domenica 31 agosto 2008

*Convocazione STRAORDINARIA Direttivo Provinciale PS Macerata*





Cari Compagni,

la ripresa dell'attivita'politica, dopo la... "pausa" estiva, avrebbe comportato, come più volte annunciato, una convocazione ordinaria del nostro Direttivo Provinciale. Il carattere, invece, STRAORDINARIO di questa convocazione e' dovuto, da un lato, alla sua importanza ORGANIZZATIVA ed, dall'altro, alla gravita' dei fatti POLITICI avvenuti in sede di rimpasto (prima fase?) della Giunta Regionale, su cui il Direttivo sara' chiamato ad esprimersi. Se avrò il tempo necessario, al fine di ricercare la maggiore SINTESI e CHIAREZZA possibili e lasciare piu'spazio al dibattito, presentero', contrariamente alle mie "abitudini", una RELAZIONE SCRITTA su cui chiedero' al Direttivo di pronunciarsi. Inutile che aggiunga altro in questa sede se non un INVITO, NON FORMALE, A TUTTI I COMPAGNI (EFFETTIVI, SUPPLENTI E COMPONENTI ORGANISMI DI CONTROLLO E GARANZIA) AD ESSERE, STAVOLTA, PRESENTI ALLA :

*RIUNIONE DEL DIRETTIVO PROVINCIALE DEL PARTITO SOCIALISTA DI MACERATA* che si terra' VENERDI' 5 SETTEMBRE ALLE ORE 20.15 (in prima convocazione) ed alle ore 21.15 (in seconda e PUNTUALE convocazione),presso la Sede del PS di Civitanova Marche, Via Sanzio,8 con il seguente Ordine del Giorno:

1) RELAZIONE E PROPOSTE DEL SEGRETARIO sui seguenti argomenti: a) Situazione Politica Nazionale e Locale; b) Vicenda Rimpasto Giunta Regionale; c) Nomina Esecutivo Provinciale e delega allo stesso per approvazione Regolamenti Interni (Funzionamento Organismi in attesa dello Statuto Nazionale e per il funzionamento del Sito); d) Calendario Congressi Sezionali e/o Territoriali e sistemazione ANAGRAFE ISCRITTI PS MC; e) Situazione Finanziaria, Recupero (dal Nazionale) della quota Tesseramento 2008, Quote Amministratori e Sottoscrizione; f) utilizzo Civitanova quale sede temporanea Direttivo Provinciale. (Tempo Max per Relazione 30 min.);

2) DIBATTITO (Max 8 min. per intervento);

3) VOTAZIONE ENTRO E NON OLTRE LE ORE 23.40
.

Certo che comprenderete la fondamentale importanza della PRESENZA DI OGNUNO DI VOI, in attesa di incontrarvi, vi invio i piu' FRATERNI SALUTI SOCIALISTI.
 Macerata, li 29/8/2008
Ivo Costamagna
(Segretario
Provinciale Partito Socialista Macerata)



*La Venere di Silvio*

Jacopo Matano, 30 agosto 2008 - www.aprileonline.info

La Venere di Silvio Siglato lo storico trattato di "amicizia, partenariato e cooperazione" tra Libia e Italia. L' accordo, preparato nei due anni del governo Prodi, non cancella le pagine buie del colonialismo tricolore, ma aiuta a "normalizzare" i rapporti tra i due Paesi. Grazie a 5 miliardi di euro ed una statua

L'appuntamento con la riconciliazione arriva sotto il sole di fine agosto, nella tenda di Stato di Bengasi dove Muhammar Gheddafi riceve gli ospiti importanti. Silvio il pacificatore porta in dono una statua (la venere di Cirene, sottratta alla Libia nel 1913), un leone-calamaio d'argento, le foto di Veronica e della nipotina. E cinque miliardi di dollari. Riceve simpatia, petrolio, un vestito di lino e la promessa di una maggiore vigilanza delle coste.

Lo storico "trattato di amicizia, partenariato e cooperazione" preparato dal governo Prodi e siglato oggi tra Italia e Libia, non cancella le pagine buie del colonialismo tricolore, ma aiuta a mettere la parola fine a 40 anni di instabilità internazionale tra i due Paesi. Il trattato segna inoltre un passo avanti sulla strada della cooperazione mediterranea in materia di immigrazione clandestina, oltre ad assicurare l'avvicinamento "energetico" tra le compagnie di bandiera, (seguendo il filone già traciato dall'Eni). I risultati che raccoglie Berlusconi non sono farina del suo sacco, ma tant'è: soddisfazione da parte di tutto il mondo politico, malumori per i "rimpatriati di
Tripoli", gli eredi della ex collettività italiana di Libia sottratti dei propri beni e rimandati a casa dopo l'indipendenza, che si dicono "increduli e sdegnati".

L'ingente somma che lo Stato italiano verserà nelle casse libiche sarà ripartita in 200 milioni di euro l'anno per 20 anni, destinati a progetti infrastrutturali. Come l'autostrada costiera Tunisia-Libia-Egitto, grande opera sulla quale Valentino Parlato, il fondatore del Manifesto, nato e vissuto per molti anni nella ex-colonia italiana, spera che possa concentrarsi la speranza di un lavoro per quella manodopera dell'immigrazione proveniente dal nordafrica: la Libia terra di risorse e non più solo di transito. L'accordo siglato oggi, secondo il giornalista, "è un dovere morale. Gli italiani non sono mica stati gentili con la Libia, trent'anni di colonialismo sono costati migliaia di morti. L'eroe indipendentista, Omar Mukhtar, è stato impiccato in piazza. Ma quest'accordo ha anche una sua convenienza economica. La Libia non è più lo 'Stato canaglia', i nostri rapporti commerciali sono stretti. L'Eni in Libia ha grossi interessi economici". Il Paese nordafricano, secondo Parlato, "è in grande crescita, tra dieci anni sarà pronto per la democrazia".

Prima del suo ritorno nel BelPaese, Berlusconi affronta un breve colloquio ed un'importante stretta di mano con il vicepremier russo Serghei Ivanov. Aleggia sull'incontro la crisi georgiana, ma anche e soprattutto il ruolo di Gazprom nei confronti dei rapporti tra il Paese nordafricano e l'Italia, porta d'accesso delle risorse energetiche libiche sull'Europa. La partita energetica tra il nostro Paese e la Libia non dovrebbe destare gelosie nel gigante russo, che è intenzionato a dirigere i propri interessi sui giacimenti libici al grido di "se non puoi combatterli, comprateli": Gazprom, dopo essersi aggiudicata le prime licenze da "libero mercato" fornite dal Colonnello nel gennaio scorso, si è infatti offerta di acquistare tutto il petrolio e gas disponibile per le esportazioni dalla Libia. E, dopo la visita ufficiale a Tripoli dell' amministratore delegato Alexsei Miller il 18 luglio scorso, considera il Paese di Gheddafi suo partner prioritario nel Nord Africa. All'inizio dell'estate la società ha installato il suo primo ufficio in Africa nella vicina Algeria: la partita è aperta.

