lunedì 28 novembre 2011

*L'Amministrazione Comunale di Civitanova taglia i pezzi "scomodi" della storia migliore della città*



*COMUNICATO STAMPA*

L'Ammistrazione Comunale di Civitanova taglia i pezzi "scomodi" della
storia migliore della città_

Lettera aperta al sindaco Mobili_

Nel leggere i resoconti della manifestazione per il Centenario dell'ATAC
una frase del Sindaco Mobili mi ha particolarmente colpito e, cioè,
quando afferma che "l'ATAC è di tutti gli amministratori che hanno
contribuito a farla crescere e dell'intera città".
Non è così caro Mobili, o perlomeno non è così che ti sei comportato tu
e la tua Amministrazione.
Una drammatica coincidenza ha fatto si che il giorno stesso in cui ti
accingevi a celebrare e banchettare, tre ex-sindaci, tutti quelli
ancora viventi, e cioè il sottoscritto, Augusto Frinconi e Barbara
Pistilli,
si ritrovassero al mattino al funerale di Gian Mario Perugini.
Gian Mario oltre ad essere stato Amministratore dell'ATAC è stato
anche assessore al Comune di Civitanova Marche. Non un manifesto
dell'Amministrazione, nè un amministratore in carica era presente in
quella piazza stracolma a rendergli l'omaggio istituzionale che gli era
dovuto.
Sì caro Mobili, si tratta di un atto dovuto e non discrezionale nei
confronti di chi, come Perugini, ha davvero contribuito a far crescere
Civitanova Marche non solo come amministratore ma anche per il suo
prestigio professionale e per la sua riconosciuta statura morale.

Oltre che il saluto estremo gli era stato negato, invece, anche
l'invito a partecipare alla festa dei cento anni dell'ATAC. Malgrado
ne abbiate tanti di ....."poteri" non riesco ad attribuirvi quello di
aver potuto prevedere la sua morte improvvisa e, purtroppo, prematura
tanto da non invitarlo così come non hai e non avete invitato quei tre
Sindaci che si sono casualmente ritrovati al funarale di Gian Mario Perugini.
Eppure anche questo non è un atto discrezionale ma obbligatorio e dovuto.
Esiste, e lo dovresti sapere, un'apposita Circolare emessa a tal
proposito nel 2003 dall'allora Presidente della Repubblica Carlo
Azelio Ciampi con la quale si ribadisce che in occasioni ufficiali,
come in questo caso, l'invito agli ex-sindaci è, appunto, un atto
dovuto.

Penserai che sto appigliandomi alla "forma".
No caro Sindaco, mai come in questo caso la forma è "sostanza", non
solo perchè lo dice un emerito Presidente come Ciampi, ma perchè in
questi 15 anni avete fatto sistematico scempio, oltre che di tutto il
resto, anche di un qualsiasi comportamento che potesse avvicinarsi
alla decenza Istituzionale.
Quando si cancellano a proprio piacimento i pezzi "scomodi" per una
parte politica della storia della città non si compie una scorrettezza
verso i soggetti interessati ma si demolisce "l'edificio" costruito da
una memoria condivisa.
Senza una memoria condivisa la città è consegnata ai "furbetti del
quartierino" e, soprattutto, viene a mancare qualsiasi progetto
credibile per il futuro.
Questo è quello che Civitanova oggi sta vivendo: la cancellazione
della memoria storica che sta opprimendo il presente e rende incerto
ed oscuro il futuro.
Questa è la responsabilità più grave che ti e vi attribuisco,
addirittura più degli scempi edilizii e della mancata trasparenza
amministrativa.

Civitanova Marche, 28/11/2011

F.to
*/Ivo Costamagna/*
Già Sindaco di Civitanova Marche - Coordinatore regionale PSI Marche

Alla conquista di Palazzo Sforza

CIVITANOVA VERSO LE ELEZIONI - Contrasti nel Pd e nel Pdl. Nascono nuove liste civiche. Centrosinistra diviso sulle primarie, centrodestra sulla ricandidatura di Mobili. Fli vuole il Terzo Polo e chiama Fini, l'Idv scalpita, l'Udc tace. Circolano diversi nomi per la corsa a sindaco

I SILENZI DI GIULIO - L’ex presidente della Provincia sta studiando da sindaco di Civitanova da circa due anni, è partito da lontano per preparare il terreno, è diventato segretario comunale del Pd e da qualche mese a questa parte si nasconde: nessun commento, nessuna intervista, neanche una parola. Si è chiuso in camera a studiare per l’esame finale e – ne siamo convinti – si sta preparando in modo certosino e in particolare sta preparando con estrema cura l’aspetto comunicativo. Uscirà al momento più opportuno, intanto fa esporre gli altri, con la speranza che qualcuno rimanga scottato. Lui vuole fare il sindaco ma non si può permettere un’altra sconfitta dopo quella alle Provinciali del 2009 contro Franco Capponi. Altrimenti sarebbe lui a bruciarsi…

PRIMA LE PRIMARIE! – Il primo sostenitore è Giorgio Berdini(Pd) che ha lanciato il progetto Civita Nova, le primarie delle idee ,per le quali aveva già raccolto oltre 400 firme ad inizio settembre. Le primarie sono fortemente sostenute dal movimento che vede a capo l’ex sindaco Ivo Costamagna, La Nostra Civitanova (con Psi, Verdi e lista Centioni), da Cultura, Progresso & Libertà e dalla Federazione della Sinistra che ha già individuato il proprio candidato: il medico di base Tommaso Claudio Corvatta. Restano alla finestra Sel e Idv, ma soprattutto bisogna convincere l’intero Pd che al momento non appare affatto unito. E oltre a quello di Silenzi circola anche il nome del consigliere Stefano Ghio come possibile candidato.

L’IDV SCALPITA - Il triumvirato David Favìa-Paola Giorgi-Giovanni Torresi ha stretto un’ intesa elettorale con l’Ancora e la Civica di Antonio Recchioni e sembra orientato alla candidatura alle primarie della giovane Laura Torresi. Il triumvirato è convinto che – sulla scia delle Provinciali – il centrosinistra conquisterà anche il Comune di Civitanova e vorrebbe avere un certo peso anche qui (Comune dove non è mai stato rappresentato). I dipietristi osteggiano la candidatura di Silenzi vedendolo come un accentratore. Ma magari si sta studiando anche per questo.

INCOGNITA UDC - Cosa faranno i centristi? Per ora governano con il centrodestra di Mobili. Idv, L’Ancora per Civitanova e La Nuova Città chiedono la riproposizione del Modello Marche che ha portato alla vittoria sia in Regione che in Provincia. Un’idea che di certo non piace alla Federazione della Sinistra, mentre il silenzioso Pd non esce ancora allo scoperto (nessuna parola neanche dal coordinatore comunale dell’Udc, Antonio Carosone) . Ma come non ricordare il grande sostegno dato a Pettinari dall’ex presidente Silenzi durante le ultime elezioni?

GAZZANI FOR PRESIDENT! - Da destra a sinistra corteggiano i Gazzani (Franco, presidente della Fondazione Carima e il figlio avvocato Dino, anche lui molto stimato in città). In realtà il nome di Franco Gazzani ricorre ogni volta che a Civitanova si torna a votare per il sindaco e quest’anno è stato lanciato dall’Udc, nell’unica uscita elettorale dei centristi.

FINI E TERZO POLO - Solo Fli sembra davvero credere al Terzo Polo. Saranno fondamentali gli scenari nazionali ma di certo Pollastrelli e i suoi sono molto attivi a Civitanova e hanno annunciato di avere un proprio candidato sindaco (il nome resta top secret) se fallirà il progetto del Terzo Polo. Fli ha anche annunciato l’arrivo a Civitanova di Gianfranco Fini, programmato per il 6 dicembre.

