giovedì 31 luglio 2008

http://www.ilmessaggero.it - GIOVEDI' 31 LUGLIO 2008

Tolentino sotto choc/ I danni allo storico teatro superano i cinque milioni di euro. Polemica sui soccorsi: scarsa la pressione dell’acqua.
Rogo al Vaccaj, sequestro e caccia ai responsabili
Il governatore Spacca:
«Chiederemo il rifinanziamento della legge sulla ricostruzione»


di RICCARDO MORRESI


TOLENTINO: L’inchiesta sul rogo del teatro di Tolentino ha portato ieri i sigilli all’area devastata dalle fiamme. Il Pm Andrea Laurino ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di reato di incendio colposo e ha disposto un sequestro di tipo probatorio. In questo ore il magistrato sta valutando eventuali responsabilità in capo a persone dell’impresa che stava eseguendo i lavori e a soggetti dell’amministrazione comunale che in qualche modo avrebbero dovuto tutelare il bene architettonico. Ieri il magistrato ha anche dato incarico agli esperti del Nucleo investigativo antincendi del ministero dell’Interno, dipartimento dei vigili del fuoco, di ricostruire la dinamica e accertare le cause del rogo. Sono specialisti del settore e verranno lunedì, con particolari attrezzature, per il primo sopralluogo. Secondo i primi accertamenti dei carabinieri, il rogo si sarebbe sviluppato a causa dei lavori di rifacimento del tetto: gli operai stavano lavorando con la fiamma ossidrica, alcuni pezzetti bollenti sarebbero colati sul solaio affrescati fatti di cannuccia e gesso. Gli operai, quando se ne sono andati alle 17,30-18, non si sono accorti che il fuoco covava. Pochi minuti dopo l’inferno e danni incalcolabili.
Le fiamme hanno rapidamente distrutto il tetto ed il timpano. Sono andati persi gli affreschi della finta volta, che nascondeva il tetto a capriate, dipinta dal Fontana come un Olimpo. La buona notizia è rappresentata dal fatto che, dopo i sopralluoghi, si è appurato che è miracolosamente scampato alle fiamme il sipario storico che rappresenta Francesco Filelfo e Niccolò Maurizi, sempre dipinto dal Fontana e dai suoi allievi. Ingenti comunque i danni anche se la furia devastatrice dell'incendio ha risparmiato il foyer, i tre ordini di palchi, la zona degli uffici e dei camerini. Oltre al tetto crollato, danneggiata la platea e tutta la zona del palcoscenico e della graticcia. Ma poteva andare decisamente peggio, viste le proporzioni dell'incendio.
Ed è stato questo anche il pensiero esternato dal sindaco Luciano Ruffini che ha sottolineato, insieme all'assessore regionale Pietro Marcolini, la volontà di reagire fin da subito. «La nostra città - ha affermato il sindaco nel corso di una conferenza stampa - è stata colpita al cuore. Attualmente il teatro è sotto sequestro e non appena gli inquirenti avranno terminato il proprio lavoro di indagine, potremmo fare una prima stima dei danni. E' nostra intenzione istituire subito una sorta di task force, che sia in grado di avviare una progettazione seria e soprattutto che ci consenta di reperire i fondi necessari per ricostruire. Vogliamo riaprire il teatro quanto prima».
Intanto nascono le prime polemiche. Pare, infatti, che nell'immediatezza dell'incendio, malgrado il prodigarsi di vigili del fuoco e carabinieri, si siano verificate situazioni problematiche per l'approvvigionamento dell'acqua. Lo stesso sindaco ha dichiarato che l'acquedotto comunale non dispone della pressione necessaria per fronteggiare situazioni simili. E di questo si potrebbe parlare già domani, quando con ogni probabilità verrà convocato un consiglio comunale straordinario, sulla base di una interrogazione del consigliere comunale del Pdl Valeria Ruiti.
Nel pomeriggio di ieri la visita del governatore delle Marche, Gian Mario Spacca, e del presidente della Provincia di Macerata, Giulio Silenzi. Spacca, molto colpito, ha tra l’altro annunciato che la Regione chiederà al Governo di rifinanziare le legge n. 61 del 1998 sulla ricostruzione post terremoto, per la parte relativa ai beni culturali. È stato intanto costituito un gruppo tecnico di lavoro per decidere e gestire le prime misure dell'emergenza. Ne fanno parte Regione, Provincia di Macerata e Comune, e probabilmente parteciperanno anche i tecnici ministeriali. Per la Regione coordineranno le procedure per la messa in sicurezza dell'immobile, già avviate, il Dipartimento regionale di Protezione civile e il servizio beni culturali e programmi di recupero.
Per l'architetto Alberto Mazzoni, funzionario della Soprintendenza ai beni architettonici e ambientali, «il primo intervento da fare ora è assicurare una copertura adeguata al teatro». Si annuncia la possibilitàdi una soluzione simile a quella adottata per la Fenice di Venezia: ricostruire “dove era e come era”. Impossibile per ora quantificare i danni, ma si ipotizza una cifra intorno a cinque-sei milioni di euro per riportare il Vaccaj allo stato originario.

Dolore e tanta solidarietà,
Ma si pensa già al restauro


Ieri pomeriggio a Montecitorio l'onorevole Mario Cavallaro (Pd) ha richiesto al vicepresidente della Camera, Buttiglione, che presiedeva la seduta, di informare il Governo di quanto accaduto a Tolentino, sollecitandone le opportune iniziative di intervento. Cavallaro ha preannunciato l'assunzione di una serie ulteriore di iniziative non appena sarà certo il quadro finanziario ed organizzativo delle opere necessarie alla ricostruzione. Maurizio Costanzo, direttore artistico della Biennale dell'Umorismo nell'Arte di Tolentino, si è detto «profondamente addolorato» e ha annullato l'evento previsto per il 10 agosto, destinando i fondi alla ricostruzione del Vaccaj. «Il Comune, la Provincia di Macerata e la Regione Marche - ha affermato l'assessore regionale Pietro Marcolini - sono mobilitati per reperire risorse da tutte le fonti possibili». Il sindaco di Macerata Giorgio Meschini ha inviato un telegramma di solidarietà e vicinanza al collega Ruffini dichiarandosi disposto a ospitare al Lauro Rossi e allo Sferisterio di Macerata «eventuali future manifestazioni del Vaccaj». Il presidente della Regione Gian Mario Spacca ha parlato di «lutto per la cultura e di un danno inestimabile per il patrimonio architettonico della nostra regione». «Una vera sciagura che colpisce Tolentino e tutta la provincia - ha affermato il presidente della Provincia Giulio Silenzi. Quanto accaduto ci addolora tutti e comprendo che per i tolentinati la perdita del loro teatro rappresenti una ferita profonda».

Berlusconismi. Attaccare il PD paga, ma non è più serio.