Intervista a Spacca: "Porte aperte ai Socialisti"


Spacca: «Adesso la coalizione è più forte»
«Rimpasto per guardare alle provinciali del 2009, le new entry indicate dai territori»

di CLAUDIA GRANDI
- www.ilmessaggero.it - 31/08/2008

ANCONA - La parola fine sul rimpasto di Giunta non è stata ancora scritta. Le porte di Palazzo Raffaello, per i socialisti alle prese con la difficile composizione della frattura tra gruppo consiliare e partito, sono ancora aperte. Ma alla ripresa dell'attività amministrativa dopo la pausa estiva e dopo il rimpasto “parte prima” andato in scena giovedì, l'attenzione del governatore Gian Mario Spacca è rivolta avanti. L'energia, il confronto con i sindacati per una politica dei redditi che dia respiro alle fasce più deboli, la sanità: è su questi temi, ma non solo, che Spacca annuncia di voler concentrare la propria azione. Il rimpasto formalizzato giovedì, però, è ancora “caldo”. Presidente, sostituzione dell'ex assessore Agostini a parte, perché intervenire sulla Giunta? «Abbiamo già iniziato a guardare in prospettiva, l'anno prossimo ci saranno le Provinciali. In quest'ottica sentivamo l'esigenza di rafforzare la coalizione di governo, anche alla luce dei segnali che provengono dalla politica nazionale che stanno mettendo in fibrillazione l'alleanza. E il rafforzamento della coalizione passa per la verifica programmatica prima e per il consolidamento della rappresentanza politica poi. Così abbiamo avviato una lunga trattativa per avere un socialista in Giunta». Il Ps, però, è fuori dall'esecutivo... «Purtroppo dai socialisti non è arrivata una proposta condivisa. Per loro, però, le porte restano aperte». E si spalancheranno... «Quando, e se, riusciranno ad esprimere un candidato condiviso». Se non sarà così, chance per altre forze della Sinistra? O, magari, il Ps troverà spazio nell'Ufficio di presidenza del Consiglio? «C'è già un assessore di Rc, uno dei Verdi e il presidente del Consiglio è del Pdci. La Sinistra è ben rappresentata. Quanto al Ps nell'Ufficio di presidenza, è possibile, ma questo non compete a me». Ma perché, presidente, intervenire anche sul Pd, con l'avvicendamento Solazzi-Minardi e potenziare così gli ex Margherita? «E' l'esigenza di avere rapporti coesi dentro il Pd sul territorio ad aver dettato l'intervento. Quanto agli ex Margherita, non esistono più ex Ds ed ex Dl, esiste il Pd. E poi guardi, la scelta dei due nuovi assessori è stata fatta nel rispetto delle indicazioni dei territori: Donati è il nome che il Pd di Ascoli ha indicato, quanto a Solazzi è il presidente dell'Assemblea regionale del partito». Minardi, avrà letto, non l'ha presa bene... «Anzitutto lo ringrazio per il suo lavoro. Poi mi faccia dire questo: prima di essere un amministratore, Minardi è un rappresentante politico di lungo corso e sarà quindi in grado di leggere il passaggio politico che si è compiuto. Lo può fare da un'ottica personale o collettiva: in quest'ultimo caso saprà capire la prospettiva in base alla quale è maturato il rimpasto». L'azione amministrativa, ora. Partiamo con l'energia: il suo documento di fine legislatura “salva” la filosofia del Pear. Una sconfitta per gli industriali? «La filosofia del Pear non si tocca, è vero. Ma siamo di fronte a scelte impegnative: ci sono i progetti dei rigassificatori e poi abbiamo innalzato i limiti per le dimensioni degli impianti di cogenerazione, una risposta forte per il nostro sistema produttivo». Resta il nodo centrali termoelettriche: quale sarà il parere della Regione? «In coerenza con la nuova lettura del Pear. Negativo, dunque, a meno che non si tratti di impianti di cogenerazione, per i quali, ripeto, sarà innalzato il limite di produzione». Altri temi caldi: aeroporto e porto. Calano i traffici... «Per l'aeroporto, incidono cause esterne: l'aumento dei costi delle materie prime, le difficoltà strutturali nazionali. Ma la via dello sviluppo è avviata. Presto, poi, ci confronteremo coi soci privati per la nuova presidenza del cda. Quanto al porto, c'è un problema di governance: manca un condiviso piano di sviluppo e degli investimenti sul lungo termine. E' necessario quindi che il cambio della guardia all'Ap avvenga con la convergenza di ministero, Regione, enti locali, privati». Avanti, la sanità: dopo il direttore della Zona di Ascoli, Carmosino, erano annunciate altre sostituzioni. Manager a rischio? «La valutazione degli obiettivi, da allora, è proseguita e il resoconto del primo semestre 2008 è tale da non giustificare la sostituzione di altri direttori». Settembre sarà poi il mese della ripresa del confronto con i sindacati... «Con Cgil, Cisl e Uil il rapporto è positivo. Abbiamo chiuso la partita sul Fondo per la non autosufficienza, avviato il progetto Prezzi bloccati: altrettante risposte alle richieste dei sindacati. Ora lavoreremo sulla politica dei redditi. Per una maggiore tutela dei salari bisognerebbe abbassare la pressione fiscale per le fasce deboli, ma su questo siamo già intervenuti: i due terzi dei marchigiani non pagano l'addizionale Irpef. Un gruppo di lavoro Regione-sindacati sta lavorando per trovare ulteriori strade». Su quali settori dell'attività della Giunta suonerebbe la sveglia? «Su turismo e cultura c'è da lavorare e aver unificato le deleghe assegnate a Solazzi darà nuovo impulso ai due settori. C'è poi l'informatizzazione che può portare a nuovi risparmi. L'opposizione ci critica su tutto ma non su questo e così ci critichiamo da soli: su questo versante siamo in ritardo». Con il capoluogo i rapporti non sono mai stati ottimi. Schiarite in vista? «Vuole un esempio? Tutti dicevano che avrei sostituito un assessore anconetano per penalizzare il capoluogo. Così non è stato. Al di là dei rapporti altalenanti con il sindaco Sturani, dettati da una normale dialettica, c'è grande attenzione per Ancona».

*Lettera Aperta al Sindaco di Civitanova Marche : chiedo L'ELEMOSINA di uno spazio di Liberta' e di Solidarieta'*

di Ivo Costamagna

Tolleranza Zero, Accattoni, Baraccopoli, Ordinanza Anti Elemosina:
da questi "titoli" sembra che la rincorsa estiva tra i "Sindaci-Sceriffi" (di Destra e di... Sinistra, o meglio di quella che passa oggi il convento) delle grandi citta' italiane abbia "contagiato" anche Civitanova Marche. Mi rivolgo al Sindaco Mobili, di cui conosco la formazione politico-culturale ed il concreto impegno sociale, perche' NON FIRMI L'ORDINANZA ANTI-ELEMOSINA. So' che OGGI sarebbe un'ordinanza "popolare" ma DOMANI potrebbe essere letta come una delle pagine piu' buie nella storia democratica della nostra citta'. Mi limito a sottoporre al Sindaco Mobili tre riflessioni sia di principio che concrete:

1) la carita' cristiana per i "diseredati" di ogni nazione e colore, il marxiano conflitto per la liberazione degli "ultimi", l'opzione preferenziale per valorizzare i meriti sostenendo, contemporaneamente, i "bisogni", sono i grandi principi, Cattolici, Socialisti e Liberali, su cui Civitanova si e', da sempre, riconosciuta e sui quali ha costruito un tessuto sociale molto articolato ma profondamente solidale e permeato di valori positivi;

2) anche volendo... "andare sul concreto" il Sindaco dovrebbe riflettere sul fatto che togliere a chi ha fame l'unica fonte di sostentamento (L'ELEMOSINA) trasformera' la poverta' in disperazione. La disperazione, quella si, puo' diventare socialmente pericolosa a meno che il Comune non abbia la possibilita' (cosa di cui dubito) e, naturalmente, la volonta' politica di creare una rete di sostegno economico e di assistenza sociale per tali persone. Mi si potrebbe rispondere che costoro dovrebbero lavorare. Vero ma per 11 (undici) che non riescono a trovare lavoro (come centinaia di giovani civitanovesi) chiediamoci, senza ipocrisia, quante, ormai, migliaia di loro fanno lavori (badanti, operai, pescatori, muratori, ecc.) che noi, come tutti gli italiani, non vogliamo piu' fare;

3) anziche' continuare ad affrontare un fenomeno, destinato inesorabilmente a crescere, in modo episodico ed improvvisato, torno a proporre al Sindaco Mobili di istituire una apposita COMMISSIONE SUI PROBLEMI DELL'IMMIGRAZIONE aperta alle forze politiche, economiche, sindacali, sociali, del volontariato e religiose, affidandone, in modo "bipartisan", la Presidenza ad un esponente della Sinistra.