“UNA NUOVA POLITICA PER CIVITANOVA” – L’Associazione Cultura, Legalità & Progresso ha firmato un manifesto in cui si auspica la nascita di una coalizione di sole liste civiche. “Ormai è evidente – si legge nella nota – l’allontanamento degli elettori italiani dai partiti. I cittadini hanno capito che i partiti non sono in grado di affrontare questa crisi economica da essi stessi causata sprecando ingente denaro pubblico e creando posti dal nulla per accontentare parenti ed amici stretti. La gestione arrogante, soffocante e per niente democratica dei partiti ha creato profonde spaccature all’interno delle componenti politiche civitanovesi. Leggiamo dei profondi malumori dei vari iscritti che non vogliono sottostare alla gerarchia asfissiante e richiedenti più democrazia interna, sia nel centro destra che nel centro sinistra. Per non parlare dei nomi circolanti dei probabili candidati sindaci: tutti di vecchia data e antichi costumi. Pertanto ci auguriamo che tra i tanti poli che si presenteranno alle prossime elezioni comunali di Civitanova possa nascerne uno che abbia all’interno soltanto liste civiche, privo di qualunque partito. Sappiamo tutti che ci sono brave ed oneste persone di destra e di sinistra, speriamo che queste persone si uniscano per andare “oltre” le becere ideologie e per concentrarsi sugli obiettivi e con la ferma volontà di risolvere i problemi della nostra Città”. Firmato, il consiglio direttivo CLP: De Mattia, Streppa, Belluccini, Palmarucci, Archeri, Nardozza, V.Palmarucci, Archeri, Bianchini, Lippo, Maggini, Anzuinelli, Maggini, Bellini, Romiti, Gasparrini.

NEL PDL TUTTI ASPETTANO MOBILI E …MARINELLI - L’impressione è che nessuno farà il primo passo finchè l’attuale sindaco, Massimo Mobili, scioglierà le riserve sulla sua ricandidatura. Fatto sta che Erminio Marinelli, ex sindaco e oggi portavoce del Pdl in Regione, ha fatto più volte capire di non gradire un eventuale “Mobili bis”. Il centro destra, così come il centro sinistra, appare tutt’altro che coeso . Lo stesso Marinelli starebbe pensando di far correre da sola la sua lista civica “Insieme per Civitanova” proponendo come candidato sindaco Claudio Morresi, attuale vice di Mobili. Come possibile candidato sindaco del centro destra circola anche il nome di Umberto Marcucci, già presidente del Consiglio provinciale. E recentemente è nata anche la lista “Idea Civitanova” fondata dai politici vicini a Ottavio Brini: Corallini, Marzetti, Carassai.

IL TROIANI FURIOSO - Fausto Troiani, coordinatore comunale del Pdl, è un fiume in piena: “Ritengo – scrive – che ci sia una disaffezione a livello nazionale e, quindi, locale, nei confronti dei partiti “storici”; ecco perché si è visto il pullulare di partitini inespressivi ed insignificanti in termini di “valori”, ma fortemente attraenti e magnetici a livello di “protesta”. In un momento come questo, di profonda crisi economica, si accentua ancora di più la crisi dei valori, spesso e volentieri disconoscendo il “senso di appartenenza”. Ecco perché ci si riferisce sempre meno ai singoli partiti e sempre di più agli schieramenti : centrodestra e centrosinistra. Detto ciò ritengo che anche a Civitanova, alle prossime amministrative, ci sarà un proliferare di liste civiche, dall’una e dall’altra parte; sicuramente quello che farà la differenza sarà la serietà e la coerenza dei candidati perché gli elettori ci conoscono. Tornando al Pdl, non è assolutamente vero che sia diviso : l’unanimità per la mia elezione a coordinatore lo ha dimostrato; chi ha deciso di non iscriversi (il riferimento è a Marinelli, ndr) è fuori e non può parlare né per il Pdl, né per il centrodestra. La prima settimana di dicembre si terrà il congresso cittadino per l’elezione del coordinatore votato dagli iscritti, che sia io o chiunque altro, avrà pieni poteri per parlare di candidature, programmi, alleanze e per far rispettare norme e regolamenti; allora chi starà fuori sarà solo un interlocutore, chi starà dentro dovrà attenersi ad una etica comportamentale ben precisa”.

PIERPAOLO SPEAKER’S CORNER - Si parla di elezioni e di molto altro nell’attivissimo gruppo facebook Civitanova Speaker’s Corner. Sembrano essere due gli utenti più attivi: il fondatore Pier Paolo Rossi (Pd) e il presidente del Consiglio comunale Pierpaolo Borroni. Tra i due si leggono confronti molto accesi, come quello sui costi della macchina amministrativa dopo l’inchiesta di Cronache Maceratesi che ha messo a confronto Macerata e Civitanova (leggi l’articolo). “18.246 euro l’anno per sparare cazzate…” scrive Rossi a Borroni, che risponde: “Mai come le tue Compagno Pier Paolo Rossi , membro del Coordinamento del PD di Civitanova Marche. E invece Silenzi il tuo capo che prende 3.600 euro di vitalizio al mese da 10 anni? Lui li merita Rossi? Io un vitalizio non lo prenderò mai…”. Ed è solo l’inizio. In vista del voto di maggio, la campagna elettorale è iniziata, anche su facebook.

PROGRAMMA ASSEMBLEA CONGRESSUALE NAZIONALE DEL PSI




VENERDI’ 2 DICEMBRE
Ore 16:00 Prologo. Saluti delle autorità locali, Fabrizio Martini , Sindaco di Fiuggi e
Danilo Iafrate, Segretario Provinciale Frosinone
Ore 17.00 Apertura e presentazione dell' Assemblea Nazionale Congressuale,
Giada Fazzalari, Ufficio Stampa Psi e Claudia Bastianelli, Segretaria Nazionale FGS
Ore 17.30 Relazione del Segretario Nazionale del PSI, Riccardo Nencini
Ore 18.15 Intervento di Rita Cinti Luciani, Sindaco di Codigoro (FE) Responsabile
Nazionale Pari Opportunità Psi
Ore 18.30 Intervento del Segretario Nazionale del PD, Pier Luigi Bersani
Ore 19.00 Intervento del Segretario Generale UIL, Luigi Angeletti
Sarà presente il Presidente di Sel, Nichi Vendola
Nel corso della sessione sono previste comunicazioni di:
Alessandro Cecchi Paone, giornalista, docente universitario.
Ore 21.00-23.30 II Sessione: Dibattito Congressuale





