sabato 5 luglio 2008

Lettera di Roberto Villetti

Lettera di Roberto Villetti al 1° Congresso del Partito Socialista
sabato 5 luglio 2008

Care compagne, cari compagni,
desidero scusarmi per la mia assenza. Cercherò in futuro di dare un mio contributo alla ripresa del Partito socialista, pur restando al di fuori del nuovo gruppo dirigente che il Congresso eleggerà. Sonora è stata la sconfitta, ma l’idea socialista è ancora forte in Europa e tornerà ad esserlo anche in Italia. Non credo, infatti, che l’Europa imiterà l’Italia. Penso invece che l’Italia, prima o poi, diventerà europea.
Voglio, innanzitutto, assumermi tutte le mie responsabilità per una sconfitta che ha assunto purtroppo le vesti della disfatta. Su di me ricade un onere più pesante di altri, perché ho sempre avvertito come un rischio grave quello di andare con le nostre insegne alle elezioni politiche e, quindi, ho sempre suggerito di promuovere aggregazioni riformiste, e da ultimo quella della Rosa nel Pugno. Tuttavia il Partito ha sempre considerato queste alleanze come tattiche contingenti per superare lo scoglio del voto politico, e non una via per ricostruire in modo diverso la presenza socialista, tornando subito dopo a perseguire l’affermazione della sua identità politica.
Con l’ultimo congresso dello SDI, si è fatta una scelta chiara: ricostruire un nuovo partito socialista non solo sulla base dell’unità dei socialisti storici, ma anche di quelli che avevano abbandonato la strada del Partito democratico per rimanere ancorati al socialismo europeo e, quindi, di presentarci con il nostro simbolo e le nostre liste alle elezioni. Allora ho pensato che, se avessi contrastato questa scelta, non sarei stato in sintonia con i forti sentimenti dei socialisti e mi sarei sentito isolato come un disertore. Ciò che temevo non era l’uso che si è fatto dell’attuale legge elettorale, che non potevo prevedere, ma il varo di un nuovo sistema che introducesse uno sbarramento del 4 o del 5%. Nella fase finale della legislatura, Veltroni ci ha proposto l’entrata nelle sue liste a condizioni umilianti e, a mio giudizio, Enrico Boselli non poteva fare altro che opporre un rifiuto. Se si fosse comportato diversamente, sarebbe stato considerato un puro e semplice accaparratore di poltrone parlamentari per sé e per alcuni suoi amici e compagni, e avrebbe così creato spaccature profonde all’interno del nostro partito. Così abbiamo perso persino i rimborsi elettorali, ma non abbiamo perso il nostro onore che è una leva importante per risalire la china.
Guardo alle attuali vicende politiche con grande sconforto. Siamo tornati, come al gioco dell’oca, alla casella di partenza: ancora una volta è in atto uno scontro frontale nel quale è insita una grave crisi delle nostre istituzioni democratiche, al cui presidio è rimasto il presidente della Repubblica Napolitano. Di fronte alle difficoltà da affrontare (perdita del potere d’acquisto dei salari e degli stipendi, declino economico, rincaro del petrolio, Napoli, Alitalia), larga parte della società italiana si rinchiude nell’egoismo, nel familismo e nel localismo dai quali sono generate spinte xenofobe e, persino, razziste: risposte errate non solo in linea di principio, ma anche perché contribuiscono al progressivo declino – già in atto – della società italiana relativamente agli altri paesi sviluppati. Non bisogna tornare indietro a vecchie ricette iper stataliste ma neppure cavalcare l’iper liberismo. Competizione e merito devono marciare assieme a cooperazione e solidarietà, come avviene nei programmi e nella prassi dei socialisti europei. Questa è la strada del socialismo italiano ed europeo e sono certo che questa sarà la scelta che farà il Congresso con un vivace dibattito e nel segno di una forte unità socialista.
Voglio fare, infine, a chi guiderà il Partito e a tutto il nuovo gruppo dirigente i miei più affettuosi auguri di buon lavoro, da parte di un compagno socialista che resterà sempre socialista.

Roberto Villetti

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