Civitanova Marche, li 31/8/2008
Ivo Costamagna
(Segretario Prov.le PS - Gia' Sindaco di Civitanova Marche)

sabato 30 agosto 2008

*PER UNA CORRETTA INFORMAZIONE*

Il ripristino della Verita', a difesa della Dignita' dei Socialisti Marchigiani

di Luciano Vita
30 Agosto 2008

L’esito del rimpasto di Giunta e le notizie riportate dalla stampa, non fanno che rafforzare la mia indignazione e quella della stragrande maggioranza dei socialisti marchigiani. Per onore di verità e per la dignità di questo partito vanno dette le cose come stanno.
I socialisti Marchigiani hanno da sempre ribadito la loro collocazione nell’area del centro sinistra e pertanto intendono proseguire la loro collaborazione per la realizzazione ed il completamento del programma di governo del Presidente Spacca, in un rapporto di reciproco rispetto e pari
dignità politica. In tal senso da mesi rivendicano un pieno riconoscimento politico-istituzionale con la richiesta, alla stregua di altre forze del centrosinistra, di un riequilibrio all’interno della giunta, attraverso la nomina di un assessore socialista.
I socialisti, attraverso il pronunciamento dei massimi organi di partito, democraticamente eletti nell’ultimo (primo) congresso Regionale, hanno designato il compagno Massimo Seri alla nomina di assessore regionale.
False e pretestuose sono le continue informazioni di stampa che da settimane affermano che i socialisti sono “spaccati”, e che per tale situazione il presidente Spacca ha rinviato per ben due volte la nomina di un assessore socialista. Purtroppo debbo prendere atto che nelle Marche il sistema dell’informazione assume sempre più i caratteri una “stampa di Regime”, diversamente non si capisce perché si continuano a dare notizie difformi dalla realtà. E’ una realtà inconfutabile , più volte hanno ribadita, che oltre il 90% del partito è unito nella designazione di Massimo Seri e che contro la sua nomina resta soltanto il consigliere Lidio Rocchi ed una strettissima minoranza del partito, poiché anche l’altro consigliere, Prof. Tonino D’Isidoro, sia pure per disciplina di partito non si oppone a tale nomina. Questa e solo questa è la verità. La delegazione socialista, guidata da Ada Girolamini della segreteria nazionale, dopo l’incontro con il Presidente Spacca, ha preso atto che lo stesso Presidente si assumeva la responsabilità di non voler tener conto della ampia volontà espressa dal partito socialista sul nome di Massimo Seri, e che in questa fase si sarebbe limitato a sostituire il deputato Agostini con il consigliere Donati, rinviando la questione socialista alla verifica generale di metà mandato di fine settembre. Così non è stato e contro gli accordi presi, secondo il mio personale punto di vista, il “Governatore” ha voluto risolvere i problemi interni al suo partito sostituendo anche l’assessore Minardi con Solazzi per la zona di Pesaro, prefigurando una eventuale soluzione settembrina , con un socialista dell’anconetano, e chiudendo in tal modo le porte definitivamente al compagno Massimo Seri. Io ritengo che i socialisti marchigiani non debbano e non possano mai accettare questo ennesimo “schiaffo” e dopo le vicende delle composizioni delle giunte di Sant’Elpidio a Mare e di Porto Sant’Elpidio , debbano difendere la dignità del proprio partito per far prevalere “ l’etica della politica” rispetto alle aspettative ed ai ricatti delle singole persone. La nostra disponibilità è stata ampia; vi è stata una fase in cui il segretario Massimo Seri, contro la volontà del suo partito, si era fatto da parte, proponendo il consigliere Prof. Tonino D’Isidoro alla carica di assessore, ma neanche questo è andato bene al consigliere Rocchi. Non mi sta bene che l’ennesimo rinvio debba valere soltanto per i socialisti, e ritengo che debba essere chiaro una volta per tutte che il Partito Socialista delle Marche, non debba essere più disponibile per ”giochi e giochetti” di convenienza politica di singole persone e del partito di maggioranza relativa. Se le nostre legittime aspettative politiche saranno ulteriormente disattese ed umiliate, i socialisti dovranno riprendersi la loro piena autonomia per valutare, ”a trecentosessanta gradi” le future alleanze politico-amministrative, a cominciare dalle prossime elezioni amministrative, ivi compreso il proseguo dell’alleanza di centro sinistra all’interno della stessa Regione Marche, confrontandoci con le scelte programmatiche e le loro priorità di attuazione, nell’esclusivo interesse dei cittadini marchigiani. E visto che in questi giorni se ne parla tanto nella democratica America del (speriamo) futuro presidente Barack Obama, anch’io “ I have a dream”, Io ho un sogno, che venga ripristinata l’Etica della politica , dove si recuperino i valori della democrazia interna ai partiti, dove la politica venga intesa “di servizio per il bene degli individui” e dove una volta per tutte si sconfiggano le azioni e gli interessi personali di chi ha avuto tutto dal partito e dopo tanti anni non ha la dignità favorire quel rinnovamento e quella riorganizzazione tanto necessaria per “Un nuovo Inizio”

Luciano Vita
(Direttivo Regionale PS Marche)

*IL RIMPASTO E' SERVITO*

Donati e Solazzi, il rimpasto è servito.
Esce Minardi, si rafforza l’ex Margherita.
Ma Spacca lascia la porta aperta ai socialisti.

Giunta regionale: Il Ps non riesce a trovare l’accordo sul nome del nuovo assessore:
Rocchi infuriato!!!

di CLAUDIA GRANDI - www.ilmessaggero.it - 29/08/2008

ANCONA: I socialisti restano fuori (per ora) dalla Giunta, Sandro Donati entra al posto dell'ex Luciano Agostini, Vittoriano Solazzi al posto di Luigi Minardi. E il rimpasto è servito. Come da programma e da annuncio pre-ferie, il presidente della Regione Gian Mario Spacca ha rispettato la data del 28 agosto per ufficializzare il rimpasto di Giunta e firmare i decreti di nomina dei due nuovi assessori. Ma quello di ieri potrebbe essere solo un “rimpasto parte prima”: nonostante i socialisti siano arrivati ieri di fronte a Spacca senza l'accordo sul nome da proporre per la poltrona di assessore, il presidente lascerà per loro la porta aperta. Se il partito di Seri e di Rocchi raggiungerà una sintesi, ci saranno chance per il Ps di entrare in Giunta. I nuovi assetti, per iniziare.
Al termine di una giornata convulsa iniziata con la riunione tra la delegazione socialista (composta dal consigliere regionale Lidio Rocchi, dal membro della direzione nazionale Ada Girolamini a da componenti della segreteria, assente il segretario Seri) e il presidente Spacca, la decisione di passare dalle parole ai fatti e di ufficializzare il rimpasto. A Spacca, del resto, i socialisti non hanno presentato una proposta univoca sulla candidatura ad assessore e così si è verificato quanto anche dentro il Ps si temeva: senza l'accordo del cento per cento del partito, Spacca ha preferito lasciare i socialisti fuori. Neanche la proposta di nominare assessore il segretario Seri, appoggiata dal 90% del partito ma fortemente osteggiata da Rocchi, ha trovato spazio. Il clima dentro l'ufficio di Spacca, si mormora a Palazzo, ieri mattina era bollente, tanto che Rocchi è stato visto sbattere la porta e andarsene urlando per i corridoi. Saltata l'ipotesi Seri, pesarese, è immediatamente ritornata in auge l'ipotesi Solazzi Pd. In parole povere: se il segretario regionale del Ps avesse avuto l'appoggio anche del suo consigliere Rocchi, allora sarebbe stato con buona probabilità lui l'assessore socialista. In tal caso, con un pesarese dentro, per il consigliere regionale del Pd Solazzi (del cui ingresso in Giunta si mormorava già da un mese) non ci sarebbero state chance. Con Seri fuori, invece, ecco che per Solazzi si è aperta la strada. Ma perché la mossa Solazzi per Minardi? La questione, è chiaro, è tutta interna al Pd pesarese e, in particolare agli equilibri tra ex Ds ed ex Margherita. Il segretario regionale democratico Matteo Ricci (ex Ds) è lanciato, si sa, verso la presidenza della Provincia; il sindaco di Pesaro è un ex Ds. Troppo, per gli ex Margherita. E così ecco che Solazzi (ex Margherita, appunto) ha avuto gioco facile. Dagli equilibri nel Pd pesarese a quelli in Giunta. E qui la sorpresa: sono ben tre, ora, gli assessori ex Margherita in Giunta (oltre a Solazzi, anche il nuovo Donati e Ascoli), oltre al presidente Spacca. Non è quindi escluso che, in una probabile fase-bis del rimpasto, non sia proprio Ascoli a dover lasciare il passo a un assessore socialista (ovviamente di Ancona). Quanto alle nomine di ieri, l'annuncio affidato ad un comunicato della presidenza della Regione. «E' stata consolidata la maggioranza sul piano della rappresentanza territoriale: la sostituzione di Agostini con Donati conferma l'attenzione del governo regionale verso un territorio in difficoltà; la staffetta tra Minardi e Solazzi si realizza in un quadro di valutazioni politiche e territoriali. Nei confronti del Ps permangono porte aperte nelle diverse forme di responsabilità istituzionale appena si raggiungeranno le necessarie intese interne, anche nelle prospettive delle prossime amministrative». Quanto alle deleghe, a Solazzi vanno turismo, commercio e cultura, a Donati il Piceno, cooperazione, immigrazione, Protezione civile. A Giaccaglia va poi l'internazionalizzazione finora appannaggio di Spacca.

