lunedì 31 agosto 2009

ANDREOTTI, CRAXI E... PANNELLA: IL POTERE LOGORA CHI NON CE L'HA?* di Pier Paolo Segneri

La banalità del Potere

Quando aveva ventotto anni lo definivano “un giovane vecchio”. Oggi, che sono passati un bel po’ di lustri, a parte i segni naturali dell’età, non è cambiato molto. Si è come preso una sorta di rivincita personale sul tempo. Per lui, i giorni sembrano essersi mossi a ritroso: a distanza di oltre sessanta anni è ancora un giovane vecchio. Anzi, meglio, è diventato “un vecchio giovane”. Quindi, ha guadagnato altro tempo.
Il sipario del Meeting di Comunione e Liberazione si apre per la trentesima volta. Sul palco del 2009 c’è tutto quello che i convenuti si aspettano. E anche qualcosa di più: sulla scena spicca la sagoma inconfondibile di un uomo abituato a tutti gli scenari. Novant’anni compiuti, ironico, brillante, pacato nei gesti e rapido nella battuta. Più lo commemorano e più gli allungano la vita. Giulio Andreotti, il divo, ama stare al centro della scena. Se non avesse nel suo carattere una dose cospicua di questa vanità, non avrebbe fatto l’uomo politico e non sarebbe diventato un personaggio pubblico. Su di lui si sono scritte pagine e pagine di cronaca politica. Si è detto di tutto: sul suo passato, sulla sua storia, sul suo potere. Che poi, nel bene e nel male, è il passato dell’Italia, la nostra storia, il vissuto del nostro Paese. Perciò, in occasione dei festeggiamenti di Rimini, scrivere un ennesimo articolo biografico su Andreotti sarebbe da una parte scontato e dall’altra prematuro. Lui stesso, parlando di sé, ha affermato: “Non mi piacciono le biografie da vivo”. Ed ha ragione. E’ presto per le commemorazioni. Anche se – prosegue – “io sono postumo di me stesso”.
Agli albori del Pd, è stato il senatore Andreotti ad asserire con tono ieratico: “l’Italia, più che di un partito riformista, avrebbe bisogno di un partito riformatore”. Sembrava di sentir parlare Marco Pannella. Eh già! Giulio e Marco sono due opposti che si attraggono e si dividono, si sono avversati e combattuti, ma hanno avuto anche una cosa in comune. Insieme a Bettino Craxi, sono i due uomini politici italiani più anticomunisti della nostra storia repubblicana. E non nel senso di essere “contro”. Semmai in senso positivo e propositivo: Craxi in quanto socialista, Pannella in quanto liberale ed Andreotti in quanto cattolico. Tutti e tre, però, anticomunisti: Bettino più di quanto non lo fosse stato Giuseppe Saragat, Marco più anticomunista di Luigi Einaudi e Giulio più del suo maestro e mentore Alcide De Gasperi. In effetti, a pensarci bene, soltanto un insospettabile anticomunista sarebbe potuto diventare il simbolo democristiano del governo di solidarietà nazionale. Questa storica e anomala vicinanza tra Andreotti e Pannella ci offre anche il metro per leggere l’attualità politica e ci indica la misura della distanza che oggi c’è tra il progetto riformatore e laico-degasperiano della Rosa nel Pugno e l’idea catto-comunista dell’Ulivo.
In tanti, nell’ultimo mezzo secolo, senza riuscirci veramente, si sono dedicati all’arte di svelare il mistero andreottiano, di scoprirne i segreti, di comprenderlo, di stanarlo, di capirlo. Mentre solo Andreotti, come asseriva Fortebraccio, “ha capito tutto”.
Negli anni più recenti, si è cercato di rileggerlo, di rivisitarlo, di interpretarlo. Ma sempre con lo sguardo rivolto al passato o al presente. Sinceramente, a tutto questo studio, manca qualcosa. Giulio Andreotti è un vecchio giovane e ha guadagnato altro tempo. E’ forse giusto parlarne al futuro. Anche se spaventa. Anche se può stupire.
Qual è il futuro politico di Andreotti? La domanda appare come un paradosso. Del resto, il paradosso è una delle cifre che connotano il senatore a vita. A Frosinone, più che altrove, lo zio Giulio ha lasciato la propria orma amministrativa, di statista e di uomo di governo. Non a caso, il suo braccio destro, Franco Evangelisti, era di Alatri. E lui stesso è originario di Segni. Insomma, “il Presidente” ha lasciato, in Ciociaria, un segno indelebile del suo passaggio e della sua politica. Quasi tutta l’odierna classe dirigente locale di maggioranza e di opposizione, di centro e di lato, democristiana e non, moderata e riformista, conservatrice e progressista, ha assimilato le massime e gli aforismi dello Zio. In particolare, regna come un assioma la famosa battuta: il potere logora… ma è meglio non perderlo. Solo che in Ciociaria l’hanno presa troppo sul serio. E’ diventata una mentalità. E ripetono come un comandamento: il potere logora… chi non ce l’ha. Servirebbe qualcuno che spiegasse loro i limiti di quei motti di spirito. Oppure, almeno, qualcuno che svelasse loro tutta la banalità del Potere. Bisognerebbe comprendere che per reggere il peso di quel potere e di quel logoramento si dovrebbe avere, perlomeno, la stessa intelligenza di Andreotti. Che è il più intelligente di tutti. Ecco, il futuro politico del Presidente è proprio qui: nello spessore intellettuale, nel rigore culturale, nell’impegno letterario e storico e bibliografico e aneddotico e pragmatico da regalare a tutti i giovani e, per contrappasso, ai giovani vecchi di oggi. E’ quello il potere che il senatore a vita possiede ancora, forse più di prima, e che non deve perdere né disperdere né, tanto meno, tenere per sé. Può donare la sua saggezza alla classe dirigente del futuro, magari della Ciociaria, senza timore di logorarla con un potere vecchio e fine a se stesso. Anzi, la sua attuale saggezza può essere un potere utile proprio a chi non ce l’ha. Come quando, nel maggio scorso, in occasione del compleanno di Marco Pannella, Andreotti ha ammesso: “Marco, anche quando graffia, non provoca rancori”. E’ stata un’utile pillola di saggezza. Forse, anche per Giulio, da un certo punto di vista, Marco è un esempio politico da seguire. E sono sicuro che il rispetto sia profondo e reciproco. Come si addice a due uomini che sono stati spesso avversari, al di qua e al di là del Tevere. Malgrado il nobile cinismo romano del senatore, infatti, il leader radicale riconosce ad Andreotti l’intelligenza inesauribile della sua politica e, a mio parere, questa intelligenza andreottiana non può essere banalmente ridotta o ricondotta dietro il solito sipario del potere. Sarebbe come dissolverla nel nulla ed esaurirla tutta, in un attimo, nella banalità del male.

Pier Paolo Segneri

domenica 30 agosto 2009

*SINISTRA E LIBERTA': CAMPAGNA SCUOLA 2009*

30/08/2009 - Al via da questa settimana la Campagna di Sinistra e
Libertà per la scuola pubblica, di qualità, per tutti.
Mentre negli altri paesi i governi affrontano la crisi investendo sul saper e la
conoscenza, il governo italiano, il ministro dell'economia e la donna
di denari Gelmini sanno solo tagliare: tagliare fondi, tagliare
insegnanti, tagliare cattedre. Tagliare il futuro alle ragazze e ai
ragazzi italiani. Sinistra e Libertà, invece, ritiene che
l'investimento sul futuro è l'investimento nella scuola,
nell'istruzione, nella ricerca, nel sapere. Ed allora lancia una
grande campagna di mobilitazione in sostegno della scuola pubblica, di
qualità, per tutti. La campagna ha come suo cuore una petizione
"Studiare meglio studiare tutti" sulla quale raccogliere migliaia e
migliaia di firme, e sarà accompagnata da alcuni altri materiali di
comunicazione che rendano immediato e facilmente veicolabile in
messaggio: siamo contro i tagli e favore degli investimenti in qualità.
Insomma se lo scorso anno il ministro dell'istruzione ha mostrato a
tutti la sua "non conoscenza della materia", quest'anno si è
trasformata da "Beata Ignoranza" in "Donna di denari" avendo
subordinato ogni sua decisione al risparmio. I primi materiali: la
carta, il volantino con la petizione e il modulo per raccogliere le
firme a in formato scaricabile sul sito in modo che si possa partire
subito, anche prima dell'apertura dell'anno scolastico. Infine,
ringraziamo Giulio Tarroni, art director e Vincenzo Nizza, copywriter
che nei giorni più caldi della stagione hanno lavorato alla campagna
"Donna di denari".

STUDIARE MEGLIO, STUDIARE TUTTI

Per il governo l'istruzione è un costo. Per Sinistra e Libertà
l'ignoranza costa molto di più. Di fronte alla drammatica crisi
economica e finanziaria molti paesi europei e gli stessi Stati uniti
hanno deciso di investire di più nell'istruzione. E nell'istruzione per
tutti. Perché garantire il diritto al sapere e a una formazione
qualificata per tutti è condizione di democrazia e questione decisiva
anche per lo sviluppo e la qualità dei sistemi produttivi. In Italia
le
politiche di Gelmini e Tremonti vanno in direzione opposta. Si tolgono
brutalmente risorse (otto miliardi di euro in tre anni) al sistema
pubblico dell'istruzione. Si taglia sul numero di insegnanti, si
aumentano gli alunni per classe, si riducono le ore di scuola, si
eliminano i laboratori, si tolgono fondi ai bilanci delle scuole. Si
riducono risorse per i più deboli, per i soggetti portatori di
handicap, per i bambini migranti. Non si investe nell'edilizia
scolastica e nella messa in sicurezza delle scuole. E per far cassa,
si propone il maestro unico e il taglio del tempo pieno stravolgendo
un modello didattico di eccellenza che ha portato la scuola elementare
italiana ai primi posti nelle classifiche internazionali. Si cambia la
scuola superiore, non la si riforma, con il solo scopo di ridurre le
ore di insegnamento. E mentre si risparmia sulla scuola pubblica si
danno risorse (il bonus) per chi va nella scuola privata. Impoverire
la
scuola pubblica farà sì che l'istruzione non sia più per tutti ma per
chi se la potrà pagare. E questo significa non solo ignorare un
preciso compito istituzionale ma stravolgere la fisionomia del Paese,
creare nuove disparità e diseguaglianze.

A settembre la riduzione del numero degli insegnanti avrà come
immediato effetto l'espulsione di migliaia di docenti precari dalla
scuola. A settembre i genitori troveranno una scuola più povera. Meno
insegnanti, meno tempo pieno, meno sostegno. Insomma meno strumenti
per permettere a tutti di imparare e di imparare meglio.

Le proposte di Sinistra e Libertà:

*Aumentare le risorse per l'istruzione pubblica
*Non ridurre il numero degli insegnanti
*Aumentare i posti negli asili nido e generalizzare la scuola dell'infanzia
*Affidare il modello didattico per la scuola elementare all'autonomia
delle scuole e abbandonare l'imposizione del maestro unico
*Lanciare un grande piano per l'edilizia scolastica, che abbia come
obiettivo irrinunciabile la messa in sicurezza di tutti gli edifici
scolastici
*Riformare la scuola superiore elevando subito l'obbligo scolastico
almeno sino a sedici anni e, in prospettiva, garantendo a tutti il
diritto all'istruzione sino al diciottesimo anno di età
*Salvaguardare la laicità della scuola di tutti non imponendo che gli
insegnanti di una materia facoltativa, la religione, partecipino agli scrutini

Materiali:
Volantino pdf
Volantino II pdf
Modulo raccolta firme


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sabato 29 agosto 2009

*PROTESTA DI NENCINI CON IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE DI VIGILANZA RAI, SERGIO ZAVOLI*

Messaggio del Segretario Socialista a Sergio Zavoli
RAI. PROTESTA DI NENCINI PER LA MANCATA COPERTURA DELLA CELEBRAZIONE
DELLA NASCITA DEL TRICOLORE

29/08/2009 - ''Nessun servizio Rai sull' unica manifestazione in Italia
che celebrava la nascita del Tricolore, a Reggio Emilia, simbolo dell'
unità e dell' identità della nazione. Una mancanza indegna, da parte di
un servizio pubblico, che la dice lunga sul tasso di ipocrisia che
regna nel nostro paese''. E' dura la protesta di Riccardo Nencini che
ieri sera a Reggio Emilia ha celebrato la nascita nella città emiliana
della bandiera tricolore, ''un simbolo che , proprio nel momento in cui
divampano le polemiche sull' unità dell' Italia , ne configura e ne
ricorda invece l' identità e i valori su cui si fonda come Nazione e
come popolo''. Nencini, che ha mandato anche un messaggio di protesta
al presidente della Commissione di vigilanza, Sergio Zavoli, si
chiede ''il motivo di scelte giornalistiche che evidenziano l' assoluta
mancanza di rispetto per le regole che dovrebbero guidare un servizio
pubblico come la Rai''.

