sabato 31 dicembre 2011

*PROROGA scadenza Tesseramento PSI*

From: PSI Organizzazione;organizzazione.psi@gmail.com
Date: Fri, 30 Dec 2011

Subject: Proroga scadenza tesseramento

Ai compagni in indirizzo
Loro Sedi


Cari compagni,

vi comunico che questo Dipartimento, d'intesa con il Segretario del Partito, ha disposto la *PROROGA* della scadenza del tesseramento in corso al 31 Gennaio 2012.

Con i più sinceri auguri per il Nuovo Anno, vi inviamo fraterni saluti.


Il Responsabile
On. Angelo Sollazzo


venerdì 30 dicembre 2011

Approvato il Piano Socio Sanitario con il mio voto contrario

morenostemmaregioneVia libera da parte dell’ Assemblea legislativa delle Marche al piano socio-sanitario 2012-2014 approvato a maggioranza (22 si, 15 no, 1 astenuto). Sul provvedimento la maggioranza si è divisa: hanno votato a favore Pd, Udc e Idv, più il consigliere di minoranza Umberto Trenta (Pdl). Hanno votato contro i consiglieri di maggioranza Moreno Pieroni (Psi) e Dino Latini (Api). E qui nasce la polemica da parte di alcuni esponenti del PD nei confronti dei due consiglieri. Ma cosa è realmente accaduto?


BOCCIATI GLI EMENDAMENTI DI PIERONI- LATINI SULLA PREVISIONE DEL REPARTO MATERNO-INFANTILE NEL NUOVO INRCA DI CAMERANO

Durante la lunga discussione sugli emendamenti al piano, intorno alle 20 è stato bocciato dalla maggioranza regionale gli emendamenti (sotto allegati) presentati da Pieroni che miravano ad inserire nel nuovo Inrca-ospedale di rete il reparto neonatale di ostetricia e ginecologia (attualmente non previsto nel progetto) e impegnavano la Regione ad applicare il protocollo d’intesa firmato con i Comuni di Osimo e Loreto ad ottobre 2009. “Dopo un lungo dibattito il nuovo Piano Socio sanitario della Regione Marche2012-2014 è stato approvato nella seduta di venerdi 16 dicembre. Purtroppo ancora una volta sono andate disattese tutte le aspettative della Valmusone. Il Pd regionale- fa sapere il Comune di Osimo con una nota- guidato dal presidente della commissione sanità Francesco Comi, ha dato infatti parere negativo ai due emendamenti presentati dai consiglieri Pieroni e Latini che erano stati concordati appena 24 ore prima con lo stesso assessore regionale Almerino Mezzolani ed il dirigente del dipartimento salute Carmine Ruta. Gli emendamenti recepivano le richieste dei sindaci dell’Ambito Territoriale XIII, che si erano riuniti alcuni giorni fa proprio ad Osimo”. Le Amministrazioni della Valmusone chiedevano la salvaguardia dei servizi esistenti nei due ospedali di Osimo e Loreto, l’attuazione del protocollo d’intesa firmato dallo stesso presidente della Regione Gian Mario Spacca nell’ottobre del 2009 con l’allora sindaco di Loreto Moreno Pieroni e l’assessore alla sanità di Osimo Gilberta Giacchetti e l’inserimento del reparto di ostetricia e ginecologia nel nuovo ospedale di rete. “La bocciatura degli emendamenti – secondo l’amministrazione Simoncini – è la chiara dimostrazione di come sia considerato il nostro territorio che viene usato soltanto per prendere voti durante le varie campagne elettorali non ricevendo in cambio l’attenzione che merita. I Sindaci della Val Musone continueranno comunque a battersi per difendere i propri cittadini che hanno il diritto di veder rispettato quanto messo nero su bianco nel 2009 e quanto affermato, durante alcune visite, da importanti esponenti del Pd regionale che dichiaravano a gran voce di tenere al nostro territorio.

Emendamento 1

Emendamento 2

mercoledì 28 dicembre 2011

L'ANTIPOLITICA DEI RICCHI



La campagna contro la politica e quella contro l’articolo 18 sono due facce della stessa medaglia. Ecco il nuovo conformismo italiano. Che brutta aria tira sulla politica. La campagna contro la casta ha affondato il colpo e in giro si incontrano solo macerie. La dignità della politica è stata saccheggiata. Ormai mancano solo le liste di epurazione per chiunque osi difendere la politica, intesa – perché no? – anche come professione. Distrutto culturalmente (si fa per dire) il prestigio della politica, per il lavoro sporco che resta ancora da compiere non mancherà in giro la bassa manovalanza, merce sempre abbondante in Italia. E così entra in scena Marco Travaglio che, da par suo (cioè con un supponente tono spregiativo), se la prende con lo scrittore Francesco Piccolo.
La colpa? Aver difeso la politica, proprio su queste colonne (cioè sul giornale fondato da un politico di professione, Antonio Gramsci), dagli attacchi furibondi condotti da lunghi mesi a media unificati. Chiunque osi mettere in guardia dalla ricaduta nefasta della dominante ideologia odierna che fa della politica il nemico da strapazzare è solo un fiancheggiatore della casta, quindi un poco di buono da denigrare. Sacerdote ufficiale del nuovo conformismo che, va da sé, rivendica vittime sacrificali, Travaglio non prende Piccolo, e chiunque altro gli capiti a tiro, come un interlocutore con cui discutere, cercando magari di estrarre argomenti di un qualche peso. No, chi non si unisce all’assordante coro del Fatto o di Libero, del Giornale o del Corriere della sera contro la classe politica non scrive un articolo ma una «articolessa» in prosa pallosa, non esplicita una opinione ma sforna un sospetto «peana», pistolotto reverenziale in onore di una qualche potente divinità. Travaglio ambirebbe a possedere un linguaggio performativo, che solo pronunciando una frase ne realizza all’istante il contenuto. E così definisce Piccolo «sceneggiatore degli ultimi film di Nanni Moretti, ma non del prossimo». Accidenti: non del prossimo (dà una notizia, lancia un desiderio? Chissà). Il messaggio è però chiaro. Se ti azzardi a coprire la casta sei solo un reprobo e rischi grosso sulla tua ruvida pelle. Se non è un invito a dare il benservito a una penna venduta, poco ci manca.
La descrizione caricaturale di Travaglio, che parla di partiti con casse luccicanti in cui affluiscono «soldi pubblici a palate», è solo un modo triviale per fiaccare per sempre il proibitivo compito di ricostruire i soggetti della politica, di farli riemergere dopo la catastrofe del potere conquistato per vent’anni dall’antipolitica dei ricchi. I partiti sono uno degli strumenti storici più significativi per abbattere il dominio della ricchezza e per consentire a chi non ha risorse economiche di difendersi, di contare, di crescere con gli altri nello spazio pubblico. È evidente che, prendendo spunto da privilegi più o meno rivoltanti da eliminare, i dorati professionisti dell’anticasta cercano soprattutto di colpire al cuore la funzione politica. Tolta la politica come cultura del conflitto per il bene pubblico, screditate le istituzioni, azzoppati i partiti, altri poteri troveranno comunque il modo di mostrare il loro volto vorace. Il potere non è mai uno spazio vuoto. Buttati i partiti (malati e da rigenerare), non restano affatto i magnifici cittadini incamminati in una splendida agorà ritrovata. Emergono potenze arcane, persuasori occulti o fortezze palesi. Il loro inquietante volto affiora, ad esempio, nella penna di una estasiata Milena Gabanelli che sul Corriere della sera di ieri tesse le lodi dei nuovi profeti del tempo, gli amministratori delegati, e invoca uno sforzo di intelligenza (sic) per la «costruzione di un sistema che permetta alle aziende (tutte e non solo quelle con meno di 15 dipendenti) di poter assumere e licenziare». Questo mondo antico di imprenditori intrepidi che innovano e guardano lontano e di lavoratori che rifiutano di farsi merce e si rivoltano all’indietro perché vivono come un dramma perdere il posto era stato smantellato proprio dai grandi partiti di massa. I media unificati dal verbo dell’antipolitica vorrebbero restaurare quel brutto mondo antico in cui si dileguano i partiti, si disperdono i sindacati e ognuno è lasciato solo come un atomo rassegnato al dominio dei mercati. La libertà di lasciarsi sfruttare viene celebrata dai campioni dell’anticasta come la bella nuova frontiera. No, non sono innocenti le battaglie contro la casta. Chi si azzarda appena a sussurrare che la politica è una bella cosa (come accadeva nel film di Giuseppe Tornatore), o che il partito è il principale strumento con il quale i senza potere possono organizzarsi e lottare, è sbeffeggiato come il servile megafono di qualche «capataz del Pd».Capataz, dice Travaglio, cioè «capo, sorvegliante di operai». No, per rintracciare capataz e sorveglianti di operai si rivolga altrove, Travaglio. I partiti della sinistra hanno costruito la soggettività politica degli operai, hanno assicurato l’autonomia culturale del lavoro, non capataz.

martedì 27 dicembre 2011

PSI. VITA: SUBITO LA CONVENZIONE LIBERALSOCIALISTA




“Il sondaggio mensile sulle intenzioni di voto dell'Istituto Tecnè che stima il Psi al 2% ci incoraggia a proseguire ogni sforzo per costruire, come abbiamo deciso alla recente Conferenza Programmatica di Fiuggi, una convenzione nazionale liberalsocialista di cui facciano parte i partiti, i movimenti e i pezzi della società civile che si riconoscono nella cultura laica e riformista”.


E’ quanto afferma Rocco Vita, della segreteria nazionale del Psi e presidente della consulta degli amministratori socialisti


”La lettura politica dei risultati del sondaggio – aggiunge Vita – è molto più profonda: si sta diffondendo nell’opinione pubblica e nella società civile la convinzione che fra i partiti non ci siano differenze chiare e sostanziali dal punto di vista dei programmi e dei valori. E l’accumularsi delle delusioni e delle disillusioni, provocate dalla crisi del modello economico, si sposa con l’idea che non esistano vere alternative politiche. D’altra parte, per anni, si è predicato che si potesse fare a meno dei partiti e della politica. In realtà non è l’assenza di differenze politiche e valoriali che disorienta i cittadini, differenze che ci sono e sono sostanziali, quanto piuttosto - dice Vita - la confusione a riconoscere rispettivi elettorati.
Sono convinto che con il progressivo declino del berlusconismo finisce un’epoca e cresce il desiderio di una politica ancorata ai valori e alle scelte. Un rovesciamento che segnala la necessità di un recupero di missione: far tornare la politica e l’economia a favore dell’uomo, visto non più come strumento, ma come fine, attraverso l’affermazione dell’idea di bene comune”.


