sabato 31 maggio 2008

*LUNEDI' 2 GIUGNO, ore 9.30, presso Ostello della Gioventu' di LORETO, e' convocata la riunione del COORDINAMENTO REGIONALE DEL PARTITO SOCIALISTA* Massimo Seri (Coordinatore Regionale Partito Socialista)

Si tratta di una importante riunione convocata in un giorno festivo
per un motivo di necessita'. Martedi' 3 Giugno si terra', infatti, la
seduta del Consiglio Reg.le nella quale si procedera' alla nomina dei
2 Vice Presidenti. Stamattina si e' svolta una riunione tra la Giunta
Reg.le, i Capigruppo ed i Segretari dei Partiti della maggioranza.
Dinanzi alla nostra richiesta di un chiaro riconoscimento politico
attraverso la presenza di un socialista in Giunta, si e' registrata
una risposta "diversificata". Assenso da parte di tutti gli altri
partiti ed una "strana" proposta interlocutoria del PD. E' stata, da
parte loro, per la prima volta, non solo riconosciuta la legittimita'
della richiesta socialista ma anche espresso un SOSTANZIALE ASSENSO
nel merito. Questa e' sicuramente un'importante e positiva novita'
specie perche' motivata dalla volonta', del PD e del Presidente
Spacca, di PREVILEGIARE LA POLITICA DELLE ALLEANZE. La loro proposta
concreta e', pero', "stranamente" strutturata in 2 tempi: Martedi'
l'elezione di un V. Presidente del Consiglio socialista che poi
dovrebbe, pero', DIMETTERSI a Settembre quando, cioe', il PD vorrebbe
fare, contro il parere degli altri partiti che lo vogliono subito, il
"rimpasto" della GIUNTA. In quel momento, hanno assicurato, VI
ENTREREBBE UN SOCIALISTA. A fronte di cio' il nostro Segretario Reg.le
si e', giustamente, riservato una risposta ed ha convocato il
Coordinamento di Lunedi' 2 Giugno. OLTRE CHE INVITARVI A PARTECIPARE
VISTA L'IMPORTANZA DELL'ARGOMENTO, mi e vi chiedo: che senso avrebbe
eleggere un Vice Presidente.. "BALNEARE"? Nella Prima Repubblica
quando si creavano problemi all'interno della Democrazia Cristiana si
ricorreva ai "GOVERNI BALNEARI" (..presieduti da Rumor). Puntualmente
a Settembre i problemi della DC erano stati "scaricati" dentro gli
altri partiti ed, in particolare, all'interno del PSI. EVITEREI DI
RIPETERE QUELLA STORIA RISPONDENDO AL PD DI FIRMARE, DA SUBITO, UN
ACCORDO COMPLESSIVO PER LA GIUNTA. Ivo Costamagna (Coordinatore
Prov.le PS Macerata)

--
Ivo Costamagna
--
ps-macerata.blogspot.com

60° ANNIVERSARIO DELLA COSTITUZIONE: SI PRESENTA IL LIBRO DI BORSELLINO - di Anna Germoni

60^ ANNIVERSARIO DELLA COSTITUZIONE:
SI PRESENTA IL LIBRO DI BORSELLINO
Società (31/05/2008) - di Anna Germoni

Il sessantaduesimo anniversario della fondazione delle Repubblica italiana coincide con il 60° anniversario della Costituzione. Nell’ambito delle celebrazioni di questa ricorrenza, mercoledì prossimo, 4 giugno, alle ore 10, nella sala del Consiglio provinciale di Macerata verrà presentato il libro “Giustizia e verità. Gli scritti inediti del giudice Paolo Borsellino”, nell’edizione “Quaderni del Consiglio regionale delle Marche”. L’iniziativa, promossa dalla presidenza del Consiglio della Provincia di Macerata, dal Consiglio regionale delle Marche, dall’Istituto storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea “Mario Morbiducci” di Macerata, si avvale del patrocinio del Comune di Macerata e dell’Associazione culturale Falcone e Borsellino. Dopo i saluti del presidente del Consiglio provinciale, Silvano Ramadori, del Prefetto, Vittorio Piscitelli, e del sindaco di Macerata, Giorgio Meschini, introdurrà i lavori il presidente del Consiglio regionale delle Marche, Raffaele Bucciarelli. A seguire è previsto l’intervento di Anna Petrozzi, caporedattore della rivista “Antimafia 2000”. Le conclusioni dell’incontro saranno affidate al presidente della Provincia di Macerata, Giulio Silenzi.

Anna Germoni

venerdì 30 maggio 2008

*Domani 31 Maggio, ore 7.50, PIA LOCATELLI ad Omnibus su La7 - Argomento: Prostituzione e revisione Legge Merlin - Partecipano: Santanche', Cappato e Giovanardi*

Ho voluto "segnalarvi" questa presenza perche, per i socialisti, e'
una sorta di "evento". Dopo le elezioni politiche questa e' la prima
volta che un esponente del PS viene invitato in televisione!
Basterebbe questo dato per farci riflettere sulla lunga "traversata
nel deserto" (informativo e non solo) che ci attende e con quale
spirito dovremmo "celebrare" il nostro prossimo Congresso. Ivo
Costamagna

--
Ivo Costamagna
--
ps-macerata.blogspot.com

Dunque...

Dunque il congresso…
Secondo me, e non solo, una scelta sbagliata che ha lasciato agire un riflesso, ancorché comprensibile, tuttavia miope e conservativo, quale reazione alla disfatta elettorale.
Si sa che la prima reazione ad una perdita, ad una sconfitta, è quella di far prevalere il meccanismo di difesa della negazione che però deve essere al più presto abbandonato e, attraverso una coraggiosa presa d’atto della realtà, elaborare strutture cognitive ed emotive più mature e meno rozze della primitiva negazione che, se mantenuta, rischia di compromettere definitivamente la possibilità del superamento della crisi.
Ma tant’è, questo passa il convento e da questa ritualità molto partitica non intendo dissociarmi, ma anzi, mi pongo il problema di come aiutare, per la mia parte, a secondare un processo virtuoso tale, appunto, da trasformare riti autoreferenziati ed esiziali, in occasioni di crescita e reale cambiamento.

Dunque le mozioni…
Credo di non sbagliare affermando che il congresso è il luogo privilegiato del confronto delle opinioni e, pertanto, di elaborazione massima del pensiero politico di un partito e le mozioni dovrebbero essere il frutto e non il presupposto di questo dibattito. Schierarsi su delle mozioni prima del congresso potrebbe ridurlo ad una semplice presa d’atto notarile della conta dei delegati.
Mi auguro che il dibattito congressuale, sia locale, che nazionale, possa offrire spunti che vadano oltre le tre mozioni che, se si esclude un intento da “resa dei conti”, sembrano tutte piuttosto insufficienti e, per molti aspetti, sovrapponibili. Tanto più se si ritiene, come io ritengo, che la tendenza alla trasformazione della politica italiana verso la creazione di grandi partiti-contenitori, come superamento dei partiti identitari ed ideologici, dovrà abituarci ad un confronto costruttivo tra diversi, verso mete condivisibili, piuttosto che spaccare il capello in tante parti quanto saranno quelle in cui intendiamo dividerci.
Ma neanche da questo rito intendo esimermi e, dunque, mi schiero a favore della mozione Locatelli che mi sembra la più aperta, la più inclusiva o comunque la meno esclusiva.
Vedo dal sondaggio che la mozione Nencini, com’era largamente prevedibile, raccoglie il maggior numero di consensi e mi chiedo, consentitemi la malignità, se non sia la riproposizione, questa volta interna, del tanto deprecato voto utile…

Dunque la provincia...
Anche per quanto riguarda la disastrosa situazione del partito a livello provinciale, ritengo che debba essere il congresso la sede in cui definire una strategia di rilancio e non mi sembrano né utili né necessari gli aurodafè che da più parti si richiedono. Ognuno ha la sua opinione, confrontiamoci nel dibattito congressuale, cercando di arrivare ad una conclusione che, naturalmente non potrà essere ecumenica ma che, per questa volta, non produca per questo una scissione ma, semplicemente, una minoranza...