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*News dalla Lega Italiana Divorzio breve*

---------- Forwarded message ----------
From: "segretario@divorziobreve.it" <segretario@divorziobreve.it>
Date: Thu, 27 Aug 2009 11:48:07 +0100
Subject: news dalla lid
To: diegosabatinelli@yahoo.it

Care amiche, cari amici,
vi scrivo sapendo che molti di voi sono appena tornati dalle
vacanze estive, periodo in cui si cerca di dimenticare gli
affanni della vita quotidiana e l'appartenenza ad un Paese
che ci "regala" affanni ulteriori; purtroppo, però,
bisogna fare subito i conti con la realtà in cui viviamo,
e anche per questo, noi della Lega Italiana per il Divorzio
Breve, non ci siamo ancora presi ferie. Avendo lanciato una
campagna di autofinanziamento per poter proseguire il
cammino intrapreso con voi nel 2007 e batterci fino in fondo
per raggiungere l'obiettivo.
Intanto la politica ha continuato a muoversi, si parte dalle
critiche lanciate da alcuni giornali alle procedure
"troppo veloci" per ottenere il divorzio in alcuni paesi
europei, operazione che ha prodotto l'effetto contrario:
http://www.divorziobreve.org/?q=node/571

E' infatti emersa anche l'anomalia italiana con i suoi
tempi lunghissimi e le procedure eccessivamente burocratiche
e costose. Mentre in altri paesi la polemica verte sulla
riduzione dei tempi per ottenere il divorzio da 9 a 3 mesi,
o se introdurre il cyber divorzio (la pratica iniziata e
conclusa direttamente via internet), da noi si parla di anni
di attesa, e per alcune cause si sfiora il decennio:
http://www.divorziobreve.org/?q=node/573

Intanto si delineano in modo più chiaro le aree politiche
favorevoli o contrarie al divorzio breve, si spera di
incamerare l'impegno fattivo del Presidente della Camera,
On. Gianfranco Fini
http://www.divorziobreve.org/?q=node/578 , o quanto meno
dei "suoi" alla nostra battaglia. Già sappiamo che in
autunno inizierà il confronto-scontro tra le forze più
conservatrici e clericali in Parlamento insieme alle
influenti lobby sempre ben rappresentate, e coloro che, come
noi, vedono nella riforma del divorzio in Italia una
battaglia di civiltà, di giustizia, per tutti e non solo
per i tanti coinvolti direttamente.
Il rischio più grande è che nel silenzio dei media,
nella distrazione generale, possano ottenere quello che è
stato ottenuto nelle passate legislature, far fuori la
riforma con qualche tranello o espediente, senza nemmeno
dare inizio ad una vera discussione tra posizioni diverse,
una sconfitta che ci porteremo fino alla fine di questa
legislatura, 2013.

Per questo ti chiediamo, se non lo hai ancora fatto, di
contribuire economicamente alla battaglia che sta per
iniziare. Al momento, non avendo altre armi a disposizione
se non Radio Radicale, abbiamo fissando a 5.000
–cinquemila- euro il minimo, certamente ancora
insufficiente, per avventurarci in questo scontro o lasciar
perdere per mancanza oggettiva di mezzi e chiudere; fino ad
ora abbiamo avuto iscrizioni e contributi per circa 2.000
euro. Siamo ben oltre l'immagine di Davide contro Golia,
sarebbe più giusto parlare di uomini dell'età della
pietra contro eserciti del 2000, basta pensare alla C.E.I.
con i suoi miliardi di euro di finanziamenti pubblici:
http://www.divorziobreve.org/?q=node/580
Eppure siamo disposti a provarci comunque, ora spetta a voi
darci coraggio, ognuno secondo le proprie possibilità,
fosse anche un solo euro!
Potete lasciare un contributo alla LID sul conto corrente
postale n. 82656505.
Tramite bonifico bancario, il nostro CODICE IBAN: IT76 Y076
0103 2000 0008 2656 505.


Diego Sabatinelli
segretario lega italiana per il divorzio breve

Lega Italiana per il Divorzio Breve
Via di Torre Argentina, 76 - 00186 Roma
cell. 347.38.34.382
fax 06.68.80.53.96
iscrizione alla Lega euro 100,00
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Ivo Costamagna
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*Aprileonline.info: Sommario del 29/08/2009*

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From: "Aprileonline.info" <redazione@aprileonline.info>
Date: Sat, 29 Aug 2009 01:52:01 +0200
Subject: Aprileonline.info: Sommario del 29/08/2009
To:

Sommario del 29/08/2009

L'ultimo leone
Ted Kennedy è morto. Con lui se ne va l'ultimo appartenente alla
generazione di John Fitzgerald, il presidente degli Stati Uniti
assassinato nel 1963, e di Robert, il ministro della giustizia della
legge per i diritti civili, poi candidato alla presidenza e anche lui
assassinato nel 1968. Molti altri Kennedy del vasto clan familiare gli
sopravvivono, ma sono personalità minori, in politica, nel
volontariato e nel mondo degli affari, e nessuno di loro ha raggiunta
la notorietà e anche l'oggettiva dimensione storica di quella
generazione di giovani leoni di cui ha fatto parte Ted, il più giovane
dei quattro fratelli maschi (il maggiore, Joseph junior era morto
nella seconda guerra mondiale)

Immigrati, unità d'Italia e crisi accendono la politica
L'immigrazione, le celebrazioni per l'anniversario dell'Unità
d'Italia, la crisi. Su questi argomenti ruota la politica italiana a
una settimana dal consiglio dei ministri post vacanze estive.
Dopo settimane di relativa calma torna di prepotente attualità il
problema dell'immigrazione clandestina col suo carico di tragica
disperazione. E' di ieri l'ultima tragedia

Guerre di religione?
Agosto complice, e, quindi, la mancanza di notizie, ha ottenuto la
prima pagina dei giornali la sentenza del Tar Lazio, che ha annullato
decreti del Ministro Fioroni sulla partecipazione degli insegnanti di
religione agli scrutini e l'attribuzione di crediti formativi alla
frequenza ( facoltativa ) ai corsi di religione cattolica

"La fiaccola riformista" accesa da Obama
Dialogo internazionale, difesa dell'ambiente, sanità pubblica per
tutti, lotta all'evasione e ai "paradisi fiscali", sono le quattro
battaglie con le quali il presidente Usa sposta a sinistra l'America.
In Italia non si vede una mano in grado di prendere questa "fiaccola".
L'America va a sinistra e l'Italia a destra

La Georgia, un certo biden e i gasdotti
L'anno scorso in agosto la gran parte del "mondo libero", in una sorta
di riedizione fuori tempo massimo della guerra fredda, si schierò con
la piccola Georgia e contro la grande Russia, cioè a favore
dell'aggredito e contro l'aggressore. La guerra finì con la sonora
bastonatura dell'ex avvocato di uno dei principali studi giuridici
Usa, Saakashvili, che ora governa la Georgia con la benedizione degli
Usa, nonostante sia accusato da parte di numerose associazioni
internazionali di avere una concezione tutta sua della democrazia e
dei diritti umani

Terza via: andata e ritorno
L'esigenza insopprimibile di ricostituire un soggetto politico
rappresentativo della sinistra italiana, di quella che c'è e della sua
tradizione storica che affonda le radici nei grandi partiti di massa
del '900 e che non è stata ripresa da coloro che hanno tentato e stano
tentando avventure diverse, necessita anche di punti di rifermento sul
piano teorico e di obiettivi concreti da perseguire

Insegnamenti dall'Innse
La protesta simbolica è stata pacifica, ha utilizzato con intelligenza
gli strumenti mediatici, mantenendo però un fortissimo ancoraggio alla
realtà. Essa ha determinato una catena solidale, come non si vedeva da
tempo, che non va affatto sottovalutata, perché ha spezzato il
meccanismo dominante ove, dietro la retorica del lavoratore come
"imprenditore di se stesso", si svela la solitudine del dipendente
contro l'imprenditore, l'invito alla concorrenza fra lavoratori, la
tendenza ai bassi salari e l'aleatorietà del rapporto di lavoro

Politica e lotta dei lavoratori
I commenti appaiono unanimi, ed improntati alla soddisfazione, per
l'esito positivo della lotta dei 49 lavoratori dell'antica Innocenti
di Milano capaci, attraverso una forma di lotta "anomala" rispetto
alla tradizione del movimento operaio, di salvare la fabbrica e aprire
una prospettiva di ripresa della produzione: eguale esito ci
aspettiamo anche dalla vertenza in atto, con modalità similari, alla
CIM di Roma

Le donne che non vanno in piazza
Dove sono le donne? Si chiede Nadia Urbinati su L'Unità e Lidia Ravera
il giorno dopo parla di "rivoluzione interrotta" delle donne. Lo
chiedono e lo affermano intervenendo sulla disastrosa situazione del
pubblico della politica italiana deformata dal tutto privato, affari e
sesso, del suo presidente del governo e sul silenzio quasi assoluto
dell'opposizione, che scambia per moralistico, per non chiedersi
altro, parlare di sessualità maschile e malattia e potere. Preferendo
invece concentrarsi sul suo prossimo segretario piuttosto che cercare
di essere anche un'alternativa di governo che sa mettere i piedi nel
piatto dell'eros maschile e parlarne prima che distrugga del tutto il
paese. Qualcun' altr* ha anche invocato una presenza femminista
ritenuta invisibile

Più ricattabili gli stranieri con la legge sulla clandestinità
L'entrata in vigore della legge che fa della clandestinità un crimine
e che istituisce le ronde suscita indignazione fra chi tiene conto dei
diritti umani e della loro universalità, fra chi ritiene che i reati
siano le azioni criminose e non uno status, una situazione personale,
come non essere in possesso di un permesso di soggiorno

Nel camping in fiamme
La sicurezza non è il punto forte dei nostri campeggi, Altroconsumo
2006 ha rilevato che nella penisola la situazione è poco rassicurante,
troppi gli elementi che in caso di incidenti possono mettere a rischio
l'incolumità dei turisti. L'esperienza/denuncia di una nostra
collaboratrice a Lido di Spina

Taide Kuuluu Kaikille
L'Arte Appartiene A Tutti. Questo lo slogan dell'Helsinki Festival
che, per 2 settimane (13 agosto-30 agosto 2009), accoglie nella
capitale finlandese un mèlange d'eventi teatrali, musicali,
cinematografici e molto altro

Stasera Ovulo!
Mantova: il cortile di Palazzo San Sebastiano si apre alle donne. E
Antonella Questa racconta le vicissitudini di una coppia alle prese
con la ricerca di una gravidanza. "L'essenziale in una coppia è
mentire: il desiderio tornerà!"

Il Festival del tacchi, e l'altra Sardegna
"Buon Viaggio!" con questo saluto Giancarlo Biffi di Cada Die Teatro
presenta, apre e chiude gli appuntamenti di un festival estivo, che da
anni nella prima decade di agosto si interroga sul senso del teatro
militante. In un luogo, l'Ogliastra, fuori dal tempo

Born to Web
Visto che c'è la crisi e il budget pubblicitario si riduce, le grandi
multinazionali  tagliano i costosissimi spot tv a beneficio di una
strategia di marketing tanto ovvia quanto rivoluzionaria: andare dove
già la gente c'è, sul web

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La redazione


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Ivo Costamagna
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venerdì 28 agosto 2009

*I H A V E A D R E A M* Martin Luther king (Washington - Lincoln Memorial - "Marcia per il lavoro e la libertà" - 28 Agosto 1963)

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Ivo Costamagna
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*DICHIARAZIONI ED INIZIATIVE DEL SEGRETARIO NAZIONALE DEL PARTITO SOCIALISTA, COMPAGNO ON. RICCARDO NENCINI: BIOTESTAMENTO, FESTA BANDIERA TRICOLORE ED INDENNITA' CONSIGLIERI REGIONALI*

---------- Forwarded message ----------
From: Webmaster <giuseppe.iacopini@gmail.com>
Date: Fri, 28 Aug 2009 03:06:24 -0700 (PDT)
Subject: [PARTITO SOCIALISTA - LA COMUNE SOCIALISTA MACERATESE]
8/27/2009 10:57:00 AM
To: ivocostamagna@gmail.com

Il segretario del Partito Socialista, domani a Reggio Emilia celebra la
nascita del tricolore.

BIOTESTAMENTO: NENCINI, NON LASCIAMO A FINI LA BANDIERA DEL CAMBIAMENTO
DELLA LEGGE
27/08/2009 - "Non possiamo lasciare a Fini la bandiera e il ruolo di
capofila delle modifiche da fare alla legge sul testamento biologico".
Lo afferma, in una nota, il segretario del Partito Socialista, Riccardo
Nencini. Per il leader Socialista ''quelle di Fini sono posizioni
rispettabili e benvenute, ma è la sinistra nel suo complesso che deve
trovare una posizione e una strategia condivise e unanimi su una delle
più importanti battaglie di libertà e tutela dei diritti umani che
tutte le forze politiche, presenti o no in Parlamento, si trovano a
dover combattere in nome di uno Stato laico e moderno''. Riccardo
Nencini, sarà domani 28 agosto a Reggio Emilia per celebrare la nascita
del tricolore. La manifestazione si terrà in piazza Prampolini a
partire dalle 19,30. Nencini, che è anche presidente del Consiglio
regionale della Toscana, affronterà i temi più stringenti
dell'attualità politica, partendo dalle questioni che da mesi sono
nell'agenda dei Socialisti: valorizzazione del merito nella scuola
pubblica, statuto dei nuovi lavori e lotta al precariato, riduzione ed
equiparazione dell'indennità degli amministratori regionali di tutta
Italia sul livello di quella toscana, con un risparmio di 110 milioni
di euro.

