domenica 23 agosto 2009

*PD, ROSA NEL PUGNO E... SINISTRA E LIBERTA': LA TRANSIZIONE INFINITA E' AD UN BIVIO. - UN'INTERESSANTE RIFLESSIONE di Pier Paolo Segneri*

Questa interessante riflessione, inviatami dall'amico e compagno Pier
Paolo Segneri, pubblicata ieri dal quotidiano Europa, spero sia utile
per riaprire, con i vostri commenti, un dibattito sul nostro sito:

www.partitosocialista-mc.org

"Riaprire" perchè, in realtà, si tratta di un confronto mai interrotto
in provincia di Macerata e che credo sia utile riprendere anche a
livello nazionale. Questo sia per trovare un progetto condiviso nella
piccola comunità del Partito Socialista, evitandone ulteriori...
"scissioni", e sia per verificare la possibilità di costruire una
NUOVA, grande forza di Sinistra (e Libertà) che sia davvero LAICA,
RIFORMISTA E LIBERALSOCIALISTA.

Con Pier Paolo ne parleremo presto a Macerata in una iniziativa aperta
a tutti coloro che sono interessati.

Civitanova M., li 23/8/2009
Ivo Costamagna
(Segretario Provinciale Partito Socialista Macerata)

---------- Forwarded message ----------
From: "pierpaolose@tiscali.it" <pierpaolose@tiscali.it>
Date: Sun, 23 Aug 2009 16:51:31 +0200 (CEST)
Subject: Pier Paolo Segneri
To: ivocostamagna@gmail.com

LA TRANSIZIONE INFINITA E' A UN BIVIO

La politica procede per salti. Nella storia della nostra repubblica,
ogni quindici anni, puntualmente, si creano i presupposti per il salto
verso un cambiamento liberale della politica. Presupposti, purtroppo,
ogni volta vanificati da un potere ideologico, dogmatico, immobile, a-
democratico e contrario allo stato di diritto. E' come se,
ciclicamente, si presentasse l'occasione per poter attuare una
rivoluzione liberale e democratica anche in Italia ma è come se, questa
stessa possibilità, venisse sottratta al popolo italiano per opera di
un sistema di potere inamovibile, cinico e prepotente.
Il primo tentativo di rivoluzione liberale, dopo l'oscurità del
regime fascista, fu quello del biennio 1948/49 ed ebbe come principali
riferimenti politici Alcide De Gasperi e Luigi Einaudi. Con l'esito che
conosciamo. Infatti, nonostante l'approccio riformatore dei due grandi
statisti, la linea liberale e democratica del capo del governo e del
capo dello stato, nel giro di qualche anno, venne soppiantata dall'
affermarsi del potere partitocratico. Il salto non riuscì e si avviò la
cosiddetta "transizione infinita" che la repubblica italiana si porta
ancora dietro.
In tal senso, è sicuramente di grande utilità ed importanza rileggere
con attenzione l'ottimo editoriale di Europa del 20 agosto, scritto da
Stefano Menichini, ed intitolato Prodi, D'Alema e il doppio
revisionismo. Perché in quell'articolo ci sono parole anticonformiste e
piene di coraggio politico che andrebbero messe al centro del dibattito
congressuale e della discussione interna al Pd. Perché il direttore
riesce a mostrare, con intelligenza e acume critico, il volto reale
dell'Ulivo, cioè quello che Romano Prodi e Massimo D'Alema rileggono
come un progetto politico cattolico democratico e socialdemocratico.
Dunque, non liberaldemocratico. Non liberalsocialista, non laico, non
libertario. L'Ulivo come idea riformista e non come progetto
riformatore. Proprio la differenza che i radicali di Marco Pannella
vanno ripetendo ogni qual volta parlano o scrivono della Rosa nel
pugno. E qui sarebbe interessante poter leggere l'opinione di un
socialista come Roberto Villetti. Magari!
Anche nel biennio 1963/64 si tentò, all'epoca del famoso centro-
sinistra, di percorrere la strada della rivoluzione liberale. Si cercò
di far fare alla politica il salto verso un sistema democratico e
liberale. A guidare quella operazione vi fu, allora, Ugo La Malfa. Ma
anch'egli fallì e, come sappiamo, quel tentativo venne risucchiato
lentamente verso il baratro del potere partitocratico.
All'inizio degli anni novanta, invece, quando esplose in modo
dirompente la crisi politica ed economica che investì le nostre
istituzioni e l'Italia tutta, ci fu l'obiettivo concreto dei radicali e
dei pannelliani di dare forza alla spinta liberale e libertaria
proveniente dalle strade stesse del nostro Paese, ma le cose - come si
sa - andarono in senso opposto. Quella spinta liberale e di
cambiamento, che avrebbe potuto riformare in profondità l'intero
sistema nazionale, venne fagocitata da Silvio Berlusconi che, invece di
divenire l'uomo della rivoluzione liberale, si trasformò nel suo
affossatore. Ancora una volta si compì la metamorfosi del Potere
partitocratico. Insomma, proprio in quella difficile e drammatica fase
di passaggio, caratterizzata positivamente dalla magnifica vittoria
referendaria del 1993, prevalse il colpo di coda reazionario di un
Potere illiberale, non-democratico e fine a se stesso. Un sistema
capace, come accadde pure alla fine degli anni settanta, di soffocare
il cambiamento democratico, riformatore e nonviolento. E così, all'
inizio degli anni novanta, uno alla volta, i partiti storici italiani
scomparvero o vennero spazzati via. Si salvò soltanto la partitocrazia.
Anzi, la partitocrazia sopravvisse benissimo al trauma di quegli anni
riproponendosi nel tempo ancora più prepotente ed arrogante di prima.
Oggi, siamo di nuovo ad un bivio, ad una fase di crisi, ad un salto.
Siamo ad un passo dal compiere il salto. Forse nel buio. La politica
dovrà assumere forme diverse e nuove (antiche) responsabilità. Prima
che la transizione infinita ritorni a bloccare le possibilità dei
movimenti politici in corso e prima che il potere riprenda a dominare.
"Sono gli ultimi colpi di coda", ripete Marco Pannella. La metamorfosi
del Potere, ancora una volta, si compie. Nel pieno perpetuarsi della
non-democrazia italiana.

Pier Paolo Segneri

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Ivo Costamagna
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