Secondo l’esponente socialista “vi è una parte importante della società che esprime un’ansia di rinnovamento e di riscatto, il sentimento di un “nuovo inizio”, dove il senso del “progetto” sia essenzialmente nel comune sentire di una civile appartenenza. E con la fine dell‘era berlusconiana – aggiunge – non c’è più alcuna ragione che colleghi la storia dei socialisti a quella vicenda politica. Chi in questi anni ha fatto scelte diverse, specie nel centrodestra, non ha più giustificazioni. Nel nuovo anno, celebreremo il centoventesimo anniversario della fondazione del PSI: è l’occasione buona per ritrovarci insieme nella casa comune”.

CROLLANO I CONSUMI: NATALE PIU’ POVERO SOTTO L’ALBERO E A TAVOLA




La crisi economica, il lavoro che scarseggia, le nuove tasse annunciate dalle manovre che si sono susseguite nel 2011, hanno fatto crollare i tradizionali consumi delle festività, con cenone e pranzo più morigerati, e regali non solo utili, ma anche poco costosi.


Quest’anno, infatti, secondo Coldiretti, sono stati spesi 2,3 miliardi di euro in cibi e bevande consumati a tavola tra il cenone della vigilia e il pranzo di Natale, che nove italiani su dieci hanno scelto di trascorrere a casa con parenti o amici.


Una cifra di riguardo, che conferma come non si rinunci all’appuntamento più tradizionale dell’anno, ma che segna un calo di ben il 18% rispetto a quanto si è speso nel 2010, come non si vedeva dal 2001, l’anno dell’attacco alle torri gemelle, quando il crollo fu del 28%. Né è andato meglio sul fronte regali. Ogni italiano, secondo il Codacons, quest’anno ha ‘tagliato’ di 48 euro la spesa per addobbi, regali e quant’altro.


Spese in calo anche per i viaggi, mentre il settore che più di tutti ha risentito della crisi - sostiene il Codacos - è quello dell’abbigliamento e delle calzature, dove il calo delle vendite ha raggiunto quota -30%. Ciò nonostante, la sigla dei consumatori prevede un flop per i saldi invernali che partiranno il 5 gennaio.


“In un momento di grave crisi come quello attuale - afferma il Codacons - gli italiani non ricorreranno agli sconti, e taglieranno ulteriormente gli acquisti: rispetto ai saldi invernali dello scorso anno, quest’anno saranno in clamoroso calo, con riduzioni delle vendite che andranno dal 30 al 40%”. Del Natale 2011, meno fastoso e più tradizionale, esce rafforzata la tendenza alla riscoperta del legame con i prodotti del territorio che si è espressa a tavola nella preparazione delle ricette del passato. Un appuntamento che, nonostante i profondi cambiamenti negli stili di vita, è fortemente radicato nella popolazione, come dimostrano gli spostamenti per tornare nei luoghi di origine e ritrovare i gusti, i sapori del passato.


La maggioranza delle tavole è stata infatti imbandita con menù a base di prodotti o ingredienti nazionali con una spesa stimata - secondo Coldiretti - in 850 milioni di euro per pesce e le carni compresi i salumi, 490 milioni di euro per spumante, vino ed altre bevande, 400 milioni di euro per dolci con gli immancabili panettone, pandoro e panetteria, 270 milioni di euro per ortaggi, conserve, frutta fresca e secca e 190 milioni di euro per formaggi e uova.


Ora, sempre secondo l’organizzazione agricola, di tutto questo ben di dio è rimasto non consumato circa un quarto, per un valore di mezzo miliardo di euro, e l’invito è a non gettarlo nella spazzatura: “in un momento di difficoltà economica - viene sottolineato - è importante utilizzare la fantasia per recuperare con gusto i cibi rimasti sulle tavole. Recuperare il cibo è una scelta che fa bene all’economia e all’ambiente, con una minore produzione di rifiuti, in un momento come le festività di Natale in cui peraltro c’é una maggiore disponibilità di tempo libero e si può cogliere l’occasione per dedicare un po’ di tempo ai fornelli”.

SI VOTERA’ NEL 2013 A CIVITANOVA PER IL RINNOVO DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE?




Quanto scritto dal commentatore politico Franco Cangini qualche giorno fa sulle pagine nazionali del “Resto del Carlino” a proposito di un rinvio delle amministrative del 2012 all’anno successivo se troverà il consenso richiesto potrebbe riguardare anche Civitanova Marche.


Cangini rivolgendosi a Napolitano dice “Se è vero, come il presidente ripete spesso, che l’appello agli elettori dopo la crisi del governo Berlusconi, è stato scongiurato per salvare il salvabile dalle fauci dei mercati, non si vede cosa si aspetti a cancellare tutti gli appuntamenti elettorali da qui alla scadenza della legislatura. Per cancellarli è sufficiente una leggina, magari prendendo a pretesto la convenienza di concentrare tutte le scadenze in un unico turno elettorale.


E’ stato già fatto negli anni Settanta per preservare dalla morsa della crisi economica e del terrorismo un clima propizio alla tregua delle contese partitiche. Nulla vieta di replicare quel semplice espediente…”.


Primo dei politici ad intervenire sull’argomento, Rocco Buttiglione presidente dell’Udc il quale ha affermato : «In linea generale diciamo che sono favorevole a concentrare gli appuntamenti elettorali in un turno unico per evitare gli sprechi”. Sul fronte degli altri partiti invece tutto tace.


Chissà se è perché essendo Natale i politici sono concentrati mentalmente altrove o se invece l’ipotesi del rinvio non piace.

giovedì 22 dicembre 2011

STEFANIA CRAXI? NO GRAZIE …



Non tutti sono d’accordo con le recenti aperture del segretario del PSI, Riccardo Nencini, ai fuoriusciti del PDL guidati da Stefania Craxi. La proposta di “liste comuni” alle future amministrative trova una qualcerta resistenza nella base e non solo nella sinistra del partito; le perplessità sono trasversali e abbracciano gran parte del corpo politico del PSI.
Tra le tante note ricevute abbiamo scelto quella di Stefano Longo, della federazione di Novara, che, in un accorato e sanguigno appello, ci dice che “La Deputata Stefania Craxi, eletta nel PdL, è sempre stata una paladina anti sinistra (PSI compreso). Ora, dopo aver mollato Berlusconi, ha fondato Riformisti Italiani che altro non sono che Berluscraxiani (con il dovuto rispetto per il “Nostro” Craxi) che con il Socialismo centrano come io con la Curia!” La nota prosegue “Fino a qui nulla di male, a destra che facciano quello che vogliono. Lo scandalo è che il Segretario del PSI si è precipitato ad offrire alla Craxi una lista comune! Allora mi son detto: NO, NO e poi NO! Adesso basta!”
Il Longo fa poi notare come questa non sia la linea uscita dal recente congresso di Fiuggi, che prevedeva un’aderenza del PSI al socialismo europeo con il quale, in effetti, gli esuli berlusconiani non c’entrano molto. La presenza della Craxi è in netta contraddizione con l’appartenenza e la attuale linea del partito che è organico alla coalizione di centrosinistra. Una cosa sono le assisi “liberal socialiste e socialiste”, sulla cui necessità il partito si è trovato compatto, ben altre sono le merende con gli ex berlusconiani.
L’invito al segretario Nencini è, ovviamente, quello di ripensarci. Di tutto ha bisogno il PSI tranne che di intorbidare un’immagine pulita, riformatrice e di sinistra.

domenica 18 dicembre 2011

Tolentino ricorda il Patriota Sandro Pertini


di Carlo Felici

Discorso del 17/12/2011 nell'aula consigliare del Comune di Tolentino, nell'anniversario del quarantennale del conferimento della cittadinanza onoraria a Sandro Pertini. La parte in corsivo non è stata letta per ragioni di spazio e di tempo. Il discorso è stato integrato con una lettura di un brano in cui Pertini ricorda Gramsci e dalla lettera che mandò alla madre con il rifiuto sdegnato della richiesta di grazia


Buongiorno,
ringrazio la cittadinanza, in particolare i ragazzi e i loro insegnanti qui convenuti,‭ ‬le autorità cittadine e comunali ed il sindaco di Tolentino: Luciano Ruffini,‭ ‬gli amici e compagni dell'ANPI,‭ ‬il suo Presidente: Lanfranco Minnozzi,‭ ‬e tutti coloro che hanno reso possibile questo incontro,‭ ‬a cui sono onorato di poter partecipare in veste di oratore. Un ringraziamento particolare anche al compagno Giuseppe Iacopini. Tengo a precisare che,‭ ‬anche se nel manifesto illustrativo dell'evento,‭ ‬c'è scritto prof.,‭ ‬io non sono qui in veste di professore,‭ ‬e nemmeno di intellettuale socialista,‭ ‬ma essenzialmente in quella di patriota,‭ ‬proprio per celebrare la memoria di un grande patriota italiano: Sandro Pertini, a quarant’anni dal conferimento della cittadinanza onoraria avvenuta con il voto unanime del Consiglio comunale su proposta dell’allora Sindaco Roberto Massi (Deliberazione n. 90 del 6 maggio 1971).

Pertini, come sapete è stato ospite della Città di Tolentino due volte, da Presidente della Camera dei Deputati il 13 aprile 1975 e da Presidente della Repubblica il 30 ottobre 1981. E nella prima occasione ebbe modo di scrivere nel Registro delle visite illustri del Comune: “Al generoso e fiero popolo marchigiano con ammirazione e con affetto”.
Sandro Pertini è rimasto sicuramente nel cuore di tutti coloro che vissero durante il suo settennato di Presidenza della Repubblica,‭ ‬come il Presidente più amato dagli italiani,‭ ‬e così è anche per me,‭ ‬che durante il suo settennato ho forse vissuto gli anni più belli della mia vita.
Le sue parole,‭ ‬la sua immagine,‭ ‬in particolare,‭ ‬restano scolpite nell'animo di tutti coloro che hanno visto una Italia sicuramente più grande e più rispettata di quella che abbiamo oggi sotto gli occhi.‭ ‬Una Italia che entrava allora nel novero delle grandi potenze economiche del mondo e che riusciva a ridurre drasticamente l'inflazione,‭ ‬con la crescita del suo PIL di ben‭ ‬20‭ ‬punti di percentuale,‭ ‬anche se pure allora il rapporto debito PIL non era certo confortante.