*Alle corde*

di Riccardo Morelli

Il settimanale "L'Espresso" funge un po' da cartina di tornasole del centrosinistra. I suoi editoriali tastano il polso della situazione, restituiscono una fotografia alquanto fedele dello "stato dell'arte", ed al lettore abituale pare di cogliere ogni variazioni d'umore e di orientamento, quasi vivesse in prima persona le vicende interne ai palazzi romani.
Così, dopo la stagione del grande entusiasmo per la novità del PD (il partito nato - nelle parole dei suoi stessi fautori - dall'incontro fra le espressioni più avanzate delle cultura politica italiana, e per questo premiato dagli elettori...con una sonora batosta); dopo la presa di coscienza della sconfitta e la sempre rimandata riflessione sulle sue cause; dopo l'indecente spettacolo di un'opposizione incerta e confusa, si è ben pensato da quelle parti di sostenere la campagna decisa nel loft: avviare un forte radicamento del PD nel Paese. A partire dall'attacco della formazione politica che insidia la sua area di riferimento: quel Partito Socialista riformatore, laico, progressista, europeista al quale, alle elezioni, fu preclusa la possibilità di un'alleanza, salvo concederla all'Italia dei Valori, compagine allora ritenuta da Veltroni più affidabile, sebbene meno ideologicamente affine (come dimostrano gli atteggiamenti e le iniziative assunte di recente dal leader di quel partito).

Il menù offerto dall'ultimo numero del settimanale (n. 35/2008) è piuttosto variegato. L'antipasto è l'articolo "Dispotismo Democratico", nella rubrica L'antitaliano curata da Giorgio Bocca: "Silvio Berlusconi non è diverso in questo senso da Bettino Craxi. Il Partito Socialista di Craxi, come quello di Forza Italia berlusconiano, non è un partito di classe o di opinione. E' un insieme di consorterie borghesi che hanno trovato il loro capo, qualcosa che sta fra il demagogo e l'amministratore delegato".
"Nel partito di Craxi il maestro di politica era il compagno Antonio Natali, che insegnava ai giovani l'arte di raccogliere le tangenti per finanziare il Partito. E se qualcuno diceva a Bettino che certe sezioni erano piene di ladri, lui rispondeva:"Adesso mi occupo di vincere le elezioni, poi mi occuperò anche dei ladri". Ma la distinzione fra le finanze del partito e le finanze personali rimase piuttosto fluida. E i veri nemici dei politici, allora come adesso, rimasero i giustizialisti."

Bocca è incline ad intingere la penna nel vetriolo - si dirà - specialmente quando è in gioco la questione morale tanto cara al vecchio PCI.
Allora leggiamo, 4 pagine più avanti, l'intervento del più moderato Edmondo Berselli, dedicato a Renato Brunetta ,"Il Ministro Lorello": "E poi dicono che sono finite le ideologie. E' come nella sintesi di Karl Barth: "Quando il cielo si spopola di Dio, la terra si popola di idoli". Finito il socialismo, almeno nella provincia italiana, sono rimasti i socialisti. Anzi, come dice uno dei divi del Pdl, il Ministro Renato Brunetta: "Io sono un socialista in Forza Italia".La trovata è talentuosa, e a suo modo plausibile..."

Fin qui, solo un po' d'ironia, un velato sarcasmo. Il cuore dell'attacco polemico però è più avanti:

"E allora, come definire l'azione del ministro? Su una base manichea, si innesta un'iniziativa populista: si agitano fantasmi, nemici immaginari, indicando un generico capro espiatorio. Ma questa è demagogia in quintessenza. A suo tempo il populismo socialista provocò l'irritazione di Nino Andreatta, che nella famosa "lite fra comari" con Rino Formica accusò il Psi di "nazional socialismo ..."
"Riformare la pubblica amministrazione è un compito essenziale, ma per uscire dal cerchio dei rimedi medievali (la gogna per i peccatori, i vagabondi, i nullafacenti) occorre un'analisi adeguata, che valuti le differenti realtà territoriali e gli standard di rendimento, magari con qualche confronto europeo, nonché alla fine i danni provocati dalle intromissioni della politica (perchè, quanto a clientelismo, lottizzazioni ed assunzioni di favore nemmeno i socialisti amici di Brunetta scherzavano)".

M'inganno, o qualcuno è alle corde e si rifugia nell'attacco pur di non ammettere la mancanza di una strategia politica chiara e senza compromessi?

Riccardo Morelli

venerdì 29 agosto 2008

*Convocazione STRAORDINARIA Direttivo Provinciale PS Macerata*

Cari Compagni,
la ripresa dell'attivita'politica, dopo la... "pausa" estiva, avrebbe comportato, come più volte annunciato, una convocazione ordinaria del nostro Direttivo Provinciale. Il carattere, invece, STRAORDINARIO di questa convocazione e' dovuto, da un lato, alla sua importanza ORGANIZZATIVA ed, dall'altro, alla gravita' dei fatti POLITICI avvenuti in sede di rimpasto (prima fase?) della Giunta Regionale, su cui il Direttivo sara' chiamato ad esprimersi. Se avrò il tempo necessario, al fine di ricercare la maggiore SINTESI e CHIAREZZA possibili e lasciare piu'spazio al dibattito, presentero', contrariamente alle mie "abitudini", una RELAZIONE SCRITTA su cui chiedero' al Direttivo di pronunciarsi. Inutile che aggiunga altro in questa sede se non un INVITO, NON FORMALE, A TUTTI I COMPAGNI (EFFETTIVI, SUPPLENTI E COMPONENTI ORGANISMI DI CONTROLLO E GARANZIA) AD ESSERE, STAVOLTA, PRESENTI ALLA *RIUNIONE DEL DIRETTIVO PROVINCIALE DEL PARTITO SOCIALISTA DI MACERATA* che si terra' VENERDI' 5 SETTEMBRE ALLE ORE 20.15 (in prima convocazione) ed alle ore 21.15 (in seconda e PUNTUALE convocazione),presso la Sede del PS di Civitanova Marche, Via Sanzio,8 con il seguente Ordine del Giorno:

1) RELAZIONE E PROPOSTE DEL SEGRETARIO sui seguenti argomenti: a) Situazione Politica Nazionale e Locale; b) Vicenda Rimpasto Giunta Regionale; c) Nomina Esecutivo Provinciale e delega allo stesso per approvazione Regolamenti Interni (Funzionamento Organismi in attesa dello Statuto Nazionale e per il funzionamento del Sito); d) Calendario Congressi Sezionali e/o Territoriali e sistemazione ANAGRAFE ISCRITTI PS MC; e) Situazione Finanziaria, Recupero (dal Nazionale) della quota Tesseramento 2008, Quote Amministratori e Sottoscrizione; f) utilizzo Civitanova quale sede temporanea Direttivo Provinciale. (Tempo Max per Relazione 30 min.);

2) DIBATTITO (Max 8 min. per intervento);

3) VOTAZIONE ENTRO E NON OLTRE LE ORE 23.40
.

Certo che comprenderete la fondamentale importanza della PRESENZA DI OGNUNO DI VOI, in attesa di incontrarvi, vi invio i piu' FRATERNI SALUTI SOCIALISTI.