Chi ha la mia età, non può dimenticare quale soddisfazione dava lo scoprire che il biliardino del bar si era inceppato e inceppandosi continuava a regalare partite su partite.
Oppure, per esempio chi non ricorda quei flippers che si incantavano e non smettevano di regalarci partite e nuove emozioni. Sapevamo quali erano i trucchi e i punti deboli. La pacchia di norma finiva quando il titolare del bar si accorgeva della falla e provvedeva a spegnere e spegnerci la gioia di giocare a “sbafo”.
Il passaparola dei più grandi con i più piccoli accreditava ai primi il ruolo di semi-dei paesani, una specie di bulli più romantici che altro.
Questa premessa, un po’ nostalgica e un po’ goliardica, ha la presunzione di introdurre un argomento che ho l’ardire di etichettare come serio.
Colpire e attaccare il PD paga sempre, ma forse comincia ad essere francamente poco serio. La mia non vuole e non può essere una difesa al Partito Democratico perché di difensori in gamba il PD ne ha in abbondanza e nonostante che in questo periodo non sta esattamente attraversando un momento di splendida forma, ridursi fino al punto da farsi difendere dal sottoscritto sarebbe anche per loro, ottimi incassatori professionisti, veramente troppo.
Mi spiego. Chi finora ha posizionato nel proprio mirino la creatura Veltroniana ha visto accrescere la sua fortuna politica. Tralasciando volutamente Berlusconi che magari avrebbe vinto comunque le elezioni politiche, ma che sicuramente ha trovato nel PD un alleato tanto impensabile quanto funzionale alla sua causa, la mia analisi e riflessione è indirizzata ai partiti comunisti e all’IDV dell’ex pm Di Pietro.
Il fu ministro Paolo Ferrero pur diventando Ministro del Governo Prodi grazie all’ottimo e lungo lavoro del subcomandante Fausto, ha creato la sua fortuna e il suo consenso all’interno di Rifondazione Comunista, grazie agli infaticabili e inesauribili attacchi balistici verso e contro il PD. Come dire: attaccare il PD paga sempre! Ferrero, infatti, viene eletto segretario del partito della Rifondazione Comunista mentre Bandiera Rossa in sottofondo sottolineava la nuova e al contempo vecchia linea politica ritrovata.
Stesso discorso vale per il compagno, stimatissimo ancorchè furbissimo, Oliviero Diliberto che è riuscito a rimanere in sella al suo Partito, il PDCI, moltissimo per merito suo, certamente, ma non di meno per le accuse che hanno, per un verso imbalsamato (nel senso di balsamo s’intende) la sua platea e base elettorale e per l’altro verso cannoneggiato nei dintorni del Nazareno. Anche in questo caso prendersela col PD ha pagato. Diliberto viene rieletto segretario con tanto di base contenta ed entusiasta di veder ri-splendere la luce accecante (nel vero senso della parola) del comunismo. Se poi sarà comunismo reale o alla matriciana col Cannonau magari lo scopriremo col tempo.
Ma veniamo verso il centro politico. Oddio, chiamare l’IDV un partito che grava nel centro è più una finzione hollywoodiana che un vero atto di linearità nei confronti dell’assetto politico nazionale. Detto questo, più per onestà verso la lingua di Dante che per onore alla seppur calpestata verità, veniamo ai fatti. Diciamo che grava. Ecco, forse questa definizione è più corretta. L’IDV è un partito che grava. E parecchio.
In campagna elettorale l’IDV del on. Di Pietro si attacca al PD come neanche l’edera repubblicana avrebbe saputo far meglio promettendo lealtà e amore eterno, alias gruppo unico. Grazie alla alleanza col PD, l’IDV scivola facilmente in Parlamento ed elegge i suoi rappresentanti pure al Senato. Oggi, invece, anche il Molisano ha capito il giochetto. Anche lui, come facevamo noi al bar, inceppa il biliardino e gioca gratis. Tradotto, bombarda il PD, gli succhia una bella fetta di elettorato e incassa percentuali che per adesso solo i sondaggi e non le urne gli possono accreditare, ma che fra un anno anche le urne gli riconosceranno. Attaccare il PD paga sempre, se lo si fa alle spalle adottando un comportamento da voltagabbana, paga ancora meglio.
Non che il Partito Democratico non si sia meritato di essere messo sotto accusa e sotto la lente di ingrandimento dei vari Segretari. Spesso, se non sempre, si è anche meritato il trattamento che gli è stato riservato. Basti pensare il lavoretto di fino che Veltroni, Bettini e Franceschini hanno riservato a Boselli e compagni socialisti per dare la cifra di quanto il merito di questi attacchi sia tutto da addebitare alla banda del loft. Questo è evidente.
Però, detto e spiegato, quanto paghi sempre attaccare il PD, dico e scrivo pure che continuare a farlo, a gratis, non sia più serio. Anzi, è assolutamente poco serio.
Se è vero che le fortune politiche delle persone che ho prima citato si sono fortificate sparando sul PD non capisco ora cosa ci fanno insieme al PD. Come se i vari PD Regionali e Provinciali fossero diversi da quel PD che viene preso di mira neanche più a giorni alterni.
Siccome la poltrona con tutti gli accessori , piace e tanto pure a loro, adesso questi Partiti di chiaro stampo comunista, hanno coniato una nuova storiella e cioè : “valuteremo di volta in volta”.
Gli assessori e i consiglieri comunisti sia regionali che provinciali che troviamo nelle tante giunte e amministrazioni locali fanno nessuno riferimento alla Mozione 1 Ferrero – Grassi ? Quale PD c’è in Regione? No, perché delle due l’una o si è poco seri o i PD regionali sono un’altra cosa. Se fosse così Walter, il perdente di successo, si circondi di segretari regionali, forse troverà il bandolo della matassa. Ma non penso che sia così. Penso invece che attaccare il PD paga, sempre e bene, ma non è più serio.
Che differenza c’è tra il Berlusconi che imposta una campagna elettorale sulla iniqua e strangolante pressione fiscale del Governo Prodi e poi nulla ha fatto e farà su questo versante e quelli che si ingrassano ai piedi del loft?
Sarà il berlusconismo dilagante o l’antica e mai sopita tattica della menzogna e della doppia verità?
Prima o poi il barista si accorgerà e molti smetteranno di continuare a giocare a gratis. Qualcuno continuerà a giocare pagando e qualcun altro pur di non pagare smetterà persino di giocare. Quel giorno arriverà. Non sò quando, ma arriverà. E allora, per favore oste del vino. Rosso. Paga baffone! Perché di pagare non se ne parla, ne in rubli, ne in lire e ne tantomeno in euro.

*Eletto il nuovo ESECUTIVO REGIONALE del Partito Socialista delle Marche*

Il Direttivo Regionale del Partito, riunitosi ieri a Loreto, presenti 36 membri effettivi su 46 e 15 supplenti/invitati su 25, ha provveduto, tra le varie questioni affrontate, ad eleggere il nuovo COMITATO ESECUTIVO REGIONALE del Partito Socialista delle Marche. Lo stesso risulta così composto:
Massimo Seri (Segretario
Regionale), Alessandro Biscaccianti, Daniele Carnevali, Ivo Costamagna, Daniele Fortuna, Stefano Gattoni, Luigi Marangoni, Mauro Paolinelli, Maria Riganelli, Cesare Serrini, Dante Teodori e Federico Valori.
L'Esecutivo proporra', al prossimo Direttivo Regionale, oltre l'indicazione del Presidente del Partito anche i nominativi sia dei due Vice Segretari che, si e' concordato, saranno individuati al di fuori dei dodici eletti ieri ed anche del Presidente della Consulta Regionale di tutti gli Amministratori Socialisti marchigiani. Questi tre compagni faranno parte a pieno titolo del Comitato Esecutivo Regionale che avra', quindi, un plenum di 15 componenti. Sull'indicazione del Presidente della Consulta degli Ammistratori,organismo di coordinamento e di proposta programmatica, e' stata avanzata la richiesta da parte della Federazione di Macerata, accolta dagli altri Segretari Provinciali, e per tale incarico la Federazione ha indicato il compagno Francesco Acquaroli, Capogruppo PS in Provincia e Sindaco di Morrovalle. Il Direttivo ha, inoltre, votato la piena delega all'Esecutivo per l'individuazione del nominativo/i da sottoporre al Presidente Spacca per la nomina di un Assessore socialista in Giunta Regionale. Si tratta di decisioni che vanno nella direzione di quel progetto politico-organizzativo regionale di cui la Federazione Provinciale di Macerata e' stata PROMOTICE ed alla cui base c'e' la ritrovata unita' interna. Un'unita' che ieri ha iniziato a trasformarsi in un leale "gioco di squadra"che ha dato ulteriori risultati dopo quelli della elezione, negli Organismi Nazionali del PS, di 5 compagni della nostra Federazione sugli 11 complessivamente eletti in tutta la Regione Marche. Tale progetto dovra',necessariamente, coinvolgere anche tutti quei compagni che ancora possono avere dei dubbi. Sembra ormai essere a portata a mano, e comunque entro, al massimo, il mese di Settembre, il risultato di riuscire a COMPLETARE i VERTICI DEL PARTITO ED A INDICARE L'ASSESSORE REGIONALE SOCIALISTA sulla base dei principi di AMPIO COINVOLGIMENTO DI TUTTE LE REALTA' TERRITORIALI, A PARTIRE DA QUELLE SINO AD OGGI ESCULSE, E DI UN RINNOVAMENTO DELLE PERSONE MA, SOPRATTUTTO, DEI METODI.
Allora, e solo allora, si potra' davvero TENTARE un "Nuovo Inizio" del Partito Socialista delle Marche. In quel momento anche in Provincia di Macerata avremo le condizioni, minime ed indispensabili, per PROVARCI. Nessun trionfalismo, quindi, ma la faticosa costruzione di alcune posizioni politiche e politico-istituzionali necessarie per fare davvero... "POLITICA" a livello provinciale e regionale. Stiamo, speriamo, per "svalicare" Cima Coppi ma ci attendono, almeno, altri... tre "Tapponi Dolomitici". Nessuno di noi si e' mai "dopato" e non siamo neanche in grande... "forma", eppure, facendo tutti "SQUADRA", POSSIAMO FARCELA. Certo, per poter arrivare al primo traguardo del nostro "Nuovo Inizio" (Elezioni Maggio 2009), non possiamo concederci errori. Questo a partire dalla composizione dell'Esecutivo Provinciale alla riorganizzazione delle Sezioni e degli Ambiti Territoriali, dalla risoluzione di questioni politico-amministrative aperte in alcune realta' importanti come Macerata, Recanati e San Severino alla situazione contabile e finanziaria. SE RIUSCIREMO A FARE TUTTO QUESTO, METTENDO GLI UOMINI, I GIOVANI E LE DONNE AL POSTO GIUSTO, SONO CERTO CHE ANCHE LE SCELTE POLITICHE SARANNO DIALETTICHE MA PARTECIPATE E CONDIVISE.
Rivolgiamo, compagni, una volta di piu' il pensiero a Pietro Nenni: "Ognuno faccia quel che deve, accada quel che puo'"

Ivo Costamagna
(Segretario Provinciale Partito Socialista Macerata)

ivocostamagna@gmail.com
info@ps-mc.it


http://www.ilmessaggero.it - MERCOLEDI' 30 LUGLIO 2008

Il Vaccaj divorato da un incendio
Le fiamme distruggono completamente lo splendido teatro storico
Tolentino: Erano in corso lavori di restauro al tetto, Intervenuti due elicotteri.
Completamente distrutto.
Del teatro Nicola Vaccaj non è rimasto più niente, se non parte del foyer e gli uffici amministrativi soltanto lambiti delle fiamme.