Una Italia mai come in altri momenti in tutto il dopoguerra, così ammirata e rispettata e con un Presidente della Repubblica ed un Presidente del Consiglio ambedue socialisti.
Per ricordare la vita di Pertini non basterebbe una settimana di incontri e commemorazioni,‭ ‬ed io cercherò,‭ ‬in questa sede,‭ ‬di focalizzare solo gli eventi più salienti della sua lunga e memorabile testimonianza politica e civile.‭ ‬Ricorderemo oggi specialmente i passaggi più significativi‬ del suo impegno sociale,‭ ‬morale,‭ ‬civile ed istituzionale e mi perdonerete se non riuscirò a menzionarli tutti anche nei minimi particolari, come meriterebbero.
Fu il prof.‭ ‬Barotono di filosofia,‭ ‬esegeta del Socialismo che‭ “‬iniziò‭” ‬il giovane Pertini a dare senso compiuto alle sue vocazioni e predilezioni,‭ ‬e questo ci fa capire quale‭ “‬miracolo‭” ‬può fare la scuola e quanto debba essere tuttora importante valorizzarla,‭ ‬fornendole mezzi adeguati per la sua‭ “‬missione‭”‬.
Pertini,‭ ‬quando scoppiò‭ ‬la‭ “‬grande guerra‭”‬,‭ ‬fu tra quelli che,‭ ‬come Matteotti,‭ ‬gridarono‭ “‬abbasso la guerra‭!”‬,‭ ‬facendosi anche molti nemici tra i suoi compagni interventisti,‭ ‬ma ci andò,‭ ‬poi,‭ ‬militando in prima linea ed insegnando persino,‭ ‬da comandante,‭ ‬ai suoi‭ “‬fratelli soldati‭”‬,‭ ‬un metodo infallibile per raffreddare le mitragliatrici,‭ ‬risparmiando acqua preziosa:‭ ‬pisciarci sopra.‭ ‬Questo però non gli impedì atti di valore,‭ ‬come la conquista del monte Jenelik,‭ ‬che gli fece meritare la medaglia d'argento al valor miliare,‭ ‬un vero scandalo per i vertici miliari costretti a riconoscerla ad un dichiarato pacifista e socialista,‭ ‬tanto che la pratica per la sua assegnazione andò misteriosamente persa.
Come si possa giustificare tutto ciò,‭ ‬ce lo spiega Pertini stesso affermando:‭ “‬l'amore per l'umanità che ogni spirito eletto e libero non può non sentire,‭ ‬non esclude ma anzi comprende l'amore per la patria‭”‬.‭ ‬Primo grande atto di un grande patriota.
La sua militanza politica inizia nel 1918 con l'iscrizione al PSI e nel primo dopoguerra,‭ ‬in particolare,‭ ‬dopo il delitto Matteotti,‭ ‬giunge a maturazione la sua storia di patriota antifascista militante e combattente. Il 22 maggio 1925 Sandro Pertini è arrestato, e il 3 giugno condannato a 8 mesi di detenzione (oltre che al pagamento di un'ammenda) per avere distribuito il libello:‭ “‬Sotto il barbaro dominio fascista‭”‬, in cui‭ ‬rivendica la paternità di alcuni scritti antifascisti ed attribuisce la responsabilità alla monarchia per il perdurare del regime fascista, in particolare esprime sfiducia nell'operato del Senato del Regno, composto in maggioranza da filofascisti, chiamato a giudicare in Alta Corte di Giustizia l’ eventuale complicità del generale Emilio De Bono nel delitto Matteotti. In tale frangente si difende con tanto ardore e fermezza che anche i suoi avversari lo ascoltano in piedi,‭ ‬ammirati,‭ ‬in silenzio. Il 9 giugno 1925, alla vigilia dell'anniversario del delitto Matteotti, aiutato da alcuni operai, Pertini riesce ad appendere, sotto la lapide che alla fortezza di Savona ricordava la prigionia di Giuseppe Mazzini, una corona con un nastro rosso e la scritta: "gloria a Giacomo Matteotti".

‬Il suo studio legale viene devastato più volte e nel 1926 viene duramente malmenato e finisce in ospedale,‭ ‬però evita di denunciare il suo aggressore:‭ ‬un giovane operaio pagato dai fascisti.‭ ‬Nel dicembre dello stesso anno, viene condannato al confino per 5 anni, in seguito alla proclamazione delle leggi speciali anti-fasciste.
Per sfuggire alla condanna ripara a Milano ed entra in contatto con i più illustri militanti dell'antifascismo come Rosselli,‭ ‬Parri e Olivetti,‭ ‬avendo l'incarico di aiutare Turati a rifugiarsi in Francia.‭ ‬Ci riesce,‭ ‬ma Parigi non è ambiente consono per un combattente dedito all'azione come lui,‭ ‬si reca quindi a Nizza,‭ ‬dove vive con i più disparati mestieri e crea,‭ ‬con i soldi ereditati,‭ ‬una stazione radio,‭ ‬che però il governo italiano riesce a far chiudere,‭ ‬Pertini viene così condannato ma ad un solo mese,‭ ‬con la condizionale.
Rientra imperterrito clandestinamente in Italia e pianifica un attentato contro il Duce,‭ ‬ma viene riconosciuto ed arrestato il 14 aprile del 1929 dopo solo 20 giorni di libertà in Patria.‭ ‬Partecipa con distacco al processo ed alla fine non manca di gridare con disprezzo:‭ “‬Abbasso il fascismo e viva il Socialismo‭!” E' condannato a 10 anni e 9 mesi di reclusione.
Si apre così la fase più dura della sua vita:‭ ‬ben‭ ‬14‭ ‬anni di privazione della libertà,‭ ‬con un carcere:‭ ‬Santo Stefano ed un numero di matricola:‭ ‬6955.‭ ‬Per il compagno Sandro è finita la giovinezza ma inizia una maturità di lotta implacabile al fascismo che lo condurrà,‭ ‬assieme a tanti altri patrioti,‭ ‬fino alla vittoria.
Studia,‭ ‬e scrive,‭ ‬rivendicando sempre energicamente i suoi diritti. ‬Si ammala nel 1930 ‬e viene trasferito a Turi dove incontra Gramsci, e due anni dopo nel sanatorio giudiziario di Pianosa.
Sono veramente toccanti i ricordi di questi momenti,‭ ‬Pertini che implora,‭ ‬di nascosto al grande leader comunista,‭ ‬il direttore del carcere affinché,‭ ‬di notte,‭ ‬lo spioncino della sua cella venga chiuso senza sbatterlo per non interrompere il fragilissimo sonno di Gramsci,‭ ‬lo stesso che invita Pertini a dividere con lui il pranzo di Pasqua ‬inviatogli dalla sua famiglia ma che,‭ ‬impossibilitato a ciò dalle autorità carcerarie,‭ ‬rifiuta poi di mangiarlo.‭ ‬Due uomini accomunati da una stessa passione politica e civile anche se ideologicamente distinti,‭ ‬ma mai opposti,‭ ‬mai conflittuali.

Rifiuta persino in modo duro e sdegnoso ma commovente,‭ ‬la domanda di grazia inoltrata dalla madre,‭ ‬dopo tre anni di condanna, arrivando quasi ad una rottura con lei.
Pertini ormai ha la coscienza,‭ ‬pienamente maturata nella lotta e nella sofferenza,‭ ‬di voler generare una‭ ‬Patria libera e democratica.‭ E' già un padre della Patria repubblicana antifascista.
Riacquista la libertà solo nell'agosto del 1943, dopo aver vissuto nei confini di Ponza (1935), delle Tremiti (1939) prima e a Ventotene poi. Finalmente entra nella Resistenza.‭ ‬E‭' ‬a Roma tra le barricate del‭ ‬10‭ ‬Settembre per organizzare, con Nenni e Saragat, la lotta armata per il Partito Socialista.‭ ‬La repressione infuria in quel periodo nella capitale,‭ ‬con tristissimi episodi ed eccidi:‭ ‬via Tasso,‭ ‬le fosse Ardeatine,‭ ‬la banda Koch,‭ ‬il rastrellamento del Quadraro.‭ ‬Pertini è ancora in prima linea e viene arrestato di nuovo ‬ed interrogato dalle autorità tedesche,‭ ‬condotto ancora in carcere,‭ ‬pende su di lui la condanna a morte.‭ ‬Ma,‭ ‬con spirito indomabile,‭ ‬fugge di nuovo aiutato dalla Resistenza romana.
Deluso dalla svolta di Salerno e dalla mancata insurrezione a Roma,‭ ‬si trasferisce al nord dove organizza l'esercito di liberazione. Tra i partigiani incontra la sua futura moglie Carla Voltolina, che allora operava come staffetta partigiana.
E‭' ‬tra i protagonisti dell'insurrezione di Firenze e in seguito ad un avventuroso viaggio tra le Alpi,‭ ‬finalmente,‭ ‬nell'aprile del‭ ‬1945,‭ ‬si trova a Milano.
E qui vorrei lasciare allo stesso Pertini,‭ ‬il ricordo e la spiegazione di tale memorabile esperienza,‭ ‬con le parole tratte da un suo celebre discorso del‭ ‬1970:
‭“‬Giustamente,‭ ‬dunque,‭ ‬quando si ricorda la Resistenza si parla di Secondo Risorgimento.‭ ‬Ma tra il Primo e il Secondo Risorgimento protagoniste sono minoranze della piccola e media borghesia,‭ ‬anche se figli del popolo partecipano alle ardite imprese di Garibaldi e di Pisacane.‭ ‬Nel Secondo Risorgimento protagonista è il popolo.‭ ‬Cioè guerra popolare fu la guerra di Liberazione.‭ ‬Vi parteciparono in massa operai e contadini,‭ ‬gli appartenenti alla classe lavoratrice che sotto il fascismo aveva visto i figli suoi migliori fieramente affrontare le condanne del tribunale speciale al grido della loro fede.‭
‬Non dimentichiamo,‭ ‬onorevoli colleghi,‭ ‬che su‭ ‬5.619‭ ‬processi svoltisi davanti al tribunale speciale‭ ‬4.644‭ ‬furono celebrati contro operai e contadini.‭
‬E la classe operaia partecipa agli scioperi sotto il fascismo e poi durante l'occupazione nazista,‭ ‬scioperi politici,‭ ‬non per rivendicazioni salariali,‭ ‬ma per combattere la dittatura e lo straniero e centinaia di questi scioperanti saranno,‭ ‬poi,‭ ‬inviati nei campi di sterminio in Germania.‭ ‬Ove molti di essi troveranno una morte atroce.‭
‬Saranno i contadini del Piemonte,‭ ‬di Romagna e dell'Emilia a battersi e ad assistere le formazioni partigiane.‭ ‬Senza questa assistenza offerta generosamente dai contadini,‭ ‬la guerra di Liberazione sarebbe stata molto più dura.‭ ‬La più nobile espressione di questa lotta e di questa generosità della classe contadina è la famiglia Cervi.‭ ‬E saranno sempre i figli del popolo a dar vita alle gloriose formazioni partigiane.‭
‬Onorevoli colleghi,‭ ‬senza questa tenace lotta della classe lavoratrice‭ ‬-‭ ‬lotta che inizia dagli anni‭ '‬20‭ ‬e termina il‭ ‬25‭ ‬aprile‭ ‬1945‭ ‬-‭ ‬non sarebbe stata possibile la Resistenza,‭ ‬senza la Resistenza la nostra patria sarebbe stata maggiormente umiliata dai vincitori e non avremmo avuto la Carta costituzionale e la Repubblica.‭
‬Protagonista è la classe lavoratrice che con la sua generosa partecipazione dà un contenuto popolare alla guerra di Liberazione.‭
‬Ed essa diviene,‭ ‬così,‭ ‬non per concessione altrui,‭ ‬ma per sua virtù soggetto della storia del nostro paese.‭ ‬Questo posto se l'è duramente conquistato e non intende esserne spodestata.‭”