SABATO 3 DICEMBRE
Ore 9.00 III Sessione: Dibattito Congressuale
Ore 10.00 “Un secondo repubblicanesimo”
Relatori: Massimo Teodori, Giornalista e Scrittore
Gianluca Sgueo, Giornalista
Ore 11.00 Intervento del Presidente Udc - Intervento del Presidente
UDC, Pier Ferdinando Casini
Ore 12.00 “Fare, creare, innovare”
Relatori: Vito Gamberale, Manager
Giulio Sapelli, Docente e storico dell’economia
Nel corso della sessione sono previste comunicazioni di:
Silvano Miniati, Network Sinistra Riformista;
Stefano Carluccio,Direttore Critica Sociale;
Paola Muti, docente Dipartimento di Epidemiologia,
Harvard School of Public Health; Gioacchino Albanese, Manager;
Bruno Molea, Presidente AICS; Giovanni Bechelloni, docente
Facoltà di Scienze Politiche, Università C.Alfieri di Firenze;
Mario Serpillo, presidente UCI; Stefano Caldoro, Presidente
Regione Campania; Cinzia Dato; docente di Sociologia dei
fenomeni politici, Università del Molise;
Ore 15:00 IV Sessione: Dibattito Congressuale
Ore 16.00 “ Più Europa, Meno Destra ”
Relatori: Costantinos Botopoulos, PASOK,
Presidente della Commissione greca
per i Mercati Finanziari
Zita Gurmai, Presidente Donne PSE;
Luca Cefisi, Ufficio di Presidenza PSE.
Ore 16.45 “Il futuro nella terra del sapere”
Relatori: Daniela Brancati, Giornalista e Scrittrice.
Francesco Vitucci,ADI, Associazione Dottorandi e
Dottori di Ricerca italiani
Ore 17.30 “Merito e inclusione”
Relatori: Antonio Guidi, Presidente Istituto Italiano di
Medicina Sociale
Carlo Puca, Giornalista e Scrittore
Ore 18.30 “La rivoluzione del buonsenso”
Relatori: Luigi Covatta, Direttore di Mondoperaio
Intervengono:
Giacomo Portas: Deputato, Indipendenti PD-Moderati
Angelo Bonelli, Presidente della Federazione dei Verdi
Mario Staderini,Segretario dei Radicali
Nel corso della sessione sono previste comunicazioni di:
Angela Doronzo, docente di sostegno;
Charlie Gnocchi, Disk Jockey; Toni Garrani, attore;
Valerio Zanone; Piero Marrazzo, giornalista;
Pia Locatelli, Presidente Internazionale Socialista Donne;
Rino Formica, Presidente “Socialismo è Libertà”;
Mariella Dionisi Magi, Presidente Associazione “Memoria”;
Cristiano Zagari,Presidente Sinistra Europea e Direttore
Editoriale di Semestre Europeo; Ugo Intini, giornalista e
Scrittore, Gim Cassano, Presidente Associazione “LibLab”;
Michele Achilli, Presidente Onorario Istituto per la Cooperazione
Internazionale; Loreto Del Cimmuto, Direttore Lega Autonomie
Locali;
H 21.00 - 23.30 V Sessione: Dibattito congressuale





DOMENICA 4 DICEMBRE
Ore 9.00 VI Sessione: Dibattito Congressuale
Ore 10.00 “La cittadinanza nello stato laico”
Relatori: Giulio Giorello,Docente e Filosofo
Beppino Englaro, Presidente Associazione “Per Eluana”
Gennaro Acquaviva, Presidente Fondazione
Socialismo
Videomessaggio di Pietro Ichino, Senatore PD
e giuslavorista
Ore 11.00 Intervento della Segretaria Generale della CGIL
Susanna Camusso
Ore 11.30 Intervento del Sen Carlo Vizzini, Presidente
Commissione Affari Costituzionali
Ore 12.00 Conclusioni del Segretario Nazionale del Psi,
Riccardo Nencini.
Nel corso della sessione sono previste comunicazioni di:
Michele Santoro, Giornalista;
Valerio Spigarelli, Presidente Unione Camere Penali;
_____________________________________________________
Per Informazioni e Organizzazione:
Giada Fazzalari: 366/1645143 – uff.stampa@partitosocialista.it
Emanuele Pecheux: 3394685054

*Il P.S.I. al 2%- Sondaggio Tecné dell’Unità.*




Il P.S.I. al 2%- Sondaggio Tecné dell’Unità. 30 ottobre 2011

Prosegue costante il trend di crescita del P.S.I. Il muro del 2% è stato raggiunto. Dal 0,5 all’0,8, per arrivare all’1,0 per poi, negli ultimi mesi, passare in poco tempo all’1,3 quindi all’1,5, all’1,7 di qualche settimana fa e infine al 2,0 %.

L’andamento costante di crescita, senza alcuna flessione e confermato ormai da diversi istituti di sondaggi testimonia quanto sia attuale e valido il messaggio ideologico e politico proveniente dal mondo Socialista.

Riportiamo testualmente la nota tratta dal sito ufficiale del P.S.I.
“Secondo L’istituto Tecnè che pubblica nell’edizione di oggi dell’
Unità un sondaggio sulle intenzioni di voto degli italiani effettuato tra il 25 e il 27 ottobre scorsi, il Psi si attesta al 2% dei consensi, esattamente il doppio di quanto ottenuto nelle elezioni politiche del 2008. Occorre osservare che, da quando Tecnè ha iniziato i rilevamenti mensili, ovvero dal dicembre dello scorso anno, il Psi, unico tra i partiti cosiddetti minori, nonostante il perdurante e clamoroso oscuramento mediatico che stampa e televisioni gli riservano, mantiene ed incrementa un trend di crescita costante (+ 0.8% rispetto a dicembre 2010).

Il sondaggio pubblicato oggi inoltre segnala che si è notevolmente allargata la forbice tra il csx e il cdx. Secondo Tecnè infatti il csx oggi è in vantaggio di ben 11 punti sulla coalizione di governo, mentre il terzo polo, nel suo complesso, è stimato al 13%.”



--
Ivo Costamagna

RIFORME. VIZZINI: NO ALL'ICI SULLA PRIMA CASA. COLPIRE LA SPECULAZIONE E L'EVASIONE FISCALE




”I socialisti ritengono che occorra utilizzare questa stagione per uscire dalle logiche dei partiti personali e tornare ai partiti delle regole, ripristinando un corretto rapporto tra elettore ed eletto”.


L’ha detto il sen. Carlo Vizzini, presidente della Commissione affari costituzionali a Palazzo Madama nel suo intervento di ieri al cinema Golden di Palermo a conclusione del convegno del Psi: ”Oltre l’appartenenza. Per una nuova primavera di Palermo”.


”E’ un modo di tornare in Europa anche dal punto di vista della politica, dopo 17 anni in cui quasi tutti i partiti hanno cambiato piu’ volte nome – ha aggiunto Vizzini – passando dagli animali, alle piante, agli alberi e agli arbusti, per ricollegarsi invece con le grandi correnti di pensiero che caratterizzano il Parlamento europeo e quello delle grandi nazioni che hanno fondato l’Europa nelle quali sono i leader che cambiano nome e non i partiti”.


”Per queste ragioni – ha concluso il parlamentare del Psi – i socialisti chiedono al governo una politica economica e finanziaria che smetta di tartassare i soliti noti e colpisca invece le rendite, la speculazione e l’enorme evasione. E’ necessaria una patrimoniale sulle grandi ricchezze e una legislazione che tassi tutte le plusvalenze, senza gravare di nuove imposte i possessori di un unico appartamento.


Bisogna studiare agevolazioni fiscali per quelle aziende cosiddette labour-inclusive e occorre anche che il governo si caratterizzi come istituzione laica, senza cedere a tendenze confessionali”.

PSE. LA CONVENZIONE DI BRUXELLES




E' in pieno svolgimento a Bruxelles e terminerà in serata la Convenzione del Pse, caratterizzata da workshops, incontri e dibattiti sull'attuale situazione politica e finanziaria dell'Europa e sui programmi e le prospettive del socialismo continentale. In mattinata si è svolto il vertice dei leaders del Pse a cui ha partecipato Luca Cefisi.


Presenti numerosi leader socialisti europei, tra cui il capogruppo all'europalrmento Martin Schulz, il cancelliere austriaco Freymann, il nuovo segretario del partito socialista portoghese Antonio Josè Seguro.Al centro della discussione l'importanza di unire il rigore di bilancio con misure di crescita e di protezione sociale, senza le quali nessuna uscita dalla crisi sarà possibile


Per Riccardo Nencini: "La coppia Merkel – Sarkozy diventa ogni giorno di più totalmente inadeguata e sempre più ridicola. La situazione economica europea è così drammatica, che questa coppia di ‘gemelli” non può pensare di risolverla da sola. “Bisogna, piuttosto- ha osservato Nencini- mettere all’ordine del giorno da una parte gli Eurobond, dall’altra pensare ad un’Europa più coesa e per farlo – ha aggiunto il Segretario- bisognerebbe dare l’opportunità ai cittadini europei di eleggere il presidente della commissione europea, tramite voto libero e diretto”. “Solo così- ha concluso- con un presidente scelto direttamente dai cittadini, si può pensare di costruire un’Europa più politica e coesa”.