Macerata, li 29/8/2008
Ivo Costamagna
(Segretario
Provinciale Partito Socialista Macerata)



Partito Socialista Marche - Comunicato Stampa

Ieri Giovedi’ 28 Agosto, in un clima costruttivo, si è tenuto il previsto incontro tra il Presidente della Giunta Regionale, Giammario Spacca, e la delegazione del Partito Socialista regionale e del Gruppo Consiliare per discutere il tema del ruolo del Partito Socialista nella maggioranza di governo, sia sotto il profilo programmatico, sia sotto il profilo delle rappresentanza nell’esecutivo regionale. Il presidente Spacca ha manifestato in modo inequivoco l’interesse ad un maggior coinvolgimento del Partito Socialista nel governo della Regione, prevedendone la partecipazione alla Giunta Regionale, a significare con ciò il positivo confronto in atto tra soggetti che hanno a cuore la crescita delle Marche. Il Partito Socialista prende atto positivamente di tale disponibilità e sottolinea l’esigenza che esso inizi al più presto ed a tutto campo, anche in considerazione della necessità di confronto circa il futuro impegno elettorale regionale.

Massimo Seri

(Segretario Regionale PS Marche)
www.partitosocialistamarche.it
info@partitosocialistamarche.it






PS: Nencini a Cicchitto:
Gli offro un palco per convincermi.




''Leggo che l'On. Cicchitto vorrebbe portare i socialisti nel Partito Popolare Europeo, seduti accanto al fior fiore dei conservatori di mezza Europa. Bene. Gli offro un palco, una sedia, un microfono ed un soggiorno gratuito sul mare perché mi convinca. A Vieste, tra il 19 ed il 21 settembre, al Reformist Pride organizzato da Mondoperaio. A me basterà ricordargli una frase di Felipe Gonzales:
''I socialisti sono alternativi ai conservatori o non sono socialisti''.
Lo sottolinea, in una dichiarazione, il segretario del Partito socialista, Riccardo Nencini.

*Dissenso, estremismo e demagogia*

Pier Paolo Caserta - 25 agosto 2008

www.aprileonline.info

Dissenso, estremismo e demagogia La recente notizia di un ragazzo tolto alla tutela della madre perché tesserato di Rifondazione può essere utile per riflettere sul vasto mutamento intervenuto bel senso comune, che rappresenta probabilmente la conquista più duratura della neodestra

La notizia è stata riportata dai giornali qualche giorno fa: un giudice del tribunale di Catania ha accolto come elemento di valutazione la prova della militanza del sedicenne, una fotocopia della tessera dei Giovani Comunisti prodotta dal padre per dimostrare che la madre non è in grado di occuparsi dell'educazione del ragazzo, il quale possedeva "la tessera d'iscrizione a un gruppo di estremisti".
D'accordo che si tratta di un episodio e ad agire sono sempre persone, nella loro singolarità. Ma forse questo episodio non è scisso da un clima generale, e in questo caso può essere letto come un indicatore dello stato di salute dell'opinione pubblica nel nostro paese.
È qui che la neodestra ha vinto davvero: nell'essere riuscita a relegare il dissenso nel contenitore dell'estremismo. Un risultato senza dubbio straordinario, per una coalizione che deve poco meno del 10% dei suoi consensi a un partito, come la Lega Nord, che a questo punto non si sa più bene come definire. Estremista, in realtà, sarebbe una definizione abbastanza appropriata. Connotato da chiare tinte xenofobe, altrettanto.
Il risultato, simmetrico, all'aver confinato il dissenso (e non certamente solo il comunismo) nell'angolo dell'estremismo è l'aver ricondotto espressioni come quelle rappresentate dalla Lega o dalla destra sociale nell'alveo del moderatismo. E altrettanto moderato può apparire ai più un governo che vara leggi per il suo premier, che cerca di mettere il bavaglio a giornalisti e magistratura, che manda l'esercito per le strade, che adotta politiche sull'immigrazione che allarmano mezza Europa. Quando l'estremismo viene normalizzato, il dissenso diventa estremismo.

E invece il dissenso è un ingrediente indispensabile di una democrazia sana e vitale. Soltanto la disponibilità e la possibilità di esprimere opinioni diverse può alimentare la vita democratica senza cristallizzarla. Quando viene instaurata una sinonimia tra dissenso ed estremismo, si può essere certi che l'asse della vita politica e sociale si è spostato drasticamente dalla democrazia alla demagogia.

*Una minaccia per la Democrazia*

di Titti Di Salvo*

Di “battaglia di libertà” si tratta dunque, dice Antonio Polito nel suo fondo di martedì. Come non essere d’accordo? Intanto, di fronte alla sfacciataggine con la quale il Ministro Calderoli ha annunciato le nuove linee di fondo della legge elettorale per le europee, c’è da rimanere a bocca aperta. Anche se si tratta di un contributo di verità ad una discussione sinora priva di senso e che finalmente il senso lo rivela con la brutalità dei suoi obiettivi: la legge attuale va cambiata perché in Italia devono esistere quattro o cinque partiti al massimo. Sono dunque spazzate via eventuali domande sul metro di misura con il quale giudicare la bontà di un sistema elettorale. Il grado di libertà di espressione politica e di partecipazione che garantisce agli elettori? La capacità di realizzare un’assemblea di donne e uomini? L’efficacia nel ridurre un eccessiva frammentazione politica? La funzionalità del Parlamento europeo? A quelle domande si è sostituito un obiettivo brutale, tutto interno alle dinamiche del sistema politico italiano e alle paure dei partiti più grandi, con l’aggiunta di paradossi caricaturali. E così, se nella proposta del governo verrà mantenuto il carattere proporzionale dell’attuale sistema – un tratto immodificabile perché comunitario – quello stesso carattere viene nella sostanza contraddetto da una soglia di sbarramento maggiorata attraverso il numero delle circoscrizioni. Senza peraltro relazione alcuna con il ruolo del parlamento europeo che non elegge un governo né gli dà la fiducia, che si caratterizza per la capacità di rappresentare le opinioni politiche dei cittadini europei ed è normato da un regolamento che ha antidoti propri alla formazione impropria di gruppi parlamentari, consentiti solo a 25 parlamentari di almeno 7 paesi. E peraltro solo 10 paesi europei su 27 contemplano la soglia di sbarramento e, come rileva ancora Polito, solo in Italia esiste una legge elettorale nazionale che regala attraverso il premio di maggioranza il consenso che gli elettori non hanno dato, annichilendo la possibilità di rappresentanza di culture politiche autonome. Solo in chiave domestica, poi, si comprende la clausola secondo la quale il rimborso elettorale verrebbe riconosciuto soltanto a chi ha almeno un eletto. Una norma “anticasta” è stata definita questa da Calderoli, che se ne intende essendo stato l’autore reo confesso della legge “porcata” che ha affidato a due o tre persone per partito la scelta dell’attuale Parlamento italiano. Il senso della proposta è dunque, nudo e crudo, quello di impedire a palle incatenate che le culture politiche oggi fuori dal Parlamento italiano possano ritrovare nel Parlamento europeo rappresentanza istituzionale e risorse. Non va bene! Non va bene per noi e non dovrebbe andare bene per tutti i sostenitori della qualità della democrazia italiana ed europea. A loro vale la pena di rivolgere qualche domanda. In che modo un sistema elettorale così fatto aiuterebbe il dibattito sul futuro incerto dell’Europa politica nell’odierna crisi internazionale? Un dibattito assente oggi in Italia e totalmente sostituito da quello sulla tecnica elettorale. In che modo questa tecnicalità aiuterebbe la formazione di una nuova sinistra, moderna e di governo e di un nuovo centrosinistra, unica alternativa locale e nazionale allo schieramento che oggi governa il paese?
In che modo l’eliminazione di culture politiche autonome, autenticamente europee, socialiste, comuniste, laiche, ecologiste, di sinistra, aiuterà la dialettica democratica e farà più forte l’opposizione nell’Italia diseguale, frammentata e precaria? E in che modo in questa Italia si impone l’urgenza di una tale riforma?
Tutte le forze democratiche ma soprattutto il Partito Democratico a queste domande non dovrebbero sottrarsi.
* del Coordinamento Nazionale Sinistra Democratica

Rimpasto in Giunta - Regione Marche

Spacca presenta la 'nuova' giunta: Socialisti fuori, Solazzi e Donati ci sono.
http://ilrestodelcarlino.ilsole24ore.com/pesaro

Donati Ancona, 29 agosto 2008 - Il rimpasto nato per accontentare i socialisti (passati da uno a due consiglieri) si chiude senza socialisti in giunta. Il presidente della giunta regionale Gian Mario Spacca ha atteso fino alla mattinata di ieri, ma di fronte ai veti incrociati tra partito (che voleva Seri) e Rocchi (che voleva Rocchi) alla fine ha detto stop.

