giovedì 20 agosto 2009

*UN BRUTTO ESEMPIO DI QUELL'ANTISOCIALISMO VISCERALE CHE RENDE DIFFICILE COSTRUIRE SINISTRA E LIBERTA' COME FORZA DI UNA SINISTRA DAVVERO LAICA E RIFORMISTA*

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From: Webmaster <giuseppe.iacopini@gmail.com>
Date: Wed, 19 Aug 2009 01:48:56 -0700 (PDT)
Subject: [PARTITO SOCIALISTA - SOCIALISMO MACERATESE] 8/19/2009 07:38:00 AM
To: ivocostamagna@gmail.com

L'importanza dei "fondamentali" politici di SeL

di Alberto Ferrari

La riunione del 23 luglio scorso, a Roma, alla quale hanno partecipato
le segreterie delle forze politiche/movimenti che hanno promosso il
progetto politico di SeL, rappresenta certamente un passo avanti sulla
strada della costituzione di una forza politica nuova capace di colmare
il vuoto lasciato a sinistra dalla nascita del PD. La proposta delle 16
campagne da offrire alla discussione dei compagni su internet, e nel
territorio, la proposta di modificare il simbolo di Sinistra e Libertà,
togliendo i simbolini dei partiti/movimenti aderenti, per svincolare
tale simbolo da " veti localistici" che hanno, in più realtà, impedito
di usare tale simbolo nelle passate elezioni, così come la proposta di
un "albo nazionale delle adesioni a SeL" rappresentano novità non
trascurabili sulla non facile strada di far nascere a sinistra un
partito che aspiri a dialogare a tutto tondo con i partiti di cultura
socialista degli altri paesi europei.

Ma tutto questo, da solo, non può bastare. E' oramai ora di parlare dei
"fondamentali" politici della nuova formazione, senza i quali ognuno
dei partecipanti può esercitarsi nell'arte di tirare il carro dalla sua
parte, come dimostrano i diversi commenti e le diverse interpretazioni
che " le segreterie delle forze politiche dei movimenti che hanno
promosso il progetto politico di SeL" e i loro simpatizzanti, si sono
affrettati a manifestare sui loro, più o meno ufficiali, siti
informatici. Basterebbe la polemica sulla legge regionale in Toscana,
con il PS che vota in modo difforme dagli altri esponenti di SeL o la
lettura dell'indicibile documento dei Giovani socialisti (nazionali), o
ancora il congresso del PS che si terrà solo dopo le Regionali del
prossimo anno, per trarre più di un motivo di pessimismo più che di
ottimismo.

In un bel fondo pubblicato sul Corriere del 19 luglio, Tommaso Padoa
Schioppa (per il quale non nutro particolare simpatia) rilevava come,
nell'Italia attuale, sta mancando da troppo tempo, a destra come a
sinistra, la costruzione di partiti che diano di se stessi il senso
della durevolezza, come era stato invece nel passato con la DC e il PCI
(Il PDL è oggi una monarchia assoluta che non si sa se durerà oltre il
suo monarca, il PD sta cercando di darsi solo ora una configurazione).

Tutto questo si riverbera nel paese che vive, di riflesso, la sua
stessa confusione ed insicurezza arrivata, oramai, ad una sorta di
disperante sfiducia e/o ribellismo su tutto ed in particolare verso la
politica e verso i partiti..

Per spiegare questa sua tesi, TPS, elenca quattro materie, che a suo
dire sono indispensabili per ogni partito che voglia dare di se il
senso della durevolezza:

L'Ideologia:

"non i ritratti di padri e nonni alle pareti, bensì principi resistenti
al mutare delle circostanze in tema di istituzioni, democrazia,
giustizia, laicità, economia, socialità". L'Organizzazione:

"democrazia interna, tesseramento, militanza, finanziamento". La Linea
Politica:

"le alleanze, il programma, le proposte per affrontare non solo
nell'immediato ma nel medio termine questioni fondamentali quali la
legalità, il ruolo dello Stato, il sistema fiscale, la crisi
finanziaria". La Leadership:

"i criteri per fare la scelta su chi deve governare il partito, le
regole successorie, la relazione tra partito e capo del governo".

