mercoledì 27 agosto 2008

Nigra: Il pd ha un solo leader

di Alberto Nigra
Segreteria Nazionale Partito Socialista
26 agosto 2008 - http://torino.repubblica.it
Abbiamo capito che in queste settimane nel gruppo dirigente del PD piemontese sono saltati i rapporti personali. Molto più complicato è comprendere di che cosa si stia discutendo. Della politica con la pi maiuscola o minuscola in questo scontro non c'è traccia o perlomeno all'esterno non ve sono segni percepibili. Se ve ne fossero essi ci consentirebbero di individuare i contenuti di una competizione basata su contenuti di carattere sociale tra una destra e una sinistra interna a quel partito, oppure su una differente concezione della strategia delle alleanze o perlomeno su diverse visioni sul modo di gestire la cosa pubblica. Di certo la contesa non è sull' evidente e stringente necessità di avere finalmente l'istituzione della Città metropolitana, che viene insensatamente contrastata da alcuni, perché temono che essa possa rafforzare Chiamparino. Non vorremmo tra un po' di tempo doverci pronunciare in qualche riunione di verifica della coalizione sul brutto o presunto tale carattere del Sindaco (sic!). Non sarebbe cosa seria.
Vorremmo quindi provare a dare un contributo per decifrare di che cosa si stia discutendo o meglio litigando nel "loft sabaudo" visto dal piccolo osservatorio del Partito Socialista. Innanzi tutto va detto che imputare al solo gruppo dirigente democratico piemontese la responsabilità di questo infruttuoso spettacolo sarebbe ingeneroso. E' evidente che la crisi del PD locale è il segno di una crisi più generale del progetto che sta alle fondamenta di quel partito. Pur tuttavia anche chi ne ha contrastato la nascita non può permettersi di guardare con soddisfazione alla deriva del PD. I rischi che ne derivano sono chiari: consegnare Torino e il Piemonte ad una destra per il momento priva di progetti realmente alternativi, senza essere in grado di contrastarla adeguatamente per non avere in questo paese e in questa regione neppure uno straccio di partito non dico socialista ed europeo, ma almeno riformista e di governo.
Il monito delle ultime elezioni politiche non è servito a nulla? La crisi della sinistra italiana è nota: il PD ha i voti (?) ma non ha una cultura politica di riferimento, il PS ha una storia politica forte, quella socialista riformista, ma non ha voti, la sinistra cosiddetta radicale non ha a questo punto della vicenda né l'una né gli altri. Di Pietro più semplicemente non appartiene alla sinistra. I dirigenti nazionali del PD sono l'immagine impersonificata della sconfitta, anche come conseguenza di un mancato naturale ricambio post elettorale. L'unica risorsa su cui si possa pensare di ricostruire un progetto politico e una classe dirigente sono gli amministratori locali e le esperienze politiche a questo livello.
Il PD piemontese ha un solo vero leader: il sindaco di Torino Sergio Chiamparino. E' una leadership conquistata sul campo, attraverso l'operato amministrativo che ha consentito alla città da lui amministrata di distinguersi in positivo nel panorama delle altre esperienze di centrosinistra del nostro paese. Roma, Bologna, Firenze, Genova, per non parlare di Napoli hanno avuto in questi anni conduzioni meno efficaci e risultati decisamente meno brillanti. Di fatto quindi l'esperienza torinese si è imposta anche in campo nazionale perché Sergio Chiamparino ha provato a fare politica e ha indicato alla sinistra locale e nazionale temi e soluzioni certamente riformiste su rilevanti questioni legate allo sviluppo, alle infrastrutture, alla sicurezza e alla finanza locale e federale. Non tutto l'operato è stato ugualmente condivisibile, ma certo non sono mancati coraggio e originalità.
Proprio per questa ragione se un limite può essere segnalato nell'azione di Chiamparino è paradossalmente quello di non aver ancora deciso sino in fondo di svolgere questa funzione di leadership. Provi il Sindaco ad indicare un percorso e dei contenuti. Chiami le forze riformiste a misurarsi su di essi e contribuisca finalmente a costruire una nuova classe dirigente forte, autorevole e selezionata democraticamente per il futuro dei vertici delle amministrazioni, senza che si debbano riesumare dirigenti di un passato ormai lontano e veramente superato.
Credo che siano queste le vere necessità del centrosinistra torinese e l'unica possibilità per evitare che la sterilità dello discussione in atto cancelli quanto di buono si è fatto in questi quindici anni.

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