Un incendio spaventoso quello che nel tardo pomeriggio di ieri ha colpito lo storico teatro di Tolentino dove da qualche settimana erano in corso lavori di ristrutturazione sul tetto. L'allarme è scattato intorno alle 18. Un uomo che si trovava nel bar adiacente il teatro Vaccaj ha visto uscire del fumo dal tetto e ha avvertito i vigili del fuoco e i carabinieri. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che era in corso un incendio di proporzioni spaventose. La prima squadra di pompieri accorsa sul posto ha immediatamente chiesto rinforzi, in quanto le fiamme e il fumo aumentavano costantemente di intensità. Tutta la zona ha iniziato a riempirsi di cittadini, preoccupati per le sorti del loro teatro. Con l'aumentare dell'intensità dell'incendio i carabinieri, coadiuvati anche dai vigili urbani e dalla locale protezione civile, hanno circoscritto la zona, anche per salvaguardare l'incolumità dei cittadini.
E' arrivato il sindaco Luciano Ruffini insieme a tutti i componenti della giunta comunale: lo sguardo nel vuoto quando ci si è resi conto che si stava consumando una vera e propria catastrofe. Altre squadre di vigili del fuoco sono continuate ad arrivare da tutta la provincia, ma non è bastato. Si è reso necessario anche l'intervento di due elicotteri, uno dei vigili del fuoco e l'altro della protezione civile, che hanno tentato di domare le fiamme dall'alto, pescando acqua dal lago delle Grazie. Sul piazzale del teatro, quasi in lacrime, anche Saverio Marconi, direttore artistico della Compagnia della Rancia. «Non si è salvato niente, è tutto distrutto», diceva scuotendo la testa.
Fino a tarda sera l'incendio non era stato ancora completamente domato, ma non c'è stato mai pericolo per le abitazioni dell'area vicina. Sulle cause del rogo ancora nessuno si sbilancia, ma la più probabile appare un surriscaldamento del catrame utilizzato per la copertura del tetto. Saranno le indagini degli esperti dei vigili del fuoco e dei carabinieri a cercare di dare risposte nelle prossime ore. Servirà comunque a poco: nulla potrà restituire alla città uno dei suoi gioielli più belli.
Per svolgere questi lavori, la scorsa stagione teatrale era durata addirittura soltanto fino a gennaio. Il teatro Vaccaj fu inaugurato il 10 settembre 1797, giorno di San Nicola e oggi non ne rimane più nulla se non le mura esterne. Completamente distrutti nel rogo anche gli splendidi dipinti di Giuseppe Lucatelli che abbellivano i saloni della struttura.
R. M.

*UN SINCERO RINGRAZIAMENTO*

Voglio rivolgere un sincero ringraziamento ai tanti compagni che, nei
giorni scorsi, mi hanno telefonato o inviato messaggi preoccupati per
le mie condizioni di salute. Voglio anche rassicurarli sul fatto che,
dopo i primi accertamenti, sembra che non sia nulla di grave. Nei
prossimi giorni il compagno Giovanni Garofolo finira' di...
"rivoltarmi come un calzino". Comunque, ripeto, sto' meglio e sono,
ancora una volta, pronto a riprendere il mio posto per tentare,
insieme a tutti voi,
di contribuire ad un vero "Nuovo Inizio" del nostro Partito. GRAZIE E
AVANTI COMPAGNI! Ivo

News - Partito Socialista

Marco Di Lello nominato Coordinatore Nazionale della Segreteria del Partito

30/07/2008 -

La Segreteria nazionale del Partito Socialista, nella riunione di oggi, su proposta del Segretario Riccardo Nencini, ha nominato il compagno Marco Di Lello, Coordinatore Nazionale della Segreteria del Partito.
Napoletano, trentotto anni, avvocato e docente universitario, Di Lello inizia a militare nelle file socialiste a 16 anni.
Ventunenne, nel luglio del1991, diviene segretario provinciale della Federazione Giovanile Socialista napoletana.
Nell'ottobre del '94 diviene Segretario nazionale dei Giovani Socialisti, ed entra a far parte della Direzione nazionale del SI prima e dello SDI poi, partito di cui, nel dicembre del '98, è nominato responsabile nazionale per le Politiche del Lavoro.
Nel maggio del 2000 è nominato Assessore all'Urbanistica della Regione Campania, dove vara, tra le altre, la Legge regionale urbanistica, che porta il suo nome, che riordina un un settore che da trent'anni attendeva nuove norme per il Governo del Territorio.
Dal 2005 al febbraio 2008, data delle sue dimissioni, è Assessore regionale al Turismo e ai Beni Culturali dove promuove la Campania Artecard la tessera che mette in rete tutti i grandi siti culturali della regione Campania.

Finanziaria. Locatelli: Governo lontano dai modelli europei

30/07/2008 -

"Sugli assegni sociali siamo davanti all'ennesimo pasticcio di questa maggioranza, che andando a caccia di presunti abusi da parte di qualche immigrato anziano, aveva tolto l'assegno sociale a migliaia di anziani poveri, andando a mettere nello stesso tritacarne italiani e immigrati, soprattutto donne anziane, casalinghe, madri di famiglia, tutte persone prive di versamenti contributivi per chiare ragioni culturali e sociali". E' quanto afferma l'Eurodeputata e Presidente dell'Internazionale Socialista Donne, Pia Locatelli. "Il governo - aggiunge Locatelli - ci ha messo una pezza, pur discriminando in maniera pesante e probabilmente inutile gli immigrati rispetto agli italiani. In ogni caso i 'riformisti' Brunetta e Sacconi dovrebbero prendere atto che possono pure rivendicare una loro personale identità riformista ma la loro maggioranza è fatta di xenofobi e incompetenti, senza alcuna sensibilità sociale verso i più poveri. Siamo
mille miglia lontani dai modelli europei di welfare state, siamo in un thatcherismo all'amatriciana", ha concluso l'esponente socialista.

Democrazia senza partecipazione. Prosegue in tutta Italia la mobilitazione socialista

30/07/2008 -



Dopo il successo che ha riscontrato la campagna di raccolta firme per la reintroduzione del voto di preferenza, prosegue la mobilitazione in tutta Italia .
Segnaliamo in particolare il forte impegno della Federazione di Sassari dove sono stati fissati presidi permanenti nei comuni rivieraschi di Sorso, Sassari, Porto Torres e Stintino a forte flusso turistico.
Sono già stati programmati anche i prossimi appuntamenti:
4 Agosto, Sassari, piazzale Segni
5 Agosto, Ozieri, mercato rionale
6 Agosto, Alghero, lungomare (mercato rionale)
7 Agosto, Porto Torres, Viale delle Vigne (mercato rionale)
Importante anche l’impegno, tra le altre, delle sezioni del partito di Tortona (Al), città natale di Giuseppe Romita, di Cupra Marittima (AP) e di molte altre località dove
spontaneamente i militanti del Partito Socialista continuano, nonostante il periodo feriale, ad allestire tavoli di raccolta firme.
Nella giornata di oggi, infine, la federazione di Bergamo allestirà un presidio raccolta firme via XX settembre verso il Comune dalle ore 18,00 alle ore 21,30.

Eluana: Nencini: Non sfuggiamo nostre responsabilità

30/07/2008 -

"Non riduciamoci a fare della Chiesa il capro espiatorio di nostre responsabilità. Nel caso di Eluana molti laici sembrano smarrirsi nel confronto fra i valori della scienza e quelli richiamati dalla magistratura della Chiesa.
Eppure Aldo Schiavone ha centrato il problema quando sottolineava in un recente articolo la necessità per il nostro paese di 'salvarsi da solo', ricostruendo una cultura politica e una etica pubblica che prescindesse dal ruolo politico che la Chiesa si può trovare a svolgere per la nostra inconcludenza". Lo sottolinea, in una dichiarazione, Riccardo Nencini, segretario del Partito socialista. "L' ondata 'neoguelfa' alla quale si è alluso – prosegue Nencini - può trovare spazio solo se sfuggiamo ai nostri doveri di classe dirigente. Ad ognuno, appunto, le sue responsabilità, perfino nella routine
corrente di strutture come quelle sanitarie, dove non è neppure possibile ipotizzare che Eluana Englaro debba essere accolta in Toscana perché in Lombardia non si sarebbe in grado di risolvere una situazione dai risvolti etici ed umani drammatici, pur in presenza di strutture di assistenza di alta professionalità oltre che di tecnologie avanzate".
"Che la tecnica e l'intreccio uomo-macchina rischino di cancellare la morte naturale, come Schiavone ha sottolineato, - conclude il segretario socialista - e che sia necessario affrontare il tema di gestire in modo responsabile anche il momento finale della vita, senza ricorrere a termini divenuti fuorvianti come eutanasia, credo sia un passaggio ineludibile, per il mondo laico, ma anche per una Chiesa proiettata verso il futuro, senza paure, ma con più speranze, entrambi, degli orizzonti della scienza''.

Immigrazione. CDE. Bobo Craxi: Dal Governo scelte sbagliate

30/07/2008 -

''Ma perche' continuiamo a collezionare giudizi negativi da parte della comunita' internazionale sulle nostre politiche di integrazione''? E' quanto si domanda l'ex sottosegretario agli Affari esteri ed esponente del Partito socialista, Bobo Craxi. ''Io non credo si tratti solamente di un pregiudizio politico negativo- spiega Craxi- bensi' del frutto di una crociata ideologica sbagliata e inconcludente del nostro ministro degli Interni, avallata dal nostro ministro degli Affari esteri, gia' commissario per i Diritti umani in Europa''.

