riqualificate, non soltanto lo spazio politico ma il
posto di responsabilità che ci spetta nella vita italiana per cambiare
lo stato delle cose, per sospingere l'Italia fuori da questa lunga
crisi, per contribuire a stabilizzare la vita democratica in un senso
più compiuto e moderno, restituendo alla politica il suo ruolo
tradizionale attraverso un consenso più largo e motivato fra i
cittadini.

Ci attende un duro lavoro, di riflessione e di azione politica, ma
traggo sempre di più la convinzione, dalla crisi del sistema politico
italiano e dall'incapacità ormai quasi patologica di riuscire a
governare le nuove complesse sfide del nostro tempo, che solo una
forza di antiche tradizioni che ha maturato l'esperienza delle
molteplici sconfitte e della solitudine politica possa contribuire a
restituire alla democrazia e alla sinistra italiana uno slancio vitale
fondato sulla solida radice costituita dalla lunga tradizione
socialista italiana. Noi, per parte nostra, dobbiamo contribuire a
riscoprire questa possibilità sapendo partorire nuove idee, nuovi
presupposti politici e programmatici che ridiano slancio non solo al
socialismo democratico, ma all'intera sinistra presa nel suo insieme.
Riorganizzare una posizione politica è indispensabile per rigenerare
anche una forza organizzata. E se il 'primum vivere' è stata la
condizione indispensabile e necessaria nella storia più recente dei
socialisti italiani, oggi, ripensare alla nostra funzione politica, al
rinnovamento e all'adeguamento delle nostre idee diventa il punto e la
base di ripartenza dell'azione politica dei socialisti italiani.

Occorre sostituire al proverbiale "chi eravamo" o, peggio, "come
eravamo" un necessario "chi siamo?" e in che modo intendiamo e
pensiamo possibile fare di più e meglio per l'Italia di oggi,
sfuggendo la retorica delle diagnosi impietose che non lasciano spazio
a un destino migliore e a una speranza, ma contribuendo a migliorare
la qualità della politica, dei suoi programmi, dei suoi obiettivi e
dei suoi sinceri convincimenti.

Noi siamo agganciati al destino della vecchia Europa. Ed è al modello
delle esperienze invecchiate, ma presenti, delle socialdemocrazie
europee rinnovate che si riferisce il nostro orizzonte.

Alla fine degli anni '80 e all'inizio dei '90 del secolo scorso, tutta
l'esperienza della socialdemocrazia si è rivolta alla ricerca di un
adeguamento spinto ai confini del superamento delle vetuste esperienze
ideologiche del socialismo, puntando a una possibile via di mezzo o
'terza via' che fosse sintesi del pensiero socialista e liberale.

Il presupposto nasceva non dall'abbandono del campo tradizionale delle
tutele della classe lavoratrice, ma dallo sviluppo e dal cambiamento
che ne è conseguito di questo ceto, delle nuove figure professionali
che sono avanzate.

Oggi, in tempi post-ideologici, i ceti più deboli abbandonano il
terreno della sinistra, sospinti dal richiamo del mercato. E la paura
e l'insicurezza trovano un porto insicuro, ma certo, nel grande bacino
accogliente della destra conservatrice, populista, paternalista.

Oggi, lo sforzo che viene richiesto a chi si dichiara di sinistra è
quello di svolgere sino in fondo il compito della sinistra, che resta
quello di tutela e salvaguardia delle conquiste sociali, di tutela non
dei ceti improduttivi e parassitari, ma delle vecchie e nuove povertà,
che sono riaffiorate con evidenza nel corso della recente crisi
finanziaria mondiale.

C'è un problema di moralità del mercato, c'è un problema di equità e
c'è una nuova grande richiesta di giustizia sociale, o di giustizia in
senso lato.

C'è un problema di lotta alle iniquità nel nostro Paese, ma c'è e
resta sullo sfondo anche un problema di riequilibrio e di riduzione
del divario della distanza economica sociale fra il nord ed il sud del
mondo.

C'è un problema che riguarda la nostra capacità di ripensare il nostro
modello di sviluppo, la possibilità di compenetrare la necessità delle
società avanzate di mantenere il loro benessere e, al contempo, di
consentire l'avanzamento e il progresso dei Paesi terzi, che rischia
di essere un utopìa in presenza di risorse scarse che non basteranno
per tutti .

E se trionfa l'economia muore, come sta morendo, la società, la
qualità della vita a cui siamo stati abituati, sommersi dall'evidente
sproporzionato fabbisogno di beni non indispensabili, di modelli
sociali non più sostenibili, di società frantumate e parcellizzate non
più governabili da sistemi e schemi rigidi, immodificabili e
immutabili.