Molto attiva la presenza della nutrita delegazione del Psi guidata da Pia Locatelli, presidente deIl' IS donne e da Luca Cefisi dell'ufficio di presidenza del Pse e composta gli attivisti italiani del Pse Carmine Iuliano, Monica Ricci, Carlo Besostri, Leonardo Rafat, Enrico Tricarico, Vincenzo De Bonis, Federico Fontana e Marco BrandolinDa registrare che nel corso del Consiglio generale che lo scorso venerdì ha eletto Serghei Stanishev presidente ad interim, il segretario generale del Pse Philip Cordery ha posto la questione della rappresentanza italiana nel Pse: "i partiti italiani membri sono i Ds ed il Psi ed i rispettivi leader sono Pierluigi Bersani e Riccardo Nencini.


Bisogna trovare una soluzione - ha detto Cordery- perche’ i Ds non esistono piu’ e il Pd e’ un partner ma non ha diritto di voto". Nel pomeriggio di oggi, Pia Locatelli, presidente dell'Internazionale Socialista donne modererà il dibattito promosso dalla FEPS (Fondazione europea di studi progressisti) e dal Renner Institute: Il Sistema dei Partiti Transnazionali, al quale interverranno docenti delle Università di Antwerp, Leeds, Birmingham, Libera Università di Bruxelles e un rappresentante dell' SPD.

venerdì 25 novembre 2011

Augurissimi Compagno Costamagna !!!

Augurissimi Compagno Costamagna !!!

Buon Compleanno !













Lo staff editoriale del PSI
(Federazione Provinciale di Macerata)




Il Socialismo europeo e globale di fronte a sfide epocali

di Carlo Felici


La sconfitta dei socialisti spagnoli è sicuramente un segnale d'allarme significativo non solo in merito alle prospettive del socialismo europeo, ma anche per quanto riguarda una seria politica di contrasto alle tendenze neoliberiste imperanti e al monetarismo sempre più spiccato della BCE.


E' altresì un indicatore importante della crisi del socialismo a livello globale?


Non sembrerebbe proprio. Innanzitutto rileviamo che, pur essendo battuto con un largo margine, il PSOE spagnolo conserva circa un 30% dei consensi e tale è sicuramente, rispetto ad altri partiti riformisti specialmente di area italiana, una percentuale ragguardevole. In secondo luogo c'è da notare che tale calo di consensi è più dovuto ad una disaffezione interna del suo elettorato che ad una valida alternativa presentata dal suo partito antagonista. E' stata quindi una sconfitta segnata duramente dal fattore “delusione”.


Il leader dei popolari spagnoli ha infatti conquistato una maggioranza assoluta praticamente senza promettere nulla, con un semplice, perdurante ma convincente.. “vedremo”, mentre i socialisti scontano due errori clamorosi.


Il primo è stato quello di non sapere interpretare le nuove sfide della crisi economica attuale, dimostrandosi incapaci di fornire risposte e tanto meno spiegazioni adeguate al loro elettorato. La conseguenza di ciò è stata che non si è avuta più la percezione di un distinguo netto tra politiche di sinistra e quelle di destra. Due casi sono emblematici in tal senso nelle politiche di Zapatero: il congelamento delle pensioni e una riforma dello Statuto dei lavoratori altamente penalizzante, imposta dall'alto senza cercare un minimo di concertazione o di consenso per una maggiore flessibilità tra i lavoratori. A ciò si aggiunga uno spiccato “laicismo” che è arrivato fin quasi allo scontro frontale con la Chiesa Cattolica, tradizionalmente ben radicata in Spagna.


Ma il fattore “disoccupazione” ha sicuramente pesato ancora di più, dato che la Spagna è oggi in Europa la nazione con un numero di disoccupati tra i più elevati.


In tale contesto, così come in altri, recuperare un terreno di dialogo con la protesta crescente degli “indignados” era non solo necessario ma sicuramente indispensabile per contenere almeno la perdita progressiva di consensi. Si è avuto invece l'esatto contrario: la crescita esponenziale della divaricazione tra governo socialista e movimenti di piazza.


Il movimento degli “indignati” ricorda un po' quelli anarchici della guerra civile spagnola: la FAI, il CNT, con le istanze libertarie, partecipative e la tendenza all'autogestione, ma senza quella organizzazione territoriale che si ebbe allora, anche se con una spiccata critica dell'apparato compromissorio verso il capitale e le politiche neoliberiste.


La protesta degli “indignados” però non è confluita in una vera e propria proposta alternativa di governo e di gestione dell'economia, e si è limitata alla “pars destruens”, esattamente come certi altri movimenti partecipativi che rimettono in primo piano la necessità dell'esercizio della democrazia diretta, senza però andare in profondità e spiegare come e quando potersi sottrarre validamente al tutoraggio dei grandi potentati economici oggi dominanti in Europa e nel mondo. L'invito al non voto è stato da parte di tali movimenti, sul cui coordinamento in rete alcuni sollevano vari dubbi in merito alla questione che siano in una certa qual misura eterodiretti più che spontanei, l'elemento infine più efficace e dirompente che ha causato la sonora sconfitta dei socialisti.


Dice tutto la seguente dichiarazione di uno di loro: Ignacio, un avvocato di 37 anni: «Io lo so che in fondo non è tutta colpa di Zapatero questo disastro. Il punto è che anche lui è un fantoccio nelle mani di qualcun altro: i banchieri, il Fondo monetario, la Commissione europea. Mi dispiace per come è andata con lui. Però è la dimostrazione che la politica in Spagna non ha bisogno di super eroi ma di gente semplice che si dedica alle piccole cose».


Il punto però è anche un altro: con la vittoria folgorante della destra, che fine farà questa “gente semplice che si dedica a piccole cose” non lo sappiamo di sicuro, ma una cosa certamente c'è da aspettarsela: che essa subisca, in Spagna come altrove, ulteriori e più numerosi tagli ai servizi e alle opportunità che già sono fortemente in crisi o scarseggiano fino a sparire del tutto.


L'incapacità da parte degli “indignados” di compenetrarsi validamente nel processo di rinnovamento politico, civile e sociale, fino ad entrare con prepotenza negli apparati di partito della sinistra e l'incapacità di quest'ultima, e soprattutto del PSOE, di andare incontro validamente a tali istanze innovative, fino a rimettersi in discussione e trasformarsi ulteriormente dall'interno, ci danno la misura della sommatoria di errori che hanno portato ad una sonora sconfitta.


Sono gli stessi della sinistra riformista italiana nei confronti dei “grillini” che hanno contribuito alla “grulleria” della sconfitta in alcune nostre regioni.


Ma è davvero possibile reagire alle politiche neoliberiste, oppure la sconfitta dei socialisti spagnoli e di quelli greci dimostrano che, in realtà, nell'ambito degli schieramenti tradizionalmente maggioritari in Europa, ed in particolare in quelli socialisti, nulla di nuovo e di valido si può ormai proporre, nemmeno per arginare o ridurre l'impatto rovinoso dell'economia sulla politica?


Essenzialmente un dato emerge con sempre più chiarezza.


Nell' eurozona in cui manca una valida direzione fiscale e politica delle iniziative monetarie della BCE, ad essere penalizzati sempre di più appaiono i partiti di sinistra, in particolare quando agiscono senza un coordinamento continentale e, seguendo in buona parte interessi nazionali, in ordine sparso. In altri paesi come la Danimarca tuttora fuori dell'eurozona, le cose vanno diversamente. Evidentemente la sovranità monetaria rappresenta un vantaggio per chi propone un programma basato su investimenti pubblici, energie rinnovabili e fondi a educazione e sanità. E questo dovrebbe spingerci seriamente a riflettere sulla opportunità quanto meno di rinegoziare presenza e ruolo nell'ambito dell'eurozona, specialmente considerando come essa sia sempre più proiettata verso una centralità economica e finanziaria continentale e tedesca, e sempre meno orientata verso una valida sponda di cooperazione e di sviluppo nell'area mediterranea.


