sabato 5 luglio 2008

Congresso PSOE, la sinistra di Zapatero

Congresso PSOE, la sinistra di Zapatero

Elena Marisol Brandolini, da Madrid

04 luglio 2008, 21:08

www.aprileonline.info

Congresso PSOE, la sinistra di Zapatero "I socialisti crescono con la libertà e la democrazia; e facciamo crescere la democrazia e la libertà." Il messaggio di Zapatero al congresso è improntato all'ottimismo, non perché i problemi non ci siano, ma perché sarebbe "peccato mortale" tirarsi indietro, non assumersi le responsabilità di governarli. La sua è una rivendicazione puntuale della storia e delle radici socialiste

"Noi siamo stati, siamo e saremo socialisti. Noi siamo stati, siamo e saremo un partito di sinistra." Arriva così alla conclusione del suo ragionamento, José Luis Rodri'guez Zapatero, con questo forte richiamo all'identità del PSOE, di fronte ad una platea attenta e orgogliosa di delegati al 37° congresso del partito, riunita a Madrid, nel Palacio Municipal de Congresos, per questo fine settimana. Zapatero parla dalla tribuna del congresso come segretario generale del partito, di quel partito che ha appena vinto le elezioni politiche generali e sta iniziando la sua seconda legislatura di governo. Più che una celebrazione della vittoria, è una rivendicazione puntuale della storia e delle radici socialiste, dalle quali nasce la consapevolezza dell'oggi e le priorità dell'iniziativa politica, in nome di quegli stesi valori di allora. Per questo, Zapatero ripercorre la cronologia dei congressi socialisti, 13 dei quali celebrati dalla nascita del partito fino alla sconfitta della Seconda Repubblica, 13 durante il periodo dell'esilio e 11 dopo il ripristino della democrazia. E aggiunge che, al primo congresso, celebrato nel 1888, a Barcellona, i delegati erano appena 18, poi sono cresciuti col tempo, fino ad arrivare ai 995 delegati di oggi, perché "i socialisti crescono con la libertà e la democrazia; e facciamo crescere la democrazia e la libertà." Il suo è un messaggio improntato all'ottimismo, non perché i problemi non ci siano, ma perché sarebbe "peccato mortale" tirarsi indietro, non assumersi le responsabilità di governarli. L'immagine che vuole trasmettere è quella di un partito moderno, incardinato nella società, che assomiglia alla Spagna di cui è parte, all'altezza delle ambizioni dei cittadini. Non per nulla, lo slogan del partito è "La forza del cambiamento" che, come spiega José Blanco, segretario d'organizzazione, in apertura di congresso, significa che il PSOE è la forza trainante del cambiamento e delle riforme.

Nel corso del suo ragionamento, Zapatero ripercorre gli assi forti della strategia di governo della scorsa legislatura, che s'impegna a rafforzare nei prossimi quattro anni: il riconoscimento dei diritti delle persone ("quanto rumore per una sola parola", afferma, in riferimento al matrimonio omosessuale), che passa attraverso la conquista della "decenza pubblica" e la realizzazione della piena eguaglianza tra donne e uomini; la conferma del dialogo e della legalità come base della convivenza e strumento per un progetto d'integrazione e coesione sociale; l'opzione pacifista e rispettosa delle regole internazionali e la lotta contro la fame nel mondo; la riaffermazione di quella "Spagna plurale" (che era sembrata venir meno nel gergo socialista, ultimamente), perché "se preserviamo la diversità e la pluralità, rafforzeremo l'unità del paese". E qui, l'attacco ai popolari che stanno montando una campagna di sostegno del castigliano a scapito delle altre lingue spagnole, è netto: "che non facciano con la lingua di tutti ciò che per tanto tempo hanno fatto con la bandiera di tutti", ammonisce, ossia che non se ne approprino indebitamente; piuttosto: "La lingua di tutti e le lingue di tutti, perché tutte le lingue sono nella bandiera di tutti".

Domani Zapatero sarà rieletto segretario del partito e i delegati discuteranno in plenaria gli emendamenti alla piattaforma congressuale. Il clima sembra tranquillo e non si prevedono sorprese.
All'ordine del giorno anche un'interessante discussione sulla forma partito e sul modo di essere militanti. Dei delegati al congresso, oltre il 49% non è impegnato in cariche istituzionali ed oltre il 55% non ha incarichi di direzione all'interno del partito. Si guarda alla rete con interesse e come nuovo canale d'affiliazione e comunicazione. Del resto, lo stesso scenario del congresso è indicativo: il palco immerso in un mappamondo internet, sul cui cielo si staglia il nome del partito.
Come a voler dire: il futuro è già qui e noi siamo il futuro.

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