''Si devono fermare finche' sono in tempo- avverte Craxi- poiche' lo spettro di un giudizio irreversibile si aggira sull'Italia con il rischio di conseguenze gravissime per tutti gli italiani''.

Riformismo. Nencini: asse riformista per una nuova opposizione e alleanze per il 2009

29/07/2008 -

«La scelta maturata in Rifondazione di rinnovare una sorta di dedizione all'ortodossia comunista, obbliga la sinistra riformista ad assumere rapidamente, già entro l'estate, importanti decisioni.
Ciò che si rende necessaria è la creazione di un asse riformista credibile e duraturo attorno al quale formare una nuova opposizione al governo in carica e costruire alleanze in vista delle prossime elezioni amministrative del 2009».
È quanto dichiara il segretario nazionale del Partito Socialista Riccardo Nencini, commentando i nuovi scenari apertisi dopo il congresso di Rifondazione comunista.
«In questo contesto – conclude Nencini – ogni tentativo di introdurre uno sbarramento alle elezioni europee sarebbe oggi più che mai incomprensibile, ed anzi andrebbe a rafforzare gli opposti estremismi che da mesi dettano l'agenda della politica.
Mi rivolgo pertanto a tutti i riformisti, da Veltroni a Casini, ai Verdi, a Sinistra democratica e ai Radicali, affinché assieme possiamo individuare un percorso per iniziative comuni».

mercoledì 30 luglio 2008

www.ansa.it - 29/07/2008 - 21:45

Incendio distrugge Teatro Vaccaj a Tolentino
Forse rogo per cause accidentali, elicotteri e pompieri al lavoro

(ANSA) - TOLENTINO (MACERATA), 29 LUG - Un incendio ha praticamente distrutto nel pomeriggio il Teatro 'Nicola Vaccaj' di Tolentino, uno dei piu' bei teatri storici delle Marche, realizzato da Giuseppe Lucatelli e inaugurato nel 1797. Ancora incerte le cause - erano in corso lavori di ristrutturazione del tetto - anche se al momento prevale l'ipotesi di un rogo accidentale. Nessuno e' rimasto ferito ne' intossicato, ma per spegnere le fiamme sono dovuti intervenire due elicotteri, pompieri, agenti della Forestale, Protezione civile e volontari. (ANSA).

L'esempio tedesco - www.loccidentale.it

Nella crisi di Rifondazione il dramma della sinistra italiana
di Carlo Panella
29 Luglio 2008
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Salta agli occhi il parallelismo tra il vuoto assoluto del dibattito congressuale di Rifondazione e i balbettamenti, le sbandate, l’inconclusione strategica e tattica del Pd di Veltroni. Un corto circuito che avrà per effetto la crisi inevitabile di molte amministrazioni locali –con effetti devastanti per il Pd- ma che è sintomo di un “male oscuro” della sinistra italiana ben più grave.

Lo spettacolo sconfortante di Chianciano segna sicuramente una tappa fondamentale per la sinistra nel suo insieme: la manovra giacobina che ha portato al potere un segretario, Ferrero, eletto con i voti congiunti di ex cossuttiani (di pretta tradizione stalinian-togliattiana) e trotskisti ha chiuso –si spera per sempre- la tradizione massimalista. La genialità di Fausto Bertinotti, il fascino della sua lunga segreteria stavano infatti tutti nella sua capacità di riproporre ai giorni nostri i temi forti della sinistra di Serrati: verbalismo, volontarismo, culto della frase, disprezzo mal celato per le miserie del riformismo concreto, grandi, grandi, aspirazioni universali. Il “subcomandante” Fausto è stato capace di rinverdire la tradizione del socialismo massimalista con scelte insieme coraggiose –in primis il dibattito sul rifiuto netto, reciso, della violenza politica, senza se e senza ma- e poi confuse –uno spiritualismo new age a tratti imbarazzante- e una traballante aspirazione post psiuppina al governo concreto del paese. La ricetta era quella che era, la coazione a ripetere le follie serratiane era vincolante e così il risultato non poteva che essere quello che è stato: lo sgambetto a Prodi nel 1998 in nome della follia delle 35 ore (che intanto distruggevano la Francia) e poi la confusa subalternità a Padoa Schioppa e alle sue finanziarie demenzial-rigoriste dopo il 2006.

Ci sono voluti ben 87 anni dopo il 1921 del Congresso di Livorno, perché il socialismo massimalista consumasse la sua traiettoria minoritaria. Ma adesso, finalmente, è finita e l’ultimo suo epigono, il delizioso Niki Vendola, ne ha pagato le dolorose conseguenze: è stato umiliato e scacciato da una farsa di congresso dai metodi staliniani. Terribile, evocativo, spietato quell’obbligo imposto da Ferrero, al voto sul palco, uno per uno, soli, a dichiarare se si era o no “nemici del popolo di Bandiera Rossa”.

Tutto questo, mentre i fratelli separati della altra grande corrente europea del socialismo massimalista, i tedeschi, stanno fornendo invece prova di una eccellente vitalità. E nell’energia che ancora si riverbera nelle due anime della socialdemocrazia tedesca, a fronte dei miasmi paludosi che ammorbano una sinistra italiana preagonica, si misura tutta la differenza tra un movimento popolare egemonizzato dalla socialdemocrazia e uno, il nostro, ahimé, egemonizzato dal leninismo, sia pure addolcito da Gramsci.

Anche la Germania di Weimar, nel 1921, ha avuto i suoi serratiani, i suoi socialisti prigionieri volontari del mito leninista, i suoi “non comunisti, ma non socialdemocratici” della Uspd, con la loro enorme parte di colpe nelle vittorie elettorali di Hitler, con i loro scioperi dei trasporti indetti assieme ai sindacati nazisti contro i governi regionali socialdemocratici nel 1932 in Brandeburgo.

La loro storia è poi riconfluita, dopo il 1945, nell’alveo della Spd e anche sotto questo profilo, la rottura violenta, radicale, del 1921 tra socialdemocratici e leninisti, ha segnato positivamente la differenza tra la inconcludente sinistra italiana e quella tedesca. Per un cinquantennio, la sinistra massimalista è stata una componente della socialdemocrazia tedesca, ne uscì nel 1966 con la Sed di Rudy Dutschke, ma fu una vicenda di studenti e di ’68, ma sostanzialmente restò come anima estrema di un partito che seppe darsi un anima federale dalle anime composite, un anima massimalista per anni impersonata dagli Jusos, la potente federazione giovanile del partito. Ma nel 2005, Oskar Lafontaine, che era stato candidato alla cancelleria nel 1990, presidente della Spd dal 1995 al 1999 e addirittura ministro delle Finanze nel primo governo Schoeder del 1998, decise di riproporne il cammino. Con una busca virata a sinistra, contro la realpolitik di Schroeder, nel 2005 Lafontaine si mise alla guida di una esperienza di pretta marca massimalista: lavorò alla fusione tra la Wasg –la pissola sinistra massimalista fuoruscita dalla Spd- e il Pds –il partito comunista dell’est- di Gregor Gysi, erede dichiarato della comunista Sed, il partito di regime della Germania dell’Est. Bene, la nuova formazione voluta da Lafontaine, nelle elezioni del 2005 ha ottenuto ben 53 parlamentari, grazie all’8,5% di voti e il suo successo è stato la causa determinante della Grosse Coalition oggi guidata da Angela Merkel.

Oggi dunque la sinistra socialdemocratica tedesca è rappresentata da due forze: la Spd e Die Linke. Ma la Spd, che pure nel 2005 avrebbe potuto agevolmente formare un governo di sinistra alleandosi a Die Linke e ai Grünen, non lo ha fatto e ha preferito la relativa umiliazione di un cancellierato di Angela Merkel, al cedimento al massimalismo. Ma Die LInke è forte e i sondaggi la danno assolutamente ben piazzata per le prossime elezioni; un percorso ben diverso da quello bertinottiano.

In queste storie parallele, ma così diverse, della sinistra italiana e tedesca, possiamo trovare il senso della perdita di sé che caratterizza la sinistra italiana e il senso invece di una qualche continuità forte delle due anime della sinistra germanica. Gli eredi del nostro Pci non sono mai riusciti a fare i conti con la loro matrice leninista, malamente occultata, ma non risolta in un altro progetto prima da Togliatti e poi da Berlinguer. Oggi sono sbandati, si alleano a Di Pietro –all’estrema destra massimalista- e confondono giustizia sociale con le sue “mazzate” e la sua voglia di manette, non sanno neanche immaginare un contesto di Grosse Coalition perché sono ossessionati, letteralmente ossessionati, dal proprio bisogno, quasi fisico, di esercitare “egemonia” (D’Alema è il campione frustrato di questa isteria). Veltroni rappresenta il nulla programmatico, il nulla tattico, il niente strategico, non è più comunista, di certo, ma il problema evidente è che non ha la minima idea di cosa sia, tranne che una pessima copia di Obama o della prossima vedette della sinistra mondiale da scimiottare. Da due mesi parla solo di salari insufficienti e si dimentica che a tagliarli e tassarli è stato proprio il “suo” governo di Romano Prodi. I “fratelli separati” della tradizione massimalista del socialismo italiano soffrono di questo stesso male e –con Bertinotti e Vendola- precipitano nell’Ade di una sconfitta totale, assoluta, sancita da un congresso giocato male persino sulle deleghe. Unico loro vanto –e gliene va dato pieno merito e onore- il rifiuto orgoglioso di avere nulla a che fare con il giustizialismo becero di Di Pietro.