L'Italia, nella sua crisi, ha le straordinarie risorse per invertire
la logica e la tendenza al 'declinismo' votato all'egoismo di uno
sviluppo che rinchiude tanti ceti sociali nella paura e nel rancore.

Della paura e della speranza, tante volte declamate dal nostro
ministro dell'Economia, resta solo la paura senza speranza: la paura
che egli stesso alimenta nascondendo le verità della nostra situazione
e dalle punizioni che ha inteso infliggere ora ai ceti medi, ora agli
amministratori inadempienti, favorendo una inutile colpevolizzazione
dal vago sapore razzista nei confronti delle regioni del sud.

Tacere degli effetti disastrosi che la pandemia economica ha già
provocato equivale a una colpevole negligenza dimostrata nelle
occasioni di catastrofi naturali. La classe dirigente italiana,
certamente, non è la sola protagonista di questa irresponsabile
condotta: la crisi mondiale esigeva risposte mondiali e l'ultima
riunione del cosiddetto G20, nonostante tutte le dichiarazioni
ipocrite, non è servita a nulla.

Le banche, le grandi protagoniste negative di questa catastrofe,
potranno continuare ad agire indisturbate, senza regole, speculando
come è avvenuto sino a oggi.

I 'grandi' della Terra, rifiutando imposizioni sul loro tasso di
cambio, sulla loro politica di esportazione e sul controllo delle loro
piazze finanziarie, hanno ottenuto di poter crescere e prosperare come
prima, mentre gli europei, deboli, si sono lasciati imporre regole
contabili che strozzeranno le loro economie, riducendo la loro
capacità di ripresa, eventualità che potrebbe minare tutti gli sforzi
di riduzione dei deficit di bilancio.

Un'altra crisi finanziaria è dietro l'angolo e la democrazia deve
cedere ancora una volta il passo al mercato. Soprattutto, a un mercato
senza regole e senza scrupoli: se fossimo in un Paese responsabile,
nell'agenda di Governo entrerebbe, come priorità, assieme alla
necessaria revisione dei conti pubblici, dei suoi sprechi e delle sue
illogicità, anche la nostra visione futura dello sviluppo,
dell'allargamento del nostro orizzonte economico e sociale, sapendoci
aprire e sviluppando la nostra crescita , il nostro sapere, la nostra
flessibilità produttiva verso i mercati e gli orizzonti a noi più
affini. Riscopriremmo il vanto storico dell'Italia, delle sue mille
agricolture oggi cancellate da una standardizzazione uniforme e da
un'industria alimentare che deprime la necessaria valorizzazione della
biodiversità, del recupero del gusto e della qualità nella produzione
dei beni di consumo, nel presidio del territorio e nella cura del
paesaggio.

Man mano che gli oggetti prodotti industrialmente scadranno ai nostri
occhi, il valore andrà a rifugiarsi in tutto ciò che non è
riproducibile industrialmente: la bellezza, l'arte, la natura
incontaminata, i monumenti del passato, il cibo genuino, la tradizione
e la stessa convivialità.

Con il nostro immenso patrimonio artistico, culturale e letterario,
l'Italia ambirebbe a essere l'Atene dei giorni nostri.

Il nostro 'petrolio' risiede nella nostra intelligenza e nei nostri
tesori naturali e artistici. Ma l'impoverimento e l'imbarbarimento
della nostra attuale civiltà, lo scadimento del livello dell'offerta
culturale, l'inadeguatezza delle classi dirigenti che hanno governato
per un quindicennio il nostro Paese hanno consegnato, a noi e alle
future generazioni, solo la paura, cancellando la possibilità della
speranza.

E come è possibile autorizzare la speranza in un Paese in cui un
giovane su tre non lavora (e non studia) e otto su dieci sono presenti
sul mercato del lavoro con contratti diversi e mai a tempo
determinato? Dove soltanto 1800 ragazzi hanno avuto accesso al bonus
per i precari concesso dal Governo? Dove le donne divenute mamme hanno
dovuto abbandonare il loro lavoro a tempo determinato volontariamente?
Dove, e lo scrivono e lo dicono in pochi, molti giovani di Pomigliano
hanno votato, a stragrande maggioranza, per un 'no' non al lavoro, ma
a una tipologia contrattuale che consumava decenni di relazioni
sindacali in nome di una competitività che, stringi stringi, porta
alla fame e a una nuova odiosa forma di sfruttamento.