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Postato da Webmaster su PARTITO SOCIALISTA - LA COMUNE SOCIALISTA
MACERATESE il 8/27/2009 10:57:00 AM


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Ivo Costamagna
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*Un bel commento su "ROMANTICISMO SOCIALISTA"...... di Ale Maggiani (...che il dibattito continui)* - di Alessandro Silvestri

---------- Forwarded message ----------
From: ALESSANDRO SILVESTRI <noreply-comment@blogger.com>
Date: Fri, 28 Aug 2009 03:23:32 -0700 (PDT)
Subject: [PARTITO SOCIALISTA - LA COMUNE SOCIALISTA MACERATESE] Nuovo
commento su ROMANTICISMO SOCIALISTA...... di Ale Maggiani* Ho....
To: ivocostamagna@gmail.com

ALESSANDRO SILVESTRI ha lasciato un nuovo commento sul tuo
post "ROMANTICISMO SOCIALISTA...... di Ale Maggiani* Ho...":

Come spesso accade, è piacevole leggere Ale Maggiani.

Riguardo però al taglio dei 4 punti della scala mobile, occorre
precisare alcune cose. Esso fu voluto con decisione da Craxi ed
elaborato principalmente dal team economico del PSI, il beneficio che
ne derivò per l'intero Paese, fu altissimo.
Oltre ad abbattere il meccanismo perverso che aveva scatenato
l'inflazione (intorno al 16% in quel periodo) si introdussero tutta una
serie di miglioramenti e di modernizzazioni al mondo del lavoro.

L'accordo introdusse infatti anche il blocco dell'equo canone, una
riforma del mercato del lavoro (contratti di solidarietà e di
formazione lavoro) e del sistema fiscale (assegni familiari), il
controllo delle tariffe e dei prezzi amministrati, provvedimenti a
favore del Sud e dei settori in crisi.

Non sono certo tra quelli teneri con il "craxismo" e con le
degenerazioni che distrussero il PSI, ma diamo a Cesare quel che gli
appartiene.

Postato da ALESSANDRO SILVESTRI in PARTITO SOCIALISTA - LA COMUNE
SOCIALISTA MACERATESE alle 28 agosto 2009 12.23


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Ivo Costamagna
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*ROMANTICISMO SOCIALISTA..... - di Ale Maggiani*

---------- Forwarded message ----------
From: Webmaster <giuseppe.iacopini@gmail.com>
Date: Fri, 28 Aug 2009 02:12:30 -0700 (PDT)
Subject: [PARTITO SOCIALISTA - LA COMUNE SOCIALISTA MACERATESE]
8/28/2009 06:44:00 AM
To: ivocostamagna@gmail.com

Romanticismo Socialista.....

di Ale Maggiani*

Ho amato la mia prima donna nel circolo Socialista di Fosdinovo , avevo
5 anni, per questo sono Socialista , lo devo confessare. Il nonno ogni
domenica passava a prendermi per portarmi a messa ( giusto per prendere
i sacramenti..) e una volta fatta una fugace presenza davanti al
clero , ce ne andavamo di circolo in circolo, di bar in bar , io a
mangiar gelati , il nonno a giocare a carte. Nei circoli socialisti non
mancavano mai tre cose : le bestemmie , il vino talmente rosso da
essere nero come il sangue di un bue e il calendario con le donnine
nude offerto dal meccanico del paese. La bestemmia Socialista era pura
poesia, tragedia e commedia, la bestemmia Socialista , di quel
Socialismo,era arte. Vecchi minatori , mani deformi , polmoni
rimbombanti fatica , gente col buco in gola, bestemmiavano con gravità
per un settebbello , una primiera o una scopa mancata , con una
religiosità estrema chiedendo a quel dio almeno un poco di buona sorte
dopo una vita di fatiche "sotto il padrone" Perchè seppur pensionati il
padrone restava il padrone , cane come il creatore , ma pur "padrone" a
sottolineare un rispetto proletario per i ruoli. Il vino scorreva ,
scorreva , i grandi nasi diventavano sempre piu rossi , gli occhi
sempre piu piccoli e i toni della discussione piu forti , aspri , come
sarà stato certamente quel vino ad altissima gradazione. I comunisti e
Craxi entravano in scena , entrambi per essere denigrati , insultati ,
accusati , gli uni per quell 'atavico riflesso Socialista di repulsione
verso i cugini bolscevichi , il ghino di tacco per le sue riforme e per
quella scala mobile che era forse meglio non abolire. Ah , la scala
mobile , la mitica scala mobile,un concetto che mi era sconosciuto e
che nella mia mente di bambino mitizzavo, come quello della regola del
fuorigioco nel calcio. Sentivo i vecchi urlare , accapigliarsi per
salari e inflazione , inflazione e salari e poi spuntava questa scala
mobile..e non capivo…sentivo vecchi accapigliarsi per un fuorigioco un
fuorigioco un fuorigioco un fuorigioco..e non capivo….ma guardavo ,
scrutavo… Il seno delle fanciulle da calendario di fine anni 80 era
qualcosa di speciale , fantastico , qualcosa che mi ha segnato
profondamente, quelle tette stavano su belle ritte , quelle tette erano
Socialiste, quelle tette entravano nel circolo tra me e i vecchi ,
nella loro libido morente e nella mia nascente , fino a farmi
innamorare di quella fanciulla scollacciata attaccata a un
muro.....Penso che l'anima esista , e sia quel qualcosa all 'altezza
dello stomaco fatto di ricordi e vissuto , di sentimenti e
risentimenti, che scorre come un fiume carsico riemergendo e
inabissandosi ma incessantemente scorrendo . A quattro , cinque , sei
anni queste goccie di vissuto caddero nella mia anima e la si sciolsero
depositandosi su un fondo che oggi riemerge con straordinaria forza e
vitalità. Perchè qualcosa si muove li , nello stomaco , quando un
neodemocristianoveltroniano mi dice "lascia stare le tue idee sono
morte" , quando Giddens urlacchia che il socialismo è morto , quando il
convertito Blair dice che destra e sinistra non esistono piu , quando
vorrei urlare al mondo che il socialismo è vivo , perchè io sono vivo ,
perchè noi , Compagni siamo vivi , perchè possono toglierci il
partito , la libertà , la cittadinanza , ma non potranno mai uccidere
quello straordinario sentimento , quella Idea , che vibra e vibrerà.
Retorica? No , sentimenti , religiosità laica, vissuto ,che mai potrà
mescolarsi con gli atei comunisti di ieri , oggi a braccetto con gli
atei clericali che da secoli fanno simonia della parola del Cristo , Il
primo Socialista della storia!!!

PS:.dedico questo mio sgrammaticato intervento a mio nonno e a tutti i
vecchi Compagni coi quali sono cresciuto…

Federazione dei Giovani Socialisti*


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MACERATESE il 8/28/2009 06:44:00 AM


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Ivo Costamagna
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giovedì 27 agosto 2009

*PARLIAMO D' ALTRO - di Riccardo Morelli*

---------- Forwarded message ----------
From: Webmaster <giuseppe.iacopini@gmail.com>
Date: Thu, 27 Aug 2009 02:48:00 -0700 (PDT)
Subject: [PARTITO SOCIALISTA - LA COMUNE SOCIALISTA MACERATESE]
PARLIAMO D' ALTRO
To: ivocostamagna@gmail.com

PARLIAMO D' ALTRO

di Riccardo Morelli

Altro come riconoscere qualcuno al di fuori di me, accanto a me, pari a
me - Altro come un modello economico alternativo al turbocapitalismo,
all'egemonia del libero mercato, libero per i pochi ricchi, che
schiavizza i molti poveri - Altro come parlare d'altro che non sia
calcio, televisione, gnocca - Altro come un presidente nero alla guida
della nazione più potente del mondo - Altro come una classe politica né
criminale né complice di criminali - Altro come una forma di
aggregazione politica diversa e vera, un impegno civile nuovo - Altro
come rispettare le idee e le altrui scelte di vita - Altro come una
prospettiva diversa dagli egoismi individuali imperanti, il sogno della
società dei liberi e degli eguali - Altro come una convivenza possibile
fra gli uomini, fra l'uomo e la natura, senza sopraffazione.

Altro come "Diamoci un'altra possibilità!"


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Postato da Webmaster su PARTITO SOCIALISTA - LA COMUNE SOCIALISTA
MACERATESE il 8/27/2009 11:40:00 AM


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Ivo Costamagna
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*MARCOmatto: cistaresti? - Invito alla "storica" doppia tessera Socialista e Radicale*

---------- Forwarded message ----------
From: Marco Pannella <pannella@radicali.it>
Date: Thu, 27 Aug 2009 01:30:27 +0200
Subject: Marcomatto: cistaresti?
To: ivocostamagna@gmail.com

Caro Ivo,

"Ma quando torniamo, quando tornate a proporci e chiederci qualcosa di
abbastanza folle, che valga - ma per davvero!- la pena (e la felicità)
di volerla? Per ora, per subito?"

Sono un lentocretino, da tempo non rispondevo a questa
domanda di strada; a malapena l'ascoltavo; in realtà non la capivo.

Ma ora la risposta c'è: è emersa con "La Peste Italiana"
(fra poco avremo l'edizione definitiva) e la conseguente lotta che con
le Liste "Bonino-Pannella" abbiamo scatenato in meno di un mese dalle
elezioni europee. Ma questa risposta è stata, per noi, scandita,
dettata da ciascuno dei 743.299 "elettori" che ci hanno votato.
Ciascuno di loro, lo ripeto. Hanno ricostruito un tesoro di
intelligenza, di rinnovata, giovane forza vitale. Non era ragionevole,
il votarci. Ma gratuito: eletti non potevano in realtà esserci. Eppure
da tutte le parti lo si è considerato una affermazione, un successo
radicale. L'esercito partigiano della libertà e democrazia, Radicale
ne è in effetti stato rinvigorito, mentre per molti sembrava
poter/dover esser un'ultima spiaggia.

La mia personale risposta, che condivido in attesa di
decisioni formali con gran parte dei compagni attualmente dirigenti, è
la seguente: "Il nuovo obiettivo Radicale è quello di superare
chiudendolo, il sessantennio partitocratico come già è accaduto con il
ventennio fascista".

L'attuale Regime non è uno Stato di Diritto, una
Democrazia, ma, in termini tecnici e non morali, espressione di una
associazione seriale a delinquere contro il Diritto e i Diritti
italiani. La sua legittimità è inesistente. La comunità Internazionale
dovrà esser posta nelle condizioni richieste per negarne anche la
esistenza giuridica.

Questa lotta finale dovrà esser condotta nel più rigoroso
rispetto della lotta nonviolenta, delle Leggi e dei Diritti
storicamente naturali che traggono la loro forza di diritto positivo
dall'insieme delle Dichiarazioni, delibere, trattati, Convenzioni del
sistema delle Nazioni Unite, Costituzioni, oggi vigenti.

I Radicali saranno impegnati a contrapporre al Regime
italiano un progetto di RIFORMA "AMERICANA", e un processo di
formazione rapida di un Governo di laica Unità liberale, democratica,
federalista, nonviolenta, mondialista.

CHIEDIAMO QUINDI, DA QUESTO MOMENTO, SOSTEGNO IN TUTTE LE
FORME POSSIBILI PER ANDARE AL GOVERNO E RIFORMARE RADICALMENTE IL
DISORDINE IMPERANTE IN ITALIA, CHE USURPA L'ORDINE COSTITUZIONALE E IL
POTERE ORDINAMENTALE.

IN SINTESI OGNI EURO, OGNI ATTIMO DI LOTTA COMUNE, OGNI
ALTRO SOSTEGNO SARA' "PER LA LIBERAZIONE E PER UN GOVERNO RADICALE".

Credimi, sono serio, non improvviso o scherzo. Cistaresti
a darci una mano? Ciao! Mi rispondi?

p.s. ti invio per conoscenza uno degli interventi quotidiani con i
quali cerco di affidarmi in primo luogo al tuo e vostro "bocca a
orecchio", a far tesoro perfino della clandestinità cui ci si
condanna. Clandestinità sempre più - mi auguro- simile a quella di
una Resistenza ormai consapevole di poter contare sul popolo contro
gli occupanti . Ah! e dimenticavo proprio la rete, la navigazione :-)
....!