Alla sinistra italiana nelle sue due anime, insomma, manca ogni ancoraggio riformista, manca la tragica esperienza di essere nipoti di socialdemocratici tedeschi capaci di votare nel 1914 i crediti di guerra, eterne vittime del “non aderire e non sabotare”. E’ sempre alla ricerca della bella frase – soprattutto americana: I care, We Can- sempre vittima dell’impulso destruens. Mai in grado di delineare un percorso construens.

Ai tedeschi, alla sinistra tedesca, resta la forza –residuale, ma ancora viva- di una sinistra, anche sindacale, improntata alla logica del fare e del riformare, che dal 1945 fa votare gli scioperi nell’urna, uno per uno, da tutti gli operai interessati alla vertenza, che non gioca melodrammi in assemblee plebiscitarie, quanto minoritarie.

Il problema, il dramma, è che tutto questo immiserisce l’intero assetto democratico italiano. Il disastro è che con la sconfitta definitiva e confusa del massimalismo di Bertinotti e con un Parlamento pieno di Madia, Colaninno e Calearo, la sinistra italiana ha completamente abdicato ad ogni sua capacità di rappresentazione delle classi lavoratrici.

Un quadro abnorme. Come abnorme è la storia di una sinistra italiana egemonizzata da un Pci la cui unica operazione riuscita –in assoluto- è stata la decisione cinica di Occhetto, D’Alema e Veltroni di eliminare manu militari il Partito Socialista, addirittura al prezzo della vita di Bettino Craxi, che aveva capito tutto, ma non quanto i comunisti fossero maledettamente -e sempre- dei comunisti.

martedì 29 luglio 2008

PRECARIATO, CRAXI: IL GOVERNO RISCHIA ESITI OPPOSTI A QUELLI SPERATI

"Le nuove norme sul precariato sembrano partorite da una 'mente' dotata di alta inciviltà giuridica e politica: emerge ormai chiaramente la necessità di varare un nuovo Statuto dei lavoratori, che dedichi particolare attenzione e cura ai lavoratori precari". Così Bobo Craxi, del Partito socialista, in merito alle recenti polemiche esplose, anche all'interno del Governo, in materia di regolamentazione dell'occupazione cosiddetta 'precaria'. "L'offensiva contro il lavoro precario e le inefficienze della Pubblica amministrazione", ha inoltre commentato l'esponente socialista, "rischia di produrre una reazione politica conservatrice, soprattutto per il fatto che tali questioni sono state poste nel peggiore dei modi possibili".

NENCINI: ASSE RIFORMISTA PER UNA NUOVA OPPOSIZIONE E ALLEANZE PER IL 2009

«La scelta maturata in Rifondazione di rinnovare una sorta di dedizione all'ortodossia comunista, obbliga la sinistra riformista ad assumere rapidamente, già entro l'estate, importanti decisioni. Ciò che si rende necessaria è la creazione di un asse riformista credibile e duraturo attorno al quale formare una nuova opposizione al governo in carica e costruire alleanze in vista delle prossime elezioni amministrative del 2009». È quanto dichiara il segretario nazionale del Partito Socialista Riccardo Nencini, commentando i nuovi scenari apertisi dopo il congresso di Rifondazione comunista. «In questo contesto - conclude Nencini - ogni tentativo di introdurre uno sbarramento alle elezioni europee sarebbe oggi più che mai incomprensibile, ed anzi andrebbe a rafforzare gli opposti estremismi che da mesi dettano l'agenda della politica. Mi rivolgo pertanto a tutti i riformisti, da Veltroni a Casini, ai Verdi, a Sinistra democratica e ai Radicali, affinché assieme possiamo individuare un percorso per iniziative comuni».

SOCIALISTINFESTA@MONDOPERAIO - Vieste (FG) - 19-20 settembre 2008

La tre giorni socialista, nel corso della quale si terranno incontri e dibattiti con l'intervento di autorevoli esponenti del mondo della politica, della cultura e del giornalismo, sarà dedicata ai temi di maggiore attualità politica, dalle questioni economiche alle riforme costituzionali. L'obiettivo è di rendere questa occasione un momento di confronto tra le diverse voci del riformismo italiano, un confronto tra le forze politiche di maggioranza e di opposizione, presenti e non presenti in Parlamento, e le organizzazioni sindacali ed imprenditoriali.

SOCIALISTINFESTA@MONDOPERAIO

Vieste (FG) - dal 19 al 20 settembre 2008
Hotel Portonuovo e Hotel Gargano

informazioni

Annullata Riunione Direttivo Provinciale del 29.7.2008

-
Care compagne, Cari Compagni,

Vi trasmettiamo il testo del messaggio sms che il Segretario Costamagna ha fatto pervenire in data 28.7.2008 a molti membri del Direttivo:

"Cari Compagni, sono in ospedale per degli improvvisi e forti dolori. Purtroppo non sono in grado di fare nulla per il direttivo di domani. Vedete voi. Ciao Ivo".

Per questi motivi, visto che non è stato ancora approvato un regolamento interinale, fino all'emanazione di quello nazionale, che disciplini anche l'ipotesi di assenza o impedimento del Segretario, comunichiamo che:

la riunione del Direttivo
prevista per Martedì 29 luglio alle 21.15, sezione PS di Civitanova Marche è annullata e rinviata a data da destinarsi.

A presto,


LUCA CABASCIA
Vice Segretario PS - MC
lcabascia@tiscali.it
info@ps-mc.it



Il neo fascismo berlusconiano

Tommaso Merlo, 28 luglio 2008, 18:49

www.aprileonline.info

Il neo fascismo berlusconiano Da forma di dittaura primitiva, il fascismo nella società contemporanea presenta forma più evolute, utilizzando mezzi a disposizione dall'evoluzione delle nuove tecnologie. A sostituire l'esercito, sono arrivati i mezzi di comunicazione.

Il fascismo è una forma di dittatura primitiva, rozza e inadatta alla società moderna. Un sistema che aveva bisogno dell'uso della forza fisica, della censura totale, della propaganda capillare per imporsi. Il regime coltivava simbologie anacronistiche e il culto della personalità del tiranno che esibiva in maniera palese e retorica. Il fascismo uccideva o mandava in esilio gli oppositori scomodi in nome dell'interesse superiore del regime. Illuminato dalla personalità del duce i fascisti seguivano compatti le indiscutibili direttive del capo.

Ma i tempi sono cambiati, la società si è evoluta e un regime fascista nel cuore dell'Occidente sarebbe impensabile. Le grandi democrazie lo distruggerebbero sul nascere. Il fascismo tradizionale sopravvive infatti soltanto nei paesi del terzo mondo come in Zimbabwe o in Birmania e in rari casi più vicini a noi come nella Russia di Putin.

Anche quello che sta prendendo forma in Italia non è e non sarà mai il fascismo classico. E' invece una sua forma più evoluta, un regime morbido che potrebbe essere definito neo fascismo. Si tratta di un sistema che utilizza i mezzi che il progresso ha messo a sua disposizione. Non usa quindi più l'esercito per tenere sotto controllo il popolo ma i mezzi di comunicazione.

La propaganda capillare è stata sostituita dalla manipolazione sistematica delle informazioni. Il Parlamento non è in mano ad un partito unico ma la maggioranza evita il dibattito parlamentare e impone la volontà governativa. Il culto della personalità del capo persiste ma avviene in maniera più intima, silenziosa, anche se altrettanto narcotizzante. Gli oppositori scomodi vengono lasciati vivere ma vengono infamati e isolati per renderli innocui.

Il neo fascismo, come la versione originale, si basa sulla compattezza del nucleo di potere intorno al tiranno. Un elite, oggi si direbbe casta, che grazie alla sua ossequiosa militanza è entrata nelle grazie del capo. Oltre ai gerarchi di livello nazionale ci sono i ras che si sono distinti in provincia o nelle aziende del duce. Una corte per cui il volere del capo è insindacabile: il capo ha sempre ragione e la sua volontà va servita

Oggi come allora non c'è nessun dibattito all'interno del regime, i gerarchi ubbidiscono disciplinati consapevoli che da soli non sono nulla e devono tutto a Lui. Come in ogni dittatura, poi, anche per il neo fascismo il popolo è soltanto un gregge di pecore da educare o meglio maleducare attraverso la propaganda di regime. Il gregge viene monitorato con i sondaggi e manipolato per indirizzarlo nella direzione desiderata.

Il neo fascismo mantiene quindi i principi di base del fascismo tradizionale ma per convenienza si nasconde dietro i simboli della democrazia. Si camuffa dietro le formalità istituzionali solo perchè altrimenti non avrebbe possibilità d'imporsi, di esistere. Il regime deve evitare che i cittadini si insospettiscano e deve rassicurare gli alleati oltre confine. Man mano che il regime prende confidenza, però, fa fatica a reprimere le spinte più puramente fasciste.

Lo si vede nella politica degli ultimi mesi, dove i gerarchi hanno innalzato silenziosamente il proprio capo al di sopra della legge e progettano controriforme con l'obiettivo di sottomettere il potere giudiziario e quello legislativo al potere esecutivo e in ultima analisi al capo che dirige un governo fantoccio al suo servizio. Lo si vede nel fastidio crescente ai vincoli Costituzionali e istituzionali che vengono forzati in ogni iniziativa politica governativa.