Niente assessore socialista anche se ''permangono 'porte aperte' nelle diverse forme di responsabilità istituzionale — afferma la nota del presidente Spacca —; appena si raggiungeranno le necessarie intese interne, anche nella prospettiva delle prossime elezioni amministrative''.

In attesa che nel Ps qualcuno si ravveda e consenta di reinserire in giunta un capitano di lungo corso come Lidio Rocchi. Fino ad oggi, Spacca non c’è riuscito, anzi, si è trovato, non solo per sue responsabilità con il cerino in mano di un rimpasto diventato telenovela, sin dal giorno in cui Luciano Agostini ha salutato la compagnia e si è trasferito a Montecitorio.

Così, non potendo chiudere tutto con la sola sostituzione 'picena' con Sandro Donati (nella foto) assessore con delega allo specifico territorio ascolano, il presidente ha pensato bene di risolvere anche un problema tutto interno al Pd con la staffetta che prevede Vittoriano Solazzi, già presidente regionale del Pd, al posto di Luigi Minardi: ''Nel quadro di valutazioni politiche e territoriali'', specifica Spacca. Un ex-margherito al posto di un ex-diessino, ma soprattutto una ridefinizione degli equilibri interni al Pd pesarese, con l’ex-ragazzo ribelle Vittoriano Solazzi ormai alleato stabile della 'corrente del Golfo' (quella che conta) degli ex-Ds.

La defenestrazione di Luigi Minardi, arrivato all’assessorato alla Cultura solo due anni addietro, da una parte fa felice il grande burattinaio Palmiro Ucchielli, rafforza, in Regione, il ruolo di Mirco Ricci ma anche di Almerino Mezzolani, ma soprattutto lascia una serie di personaggi pesaresi senza una sponda importante: dall’onorevole Massimo Vannucci, che aveva fortemente voluto, da segretario regionale dei Ds, Minardi in giunta, al sindaco di Pesaro Luca Ceriscioli. Da decifrare il ruolo del segretario provinciale Matteo Ricci e soprattutto i contraccolpi sulla sua candidatura a presidente della Provincia. Ricci aveva chiesto di inserire Solazzi al posto di Carrabs: ''Spacca non lo ha potuto fare e ha scelto diversamente...''. Basterà per evitare guai?

Tra i tanti misteri di questo rimpasto c’è anche il rinvio a domani dell’ufficiliazzazione delle nuove deleghe. Si sa che un Vittoriano Solazzi molto soddisfatto (''E’ un grande riconoscimento politico'') avrà un super-assessorato con Cultura, Turismo e Commercio. Mentre a Sandro Donati oltre alla delega al Piceno dovrebbero andare anche Protezione civile, Politiche giovanili, Enti locali e cooperazione internazionale. Invece la internazionalizzazione finirà a Gianni Giaccaglia, quasi a ribadire che non è lui l’assessore anconetano ad avere la spada di Damocle socialista sopra la testa, anche nel prossimo futuro.

Per Spacca, ''è stata ottimizzata la sinergia delle deleghe, con aggiustamenti che permettono di unificare le funzioni industria-artigianato-internazionalizzazione e turismo-cultura''. Pacificato il Pd, confermato l’asse con Pesaro e Ucchielli, rispettato l’aut aut della sinistra radicale in difesa di Carrabs, lasciati i socialisti a bagnomaria, il presidente Spacca ora dovrà vedersela con un Luigi Minardi che, in vacanza a Londra, appariva prima incredulo (''Sostituito? Ho altre notizie'') e poi decisamente infuriato.

Luigi Luminati

giovedì 28 agosto 2008

Nencini: "La democrazia è al patibolo."

Riforma elettorale: i socialisti a difesa del diritto di scelta dei cittadini
28/08/2008
Oltre un centinaio tra dirigenti e militanti socialisti guidati dal Segretario Nazionale Riccardo Nencini, dal Coordinatore nazionale della Segreteria Marco Di Lello, e da Roberto Biscardini, Lello Di Gioia, Angelo Sollazzo e Lanfranco Turci si sono dati appuntamento davanti a Palazzo Chigi, per protestare contro l'ipotesi di riforma elettorale che il Governo sta elaborando in queste settimane. Alla manifestazione a cui hanno partecipato, tra gli altri, anche l'Europarlamentare Alessandro Battilocchio, il Tesoriere del partito Oreste Pastorelli e Gianfranco Schietroma, si sono aggiunte le delegazioni dei Verdi, guidata dalla Portavoce nazionale Grazia Francescato, di SD e del PRC con il Segretario Paolo Ferrero. "La legge elettorale per le europee venga lasciata cosi' com'e. La riforma della legge elettorale - ha spiegato Nencini ai numerosi giornalisti presenti in Piazza Montecitorio, dove il corteo si è successivamente spostato - mira unicamente a cancellare forze politiche radicate nella coscienza del nostro Paese dal Parlamento europeo. "Inoltre, abolendo le preferenze - ha proseguito il leader del partito - togliamo all'elettore la possibilita' di scegliere il candidato da eleggere e si delega la scelta alle sole segreterie di partito. Il Parlamento europeo rischia di diventare un Parlamento di nominati e non di eletti, come lo e' gia' quello italiano. La democrazia e' al patibolo. Anche sul tema della giustizia siamo pronti a confrontarci e l'occasione sara' il convegno in programma il 2 e il 3 settembre con l'Udc. Sara' un convegno aperto e bipartisan".
(galleria immagini)



Riccardo Nencini (Partito Socialista) ad Affaritaliani.it: dialogo per un'alleanza con Pd, Sd e Verdi. Poi se Vendola lascia Ferrero si vedrà...
Giovedí 28.08.2008

Avvicinarsi ulteriormente al Partito Democratico e costruire un'alleanza riformista con Sinistra Democratica e Verdi, in attesa di capire le mosse di Vendola
. E' quanto emerge da un'intervista di Affaritaliani.it al segretario nazionale del Partito Socialista, Riccardo Nencini. "Dal momento in cui Veltroni ha riconosciuto autonomia e dignità al simbolo e al partito socialista i rapporti sono migliorati rispetto alle elezioni politiche dell'aprile scorso. Si tratta di vedere ora come possono evolvere e ci sono due livelli di evoluzione: il primo è il fronte dell'opposizione al governo, che noi pensiamo debba essere riformista e che non si debba far trascinare nelle piazze dalle posizioni massimaliste di Di Pietro. La seconda sono le elezioni amministrative della primavera 2009; l'ipotesi di lavoro è quella di creare un'asse riformista forte su programmi innovativi per il governo delle città, scegliendo i candidati con primarie di coalizione. Se su questi due punti troviamo equilibrio, i rapporti nella sinistra riformista sono destinati a migliorare".

E con la costituente di Sinistra Democratica? "Non è ancora ben definita. Comunque escludo che possano esserci relazioni di governo con un partito come Rifondazione Comunista che ha scelto quella strada con Ferrero segretario". Ma Vendola ha una posizione diversa... "Si ragiona con i segretari dei partiti, anche se conosco bene Vendola e so che la sua posizione è diversa da quella di Ferrero. Ma è Ferrero il segretario di Rifondazione. Nencini aggiunge: "C'è un dialogo in corso con Vendola e la sua parte, ma il punto è un altro: chiuso il ciclo dello splendido isolamento veltroniano, va ricostruita una sinistra riformista che è fatta di Pd, di socialisti, di Verdi e di Sinistra Democratica. Poi è fatta da pezzi di partiti. Però è Ferrero che ha vinto il congresso quindi ad oggi la posizione massimalista di Rifondazione è esattamente quella che è uscita dal congresso".