Se esaminiamo SeL alla luce di queste quattro materie, mi pare
possibile fare queste quattro osservazioni (ma altri compagni potranno
dissentire o aggiungerne o farne altre).

Ideologia

SeL, per nascere, dovrà essere ideologicamente nuova. Nuova rispetto
alla storia dei due maggiori partiti della sinistra italiana del
dopoguerra, il PCI e il PSI. Nuova perché se non lo si fa si rischia di
riproporre l'elenco, contrapposto, dei ritratti dei padri e dei nonni.
Padri e nonni, ai quali va tutto il nostro rispetto e la nostra
commozione, ma che, avendo diviso per oltre quarant'anni la sinistra
senza arrivare all'umiltà di un sintesi, rischiano di continuare ad
essere portatori di divisioni. Occorre una volta per tutti riconoscere
che, al di la dei meriti e dei torti di ciascheduno, mentre in Italia,
in quegli anni, ce li si dava di santa ragione (e la destra vinceva e
governava), in Europa cresceva e si rafforzava una sinistra socialista
nuova rispetto alla sua storia passata. Una sinistra che, a partire dal
1959, anno della svolta ideologica della SPD a Bad Godesberg, iniziava
a rifondare nel profondo la vita politico-sociale-culturale-economica
di tutta l'Europa. Una sinistra che riconosceva che se i fini erano il
raggiungimento dell'eguaglianza delle libertà per tutti e delle
solidarietà, i mezzi erano la democrazia parlamentare e l'economia di
mercato e non la loro distruzione in nome di un improbabile sol
dell'avvenire. Da lì partirei, rileggendoli e studiandoli, sia perché
sono più a sinistra di quanto noi abbiamo mai potuto pensare, sia
perché è dall'allontanamento da quei principi, da quelle analisi e da
quelle pratiche, che è poi derivata, con le terze vie di Blair e di
Schroder alle quali ha aderito prontamente una parte estesa della
dirigenza diessina, la progressiva perdita di ruolo delle sinistre in
Europa. Ripartire da lì, da quei "fondamentali" per allinearli alle
nuove sfide della globalizzazione e dei disastri ambientali dalla
stessa causati. Ripartire da lì perché il nostro destino, come sinistra
italiana, si gioca in Europa, insieme alle altre forze socialiste ed al
nostro contributo per fare si che esse possano ritornare egemoni nel
parlamento europeo. Il non aver capito che la dimensione del socialismo
o è sovranazionale o è destinata alla sconfitta è stato forse il peggio
errore dei partiti socialisti europei quando erano maggioranza nei
paesi europei. Le 16 campagne sono utili e necessarie per farci
conoscere, ma esse non si sostituiscono ad una ideologia (di cui i
compagni, e tanti che non votano più, sentono il bisogno) nel senso
indicato da TPS: capace di resistere al mutare delle circostanze e,
aggiungo io, capace di funzionare da bussola per affrontare il
difficile mare aperto delle nuove sfide. Organizzazione

Se ne parla da tempo. Da troppo tempo. Nessuna associazione può durare
a lungo senza regole e senza una organizzazione. Senza sapere dove ci
si può tesserare e dove ci si può incontrare per contribuire alla sua
crescita. Girano molte idee. Penso che sia urgente fare sintesi per
fare partire il tutto, ed il tesseramento in particolare, nel più breve
tempo possibile. Perché questo è indispensabile a non lasciare morire
la periferia, il territorio. Con chi ci sta. Se alcuni non sentono
l'esigenza di anticipare i loro congressi, nulla di male; ma non ci si
può fermare per attenderli. Si avrà tempo, dopo, per migliorarla nei
contenuti e nella forma. Una cosa dovrà però essere subito chiara: SeL
non potrà essere l'approdo di soggetti abituati a passare da un campo
politico - o da un movimento - all'altro, né di soggetti con una storia
politica e giudiziaria poco trasparente. Ne andrebbe sin dall'inizio
della sua stessa immagine. Ne potrà essere un sorta di prelazione, con
pretese egemoniche, da parte di chi preferisce per ora continuare nella
sua forma di partito, in attesa di decidere secondo convenienze future.
E la sua vita interna non potrà che essere basata su regole pienamente
democratiche: una testa un voto.Linea politica