Il neo fascismo italiano che sta emergendo è la combinazione della cultura post fascista, ancora molto radicata nei figli del MSI, con il neo populismo e cioè con la politica commerciale al servizio di un magnate. I fascisti puri sostengono il leaer populista nella speranza che presto toccherà a uno di loro comandare, mentre i neo populisti soffrono invece di una vuotezza di contenuti politici tali da perdersi nelle miserie della faziosità becera travestita da politica.

E' facile prevedere che il regime crollerà molto presto. La sua conformazione soft, infatti, che gli ha permesso di incunearsi nel sistema istituzionale democratico, è anche il suo punto di debolezza. Il fascismo classico controllava il consenso con i fucili, il neo fascismo invece lo fa manipolando i cervelli ed è quindi più fragile, perchè una volta risvegliati dalla grande illusione i cittadini non esiteranno a voltare immediatamente le spalle al regime.

Sarebbe un processo più difficile se il neo fascismo fosse già riuscito ad intervenire sull'educazione che è un altro pilastro su cui si fondano i regimi. Ma è probabile che il neo fascismo non riesca a spingersi a tanto e venga distrutto prima.

Ciò succederà quando gli elettori Pdl avranno finalmente capito di esse stati inconsapevoli vittime del neo fascismo berlusconiano.

Veltroni-Ferrero: non c'è leason

Frida Roy, 28 luglio 2008, 20:55

www.aprileonline.info

Veltroni-Ferrero: non c'� leason Il punto


E' inevitabilmente il giorno post Chianciano anche a via del Nazareno, dove l'elezione di Paolo Ferrero a segretario certo non ha fatto piacere, ma dove allo stesso tempo non ci si abbandona alla delusione più nera. Nonostante sia tramontata ogni speranza di intese per il rilancio di un nuovo centrosinistra (e qui, forse, è più forte la delusione dalemiana, anche se ormai l'ex responsabile degli esteri sembra guardare in direzioni più centriste). Gli occhi democratici sono tutti puntati sulla componente di Nichi Vendola (preferito rispetto all'ex ministro valdese) con un interrogativo di fondo a girare viziosamente nella testa: quanto potrà resistere sotto lo schiaffo dei duri e puri di Ferrero e Grassi? Si aspetta, come l'antico detto che consiglia di sedersi sul bordo del fiume per intercettare, con pazienza, il cadavere del "nemico". L'unica urgenza, ed in questo caso la fretta è d'obbligo, riguarda gli equilibri locali.

Il Pd dimostra di non temere grandi sommovimenti e dissimula che siano arrivati segnali di possibili frantumazioni dell'asse costruito in passato con Rifondazione. Dunque l'elezione di Ferrero non dovrebbe comportare grandi stravolgimenti. Oggi è tutto sotto controllo. Ma domani, cosa accadrà? Qualsiasi situazione si determinasse, i democratici sembrano intenzionati a mantenere la linea di sempre: alleanze solo su base programmatica, ma senza pregiudiziali nei confronti di nessuno.
E, dunque, via all'analisi caso per caso.

Le elezioni amministrative incombono, ma soprattutto ad incombere è la situazione dell'Abbruzzo, dove con grandi difficoltà il Pd cerca di rimettersi in moto a seguito dello tsunami che lo ha investito con il caso Del Turco. In novembre infatti si apre la partita per la sostituzione del governatore regionale. Ma anche dalla Calabria non arrivano segnali positivi. Uscita nel 2007 dalla giunta, con l'assessore al lavoro Nino De Gaetano, Rifondazione da un mese tenta di rientrarvi. La scelta questa volta è caduta su Damiano Guagliardi. Qui nel Sud, dunque, le parole di Ferrero di oggi non sono accolte positivamente. L'ipotesi di un rentree del partito è infatti definita dal segretario "una cosa pessima politicamente e moralmente", mentre il rappresentante Pino Scarpelli tenta di minimizzare, rimarcando comunque l'autonomia decisionale locale: "non facciamo qualcosa contro qualcuno ma per il bene della Calabria". Infatti, spiega, "siamo usciti dalla giunta dopo aver chiesto una inversione di tendenza che non c'è stata. Poi è cambiata la giuta". Come a dire: valutiamo noi. A rendere evidente il carattere anche nazionale che la partita può assumere, ci pensano le parole pronunciate da Vendola domenica: "Le decisioni politiche del partito sul territorio devono essere prese dai circoli e dagli organismi dirigenti locali", spiegava il governatore pugliese di fatto mettendo in discussione la linea della fine delle alleanza del centrosinistra promossa dal neosegretario.

Anche Veltroni, in questo clima in cui vengono allo scoperto le intenzioni politiche che si vogliono seguire, rompe il riserbo e commenta l'elezione di Ferrero chiarificando l'atteggiamento che intende assumere. "Auguri di buon lavoro, ma non posso non registrare che chi ha vinto è chi ha avuto le posizioni più estreme. Questo sanziona una differenza molto profonda tra l'attuale gruppo dirigente e una prospettiva riformista". Dunque rottura, ma senza sostituzioni, perché se il Prc non è più un referente, non saranno i centristi di Casini a prenderne il posto. "Noi pensiamo solo a noi stessi, perché la cosa peggiore sarebbe metterci nel gioco dell'oca e delle alleanze. Avremo più avanti tutto il tempo di discutere di queste cose".

L'Udc no, ma Sinistra democratica, Verdi e Costituente socialista? Forse, ma sempre tenendo ferma la barra della vocazione maggioritaria. Per Claudio Fava, leader di Sd, quanto emerso da Chianciano è "un passo indietro e non per Ferrero come persona, ma per il ritorno ad un partito minoritario dalla bandiera rossa". Pur senza il Prc, fanno sapere dal movimento, si proseguirà sulla strada della Costituente e di un nuovo centrosinistra, magari lavorando con il Sole che ride di Grazia Francescato e i Socialisti di Nencini, disponibili anche a salire a bordo della nave democratica a patto che non imbarchi Casini. A sinistra infatti le acqua continuano a muoversi, certo di fronte a un quadro cambiato con la designazione della nuova segreteria falcemartello doc. La volontà di riannodare i fili comuni dopo la deriva di aprile è testimoniata dall'iniziativa prevista sabato prossimo alla festa di Sinistra democratica vicino Napoli, dove si confronteranno in un faccia a faccia proprio Fava, Vendola e Francescato.

lunedì 28 luglio 2008

*Censimento Partito Socialista*

CARI COMPAGNI, VI CHIEDO VIVAMENTE DI COLLABORARE INVIANDO, APPENA LEGGETE QUESTO POST, TUTTI I VOSTRI DATI
(Nome e Cognome, Indirizzo completo, cellulare, e-mail) via mail a: info@ps-mc.it oppure, via sms, al numero 3470935909.
Ivo Costamagna

---------- Forwarded message ----------
From: Tiziana Tiberi <tizianatiberi@partitosocialista.it>
Date: Mon, 28 Jul 2008 15:05:44 +0200
Subject: Censimento PS
To: ivocostamagna@gmail.com

Caro Ivo, come da accordi verbali del 25 luglio scorso, ti chiedo a
nome di Riccardo Nencini, di inviare a questo indirizzo di posta
elettronica, nome, cognome ed e-mail di tutti i quadri dirigenti della
tua federazione, quali: comitato direttivo, eletti comunali,
provinciali, etc., compagni all'interno delle varie associazioni,
fondazioni, enti, etc.

Grazie e fraterni saluti.


Tiziana Tiberi


Direzione Nazionale Partito Socialista
Piazza S. Lorenzo in Lucina, 26 - 00186 ROMA
Tel. 06/6878688 Fax: 06/68307659

*Ecco un Bignami per capire i tormenti del PD*

E' DAVVERO DA PUBBLICARE E DA LEGGERE!

Cortese redazione,

vogliate pubblicare questo articolo del giornalista Giancarlo Santalmassi
già pubblicato sul Sole 24 Ore qualche giorno fà.

Cordiali saluti
Gianluca Gelsomino
Capogruppo PS
San Severino Marche


Ecco un Bignami per capire i tormenti del Pd
Il sole 24 ore del 20 luglio 2008
di Giancarlo Santalmassi