Verso il Congresso

Cari Compagni,

le dichiarazioni e le iniziative dei principali esponenti nazionali del Partito Socialista in vista del Congresso si susseguono ad un ritmo sostenuto, al punto che il blog non è in grado di monitorarle e pubblicarle. Vi invito perciò a seguire gli eventi consultando le News del Partito Socialista che trovate sulla colonna di sinistra, in continuo aggiornamento.
--
Riccardo

giovedì 29 maggio 2008

Riunione della mozione Nencini - Angius: trovato l'accordo

da http://www.democraziaesocialismo.net/sito/

CONGRESSO PS: TROVATO ACCORDO. ORA SI RIPARTE
Si è svolta questa mattina una riunione della Mozione Nencini-Angius. Nel corso della stessa sono stati affrontate le questioni politiche ed organizzative che avevano comportato nei giorni scorsi la non sottoscrizione della mozione nonostante il contributo da noi apportato alla stesura della stessa. Sul piano politico si è ribadito come il Congresso del Partito Socialista debba rappresentare l'atto fondativo di una forza politica della sinistra democratica e riformista, membro del PSE e dell' Internazionale Socialista. Si è inoltre ribadito come il Congresso debba rappresentare non l'atto conclusivo di un percorso costituente, ma bensì il rilancio della fase costituente di una forza socialista nella quale confluiscano tutti coloro che vogliono riaffermare la centralità dell'adesione al PSE come valore politico ed elemento di identità culturale. Sul piano organizzativo si è invece sottolineato come la necessità di avere un equilibrio nella rappresentanza delle diverse aree politiche e culturali che compongono la nostra mozione non sia motivato da un principio di spartizione ma piuttosto di avere nella fase congressuale una mozione che favorisca la formazione di un gruppo dirigente del Partito Socialista, superando definitivamente le precedenti appartenenze. Proprio le difficoltà emerse territorialmente durante la fase costituente per rendere omogenei i coordinamenti, sostanzialmente dominati dallo SDI, ci hanno sollecitato a porre con forza questo tema. Il PS deve nascere come un partito nuovo, nel quale ad ogni livello la scelta dei dirigenti sia frutto di una selezione democratica. di una condivisione politica e della ricerca delle migliori individualità attraverso le quali dare vita ad un gruppo dirigente coeso, operativo e solidale. Pertanto nella Commissione congressuale nazionale, che prevede tre membri per ogni mozione, sono stati designati: Rapisardo Antinucci (SDI) Franco Benaglia (Angius Spini) Biagio Marzo (Nuovo PSI) Si è inoltre stabilito che sulla base dello stesso principio di rappresentanza verranno designati i membri della mozione nelle Commissioni congressuali regionali e di consenguenza al livello provinciale. Al fine di coordinare la mozione nazionalmente si è deciso di dare vita ad un Coordinamento Nazionale, presieduto da Riccardo Nencini. Per la nostra mozione ne farà parte Alberto Nigra. Analogamente sarà utile procedere a mettere in piedi coordinamenti della mozione in tutte le regioni e a livello di Federazioni provinciali.

Nigra: detassare gli straordinari anche ai lavoratori pubblici

da www.partitosocialista.it

Lavoro: Singolare che il Governo pensi solo a vigilantes e infermieri privati
Nigra, Detassare straordinari anche ai lavoratori pubblici
28/05/2008 -
"Il Governo Berlusconi pensa di risolvere il problema dell'efficienza della pubblica amministrazione alimentando la polemica contro i 'fannulloni' - non condivise neppure dal vice presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cazzola - e affermando che le strutture pubbliche sono una palla al piede per il Paese". Lo afferma Alberto Nigra del Comitato promotore nazionale del Partito Socialista. "Fermo restando che gia' esiste una disciplina contrattuale e legislativa volta a sanzionare, nel pubblico come nel privato, comportamenti inadempienti e negligenze che investono, in realta', percentuali residuali degli occupati nell'intero settore - e dunque il Ministro Brunetta non ha nulla da inventare al riguardo - il vero problema e', semmai, ridare competitivita' complessiva al Paese; e cio' dovrebbe viceversa suggerire un miglioramento degli strumenti e delle risorse messe a disposizione della PA per migliorarne la qualita' dei servizi offerti, l'efficienza e l'efficacia. Ma la questione posta dal Ministro e' diversa, e dovrebbe puntare piuttosto l'indice contro chi, nel suo stesso governo, definanzia gli stanziamenti su innovazione digitale e Formez per finanziare il decreto legge in materia fiscale, non riconoscendo al settore pubblico quanto avanzato per quello privato in materia di detassazione degli straordinari e dei premi aziendali. E' singolare che il Governo provveda a detassare gli straordinari dei vigilantes e degli infermieri privati, non prevedendo analogo trattamento per le forze dell'ordine impegnate nella lotta contro la mafia e l'immigrazione illegale, gli ispettori del lavoro contro le morti bianche sui cantieri e il personale delle strutture ospedaliere pubbliche. La questione e' un'altra: Brunetta, surrettiziamente, vuol far saltare il modello contrattuale del settore pubblico, riconsegnare la gestione dei rapporti di lavoro alla politica e non rinnovare i contratti scaduti e, di fatto, avanzando unilateralmente la disdetta dell'accordo sul costo del lavoro e il modello contrattuale siglato dallo stesso Governo nel 1993. Ma il Ministro del Lavoro ne e' al corrente?".

Battilocchio: no al "Porcellum" europeo

da http://www.partitosocialista.it/

Legge elettorale. "Lavoriamo invece per reintrodurre le preferenze anche in ambito nazionale"
Battilocchio, no al porcellum europeo
28/05/2008 -
""In un Paese afflitto da problematiche serie ed emergenze quotidiane la classe politica rischia di dare un pessimo segnale se si appassiona ad una discussione, molto provinciale, sul sistema elettorale per l'Europarlamento. Più corretto sarebbe discutere prima della complessiva riforma delle Istituzioni, quindi della modifica della assurda legge elettoraleitaliana, con la reintroduzione delle preferenze anche in ambito nazionale e quindi dei meccanismi per le elezioni europee". E' quanto scrive l'Eurodeputato del Partito Socialista, Alessandro Battilocchio, sul blog decidoio.ilcannocchiale.it aperto da alcuni cittadini contro la modifica del sistema elettorale per le elezioni europee. "Si sta invece procedendo al contrario", nota Battilocchio. "Abolire le preferenze – aggiunge - rappresenterebbe una regressione democratica che dobbiamo assolutamente scongiurare, per evitare di aumentare la cesura tra gli eletti e gli elettori e la distanza tra la politica ed il Paese. Per questo condivido in pieno la vostra iniziativa che si aggiunge ad una serie di segnali, politicamente trasversali, che stanno partendo dal basso in ogni parte d'Italia. I cittadini, stavolta, non si faranno sottrarre il sacrosanto diritto di scegliere i propri rappresentanti".