Ho sentito che qualcuno si è permesso un paragone azzardato,
improprio, fra il referendum di Pomigliano e quello sulla scala
mobile. Quello dell'84 fu un accordo relativo a una manovra economica
di Governo che non ledeva le relazioni sindacali e sviluppava una
nuova politica del costo del lavoro. Qui, in assenza di Governo, si è
lasciata dilagare una concezione cinese o giapponese delle relazioni
sindacali. Altro che Festa degli innamorati di San Valentino: qui ci
troviamo di fronte a una strage.

La crisi economica si accompagna alla crisi politica. Non è la crisi
di questa maggioranza politica: quella c'è, è evidente, e senza la
corazza rigida del bipolarismo coatto avrebbe già avuto uno sbocco
procedurale obbligato.

La frantumazione del Partito di maggioranza relativa e il ricorso
ossessivo alla fiducia parlamentare hanno trasformato l'azione di
questo Governo, né più e né meno in quella di un esecutivo che governa
per ordinaria amministrazione. La crisi è nella politica che non c'è,
questione che oramai, con colpevole ritardo, denunciano anche gli
opinionisti più illustri sui giornali più autorevoli.

La denuncia arriva con colpevole ritardo perché sono gli stessi
giornali che, per anni, hanno criminalizzato e colpevolizzato la
società organica costituita dalla sistematica occupazione dei Partiti
della società e accusato il sistema delle regole elettorali di essere
inadeguato ai nuovi bisogni.

Oggi, devono fare marcia indietro: la scomparsa dei Partiti nella
società italiana non solo ha impoverito la nostra democrazia, ma ha
impedito un flusso di ricambio di una classe dirigente che fosse
formata entro un perimetro di regole, interne ed esterne, accettabili
perché fondate sul patto fra gli iscritti, sulla fedeltà alle idee, ai
valori, ai programmi.

A questa incapacità di costruire il nuovo, a Costituzione invariata (e
bene facciamo noi a insistere sulla necessità di dare vita a una nuova
Assemblea Costituente che ci porti sul serio nella terza Repubblica)
si sono aggiunte le degenerazioni del nuovo sistema, che hanno pervaso
la società politica e la società cosiddetta civile.

"La malinconica conclusione", scrive Sergio romano, "è che
Tangentopoli non è finita, perché nessuno dei tre grandi protagonisti
della politica italiana, Governo, magistratura e opposizione, fa il
suo mestiere. Il Governo perché si difende con mezzi impropri e
fornisce degli alibi alla magistratura. Quest'ultima sembra avere
fatto della lotta contro Berlusconi la ragione della propria
esistenza, mentre l'opposizione, rinunciando ad avere una politica
giudiziaria convincente, la lascia fare ai magistrati".

Ai socialisti resta l'amara consolazione di aver sempre segnalato,
inascoltati, i rischi dell'avventura e della conseguente paralisi che
avrebbe creato un cambiamento che non si fondasse su basi solide e
convincenti.

Per molti di noi sono stati anni di battaglia vera, condotta anche
nella consapevolezza delle nostre responsabilità, dei nostri ritardi e
dei nostri errori. Ma quando vediamo cadere uno dopo l'altro i miti
della cosiddetta diversità morale che appartenevano al mondo comunista
e ai suoi epigoni, quando vediamo che l'eroe di 'Mani Pulite' come
Paperon de' Paperoni fa il bagno nei suoi rimborsi elettorali e nelle
sedi procurate da Anemone, ci vien proprio da pensare che con noi la
Storia, che fu ingiusta, ci riconsegna, oggi, una giusta ragione.

Questa giustificata ragione, tuttavia, non è sufficiente per fare una
politica. Nel giro di pochi anni, dall'euforia di una ritrovata unità
e dal ritrovato ruolo di una certa consistenza e di responsabilità
politica al sostegno e nel Governo del Paese siamo passati a una
condizione mai conosciuta nella nostra storia, fatta salva la
parentesi del regime fascista, di forza extra-istituzionale. Dalle
indebite euforie del ritrovato protagonismo politico siamo passati a
una lenta erosione del nostro elettorato, ad abbandoni politici in
qualche caso molto poco nobili, a una vita difficile e travagliata.
Non tutto è andato per il meglio: si poteva e si può sempre fare di
più. Ma anche la scomparsa o la debolezza del Partito socialista in
Italia non è solo la responsabilità di chi il Partito lo anima, ma
anche la spia del decadimento culturale del nostro Paese.

I socialisti che sono andati a cercar fortuna altrove si trovano a
dover far fronte al declino dell'ipotesi bipartitica che è stata messa
in campo.

C'è poco da fare, i socialisti che stanno nel Popolo delle Libertà
incominciano a farmi pena: qual è il senso socialista della loro
missione? E quali posizioni politiche sono costretti a sostenere da
anni, in coerenza con la nostra passata esperienza?