Personalmente credo che SeL non nasce per aspirare ad uno splendido
isolamento, né per fare dell'antagonismo una quasi ideologia. SeL nasce
per aspirare a battere la destra e governare paese. Il tema delle
alleanze per governare è dunque strategico e non meramente tattico. SeL
è un progetto politico-culturale, un'idea di società prima che un
partito politico. Per questo le alleanze non possono che basarsi sulla
condivisione di valori di fondo il cui fine è la realizzazione piena
della dignità di tutte le persone. E non c'è dignità se non c'è
legalità, se non ci sono i diritti civili per tutti, se non c'è lavoro,
se non ci sono pari opportunità, se non c'è solidarietà come fondamento
dello Stato e del suo agire, prima ancora che dei singoli cittadini.
Oggi la gente vive la classe politica come una casta interessata solo a
se stessa ed ai suoi affari. Al più il politico è visto come un
"mediatore di affari" e non certo come un esempio di moralità, di
competenza di serietà e sobrietà. Non è stato così, almeno per molti
anni, con la DC e con il PCI. Oggi abbiamo partiti che, fingendosi
democratici, ribaltano i ruoli e chiedono alla gente di dire cosa
vogliono anziché indicare loro che tipo di paese, che tipo di società
propongono di voler realizzare se avranno la maggioranza dei voti.
Occorre, come ha scritto più volte Scalfari, recuperare una funzione
pedagogica dell'essere partito. Questo deve contenere il programma di
un nuovo partito della sinistra: indicare che tipo di società intende
promuovere e di quali strumenti intende servirsi. Credo che dobbiamo
sforzarci di diventare portatori di valori per una nuova e diversa
società come lo fu tra gli anni 60 e gli anni 80 la socialdemocrazia in
Germania, in Austria in Svezia. Ma per fare questo dobbiamo essere
attenti a darci noi una nuova cultura, rifuggendo le mode o le frasi
fatte. Faccio un esempio: tutti dicono che occorre porre al centro, a
partire dalla scuola, la cultura della meritocrazia. Difficile di primo
acchito dissentire. E' di moda. Ma vi sono due modi di intendere la
meritocrazia. Quella di chi usa la meritocrazia per esasperare
l'individualismo, per esaltare solo chi arriva primo indipendentemente
dagli altri e chi inserisce il merito in un più profondo processo
sociale di crescita collettiva, di gruppo. Crescere, vincendo, soli o
crescere, vincendo, con gli altri. La prima è un cultura di destra, la
seconda socialista. Potrebbero sembrare aspetti banali, ma sono
fondamentali per una scuola che intenda guardare alla responsabilità
sociale e non solo alla crescita individuale. La stessa riflessione si
potrebbe fare sul termine azienda, lasciato in patrimonio alla sola
destra, e da questa utilizzato a suo uso e consumo, mentre esistono
diversi modi e culture di "essere azienda": da quelle a rigida
organizzazione e cultura autoritaria a quelle ad organizzazione e
cultura condivisa e partecipata. Insomma il programma non è solo un
elenco di si e di no; di cose da fare e cose da non fare. Ma ogni si ed
ogni no deve essere coerente ed utile al modello socioculturale che
intendiamo proporre al paese.La Leadership

E' forse l'aspetto più complesso e ambiguo. Inquinato dal modello
imperante del berlusconismo dove è il leader che costruisce attorno a
se un partito a sua immagine e non viceversa. Ma, per la sinistra, come
dovrebbe aver insegnato la rapida meteora Veltroni, è la cultura e la
linea politica condivisa dai militanti che " fa emergere" attraverso un
processo democratico la sua leadership e non viceversa. E, a mio
parere, è bene che resti così.

Sono solo alcuni appunti e riflessioni, ma sulle quali ritengo urgente
che debba essere portato il dibattito.


--
Postato da Webmaster su PARTITO SOCIALISTA - SOCIALISMO MACERATESE il
8/19/2009 07:38:00 AM


--
Ivo Costamagna
--
ps-macerata.blogspot.com

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