Queste sono parole molto chiare e significative che fanno giustizia,‭ ‬una volta per tutte,‭ ‬di ogni falso”revisionismo‭”‬,‭ ‬di ogni atteggiamento inopinatamente mistificatorio su una guerra di Liberazione che ebbe valore e spessore popolare,‭ ‬fu inesorabilmente lotta di popolo,‭ ‬per una Patria del popolo.
Pertini è in piazza il‭ ‬25‭ ‬Aprile a celebrare la vittoria di quel‭ “‬popolo‭” ‬che egli sottolinea‭ “‬capace delle più grandi cose quando lo anima il soffio della libertà e del socialismo‭”‬.
E la sua umanità e il suo senso di giustizia,‭ ‬pur avendo patito ‬il dolore di lunghi anni di privazione della libertà,‭ ‬non cedono mai al rancore,‭ ‬nemmeno a Piazzale Loreto,‭ ‬lucida è la sua testimonianza:
‭"‬...I corpi non erano appesi.‭ ‬Stavano per terra e la folla ci sputava sopra,‭ ‬urlando.‭ ‬Mi feci riconoscere e mi arrabbiai:‭ «‬Tenete indietro la folla‭!»‬.‭ ‬Poi andai al CLN e dissi che era una cosa indegna:‭ ‬giustizia era stata fatta,‭ ‬dunque non si doveva fare scempio dei cadaveri.‭ ‬Mi dettero tutti ragione:‭ ‬Salvadori,‭ ‬Marazza,‭ ‬Arpesani,‭ ‬Sereni,‭ ‬Longo,‭ ‬Valiani,‭ ‬tutti.‭ ‬E si precipitarono a piazzale Loreto,‭ ‬con me,‭ ‬per porre fine allo scempio.‭ ‬Ma i corpi,‭ ‬nel frattempo,‭ ‬erano già stati appesi al distributore della benzina.‭ ‬Così ordinai che fossero rimossi e portati alla morgue.‭ ‬Io,‭ ‬il nemico,‭ ‬lo combatto quando è vivo e non quando è morto.‭ ‬Lo combatto quando è in piedi e non quando giace per terra‭"‬.‭

Finisce quindi la fase del patriota impegnato nella lotta armata ed inizia quella del patriota dedito ad una lotta non meno dura e implacabile come giornalista,‭ ‬parlamentare,‭ ‬Presidente della Camera ed infine della Repubblica.
Dal‭ ‬1945‭ ‬al‭ ‬1947‭ ‬Pertini vive gli eventi con il suo consueto carattere passionale e anticonformista.‭

Esponente di spicco del partito socialista, ne diventa segretario nel 1945, viene eletto alla Costituente e poi, da deputato, sarà direttore dell' "Avanti!" negli anni 1945-1946.

‬Si schiera contro Saragat per evitare ogni eventuale rottura con i comunisti e lotta aspramente contro ogni forma di facile amnistia per i trascorsi crimini fascisti.
Ma evita anche di sostenere posizioni‭ “‬fusioniste‭” ‬verso il PCI,‭ ‬interrompendo per questo,‭ ‬dopo soli‭ ‬4‭ ‬mesi,‭ ‬la sua esperienza alla segreteria del partito socialista.‭ ‬A lui infatti preme l'unità del suo partito non meno della‭ “‬unità organica della classe operaia‭” ‬E non esiterà per questo,‭ ‬in una intervista rilasciata al quotidiano allora di sinistra Epoca a denunciare il fatto che nel Partito Comunista,‭ ‬a suo dire,‭ “‬permane una mentalità autoritaria‭” ‬e che piuttosto il Partito Socialista deve esercitare una missione di‭ “‬mediatore tra il mondo occidentale ed orientale‭”‬,‭ ‬senza alcuna forma di subordinazione a Mosca,‭ ‬guardando in particolare al successo degli altri partiti socialisti in Europa.
E‭' ‬l'unico socialista che va a palazzo Barberini in un disperato tentativo di scongiurare l'imminente scissione e senza accusare di tradimento gli scissionisti.‭ ‬Alla fine di aprile del‭ ‬1947‭ ‬inizia a dirigere‭ “‬il lavoro nuovo di Genova‭” ‬e continuerà a farlo per altri‭ ‬21‭ ‬anni,‭ ‬sviluppando già da allora i temi significativi dell'impegno socialista su questioni cruciali come la crisi del maggio-giugno del‭ ‬1947,‭ ‬il piano Marshall,‭ ‬il trattato di pace,‭ ‬la costituzione del Cominform e la politica della Democrazia Cristiana.

Nel‭ ‬1948‭ ‬la sua passione politica torna a galvanizzarsi.‭ ‬Al XXVI congresso prende netta posizione contro l'eventualità di presentare liste comuni con i comunisti,‭ ‬viene sconfitto e non entra nella nuova direzione del partito,‭ ‬gettandosi nell'agone elettorale,‭ ‬e nonostante come membro della Costituente e la lunga prigionia sotto il fascismo gli garantiscano un seggio parlamentare di diritto.‭ ‬E‭' ‬questo il periodo anche un po‭' ‬ingenuo dell'esaltazione di alcune conquiste della Unione Sovietica.‭ ‬Ma anche quello dei limiti della socialdemocrazia europea succube della ferrea logica della guerra fredda.
Dal‭ ‬1953‭ ‬al‭ ‬1957‭ ‬l'impegno di Pertini è caratterizzato dal duro scontro parlamentare contro la legge truffa,‭ ‬ma quelli sono anche gli anni della rivolta di Berlino e dei fatti di Ungheria che vedono,‭ ‬ad onor del vero,‭ ‬Pertini elogiare anche Stalin,‭ ‬da vivo e da morto.‭ ‬Una cosa,‭ ‬ricordando tali eventi,‭ ‬va però ricordata con onestà e fermezza,‭ ‬se egli associa il nome del dittatore sovietico alle grandi realizzazioni del socialismo e soprattutto alla vittoria nel secondo conflitto mondiale,‭ ‬mai troviamo da parte sua parole di comprensione o approvazione,‭ ‬che altri in quel periodo pronunciano esplicitamente nel PCI e che poi rinnegheranno,‭ ‬per le purghe e per i terribili processi allora in corso nell'Europa centrale ed orientale.
Sono anni in cui l'impegno del patriota Pertini viene ribadito nella necessità,‭ ‬come lui stesso afferma,‭ ‬di‭ “‬difendere la Patria contro chiunque tenti di aggredirla‭”‬.
Sui fatti di Ungheria è inizialmente cauto,‭ ‬per poi assumere nel gennaio del‭ ‬1957‭ ‬un atteggiamento decisamente critico verso le posizioni del partito comunista italiano a cui rimprovera di non avere tratto le doverose conclusioni dalle conseguenze del XX congresso del PCUS.

Dal‭ ‬1958‭ ‬al‭ ‬1963‭ ‬Pertini,‭ ‬come deputato,‭ ‬si afferma sempre di più sul piano nazionale,‭ ‬partecipa attivamente alla crisi Tambroni del‭ ‬1960,‭ ‬scende in piazza con i dimostranti a Genova,‭ ‬sostenendo in sede giudiziaria gli imputati per quei fatti,‭ ‬senza mancare un solo giorno di udienza.
Pertini lotta ancora strenuamente in quegli anni per l'unità del partito e per la sua autonomia in un periodo cruciale caratterizzato dall'opera di straordinari personaggi come Kennedy e Giovanni XXIII,‭ ‬ai quali dedicherà pagine di grande simpatia ed apertura,‭ ‬oltre che di fiducia,‭ ‬nella nuova prospettiva di una più autentica e duratura pace mondiale.
Dal‭ ‬1964‭ ‬al‭ ‬1969,‭ ‬attraverso l'esperienza del centrosinistra,‭ ‬cruciale per Pertini è il‭ ‬1968,‭ ‬che lo vede eletto per la prima volta Presidente della Camera dei Deputati.
Alla partecipazione al secondo governo Moro, nel‭ ‬1964‭, ‬però egli nega il proprio voto,‭ ‬e spesso esprime disagio ed apprensione per la partecipazione dei socialisti più al sottogoverno che al governo del Paese,‭ ‬nel suo consueto stile schietto e battagliero.
In politica estera la sua condanna dell'invasione della Cecoslovacchia è netta,‭ ‬e il‭ ‬24‭ ‬Gennaio del‭ ‬1969‭ ‬fa celebrare alla Camera il sacrificio del giovane Jan Palach immolatosi per la libertà del suo popolo.‭ ‬Non mancano,‭ ‬in quegli anni cruciali di lotte e di crisi delle due superpotenze,‭ ‬le sue battaglie libertarie anche in favore dei popoli oppressi dalle dittature e dai regimi militari in Occidente,‭ ‬contro il regime di Franco in Spagna e quello dei colonnelli in Grecia,‭ ‬e più tardi anche contro la tirannia militare cilena.
Negli anni successivi il suo impegno non si esaurisce e resta una testimonianza indelebile di difesa strenua delle istituzioni democratiche sotto l'attacco del terrorismo che culmina con l'assassinio di Aldo Moro.‭ ‬La reazione democratica dello Stato coincide proprio con la sua elezione a Presidente della Repubblica l‭'‬8‭ ‬luglio‭ ‬1978,‭ ‬con voto quasi unanime del Parlamento‭ (‬832‭ ‬voti su‭ ‬995‭ ‬votanti‭)‬.