Non è una questione del 'mantra geometrico' che spesso ripeteva il
caro amico Villetti: "I socialisti non possono che stare a sinistra".
Il problema è che i socialisti non possono stare con chi rappresenta
oggi, nel Paese, non più la medicina, ma la malattia da cui dobbiamo
guarire.

Come?

Essere protagonisti dell'alternativa senza essere velleitari significa
non rinunciare né alle esperienze delle alleanze maturate in questi
anni ma neanche mettersi in caccia per costruirne delle nuove.

Il partito democratico di bersani non è quello di Veltroni, ma il suo
spostamento su posizioni neo-laburiste apre si un terreno di confronto
, ma chiude uno spazio politico di autonomia socialista.

Ed è altronde la questione socialista irrisolta ed indiscussa che
consente la doppiezza antica di una piena adesione al manifesto dei
principi ed ora delle idee socialiste in Europa ed un rifiuto della
dimensione identitaria e politica in Italia, un rifiuto che spesso si
trasforma in un fastidio ed un'allergia antica dura a far passare nel
corpo militante ed anche in parte di quello dirigente.

Io vedo un partito Socialista alleato al Pd che non sta né alla sua
destra né tantomeno alla sua sinistra ma più avanti di lui e che
compete nella elaborazione delle idee e dei programmi,
nell'impostazione politica che è apparsa troppo spesso schiacciata ed
anchilosata dinnanzi alle offensive del Partito di Repubblica, al
Partito Di Di Pietro e di tutti i miasmi ai limiti dell'eversione che
abitano la costellazione dell'opposizione di sinistra a Berlusconi.
Noi rimaniamo fermi nella nostra impostazione politica identitaria ma
non immobili. Perché dobbiamo essere convinti che il baricentro
della politica dei prossimi anni ci incoraggia a pensare ed a
immaginare che i nuovi movimenti nella società si riapproprieranno
delle idee del novecento che ancora circolano in europa Questo
significa che il dialogo, il confronto ed anche la convergenza anche
con altre esperienze della galassia politica che si oppone al centro
destra.

Ognuno predisponga la propria task force politica e programmatica per
costruire una alternativa che non si realizza attraverso solo
attraverso le alchimie tattiche e le alleanze ma attraverso una lunga
seria riflessione politica e programmatica.

Non dobbiamo certo scoraggiare chi si è messo in marcia o chi ha
approntato le sue fabbriche di idee quando esse sono realizzabili.

Io non sento affatto il bisogno di sottovalutare l'impatto politico
che ha suscitato anche la parabola di niki Vendola, non sento il
bisogno di costruire una nuova forza politica con lui ed i suoi
compagni, ma vedo che in quell'esperienza brilla ancora la passione
politica civile autentica, una ricerca del senso della missione della
politica , e in questi tempi così aridi non è poco.

Costruire un'alternativa laica , socialista , riformista vuol dire che
il partito socialista non cerca casa né si crogiuola nell'orgoglio del
suo passato chiuso nella sua solitudine.

Ma che il PSI può e deve ridiventare una casa aperta al confronto
politico e programmatico , aperta al dialogo con tutti coloro che
definendosi socialisti anche quando sbarcati altrove intendono
restituire il ruolo politico che ci spetta nel futuro democratico
dell'Italia.

Nella nuova alleanza riformista non c'è posto per i perditempo e per
chi è alla ricerca di una ribalta. Il destino dell'Italia ci riguarda
e noi socialisti dobbiamo essere nuovamente all'altezza del compito
che ci ha assegnato la nostra storia.

Ho concluso.

Qualche settimana fa sono stato invitato

Assieme a Nencini a salemi invitati dall'amico Sgarbi a celebrare la
nascita della prima "Capitale d'Italia" proclamata dal generale
Garibaldi.

Mi ha fatto piacere esserci e che fossimo gli unici uomini politici
eredi della tradizione risorgimentale e repubblica ad essere invitati.
( detaglio che non sarà sfuggito a Riccardo che è un brillante
saggista storico).

Il mio pensiero è corso quando risalii la valle del belice con mio
padre Bettino craxi che di Garibaldi era un cultore e che dell'Unità
d'Italia fu uno strenuo difensore.

Ho avuto modo di ringraziare il presidente Napolitano per la sua
lettera ricca di significato politico inviata in occasione del decimo
anniversario della scomparsa.

Voglio cogliere l'occasione per ringraziare il segretario ed il
Congresso tutto per quella commovente visita al cimitero di Hammamet.

E per quelle bandiere rosse innalzate e riconosciute come le "bandiere
del Partito di mio marito" da mia madre Anna.