L'unico continente in cui il Socialismo, nei suoi vari e molteplici aspetti, vince democraticamente e liberamente appare oggi il Sudamerica, a causa di una concomitanza di fattori positivi:


La situazione dissestata delle economie dei Paesi dell’area, dovuta in gran parte alla crescita del debito estero e all’adozione del modello neoliberale ha determinato una forte reazione politica che ha visto coinvolti movimenti e personaggi che, dalla opposizione militare e guerrigliera, hanno saputo reinterpretare il loro ruolo e conquistare validamente quei consensi che hanno consentito loro di vincere le competizioni elettorali . Questo anche grazie alla revisione ideologica di alcuni partiti di sinistra, che ha permesso loro di abbracciare una fetta più ampia dell’elettorato. La capacità dei partiti e degli esponenti di sinistra di attrarre il voto di persone che non avevano mai votato prima è avvenuta soprattutto grazie al forte richiamo simbolico di alcuni candidati presidenziali.


Naturalmente tutto ciò è stato favorito dalla grande disponibilità di materie prime, dalla nazionalizzazione del loro sfruttamento e dall'incremento di rapporti con i paesi emergenti dell'area BRIC, in particolare con la Cina.


Nel Mediterraneo non è impossibile realizzare un ponte con il Sudamerica, e soprattutto con quei paesi emergenti che validamente hanno come comune obiettivo la riduzione della povertà e delle disuguaglianze. Programmi come Chile solidario, Fame zero in Brasile o le Misiones venezuelane si concentrano sulle fasce più deboli della popolazione, cui si propongono di offrire – tramite una serie di sussidi – una risposta alla fame, all’analfabetismo, all’emergenza medica. Lo Stato torna ad avere un ruolo centrale anche nell’economia. Ciò non sorprende, dato che anche un recente sondaggio di Latinobarometro ha confermato che i latinoamericani non hanno molta fiducia nell’economia di mercato e nelle imprese private. Tali politiche sarebbero cruciali per risollevare le disastrate condizioni di vari paesi della sponda sud del Mediterraneo, sottraendoli alla rovina del tribalismo, del fondamentalismo, del caudillismo e soprattutto del rischio di un caos sociale e politico permanente dovuto a conflitti endemici senza soluzione di continuità.


Un'area mediterranea di libero scambio, di progresso economico oltre che di sviluppo sociale, sottratta al nazionalismo e alla sudditanza neocoloniale, sarebbe davvero la carta vincente, soprattutto se coordinata con altre zone di analoga tendenza nei paesi emergenti e nel Sudamerica, contro quell'invadenza e quell'offensiva neoliberista e neocolonialista che, con guerre sempre più rovinose e perduranti, si sta imponendo dall'inizio del secolo, e che ha come principale scopo quello di impedire che il commercio delle materie prime, dal Mediterraneo al Medio Oriente, avvenga non più in dollari ma in euro.


Saddam e Gheddafi che commerciavano petrolio in cambio di euro sono stati eliminati soprattutto per questo motivo, e c'è seriamente da considerare che lo stesso rischio oggi corra l'Iran anche se, in tal caso, il conflitto assumerebbe le proporzioni di un vero e proprio Armagheddon.


La Spagna, però, in tale difficile contingenza globale, pur nella sua difficile situazione sociale ed economica, e nonostante la cocente sconfitta socialista, ha saputo dimostrare sicuramente uno slancio, una dignità e una credibilità in più di altri paesi “fratelli” della sponda mediterranea come la Grecia e l'Italia, e sebbene non stia sicuramente meglio di noi italiani, perché ha saputo eleggere un governo democraticamente, senza subire l'umiliazione “tutoriale” di governi “alieni e consociativi”, di fatto imposti dalla BCE.


L'Europa della BCE assomiglia molto a quella carolingia. “Spazza via” chi non si “converte” alla fede monetaristica ed inaugura un ferreo sistema di vassallaggio nei rapporti tra economia e politica. Ma non ha futuro, perché sostanzialmente autoreferenziale ed “utile” soltanto per dirottare ricchezza dai ceti medi ai grandi “feudatari bancari”.


Un' Europa mediterranea fa paura a chi vuole usare il “mare nostrum” come “base militare” di controllo dello sfruttamento delle aree più ricche di quelle materie prime destinate, nei prossimi anni, a diminuire di quantità e ad aumentare di prezzo.


Il Socialismo europeo ha quindi di fronte a sé molti nemici, proprio per il rischio che esso potrebbe rappresentare se potesse realmente coordinarsi e sfuggire al dominio delle tendenze neoliberiste e neocolonialiste. Un rischio talmente grosso da costituire una svolta epocale.


Ovvio quindi che si cerchi di sabotarne l'affermazione seminando la proliferazione di innumerevoli suoi nemici interni che abbiano come loro missione principale proprio la necessità di dimostrarne l'inefficacia, l'inconsistenza, la sudditanza ed il suo squilibrio permanente tra utopismo e massimalismo ideologico a sfondo totalitario.


Nemici ovviamente perfettamente inseriti nella gerarchia di vassallaggio con cui il totalitarismo monetaristico neoliberista si sta affermando. Nemici a tal punto tale, da arrivare a definirlo un “errore antropologico”, cioè una sorta di contraddizione intrinseca della natura umana, capovolgendo e misconoscendo completamente il senso profondo delle radici umanistiche su cui il Socialismo stesso si fonda.


L'Ecosocialismo libertario invece resta tuttora la risposta migliore che si possa dare ad una crisi che rischia di aggredire la natura umana nei suoi più intimi valori fondativi: la libertà, la solidarietà e l'uguaglianza. In un mondo sempre più minacciato dai dissesti idrogeologici, strettamente legati a quelle politiche che considerano il territorio “merce” da utilizzare per fini di profitto, esso più che un'opzione politica, rappresenta la via della sopravvivenza della specie umana e la seria possibilità di arrivare indenni alla fine di questo secolo.


Attualmente abbiamo in Italia una pericolosa alleanza tra quei tecnocrati che lo considerano una “pericolosa illusione” ed i “gerarchi ecclesiali” che lo intendono come “errore antropologico”, suffragata dall'utilizzo di partiti contenitori guidati da vecchi leader “riciclatisi” proprio per sostenerne l'inconsistenza su scala globale.


Ricostruire una prospettiva di sviluppo socialista che sia concretamente libertaria e che contrasti in primo luogo quel totalitarismo dei mercati che non premia il merito, la competitività e l'innovazione, ma incentiva piuttosto l'oligopolio, l'obbedienza e la servitù monetaria, per promuovere una alternativa di emancipazione individuale e collettiva, è molto difficile, ma non impossibile e, allo stato attuale dei fatti, non può che risultare come un impegno rivoluzionario sia nei confronti di vecchi assunti dogmatici veteromarxisti sia contro le mistificazioni dell'apparato feudale neoliberista.


Solo alcuni grandi leader che sanno smascherare le trame lobbistiche che si celano dietro certi governi, e che allo stesso tempo viaggiano, conoscono ed apprezzano le grandi tendenze innovative che emergono prepotentemente nel mondo che non subisce passivamente un modello di globalizzazione a senso unico, possono concretamente restituire anche nel nostro Paese una possibilità di riscatto nella prospettiva del Socialismo del XXI secolo.


Non è difficile, basta solo che “diventino seriamente” ciò che “sono” e, come tali, si facciano autenticamente e coraggiosamente riconoscere in ambito europeo e globale.


C.F.