 Qualcuno immaginava che la coalizione di governo scricchiolasse così
presto? Se la Lega dice a Berlusconi che forse l'emergenza nazionale è
il federalismo, non la giustizia, ecco aprirsi un varco.
Un'opposizione ci si infilerebbe. Invece il Partito democratico vive
una crisi drammatica all'indomani della sconfitta che ha reso voragini
le sue crepe. L'ultima espressione di Veltroni "smettiamola di
pugnalarci, così si muore" non è equivoca. La questione democratica
(chiamiamola così, quella del Pd) è una storia tormentatissima, che
somiglia a uno slalom parallelo (traguardo il ceto moderato) in cui a
ogni curva il concorrente di sinistra perde un pezzo. Nel 1921 nasce
il Partito comunista per scissione a sinistra dai socialisti. Nel '48
i due partiti si presentano alle elezioni uniti nel Fronte popolare. E
via un altro pezzo di destra: nasce il Psdi: Il risultato fu
deludente: la Democrazia cristiana fece la scelta occidentale,
capovolse le previsioni della vigilia, ebbe la maggioranza assoluta, e
i due partiti della sinistra sconfitta si risepararono: Il Pci
sostenuto da Mosca divenne numericamente egemone, unico caso in
occidente. Nel 1963 il Psi sterza definitivamente: si allea con la Dc
e lascia all'opposizione il Pci. Mosca finanziò la scissione, da
sinistra, del Psiup. L'avve rsario del Pci divenne il Psi: la sinistra
era solo quella dell'opposizione comunista. Non poteva essere quella
socialista di governo, di nuovo tacciata di "socialfascismo". Psi e
Psdi si uniscono nel Psu e si ridividono. Vent'anni dopo, Craxi (in
polemica con gli equilibri di De Martino più avanzati verso il Pci)
riapre una porta (l'Unità socialista) al Pci per irrobustire la
sinistra come forza di governo. Che rifiuta. Sino allo scoppio di
tangentopoli che nel '94 fece terra bruciata soprattutto dei
socialisti, partito oggi fuori dal Parlamento. Vincitori della storia
ma cancellati dalla cronaca nera. Ora, da 15 anni, quel territorio
politico è ancora lì, in attesa di essere riempito. Magari dai
confinanti, come logica avrebbe voluto. Ma Occhetto disse "ladro
Craxi, ladri tutti i socialisti", col risultato che si rifugiarono
persino in Alleanza nazionale. Mentre lo spazio della scomparsa Dc fu
occupato da Forza Italia, che impedì ogni allargamento della sinistra.
I comunisti-diessini-democratici, rimasti allergici alla parola
socialismo, prima imbarcarono Di Pietro, il simbolo di Manipulite.
Poi, consci che un candidato capo dei Ds non avrebbe mai vinto le
elezioni, si misero nelle mani di un cattolico senza partito come
Prodi. Com'è finita lo sappiamo: e nel '98 e nel 2008. L'anno scorso i
Ds decisero di fondersi con i cattolici della Margherita e candidarono
Veltroni, optando per un compromesso storico di berlingueriana
memoria. Ma rifiutarono ancora l'aggettivo socialista preferendo il
vecchio "democratico" (come le repubbliche socialiste di un tempo).
Veltroni respinse i socialisti sopravvissuti e reimbarcò Di Pietro.
Dopo la sconfitta, l'Italia dei Valori, sta aggredendo da sinistra il
Pd rastrellando tutti i voti radicali fuori dal Parlamento ma robusti
nel Paese. Mentre Rutelli stanco della faticosa alleanza, viene
tentato da Casini. Stretto tra Rutelli-Casini e Di Pietro, che farà il
democratico Veltroni (che non è Craxi), mentre Del Turco, socialista
sì ma nella costituente del Pd, finisce in galera? Questo Bignami è
assai imperfetto, la storia è molto più complessa e non poteva andare
che così. Ma delle ragioni delle difficoltà di oggi, i giovani, che
sanno?

*Urgente ripristino della legalità istituzionale*

---------- Forwarded message ----------
From: Pannella - Bonino <info@radicali.it>
Date: Mon, 28 Jul 2008 01:55:55 +0200
Subject: Urgente ripristino della legalità istituzionale
To: ivocostamagna@gmail.com
Caro Ivo,
ti ringraziamo per il sostegno e la
partecipazione alle lotte radicali. Lo fai da militante e da dirigente
socialista e questo per chi, come noi, non smette di definirsi Laico,
Liberale, Socialista e Radicale e' doppiamente significativo ed
importante.
Il gruppo dei
parlamentari Radicali del Parlamento italiano e di quello europeo si è
stamane aggiunto a Marco Beltrandi nell'occupazione a tempo
indeterminato della Commissione di vigilanza sulla RAI TV.

In tal modo compiamo un'azione dovuta di supplenza politica ed
istituzionale per interrompere la vera e propria flagranza in cui si
trova il Parlamento italiano.

Come noto, la Corte Costituzionale da anni ormai ha attribuito al
Parlamento la funzione di controllo e sostegno del "Quarto Potere",
cioè della corrispondenza ai vari articoli della Costituzione che
impongono la realizzazione democratica, piena, del diritto civile,
alla libertà di informazione e di manifestazione delle proprie
opinioni.

Gli obiettivi dell'occupazione nonviolenta consistono, quindi, nel
sollecitare ed ottenere garanzie istituzionali pubbliche
dell'interruzione della flagranza di illegittimità del Parlamento in
merito:

1) alla costituzione e immediato funzionamento della Commissione
bicamerale di vigilanza sulla RAI TV;

2) all'immediata e straordinaria convocazione di una seduta del
Parlamento che termini solo nel momento in cui sia compiuta l'elezione
del nuovo giudice della Corte Costituzionale. Lo stesso Presidente
della Repubblica d'altra parte, in uno dei suoi primi atti, sollecitò
e ammonì il Parlamento proprio su questo tema e su questo obiettivo.

Con questa azione i parlamentari Radicali ritengono di potere e dovere
rivendicare l'esercizio, in supplenza, della responsabilità e funzione
dell'intero stesso Parlamento e auspicano che tutti coloro che sono
animati dalla stessa consapevolezza e convinzione si manifestino,
davvero in ogni modo loro possibile, per conquistare al Paese, allo
stato di diritto, quantomeno l'effettiva esistenza di un pur minimo
momento di rispetto della legge fondamentale, dell'ordinamento della
democrazia italiana.

Altro fronte di mobilitazione e d'iniziativa radicale è la legalità e
la giustizia internazionale.

Come sapete, Marco Pannella ha iniziato lo scorso 6 luglio uno
sciopero della fame per garantire la moratoria della pena di morte
anche per Tareq Aziz. All'iniziativa nonviolenta hanno iniziato da
domenica scorsa ad aggiungersi parlamentari, militanti, dirigenti
radicali, cittadini, mentre centinaia di Parlamentari di tutti gli
schieramenti politici, Premi Nobel e personalità di tutto il mondo
stanno dando il loro sostegno. Possiamo tutti dare un apporto
importante, sia aderendo noi stessi all'appello e al digiuno, sia
proponendo ciascuno l'adesione ai propri colleghi, conoscenti, amici,
parenti, amministratori locali. Nella maggior parte dei casi, si
tratta di persone che nulla sanno delle nostre iniziative, e che
continueranno a non saperne nulla se non saremo noi a informarle. Si
tratta quindi di inoltrare questo link
http://www.radicalparty.org/tareqaziz/form.php a quante più persone è
possibile, chiedendo di sostenere questa campagna, oppure collegandosi
al sito www.ra!
dicalparty.org e compilare il formulario, o telefonare allo 06.689791.

Per sostenere queste, come tutte le altre nostre iniziative, è più che
mai indispensabile il tuo contributo, la tua iscrizione a uno o più
soggetti della galassia radicale, puoi farlo anche adesso collegandoti
al sito http://www.radicali.it/view.php?id=45698 o telefonando allo
06.689791.

Grazie per quello che vorrai/potrai fare,

Marco Pannella Emma Bonino

domenica 27 luglio 2008

La doppia morale

SINISTRA, AVVERSARI E GIUDICI
La doppia morale - Corriere della Sera 27 Luglio 2008

di Angelo Panebianco

Editoriale del Corriere della Sera del 27.7.2008

Ma perché la cifra stilistica della sinistra italiana deve essere per forza il doppio standard, la doppia morale? Prendiamo l'ultimo caso in ordine di tempo. Il governo utilizza una norma vigente per dichiarare lo stato d'emergenza di fronte all'afflusso dei clandestini. Dalla sinistra partono bordate: razzismo, xenofobia, autoritarismo, intollerabile clima emergenziale. Quella norma però è stata in passato utilizzata anche dal governo Prodi.

Come mai all'epoca nessuno fiatò? Come mai nessuno di quelli che oggi strillano accusò quel governo di razzismo e xenofobia? Perché i «sacri principi», quali che essi siano, devono sempre essere piegati alle esigenze politiche del momento? Non è forse un modo per dimostrare che in quei principii, utili solo come armi da brandire contro l'avversario, in realtà, non si crede affatto? La spiegazione più ovvia, più a portata di mano, quella che rinvia l'esistenza della doppia morale, del doppio standard, alle persistenti scorie lasciate in eredità al Paese dalla vecchia tradizione comunista, è insoddisfacente: spiega troppo o troppo poco. Certo, è vero, nella tradizione comunista il doppio standard era la regola. Per i comunisti esisteva un fine superiore, una nobile causa al cui raggiungimento tutto doveva essere subordinato e piegato. Il ricorso continuo alla menzogna, ad esempio, era giustificato dal fine superiore. Così come il doppio standard.

Si pensi alla sorte di certi leader democristiani: Fanfani, Andreotti, Cossiga. Su di essi il Pci riversò a più riprese ogni genere di accuse, spesso anche quella infamante di essere registi di trame paragolpiste. Però, se il vento cambiava , quei registi occulti delle peggiori trame si trasformavano in amici e «compagni di strada»: il giudizio politico-morale su di loro dipendeva dall'utile politico del momento. E la capacità di intimidazione culturale del Pci e delle forze che lo fiancheggiavano era tale da non rendere necessario rispondere a una domanda che, del resto, solo pochi osavano porre: ma come è possibile che oggi strizziate l'occhio a un tale che fino a pochi mesi fa accusavate dei più infami misfatti?