Il Socialismo democratico e riformista non è solo una bandiera da
sventolare o un'antica fede da conservare. Ma un metodo, una dottrina
, una realtà che vive e deve rivivere nella realtà di oggi, questo
naturalmente continua a dipendere da noi.

Il Congresso di Perugia indica che stiamo su una buona strada.

On. BOBO CRAXI

DUEMILATREDICI - L’AVANZATA VERSO LE ELEZIONI…

E’ iniziata nello schieramento di opposizione la corsa per la candidatura alla premiership, come risponderà quello di maggioranza?

Ricandiderà l’inossidabile Silvio Berlusconi, o il medesimo farà uscire dal cilindro un candidato di sua piena fiducia, bruciando chi sta studiando per prendersi la sua eredità o chi sta dandogli filo da torcere per costringerlo ad arrivare a patti per perdersi il suo bastone di comando?

In un caso o nell’altro, i nomi dei papabili alla successione sarebbero quello di Giulio Tremonti e quello di Gianfranco Fini.

Non metteremmo la mano sul fuoco su entrambi, dato che siamo più che certi che ce la bruceremmo. Berlusconi non ha bisogno di questi nomi, anche perché, per come è fatto, la “roba”, in questo caso il potere politico, vuole che resti ancora nelle mani della sua famiglia. Di chi potrebbe fidarsi ciecamente se non di una persona: carne della sua carne?

Vado a spiegarmi.

Dallo svolgimento delle primarie dovrà uscire il candidato di opposizione e si prevede che sarà una corsa ad ostacoli, per la ragione che, per la prima volta, ci sarà un gruppo di candidati che si darà battaglia fino all’ultima goccia di sangue. Mentre le volte scorse il candidato era calato dall’alto(Prodi e Veltroni), contornato dai candidati alla De Coubertin, cioè partecipavano alle primarie soltanto per onor di firma, stavolta, ci sfideranno sul serio. Oltretutto, la novità della candidatura esterna, Nichi Vendola, acuirà lo scontro. Un nome che è tutto un programma, nel senso che scende per vincere, contro la volontà della maggioranza del Pd, le cui condizioni politiche ed elettorali, peraltro, non sono le migliori. Tuttavia, Vendola gioca con due mazzi carte e, alla fine, si regolerà, con quale giocherà. Il primo comprende la sua candidatura, il secondo, invece, quella del suo movimento, Sel.

C’è da dire che anticipando tutti, Nichi Vendola si è autocandidato alla premiership del centrosinistra, per le prossime elezioni politiche del 2013, salvo scioglimento anticipato delle Camere. E proprio su questa eventualità punta le proprie carte il governatore pugliese. A suo avviso, è la mossa del cavallo. D’altronde, corrazzato com’è nella corsa alle primarie, non impiegherà molte energie per stendere a terra gli esponenti a cui, vero o no, si affibbia il titolo di concorrete. A ben vedere, non hanno il physique du ròle politico tale da fargli ombra.


Imbattibile sul piano della narrazione, scarso sul piano politico e nullo nella progettualità, resta, però, il nome più spendibile, rispetto ai nomi che circolano. Tuttavia, gli ossi duri del Pd potrebbero essere Sergio Chiamparino ed Enrico Letta, che in concreto lo metterebbero a dura prova, purché l’appoggio del Pd fosse in modo granitico.

Nulla da dire sul conto degli altri nomi: il presidente della provincia del Roma, Nicola Zingaretti, e il sindaco di Firenze, Marco Renzi, ma non sono candidati tali da potergli fare ombra.

Vendola parte, avendo l’endorsement del gruppo Repubblica & Espresso di Carlo De Benedetti, ma questo non sappiamo se sarà, alla fine, un vantaggio o uno svantaggio. Perché questo feeling tra il governatore e l’ingegnere? Questioni energetiche in quel di Puglia? Non c’è altra spiegazione plausibile.

A ben pensarci, la candidatura di Vendola non unisce, bensì divide e non calamita i voti moderati. Per questo, non crediamo che lo stato maggiore del Pd l’accetterebbe, senza proferire verbo. A questo punto, potrebbe spuntare il cosiddetto “papa straniero”, cioè un candidato fuori dal Pd: Mario Draghi o Luca Cordero di Montezemolo. Entrambi dell’area moderata per sfondare al centro, con il recupero di Letta o Chiamparino ad affiancare uno dei due.

Intanto, Vendola sta portando acqua a Sel che cresce, settimana dopo settimana, in percentuale, secondo i sondaggi. Gli ultimi la danno al 4,5%.

Nel caso che non fosse lui il candidato a premier, sta facendo pubblicità al suo movimento, senza spendere un soldo bucato. In un modo o nell’altro, grasso che cola.