Nencini: lacità, la grande fraintesa

da www.partitosocialista.it

Essere laici significa avere un abito mentale in grado di distinguere tra ragione e fede
Nencini: laicità, la grande fraintesa
28/05/2008 -
«Laicismo e Laicità non sono sinonimi. Laicità è l'atteggiamento per cui uno Stato garantisce libertà di culto ai fedeli di tutte le religioni e riconosce la neutralità dello Stato. Laicismo è un atteggiamento dello Stato diretto a limitare le religioni nell' ambito esclusivamente privato. Di qui il cosiddetto anticlericalismo. Per noi socialisti Laicità significa semplicemente "tolleranza" e "misura" e si coniuga bene con chi ha una visione riformista della società, capace di credere fortemente nei propri valori ma rispettosa degli altri». Lo afferma, in una dichiarazione, Riccardo Nencini, candidato alla segreteria del Partito socialista e Presidente del Consiglio regionale della Toscana, a proposito del dibattito su Laicità, Chiesa e Potere. «Difendere e sostenere – continua Nencini - l'estendersi di diritti di terza generazione, dal riconoscimento delle diverse forme di famiglia, al diritto alla conoscenza, alla formazione, alla piena libertà di ricerca, per esempio, non è contrapporsi o limitare il diritto della Chiesa a perseguire i propri obiettivi e a tutelare le proprie convinzioni; è attuare una politica riformista seria e responsabile. Equiparare unioni di fatto a nuclei familiari quando entrano in gioco concessioni di mutui, contributi, agevolazioni per immobili o per l' applicazione di norme su rapporti di lavoro e sistema previdenziale, per l'accesso a servizi socio educativi, non è fare una politica anticlericale». «E', questa, della progressiva estensione dei diritti, - secondo Nencini - il nocciolo di una politica riformista e la vera strada per una visione moderna della laicità dello Stato e per una chiarezza dei rapporti con la Chiesa. In buona sostanza essere laici significa avere un abito mentale in grado di distinguere fra ciò che si persegue, attraverso la ragione, con la politica, le riforme, la risoluzione e la tutela dei diritti umani e dei bisogni individuali, da ciò che è invece oggetto di fede». «E' una posizione la nostra – conclude Nencini - che trova il più autorevole sigillo nella stessa Costituzione italiana dove il tema della laicità dello Stato diventa elemento essenziale e fondante di una democrazia e nei principi posti a base della integrazione europea».

Del Bue e la via intitolata a Craxi

da www.partitosocialista.it

Per intitolare una via a Craxi i socialisti dovevano aspettare Alemanno?
Del Bue. Fa un po’ ribrezzo la reazione dei dipietristi
28/05/2008 -
"Davvero incredibile. Certo che Alemanno, per poter intitolare una via ad Almirante, aveva bisogno di individuare un pacchetto rappresentativo di altre tradizioni politiche._Così Mauro Del Bue del Comitato Promotore nazionale del partito Socialista - Da qui, il suo sguardo verso quella democristiana a cioè Fanfani, quella comunista e cioè Berlinguer, e quella socialista e cioè Craxi. Resta il fatto che nessun altro sindaco di Roma, vedasi Rutelli e Veltroni, aveva mai pensato al leader socialista. Certo - osserva Del Bue -fa un po’ ribrezzo la reazione dei dipietristi, per i quali nulla osta l’intitolazione di una via al leader fascista e post fascista, e ai quali invece suscita scandalo il ricordo del leader socialista. Ognuno - conclude Del Bue - ha i compagni di strada (apparentati) che merita.

*Adesione Appello On. Battilocchio contro eliminazione preferenze alle Elezioni Europee*

E' il secondo appello che sottoscrivo in poche ore. Noi socialisti
dovremo abituarci a queste forme "extraparlamentari" di partecipazione
democratica che consideravamo quasi superflee quando a prevalere erano
i microapparati paraistituzionali. Anche da qui passa la difficile
"ricostuzione". Nel merito dell'Appello: la mia e' una adesione
convinta ma solo come primo passo. Oggi i socialisti debbono lanciare,
magari al Congresso, una ben piu' grande BATTAGLIA DI LIBERTA'. In
Italia siamo, ormai, al "monopartitismo imperfetto". Occorre
rispondere ritornando alla... Rivoluzione Francese: "UNA TESTA, UN
VOTO" ed alla battaglia di Turati e Don Sturzo per una LEGGE
ELETTORALE PROPORZIONALE CON PREFERENZE, SENZA SBARRAMENTI E PREMI DI
MAGGIORANZA. Altro che "semplificazioni" e voto utile, la vera
Democrazia e' pluralismo. Stiamo... "scherzando col fuoco". Oggi
sarebbe una posizione impopolare? Le "buone" battaglie all'inizio lo
sono quasi sempre state. Avanti! Ivo Costamagna (Coordinatore Partito
Socialista Provincia di Macerata)

--
Ivo Costamagna
--
ps-macerata.blogspot.com

mercoledì 28 maggio 2008

*Adesione all'Appello de il Riformista: "FACCIAMOCI SENTIRE DA AHMADINEJAD"* - Per leggere l'appello: www.ilriformista.it - Per aderire: iran@ilriformista.it

---------- Forwarded message ----------
From: ivo costamagna <ivocostamagna@gmail.com>
Date: Wed, 28 May 2008 18:21:03 +0200
Subject: Adesione Appello "FACCIAMOCI SENTIRE DA MAHMUD"
To: iran@ilriformista.it

Aderire ad un appello a volte puo' sembrare un esercizio tanto rituale
quanto privo di concrete conseguenze. Se, pero', ci abituiamo persino
a non farci sentire da chi nega sia la tragica verita' storica della
Shoah e sia il diritto all'esistenza dello Stato di Israele allora
significa che rinunciamo non ad un "rito" ma che siamo, ormai,
pericolosamente assuefatti a tutto. "Il sonno della ragione genera
mostri". Per questo aderisco con grande convinzione. Ivo Costamagna
(Coordinatore Partito Socialista Provincia di Macerata)

--
Ivo Costamagna
--
ps-macerata.blogspot.com

--
Ivo Costamagna
--
ps-macerata.blogspot.com

I pionieri di Chianciano Terme

I pionieri di Chianciano Terme

Andrea Scarchilli - 26 maggio 2008
www.aprileonline.info

I pionieri di Chianciano Terme Prende quota l'iniziativa nata dall'assemblea dei mille. Si pensa a un soggetto transpartitico che consenta il doppio tesseramento. Sarà laico, liberale e dovrà dialogare con Pd e sinistra. Alla prima riunione presenti, tra gli altri, Salvi, Folena, Manconi e Tranfaglia. Il 13 giugno prossimo il secondo incontro

Ci si era lasciati, una ventina di giorni fa, con il socialista Mauro Del Bue incaricato di tirare le fila del post - Chianciano Terme. Da quell'assemblea , dei mille poi ridottisi a seicento, era venuta fuori l'idea di mettere assieme, oltre i partiti, i socialisti, i radicali e, più genericamente, i laici e i liberali. Qualcosa che superasse gli antichi steccati, una Rosa nel pugno più ambiziosa e larga e meno partitocratica.

Del Bue ha deposto la prima pietra. Ieri (domenica) ha riunito una serie di personalità per inaugurare il percorso del progetto. Si pensa a rafforzare le strutture del partito radicale e ideare un doppio tesseramento, in modo da rendere compatibile l'adesione al nuovo assembramento "liberal - radicale" con la militanza a qualsiasi altra formazione. Linee programmatiche, per ora, non ce ne sono. Tutto è rinviato al 13 giugno prossimo quando, dopo il secondo incontro, se ne dovrebbe sapere di più. Per ora, ci si limita ad affermare (dato per scontato il Dna laico e liberale) che il nuovo soggetto transpartitico (dire di più è rischioso) "deve dialogare con il Pd e la sinistra". Certo, il parterre di ieri era parecchio gallonato: c'erano Cesare Salvi e Pasqualina Napoletano di Sinistra democratica, Nicola Tranfaglia del Pdci, Pietro Folena ed Elettra Deiana di Rifondazione comunista, persino l'ex sottosegretario alla Giustizia Luigi Manconi, unico del Pd. Assente, ma solo fisicamente, il verde Marco Boato.