AriCiao


pannella@radicali.it

*****************************************************************

Dichiarazione di Marco Pannella per la Conferenza stampa di oggi 26/08/2009

Il sessantennio di regime partitocratico ha ridotto la Giustizia
italiana, e la sua appendice carceraria ad una condizione
incommensurabilmente più incivile, criminale e criminogena, violenta,
illegittima e illegale, socialmente disastrosa e istituzionalmente
aberrante, di quel che aveva compiuto e prodotto il ventennio
fascista.

Giustizia e universo carcerario sono lo specchio dello Stato, del
Regime, vigenti. Oggi più che mai. Ordine e welfare senza libertà,
senza Democrazia, senza Stato di diritto producono fatalmente, se si
aggiunge strage di legalità come oggi accade (e non nel ventennio
ufficialmente totalitario del fascismo), strage di popoli.

Questo oggi non accade ancora perché il popolo italiano sta resistendo
in modo mirabile, miracoloso, nel suo vissuto di civiltà e democrazia;
sul piano etico, su quello morale, antropologicamente.

Così una società "chiusa", come quella carceraria, oggi finisce per
vivere come una straordinaria Comunità Penitenziaria, a cominciare, in
primo luogo, per merito dei suoi operatori, dirigenti, polizia,
amministrazione, letteralmente massacrati dal Regime, e per merito di
un popolo di detenuti letteralmente sequestrati e martirizzati in una
detenzione estranea e contraria a quella prevista dalla Legge
fondamentale e dalle leggi e norme attuative.

Governi e opposizioni di Regime non sono altro che espressione di una
realtà da decenni, criminale e criminogena. Si è compiuta così "la
metamorfosi del male" del ventennio fascista nel suo opposto: il male
"antifascista", partitocratico, traditore delle leggi e dello Stato di
diritto, della Costituzione, sul piano tecnico associazione seriale
per delinquere, nell'illusione di poter in tal modo legittimare e
governare con l'arbitrio il proprio Potere.

. . . . . . . . . . . . . . .

Per non ricevere altre email inviare un messaggio a cancellami@radicali.it,
inserendo nel testo del messaggio l'indirizzo email del quale si vuole
richiedere la cancellazione


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Ivo Costamagna
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*CAMPANIA. SINISTRA E LIBERTA': PRIMARIE O COALIZIONE ALTERNATIVA A PD E PDL - UN CRITERIO CHE DEVE ESSERE ESTESO E GENERALIZZATO*

---------- Forwarded message ----------
From: Webmaster <giuseppe.iacopini@gmail.com>
Date: Thu, 27 Aug 2009 03:24:19 -0700 (PDT)
Subject: [PARTITO SOCIALISTA - LA COMUNE SOCIALISTA MACERATESE]
8/26/2009 07:18:00 AM
To: ivocostamagna@gmail.com

CAMPANIA: PRIMARIE O COALIZIONE
ALTERNATIVA A PD E PDL
26/08/2009 - Comincia, come da tradizione, sotto gli ombrelloni la
girandola dei nomi di presunti o aspiranti candidati alla presidenza
della regione Campania: per quanto ci riguarda la condizione per
partecipare ad una coalizione di centrosinistra e' di duplice natura,
un programma chiaro e condiviso e la scelta del candidato attraverso le
primarie" cosi' Marco Di Lello, coordinatore nazionale del Partito
Socialista ed esponente di Sinistra e Liberta'. "Diversamente, come
l'IdV,- ha concluso Di Lello - lavoreremo ad un polo alternativo: certo
non consentiremo a nessuno di tirare fuori un coniglio dal cappello
perche' i cittadini della Campania sono oramai, giustamente, disillusi
ed ogni scorciatoia dalla costruzione di un vasto consenso intorno al
candidato porterebbe il candidato del centrosinistra incontro ad una
sonora sconfitta."

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Postato da Webmaster su PARTITO SOCIALISTA - LA COMUNE SOCIALISTA
MACERATESE il 8/26/2009 07:18:00 AM


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*UN RICORDO DEL COMPAGNO FRANCO RUANI - di Aldo Passarini*

---------- Forwarded message ----------
From: POSTMASTER <sinistraeliberta.mc@gmail.com>
Date: Thu, 27 Aug 2009 09:11:06 -0700 (PDT)
Subject: [PARTITO SOCIALISTA - LA COMUNE SOCIALISTA MACERATESE] UN
RICORDO DEL COMPAGN...
To: ivocostamagna@gmail.com

UN RICORDO DEL COMPAGNO "FRANCO RUANI"

di Aldo Passarini

L'ultima volta che ho incontrato FRANCO è stato in occasione del
matrimonio di sua figlia: una nuova storia che iniziava.

Mi chiese con tanta affabilità di accompagnare la cerimonia all'organo
del Duomo di San Catervo di Tolentino e accettai con grande piacere. Ad
un certo punto della celebrazione suonai "FORTUNA" dei PROCOL HARUM: un
brano che sapevo amava tantissimo da quando lo ascoltò dal mio gruppo
all'epoca in cui ero studentello di conservatorio.

FRANCO era vicino alla figlia sull'altare, si diresse verso di me e,
mentre suonavo, mi abbracciò piangendo di commozione: e anche a me si
rigò il viso di lacrime.

Non potevo proprio immaginare che oggi avrei dovuto di nuovo piangere
perché lui ha chiuso la sua storia.

Ma non è nemmeno proprio così. FRANCO avrà un paradiso sicuro nel cuore
di quanti, come me, hanno potuto godere della sua prorompente bontà.

"FORTUNA" - PROCOL HARUM

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MACERATESE il 8/27/2009 07:54:00 AM


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mercoledì 26 agosto 2009

*SINISTRA E LIBERTA' DA CARTELLO ELETTORALE AD ALLEANZA POLITICA - di Franco D'Alfonso*

---------- Forwarded message ----------
From: Webmaster <giuseppe.iacopini@gmail.com>
Date: Tue, 25 Aug 2009 03:08:32 -0700 (PDT)
Subject: [PARTITO SOCIALISTA - LA COMUNE SOCIALISTA MACERATESE]
8/25/2009 07:03:00 AM
To: ivocostamagna@gmail.com

SINISTRA E LIBERTA': DA CARTELLO ELETTORALE
AD ALLEANZA POLITICA
di Franco D'Alfonso*

25/08/2009 - Il vecchio ed abusato detto dei Blues Brothers , "quando
il gioco si fa duro allora i duri cominciano a giocare" sembra essere
molto citato e poco praticato dalle nostre parti. Alle prime difficoltà
politiche del progetto di SeL, infatti, paiono già affiorare tutti i
difetti e gli automatismi che hanno portato a tanti anni di fallimenti.
Se ne vedono i sinistri segnali : il rumoreggiare di un confuso
"basismo" contrapposto ai gruppi dirigenti per definizione inetti se
non venduti e poltronisti, che non "vedono" ed anzi negano che il
Partito e la Politica già esistono e gli impediscono di vincere le
elezioni come è chiaro debba essere ; lo scrutarsi torvo fra i diversi
gruppi dirigenti , con l'affiorare di accuse di perseguire strategie
individuali diverse , in probabile accordo con una o l'altra fazione
del PD ; la tentazione di tornare alla "purezza" delle origini ,
peraltro più misteriose delle sorgenti del Nilo , al grido di "chi ci
sta ci sta" ; l'avvio, qua e là, della solita fessissima caccia ai
potenziali "traditori". Ma questi sono appunto segnali e non cause di
una possibile crisi del progetto SeL, L'ingavinarsi in sterili
discussioni sul tasso di affidabilità dei Verdi o del PS e sui relativi
congressi ovvero rimestare la minestra dell'unità della "vera e pura"
sinistra vuol dire cercare di eludere, ancora una volta, i problemi di
analisi e proposta politica da risolvere . Una seria analisi del voto
non lascia dubbi sulla possibilità di nascita di un nuovo partito della
sinistra : il fallimento dell'ipotesi veltroniana ( 8,5 milioni di voti
contro il 14,5 del Pdl dicono che il PD non vincerà mai le elezioni
senza alleanze politiche) unito all'esistenza di 5,5 milioni di voti
espressi ( di cui uno verso SeL) sono la prova che esiste una chiara
"domanda" di sinistra diversa dal PD , mentre quello che manca è
l'"offerta" che interessi e catalizzi l'attenzione di questa ampia
fascia di elettorato. Io credo che sia ancora di grande attualità e
necessità la questione della nascita di una nuova formazione politica
della sinistra , laica , moderna e coraggiosa , come sempre sono state
le formazioni vincenti della sinistra in Europa e nel mondo e credo che
in questa nuova formazione, in questo nuovo progetto debbano trovare
ruolo e protagonismo le idee e la cultura dei socialisti come quella
degli ambientalisti e di quanti provengono da una tradizione
comunista , se si vuole percorrere assieme una via nuova per la
sinistra italiana. Una formazione che inevitabilmente si costituisca in
soluzione di continuità tanto con tutta la storia partitica dei
socialisti quanto con quella di tutte le altre formazioni politiche
odierne, con il suo carico di sentimenti e soprattutto di risentimenti
che non possono e non devono essere riproposti . Una formazione che non
potrà non essere parte integrante della sinistra europea, in una
dimensione al di fuori della quale non esiste più nemmeno la
possibilità di pensare ed agire in politica: e la sinistra europea ,
con dimensioni , idee e politiche in grado di misurarsi con la realtà
di oggi è quella del Partito Socialista Europeo . Non è certo un
problema nominalistico (fra l'altro la maggior parte dei partiti
aderenti al PSE non si chiama "socialista" ), ma è in gioco la cultura
di una sinistra che abbia una visione del mondo e dei problemi
quotidiani diversa da quella dei conservatori e che sia in grado di
proporre credibili "sogni" e suggestioni politiche non legate al solo
carisma di un leader. Pur senza negare la necessità ed a volte
l'indispensabilità di un leader, va fatta fruttare la fertilità di un
filone culturale e politico che espresse nel secolo scorso una
straordinaria generazione di leader nazionali accomunati da uno stesso
disegno, da uno stesso metodo che univa personalità diverse operanti in
scenari nazionali tra loro molto più diversificati rispetto a quanto
non lo siano oggi . Sciogliere i nodi politici prima di ogni altra cosa
è indispensabile: una formazione politica di piccole dimensioni non può
permettersi di aspirare a tenere assieme un arco lungo di posizioni, ma
deve assumerne poche, chiare e nette, senza tirarsi dietro equivoci
politici su priorità e prospettive, pagando, ma solo a questa
condizione, anche il prezzo di questa chiarezza con la perdita iniziale
di parti potenzialmente interessate al progetto . Non fosse altro che
per la scarsità di forze e risorse, si impone il dare seguito
all'esperienza di SeL delle ultime elezioni europee, passando da una
fase di cartello elettorale a quella di alleanza politica. Per fare
questo credo che si debba "andare a vedere" la politica, verificare che
cosa si pensa sui temi economica, sociali, sulla giustizia e verificare
se sia possibile alzare il valore del "minimo comune multiplo" dalla
convenienza elettorale e dalle comuni battaglie sulle libertà civili,
fino al livello della costituzione di liste elettorali comuni in tutte
le realtà ed alla nascita di un nuovo soggetto politico. Ma per fare
questo occorre parlare di politica, porre problemi come ha fatto per
esempio Lanfranco Turci con un articolo sul sito dei SeL che ha
provocato un'accesa e partecipata discussione, partita con insulti
sanguinosi e conclusa con richieste di scambio dati ed informazioni. Si
tratta di una via difficile, faticosa e senza risultato garantito , ma
vale a poco cercare scorciatoie che cozzano sia con il livello di
maturazione politica comune, oggettivamente oggi scarsino, sia con le
abitudini e gli automatismi delle strutture e dei gruppi dirigenti
esistenti o residuali che si trovano nello "spettro" di azione del
progetto SeL. E' chiaro che nulla di nuovo potrà sorgere se tutto
basato su difficili accordi fra gruppi dirigenti che vengono da
sconfitte seriali ultradecennali, ma non sono convinto che il punto di
partenza sia un rogo purificatore , acceso poi non si sa bene da chi .
Se occorre accelerare ed approfondire subito il confronto politico ,
ritengo invece che il percorso organizzativo debba seguire tempi e
modalità molto più graduali. In assenza di una definizione politica
condivisa della nuova formazione non ha molto senso intimare lo
scioglimento a quel poco che oggi esiste e pensare che tutti debbano
essere allo stesso livello di maturazione. Ritengo si debba delineare
un percorso che sia rispettoso dei tempi che i Verdi o altri, per fare
un esempio , hanno ritenuto di doversi dare e permettere l'adesione
progressiva a Sinistra e libertà sia nei modi che nei tempi senza
strappi o lacerazioni generali o territoriali che possono essere invece
evitate con le dovute attenzioni. La mia personale proposta è quella di
procedere secondo quello che fu il modello organizzativo (ovviamente
non quello politico..) di "Izquierda Unida" in Spagna negli anni '90 ,
basato sulla presentazione di Liste regionali coordinate in sede
nazionale, costituitesi e consolidatesi in funzione dell'appuntamento
elettorale attraverso un meccanismo di "convenzione" che approvò i
programmi politici nelle singole Regioni ed il documento politico
nazionale, scelse le candidature ed il gruppo dirigente "elettorale"
attraverso un'assise cui potevano partecipare qualsiasi potenziale
sostenitore , pagando una quota di "iscrizione e lettorale" destinata a
sostenere la campagna elettorale . E' un meccanismo apparentemente
minimalista , perché finalizzato alla scadenza elettorale immediata ,
ma che comporta inevitabilmente un grande passo in avanti politico ,
dal momento che programma e candidature non sono scaturite da
contrattazioni e quote fra gruppi e sigle , ma sono stati sanciti da un
"congresso elettorale" che ha tratto la sua legittimazione da
un'adesione individuale e specifica di migliaia di compagni. Ed è un
meccanismo che permette l'adesione differenziata , anche per
territorio , alle diverse forze politiche , in funzione di inevitabili
problemi politici e di compatibilità momentanea , che come sappiamo
esistono e possono essere molto seri nel momento nel quale si cerca di
amalgamare storie anche personali ricche di conflitti difficilmente
componibili in tempi ristretti . La verifica elettorale, che è poi la
verifica politica per eccellenza, dirà se il progetto è incamminato
nella giusta direzione , magari ancora sull'esempio di IU che dopo tre
verifiche elettorali così costruite, si trasformò in partito unico
federale, con lo scioglimento dei diversi componenti come
organizzazioni nazionali avvenuto in via per così dire "naturale". E
ricordandoci di quanto disse Albert Einstein ( mica un pirla, come
riconoscerebbe anche Mourinho) : " Solo gli stupidi ripetono gli
esperimenti con le stesse modalità e procedure e si aspettano risultati
diversi"