Infine. Berlusconi non è eterno, politicamente. Se l’opposizione presenterà un candidato di nuovo conio e più giovane di lui, sarà dura sul piano dell’immagine. Per questa ragione, la ciliegina sulla torta si chiama: Marina.

La figlia che rassomiglia per temperamento e per tutto il resto a cotanto padre, potrebbe prendere il suo posto.

Poiché è stato fatto in questi giorni il nome di PierSilvio, diciamo che è improbabile che scenda in politica. Meglio che resti a Mediaset.

da www.socialist.it

domenica 25 luglio 2010

Due modi differenti di affrontare la “Questione Socialista”

Due modi differenti di affrontare la “Questione Socialista”
di Giuseppe Giudice

Penso che quella che viene definita dai politologi come la “Questione Socialista” costituisca il tema centrale della sinistra italiana. Un compagno che non viene certo dalla esperienza del PSI, come Alfonso Gianni, afferma perentoriamente che “senza socialismo non c’è sinistra”. Ma ci sono due modalità profondamente differenti, se non antagoniste, di affrontare il problema. Una è quella di considerare l’aggancio al socialismo della sinistra come un qualcosa che riguarda tutti coloro che si identificano nella sinistra che ha le sue radici nel movimento operaio (è da sempre la mia opinione – ma è anche ciò che ha affermato più volte il compagno Besostri) ; l’altra che confina tale questione nello stretto recinto di una antistorica rifondazione del PSI e pretende di chiamare a raccolta tutti coloro che avevano quella tessera - anche se oggi hanno quella del Pdl. Credo che molte polemiche e molte incomprensioni che si sono registrate di recente nascono in realtà da questo differente angolo visuale. Craxi, quando lanciò nel 1989 il tema dell’Unità Socialista, lo fece con una connotazione integralista ed intrisa di arroganza politica (che alla fine causò un rigurgito antisocialista da parte della base del nascente PDS). Ma, al di là di questa connotazione negativa, lo stesso Craxi si rendeva perfettamente conto che il Psi da solo (ed aveva quasi il 15%) non poteva certo rappresentare il socialismo europeo. E che dunque certi confini dovevano essere allargati. Oggi siamo giunti al paradosso che un partitino dell’1% avanzi pretese che neanche Craxi con il 15% osava avanzare. E lo avanza con un segretario che mostra un occhio di riguardo per la destra clericale di Casini e che sulla vicenda di Pomigliano (che di fatto riporta le relazioni sindacali indietro di 50 anni) afferma l’ineluttabilità del destino delle leggi economiche del capitale!! Siamo seri!! Perché i tentativi di rifondazione del Psi in micro partiti sono falliti? Ma perché la II Repubblica ha generato un modello di politica subalterna e di democrazia autoritaria per cui i partiti sono solo dei circoli autoreferenziali di interessi particolari di un ceto politico molto, ma molto modesto. La mossa di Vendola intesa a smuovere profondamente le acque stagnanti e puzzolenti di questo centrosinistra e gli apparati sclerotici delle varie caricature di partito che abbiamo attualmente, è l’unica via che ci può permettere di pensare alla ricostruzione della sinistra. Così come il concepire SeL non come un nuovo partitino ma come soggetto in evoluzione e trasformazione. I socialisti se vogliono dare un senso alle proprie idee devono lavorare in tale solco aperto da Vendola, portando il contributo delle loro idee, delle loro elaborazioni e del proprio lavoro politico.

PEPPE GIUDICE


Vendola: "Posso essere l'Obama bianco ho già spiazzato i cecchini dei dossier"

Il Governatore pugliese e leader di SeL: spariglierò il centrosinistra. "D'Alema dice che ci sono politici - poeti migliori di me? Una cosa è sicura: i prosatori del Pd dovranno pur fare un rendiconto, visto che il loro genere letterario ha portato solo sconfitte.

di GOFFREDO DE MARCHIS - http://www.repubblica.it
Vendola: "Posso essere l'Obama bianco ho già spiazzato i cecchini dei dossier" Nichi Vendola.

ROMA, 25 luglio 2010 - Se lo paragonano a Barack Obama, se lo chiamano l'Obama bianco, non si schermisce: "È una definizione sconfinatamente lusinghiera. Il presidente americano ha rappresentato la corsa di un outsider. Ha sparigliato nelle primarie, come vorrei fare anch'io, i giochi di palazzo del grande partito democratico. Ha usato un suo svantaggio apparentemente incolmabile, il fatto di essere nero, di venire da una certa periferia, capovolgendolo in un elemento di consenso". Nichi Vendola prende molto sul serio la sua candidatura a leader del centrosinistra. E non lo fa certo da solo. Per dire: mercoledì sera a Roma c'erano più di tremila persone sedute sul prato ad ascoltare il suo dibattito alla festa di Sinistra e Libertà.