Egitto, il caos detta le regole

di Pia Locatelli*


Il Cairo, 22 novembre
- Sono arrivata al Cairo per incontrare le - per la verità pochissime - candidate al Parlamento a pochi giorni dal voto, ma le ragioni della mia visita stanno venendo meno in queste ore perché il rischio che queste elezioni non si facciano è altissimo.
E’ difficile capire la complessità delle ragioni e gli intenti dei protagonisti in un momento così turbolento; altrettanto lo è dare conto di quello che è successo nei pochi mesi che ci separano dalla caduta di Mubarak. La tensione è altissima e io stessa, durante gli ultimi scontri in piazza Tahrir, sono stata costretta a preciptarmi nella cantina di un caffè per sfuggire da poliziotti e lacrimogeni. Gli avvenimenti che si sono susseguiti non hanno avuto un andamento lineare, né tantomeno pacifico, verso l’obiettivo che i militari si sono assegnati: guidare un processo di transizione verso la costruzione di istituzioni democratiche che si sarebbe dovuto compiere in sei mesi con l’elezione del parlamento, la predisposizione della Costituzione, le elezioni presidenziali...
I protagonisti di questi mesi sono numerosi e, lo dico in modo sommesso, quasi mai all’altezza della situazione. Innanzitutto lo SCAF, il Consiglio Supremo delle Forze Armate, che domina il Paese e nei fatti esprime la continuità con il vecchio regime; il governo, emanazione dello SCAF; i giovani di Piazza Tahrir, generosi e disordinati, con alcune frange violente, come purtroppo capita al di là delle intenzioni e del controllo dei più; i vecchi partiti come la Fratellanza Musulmana o lo Wafd laico, un tempo nemici, poi alleati nella coalizione “Alleanza Democratica” e di nuovo separati; i partiti più nuovi riuniti nel “Blocco Egiziano”, come i socialdemocratici, o nella coalizione “della rivoluzione che continua”, di chiaro orientamento di sinistra della quale fa parte una fetta consistente dei giovani della Fratellanza musulmana, staccatisi dalla casa madre per indisponibilità ad “ascoltare ed obbedire”, come loro richiesto. Ci sono poi i singoli indipendenti, intenzionati a candidarsi nei collegi maggioritari, soprattutto ricchi imprenditori, pare legati al vecchio regime.
Tante vicende, tanti protagonisti, certamente obiettivi diversi e poche certezze, il tutto condito con metodi lontani da un normale comportamento democratico con 12.000 civili sottoposti a giudizio in tribunali militari.
La giunta militare, guidata dall’anziano feld-maresciallo Hussein Tantawi, sembra vivere fuori dalla realtà quotidiana, incapace di interpretare i sentimenti del Paese, quantomeno della parte più coinvolta nelle vicende degli ultimi mesi (anche in Egitto c’è una maggioranza silenziosa che sta a guardare); violenta nella repressione, come nel caso della protesta dei Copti che ha lasciato qualche decina di morti nelle strade; sicuramente incapace di costruire un percorso lineare verso istituzioni democratiche.
Difficile descrivere la roadmap predisposta dai generali che hanno inventato un processo elettorale che prevede, per la sola elezione del Parlamento e della Camera Alta, la Shura, dodici appuntamenti diversi: si parte il 28 novembre e si finisce a marzo 2012, con i quasi trenta governatorati che compongono il Paese che voteranno in tre date diverse, secondo una complicata formula mista di maggioritario (30%) e di proporzionale (70%) per eleggere circa 720 persone, con una riserva del 50% dei seggi a lavoratori e contadini e almeno una donna in ogni lista. Più di 700 persone per eleggere un’Assemblea costituente di 100, di cui la metà forse, perché ancora non è certo, esterna alle due Camere, incaricata di redigere la nuova Costituzione che sarà poi sottoposta ad approvazione referendaria entro sei mesi.
Non è ancora stata fissata una data per le elezioni presidenziali, in compenso i candidati sono già in campagna elettorale. Tra i nomi più noti: Amr Moussa, ex Ministro degli Esteri di Mubarak e fino a pochi mesi fa Segretario Generale della Lega Araba; Mohamed El Baradei, ex direttore generale della AIEA, l’agenzia dell’ONU per la energia nucleare. C’è anche una donna: Bouthaina Kamel, anchor woman prima nella televisione di Stato, dalla quale si è dimessa per la censura che vi regnava, e poi conduttrice di una trasmissione molto popolare su una rete indipendente.
Insomma un processo complicato, lunghissimo e allo stesso tempo ancora indefinito nella sua fisionomia e nei tempi, nel tentativo di tenere sotto controllo un Paese che va a rotoli dal punto di vista economico e sociale (il 60% della popolazione vive con meno di due dollari al giorno).
Né il governo scelto dai militari, né lo stesso SCAF, diventato il nemico numero uno, sono all’altezza della situazione, certamente difficilissima.
Situazione che è precipitata in questi ultimi giorni perché i militari, per cercare di controllare gli esiti del processo costituzionale nel timore di una soverchiante vittoria degli Islamici, moderati e fondamentalisti alleati fra loro, si sono auto-autorizzati a cambiare le regole annunciate, da loro costruite, già complicate e lente. L’annuncio dei militari dell’auto-conferimento di poteri sovra-costituzionali per definire alcuni contenuti della costituzione, affermare un’autonomia assoluta di bilancio per le spese militari, assumere il potere di veto per leggi parlamentari riferite all’esercito, ha scatenato una reazione generale.
Da venerdì 18 novembre Piazza Tahrir, simbolo della “rivoluzione del 25 gennaio”, si è nuovamente riempita ed è costantemente occupata, momenti di protesta pacifica si alternano a violenze, trasmesse in continuazione su tutti le reti del mondo, i feriti si contano a centinaia e i morti a decine. L’incertezza domina, il governo si è dimesso e la piazza chiede un governo di salute pubblica. Per ora i militari prendono tempo nel tentativo di trovare una soluzione (o un capo di governo?) che consenta loro di continuare a controllare la situazione.
E’ difficile fare previsioni perché se i militari si sono dimostrati incapaci e preoccupati soprattutto di mantenere il potere, altrettanto confusa è la situazione dei partiti, sia islamici sia non islamici, e dei giovani, che si attribuiscono il merito della “Rivoluzione” e quindi della liberazione da Mubarak, in teoria coordinati fra loro nella Youth Union, nella pratica distribuiti trasversalmente fra i diversi schieramenti e con una presenza più numerosa nella coalizione della “Alleanza Socialista”.

E’ difficile costruire la democrazia con le richieste di piazza, così come è difficile improvvisarla o esportarla (vedi l’Iraq). E’ ancor più difficile in un Paese in cui l’analfabetismo è altissimo, oltre il 60% della popolazione è sotto la soglia di povertà, l’economia è andata a picco, la burocrazia statale continua ad essere corrotta e inefficiente, le forze armate sono da troppo tempo al potere per pensare di rinunciarci. Una situazione difficilissima da tutti i punti di vista di cui è arduo prevedere gli sbocchi.


*Presidente Internazionale Socialista Donne


*SOLIDARIETA' AL COMPAGNO IVO COSTAMAGNA ED A "LA NOSTRA CIVITANOVA" PER L'AGGRESSIONE SUBITA*




STAMATTINA SI E' VERIFICATO UN FATTO SENZA PRECEDENTI NELLA STORIA DEMOCRATICA DI CIVITANOVA MARCHE.






DURANTE UNA CONFERENZA STAMPA CONVOCATA DAL COMPAGNO COSTAMAGNA SUL TEMA DELLA "TRASPARENZA AMMINISTRATIVA" ED A CUI ERANO PRESENTI,PER L'ASSOCIAZIONE "LA NOSTRA CIVITANOVA" GIOVANNI GAROFOLO(PSI) E FRANCESCO ANNIBALI (VERDI),OLTRE, NATURALMENTE, A TUTTA LA STAMPA LOCALE, SI E' IMPROVVISAMENTE PRESENTATO NELLA SALETTA IL SEGRETARIO CITTADINO UDC E PRESIDENTE ATAC SERVIZI *ANTONIO CAROSONE*.






PRESENZA VOLUTAMENTE PROVOCATORIA E PAROLE CONFUSAMENTE INTIMIDATORIE QUELLE DI CAROSONE RIGUARDANTI IL *CASO* SOLLEVATO DALLA SUA PARTECIPAZIONE AD UN CONCORSO DEL COMUNE DI CIVITANOVA MARCHE E DALLA DICHIARAZIONE DA LUI STESSO RILASCIATA NEI GIORNI SCORSI.