Il prossimo appuntamento dei "chiancianesi" avrà come base di discussione la crisi della democrazia. Le articolazioni della crisi delle istituzioni democratiche, spiega Del Bue ad "Aprileonline", sono molte e si vedono nella legge elettorale che non permette ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti, nel duopolio televisivo strozzato, nella struttura interna, anticongressuale, dei principali partiti politici. Sarà questo, quindi, il primo sasso lanciato da quelli di Chianciano. Si parlerà, poi, di come organizzare il nuovo soggetto. Del Bue non ha voluto sbilanciarsi, per ora quello del doppio tesseramento appare l'unica stella polare. Del resto, l'ex vicesegretario del Nuovo Psi lo sa, ci troviamo alla vigilia di importanti congressi. Giusto sette giorni dopo il 13 giugno si svolgerà quello del Partito socialista, dove si fronteggeranno due mozioni che avranno come alfieri e candidati segretari Pia Locatelli e Marco Nencini. Il documento della Locatelli è un manifesto per il processo di Chianciano, l'altra (quella che con tutta probabilità avrà la meglio), è un input al pressing sul Pd per diminuirne le tendenze solitarie e spingerlo a un nuovo schema di alleanza con il Ps, in pratica quello che non riuscì a Enrico Boselli prime delle ultime elezioni. Tuttavia, assicura Del Bue, l'esito del congresso è indipendente dalla riuscita dell'operazione: ne è la prova la presenza, alla riunione di ieri, del socialista Gerardo Labellarte, che è per Nencini segretario. Poi, a luglio, ci sarà la disfida per la leadership di Rifondazione, in autunno i Verdi dovranno decidere se schierarsi con il Partito democratico o contribuire alla rinascita della sinistra. La cautela, insomma, è d'obbligo. Almeno per ora, almeno sule forme organizzative, meglio rimanere sull'indistinto.

Dice il leader radicale Marco Pannella: "C'è sicuramente la disponibilità a creare un coordinamento tra noi ma si è stabilito, per prudenza e serietà, di stabilirlo se mai entro la metà di giugno. C'è tutta la maturità e la consapevolezza di chi non ha voglia di fare scissioni, quali esse siano". Rimane in piedi, come già era stato promesso a Chianciano Terme nei primi giorni di maggio, che la delegazione parlamentare dei radicali (sei deputati e tre senatori all'interno dei gruppi del Pd) farà da sbocco istituzionale alle iniziative del coordinamento. Un'offerta non da poco, rivolta a un gruppo di esponenti di partiti in gran parte usciti da Montecitorio e da Palazzo Madama.

lunedì 26 maggio 2008

"Il gruppo dei 100 giovani” a sostegno della mozione per Nencini segretario: costruiamo il socialismo I-pod

"Nell'era di My Space e di Second Life  il partito che nascerà dal congresso di Fiuggi del 5-6 luglio dovrà essere un partito  "I-Pod", un compagno di viaggio assiduo, affidabile ed a portata di click, che riesca a dare delle risposte  concrete e tangibili ai cittadini. Occorre  riappropriarsi di quel pragmatismo riformista che da troppo tempo manca nelle amministrazioni delle città, dei municipi e degli enti locali; negli ultimi anni troppo spesso abbiamo assistito alla politica spettacolo, in cui gli amministratori della cosa pubblica piuttosto che creare le condizioni percorribili nell'interesse della comunità, hanno preferito le copertine, il gossip e l'antipolitica. Il socialismo italiano rinascerà soltanto se sapremo riallacciare un sano rapporto con la società, attraverso una politica che sappia ascoltare, costruire, decidere. Occorre dare risposte alla sfiducia esistenziale che è oggi diffusa nell'Italia, in particolare nell'Italia dei giovani; generazione che è la prima a vivere il senso di solitudine e precarietà che investe il cittadino globale. Ripartiremo, dunque, dalla quotidianità e dal "Socialismo degli ultimi",  dotati di quel sano spirito garibaldino  che pur non sfociando nel movimentismo becero, sia antitetico alla "staticità da Palazzo". L'impegno del "gruppo dei 100 giovani" in questo contesto sarà volto ad integrare e valorizzare nel movimento socialista quelle intelligenze che rimangono sempre più  al chiuso delle fredde case universitarie od inespresse e a favorire un ricambio generazionale non fondato su una mera questione giovanilistica,  ma imperniato sul merito, sulla tenacia e sulla passione.

Contrasteremo con ogni risorsa democratica, chi si ergerà a curatore fallimentare del socialismo italiano. E ci metteremo da subito a disposizione, per il rilancio della Questione Socialista e del PS, che si concretizzerà  solo se  sapremo coniugare al meglio l'esperienza dei più "anziani" con lo spirito innovativo di noi giovani. Vogliamo portare una ventata di rinnovamento nelle idee, nei metodi e nei linguaggi. Per un Partito Socialista che torni a riacquisire la propria dignità; ottimista ed attrezzato per le difficili sfide di oggi e di domani.  Noi ci siamo!

 

Con la mozione "Un nuovo inizio per il Partito Socialista" per una scelta chiara.

Con Riccardo Nencini per "il rinnovamento, la discontinuità e la meritocrazia."

Insieme, per costruire il futuro.

 

Primi firmatari: Francesco Maria Gennaro - Marche, Chiara Lucacchioni - Umbria, Angelo Bramato - Puglia, Paolo Spediacci - Toscana, Luca Grossi - Lazio, Martina Barcelloni Corte - Veneto, Gianluca Dominici - Umbria, Alvise Marzo – Lombardia, Michele Ballini – Toscana, Giuseppe Potenza  -  Emilia Romagna, Matteo Pugliese – Liguria, Antonio Albano – Umbria, Pasquale Vitobello – Puglia, Alessandro Maggiani – Toscana, Riccardo Morelli – Marche…..

(I nomi sopra indicati, rappresentano i primissimi firmatari dell'allegato alla mozione per Riccardo Nencini segretario. Per motivi organizzativi, la lista completa potrà essere pubblicata solo tra qualche giorno. Intanto, le sottoscrizioni sono aperte.)                                 gruppodei100@libero.it



domenica 25 maggio 2008

Nuove generazioni e ruolo dei giovani nel PS

da www.mrsocialism.com

A malincuore, si è dovuto registrare, nel percorso Costituente, il fallimento di un tavolo comune e di un'intesa unitaria, nel vivaio socialista. La logica cooperativistica e la regola del "meno siamo e meglio stiamo" che hanno caratterizzato il clima e le scelte nel partito sono state adottate, purtroppo, anche all'interno del gruppo giovanile.

Causa che è da ascrivere alla continua strumentalizzazione della sua stessa utilità. La gestione ad usum delphini è stata finalizzata esclusivamente alla lottizzazione ed alla conquista di ipotetiche "quote bebè" nel futuro organigramma del Partito, anziché progettare risposte concrete per una generazione in oggettiva difficoltà.

La prima querelle è sorta già sulla tempistica della nascita del movimento giovanile. E' inaccettabile ed irricevibile, oltre che illogico, costruire una struttura giovanile, senza ancora la presenza di un Partito. Neanche i progressi della scienza sono stati in grado di mettere alla luce un pargolo prima dei propri genitori.

A danno della crescita complessiva del partito, si è impedita, inoltre la condivisione comune di scelte in merito al tesseramento(aggiuntivo rispetto a quello del partito e quindi esoso e poco accessibile per i giovani) ed alla linea politica (esclusivamente imperniata su tre punti: laicità, laicità, laicità); annientando, di fatto, i criteri di collegialità, pluralità, democrazia e pari dignità (doverosamente fisiologici nelle nuove generazioni).

Un'altra occasione persa, a vantaggio della più becera ed interessata miopia e delle logiche decisionali di stampo oligarchico.

Bisognerebbe comprendere che il target(cui farebbe riferimento una struttura "under" socialista) del futuro elettore è da ricostruire in toto, perchè non ha potuto conoscere il PS(i), per limiti generazionali. Pertanto ci attenderà una strada ancora più in salita. Soltanto un percorso palingenetico di costituzione di un movimento giovanile partecipato, che rappresenti un luogo di confronto, dibattito ed aggregazione, un laboratorio in divenire di idee, una palestra di vita, potrà dare risposte positive, formando un'idonea classe dirigente futura.

Oggi, però, nelle sconcertanti condizioni in cui versa il nostro Partito, che, agonizzante, lotta per la sopravvivenza, è più che mai essenziale che le nuove leve rivestano un ruolo organico nel partito per rilanciare una prospettiva d'avvenire. Prioritario, uno sblocco delle energie fresche e dinamiche, a tutti i livelli, centrali, locali e periferici, agevolando ed alimentando la formazione "sul campo" dei prossimi quadri.