Presidente Vendola, perché ha lanciato la sfida così presto, "fuori contesto" dice Bersani? Non è anche un tradimento al mandato pugliese ottenuto appena 4 mesi fa?
"Per me era importante rendere esplicita questa opzione che se posso dirlo non è solo una mia libera scelta, ma espressione di una connessione sentimentale con un popolo. Ed è un impegno che esalta il mio lavoro in Puglia. Il contrario di una fuga. Era anche importante farlo perché altrimenti una candidatura che cresceva nelle cose e nelle piazze ma che io non ufficializzavo mi esponeva a essere facile target per i cecchini. Mi sono fatto un po' le ossa e so che la lotta politica si può fare con i dossier, i gossip, la diffamazione. Una candidatura esplicita ridimensiona questi rischi. Oggi infatti renderebbe evidente il carattere strumentale di certi attacchi, come è successo nelle primarie pugliesi. Allora, il tentativo di coinvolgermi in un'inchiesta assurda incontrò una reazione straordinaria della gente".

Sta dicendo che il centrosinistra potrebbe fare a lei quello che il Pdl ha fatto a Caldoro in Campania?
"Io parlo della cattiva politica, che sta dappertutto. A sinistra e a destra".

Non la spaventa la definizione di Obama bianco, che alcuni usano con sarcasmo?

"Mi lusinga. Quando la politica diventa un incontro forte con la vita e con le sue domande allora si ha davvero la percezione che sia il campo dell'alternativa. È l'ingresso del principio speranza di Ernst Bloch, è l'utopia di Altiero Spinelli capace di immaginare al confino il manifesto del federalismo europeo. È uno sguardo sul futuro. Così è andata in America".

Ma questa è l'Italia.
"In Puglia ha funzionato, può funzionare in tutto il Paese. La Puglia è uno dei laboratori della destra, è il luogo del tatarellismo. Qui non ho sconfitto una destra qualunque, ma una politica con una classe dirigente qualificata".

Cosa vuole dire quando parla di nuovo "racconto", di una diversa "narrazione"? D'Alema ironizza su queste suggestioni.

"Non parlo di letteratura, non penso mica a Cesare Pavese. Vuole un esempio concreto?".

Sì.
"Quando una parte del Pd ipotizza che per battere Berlusconi si può fare un governo con Tremonti ferisce a morte la possibilità di uno sguardo autonomo, di un pensiero originale. Tremonti ha trasformato l'Italia in uno stato sudamericano, ne ha fatto uno dei Paesi più squilibrati socialmente e più ingiusti al mondo. Ma il ceto politico vive dentro il Palazzo e cerca le forme dell'estromissione del sovrano senza rendersi conto che il punto è mutare la cultura del regno".

D'Alema dice che se la politica è poesia, beh ci sono poeti migliori di lei...

"Una cosa è sicura: i prosatori del Pd dovranno pur fare un rendiconto di questi anni visto che il loro genere letterario ha portato solo sconfitte".

L'unico ad aver battuto due volte Berlusconi è stato Prodi. Un personaggio molto diverso da lei, un moderato.
"Prodi ha rovesciato alcuni modelli di lotta politica. A me piaceva il tono elevato del suo discorso antipopulista. Mi piaceva la costruzione di una leadership per strada rompendo l'autoreferenzialità del ceto politico. Per me è un esempio da guardare con molta attenzione. Ma non c'è un prototipo e l'idea che si vince solo giocando al centro è davvero fuori tempo e fuori contesto. Appartiene al cinismo che tanto affascina il Palazzo ma ha il difetto di partorire insuccessi a ripetizione. È l'espressione di una straordinaria inadeguatezza culturale".

La Fiat dopo Pomigliano porta la fabbrica in Serbia. La sinistra ha reagito bene?

"Marchionne è uno dei protagonisti della cattiva globalizzazione per cui si mettono in competizione 2 miliardi e mezzo di operai dei Paesi emergenti e 1 miliardo e mezzo di operai dei Paesi occidentali. Una competizione la cui logica conseguenza si chiama schiavismo. In forma moderna, ma schiavismo. La destra fa il suo mestiere: difende l'accordo di Pomigliano, esulta al Senato quando si licenziano i lavoratori di Termoli. Questo è il loro racconto. E quello della sinistra? Il Pd ha prodotto o imbarazzanti e imbarazzati silenzi su Pomigliano o delicati rimbrotti metodologici sul trasferimento in Serbia".