*Direzione Nazionale PS

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Postato da Webmaster su PARTITO SOCIALISTA - LA COMUNE SOCIALISTA
MACERATESE il 8/25/2009 07:03:00 AM


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*E' MORTO TED KENNEDY: UN LUTTO PER I DEMOCRATICI AMERICANI E PER I VERI RIFORMISTI DI TUTTO IL MONDO*

L'ultimo dei Kennedy, seppur malato, aveva dato un contributo
determinante per concretizzare, 45 anni dopo, il grande "sogno" di
MARTIN LUTHER KING E DEI FRATELLI JOHN E BOB:
UN UOMO DI COLORE ALLA CASA BIANCA, BARAK OBAMA.

---------- Forwarded message ----------
From: ivo costamagna <ivocostamagna@gmail.com>
Date: Wed, 26 Aug 2009 15:19:35 +0200
Subject: *E' MORTO TED KENNEDY: UN LUTTO PER I DEMOCRATICI AMERICANI E
PER I VERI RIFORMISTI DI TUTTO IL MONDO. L'ultimo dei Kennedy, seppur
malato, aveva dato un contributo determinante per concretizzare, 45
anni dopo, il grande "sogno" di MARTIN LUTHER KING
To: ivocostamagna.dubbio@blogger.com, ivocostamagna@gmail.com

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*E' MORTO TED KENNEDY: UN LUTTO PER I DEMOCRATICI AMERICANI E PER I VERI RIFORMISTI DI TUTTO IL MONDO. L'ultimo dei Kennedy, seppur malato, aveva dato un contributo determinante per concretizzare, 45 anni dopo, il grande "sogno" di MARTIN LUTHER KING

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*PARTITO SOCIALISTA - SINISTRA e LIBERTA'. DI LELLO: SCUOLA PUBBLICA EFFICENTE E' GARANZIA DI PARI OPPORTUNITA'*

---------- Forwarded message ----------
From: Webmaster <giuseppe.iacopini@gmail.com>
Date: Tue, 25 Aug 2009 03:01:49 -0700 (PDT)
Subject: [PARTITO SOCIALISTA - LA COMUNE SOCIALISTA MACERATESE]
8/24/2009 11:57:00 AM
To: ivocostamagna@gmail.com

DI LELLO: SCUOLA PUBBLICA EFFICIENTE GARANZIA DI PARI OPPORTUNITA'
24/08/2009 - Una scuola pubblica che costa oltre 900 euro a studente,
secondo l'indagine dei consumatori e' una istituzione che va difesa e
non smantellata come sta facendo il governo Berlusconi: per questo
Sinistra e Liberta' comincera' dal prossimo week end una raccolta firme
sulle spiagge italiane contro la riforma Gelmini: cosi' Marco Di Lello,
coordinatore nazionale del Partito Socialista ed esponente di Sinistra
e Liberta'. Scuola pubblica efficiente significa pari opportunita' per
tutti i nostri giovani, indipendentemente dall'estrazione sociale: per
garantire a tutti i nostri ragazzi una possibilita' di successo al
termine del proprio ciclo formativo Sinistra e Liberta' utilizzera'
tutti gli strumenti che la Costituzione mette a disposizone, a
cominciare da una proposta di legge di iniziativa popolare.

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Postato da Webmaster su PARTITO SOCIALISTA - LA COMUNE SOCIALISTA
MACERATESE il 8/24/2009 11:57:00 AM


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Ivo Costamagna
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*MIGRANTI. DI LELLO: LA STRAGE DI 72 VITTIME INNOCENTI E' FIGLIA DELLA LEGGE SULL'IMMIGRAZIONE*

---------- Forwarded message ----------
From: Webmaster <giuseppe.iacopini@gmail.com>
Date: Sun, 23 Aug 2009 09:23:06 -0700 (PDT)
Subject: [PARTITO SOCIALISTA - SOCIALISMO MACERATESE] 8/22/2009 06:19:00 PM
To: ivocostamagna@gmail.com

MIGRANTI. DI LELLO: LA STRAGE E' FIGLIA DELLA LEGGE,
TORNI DALLE FERIE LA COSCENZA DEI PARLAMENTARI
22/08/2009 - "Molti parlamentari non staranno dormendo la notte per il
rimorso di aver approvato norme disumane : c'e' da domandarsi dove
fosse la loro coscienza, sempre invocata sul tema della laicita',
quando votavano una legge che vieta il soccorso agli immigrati e causa
tragedie come la strage dei 73 eritrei della scorsa notte": cosi' Marco
Di Lello, coordinatore nazionale del Partito Socialista ed esponente di
Sinistra e Liberta' incontrando amministratori e militanti socialisti
ad Agropoli (Sa). "Se dopo la pausa agostana anche la coscienza dei
parlamentari di questa maggioranza rientrera' dalle ferie si raccolga
subito l'auspicio della Chiesa e vari una nuova legge di accoglienza
degli immigrati e comunque in linea con le convenzioni internazionali"
ha concluso Di Lello, che si e' chiesto se il folle gioco non
rappresenti "un incitamento all'odio razziale perseguibile penalmente."

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Postato da Webmaster su PARTITO SOCIALISTA - SOCIALISMO MACERATESE il
8/22/2009 06:19:00 PM


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Ivo Costamagna
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martedì 25 agosto 2009

*TUTTI I SOCIALISTI DI TOLENTINO E DELL'INTERA PROVINCIA DI MACERATA SONO IN LUTTO: DOMANI, MERCOLEDI' 26 AGOSTO, ALLE ORE 10.30, PRESSO LA BASILICA DI SAN NICOLA, A TOLENTINO SI TERRA' LA FUNZIONE FUNEBRE PER IL COMPAGNO
FRANCO RUANI*

IERI POMERIGGIO E', IMPROVVISAMENTE, VENUTO A MANCARE IL COMPAGNO

*FRANCO RUANI*

Franco si stava recando a Perugia per lavoro e si era fermato al suo solito Bar di Colfiorito quando un improvviso malore ne ha causato il decesso quasi immediato. Questo nonostante i tentativi di soccorso posti subito in essere da due operatori del 118 che, casualmente, si trovavano all'interno del Bar.
Il suo grande cuore, più volte provato, stavolta non ce l'ha fatta.

E' STATA ALLESTITA UNA CAMERA ARDENTE PURTROPPO ALL'INTERNO CIMITERO DI FOLIGNO (NEL CUI TERRITORIO SI TROVA LA FRAZIONE DI COLFIORITO) IN QUANTO LA SALMA NON POTEVA ESSERE TRASPORTATA.
_______________________________

*I FUNERALI SI SVOLGERANNO DOMANI, MERCOLEDI' 26 AGOSTO, ALLE ORE 10.30, PRESSO LA BASILICA DI SAN NICOLA, A TOLENTINO.*
_______________________________

Questo è il momento del dolore, del silenzio e della preghiera.
Poi verrà il tempo dei tanti ricordi di un amico e di un vero socialista come Franco.

Nell'inviare a tutti i suoi familiari le più sentite condoglianze e l'abbraccio fraterno dei socialisti della provincia di Macerata, mi limito da un solo pensiero.

FRANCO ERA UN VERO COMBATTENTE, UN LOTTATORE.
LO ERA SUL LAVORO,
NEL PARTITO SOCIALISTA CHE, DOPO QUASI 50 ANNI DI MILITANZA MAI INTERROTTA, AMAVA PROFONDAMENTE E DI CUI HA DIFESO, SINO IN ULTIMO, L'IDENTITA' E L'AUTONOMIA ANCHE ATTRAVERSO LA RICHIESTA DI UN, NECESSARIO, RINNOVAMENTO DI IDEE E DI UOMINI.
LO ERA, SOPRATTUTTO, PER LA SUA FAMIGLIA CHE AMAVA PIU' DI OGNI ALTRA COSA AL MONDO
E, PERSINO, CON LA SUA... SALUTE CHE, FORSE, HA VOLUTO "SFIDARE" TROPPE VOLTE.

FRANCO, PERO', ERA COSI', AMAVA LA VITA ED HA VOLUTO VIVERLA FINO IN FONDO SENZA FERMARSI MAI, NON ARRETRANDO NEANCHE DINANZI AD UNA SORTE A VOLTE AVVERSA. LUI HA CONTINUATO A LOTTARE. SEMPRE!
SI POTEVA NON ESSERE D'ACCORDO CON LUI MA ERA IMPOSSIBILE NON RICONOSCERGLI UNA SINCERA PASSIONE IDEALE SOCIALISTA ED UNA GRANDE GENEROSITA'.

Saluteremo Franco come merita partecipando ad una cerimonia funebre che, però, non avremmo mai voluto che si svolgesse.

INCHINIAMO COMMOSSI, INTANTO, LE NOSTRE BANDIERE LISTATE A LUTTO.

Macerata,li 25 Agosto 2009

Ivo Costamagna
(Segretario Provinciale Partito Socialista Macerata)

*IL PARTITO SOCIALISTA DI TOLENTINO E DI TUTTA LA PROVINCIA DI MACERATA E' IN LUTTO: E' IMPROVVISAMENTE SCOMPARSO IL COMPAGNO
FRANCO RUANI*

Ho appena appreso una notizia che, credo, provocherà in tanti lo stesso dolore che sto provando io.

IERI POMERIGGIO, LUNEDI' 24 AGOSTO ALLE ORE 15, E', IMPROVVISAMENTE, VENUTO A MANCARE IL COMPAGNO

*FRANCO RUANI*

Franco si stava recando a Perugia per lavoro e si era fermato al suo solito Bar di Colfiorito quando un improvviso malore ne ha causato il decesso quasi immediato. Questo nonostante i tentativi di soccorso posti subito in essere da due operatori del 118 che, casualmente, si trovavano all'interno del Bar.

E' STATA ALLESTITA UNA CAMERA ARDENTE PURTROPPO ALL'INTERNO CIMITERO DI FOLIGNO (NEL CUI TERRITORIO SI TROVA LA FRAZIONE DI COLFIORITO) IN QUANTO LA SALMA NON POTEVA ESSERE TRASPORTATA.

*LE ESEQUIE SI SVOLGERANNO, NATURALMENTE, A TOLENTINO IN DATA ED ORA CHE, AL MOMENTO, NON SONO ANCORA STABILITE E CHE SARA', COMUNQUE, MIA CURA COMUNICARVI.*

Questo è il momento del dolore, del silenzio e della preghiera. Poi verrà il tempo dei tanti ricordi di un amico e di un vero socialista come Franco.

Nell'inviare a tutti i familiari le più sentite condoglianze e l'abbraccio fraterno dei socialisti della provincia di Macerata, mi limito da un solo pensiero.

FRANCO ERA UN COMBATTENTE, UN VERO LOTTATORE, SUL LAVORO, NEL PARTITO SOCIALISTA CHE AMAVA PROFONDAMENTE, PER LA SUA FAMIGLIA E, PERSINO, CON LA SUA SALUTE.
SI POTEVA NON ESSERE D'ACCORDO CON LUI MA ERA IMPOSSIBILE NON RICONOSCERGLI UNA SINCERA PASSIONE IDEALE SOCIALISTA ED UNA GRANDE GENEROSITA'.

Saluteremo Franco come merita partecipando ad una cerimonia funebre che, però, non avremmo mai voluto che si svolgesse.

INCHINIAMO COMMOSSI, INTANTO, LE NOSTRE BANDIERE LISTATE A LUTTO.