Gli anni del Presidente della Repubblica Pertini,‭ ‬sono quanto di più bello abbia potuto produrre la storia della nostra pur fragile e giovane Repubblica Democratica.‭ ‬Una pagina indelebile di umanità,‭ ‬semplicità e fermezza e forza comunicativa,‭ ‬in un periodo terribile per gli attacchi della criminalità e del terrorismo e per i nuovi allarmanti segnali dell'acuirsi del confronto tra est e ovest,‭ ‬con nuove e micidiali armi missilistiche transcontinentali. Negli anni della sua presidenza, Pertini manifesta più volte con grande determinazione il suo impegno nella lotta per tutelare i diritti umani, si schiera contro l'apartheid in Sudafrica, contro le dittature sudamericane, così come contro l'intervento sovietico in Afghanistan.

Grande comunicatore, dimostra in tutte le occasioni ufficiali una straordinaria schiettezza e, al tempo stesso, un grande equilibrio, che conferiscono alle sue parole una dimensione universale. Nessun capo di stato o uomo politico italiano ha conosciuto all'estero una popolarità paragonabile a Sandro Pertini, ovunque, nelle sedi più disparate. Gli vengono conferite lauree honoris causa dalle più prestigiose università, diventa Accademico di Francia, e gli organi di informazione stranieri lo ricercano in continuazione. Con lui l'immagine dell'Italia nel mondo fa un tale salto di qualità che risulta tuttora irripetuto.
Sempre,‭ ‬nelle occasioni più tragiche e in quelle più festose,‭ ‬la testimonianza del Presidente più amato dagli italiani è momento di conforto,‭ ‬di speranza e di gioia,‭ ‬oltre che di fermezza inflessibile,‭ ‬nell'affrontare i nemici della democrazia,‭ ‬e di amorevole pazienza per propiziare il superamento dei passaggi più cruciali della nostra storia.‭
Costante è la sua presenza nei casi umani più tragici della nostra storia recente:‭ ‬e potremo citarne molti,‭ ‬tutti contraddistinti dallo stesso filo conduttore‭ ‬:‭ ‬severità verso i responsabili,‭ ‬umanità verso le vittime e commossa partecipazione nella tragedia.‭ ‬Ricordiamo tra i tanti:‭ ‬Vermentino,‭ ‬la tragedia dell'Irpinia,‭ ‬e ancora le innumerevoli morti di vittime innocenti ed eccellenti,‭ ‬in particolare il giorno della strage di Bologna,‭ ‬quando è l'unico ad essere applaudito dalla folla ed in lacrime dice:‭ «‬non ho parole,‭ ‬siamo di fronte all'impresa più criminale che sia avvenuta in Italia‭»‬.‭

Memorabili le sue parole contro la mafia da lui definita “la nefasta attività contro l'umanità”
Ogni volta,‭ ‬in ognuna di tali occasioni,‭ ‬la sua voce tuona letteralmente di indignazione,‭ ‬di furibonda e sincera ira verso i colpevoli e scende come una tenera carezza a consolare le tante famiglie delle vittime che se lo trovano sempre accanto,‭ ‬con affetto come uno di loro,‭ ‬uno di noi,‭ ‬un fratello,‭ ‬un padre,‭ ‬un nonno.
Il suo spirito di indomito lottatore,‭ ‬spesso acre,‭ ‬mordace e ironico trova modo di stemperarsi e di manifestarsi in un linguaggio pacato e persuasivo,‭ ‬sempre proteso alla tutela dei valori della Costituzione.

Alla sua morte, il 24 febbraio del 1990 all'età di 94 anni, gli italiani hanno pianto non solo la scomparsa di un loro caro amico e compagno, ma anche quella di un'epoca di grande passione ed impegno civile.
Citiamo adesso alcuni brani tratti da alcuni suoi celebri discorsi o interviste:

“Più volte ho fatto il bilancio della mia vita e tutte le volte sono arrivato a questa conclusione: se si avverasse per me il miracolo di Faust e mi fosse dato di ricominciare da capo, prenderei la stessa strada che presi ventenne nella mia Savona, e la percorrerei con la fede, la volontà e l'animo di allora, pur sapendo di doverne pagare il prezzo, lo stesso prezzo che ho pagato, così, giunto al termine della mia giornata, mi volgo a guardare la strada che ho percorso, e mi sembra di avere speso bene la mia vita.”
‭ “‬Oggi la nuova resistenza in che cosa consiste.‭ ‬Ecco l'appello ai giovani:‭ ‬di difendere queste posizioni che noi abbiamo conquistato‭; ‬di difendere la Repubblica e la democrazia.‭ ‬E cioè,‭ ‬oggi ci vuole due qualità a mio avviso cari amici:‭ ‬l'onestà e il coraggio.‭ ‬L'onestà...‭ ‬l'onestà...‭ ‬l'onestà.‭ [‬...‭] ‬E quindi l'appello che io faccio ai giovani è questo:‭ ‬di cercare di essere onesti,‭ ‬prima di tutto:‭ ‬la politica deve essere fatta con le mani pulite.‭ ‬Se c'è qualche scandalo.‭ ‬Se c'è qualcuno che da‭' ‬scandalo‭; ‬se c'è qualche uomo politico che approfitta della politica per fare i suoi sporchi interessi,‭ ‬deve essere denunciato‭!”
“Per me libertà e giustizia sociale,‭ ‬che poi sono le mete del socialismo,‭ ‬costituiscono un binomio inscindibile:‭ ‬non vi può essere vera libertà senza la giustizia sociale,‭ ‬come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà.‭ ‬Ecco,‭ ‬se a me socialista offrissero la realizzazione della riforma più radicale di carattere sociale,‭ ‬ma privandomi della libertà,‭ ‬io la rifiuterei,‭ ‬non la potrei accettare.‭ [‬...‭] ‬Ma la libertà senza giustizia sociale può essere anche una conquista vana.‭ ‬Si può considerare veramente libero un uomo che ha fame,‭ ‬che è nella miseria,‭ ‬che non ha un lavoro,‭ ‬che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli‭? ‬Questo non è un uomo libero.‭”
“L‭'‬Italia,‭ ‬a mio avviso,‭ ‬deve essere nel mondo portatrice di pace:‭ ‬si svuotino gli arsenali di guerra,‭ ‬sorgente di morte,‭ ‬si colmino i granai di vita per milioni di creature umane che lottano contro la fame.‭ ‬Il nostro popolo generoso si è sempre sentito fratello a tutti i popoli della terra.‭ ‬Questa è la strada,‭ ‬la strada della pace che noi dobbiamo seguire.‭”

Vorrei chiudere questo mio intervento commemorativo con l'esortazione a considerare l'esempio e la testimonianza del Patriota Pertini come faro di luce nel buio di una contingenza afflitta da perduranti problemi di ingiustizia sociale e di pericoli di guerra,‭ ‬ed in particolare,‭ ‬per questi giorni della nostra Patria,‭ ‬tuttora offesa dalla criminalità e dalla corruzione.‭ ‬Oggi gli arsenali non vengono ancora svuotati,‭ ‬ma sono piuttosto riempiti con armamenti e bombardieri sempre più sofisticati e costosi.‭ ‬E i granai,‭ ‬la sussistenza e in vari casi ormai la stessa sopravvivenza per la gente più povera del nostro Paese,‭ ‬fin anche la dimora stessa in cui ciascuno non può fare a meno di abitare,‭ ‬si impone che abbiano costi sempre crescenti,‭ ‬fino a diventare insopportabili,‭ ‬e che la stessa vita dedicata al lavoro non trovi,‭ ‬nel suo inevitabile crepuscolo,‭ ‬un compimento di pace e di riposo,‭ ‬ma si debba andare incontro ad una quiescenza,‭ ‬per altro sempre dilazionata nel tempo,‭ ‬nella marginalizzazione e nella povertà.‭ ‬La giustizia sociale è, oltre tutto, in vari casi ancora oggi vilmente asservita alla libertà ed ai privilegi di pochi che non sono mai disposti a rinunciarvi.
Questo dovrebbero considerarlo in particolar modo i giovani che non hanno attualmente,‭ ‬nella classe politica dirigente al potere,‭ ‬purtroppo,‭ ‬sufficienti esempi di grande onestà,‭ ‬saggezza e trasparenza morale e civile,‭ ‬come quello che seppe darci Sandro Pertini.
Vedete,‭ ‬cari giovani,‭ ‬certe virtù non piovono dal cielo,‭ ‬né basta insegnarle se poi non si è pronti a viverle e a testimoniarle con la propria vita,‭ ‬come fecero tanti altri giovani come voi,‭ ‬sulle montagne di questi luoghi bellissimi che essi hanno irrorato con il loro purissimo sangue.
Certe virtù possono solo sgorgare da un animo libero,‭ ‬che rifiuta sdegnosamente la‭ “‬grazia accomodante‭” ‬di servire il potere in cambio di vantaggi e clientele,‭ ‬o per affermarsi o tanto meno per sopravvivere,‭ ‬così come fece Sandro Pertini,‭ ‬quando rifiutò di chiedere la grazia e si incamminò pazientemente verso altri lunghi e dolorosi anni di carcere,‭ ‬senza sapere se,‭ ‬all'uscita di quel tunnel,‭ ‬ci sarebbe stata ancora una luce.
La luce,‭ ‬anche nel cammino più buio,‭ ‬bisogna conservarla dentro di noi,‭ ‬come diceva un altro grande martire dell'antifascismo,‭ ‬compagno ed amico fraterno di Sandro Pertini:‭ ‬Carlo Rosselli‭ “‬La nostra missione è quella di tener duro quando tutti cedono‭; ‬di alzare la fiaccola dell'ideale nella notte che circonda‭; ‬di anticipare con l'intelligenza e l'azione l'immancabile futuro.‭”
Io sono venuto,‭ ‬per questo,‭ ‬qui,‭ ‬come un umile tedoforo, per consegnarvi questa sacra fiaccola affinché voi la facciate ardere e risplendere ed impediate che nel futuro si spenga.
E non si spegnerà se nelle piazze,‭ ‬nelle città,‭ ‬nei paesi,‭ ‬nelle fabbriche,‭ ‬nelle scuole,‭ ‬nei luoghi delle amministrazioni civili e politiche,‭ ‬la gente tornerà a lottare e non resterà chiusa in casa a farsi indottrinare da uno schermo televisivo,‭ ‬se anche i nuovi strumenti di comunicazione tecnologica diventeranno rete di lotta e di emancipazione civile,‭ ‬per la condivisione di un impegno comune di giustizia e di libertà.
Siamo oggi di fronte ad un momento particolarmente cruciale e difficile nella storia del nostro paese e rischiamo anche questa volta di subire un'altra dittatura non meno subdola e feroce:‭ ‬quella del mercato,‭ ‬della speculazione e del profitto.
Non dobbiamo rassegnarci a consegnare permanentemente il nostro destino nelle mani di‭ “‬tecnici esperti‭” ‬affinché lo rendano compatibile con gli obiettivi di un nuovo ed ancor più potente autoritarismo.‭ ‬Perché il destino di un Paese,‭ ‬specialmente in una democrazia che sia tale di fatto e non solo di nome,‭ ‬è del popolo.‭ ‬E‭' ‬nostro e solo nostro‭!
Dobbiamo quindi riprendere nelle nostre mani la capacità di gestirlo,‭ ‬e di orientarlo,‭ ‬con grande coraggio e senso di responsabilità,‭ ‬anche se il mondo ci appare troppo piccolo per le nostre aspirazioni o troppo grande per la nostra capacità di reagire.