Alla prima uscita da candidato ha definito eroe Carlo Giuliani mettendolo sullo stesso piano di Falcone e Borsellino. Un errore grave, no?
"Per fortuna esiste Youtube, esiste il sito www.lafabbricadinichi.it. Si può vedere e toccare con mano. Non ho mai messo Giuliani sullo stesso piano di Falcone e Borsellino. Ma ricordare cos'è stato il luglio del 2001, la sospensione della democrazia che ci fu a Genova, mi pare doveroso. Le cricche dello squallore agirono anche alla Diaz e a Bolzaneto e appartengono alla storia verminosa e oscura di un potere violento. Si può dire questo o è vietato?".


giovedì 22 luglio 2010

*GIU' LE MANI DALL'AREA CECCOTTI*




IN PROSSIMITA' DELLA DISCUSSIONE IN CONSIGLIO COMUNALE DI UN ORDINE DEL
GIORNO SULLA VARIANTE AL PIANO REGOLATORE SUL'AREA CECCOTTI

*IL COORDINAMENTO DEI RIFORMISTI (PSI-VERDI- RADICALI - REPUBBLICANI -
DCM)* DI CIVITANOVA MARCHE

RITENGONO DI DOVERSI ESPRIMERE SUL DESTINO DI TALE AREA.

LA CEMENTIFICAZIONE SELVAGGIA SUBITA DA CIVITANOVA IN QUESTI ULTIMI
ANNI HA COMPORTATO L'ACUIRSI DI UNA SERIE DI PROBLEMI AI CITTADINI:
DISAGI NELLA MOBILITA' URBANA, L'AUMENTO DELL'INQUINAMENTO
ATMOSFERICO, IL PROLIFERARE DI DISTORZIONI PERICOLOSE DEL MERCATO
IMMOBILIARE, LA CRESCITA DI INTERE AREE URBANE IN ASSENZA DI SPAZI
VERDI FRUIBILI, LA
COMPARSA DI "ENCLAVE" DI VERO DEGRADO CIVILE,
PRESUPPOSTO DI PERICOLOSE TENSIONI SOCIALI.

NOI CONSIDERIAMO L'AREA CECCOTTI COME IL PRINCIPALE BALUARDO NEI
CONFRONTI DI UN ULTERIORE DEGRADO DEL TESSUTO URBANO E BANCO DI
PROVA PER UN FUTURO DIVERSO DELLA CITTA'.

SE L'AREA CECCOTTI E' IL CROCEVIA DEI PROBLEMI ACCENNATI SOPRA, IL SUO
CORRETTO UTILIZZO COME CERNIERA, ZONA DI COLLEGAMENTO TRA UN CENTRO
CHE NON DEBBA ESSERE ULTERIORMENTE STRANGOLATO DAL TRAFFICO NE
EMARGINATO DA VIE DI COMUNICAZIONE CHE VENGANO DA FUORI E PORTINO
ALTROVE E'
L'INTERESSE PRINCIPALE DI TUTTI I CIVITANOVESI, QUESTO INTERESSE SI
CONCRETIZZA SECONDO NOI, SENZA SE E SENZA MA, SOLTANTO SE L'AREA VIENE
UTILIZZATA COME TERMINAL DI INTERSCAMBIO TRA LA

*METROPOLITANA LEGGERA DI SUPERFICE*,

GLI AUTOBUS URBANI ED INTERURBANI CON IL LORO TERMINAL;
OPERE PRIORITARIE PIÙ CHE LA CREAZIONE DI PARCHEGGI PER LE AUTO.

FONDAMENTALE E' ANCHE LA SALVAGUARDIA DELLA MEMORIA STORICA IN ESSO
CONTENUTA, CON LA VALORIZZAZZIONE DELLE STRUTTURE EX INDUSTRIALI COME
LA FORNACE.

QUESTO, NON COMPROMESSI CORPORATIVI ED AL RIBASSO, TRA L'ALTRO
SCONFITTI IN PARTENZA, E' CIO' CHE PROPONIAMO A TUTTE LE FORZE CHE NEL
CENTROSINISTRA E NELLA CITTA' VORRANNO, DA DOMANI, CONTINUARE A
BATTERSI, IN OGNI SEDE, POLITICA, SOCIALE E GIUDIZIARIA, PER UN
DESTINO DIVERSO DELL'AREA CECCOTTI DA QUELLO
CHE LA GIUNTA DI DESTRA SI APPRESTA A DARGLI.

Civitanova Marche, li 22 Luglio 2010


Ivo Costamagna
Per COORDINAMENTO CITTADINO DEI RIFORMISTI (PSI- VERDI - RADICALI - MRE - DCM)

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www.partitosocialista-mc.org
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