Ivo Costamagna
(Segretario Provinciale Partito Socialista Macerata)

domenica 23 agosto 2009

*PD, ROSA NEL PUGNO E... SINISTRA E LIBERTA': LA TRANSIZIONE INFINITA E' AD UN BIVIO. - UN'INTERESSANTE RIFLESSIONE di Pier Paolo Segneri*

Questa interessante riflessione, inviatami dall'amico e compagno Pier
Paolo Segneri, pubblicata ieri dal quotidiano Europa, spero sia utile
per riaprire, con i vostri commenti, un dibattito sul nostro sito:

www.partitosocialista-mc.org

"Riaprire" perchè, in realtà, si tratta di un confronto mai interrotto
in provincia di Macerata e che credo sia utile riprendere anche a
livello nazionale. Questo sia per trovare un progetto condiviso nella
piccola comunità del Partito Socialista, evitandone ulteriori...
"scissioni", e sia per verificare la possibilità di costruire una
NUOVA, grande forza di Sinistra (e Libertà) che sia davvero LAICA,
RIFORMISTA E LIBERALSOCIALISTA.

Con Pier Paolo ne parleremo presto a Macerata in una iniziativa aperta
a tutti coloro che sono interessati.

Civitanova M., li 23/8/2009
Ivo Costamagna
(Segretario Provinciale Partito Socialista Macerata)

---------- Forwarded message ----------
From: "pierpaolose@tiscali.it" <pierpaolose@tiscali.it>
Date: Sun, 23 Aug 2009 16:51:31 +0200 (CEST)
Subject: Pier Paolo Segneri
To: ivocostamagna@gmail.com

LA TRANSIZIONE INFINITA E' A UN BIVIO

La politica procede per salti. Nella storia della nostra repubblica,
ogni quindici anni, puntualmente, si creano i presupposti per il salto
verso un cambiamento liberale della politica. Presupposti, purtroppo,
ogni volta vanificati da un potere ideologico, dogmatico, immobile, a-
democratico e contrario allo stato di diritto. E' come se,
ciclicamente, si presentasse l'occasione per poter attuare una
rivoluzione liberale e democratica anche in Italia ma è come se, questa
stessa possibilità, venisse sottratta al popolo italiano per opera di
un sistema di potere inamovibile, cinico e prepotente.
Il primo tentativo di rivoluzione liberale, dopo l'oscurità del
regime fascista, fu quello del biennio 1948/49 ed ebbe come principali
riferimenti politici Alcide De Gasperi e Luigi Einaudi. Con l'esito che
conosciamo. Infatti, nonostante l'approccio riformatore dei due grandi
statisti, la linea liberale e democratica del capo del governo e del
capo dello stato, nel giro di qualche anno, venne soppiantata dall'
affermarsi del potere partitocratico. Il salto non riuscì e si avviò la
cosiddetta "transizione infinita" che la repubblica italiana si porta
ancora dietro.
In tal senso, è sicuramente di grande utilità ed importanza rileggere
con attenzione l'ottimo editoriale di Europa del 20 agosto, scritto da
Stefano Menichini, ed intitolato Prodi, D'Alema e il doppio
revisionismo. Perché in quell'articolo ci sono parole anticonformiste e
piene di coraggio politico che andrebbero messe al centro del dibattito
congressuale e della discussione interna al Pd. Perché il direttore
riesce a mostrare, con intelligenza e acume critico, il volto reale
dell'Ulivo, cioè quello che Romano Prodi e Massimo D'Alema rileggono
come un progetto politico cattolico democratico e socialdemocratico.
Dunque, non liberaldemocratico. Non liberalsocialista, non laico, non
libertario. L'Ulivo come idea riformista e non come progetto
riformatore. Proprio la differenza che i radicali di Marco Pannella
vanno ripetendo ogni qual volta parlano o scrivono della Rosa nel
pugno. E qui sarebbe interessante poter leggere l'opinione di un
socialista come Roberto Villetti. Magari!
Anche nel biennio 1963/64 si tentò, all'epoca del famoso centro-
sinistra, di percorrere la strada della rivoluzione liberale. Si cercò
di far fare alla politica il salto verso un sistema democratico e
liberale. A guidare quella operazione vi fu, allora, Ugo La Malfa. Ma
anch'egli fallì e, come sappiamo, quel tentativo venne risucchiato
lentamente verso il baratro del potere partitocratico.
All'inizio degli anni novanta, invece, quando esplose in modo
dirompente la crisi politica ed economica che investì le nostre
istituzioni e l'Italia tutta, ci fu l'obiettivo concreto dei radicali e
dei pannelliani di dare forza alla spinta liberale e libertaria
proveniente dalle strade stesse del nostro Paese, ma le cose - come si
sa - andarono in senso opposto. Quella spinta liberale e di
cambiamento, che avrebbe potuto riformare in profondità l'intero
sistema nazionale, venne fagocitata da Silvio Berlusconi che, invece di
divenire l'uomo della rivoluzione liberale, si trasformò nel suo
affossatore. Ancora una volta si compì la metamorfosi del Potere
partitocratico. Insomma, proprio in quella difficile e drammatica fase
di passaggio, caratterizzata positivamente dalla magnifica vittoria
referendaria del 1993, prevalse il colpo di coda reazionario di un
Potere illiberale, non-democratico e fine a se stesso. Un sistema
capace, come accadde pure alla fine degli anni settanta, di soffocare
il cambiamento democratico, riformatore e nonviolento. E così, all'
inizio degli anni novanta, uno alla volta, i partiti storici italiani
scomparvero o vennero spazzati via. Si salvò soltanto la partitocrazia.
Anzi, la partitocrazia sopravvisse benissimo al trauma di quegli anni
riproponendosi nel tempo ancora più prepotente ed arrogante di prima.
Oggi, siamo di nuovo ad un bivio, ad una fase di crisi, ad un salto.
Siamo ad un passo dal compiere il salto. Forse nel buio. La politica
dovrà assumere forme diverse e nuove (antiche) responsabilità. Prima
che la transizione infinita ritorni a bloccare le possibilità dei
movimenti politici in corso e prima che il potere riprenda a dominare.
"Sono gli ultimi colpi di coda", ripete Marco Pannella. La metamorfosi
del Potere, ancora una volta, si compie. Nel pieno perpetuarsi della
non-democrazia italiana.

Pier Paolo Segneri

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--
Ivo Costamagna
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*QUALE SOCIALISMO? QUATTRO IDEE PER UNA NUOVA BAD GODESBERG* - di Giorgio Ruffolo (Mondoperaio n.5/2009)

---------- Forwarded message ----------
From: Webmaster <giuseppe.iacopini@gmail.com>
Date: Fri, 7 Aug 2009 08:43:47 -0700 (PDT)
Subject: [PARTITO SOCIALISTA - SOCIALISMO MACERATESE] QUALE
SOCIALISMO? QUATTRO IDEE P...
To: ivocostamagna@gmail.com

QUALE SOCIALISMO? QUATTRO IDEE
PER UNA NUOVA BAD GODESBERG

di Giorgio Ruffolo
(da "Mondoperaio" n. 5/2009)


La sconfitta socialista alle elezioni europee non appartiene alla
categoria delle normali oscillazioni politiche. Essa segna la rottura
di un ciclo storico e richiede un'analisi che investa gli eventi
dell'ultimo trentennio. Non credo che il socialismo, grande movimento
storico legato a imprescindibili esigenze di giustizia, sia stato
seppellito da una sconfitta elettorale, per quanto clamorosa. La storia
del socialismo è piena di annunci mortuari smentiti. Neppure il
fascismo ce l'ha fatta. Però le elezioni hanno decretato la fine di una
socialdemocrazia appannata e sconclusionata. Può apparire paradossale
che le elezioni non abbiano penalizzato la destra, che per venti anni
si è identificata con la sregolatezza responsabile dell'attuale marasma
economico, e che oggi sembra diventata keynesiana e statalista; e
abbiano invece devastato la sua antagonista storica. Ma non lo è per
due ragioni. Innanzitutto la destra non è diventata affatto statalista,
ma pretende solo che sia lo Stato a pagare i conti della crisi per poi
ritirarsi rapidamente dalla scena. Inoltre la socialdemocrazia, in
tutti questi anni, non è stata affatto antagonista del liberismo, ma ne
ha solo praticato una versione debole, propriamente "post-socialista",
come il blairismo. Per di più alla globalizzazione economica la
socialdemocrazia non ha contrapposto quel rafforzamento del potere
politico internazionale che avrebbe potuto nascere da una più forte
integrazione europea. Al contrario, si è chiusa nel socialnazionalismo
(l'espressione, volutamente provocatoria, è di Nino Andreatta), un
terreno sul quale la destra è imbattibile. I socialisti hanno perduto
un'occasione unica di costruire un'Europa unita e riformista quando
erano al governo in quasi tutti i paesi europei. Un'Europa diversa da
quella creatura burocratica e diplomatica che non è fatta certo per
accendere i cuori. Un'Europa che si riconosca in un modello economico
integrato e in un modello sociale avanzato. Opporre al nazionalismo
politico e alla globalizzazione economica un'Europa del benessere,
nuovo soggetto della scena mondiale, questa sarebbe stata la risposta
efficace alla deriva liberista. Quell'occasione è stata perduta. E ora
in Europa trionfano i nazionalismi, riemerge il razzismo, e il conto
della crisi è posto sulle spalle dei contribuenti. C'è da chiedersi
allora: del socialismo, que reste et-il? Questo sarebbe il momento di
una nuova Bad Godesberg: di un ripensamento fondamentale di quelle che
sono state per una fase storica gloriosa le ragioni del "vero
socialismo reale". Non si tratta ovviamente di tornare indietro, in un
mondo radicalmente cambiato. Si tratta di riconoscere le correnti
pesanti che attraversano la nostra storia, per domandarsi in quale modo
una politica ispirata ai valori tradizionali della sinistra possa
piegarne il corso verso una società più libera e più giusta. Questa è
l'essenza concreta del riformismo. Per non cavarmela con i soliti
auspici retorici (appunto: più libera, più giusta) provo a indicare le
linee fondamentali di una ricerca e rielaborazione teorica e politica.
Che poi all'esito di questa rielaborazione si debba ancora dare il nome
di socialismo è problema che può essere rinviato, come un indice, alla
fine dell'opera. Penso a quattro linee fondamentali di ricerca.

La prima riguarda la governance mondiale.

Non esiste e non è realisticamente proponibile un governo mondiale. Ma
esiste un problema di governabilità (governance). L'attuale
configurazione del "disordine mondiale" è l'esito di un lento processo
di disgregazione che si è andato sviluppando a partire dagli accordi di
Bretton Woods: e cioè dall'ultimo grande tentativo di costruire, sul
terreno economico, un sistema di ordine mondiale. Quel sistema è stato
travolto, ma non sostituito. Resta implicito il presupposto di quel
sistema: l'egemonia americana, priva però delle regole che avrebbero
dovuto assicurarne la responsabilità. Ma è proprio quell'egemonia che è
messa in forse dall'emergere di nuove grandi potenze. Questo è un
aspetto dell'attuale disordine. Un altro è il varco che si è aperto tra
politica ed economia: tra l'interdipendenza dell'economia, sancita
dalla globalizzazione, e cioè soprattutto dalla liberazione dei
movimenti internazionali di capitale, e le capacità di controllo di una
politica che resta confinata essenzialmente nell'ambito delle sovranità
nazionali. L'attuale crisi, nella quale siamo tuttora immersi, è in
grande parte conseguenza di questo vuoto, e della pretesa che esso
potesse essere colmato da una autoregolazione dei mercati: degli scambi
e dei cambi. Se una nuova grande potenza come la Cina richiama
addirittura la necessità di affrontare il tema di una moneta mondiale
"responsabile", è segno che l'attuale condizione si sta avvicinando ai
limiti dell'insostenibilità economica e politica. Da parte dei partiti
socialisti non c'è stata finora una parola su questo problema
formidabile, che non è neppure "tematizzato" nei loro programmi e nei
loro congressi. Il loro quadro concettuale resta quello statale e
nazionale. La loro risposta alla globalizzazione è la loro incapacità
di darne una.

La seconda linea di ricerca riguarda il problema emerso e ingigantito
nell'ultimo mezzo secolo: quello della sostenibilità ambientale ed
ecologica.

Esso è evocato, più per un omaggio alla moda che per intima
convinzione, come esigenza di scoraggiamento delle tecnologie
inquinanti e di incoraggiamento delle cosiddette tecnologie "pulite".
Si evita invece accuratamente il centro del problema: la
insostenibilità storica di una crescita continua , ad interessi
composti, considerata come condizione normale e irrinunciabile
dell'economia. Il problema, non del benessere, ma della sopravvivenza
dell'umanità è legato al passaggio da una economia della crescita
quantitativa ad una economia stabilizzata quanto all'impiego di risorse
non rinnovabili e concentrata sul loro sviluppo qualitativo. Ciò
comporta la necessità di abbandonare la pretesa di misurare il
progresso dell'umanità con l'aumento indefinito della sua statura, e di
definire esplicitamente indici di progresso autentico, economico,
sociale e culturale, da perseguire. Da parte socialista, sempre a
livello delle enunciazioni politiche e programmatiche, non c'è stata
una esplicita denuncia della "pirlandizzazione" dell'economia del
benessere, e una indicazione di altri traguardi qualitativi
all'economia.