Aderirete alla costituente di Sd? "Noi socialisti rappresentiamo storicamente il riformismo italiano e non c'è un motivo per il quale i socialisti italiani debbano essere messi in un'area di una sinistra che sul piano riformistico è ancora incerta. Però con Sd un rapporto c'è già e ci siamo appena incontrati con Grazia Francescato, quindi i Verdi. Perciò un'alleanza sì". E Rifondazione? Sperate in una scissione? "Vendola l'ha perso il congresso, poi se uscirà da Rifondazione e farà un'altra cosa, eccettera... lo vedremo. Ma a oggi c'è un partito solo con una linea con non conivido". Quindi a oggi dialogo con Pd, Sd e Verdi. Poi se Vendola uscirà dal Prc se ne parlerà... "Esattamente". E i Comunisti Italiani sono fuori? "Ho parlato apposta solo di questi quattro partiti".



28/08/2008

Una partita, quella di Alitalia, che in un paese normale dovrebbe mettere a dura prova la stessa tenuta del governo. Dopo aver perso la l’occasione Air France, la cordata italiana è sempre più con evidenza un grande pasticcio.” Lo ha dichiarato Roberto Biscardini della segreteria azionale del Partito Socialista che ha aggiunto: “Dopo questa vicenda, Alitalia non sarà più una grande compagnia aerea di livello internazionale. Da una parte la cordata italiana si è tradotta in un’operazione finanziaria che potrà far guadagnare qualche euro ai 16 azionisti privilegiati, ma che relegherà Alitalia ad un ruolo marginale nel panorama delle compagnie aeree. Dall’altra una bad company (cioè per definizione una porcata) sulla quale verranno scaricati tutti i costi della vecchia società e che alla fine saranno pagati dai cittadini italiani.” In merito ai problemi di Malpensa e Linate Biscardini ha aggiunto : “Abbiamo sempre sostenuto e ancora sosteniamo che le vicende di Alitalia non devono pesare sulle sorti degli aeroporti. Quindi ragione di più adesso. Non è il piano industriale della nuova Alitalia che deve definire il ruolo strategico del trasporto aereo, che è nelle mani delle competenze autonome dei singoli scali. Linate e Malpensa aumenteranno i loro voli anche se Alitalia non si sarà più. E aumenterà per effetto della domanda di traffico che verrà coperta da qualche altro vettore se Alitalia andrà a ridurre il suo peso.

Ségolène Royal arriva in Italia

dal sito festademocratica.it
Arriva Ségolène Royal
di Claudia Zolfaroli
Ségolène Royal arriva in Toscana, ospite delle Feste del Partito Democratico, a partire da quella nazionale in corso alla Fortezza da Basso di Firenze.
E’ qui che sabato 30 agosto presenterà, alle 17.30, il suo libro “Si la Gauche veut des idées”, un dialogo con il sociologo Alain Touraine, e firmerà le copie nello spazio libreria.
Poi, alle 21, la Royal sarà alla Festa Democratica di Piombino al Parco VIII marzo, al dibattito “Riformisti in Europa”, per parlare del futuro dell’Europa e della sinistra con il segretario del PD della Toscana Andrea Manciulli, quello della Val di Cornia Matteo Tortolini e il segretario nazionale del Partito Socialista, Riccardo Nencini.

*La deriva del PD isolano*

Raffaele Deidda - 26 agosto 2008

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La deriva del PD isolano Il terremoto che ha spaccato il Partito Democratico sardo ha come pretesto l'elezione di Francesca Barracciu a segretario regionale dopo le dimissioni di Cabras. Ma ciò che è veramente in ballo è la candidatura di Renato Soru alle elezioni del prossimo anno, osteggiata dai ''perpetui'', gli inamovibili della politica che costituiscono un solidissimo partito a parte, blindato, che prescinde dalla formazione in cui militano e di cui sono dirigenti

Il Partito Democratico della Sardegna è stato investito da un terremoto, peraltro difficile da spiegare a chi non ha familiarità con la morfologia politica sarda. I movimenti sismici, in una regione geologicamente non interessata da fenomeni tellurici, si sono concentrati attorno a Francesca Barracciu, consigliera regionale e sindaco del comune di Sorgono, proclamata segretario del PD sardo dopo le dimissioni dell'ex socialista Antonello Cabras, ritrovatosi in minoranza all'interno del partito. La Barracciu, sostenuta dalla nuova alleanza tra Renato Soru, Antonello Soro e Salvatore Ladu, è stata eletta a seguito di forti scontri interni, perché i votanti sono stati meno del 50%, degli aventi diritto. Per i dirigenti del PD sardo vicini all'ex segretario Cabras, Francesca Barracciu è stata eletta con un colpo di mano, contro un accordo preso in precedenza e largamente condiviso. Ciò avrebbe determinato una spaccatura nel partito che, disunito, è destinato a perdere le elezioni regionali del 2009. La responsabilità sarebbe da individuarsi nel governatore Soru, accusato di fare uso di uno "stile di politica plebiscitaria tipica del berlusconismo".

Queste affermazioni, che fanno capo ad esponenti del Pd professionisti della politica di cui si sostentano da molti lustri e di cui continuerebbero a sostentarsi anche in caso di vittoria del centrodestra alle elezioni regionali del 2009, sono rivolte ad un uomo forse caratterialmente poco simpatico ma considerato universalmente l' uomo-simbolo di una Sardegna che non si presenta più "in continente" col cappello in mano e che Berlusconi vorrebbe sfrattare quanto prima dal palazzo del governo regionale. Certamente un personaggio complesso Renato Soru, il più celebre degli imprenditori sardi, amato dagli operai e detestato dai miliardari.

C'entra poco Francesca Barracciu quindi, che sarebbe stata votata dalle componenti PD vicine a Cabras se fosse stata proposta e sostenuta dall'ex segretario regionale, essendo peraltro considerata "in quota" Cabras e possedendo due requisiti importanti per costituire un segnale di rinnovamento in un Partito Democratico regionale gerontocratico: l'essere donna e poco più che quarantenne. Ciò che veramente è in ballo, ed è considerata ancora indigeribile dai gerontocrati, è la conferma dell'antipatico decisionista Renato Soru, che iniziò la sua esperienza politica dichiarando "non farò un solo piacere personale", a candidato governatore della Sardegna nelle elezioni regionali del prossimo anno. Walter Veltroni, chiamato dai supporters di Cabras a dirimere la controversia sarda, ha salomonicamente decretato che la commissione di garanzia è l'unico organo che può decidere sulla legittimità o meno dell'elezione della Barracciu, mentre ha ribadito (uscire dall'autolesionismo talvolta è salutare) che l'unico candidato del PD per le regionali del 2009 sarà Renato Soru.

Sarà Luigi Berlinguer, in qualità di presidente della commissione nazionale di garanzia del PD, ad esaminare e a cercare di dirimere domani la sconcertante diatriba sarda. Non è però da escludersi che, se verrà convalidata da parte della commissione di garanzia l'elezione di Francesca Barracciu, non prosegua l'azione legale nel frattempo intentata, col ricorso al giudice ordinario, da parte di un esponente non di primo piano del PD sardo, il vicesindaco di Quartu Sant'Elena, notoriamente vicino all'ex segretario Cabras.

Ad osservare e a leggere "dentro" le vicende del Partito Democratico in Sardegna è forte la tentazione di rinchiudersi in un silenzio assordante, dove ad urlare con forza non è la voce ma è il senso di estraneità, di rabbia, di delusione, di rammarico per aver creduto, o almeno sperato, pur fra mille titubanze e mille critiche sul metodo, che il nuovo partito avrebbe dato vita a una nuova stagione in cui democrazia e partecipazione fossero parole strettamente legate a un coerente e conseguente agire politico e non alle lotte intestine, ai mezzucci e ai veleni. Strumenti, questi ultimi, ben noti e ben utilizzati dai "perpetui" già democristiani, già socialisti craxiani supportati da amici e compagni che erano già "eterni" ai tempi della DC e del PCI, gli inamovibili della politica che costituiscono un solidissimo partito a parte, blindato, che prescinde dal partito in cui militano e di cui sono dirigenti.