Lungi dal caldeggiare rigurgiti giovanilistici, riteniamo fondamentale la valorizzazione e l'ottimizzazione immediata delle risorse più giovani al fine in primis di aggiornare linguaggi, metodi e messaggi(e quindi svecchiando l'immagine logora che la collettività attribuisce al nostro partito), conquistando così la fiducia e l'attenzione di una più larga parte dell'opinione pubblica.

In definitiva, in un partito che deve essere rilanciato vi è la necessità di un ricambio guidato ed intelligente, con l'opportunità immediata di costituire un progetto che si sintetizzi con una squadra, che sia un mix virtuoso tra esperienza e novità(che sia indirizzata prevalentemente all'aspetto organizzativo). Parallelamente si dovrà abolire l'attuale struttura giovanile e ripensare strutturalmente una rinnovata piattaforma di intervento mirato, volto a ramificare la cultura socialista negli ambienti didattici ed accademici, a partire dai luoghi di formazione primaria.

Il vuoto che possiamo colmare ed i contenuti

Interrogarsi sul ruolo del PS nel panorama politico italiano vuol dire più in generale chiedersi quale sia la funzione dei partiti politici odierni. L'autoreferenzialità sembra essere diventata la cifra caratteristica della classe dirigente del nostro Paese. La società di oggi, sfiduciata, fatica ad individuare riferimenti politici in grado di recepire le proprie istanze ed offrire le adeguate soluzioni.

L'opinione pubblica è diventata pertanto diffidente, guardinga ed esigente, non si accontenta più di slogan pubblicitari. Non basta più la formula "scuola pubblica, scuola pubblica, scuola pubblica" ma sovente si esige un approfondimento tecnico ed una competenza settoriale spesso carente nella nostra classe politica. Tale falla rappresenta una delle chiavi di lettura che fa avanzare i fenomeni del populismo e del qualunquismo ( vedi il "grillismo", l'affermazione del PM d'assalto Di Pietro e il libro La Casta) perché retrocede la politica in senso alto, che scalda i cuori ed elabora opportune ricette. Occorre dunque differenziarsi nei metodi, accogliendo i contributi che vengono dalla società, puntando a coinvolgere energie intellettuali esterne al partito, liberando risorse altrimenti inespresse. Un esempio felice in tal senso è stato quello delle "Primarie delle Idee", rimasto purtroppo un episodio isolato nel percorso della Costituente. Questo esempio che rimarca la mancanza di sintesi programmatica e testimonia ulteriormente la latitanza di una reale volontà inclusiva dei vertici del PS, a riprova del fatto che da parte della solita elitè, non si era scelta la cultura del progetto e la via dell'autonomismo per poter rimanere subalterni ai "padroni" del PD.

Ripartiamo dai contenuti. La sentenza elettorale ci dimostra che l'elettore tende sempre più ad anteporre la tutela dei propri legittimi interessi alla propria connotazione ideologica.

Proprio perché il pragmatismo ha oggi la meglio sull'ideologia, pur mantenendo la nostra identità, dobbiamo puntare ad individuare interlocutori e istanze non rappresentati dall'attuale offerta politica: pensiamo sia a determinate frange della società, come settori del mondo della piccola e media impresa, l'universo dei giovani ricercatori e dei docenti, l'artigianato dell'eccellenza e del made in Italy, sia a nuove categorie di cittadini per certi aspetti trasversali, come ad esempio i lavoratori-pendolari e il popolo, variegato e disomogeneo, delle Partite Iva.

Basta con scarni richiami ad un laicismo dogmatico e fondamentalista, che così radicalmente espresso, non è proprio del dna socialista, né tantomeno figlio della cultura liberale. Porre tra le priorità assolute, la questione sociale. Trattando tale questione così delicata e complessa, non possiamo prescindere da un consolidato e virtuoso rapporto di collaborazione con il sindacato riformista a noi più vicino, l'UIL. Dobbiamo palesare la volontà ineludibile di rappresentare tenacemente le istanze dell' "under-class", dei deboli, degli emarginati e degli ultimi, scardinando il muro incrostato dell'indifferenza e delle caste. Lobbies, che nel nostro Paese condizionano massicciamente l'assetto economico e l'impianto sociale, immobilizzando lo sviluppo, arrestando la crescita e limitando una più equa ed efficiente distribuzione, all'insegna della speculare conservazione dello status quo.

Uno dei rimedi democratici e percorribili per debellare l'immobilismo dell'autotutela dei privilegi, è una netta scelta di una politica fondata sulle liberalizzazioni e sulle deregolamentazioni di mercato. Soprattutto in quei settori, in cui vige un sistema di monopolio, che ricatta le tasche del cittadino. Uno dei ruoli che lo Stato deve rivestire in questa transizione è quello di sorvegliare le regole della liberalizzazione in modo da creare una dimensione in cui vi sia una giusta e reale concorrenza; col risultato di trasferire le rendite di cui godevano alcune categorie privilegiate, al consumatore.

Ricominciare ad essere i vigilanti per antonomasia dell'articolo 1 della nostra Costituzione, in tutte le forme fisiologiche del mercato professionale. Votati alla flessibilità ed all'opportunità, non senza coniugarne le dovute garanzie(riappropriamoci dei meriti storici di una figura importante come Giacomo Brodolini e non continuiamo a farci scippare la lungimiranza di Marco Biagi, che ha pagato con la vita la modernità delle sue idee; idee di un socialista).

Acquisire, e ricodificare la cultura della mobilità sociale, fattore socio-economico organico dell'era post-industriale.

Purtroppo la "mobilità sociale", una parola difficile, che in Italia quasi non esiste. E non è una bella scoperta. Nel nostro Paese, il 40% dei figli, fa lo stesso lavoro del padre. Solo uno su 10 è "mobile", nel senso che cerca la propria strada autonomamente. Indice, peraltro, che denota palesemente l'esistenza stagnante di una logica corporativista. Ma tale inadeguatezza sociale proviene da molto lontano, già dall'impianto didattico che incontriamo nella fase adolescenziale e via crescendo e da una concezione sociologico-generazionale che è incline talvolta alla fannulloneria ed alla staticità.

Per debellare queste carenze, occorre puntare sul merito, attuando un percorso capillare e pragmatico, di lungo respiro. La cultura del cambiamento, della mobilità, dell'internazionalità e dell'interdisciplinarietà, divengono quanto mai necessarie per dotarsi di una specializzazione flessibile in grado di intercettare il turbinio dei mutamenti..

Lo studente-lavoratore di oggi e di domani deve essere anche un cittadino con una cultura politica per partecipare alle grandi scelte nella società e nell'azienda, avere una cultura storico-internazionale per combattere ignoranza e razzismo, cambiare lavoro più volte nel corso della carriera e quindi studiare tutta la vita per non essere emarginato (e disoccupato) dai grandi cambiamenti, anzi per progettarli e realizzarli. Peccato che ciò non avvenga, infatti la realtà ci comunica che un giovane, una volta che entra nel mercato, smette di investire nella propria formazione, rischiando di rimanere indietro e non conoscere le nuove tecnologie e teorie. Mentre nei Paesi Scandinavi la media è mille ore di formazione durante la vita lavorativa, in Francia sono 713, nei Paesi Ocse 390, in Italia sono appena 82.
Ne consegue che se in Europa il tasso di disoccupazione dei neolaureati è del 5%, in Italia è di ben il 13,9%. Il che vuol dire che ogni volta che si incontra in Europa un ragazzo senza lavoro, nel nostro Paese se ne incontrano tre, il triplo.

