sabato 30 agosto 2008

*Alle corde*

di Riccardo Morelli

Il settimanale "L'Espresso" funge un po' da cartina di tornasole del centrosinistra. I suoi editoriali tastano il polso della situazione, restituiscono una fotografia alquanto fedele dello "stato dell'arte", ed al lettore abituale pare di cogliere ogni variazioni d'umore e di orientamento, quasi vivesse in prima persona le vicende interne ai palazzi romani.
Così, dopo la stagione del grande entusiasmo per la novità del PD (il partito nato - nelle parole dei suoi stessi fautori - dall'incontro fra le espressioni più avanzate delle cultura politica italiana, e per questo premiato dagli elettori...con una sonora batosta); dopo la presa di coscienza della sconfitta e la sempre rimandata riflessione sulle sue cause; dopo l'indecente spettacolo di un'opposizione incerta e confusa, si è ben pensato da quelle parti di sostenere la campagna decisa nel loft: avviare un forte radicamento del PD nel Paese. A partire dall'attacco della formazione politica che insidia la sua area di riferimento: quel Partito Socialista riformatore, laico, progressista, europeista al quale, alle elezioni, fu preclusa la possibilità di un'alleanza, salvo concederla all'Italia dei Valori, compagine allora ritenuta da Veltroni più affidabile, sebbene meno ideologicamente affine (come dimostrano gli atteggiamenti e le iniziative assunte di recente dal leader di quel partito).

Il menù offerto dall'ultimo numero del settimanale (n. 35/2008) è piuttosto variegato. L'antipasto è l'articolo "Dispotismo Democratico", nella rubrica L'antitaliano curata da Giorgio Bocca: "Silvio Berlusconi non è diverso in questo senso da Bettino Craxi. Il Partito Socialista di Craxi, come quello di Forza Italia berlusconiano, non è un partito di classe o di opinione. E' un insieme di consorterie borghesi che hanno trovato il loro capo, qualcosa che sta fra il demagogo e l'amministratore delegato".
"Nel partito di Craxi il maestro di politica era il compagno Antonio Natali, che insegnava ai giovani l'arte di raccogliere le tangenti per finanziare il Partito. E se qualcuno diceva a Bettino che certe sezioni erano piene di ladri, lui rispondeva:"Adesso mi occupo di vincere le elezioni, poi mi occuperò anche dei ladri". Ma la distinzione fra le finanze del partito e le finanze personali rimase piuttosto fluida. E i veri nemici dei politici, allora come adesso, rimasero i giustizialisti."

Bocca è incline ad intingere la penna nel vetriolo - si dirà - specialmente quando è in gioco la questione morale tanto cara al vecchio PCI.
Allora leggiamo, 4 pagine più avanti, l'intervento del più moderato Edmondo Berselli, dedicato a Renato Brunetta ,"Il Ministro Lorello": "E poi dicono che sono finite le ideologie. E' come nella sintesi di Karl Barth: "Quando il cielo si spopola di Dio, la terra si popola di idoli". Finito il socialismo, almeno nella provincia italiana, sono rimasti i socialisti. Anzi, come dice uno dei divi del Pdl, il Ministro Renato Brunetta: "Io sono un socialista in Forza Italia".La trovata è talentuosa, e a suo modo plausibile..."

Fin qui, solo un po' d'ironia, un velato sarcasmo. Il cuore dell'attacco polemico però è più avanti:

"E allora, come definire l'azione del ministro? Su una base manichea, si innesta un'iniziativa populista: si agitano fantasmi, nemici immaginari, indicando un generico capro espiatorio. Ma questa è demagogia in quintessenza. A suo tempo il populismo socialista provocò l'irritazione di Nino Andreatta, che nella famosa "lite fra comari" con Rino Formica accusò il Psi di "nazional socialismo ..."
"Riformare la pubblica amministrazione è un compito essenziale, ma per uscire dal cerchio dei rimedi medievali (la gogna per i peccatori, i vagabondi, i nullafacenti) occorre un'analisi adeguata, che valuti le differenti realtà territoriali e gli standard di rendimento, magari con qualche confronto europeo, nonché alla fine i danni provocati dalle intromissioni della politica (perchè, quanto a clientelismo, lottizzazioni ed assunzioni di favore nemmeno i socialisti amici di Brunetta scherzavano)".

M'inganno, o qualcuno è alle corde e si rifugia nell'attacco pur di non ammettere la mancanza di una strategia politica chiara e senza compromessi?

Riccardo Morelli

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