Qualcosa del genere, d'altra parte, accade ancora. Si pensi al caso di Umberto Bossi del quale non si è ancora capito se si tratta di un leader xenofobo e parafascista, praticamente un delinquente, una minaccia per la democrazia, oppure di una costola della sinistra, uno con cui, magari, si può essere disposti a fare un po' di strada «federalista» insieme. O meglio, abbiamo capito benissimo: Bossi continuerà ad essere, alternativamente, l'una o l'altra cosa a seconda di come evolveranno nei prossimi anni i suoi rapporti con Berlusconi. Dicevo che non ce la possiamo cavare tirando in ballo solo la tradizione comunista. Sarebbe sbagliato e anche ingiusto verso molti ex comunisti.

Tra i comunisti c'erano molte persone serie, rigorose, di qualità. Queste persone, quando presero atto che la superiore causa era un vicolo cieco, o un'impostura, cambiarono registro. Misero da parte quella doppia morale che, ormai, ai loro stessi occhi, non aveva più alcuna giustificazione morale e politica. Spesso, questi ex comunisti, rimasti all'interno dello schieramento di sinistra, sono tra le persone migliori in cui ci si può imbattere, quelle con cui anche liberali come chi scrive possono trovare punti di incontro e affinità, con le quali, comunque, non capita mai di provare quel fastidio che si può invece provare quando si incontrano certi esponenti, politici o intellettuali, della sinistra mai-stata-comunista. I quali, spesso, continuano, imperterriti, a usare il doppio standard e la doppia morale.

La sinistra attuale è un amalgama informe che mescola brandelli della vecchia tradizione comunista con tic e cliché culturali di derivazione azionista e del cattolicesimo di sinistra. Queste ultime due componenti sono, forse, ancor più responsabili della prima nell'alimentare oggi quel mito della superiorità antropologico- morale della sinistra che continua a giustificare il ricorso al doppio standard e alla doppia morale. Tutto ciò è bene esemplificato dagli atteggiamenti dominanti a sinistra sulle questioni di giustizia. Il «pieno rispetto» per la magistratura e la regola secondo cui «ci si deve difendere nei processi e non dai processi» sono nobili principi che vengono sempre invocati quando nei guai ci sono gli avversari di destra. Ma se in graticola finiscono esponenti della sinistra (a patto, naturalmente, che non siano «ex socialisti») la musica improvvisamente cambia. Diventa legittimo attaccare i magistrati e persino difendersi «dai processi».

Personalmente, ho forti perplessità sui comportamenti tenuti, nell'esercizio delle loro funzioni, da magistrati come la Forleo e, soprattutto, De Magistris, ma non sono affatto sicuro che ad essi si possano attribuire più scorrettezze di quelle imputabili a certi magistrati che in passato si occuparono di Berlusconi e di altri nemici della sinistra. Si guardi a come opera il doppio standard nelle valutazioni di processi e procedimenti giudiziari a seconda che vi siano coinvolti amici o nemici. Se, poniamo, viene scagionato un imprenditore «amico» si plaude all'impeccabile comportamento dei magistrati e non ci si impegna certo in «analisi» minuziose con lo scopo di fare le bucce ai risultati delle inchieste. Altrimenti, come ha giustamente osservato Pierluigi Battista sul Corriere due giorni fa, lo spartito cambia, il doppio standard impera. Questi signori, sempre impegnati a stilare pagelle e ad assegnare brutti voti a quelli che definiscono «sedicenti» liberali, non hanno mai capito che indice di liberalismo è usare un solo criterio, un solo metro di giudizio, sempre lo stesso, per gli amici e per gli avversari, e che fare un uso così platealmente strumentale dei principi significa non avere alcun principio. Quando qualcuno di loro finalmente lo capirà, avremo, e sarà un bene per il Paese, qualche esponente in meno della genia dei «moralmente superiori» e qualche liberale in più.

*Rinviata a Settembre l'iniziativa prevista per oggi a Recanati*

Il gruppo dirigente provinciale del partito ha deciso di RINVIARE a
Settembre l'iniziativa prevista per oggi pomeriggio a Recanati. La
raccolta delle firme per la Petizione Popolare a sostegno della
richiesta di *REINTRODUZIONE DELLA PREFERENZA ALLE ELEZIONI
POLITICHE ED EUROPEE* sara', comunque, avviata da oggi. I moduli per
la raccolta stessa verrano distribuiti, Martedi' 29/7, ai compagni del
Direttivo Provinciale del PS di Macerata e, Mercoledi' 30/7, a quelli
che compongono il Direttivo Regionale del Partito. Questo al fine sia
di concentrare le energie nella organizzazione dei due IMPORTANTI
APPUNTAMENTI INTERNI e sia per svolgere l'iniziativa di Recanati
nell'ambito della 1' GIORNATA DEL PARTITO SOCIALISTA DELLA PROVINCIA
DI MACERATA CHE SI TERRA', SEMPRE A RECANATI E PORTO RECANATI, A
SETTEMBRE prima della Festa Nazionale Socialista che e' prevista a
Vieste (FG) a partire dal 18 Settembre 2008. Ivo
Costamagna (Segretario Provinciale Partito Socialista Macerata)

venerdì 25 luglio 2008

Consiglio Nazionale PS del 25 luglio 2008

Nencini lancia la campagna d'autunno
CN. Eletti Direzione e Segreteria. Locatelli presidente, Pastorelli tesoriere
venerdì 25 luglio 2008
“Il nostro obiettivo è creare una barca che tenga il mare: un progetto di ampio respiro che parta da oggi e che guardi ai prossimi anni, teso a creare una forza politica che superi l'attuale sbarramento elettorale". È quanto ha affermato il Segretario del Partito Socialista, Riccardo Nencini, durante la relazione di apertura del Consiglio Nazionale che si tiene oggi a Roma. “Per fare questo - ha aggiunto Nencini - dobbiamo tenere una linea politica ‘mediana’ nell'opposizione al Governo: separando la sinistra riformista dall'Italia dei Valori, aprendo un confronto con l’Udc e mantenendo un rapporto di dialogo con il Partito Democratico”. Nencini ha affrontato il tema della riorganizzazione interna del Partito: “Dobbiamo necessariamente completarla entro il mese di settembre: oggi eleggeremo la Direzione Nazionale, che a sua volta sceglierà una Segreteria che sarà impegnata anche durante il mese di agosto. Infine daremo vita ad un bureau aperto al contributo di quei compagni che hanno fatto la storia del nostro Partito e che hanno ancora voglia di lavorare”. 
Sulle iniziative che intraprenderà il Ps nei prossimi mesi, Nencini lancia una 'Campagna d'Autunno', che partirà con le ‘Tre giornate riformiste’, che “avranno luogo in Puglia dal 19 al 21 settembre: tre giorni di lavoro, al quale inviteremo i leader delle altre forze politiche, i sindacati, i giornalisti e nei quali discuteremo dell’attuale fase politica e del nostro progetto socialista”. “Oltre a questa iniziativa – ha aggiunto il segretario – dal prossimo autunno ci concentreremo su quattro temi principali. L’economia, con la presentazione di una proposta di legge che riguardi un nuovo statuto del lavoro legato al precariato; le riforme istituzionali, un tema che affronteremo anche nella manifestazione di domenica, perché crediamo che la riforma della legge elettorale sia solamente la fase finale di una revisione complessiva della cornice istituzionale". "Su questo tema - nota Nencini - serve una costituente che veda protagoniste anche le forze extra parlamentari, capace di esprimere proposte condivise per una riforma complessiva delle istituzioni. Le altre due priorità saranno la giustizia, con un convegno che organizzeremo in autunno insieme all’Udc ed il tema delle libertà individuali e dei diritti civili, che noi socialisti, da laici e non da laicisti, abbiamo nel nostro dna”. “Il nostro – ha concluso Nencini – deve essere un partito aperto, attento all’evoluzione politica delle altre forze, capace di confrontarsi con singoli e pezzi di società organizzata che ci guarderanno con una attenzione particolare. Chiuderci in noi stessi sarebbe un errore”.

Al termine dei lavori del Consiglio Nazionale, su proposta del Segretario, Oreste Pastorelli è stato eletto all’unanimità Tesoriere Nazionale. Sempre all’unanimità Pia Locatelli è stata eletta presidente del Consiglio Nazionale. Il Segretario del partito ha altresì proposto la costituzione della commissione per lo statuto formata dai compagni Benzoni, D’Alfonso, Caligaris, Bartolomei, Corsini, Mastelloni, Labellarte, Nigra, Marzo, che dovrà terminare i propri lavori entro il mese di settembre. Successivamente il Consiglio Nazionale, sotto la presidenza di Pia Locatelli ha eletto a larga maggioranza la Direzione Nazionale. Al termine dei lavori del Consiglio Nazionale il Segretario ha subito convocato la Direzione, che ha eletto la Segreteria Nazionale composta dai compagni: Biscardini, Di Lello, Di Gioia, Girolamini, Labellarte, Del Bue, Turci, Nigra, Marzo, Sollazzo
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Stato d'emergenza? Emergenza di uno Stato (di diritto), semmai

Extracomunitari, il Cdm dichiara lo stato d'emergenza

ROMA - Il Consiglio dei ministri ha approvato la dichiarazione dello stato d'emergenza su tutto il territorio nazionale per "il persistente ed ecezionale afflusso di extracomunitari". Su proposta del ministro dell'interno, Roberto Maroni, il Cdm ha disposto, riferisce il comunicato, "l'estensione all'intero territorio nazionale della dichiarazione dello stato di emergenza per il persistente ed eccezionale afflusso di cittadini extracomunitari, al fine di potenziare le attività di contrasto e di gestione del fenomeno".