La salute ed il benessere devono rappresentare le condizioni da tutelare irrimandabilmente e costantemente. Se c'è ancora una branca, in cui la sinistra, anche quella riformista e liberale, vale la propria definizione, con la scelta dell'opzione della "mano dello stato", è la sanità. Sanità efficiente, sanità per tutti. Un settore da ripensare e riprogettare strutturalmente. Dall'incremento ingente delle somme destinate alla ricerca scientifico-sanitaria; all'abbattimento delle liste d'attesa, mediante la digitalizzazione; alle modalità di selezione dei manager, primari e coloro che posseggono responsabilità rilevanti (non si può lottizzare sulla vita delle persone). Basta con l'inoperosità ed oziosità degli "addetti ai lavori", basta con i medici con la tessera di partito. Ripristinare un giusto metro incardinato sulle capacità.

In senso più esteso, per condurre il nostro Paese fuori da un cono d'ombra rappresentato da una prospettiva ineludibile e probabilmente irreversibile, di recessione economica, sociale e culturale, urge ripensare ad una grande riforma strutturale e capillare. La chiave di volta dovrà essere un progetto ragionato e pragmatico di lungo respiro, fondato sulla promozione dei meriti e sulla salvaguardia dei bisogni.

Non più soluzioni una tantum, né "maquillage-contentino". Occorrerà snellire drasticamente la macchina burocratica delle procedure e dei costi e decentralizzare varie competenze in senso virtuoso ed in base al principio di sussidiarietà orizzontale. Bisognerà mettere in campo le migliori "teste", avere grande senso di responsabilità ed incamminarci in percorsi coraggiosi, figli della cultura del fare, in direzione di uno sviluppo attento e affidabile. Saranno questi i requisiti minimi di comportamento per riprendere il cammino di modernità e crescita, in linea con gli altri principali Paesi europei.
Evitiamo gli errori del passato

Il Partito Socialista che si appresta a celebrare il suo congresso fondativo deve innanzitutto fare chiarezza su cosa sia attualmente, per evitare di confondere un'immagine edulcorata di se stesso con la realtà e trarne illusorie speranze anche in termini di aspettative elettorali.

La prima, più evidente, necessità per il PS è indubbiamente un efficace e necessario ricambio di un gruppo dirigente che ha mostrato, prima e durante la campagna elettorale, tutti i propri limiti. Abbiamo già analizzato come la gestione del PS, principalmente se non esclusivamente demandata alla solita ristrettissima cerchia, sia stata fin dal principio votata al fallimento.

A ben vedere però, salvo limitate eccezioni, e con le necessarie differenze in termini di responsabilità politiche, è tutto il gruppo dirigente emerso nella stagione della diaspora a palesare difficoltà e legnosità in questa fase, non essendo aggiornato adeguatamente per intercettare le dinamiche di rapidi cambiamenti di una società in continuo divenire. Appare così in tutta la sua gravità il disastroso effetto del biennio di tangentopoli che ha di fatto eliminato una generazione di militanti, i quarantenni, che avrebbero potuto in una situazione di forte difficoltà come questa, prendere in mano il partito.

Questo gigantesco gap generazionale rende automaticamente un po' ridicolo e inutile qualunque richiamo a un giovanilismo che proponga un ricambio completo della dirigenza senza che alternative concrete siano realmente disponibili.

Non c'è solo il problema della leadership; il PS è un partito che fondamentalmente mantiene un organizzazione territoriale che ricalca quella del partito di Nenni e Craxi, non solo dunque fermo a qualche decennio fa, ma ulteriormente indebolito.

Oggi, a quasi quindici anni dalla fine del PSI, quella struttura un tempo capillare, copre solo a macchia di leopardo il territorio nazionale, risultando praticamente assente in molte realtà importanti del Paese. ( si pensi a varie aree del Nord).

Il post-tangentopoli ha anche azzerato la capacità politica e la forza elettorale. I vari spezzoni della diaspora, per molteplici ragioni, con la perdita dell'autonomia politica hanno arrancato nello sviluppo ed elaborazione di una piattaforma culturale e programmatica aggiornata. Si è perpetuata una politica di sufficienza, mirata all'autoconservazione, nel nostro piccolo in sintonia con la cultura del non governo che ha caratterizzato questo quindicennio seguito al crollo della Prima Repubblica.

Abbiamo assistito ad un vero e proprio impoverimento delle capacità politiche dei quadri locali e nazionali, sia dal punto di vista culturale, che delle capacità organizzative, strategiche, di analisi, e di comunicazione.

Si è di conseguenza man mano persa ogni forma di rapporto, più o meno organico, con la società; sono spariti gli interlocutori nel mondo intellettuale, nel panorama dell'informazione, tra le associazioni di categoria, nei vari apparati produttivi. Si è disperso anche un patrimonio di competenze tecniche e settoriali vicini alla nostra sensibilità politico-culturale.

Causa principale di tali debolezze, l'infelice assunto del "meno siamo meglio stiamo" che per troppo tempo è stato la stella polare dell'azione politica dei dirigenti socialisti.

Ancora, fattore piuttosto penalizzante è l'assenza di un organo di stampa di riferimento funzionale sia alla divulgazione e comunicazione verso l'interno, fungendo da filtro nei rapporti centro-periferia, sia verso l'esterno, raggiungendo l'opinione pubblica e le varie sfere della società.

Proposte e "crash program"

E' obbligatorio e necessario, prima di avviare "pseudo mini-cantieri o abbandonare armi e bagagli, traghettando la comunità socialista in lidi confusi e inappropriati", occorre in primis riacquisire dignità e dare forma e corpo a questo partito. Nell'era di My Space e di Second Life diviene basilare dotarsi di una forma chiara e moderna e di una connotazione snella, dinamica e costante. Un partito, dimensione "I-Pod", compagno di viaggio assiduo, affidabile ed a portata di click. E' opportuno, dunque, assimilare e dotarsi di uno spirito garibaldino(coscienti che ad oggi rappresentiamo un partito "semi extraparlamentare"), che pur non sfociando nel movimentismo zotico, sia antitetico alla "staticità da Palazzo". Occorre aggiornare linguaggi e lessico e ramificarsi con efficacia nel mondo del web e della realtà virtuale, "bucando" ogni possibile spazio per favorire dibattiti a 360°.

Perseguire ed applicare al meglio la regola delle "3F": fare, fare bene e far sapere. Costanza, settorialità, continuità e sistematicità dovranno essere le parole d'ordine per l'ottimizzazione dell'azione e degli indirizzi del nuovo partito che ci accingiamo a costituire. Pianificare l'operato quotidiano, calibrandolo in commissioni di lavoro permanenti, aventi come metro di selezione i principi di merito, competenza e specificità. In tal senso, ad esempio, sarebbe auspicabile la nascita di gruppi quotidiani e volontari di lettura nelle singole realtà, al fine di individuare sugli organi di stampa, eventuali spazi in cui i nostri referenti territoriali possano elaborare comunicati e fornire pubblicamente soluzioni. Così avremmo un effetto di credibilità da parte dell'opinione pubblica, che avvertirebbe l'iniziativa del PS non più come un'entità sommersa o meramente strumentale, un iceberg senza punta. Quindi non più una comunità votata all'analisi politica fine a se stessa e scollata dalla cittadinanza, ma una prospettiva tangibile di vicinanza al territorio ed al termometro popolare. E' fondamentale riuscire a "colpire l'obiettivo", ossia far sì che i nostri messaggi raggiungano adeguatamente l'utenza.

Per consentire la divulgazione e la penetrazione dell'identità socialista nel nostro Paese, è basilare costruire un nuova rete di collegamenti tra il nostro partito ed il mondo dell'associazionismo. Pensiamo alla creazione di associazioni ricreative(ad esempio l'Acsi), di volontariato e di consulenza. In tal modo si potrà riedificare un sostanziale substrato culturale, partner dell'area socialista, teso ad accrescere nel futuro.

Per quanto attiene la sfera amministrativa, si deve pensare a forme di raccordo e cooperazione tra i nostri rappresentanti nelle istituzioni e realtà locali, in modo tale che ciascuno di essi possa attingere alle migliori proposte avanzate, rimarcando e denotando ulteriormente le caratteristiche del Partito Socialista. Nascerà così un network di "best practice", che potranno essere applicate anche in territori differenti, pur con le dovute peculiarità, ma comunque nell'interesse della comunità.