La terza linea di ricerca riguarda quello che dovrebbe essere il cuore
del messaggio socialista: l'eguaglianza (ricordo la lezione di Bobbio)
o, meglio, la lotta contro le diseguaglianze.

Sembra che i partiti socialisti si siano convinti del rozzo slogan
convenzionale della destra - per distribuire occorre prima produrre -
quando appare sempre più evidente dagli eventi che ci hanno precipitato
in questa ultima crisi che essi sono stati generati da una sproporzione
distributiva, irresponsabilmente compensata con un ricorso illimitato
all'indebitamento, che produce soltanto nuovi debiti. Non si produce
niente a partire dalla regola di Trilussa: due polli a me, nessuno a
te, eguale un pollo statistico a testa. La distribuzione iniqua non
genera la corsa virtuosamente competitiva di tutti, ma la progressiva
secessione dei pochi.

La quarta linea della ricerca mi pare la più importante perché investe
la domanda che sta al fondo delle altre tre: a quale scopo? A quale
scopo la governance, la produzione, la distribuzione?

Il senso di questa domanda non è una predica, ma la concretissima
constatazione della incoerenza fondamentale della strategia della
mercatizzazione, che sta alla base del vangelo liberista: la sua
autodistruzione. Richiamo una banalità: le regole del gioco non fanno
parte del gioco. Le decisioni dell'arbitro sul campo di calcio non
possono (non dovrebbero!) essere comprate e vendute, pena
l'inconsistenza della partita. Le sentenze dei giudici non possono (non
dovrebbero!) essere comprate e vendute, pena l'irrilevanza dei
processi. I voti dei cittadini e dei loro rappresentanti non possono
(non dovrebbero!) essere comprati e venduti, pena l'impraticabilità
della democrazia. Lo stesso vale per il credito. Esso è legato a un
confronto oggettivo e reale tra la sua domanda e la sua offerta (così
almeno ci insegnavano i testi). Ciò costituisce la sua regola e il suo
freno. Se invece diventa un prodotto che si può comprare e vendere sul
mercato, perde la sua qualità di regola e diventa un bene da
massimizzare. Non è proprio questo che è successo quando le ipoteche
sui prestiti sono diventate titoli da scambiare sul mercato? E' venuto
a mancare ogni freno alla loro emissione. La regola è entrata nel gioco
che doveva regolare. Si spiega così come l'autoregolazione divenga
sregolatezza. I comportamenti che obbediscono a regole oggettive sono
di carattere compensativo: se aumenta la domanda di titolo ne sale il
prezzo che ne frena la domanda. Ma se al tempo stesso c'è chi offre
titoli rappresentativi di crediti che possono essere comprati, la
domanda può aumentare e il mercato diventa cumulativo, esplosivo, senza
freni. E' ciò che è in effetti avvenuto. La stessa cosa si può dire per
il rischio. Se anche il rischio diventa un oggetto da comprare e
vendere, la domanda di protezione dal rischio diventa facilmente
domanda di moltiplicazione dei rischi. In altri termini, si innescano
spirali autoalimentate. Si scatena da parte delle banche una caccia ai
clienti cui vengono offerti prestiti a condizioni irrisorie; e le carte
di credito sono offerte in garanzia per la concessione di nuovi mutui:
un credito ne garantisce un altro. A un certo punto, la cuccagna
finisce e il gioco si rovescia. Mi domando anche qui se non ci sia
stata, da parte degli esponenti più rappresentativi dei partiti
socialisti, una resa a un pensiero falso e bugiardo, che identifica il
valore del denaro come valore tout court. Del resto, se è vero che nel
tempo in cui risiedeva al numero 10 di Downing Street la coppia Blair
si è impegnata in mutui immobiliari per 4 milioni di sterline, sarebbe
stato ingenuo pretendere che egli ponesse, come segretario dell'antico
e glorioso partito laburista, un argine economico e morale alla
tempesta che stava per travolgerci.

--
Postato da Webmaster su PARTITO SOCIALISTA - SOCIALISMO MACERATESE il
8/07/2009 05:25:00 PM


--
Ivo Costamagna
--
ps-macerata.blogspot.com

sabato 22 agosto 2009

*L’AMMISSIONE DI PRODI E L’ANALISI DI SANSONETTI*

---------- Forwarded message ----------
From: Webmaster <giuseppe.iacopini@gmail.com>
Date: Sat, 22 Aug 2009 10:52:14 -0700 (PDT)
Subject: [PARTITO SOCIALISTA - SOCIALISMO MACERATESE] L'AMMISSIONE DI
PRODI E L'ANALIS...
To: ivocostamagna@gmail.com

L'AMMISSIONE DI PRODI E L'ANALISI DI SANSONETTI

Il Professore demolisce le basi politiche del suo governo e del
centrosinistra, mettendo in discussione la traduzione italiana del
riformismo. Non tarda l'intervento di Piero Sansonetti che trova nelle
parole di Prodi una storica ammissione.

"Prodi: Abbiamo sbagliato tutto"

di Piero Sansonetti da L'Altro del 18/08/2009

Diciotto mesi dopo la sua caduta in Senato, e cioè 18 mesi dopo la fine
del centrosinistra (dell'Unione, dell'Ulivo e tutto il resto) Romano
Prodi ha scritto un articolo, molto importante, per il Messaggero e ha
demolito le basi politiche del suo governo e del centrosinistra. Anzi
ha fatto di più: ha demolito l'intera esperienza di centrosinistra sul
piano europeo e forse mondiale. E ha affermato, con grande nettezza,
che è necessario, ai riformisti, cambiare del tutto strada, azzerare
l'idea dei compromessi con le politiche moderate, sfidare lo stesso
elettorato e prepararsi a progettare una società nuova che modifichi
sostanzialmente il capitalismo e la vecchia idea di società di mercato.
L'articolo di Prodi è uscito il giorno di Ferragosto ed è passato
abbastanza inosservato, ma è una vera e propria bomba, sul piano
politico. Se qualcuno leggesse quell'articolo senza conoscerne
l'autore, e poi gli fosse chiesto a bruciapelo: "chi l'ha scritto?" ,
risponderebbe a colpo sicuro: Bertinotti. Non penserebbe mai che invece
l'autore di una critica così feroce sia proprio il leader che guidò
quella esperienza, sia nella sua prima fase, dal 1996 al 1998, sia nel
tratto finale, dopo le elezioni del 2006 fino alla sconfitta definitiva
del febbraio 2008.

L'articolo sul Messaggero è molto significativo proprio perché è di
Prodi, ed è molto interessante perché mette in discussione tutto, ma
proprio tutto quello che il cosiddetto riformismo ha fatto in questi 13
anni. Mette in discussione persino la parola, la parola riformismo,
contestando l'ipotesi che il riformismo abbia tentato di compiere delle
riforme. No, dice Prodi, da quando è nato, e cioè subito dopo la caduta
del governo Thatcher in Gran Bretagna (poco dopo il ritiro di Reagan e
la sconfitta di Bush padre negli Stati Uniti) il centrosinistra europeo
"ha preso decisioni che non si discostavano da quelle precedenti, sul
dominio assoluto dei mercati, sul peggioramento nella distribuzione dei
redditi, sulle politiche europee, sul grande problema della pace e
della guerra, sui diritti dei cittadini e sulle politiche fiscali…". La
sostanza è questa. E forse la parte più interessante dell'articolo è la
parte finale, nella quale Prodi incita le forze politiche che si
richiamano al centrosinistra o al riformismo a gettare via tutta
l'eredità del passato e a ricominciare da capo a progettare una società
diversa da quella attuale. Anche a costo di di dover rinunciare a una
parte del proprio elettorato e di dover cercare nuovi pezzi di
elettorati in settori nuovi della società.

Cosa dice, in sostanza, Prodi? Quello che da un po' di tempo cercano di
dire gli esponenti più "illuminati" (per usare la vecchia terminologia
politica) della sinistra. Azzeriamo e proviamo a ricostruire una nuova
sinistra, non più divisa tra moderati e radicali e non più costretta a
schiacciarsi sul centro o addirittura sulla destra. E neppure -
viceversa - a invocare ogni piè sospinto la sua purezza rivoluzionaria.
Facciamo saltare le vecchie barriere politiche, azzeriamo i vecchi
campi degli schieramenti e delle vecchie correnti, e vediamo se
possiamo mettere insieme un progetto di riforma della società che non
dia per scontati i pilastri sui quali oggi si regge il capitalismo.
Cioè la dittatura del mercato e il valore-competitività.

Naturalmente si può rispondere a Prodi anche con stizza. Non è stato
forse lui a guidare l'esperienza, che oggi tratta persino con qualche
derisione, del cosiddetto "Ulivo mondiale"? E dunque non pensa di avere
qualche responsabilità nel suo fallimento, e di dover dire che aveva
torto quando respingeva con sdegno le osservazioni che gli venivano da
sinistra, sulla riforma del welfare, ad esempio, o sulla guerra, o
sulla mancanza di strategia e di progetto del suo governo?

Però, diciamoci la verità, è abbastanza difficile trovare tra i
dirigenti dei vari partiti di sinistra e di centrosinistra qualcuno che
sia senza colpe, privo di responsabilità per la sconfitta. E allora,
magari, possiamo anche dirci: chissenefrega, oggi, della ricerca dei
colpevoli o dei "più colpevoli". E' l'ora forse, di interrompere il
processo ai responsabili e le accuse reciproche. E persino è l'ora di
sospendere la tiritera sulla necessità di una nuova generazione
dirigente, e sull'accantonamento dei vecchi eccetera eccetera. Se c'è
una nuova generazione dirigente, benissimo, facciamogli spazio. Ma non
stiamo a trasformare il rinnovamento politico in un controllo delle
carte d'identità e della data di nascita, piuttosto prendiamo per buona
l'analisi di Prodi e vediamo se ci sono le forze sufficienti per
rifondare un centrosinistra che rinunci alle attrazioni fatali verso
Berlusconi (il moderatismo veltroniano ) e si proponga non come pura e
semplice forza di governo, ma come forza di governo del cambiamento, e
cioè di un progetto politico che porti ad un ridimensionamento del
mercato, a una fortissima riduzione delle differenze sociali, e ad un
netto innalzamento delle libertà.

"Riformisti, il coraggio di parlare controcorrente"

di Romano Prodi da Il Messaggero del 14/08/2009

Il dibattito sulla crisi del riformismo in Europa ha tenuto banco per
qualche settimana dopo le elezioni europee. Poi è sparito nel nulla
senza aver prodotto alcun apparente risultato. Lontano dalle polemiche
elettorali e favoriti dalla quiete estiva conviene ritornare
sull'argomento.

Che i partiti riformisti siano in profonda crisi non è contestabile: il
centro-sinistra è stato sconfitto nella maggioranza dei paesi europei
proprio durante una crisi economica che ha rivalutato molte delle
proposte che erano tipiche di questi partiti. Per spiegare questo
paradosso conviene fare qualche passo indietro e ritornare al momento
in cui, dopo un lungo periodo in cui la politica mondiale era stata
dominata dal binomio Reagan-Thatcher, la situazione si rovesciò con la
vittoria di Blair che sembrava in grado di cambiare i destini europei
con il new labour, la terza via che avrebbe dovuto rinnovare il
riformismo europeo e lo schema politico mondiale collegandosi con le
novità che Clinton proponeva negli Stati Uniti.

Con un pizzico di esagerazione, ma anche per esaltare il ruolo italiano
in questo processo, si era arrivati perfino a parlare di "ulivo
mondiale". La causa della sconfitta di questa grande stagione è da
individuare nel fatto che, mentre in teoria il nuovo labour e l'ulivo
mondiale erano una fucina di novità, nella prassi di governo di Tony
Blair e i governi che ad esso si erano ispirati si limitavano ad
imitare le precedenti politiche dei conservatori inseguendone i
contenuti e accontentandosi di un nuovo linguaggio. Sul dominio
assoluto dei mercati, sul peggioramento nella distribuzione dei
redditi, sulle politiche europee, sul grande problema della pace e
della guerra, sui diritti dei cittadini e sulle politiche fiscali le
decisioni non si discostavano spesso da quelle precedenti. Il messaggio
lanciato all'elettore era il più delle volte dedicato a dimostrare che
il modo di governare sarebbe stato migliore. Nel frattempo il
cambiamento della società continuava secondo le linee precedenti: una
crescente disparità nelle distribuzione dei redditi, un dominio
assoluto e incontrastato del mercato, un diffuso disprezzo del ruolo
dello Stato e dell'uso delle politiche fiscali, una presenza sempre più
limitata degli interventi pubblici di carattere sociale.