Ricordo con nostalgia e tenerezza la finale dei campionati del mondo vinti dall'Italia nel 1982, quando, assistendo al terzo gol, Pertini si alzò in piedi con il dito levato verso l'alto, e, scuotendolo forte, gridò al cancelliere Schmidt che era lì vicino a lui: “No, no, non ci riacchiappate più!” Erano compagni socialisti, prima ancora che responsabili dei governi di due fondamentali Paesi europei, e la partita, da noi vinta con un secco 3-1, si concluse poi con un abbraccio tra i due.

Ebbene, lo stesso Schmidt, ormai noventaduenne e su una sedia a rotelle, pochi giorni fa, non ha voluto mancare al recente appuntamento del congresso dell'SPD, levando alta la sua voce ed ammonendo che (cito un articolo uscito di recente su L'Unità):

- «Dobbiamo avere nel cuore un sentimento di compartecipazione verso i nostri amici e i nostri vicini», non solo per ragioni morali, ma anche perché, senza integrazione, tutti gli stati d`Europa, anche quelli forti, sarebbero oggetto di una marginalizzazione in un mondo in cui si va affermando la forza degli altri continenti e in cui la loro quota percentuale di ricchezza e potenza economica sarà sempre minore.

Egli ha ribadito con molta chiarezza che per sopravvivere, «a lungo termine sarà inevitabile un indebitamento comune di tutta l`Unione». E che la strada giusta è proprio nel rispetto di quest`obbligo alla solidarietà comune che gli stati dell`eurozona dovrebbero evidenziare, accordandosi presto su «stretti criteri di regolazione dei mercati finanziari». Poche migliaia di operatori sui mercati «hanno preso in ostaggio le responsabilità politiche in Europa: ora è arrivato proprio il tempo di ribellarsi». Per farlo sarebbe necessario puntare anche sugli strumenti dell`indebitamento comune. A questi strumenti, ha aggiunto l`ex cancelliere, polemizzando contro il no del governo Merkel agli eurobond, e a un ruolo più ampio della Bce, «noi tedeschi non dovremmo opporre un rifiuto egoistico». Tanto più che, anche se i governi «non fanno alcunché per renderne consapevoli i cittadini», l`interesse comune a una maggiore integrazione è destinato a crescere per ragioni oggettive. Lo afferma uno che ha contribuito a far crescere la casa europea, che «intanto è diventato vecchissimo» con le stesse idee e la stessa fiducia e che non condivide l`europessimismo diffuso. «Tutte le chiacchiere su una presunta crisi dell`euro sono superficialità» diffuse da certi politici e dai media. L`euro è più forte del dollaro e del marco negli ultimi tempi della sua esistenza. -

L'Italia e l'Europa hanno oggi bisogno più che mai del Socialismo di Sandro Pertini e di Helmut Schmidt, fondato su una vera e propria “rivoluzione morale e civile”, ma tale nobile intento non può essere affidato ad una istituzione monetaria, ad un partito di proporzioni minimali, e tanto meno ad una corrente di partito subordinata a logiche di potere e di accomodamento politico sostanzialmente diverse o distanti dagli obiettivi del Socialismo europeo e globale. L'Italia ha bisogno di un grande partito del Socialismo Democratico Europeo, come la SPD e come altri che tuttora, pur con severe autocritiche ed emendando errori passati, riescono validamente a contribuire al progresso dei popoli europei e della grande famiglia politica del PSE. Esso può nascere solo da una valida scomposizione e da un conseguente riassemblamento, su base socialista e democratica, di tutta la sinistra italiana, mediante la progressiva esautorazione dei vertici di partito ed un autentico rinnovamento che provenga dal basso, essenzialmente con il metodo validamente sperimentato delle primarie.

Perché il‭ “‬socialismo‭” ‬non è,‭ ‬come qualcuno inavvedutamente vorrebbe farci credere,‭ “‬un errore antropologico‭”‬,‭ ‬una sorta di‭ “‬deviazione umana‭” ‬da scopi spiritualmente più nobili.‭ ‬No,‭ ‬cari,‭ ‬compagni,‭ ‬amici e compatrioti,‭ ‬il socialismo è tuttora,‭ ‬come ha testimoniato Sandro Pertini sempre,‭ ‬con inarrestabile fermezza nel corso della sua lunga vita,‭ ‬e come testimoniano ancora validamente decine di milioni di persone nel mondo,‭ ‬in particolare dal Sudamerica all'Europa,‭ ‬una delle migliori risposte alla tirannia di un mondo dominato esclusivamente dalla‭ ‬volontà di profitto,‭ ‬dall'egoismo,‭ ‬di pochi a danno della felicità,‭ ‬della vita e della sopravvivenza di molti. E‭' ‬quella dittatura che,‭ ‬prima ancora di mandarvi in una prigione,‭ ‬o in un confino,‭ ‬ne costruisce una su misura per ogni coscienza,‭ ‬confinandovi solo in voi stessi e distruggendo sistematicamente,‭ ‬privatizzando o facendo scadere ‬gli strumenti formativi di una società libera:‭ ‬le scuole,‭ ‬le università,‭ ‬la cultura e tutti i luoghi della sua creazione. Oggi,‭ ‬secondo l'implacabile totalitarismo del profitto,‭ ‬l'unica libertà che ci è concessa è quella di competere,‭ ‬come merci,‭ ‬nel mercato.‭ ‬Se, in tale orizzone liberticida, non siamo‭ “‬merce di valore‭”‬,‭ ‬siamo destinati a non contare nulla,‭ ‬o se non contiamo più,‭ ‬a svendere tutto quello che abbiamo conquistato con duri sacrifici,‭ ‬per continuare a sopravvivere.‭ ‬E la conseguenza di tutto ciò produce giovani ridotti sul lastrico di una avvilente e perdurante precarietà,‭ ‬lavoratori cinquantenni considerati‭ “‬rottamabili‭”‬,‭ ‬anziani impossibilitati a sopravvivere con pensioni non più adeguate al costo della vita,‭ ‬disabili privati dell'assegno di accompagnamento o del sostegno nelle scuole. I ragazzi della Resistenza sacrificarono la loro migliore gioventù perché si avesse uno Stato sociale migliore di quello che, nel suo aberrante razzismo e totalitarismo, il fascismo pur ebbe, non affrontarono il martirio per vederlo abrogare del tutto,‭ ‬non per stare addirittura peggio‭, per scardinare il sistema pensionistico e le tutele dei lavoratori! Se si è lottato duramente un tempo,‭ ‬a maggior ragione,‭ ‬dobbiamo lottare efficacemente e ancor di più oggi,‭ ‬con con‭ ‬tutti i mezzi che abbiamo,‭ ‬soprattutto quelli della comunicazione,‭ ‬della formazione e dell'impegno politico. Affinché la nostra libertà,‭ ‬la nostra dignità umana non venga più delegata o svenduta ai plutocrati (che per altro non esitano a dichiarare apertamente di riconoscersi nel duce del fascismo) i quali,‭ ‬nel loro monopolio,‭ ‬la crocifiggono prima sulle antenne sopra i tetti,‭ ‬e l'appiattiscono poi su quegli schermi che equivalgono alla parete di una caverna in cui si resta servi,‭ ‬destinati a confondere le ombre con la realtà, grigi ed inconsistenti, esattamente come le ombre. Ecco,‭ ‬io spero oggi di avere un poco contribuito a segnare il sentiero che porta fuori da quella caverna,‭ anima e corpo, ‬magari ancora in montagna,‭ ‬come nuovi e non meno agguerriti patrioti,‭ ‬alla luce di un sole che,‭ ‬da sempre,‭ ‬è quello del nostro migliore avvenire e..ne sono convinto, vinceremo!

‭ ‬Grazie
C.F.


Dedicato in particolare a tutti i partigiani patrioti delle Marche e dell'Italia, di un tempo, di oggi e di domani.

sabato 17 dicembre 2011

Padri separati/ Tre milioni sotto la soglia di povertà

Padri separati/ Tre milioni sotto la soglia di povertà

Dopo la Fiction RAI "Sarò sempre tuo Padre" (8.1 milioni di telespettatori) anche l'Eurispes, primario istituto di ricerca e studio, pubblica dati e considerazioni di rilievo. Sono 4.000.000 i Padri Separati. L'80% di loro non arriva a fine mese. Espulsi, ignorati, violentati negli affetti e deprivati negli averi da ex.mogli e tribunali. Ogni anno per migliaia di loro si aprono le porte della depressione, talvolta del suicidio. Idem per i loro figli.