Il partito dei perpetui le elezioni le vince sempre e comunque, a prescindere dalla coalizione che andrà a governare un comune, una provincia, una regione, lo stato. Il "porcellum" in questo caso si dimostra di estrema utilità per il partito dei perpetui. È un partito di minoranza ma provvisto di fortissime credenziali che si traducono in un potere che permette la continuità nella gestione privatistica della cosa pubblica in qualsiasi condizione ambientale come fosse cosa propria, con regole non scritte ma estremamente precise e immutabili nel tempo. Importa forse a costoro collocare e tenere il partito al centro del dibattito politico? Ma quando mai, se questi dirigenti politici si sentono dei generali a vita legittimati a muoversi in autonomia alla ricerca di nuove e, soprattutto, vecchie alleanze, ufficiali di lungo e lunghissimo corso che serrano le fila dei propri ranghi a presidio delle postazioni acquisite.

Ha una qualche importanza per costoro la comunicazione politica e la partecipazione civile? Importa forse se la battaglia politica, finalizzata più a distruggere l'avversario interno che quello esterno, condotta contando colonnelli e truppe con piante organiche alla mano e con accordi frutto di camarille e di intese sottobanco condanna il partito, l'elettorato fidelizzato e quello potenziale del Partito Democratico a decenni di marginalità? Certamente costoro non sentono l'obbligo morale di rispondere al credito che hanno assegnato al Partito Democratico quegli elettori che, pur non approvando appieno la linea politica veltroniana, hanno riposto nel PD un'aspettativa di nuovo linguaggio politico, di nuovo impianto concettuale.

Oggi che gli apparati di partito e i militanti non esistono più, il partito dei perpetui altro non riesce a proporre se non la personalizzazione della politica che continua a produrre leadership di vertice e una nomenclatura attestata nelle istituzioni, desolatamente incapace di parlare all'esterno. Questo, peraltro, a fronte della Caporetto politica della sinistra radicale, che pur avendo favorito il risultato elettorale del PD, rischia di creare un clima di sfiducia nel tessuto sociale tale da rendere più difficile la propensione al conflitto da parte di uomini e donne che "hanno già dato" mettendosi in movimento, contrastando democraticamente un destino di povertà per i ceti già medi che l'ideologia della destra "liberale" persegue con determinazione, mediaticamente mascherata dai lustrini e dalle paillets delle televisioni del premier, comprese quelle RAI ormai a reti unificate.

L'esperienza della Lega, che con il clamoroso risultato elettorale conseguito nelle elezioni del 13 e 14 aprile scorsi ha dimostrato quanto sia importante il radicamento nel territorio, i gazebo e i tavolini per la raccolta delle firme, dovrebbe insegnare che esiste ancora un "mestiere della politica" che non è quello caro ai gerontosauri e ai giovani discepoli di questi nati vecchi e cresciuti affilando i denti in attesa di succedere ai capi perpetuandone la gestione, ma è quello di stare vicini alla gente, ai suoi problemi e alle sue aspettative praticando soprattutto l'ascolto che rappresenta essenzialmente la volontà di ascoltare, come i maestri della comunicazione insegnano e come viene percepito da chi si sente ascoltato. Non è indispensabile avere una risposta per ogni cosa, è però fondamentale essere prossimi ai cittadini, riflettere con loro, riprendere dialoghi interrotti, ragionare insieme. Si tratta sostanzialmente di recuperare gli insegnamenti degli antichi maestri. È circolato per decenni un aneddoto su Enrico Berlinguer che, dialogando con un giornalista, avrebbe detto con il suo mai mutato accento sardo: "Sonno vennutto dalla Sardegna emmigratto" Il giornalista, divertito, gli chiese: "Ma perché si gratta onorevole?" La stessa domanda: "Perché si gratta onorevole?" sarebbe interessante rivolgerla a chi è venuto dopo Berlinguer per occupare posizioni di rendita, magari dopo aver frequentato un corso di dizione.

All'inizio della campagna elettorale di Veltroni versus Berlusconi qualcuno aveva tradotto la sigla PD in "Perdere oggi per vincere Domani", però dopo aver guadagnato autorevolezza e rispetto e attirato tanti consensi da non rendere improbabile la proiezione del PD alla posizione di primo partito italiano. Sarebbe davvero imperdonabile, e tragicamente irreversibile, se l'esempio sardo infettasse altre regioni: ci si dovrebbe mestamente rassegnare a tradurre la sigla PD in "Perdere oggi ma anche Domani". All'opzione del morire berlusconiani resterebbe solo l'alternativa della "emmigrazionne", in senso berlingueriano, in un altro paese diversamente civile e democratico.

Comiso, la destra cancella Pio La Torre

di Claudio Fava

http://www.sinistra-democratica.it

Quando la mafia ammazzò Pio La Torre, l'attuale sindaco di Comiso Giuseppe Alfano aveva solo otto anni. Pochi. Un'età in cui le cose della vita hanno ancora contorni sfumati, e anche il dolore di un popolo, la violenza, la rabbia sono parole sfocate, concetti astratti. Non so se sia questo vizio di memoria a non permettere al sindaco Alfano di capire la gravità del suo gesto. Che non è solo un gesto inconsulto o uno sberleffo agli avversari sconfitti: è un gesto mafioso. Nel senso che riproduce l'intima cultura della mafia, la sua vocazione a cancellare uomini e memorie, a pretendere che si parli d'altro, che ci si preoccupi d'altro, che si guardi altrove. Pio La Torre, a Comiso, non è il nome di un aeroporto: è la storia di un popolo, raccolta in uno dei suoi rari e felici momenti di indignazione. Pio La Torre sono i centomila siciliani che ventisei anni fa si presero le piazze e le strade di quel paese e andarono a manifestare davanti ai cancelli della base americana contro i missili cruise. Io c'ero, e ne porto memoria non come una consolazione o come un privilegio: c'ero e basta, confuso tra gli altri, convinto che quel giorno finiva qualcosa, forse il tempo di un'adolescenza che si era protratta troppo a lungo, e che dopo quella manifestazione nessuno di noi avrebbe potuto fingere di non capire.
Pio La Torre lo ammazzarono ventisei giorni dopo. Anche per quella mobilitazione, per i centomila in piazza, per il milione di firme che seppe raccogliere in poche settimane, per aver mostrato ai mafiosi l'esistenza di un'altra Sicilia, d'un altro modo di stare al mondo e di battersi contro le cose oscene di quel mondo. Per questo gli hanno avevano intitolato l'aeroporto di Comiso un quarto di secolo dopo la sua morte. Tardi. Ma comunque in tempo a recuperare il filo di quella storia e di quella morte.
Adesso arriva questo sindaco di trent'anni scarsi, s'appunta sul petto la sua stella da sceriffo e - come gli hanno mostrato tanti suoi colleghi sceriffi, da destra e da sinistra - si convince anche lui che la politica é far rumore, maneggiare delibere come pistole, dettare la propria legge. Solo che altrove se la prendono con i filippini o i lavavetri; in Sicilia, con i morti di mafia.
Ci aveva già provato Gianfranco Micciché, quando faceva il gran cerimoniere all'Assemblea regionale siciliana: "Liberiamoci da questa vocazione al lutto, da questi repertori di lapidi, basta parlar sempre di mafia: togliamo i nomi di Falcone e Borsellino dall'aeroporto di Palermo...". E' per il turismo, si giustificò Miccichè il giorno dopo. Geniale, davvero. Stavolta é peggio. Stavolta il sindaco di Comiso pretende di darsi ragione da solo, e lo fa con poveri argomenti, con parole di miseria: ''Come rileva un sondaggio effettuato a suo tempo, l'intitolazione a La Torre aveva riscontrato scarso gradimento fra i cittadini''. Ecco: è tutto là, in quell'espressione da mercatino televisivo, da auditel della politica: scarso gradimento. E pazienza per Pio La Torre, per le sue battaglie, per il modo in cui è crepato. Pazienza per questi morti di mafia, che ha ragione signor sindaco, troppi morti, tutti lì a prendersi in faccia il vento invece di ripiegarsi come giunchi ad aspettare che la mala giornata fosse passata. Pazienza anche per quei siciliani che per un giorno ebbero l'illusione di essere un popolo fiero e libero. Adesso é tempo che di mafia si torni a parlare a bassa voce. E che si riscriva per benino la storia restituendo all'aeroporto di Comiso il nome che la storia gli aveva dato: quello del generale Vincenzo Magliocco, morto in Africa nel 1936. Altro che mafia.