Vent'anni fa una mia semplice osservazione che la differenza di
remunerazione da uno a quaranta tra il direttore e gli operai di una
stessa azienda era eccessiva, aveva causato scandali e discussioni a
non finire. Oggi nessuno si stupisce del fatto che questa differenza
sia in molti casi da uno a quattrocento. Durante il momento più acuto
della presente crisi abbiamo assistito a una breve fase di sdegno nei
confronti della remunerazione di alcuni dirigenti, ma poi tutto è stato
dimenticato.

Come se vivessimo in una società immutabile, come se la realtà
esistente e le convinzioni dell'opinione pubblica fossero così forti da
non essere riformabili. Il riformismo ha cioè perso la fiducia in se
stesso e preferisce inseguire le piattaforme e i programmi degli altri,
pensando che, per rovesciare le fortune elettorali, sia sufficiente
criticare gli errori e i comportamenti dei governanti. A cambiare gli
equilibri politici tutto ciò non basta, anche perché la rapidità con
cui gli "estremisti" del mercato si sono impadroniti del linguaggio dei
riformisti è davvero degna di un premio Nobel.

Per vincere i riformisti debbono elaborare nuove idee e nuovi progetti
su tutti i temi elencati in precedenza. Ribadendo con forza il ruolo
dello Stato come regolatore di un mercato finalmente pulito.
Approfondendo i modi e gli strumenti attraverso i quali i cittadini
abbiano uguali prospettive di fronte alla vita. Rinnovando il
funzionamento del sistema scolastico, della ricerca scientifica e del
sistema sanitario. Ripensando al grande processo di superamento del
nuovo nazionalismo politico ed economico con una forte adesione agli
obiettivi di coesione europea e di solidarietà internazionale. Non
avendo paura di denunciare i tanti aspetti riguardo ai quali il
capitalismo deve profondamente riformarsi. Non accontentandosi di
mostrare un giorno la faccia feroce e il giorno dopo un viso sorridente
verso gli immigrati, ma preparando una organica politica di legalità ed
accoglienza.

Mi rendo conto che tutto ciò significa avere il coraggio di scontentare
molti e aver la forza di scomporre e ricomporre il proprio
elettorato.Mi rendo conto che nessun politico affronta a cuor leggero
questa azione di scomposizione e ricomposizione, ma mi rendo anche
conto che la crisi economica sta cambiando percezioni e mentalità. Essa
rende più accettabili le proposte innovative e coraggiose che il
centro-sinistra deve elaborare per essere ritenuto in grado di
governare la nostra società. Un compito difficile, tutto in salita e,
in una prima fase, addirittura contro corrente. Tuttavia chi non è
capace di nuotare contro corrente non sarà mai in grado di risalire un
fiume.
var addthis_pub="sinistraeliberta";

--
Postato da Webmaster su PARTITO SOCIALISTA - SOCIALISMO MACERATESE il
8/21/2009 07:45:00 AM


--
Ivo Costamagna
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*INTERVISTA A... "TUTTO CAMPO" AL SEGRETARIO NAZIONALE DEL PARTITO SOCIALISTA, ON. RICCARDO NENCINI* - (ndr: che ne pensate?)

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From: ivo costamagna <ivocostamagna@gmail.com>
Date: Fri, 14 Aug 2009 01:48:29 +0200
Subject: *INTERVISTA A... "TUTTO CAMPO" AL SEGRETARIO NAZIONALE DEL
PARTITO SOCIALISTA, ON. RICCARDO NENCINI*
To: ivocostamagna.dubbio@blogger.com, frinconi@cronosnet.com,
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From: Webmaster <giuseppe.iacopini@gmail.com>
Date: Thu, 13 Aug 2009 08:07:40 -0700 (PDT)
Subject: [PARTITO SOCIALISTA - SOCIALISMO MACERATESE] 8/13/2009 10:12:00 AM
To: ivocostamagna@gmail.com

Diamo un'anima alla Sinistra Riformista !!
Riccardo Nencini (PS) intervistato da Termometro Politico
http://www.termometropolitico.it

13/08/2009 - Riccardo Nencini, 49 anni, presidente del Consiglio
regionale della Toscana, è dal 2008 segretario del Partito Socialista.
L'abbiamo intervistato, ponendogli le domande scelte dalla redazione e
proposte da voi lettori.

Il leader del PS conferma la continuazione del progetto di Sinistra e
libertà, ma ammonisce: «dobbiamo cedere ognuno un pezzo di sovranità».
Critica l'opposizione di PD e IDV, ma guarda con attenzione al
congresso democratico (e alle piattaforme di Franceschini e Bersani). E
difende Craxi, di cui dice: «non fu il principale referente politico di
Berlusconi».

Segretario, è previsto un passaggio congressuale per deliberare
sull'adesione del PS a Sinistra e libertà o sancirne il distacco

«Il congresso è previsto dopo le elezioni regionali, c'è stato un
consiglio nazionale a luglio che si è pronunciato sulla continuazione
di questa esperienza. Il congresso poi, nell'estate 2010, deciderà
definitivamente».

Come vede i rapporti tra il PS e il resto del centrosinistra?

«Da parte nostra c'è un'attesa forte per capire come si concluderà il
congresso del PD, ci sono due linee non dissimili ma neanche uguali tra
loro: quella di Franceschini e quella di Bersani».

In realtà i candidati alle primarie sono tre.

«Io sto parlando dei due antagonisti che presumo, non soltanto per
ragioni di sondaggio, che si giochino la partita della segreteria, e
quindi parlo di Franceschini e di Bersani. Due linee simili ma non
uguali, dicevo. Dipende da chi prevarrà; già sappiamo però, ed è un
fatto positivo, che entrambi ritengono superato l'isolamento
veltroniano».

Lei non esprime auspici sulla vittoria di uno, dell'altro o
eventualmente del terzo candidato...

«Assolutamente no. Non mi permetto di entrare nelle vicende interne di
un altro partito».

Ha parlato di 'isolamento' riferendosi alla scelta di Veltroni del
2008. A posteriori crede che sia stata una scelta giusta quella del PS
di correre da solo o sarebbe stato meglio fare come i radicali,
presentando candidati dentro le liste del Partito Democratico?

«La nostra è stata una scelta di grandissima dignità, l'ultima scelta
identitaria del Partito socialista italiano».

Quindi quella radicale non è stata una scelta degna?

«E' stata una scelta fatta da un altro partito, che non mi permetto di
giudicare».

Qual è il suo giudizio sull'opposizione finora svolta in Parlamento
contro il governo Berlusconi?

«L'opposizione riformista si è vista poco ed è stata poco incisiva. Ha
avuto molto più effetto, dentro l'elettorato di centrosinistra,
l'opposizione di Di Pietro. Ma nessuna delle due ha avuto la forza
della D'Addario».

Al Parlamento europeo il Pse, seguendo gli auspici del Pd, ha dato vita
all'Asde, l'alleanza dei socialisti e dei democratici. E' una soluzione
che la convince?

«Noi abbiamo contrastato questa soluzione, perché non c'era dietro un
disegno politico ma soltanto la logica dei numeri. Se avessimo avuto
degli eletti al Parlamento europeo avrei proposto loro di fare una
domanda: "dov'è la politica? O questo è solo un cambiamento di nome?"».

I vostri eventuali deputati a Strasburgo sarebbero confluiti in questo
nuovo soggetto?

«Sì, sarebbero confluiti nel gruppo e avrebbero fatto la domanda che le
dicevo».

Lei ha confermato la continuazione del progetto di Sinistra e libertà.
Però su molti temi esistono differenze significative tra il Ps e altri
componenti come i Verdi. Penso alla politica estera, al giudizio su
Tangentopoli...

«Quando si mettono assieme forze politiche che hanno una storia
importante alle loro spalle è difficile trovare delle convergenze. E'
necessario fare, sui diversi temi, ciascuno una cessione di sovranità.
E' quello che stiamo provando a fare, tenendo conto che Sinistra e
libertà dovrà avere un taglio riformista; diversamente non avrebbe
ragione di esistere».

Alla luce del fatto che un progetto del 3%, come Sinistra e libertà,
abbia questi problemi di identità non le sembra più comprensibile che
analoghe difficoltà viva un soggetto dieci volte più grande, cioè il Pd?

«Più comprensibile sì, ma non lo giustifica. Non giustifica un partito
che si è posto l'obiettivo di essere il partito della maggioranza degli
italiani; noi abbiamo un obiettivo più modesto».

Che è quello di?

«Alle Europee, era quello di superare lo sbarramento del 4%. Oggi è
quello di dare un'anima alla sinistra riformista in Italia».

Dal '93 in poi i socialisti italiani hanno sempre vissuto un po'
all'ombra della figura di Craxi. Non crede che sia giunto il momento di
fare i conti con questa figura, riconoscendone i meriti politici e i
limiti (non solo penali)?

«Sono stato l'ultimo parlamentare europeo che è andato a trovare
Bettino Craxi in Tunisia. Non rinnego quella storia, anzi è una bella
storia della sinistra italiana e dell'Italia del Novecento. Noi
dobbiamo prendere soprattutto un segno, che fu il segno distintivo
dell'azione di Craxi: l'innovazione. La sinistra italiana ha bisogno di
innovazione, e da lì possiamo prendere gli stimoli giusti».

Resta il fatto che, dopo quasi cento anni di storia, il Psi è morto
proprio sotto Craxi.

«Questo getta ombre sul suo operato politico, perché dopo la caduta del
Muro di Berlino anche lui commise degli errori. Questo è il punto, che
precede Tangentopoli».

L'aspetto giudiziario del percorso di Craxi va ignorato, rimosso,
superato? Qual è l'atteggiamento che si deve avere di fronte a una
verità accertata giudiziariamente?

«Rimane ancora attiva una domanda, quella che Craxi fece al Parlamento
italiano nel '92 e nel '93. E cioè: quali e quante fossero le
responsabilità, e come avvenisse collettivamente il finanziamento ai
partiti. Queste sono due domande cui la giustizia italiana ha già dato
una risposta, la politica no».

Traducendo: se tutti erano disonesti, se tutti si finanziavano
illecitamente, allora nessuno era responsabile.

«Le cito una pagina di un libro dello storico Luciano Cafagna, "La
grande slavina". Cafagna dice: tutto ciò che era stato consentito fino
a un certo giorno da un certo giorno in poi venne ritenuto illegale».

In realtà era illegale da molto tempo.

«Sì, ma era stato ritenuto consentito. La domanda è: chi rientra in
questo paradosso di Cafagna? Questa è la domanda che fece Craxi al
Parlamento nel '93 e a cui la politica deve dare una risposta. Se vedo
tutte le statistiche europee sul livello di corruzione in Italia, si
potrebbe dire che la politica italiana abbia già dato una risposta.
Anche dopo Tangentopoli l'Italia resta ai vertici di quelle
graduatorie».

Secondo lei, in un certo senso c'è una continuità Craxi-Berlusconi?
Dopotutto Craxi fu, per anni, il principale referente politico del
Cavaliere.

«Questo non è vero, storicamente non è vero».

Il decreto salva-televisioni del 1985, i 21 miliardi di tangenti per
cui Berlusconi fu poi prescritto, Craxi fu persino testimone di nozze
del Cavaliere nel 1990. Non proprio uno sconosciuto.

«Berlusconi, per sua stessa ammissione, aveva anche nella Dc dei
referenti molto precisi, o nei repubblicani. L'assioma Craxi uguale
Berlusconi, se mi permette, è molto elementare. La verità è che quando
Berlusconi scende in campo Craxi lo critica, a partire dalle elezioni
romane, quando l'uno sosteneva Fini e l'altro Rutelli. E da lì in poi è
un crescendo. Che poi ci siano stati buoni rapporti con l'imprenditore
è un altro discorso».

Quindi lei non crede che ci sia stata, negli anni Ottanta, quantomeno
una contiguità di convenienza?

«Vede, a quel tempo c'era chi sosteneva che la tv commerciale non
dovesse esserci, e voleva la tv di stato senza telecomando: per esempio
il Pci».

La questione forse andrebbe posta in altri termini: non monopolio
pubblico contro apertura ai privati, ma monopolio pubblico contro
duopolio Rai-Mediaset. Questo, almeno, dice la storia.

«Sì, ma la storia degli inizi. Quando la posta in palio era il diritto
di cittadinanza dell'emittenza televisiva privata nel nostro Paese».

Storia degli inizi ma anche cronaca di oggi. E non sono intervenute
riforme, per esempio neanche quando il suo partito, segretario, ha
avuto responsabilità di governo: dal 1996 al 2001 e dal 2006 al 2008.

«Sa qual è stato l'ultimo ministro Socialista? Angelo Piazza, alla
Funzione pubblica con D'Alema, dieci anni fa. Nell'ultimo governo Prodi
avevamo un sottosegretario e una decina di parlamentari, se ci sono
state responsabilità vanno ripartite proporzionalmente con chi aveva
dieci o venti volte i nostri deputati. Del resto sono cronaca recente
le polemiche nel PD anche sulla mancata legge sul conflitto
d'interessi».


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Postato da Webmaster su PARTITO SOCIALISTA - SOCIALISMO MACERATESE il
8/13/2009 10:12:00 AM


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Ivo Costamagna
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