Le necessarie risoluzioni per un rilancio dell'azione politica del Partito Socialista non possono prescindere da una seria analisi degli errori fin qui commessi, dai nostri attuali limiti per così dire "strutturali", sia da una riflessione su quella che può essere la funzione politica del partito nella società italiana.

Solo tenendo conto delle nostre caratteristiche e di quella della società in cui operiamo possiamo elaborare un'offerta politica consona alla situazione, allegando soluzioni e contributi calibrati, tesi al rilancio del progetto socialista.

Ci proponiamo di farlo con l'approccio semplice e sfrontato di chi non ha tanti anni d'esperienza sulle spalle , sperando di dare, col nostro contributo, un punto di vista diverso e forse, un po' "ribelle", coraggioso e dinamico.



sabato 24 maggio 2008

*SOCIALISTI: BATTAGLIA TRA DUE SVOLTE - Sintesi politica delle tre Mozioni Congressuali*

---------- Forwarded message ----------
From: Ivo Costamagna <ivopse1@vodafone.it>
Date: Sat, 24 May 2008 02:24:39 +0200
Subject: SOCIALISTI: BATTAGLIA TRA DUE SVOLTE
To: ivocostamagna@gmail.com

La seguente pagina proveniente dal sito "Federazione dei Giovani
Socialisti" ti è stata inviata da Ivo Costamagna ( ivopse1@vodafone.it
). Puoi accederci presso l'indirizzo:
http://www.giovanisocialisti.it/index.php?option=com_content&task=view&id=1055&Itemid=48


--
Ivo Costamagna
--
ps-macerata.blogspot.com

venerdì 23 maggio 2008

1° CONGRESSO PS: "MANCANO CONDIZIONI POLITICHE PER PARTECIPARE"

http://www.democraziaesocialismo.net

Care compagne e compagni, come ben saprete sono state presentate le mozioni in vista del 1° Congresso nazionale del Partito socialista. La componente Angius-Spini ad oggi ha dovuto constatare che mancano le condizioni politiche necessarie per sottoscrivere una delle tre mozioni presentate. Purtroppo nel corso di questi ultimi giorni non c'è stato tra le diverse componenti politiche e culturali del partito alcuna forma di confronto politico. E ancora di più abbiamo dovuto constatare il venir meno di quelle forme di garanzia democratica che, come è evidente, sono necessarie per sviluppare un dibattito sereno sui temi cruciali riguardanti il futuro della sinistra italiana. Nei prossimi giorni valuteremo se queste condizioni, per noi ostative ad una partecipazione al Congresso del partito, verranno rimosse.
Gavino Angius, Valdo Spini,
Franco Benaglia, Alberto Nigra

"GIOVANNI FALCONE": UN RICORDO DI CLAUDIO MARTELLI - di Anna Germoni


"GIOVANNI FALCONE"
RICORDO DI
CLAUDIO MARTELLI

di Anna Germoni
23/05/2008

Ci vedevamo anche due o tre volte al giorno. Gli andavo incontro nel grande ufficio del Ministero di Grazia e Giustizia. Ci sorridevamo. Giovanni sorrideva spesso, era, a Roma, lieto. Lo vedevo e lo sapevo più sereno che a Palermo.
Si sedeva davanti a me.

“Dunque…”. Pigliava fiato dal mantice generoso della sua vita e poi espirava. “Dunque…tre cose” oppure “Allora…due cose”.

Preciso, meticoloso ma appena lo stuzzicavo parlavamo di tutto. Cioè degli uomini.

Se non ci incontravamo per qualche giorno i “dunque”, gli “allora” e le “cose” da dirsi per decidere cosa fare si moltiplicavano.

Guidavamo la nostra conoscenza lasciandoci guidare, ciascuno, dall’altro nel suo campo: il mestiere di giudice, il mestiere di politico. Avevamo scommesso uno sull’altro. Presto la fiducia divenne amicizia.

Così potei scoprire in un grande investigatore italiano, un siciliano diverso dagli altri. Né Pirandello, né Sciascia. Semmai un personaggio che sarebbe piaciuto a Carlo Emilio Gadda.
Giovanni amava la vita negli aspetti in cui è più amabile: la conoscenza, l’amore, la socievolezza.
Aveva fortissimo i senso del dovere: laboriosità, autoeducazione, disciplina. E prudenza. Prudenza nel cercare, cioè controllo di sé e delle proprie fonti. Prudenza nell’agire, senza provocazioni e sfide inutili. Prudenza nel giudicare, rispettando la verità anche quando non ci serve o ci smentisce o smentisce un teorema comune. Era consapevole della complessità, sapeva assimilarne sempre di più, allargava i suoi orizzonti. Era noto e osannato in mezzo mondo – il giudice più famoso del mondo – restando un uomo che continuava a conoscere amare e lottare.
Uomini e donne comuni ma soprattutto gli esperti, i magistrati e i poliziotti nelle Americhe e in Giappone, in Australia, in Francia e in Germania sono pieni di ammirazione per ciò che ha fatto. Per la riuscita del suo coraggio.
In Italia molti, moltissimi, hanno condiviso questa ammirazione. Tanti hanno nutrito un orgoglio più forte e alcuni siciliani una più alta identità.
E si capisce, Giovanni Falcone ha reso nel mondo la lotta alla mafia più popolare della mafia.
Giovanni è l’antipadrino. L’eroe vero.
Falcone ha compiuto la sua missione. Perciò vivrà sempre perché a fronte delle immagini mistificate e priapesche del siciliano sbagliato è il siciliano giusto.
E’ l’esempio che ci mancava, e che mancava al mondo, dell’italiano e del siciliano che riscatta l’onore vero: l’onestà nella propria battaglia. Senza mai piegare l’onestà della condotta, la verità della ricerca, i diritti anche dei mafiosi al giusto fine di perseguirli.
Non accusava senza prove. E gli facevano orrore i demagoghi, i superficiali, i faziosi che piegavano la lotta alla mafia – che è una cosa seria, anzi serissima – alle loro ambizioni, ai loro interessi, ai loro giochi di potere. Vedeva nei polveroni politici, come nelle spettacolarizzazioni della mafia, innanzitutto il pericolo di perdere di vista il pericolo vero, quella cosa, “Cosa Nostra”.
Sapeva la ferocia e il calcolo freddo degli avversari, temeva gli avvelenatori e gli urlatori. Correggendo Sciascia senza tradirlo, potremmo dire che aborriva i “dilettanti dell’antimafia”, giacché era proprio sulla professionalità in questa lotta che puntava le nostre carta. Professionalità cioè preparazione, scrupolo, informazioni e poi dialogo, coordinamento, collaborazione.
A Roma si era rasserenato. Vedeva che la sua esperienza poteva diventare esperienza di tanti. Forse regola e legge: e forse questo è il massimo che un magistrato può dare alla propria comunità.
Rimaneva allegramente sorpreso quando gli raccontavo che un provvedimento che avevamo progettato era passato in una Commissione o in una aula parlamentare.
Forse era anche lui stupito che il Governo e la “politica” si fossero messi dalla parte giusta, decisamente, e che mi riuscisse di fare una strada, dei sentieri che lui aveva aperto.
Rivennero, e questa volta dall’opposizione le gelosie, le invidie, i sospetti, gli attacchi che dall’inizio venivano dal potere, dal conformismo scettico e rassegnato, da quelli che dicono sempre “il problema è un altro”.
Politici e magistrati che avevano sostenuto la sua lotta all’inizio lo accusarono di collaborare con il Governo, con la politica, con il potere. Nell’accecamento della fazione dubitarono della sua indipendenza e qualche mascalzone della sua coerenza.
Sono stati i momenti amari di quindici mesi indimenticabili.
Giovanni amava la vita e per svellere la sua hanno dovuto esplodere cinquecento chili di tritolo, tremila metri quadrati di terra, di strada, di acciaio e massacrare i compagni che lo scortavano con dedizione e con amicizia, uccidere sua moglie, ferire altri agenti e automobilisti italiani e stranieri. Per ucciderlo hanno dovuto uccidere e ferire altri uomini e donne, spezzare famiglie, amputare matrimoni, rendere orfani innocenti.
Per uccidere un uomo così la mafia ha dovuto sprigionare una tale quantità di male, di dolore, di sacrificio che l’Italia, gli italiani, i siciliani non le perdoneranno mai e ricorderanno per generazioni chi era nel giusto e chi ha maledetto la propria umanità infierendo su un giusto.
Ora Giovanni è davvero di tutti.
In proporzione a ciascuno per quanto lo ha amato, capito, sostenuto. Ma è di tutti, davvero di tutti nel mondo, per quello che ha fatto. E appartiene soprattutto alle nuove generazioni, perché è l’eroe della battaglia di sempre: del giusto contro l’ingiusto e della comunità contro il crimine.
Una battaglia che la fine di altri conflitti, o ideologici o militari, ha reso straordinariamente più chiara ed evidente.
Una battaglia che spetta a tutti noi continuare educando dentro di noi l’esempio della sua umana, formidabile testimonianza, facendo crescere “l’albero Falcone”.