L'OBIETTIVO EVIDENTE DELLA PROVOCAZIONE ERA QUELLO DI INTERROMPERE LA CONFERENZA STAMPA MA SI E' TRASFORMATO, INVECE, NELLA MIGLIORE DIMOSTRAZIONE DELLA GIUSTEZZA DELLA BATTAGLIA POLITICA CONDOTTA, ORMAI DA TANTI MESI, DA PARTE DI IVO COSTAMAGNA E DAI SOCIALISTI CIVITANOVESI SULLA *TRASPARENZA AMMINISTRATIVA*.






A LORO ED A TUTTA L'ASSOCIAZIONE "LA NOSTRA CIVITANOVA" VA LA PIU' TOTALE SOLIDARIETA' POLITICA!!






Federazione Regionale PSI




Federazione Regionale VERDI




Lista "Centioni-Civitanova"

domenica 6 novembre 2011

IL COMPAGNO "UMBERTO MORETTI" CI HA LASCIATO !

OGGI CI HA LASCIATO
IL COMPAGNO "UMBERTO MORETTI"

DECANO DEI SOCIALISTI DELLA PROVINCIA DI MACERATA ( 68 ANNI DI MILITANZA NEL PARTITO SOCIALISTA ITALIANO ) AMAVA RIPETERCI IL MOTTO DI SANDRO PERTINI : "IL MIO CUORE E' SOCIALISTA PER TUTTA LA VITA".





*
I funerali avranno luogo domani mattina, lunedi 07/11, alle ore 10,30 - Chiesa "Corpus Christi" Porto Potenza Picena, MC.

venerdì 4 novembre 2011

TESTO BOLLETTINO DELLA VITTORIA 4 NOVEMBRE


Comando Supremo, 4 novembre 1918, ore 12

La guerra contro l'Austria-Ungheria che, sotto l'alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l'Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta.

La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre ed alla quale prendevano parte cinquantuno divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una cecoslovacca ed un reggimento americano, contro settantatré divisioni austroungariche, è finita.

La fulminea e arditissima avanzata del XXIX Corpo d'Armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della VII armata e ad oriente da quelle della I, VI e IV, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria. Dal Brenta al Torre l'irresistibile slancio della XII, della VIII, della X armata e delle divisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente.

Nella pianura, S.A.R. il Duca d'Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute.

L'Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell'accanita resistenza dei primi giorni e nell'inseguimento ha perduto quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecentomila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinquemila cannoni.

I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza.

Il capo di stato maggiore dell'esercito, il generale Diaz

martedì 1 novembre 2011

PERCHE' UN ECOSOCIALISMO LIBERTARIO









di Carlo Felici

Nella confusione e nella diaspora che tuttora affliggono il variegato mondo del socialismo italiano ritrovare alcuni punti fermi di indirizzo che possano essere utili a rilanciare una identità ed una prassi condivisa da tutti coloro che avversano il modello del pensiero unico e della globalizzazione del totaliarismo neoliberista, che si impone a suon di bombe e speculazioni finanziarie, è quanto mai utile e necessario.






Utile come strumento di consapevolezza, soprattutto per capire che le crisi finanziare globali rappresentano la frattura profonda di un artificio tutt'altro che inossidabile, che esse piovono inesorabili su interi stati e popoli, specialmente i più poveri ed emarginati, non come una pioggia acida senza rimedio, di fronte alla quale solo i privilegiati possono credere di aprire l'ombrello che li mette al riparo. Ma che esse sono un fenomeno tra i più terribili e rovinosi, messo in atto scientificamente da essere umani il cui unico fine è l'uso delle risorse umane e naturali per fini di profitto.





Necessario perché se un tempo il motto era «socialismo o barbarie», oggi, debitamente aggiornato, con le attuali sfide che mettono a serio rischio la sopravvivenza di intere specie viventi sul pianeta, dovute ad un modello di sviluppo che ignora l'equilibrio tra le relazioni umane e quello tra noi e la natura, esso diventa necessariamente «ecosocialismo o suicidio globale».
L'Ecosocialismo accoglie pienamente questa nuova sfida del terzo millennio ed offre una via d'uscita al modello neoliberista imperante con la sua proposta di democrazia partecipativa e in equilibrio con la natura. Non è un modello utopistico






Come scrive il teologo e filosofo Leonardo Boff, infatti, «Tra molti progetti esistenti in America Latina come l’economia solidale, l’agricoltura organica familiare, le sinergie alternative pulite, la Via Campesina, il Movimento Zapatista e altri, vogliamo metterne in evidenza due per il rilievo universale che rappresentano: il primo è il «Ben Vivere», il secondo la «Democrazia Comunitaria e della Terra», come espressione di un nuovo tipo di socialismo...La democrazia sarà dunque socio-terrena-planetaria, la democrazia della Terra. C’è gente che dice: tutto questo è utopia. E di fatto lo è, ma si tratta di una utopia necessaria. Quando avremo superato la crisi della Terra (se poi la supereremo), il cammino dell’umanità potrebbe essere questo: globalmente ci organizzeremo intorno al “Ben Vivere”, a una “Democrazia della Terra”, alla biocivilizzazione (Sachs). Già esistono segnali anticipatori di questo futuro.»






La prospettiva dell'Ecosocialismo del XXI secolo è configurata anche nel manifesto di Michael Lowy e Joel Kovel, in cui viene rilevato, tra l'altro che «se affermiamo che il capitale è radicalmente insostenibile e si frammenta nelle barbarie appena descritte, allora affermiamo anche che è necessario costruire un socialismo capace di superare le crisi che il capitale ha provocato nel tempo. E anche se i socialismi del passato non sono riusciti a farlo, se scegliamo di non sottometterci ad un destino barbaro, allora abbiamo l’obbligo di lottare per un altro socialismo che sia capace di vincere. Allo stesso modo in cui la barbarie è cambiata in modo da rispecchiare il secolo trascorso dal momento che Luxemburg ha espresso la sua speranzosa alternativa, il nome e la realtà del socialismo devono essere quelli che richiede il nostro tempo.






Per questi motivi chiamiamo ecosocialismo una nostra interpretazione del socialismo e abbiamo deciso di dedicarci alla sua realizzazione. Vediamo l’ecosocialismo non come la negazione, ma come la realizzazione dei socialismi del primo periodo del XX secolo, nel contesto della crisi ecologica. Come quei socialismi, il nuovo si costruisce a partire dalla percezione del capitale come lavoro oggettivato e si fonda sul libero sviluppo di tutti i lavoratori o, per dirlo in altre parole, sulla fine della separazione dei lavoratori dai mezzi di produzione.»






Non possiamo più dunque considerare che possano esistere degli aggregati politici basati sulla separazione di concetti ormai talmente interdipendenti da non sussitere affatto nella loro singola consistenza specifica, se ancora considerati separatamente tra loro come socialismo, democrazia ed ecologia.
Non hanno più senso conseguentemente partiti che siano «democratici», «socialisti» o «ecologisti», separatemente, e non ne hanno in particolare, ancor di più, se non sono capaci di interagire per creare insieme delle valide alternative politiche ai modelli imperanti.






Non parliamo poi del fatto che alcuni sopravvivono usando tali «attributi» solo come mascheramento di interessi localisti, clientelari e mirati solo al controllo del territorio per fini personalistici o di mantenimento del potere di casta.
L'affermazione di un sostanziale dominio di modelli plutocratici e monopolisti è dovuto proprio in gran parte a tale fattore: si usa il profitto e la speculazione finanziaria per sovvenzionare modelli di governo che non trovano davanti a loro stessi valide alternative.