"Nonostante la nuova legge 54/2006 obblighi entrambi i genitori a provvedere al sostentamento economico dei figli nati da una unione non più essere - sostiene l'Eurispes -, la realtà dimostra che a patire maggiormente le ristrettezze economiche sono gli uomini i quali, nella gran parte dei casi, devono trovare un nuovo domicilio. Con un matrimonio andato in pezzi, una nuova esistenza da inventare e a cui abituarsi e un equilibrio talvolta precario, bisogna pure fare i conti con il portafoglio, solitamente più che dimezzato quando, oltre all’assegno di mantenimento da versare ai figli, sussistono impegni economici presi in precedenza che non cessano con la rottura dell’unione coniugale; e la spesa per eccellenza è costituita dal mutuo, una tassa da pagare per una casa in cui non si vivrà più".

Ecco perché, continua l'istituto di ricerca, "sono proprio loro, i papà separati, a finire sempre più frequentemente sul lastrico, a rappresentare una nuova categoria di poveri, a chiedere aiuto alla Chiesa o ai servizi sociali. Secondo la Caritas il 25% degli ospiti delle mense dei poveri sarebbero proprio le persone separate o divorziate; una verità scomoda ma facile da credere, considerando che l’80% dei padri separati non riesce a vivere con ciò che resta del loro stipendio. "

L'ordine Nazionale degli Psicologi giorni fa si è espresso in modo estremamente chiaro e definitivo sulla violazione della legge 54/2006 di affidamento condiviso e quindi della conseguente violazione dell’uguaglianza dei cittadini (art.3 Costituzione Italiana, a discapito dei padri) della conseguente violazione del principio della bi-genitorialità (art.18 Convenzione ONU 1989 a discapito dei figli e della loro sana evoluzione). “Analisi Critica dell’applicazione attuale dell’Affidamento Condiviso. Introduzione. La legge 54/2006 prevede che l’affidamento sia, di regola, disposto a favore di entrambi i genitori, mentre l’affidamento all’uno o all’altro genitore rappresenti un’eccezione. [..] Purtroppo i casi in cui c’è aderenza sono molto più limitati di quelli in cui si mantiene il vecchio modello. Pertanto sono da distinguere tutte quelle situazioni di vita quotidiana in cui la norma è applicata con rigore (principio della bigenitorialità = riferimento al nucleo allevante) e quelle situazioni in cui la norma è applicata secondo il principio del genitore “prevalente”, introducendo il termine “collocatario” che non è coerente con il principio ispiratore della norma, e che è stato introdotto nella giurisprudenza italiana per mantenere nella sostanza il vecchio modello dell’affidamento esclusivo.

Data quindi la totale inidoneità al fine della salute dei figli di un modello che preveda che un solo genitore (quello collocatario o prevalente) sia il permanente punto di riferimento dei figli [..] mentre l’altro si limita ad erogargli il denaro avendo con i figli solo sporadici contatti, in linea generale, le modifiche del disegno di legge DDL 2454 non fanno altro che promuovere la possibilità che il principio della bi-genitorialità (nucleo allevante) non resti un mero principio, ma si inserisca nelle trame della vita quotidiana come applicazione rigorosa del principio stesso, tale da mantenere il processo evolutivo quale “processo”, appunto, e non “fatto”, cioè tale da mantenere sempre aperta la possibilità che su questo processo, incerto nel suo incedere, si possa inserire non solamente UN genitore, ma il nucleo allevante, cioè ciò che mantiene un assetto di terzietà.

Nel bilancio complessivo della salute del figlio certamente è per lui meno di sacrificio perdere un po’ di tempo a frequentare due case che non perdere la possibilità di avere un riferimento in entrambi i genitori.

[..poi riguardo al DDL 2454 che introduce “frequentazioni paritetiche” per ciascun genitore] – Riteniamo quindi che l’introduzione del concetto di pariteticità vada opportunamente a promuovere l’applicazione del principio della bi-genitorialità come riferimento per l’assetto familiare [..] in modo da poter escludere nell’applicazione della norma la distinzione tra genitore connotato come “prevalente” o “collocatario” e genitore connotato quindi come “marginale/periferico” o “non collocatario”.

[..dopo una parte a favore del doppio domicilio per il minore, cioè della pari dignità per la casa del padre come per quella della madre, l’ordine riporta alcuni dati sui danni da assenza paterna e monogenitorialità] – [..] Lo studio di Anna Sarkadi, Robert Kristiansson, Frank Oberklaid, Sven Bremberg (Anna Sarkadi et alt., “Fathers’ involvement and children’s developmental outcomes.” Acta Pediatrica 2008, 97/2) mette in evidenza come il coinvolgimento paterno – inteso come tempo di coabitazione, impegno e responsabilità -abbia influenze positive sullo sviluppo della prole. Gli studiosi hanno analizzato retrospettivamente 24 studi longitudinali, svolti in 4 continenti diversi. La conclusione è che il coinvolgimento del padre migliora lo sviluppo cognitivo [..] diminuisce la delinquenza giovanile e riduce la frequenza di problemi connotati come “comportamentali”.


giovedì 1 dicembre 2011

*L'Amministrazione Comunale di Civitanova prende a "pugni" i nostri emigranti: cancellata, dopo anni, la Giornata dell'Emigrazione*



COMUNICATO STAMPA

*L'Amministrazione Comunale di Civitanova Marche prende a "pugni" i
nostri emigranti: cancellata, dopo anni, la Giornata dell'Emigrazione*

Torno a rivolgermi all'Amministrazione Comunale, e per essa al Sindaco
Mobili, per chiedere i motivi che l'hanno indotta a decidere di
cancellare, dopo tanti anni, la GIORNATA DELL'EMIGRAZIONE. Si trattava
di una occasione in cui ogni anno venivano rinsaldati i rapporti, non
solo affettivi ma anche sociali e di interscambio culturale ed
economico, con i tantissimi emigrati civitanovesi, anche di seconda e
terza generazione, sparsi in tutto il mondo, in particolare in
Sudamerica ed in Argentina.

Erano questi i motivi su cui si basavano i vari Gemellaggi voluti
dalla nostra città a partire da quello del 1990 con General San Martin
(Argentina)
dove vivono circa DIECIMILA persone di origine
Civitanovese.

Possibile non ci si renda conto che proprio in un momento così
difficile per il nostro Paese dovrebbero essere questi i rapporti da
rafforzare ed estendere ?

Possibile che proprio nel momento in cui è in discussione un elemento
di vera civiltà come quello dell'integrazione interetnica non si
comprenda che il migliore esempio da far conoscere ai nostri giovani,
per contrastare le tendenze xenofobe e razziste, è proprio quello dei
nostri concittadini che hanno vissuto direttamente il dramma
dell'emigrazione ?

Gli stessi, pur tra tante difficoltà iniziali, si sono, per la gran
parte, affermati nei vari settori in cui si sono impegnati facendo
diffondere un'immagine positiva del nostro Paese nel mondo.

Spezzare questo "PONTE" ideale basato sui valori migliori non
consentendo, ad esempio, a 2 o 3 nostri concittadini di tornare, dopo
decenni, a Civitanova che hanno sempre continuato ad amare anche se,
magari, a tredicimila chilometri di distanza, prima che a loro è un
offesa ai nostri giovani ed al livello di civiltà della nostra
comunità.

PERCHE' SINDACO MOBILI ?

La motivazione ufficiale sembra essere quella della mancanza di fondi.
Allora mi chiedo e chiedo: come si può spendere 42.000 euro per una
"serata di boxe" e non trovarne qualche migliaio per organizzare un
appuntamento annuale così importante come la Giornata dell'Emigrazione
? Davvero ritenete "prioritario" il pur nobile pugilato ?

*La verità è che state prendendo a "pugni" la storia, le tradizioni e
la cultura migliore di Civitanova Marche*

PERCHE' SINDACO MOBILI ?

Lei, usando la vostra consueta correttezza istituzionale, può
continuare a non rispondere al sottoscritto ma, stavolta, una risposta
la deve ai tanti civitanovesi che stanno ponendo la mia stessa
domanda.

Civitanova Marche, li 1/12/2011

IVO COSTAMAGNA
(Già Sindaco di Civitanova - Coordinatore PSI Regione Marche)

lunedì 28 novembre 2011

*L'Amministrazione Comunale di Civitanova taglia i pezzi "scomodi" della storia migliore della città*



*COMUNICATO STAMPA*

L'Ammistrazione Comunale di Civitanova taglia i pezzi "scomodi" della
storia migliore della città_

Lettera aperta al sindaco Mobili_

Nel leggere i resoconti della manifestazione per il Centenario dell'ATAC
una frase del Sindaco Mobili mi ha particolarmente colpito e, cioè,
quando afferma che "l'ATAC è di tutti gli amministratori che hanno
contribuito a farla crescere e dell'intera città".
Non è così caro Mobili, o perlomeno non è così che ti sei comportato tu
e la tua Amministrazione.
Una drammatica coincidenza ha fatto si che il giorno stesso in cui ti
accingevi a celebrare e banchettare, tre ex-sindaci, tutti quelli
ancora viventi, e cioè il sottoscritto, Augusto Frinconi e Barbara
Pistilli,
si ritrovassero al mattino al funerale di Gian Mario Perugini.
Gian Mario oltre ad essere stato Amministratore dell'ATAC è stato
anche assessore al Comune di Civitanova Marche. Non un manifesto
dell'Amministrazione, nè un amministratore in carica era presente in
quella piazza stracolma a rendergli l'omaggio istituzionale che gli era
dovuto.
Sì caro Mobili, si tratta di un atto dovuto e non discrezionale nei
confronti di chi, come Perugini, ha davvero contribuito a far crescere
Civitanova Marche non solo come amministratore ma anche per il suo
prestigio professionale e per la sua riconosciuta statura morale.

Oltre che il saluto estremo gli era stato negato, invece, anche
l'invito a partecipare alla festa dei cento anni dell'ATAC. Malgrado
ne abbiate tanti di ....."poteri" non riesco ad attribuirvi quello di
aver potuto prevedere la sua morte improvvisa e, purtroppo, prematura
tanto da non invitarlo così come non hai e non avete invitato quei tre
Sindaci che si sono casualmente ritrovati al funarale di Gian Mario Perugini.
Eppure anche questo non è un atto discrezionale ma obbligatorio e dovuto.
Esiste, e lo dovresti sapere, un'apposita Circolare emessa a tal
proposito nel 2003 dall'allora Presidente della Repubblica Carlo
Azelio Ciampi con la quale si ribadisce che in occasioni ufficiali,
come in questo caso, l'invito agli ex-sindaci è, appunto, un atto
dovuto.