E queste ultime non vengono messe in atto perché in quella che dovrebbe risultare una opposizione credibile e attivamente impegnata a creare alternative popolari, regna sovrano il diktat del «divide et impera», spesso suffragato da una sorta di «prostituzione» con cui i cosiddetti oppositori si lasciano comprare, pur di restare divisi, inefficaci e collaterali ad un intero sistema di sfruttamento e di smantellamento dei diritti essenziali dei cittadini, i quali, spesso, sono indotti a svolgere solo un ruolo di sudditi impotenti e, quando votano, attribuiscono, nella maggior parte dei casi, il loro consenso ad un leader o ad un «contenitore partitico vuoto», privo cioè di progettualità ed efficacia.






l'Ecosocialismo richiede dunque, a tal fine, una coscienza avanzata, una capacità di attenzione ai fenomeni in atto, con strumenti adeguati di controinformazione ed una forza di mobilitazione che non sia condizionata e veicolata dalle forze politiche, sindacali ed economiche dominanti, in particolare da quegli strumenti mediatici che sono al servizio del sistema imperante.






La cultura libertaria è stata lungamente attiva nella prima metà del secolo scorso, come ricorda bene Robin Hahnel: "All'inizio del XX secolo, il socialismo libertario era una forza potente tanto quanto la socialdemocrazia e il comunismo". L'Internazionale libertaria - fondata con il Congresso di Saint Imier qualche giorno dopo la rottura tra marxisti e libertari al Congresso dell'Internazionale Socialista dell'Aia nel 1872 - si batté con successo per più di cinquant'anni contro social-democratici e comunisti al fine di conquistare la fedeltà degli attivisti anticapitalisti, dei rivoluzionari, dei lavoratori e dei membri di sindacati e partiti politici. I socialisti libertari ebbero un ruolo cruciale nel corso della Rivoluzione messicana del 1911. Venti anni dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, i socialisti libertari erano ancora sufficientemente forti da ritrovarsi alla testa di quella che sarà la rivoluzione anticapitalistica di maggior successo che le economie industriali abbiano mai conosciuto, la Rivoluzione sociale che scosse la Spagna repubblicana nel 1936-1937."






Essa purtroppo è stata in seguito fortemente messa in crisi dall'avvento dei totalitarismi, prima politici e poi economici, che, dopo averne fatto il loro bersaglio privilegiato, si sono affermati e combattuti nelle loro convulsioni distruttive, durante la seconda metà del Novecento, sia con armi potentissime sia con politiche neocoloniali e regimi imperialistici di vasta portata e che ancora sono messi in atto mediante il modello totalitario della globalizzazione a fini di profitto.






Oggi, però, tale orientamento va molto al di là di queste radici, e, grazie al particolare valore che esso attribuisce alla libertà e alla consapevolezza umana, non intesa genericamente in senso collettivo, ma a partire da ciascuna libera coscienza individuale, si rivolge validamente a tutti coloro che vogliono efficacemente lottare contro tutti i condizionamenti di carattere culturale, materiale ed economico (povertà, indigenza, emarginazione) che ostacolano sia la giustizia sociale che la libertà di ciascuno.






Un grande autore libertario come Berneri asseriva che «la libertà umana è capacità di sorpassare ostacoli, interni od esterni, e di crearsi.» Non vi è dunque un assioma ideologico alla base di un impegno ecosocialista libertario, ma semplicemente la creatività di un percorso e la capacità di scoprire in esso un'etica di condivisione non soltanto del bisogno e delle prospettive di sviluppo umano, ma anche di orizzonti e di rapporti con l'ambiente naturale, e con la biodiversità che, non l'uomo in se stesso, ma l'attuale modello di pseudo civiltà umana imperante minaccia con spietata volontà distruttiva.






Diceva un grande studioso libertario della terra come Jacques Élisée Reclus, già agli albori dello sviluppo industriale, che i fenomeni che osserviamo nella natura non vanno considerati isolatamente, ma nelle loro imprescindibili relazioni: «studiare a parte e in modo dettagliato l'azione particolare di questo o quell'elemento dell'ambiente: freddo o caldo, montagna o pianura, steppa o foresta, fiume o mare in una determinata tribù; ma è attraverso uno sforzo di pura astrazione che ci si ingegna a presentare questo particolare dell'ambiente come se esistesse in maniera distinta e che si cerca di isolarlo da tutti gli altri per studiarne l'influenza essenziale. Persino laddove quest'influenza si manifesta in modo assolutamente preponderante nei destini materiali e morali di una società umana, essa si frammischia ad una congerie di altri stimoli concomitanti o contrari nei loro effetti. L'ambiente è sempre infinitamente complesso e l'uomo è di conseguenza sollecitato da migliaia di forze diverse che si muovono in tutti i sensi, sommandosi le une alle altre, alcune direttamente, altre seguendo angoli più o meno obliqui, oppure contrastando reciprocamente la loro azione". L'uomo non è che una parte organica di un sistema complesso e variamente articolato da cui non può prescindere e in cui non può in alcun modo pretendere di imporsi.
Egli ci ricorda che stessa lotta tra le classi, che egli testimoniò partecipando alla Comune di Parigi, non è altro che «la ricerca dell'equilibrio».
Tale lotta oggi è globale per riequilibrare il mondo, e va dunque affrontata con strumenti culturali, economici e sociali globalmente avanzati.

Con questa consapevolezza ci rivolgiamo fiduciosi a tutti coloro che vorranno annaffiare questo grano di senape affinché diventi albero frondoso per restituire ossigeno alla terra, frutti e frescura all'umanità e rifugio sicuro per gli uccelli di un cielo più limpido e trasparente.

PD. NENCINI: I CONFLITTI RENDONO POCO CREDIBILE L'ALTERNATIVA DI GOVERNO








Il segretario nazionale del Psi, Riccrdo Nencini, parlando a Caltagirone, importante centro della provincia di Catania, nel corso della manifestazione a sostegno di Fortunato Parisi, presidente del Consiglio comunale e candidato socialista alle primarie di coalizione per il sindaco del centrosinistra della città, ha affermato che: "Il conflitto imploso nel Pd avrà delle conseguenze perchè rende meno credibile l' alternativa all'attuale governo. La litigiosità, infatti, "non fa farina".
Si definiscano subito - ha concluso il segretario - il programma e le regole per le primarie di coalizione".
Bobo Craxi, in una nota afferma che: " “A Firenze si è svolta una ‘festicciola’ dell’antipolitica che destabilizzerà il Pd e tutto il cenotrosinistra”.
“Le parole d’ordine - aggiunge Craxi - erano a metà strada tra Segolène Royal e la Brambilla, ma forse è meglio un dissenso chiaro e aperto tra una nuova destra mascherata da sinistra e una sinistra tradizionale, piuttosto che il vuoto, in attesa di vincere le elezioni”.

CENTROSINISTRA. DI LELLO: I SOCIALISTI PROPONGONO IDEE, NON FORMULE



Marco di Lello, coordinatore della segreteria nazionale del Psi, concludendo a Caserta i lavori del seminario regionale socialista tenutosi oggi, ha affermato che: "Il compito ambizioso che ci siamo assegnati come socialisti e' quello di dare contenuti alla coalizione che si candida a governare l'Italia, proporre idee anziche' formule. La Campania - ha proseguito Di Lello - deve tornare ad essere il traino del mezzogiorno, valorizzando anche il ruolo possibile nel Mediterraneo. Agevolazioni e defiscalizzazione per le imprese promosse da giovani e donne, garanzie per il credito, azzeramento dei contributi per i giovani con contratto di apprendistato, infrastrutture di collegamento fra e nel mezzogiorno, a partire dalla ferrovia Av/Ac Napoli Bari, esenzione dalla tasse universitarie per i figli dei cassintegrati, investimenti nella ricerca ed innovazione sono alcune delle proposte socialiste - ha concluso Di Lello - da sottoscrivere in un Patto che unisca Politica Sindacati e Imprese per uscire dalla crisi e rilanciare la Campania, il mezzogiorno, l'Italia" ha concluso Di Lello