Penserai che sto appigliandomi alla "forma".
No caro Sindaco, mai come in questo caso la forma è "sostanza", non
solo perchè lo dice un emerito Presidente come Ciampi, ma perchè in
questi 15 anni avete fatto sistematico scempio, oltre che di tutto il
resto, anche di un qualsiasi comportamento che potesse avvicinarsi
alla decenza Istituzionale.
Quando si cancellano a proprio piacimento i pezzi "scomodi" per una
parte politica della storia della città non si compie una scorrettezza
verso i soggetti interessati ma si demolisce "l'edificio" costruito da
una memoria condivisa.
Senza una memoria condivisa la città è consegnata ai "furbetti del
quartierino" e, soprattutto, viene a mancare qualsiasi progetto
credibile per il futuro.
Questo è quello che Civitanova oggi sta vivendo: la cancellazione
della memoria storica che sta opprimendo il presente e rende incerto
ed oscuro il futuro.
Questa è la responsabilità più grave che ti e vi attribuisco,
addirittura più degli scempi edilizii e della mancata trasparenza
amministrativa.

Civitanova Marche, 28/11/2011

F.to
*/Ivo Costamagna/*
Già Sindaco di Civitanova Marche - Coordinatore regionale PSI Marche

Alla conquista di Palazzo Sforza

CIVITANOVA VERSO LE ELEZIONI - Contrasti nel Pd e nel Pdl. Nascono nuove liste civiche. Centrosinistra diviso sulle primarie, centrodestra sulla ricandidatura di Mobili. Fli vuole il Terzo Polo e chiama Fini, l'Idv scalpita, l'Udc tace. Circolano diversi nomi per la corsa a sindaco

I SILENZI DI GIULIO - L’ex presidente della Provincia sta studiando da sindaco di Civitanova da circa due anni, è partito da lontano per preparare il terreno, è diventato segretario comunale del Pd e da qualche mese a questa parte si nasconde: nessun commento, nessuna intervista, neanche una parola. Si è chiuso in camera a studiare per l’esame finale e – ne siamo convinti – si sta preparando in modo certosino e in particolare sta preparando con estrema cura l’aspetto comunicativo. Uscirà al momento più opportuno, intanto fa esporre gli altri, con la speranza che qualcuno rimanga scottato. Lui vuole fare il sindaco ma non si può permettere un’altra sconfitta dopo quella alle Provinciali del 2009 contro Franco Capponi. Altrimenti sarebbe lui a bruciarsi…

PRIMA LE PRIMARIE! – Il primo sostenitore è Giorgio Berdini(Pd) che ha lanciato il progetto Civita Nova, le primarie delle idee ,per le quali aveva già raccolto oltre 400 firme ad inizio settembre. Le primarie sono fortemente sostenute dal movimento che vede a capo l’ex sindaco Ivo Costamagna, La Nostra Civitanova (con Psi, Verdi e lista Centioni), da Cultura, Progresso & Libertà e dalla Federazione della Sinistra che ha già individuato il proprio candidato: il medico di base Tommaso Claudio Corvatta. Restano alla finestra Sel e Idv, ma soprattutto bisogna convincere l’intero Pd che al momento non appare affatto unito. E oltre a quello di Silenzi circola anche il nome del consigliere Stefano Ghio come possibile candidato.

L’IDV SCALPITA - Il triumvirato David Favìa-Paola Giorgi-Giovanni Torresi ha stretto un’ intesa elettorale con l’Ancora e la Civica di Antonio Recchioni e sembra orientato alla candidatura alle primarie della giovane Laura Torresi. Il triumvirato è convinto che – sulla scia delle Provinciali – il centrosinistra conquisterà anche il Comune di Civitanova e vorrebbe avere un certo peso anche qui (Comune dove non è mai stato rappresentato). I dipietristi osteggiano la candidatura di Silenzi vedendolo come un accentratore. Ma magari si sta studiando anche per questo.

INCOGNITA UDC - Cosa faranno i centristi? Per ora governano con il centrodestra di Mobili. Idv, L’Ancora per Civitanova e La Nuova Città chiedono la riproposizione del Modello Marche che ha portato alla vittoria sia in Regione che in Provincia. Un’idea che di certo non piace alla Federazione della Sinistra, mentre il silenzioso Pd non esce ancora allo scoperto (nessuna parola neanche dal coordinatore comunale dell’Udc, Antonio Carosone) . Ma come non ricordare il grande sostegno dato a Pettinari dall’ex presidente Silenzi durante le ultime elezioni?

GAZZANI FOR PRESIDENT! - Da destra a sinistra corteggiano i Gazzani (Franco, presidente della Fondazione Carima e il figlio avvocato Dino, anche lui molto stimato in città). In realtà il nome di Franco Gazzani ricorre ogni volta che a Civitanova si torna a votare per il sindaco e quest’anno è stato lanciato dall’Udc, nell’unica uscita elettorale dei centristi.

FINI E TERZO POLO - Solo Fli sembra davvero credere al Terzo Polo. Saranno fondamentali gli scenari nazionali ma di certo Pollastrelli e i suoi sono molto attivi a Civitanova e hanno annunciato di avere un proprio candidato sindaco (il nome resta top secret) se fallirà il progetto del Terzo Polo. Fli ha anche annunciato l’arrivo a Civitanova di Gianfranco Fini, programmato per il 6 dicembre.

“UNA NUOVA POLITICA PER CIVITANOVA” – L’Associazione Cultura, Legalità & Progresso ha firmato un manifesto in cui si auspica la nascita di una coalizione di sole liste civiche. “Ormai è evidente – si legge nella nota – l’allontanamento degli elettori italiani dai partiti. I cittadini hanno capito che i partiti non sono in grado di affrontare questa crisi economica da essi stessi causata sprecando ingente denaro pubblico e creando posti dal nulla per accontentare parenti ed amici stretti. La gestione arrogante, soffocante e per niente democratica dei partiti ha creato profonde spaccature all’interno delle componenti politiche civitanovesi. Leggiamo dei profondi malumori dei vari iscritti che non vogliono sottostare alla gerarchia asfissiante e richiedenti più democrazia interna, sia nel centro destra che nel centro sinistra. Per non parlare dei nomi circolanti dei probabili candidati sindaci: tutti di vecchia data e antichi costumi. Pertanto ci auguriamo che tra i tanti poli che si presenteranno alle prossime elezioni comunali di Civitanova possa nascerne uno che abbia all’interno soltanto liste civiche, privo di qualunque partito. Sappiamo tutti che ci sono brave ed oneste persone di destra e di sinistra, speriamo che queste persone si uniscano per andare “oltre” le becere ideologie e per concentrarsi sugli obiettivi e con la ferma volontà di risolvere i problemi della nostra Città”. Firmato, il consiglio direttivo CLP: De Mattia, Streppa, Belluccini, Palmarucci, Archeri, Nardozza, V.Palmarucci, Archeri, Bianchini, Lippo, Maggini, Anzuinelli, Maggini, Bellini, Romiti, Gasparrini.

NEL PDL TUTTI ASPETTANO MOBILI E …MARINELLI - L’impressione è che nessuno farà il primo passo finchè l’attuale sindaco, Massimo Mobili, scioglierà le riserve sulla sua ricandidatura. Fatto sta che Erminio Marinelli, ex sindaco e oggi portavoce del Pdl in Regione, ha fatto più volte capire di non gradire un eventuale “Mobili bis”. Il centro destra, così come il centro sinistra, appare tutt’altro che coeso . Lo stesso Marinelli starebbe pensando di far correre da sola la sua lista civica “Insieme per Civitanova” proponendo come candidato sindaco Claudio Morresi, attuale vice di Mobili. Come possibile candidato sindaco del centro destra circola anche il nome di Umberto Marcucci, già presidente del Consiglio provinciale. E recentemente è nata anche la lista “Idea Civitanova” fondata dai politici vicini a Ottavio Brini: Corallini, Marzetti, Carassai.

IL TROIANI FURIOSO - Fausto Troiani, coordinatore comunale del Pdl, è un fiume in piena: “Ritengo – scrive – che ci sia una disaffezione a livello nazionale e, quindi, locale, nei confronti dei partiti “storici”; ecco perché si è visto il pullulare di partitini inespressivi ed insignificanti in termini di “valori”, ma fortemente attraenti e magnetici a livello di “protesta”. In un momento come questo, di profonda crisi economica, si accentua ancora di più la crisi dei valori, spesso e volentieri disconoscendo il “senso di appartenenza”. Ecco perché ci si riferisce sempre meno ai singoli partiti e sempre di più agli schieramenti : centrodestra e centrosinistra. Detto ciò ritengo che anche a Civitanova, alle prossime amministrative, ci sarà un proliferare di liste civiche, dall’una e dall’altra parte; sicuramente quello che farà la differenza sarà la serietà e la coerenza dei candidati perché gli elettori ci conoscono. Tornando al Pdl, non è assolutamente vero che sia diviso : l’unanimità per la mia elezione a coordinatore lo ha dimostrato; chi ha deciso di non iscriversi (il riferimento è a Marinelli, ndr) è fuori e non può parlare né per il Pdl, né per il centrodestra. La prima settimana di dicembre si terrà il congresso cittadino per l’elezione del coordinatore votato dagli iscritti, che sia io o chiunque altro, avrà pieni poteri per parlare di candidature, programmi, alleanze e per far rispettare norme e regolamenti; allora chi starà fuori sarà solo un interlocutore, chi starà dentro dovrà attenersi ad una etica comportamentale ben precisa”.

PIERPAOLO SPEAKER’S CORNER - Si parla di elezioni e di molto altro nell’attivissimo gruppo facebook Civitanova Speaker’s Corner. Sembrano essere due gli utenti più attivi: il fondatore Pier Paolo Rossi (Pd) e il presidente del Consiglio comunale Pierpaolo Borroni. Tra i due si leggono confronti molto accesi, come quello sui costi della macchina amministrativa dopo l’inchiesta di Cronache Maceratesi che ha messo a confronto Macerata e Civitanova (leggi l’articolo). “18.246 euro l’anno per sparare cazzate…” scrive Rossi a Borroni, che risponde: “Mai come le tue Compagno Pier Paolo Rossi , membro del Coordinamento del PD di Civitanova Marche. E invece Silenzi il tuo capo che prende 3.600 euro di vitalizio al mese da 10 anni? Lui li merita Rossi? Io un vitalizio non lo prenderò mai…”. Ed è solo l’inizio. In vista del voto di maggio, la campagna elettorale è iniziata, anche su facebook.