Claudio Martelli
“L’albero Falcone”
Fondazione Giovanni e
Francesca Falcone
Palermo 1992

Anna Germoni

23 Maggio 1992: "UCCISERO FALCONE E LA DEMOCRAZIA"

UN RICORDO: Mi trovavo a Roma, precisamente al Foro Italico, al Torneo
di Tennis degli Internazionali d'Italia, quando ci raggiunse, piu' o
meno a quest'ora, la notizia della STRAGE DI CAPACI e della MORTE DI
GIOVANNI FALCONE. Ero li per partecipare, quale Delegato della Regione
Marche, alle votazioni per l'elezione del nuovo Presidente della
Repubblica. La mattina successiva la maggioranza di Quadripartito
(DC-PSI-PSDI-PLI) superate le divisioni interne, che avevano fatto
mancare sino ad allora il quorum, si apprestava ad eleggere il proprio
candidato ARNALDO FORLANI a cui, nell'ultima votazione, erano mancati
solo 6(sei) voti. Con lui eletto, BETTINO CRAXI avrebbe ricevuto
l'incarico di formare il Governo e sarebbe tornato ad essere il
Presidente del Consiglio. LA STORIA D'ITALIA AVREBBE AVUTO UN ALTRO
CORSO! Nella notte, invece, parlando di una sorta di "emergenza
nazionale", legata alla strage di Capaci, LUCIANO VIOLANTE, a nome del
PCI-PDS, dichiaro' la disponibilita' dei comunisti a votare un
esponente del Quadripartito purche' fosse... "concordato". UNA NOTTE
INTERMINABILE E SCIAGURATA da cui, dopo mille riunioni, venne
"accettata" la convergenza sul nome dell'ex Ministro degli Interni del
Governo Craxi, OSCAR LUIGI SCALFARO che fu' eletto la mattina
successiva. QUESTI I FATTI. CIO' CHE ACCADDE DOPO, NEL BIENNIO 1992
-1994, LO CONOSCETE TUTTI. Proprio alla luce di cio' che avvenne dopo
e' da allora che mi chiedo: FU' TRAGICA COINCIDENZA?? Ivo Costamagna
(Coordinatore Partito Socialista Provincia di Macerata)

--
Ivo Costamagna
--
ps-macerata.blogspot.com

*Lottando e sperando in... UN NUOVO INIZIO*

Aderire ad una delle tre Mozioni di un Partito dello 0.9% puo'
sembrare un esercizio.. "culturale" e non piu' politico. Per me non e'
cosi'. Sono convinto che questa e' L'ULTIMA POSSIBILITA' ma che,
appunto, c'e' ancora una possibilita' per i socialisti. Non ci e',
pero', piu' consentito di sbagliare. COME SCEGLIERE? Utilizzando il
parametro della condivisione del "testo"? Quello della "appartenenza"
per precedenti impegni comuni? L'amicizia e la stima personale,
recente e/o di "lungo corso", verso i "firmatari" (nel mio caso, solo
per citarne alcuni: Bobo Craxi,Battilocchio,Biscardini,
Antinucci,Spini da un lato, Turci, Del Bue e, soprattutto, i ragazzi della FGS dall'alltro)? Il
"gradimento" per uno candidati alla Segreteria? Le ripercussioni
"locali" di tale scelta? Mi sono confrontato a lungo con il solo
compagno LUCIANO VITA (che mi ha autorizzato a firmare anche a suo
nome questa nota) e, secondo noi, la scelta e' determinata
dall'insieme di questi "parametri". Ognuno prenda la sua decisione e, da
cio', si determineranno le convergenze politiche e, successivamente,
quelle organizzative che terranno conto delle vicende locali. Agli
amici ed ai compagni (forse i piu' sinceri) che mi consigliano di..
"lasciar perdere" perche' nessuno e' mai risalito dal baratro dello..
"Zero virgola" e di pensare, finalmente, un po' a me stesso, rispondo
che si tratta di un ultimo tentativo ma che lo debbo fare per coerenza
con le Idee a cui ho dedicato, nella buona e nella cattiva sorte, gran
parte della mia vita, per rispetto verso mio padre e mio nonno, Luigi
Costamagna, primo Sindaco Socialista di Civitanova Marche, cacciato ed
ucciso dai fascisti il 21 Novembre 1922 (lo stesso giorno in cui,
38anni dopo, nacqui io). Lo debbo fare,pero', soprattutto, per mio
figlio Mario a cui non voglio rassegnarmi di lasciare in "eredita'" un
Paese SENZA SOCIALISTI. Per questo tentiamo di ripartire da una
Mozione che e' di larga convergenza anche sulla Politica, "PER UN
NUOVO INIZIO", sperando che NENCINI sia, come il nonno, un
buon.."corridore". Ivo Costamagna e Luciano Vita

--
Ivo Costamagna
--
ps-macerata.blogspot.com

giovedì 22 maggio 2008

Le 3 mozioni congressuali

1° Congresso Nazionale del Partito Socialista. Presentate tre mozioni

Alle 14,00 del 21/05/2008 si sono chiusi i termini fissati dal Comitato Promotore Nazionale del Partito per la presentazione dei documenti congressuali. Sono state depositate tre mozioni, che trovate in formato PDF:

  1. PROGETTO E RICAMBIO : aderisci scrivendo una email all'indirizzo: mozione1@partitosocialista.it
  2. PRIMA LA POLITICA : aderisci scrivendo una email all'indirizzo: mozione2@partitosocialista.it
  3. UN NUOVO INIZIO PER IL PARTITO SOCIALISTA : aderisci scrivendo una email all'indirizzo: mozione3@partitosocialista.it

mercoledì 21 maggio 2008

Comunicato Agenzie

Un nuovo inizio per il Partito Socialista

 

 
(AGI) - Firenze, 21 mag. - Mozione destinata a condizionare il prossimo Congresso nazionale che si svolgera' dal 20 al 22 giugno quella presentata oggi da Riccardo Nencini per ricostruire e rilanciare il socialismo e i socialisti nella politica italiana. La mozione di Nencini (''Un nuovo inizio per il Partito Socialista''), che si candida alla segreteria, e' stata sottoscritta, fra gli altri, da Bobo Craxi, Angius, Schietroma, Spini, De Michelis, Battilocchio, Ada Girolamini, Labellarte, dagli ex parlamentari socialisti, dai segretari regionali e consiglieri regionali, da molti fra i circoli liberal socialisti e dal "Gruppo dei 100 giovani".
  Slogan per il nuovo partito, "Rinnovamento e Discontinuita'" , che fissa fin da ora i capisaldi della strategia di rilancio socialista avviandosi ad un congresso che segnera' la nascita di un partito nuovo. La Costituente diventa Partito Socialista, con tutto il peso e la forza di una tradizione che ha dato un contributo determinante alla storia del nostro paese, un partito membro dell' Internazionale socialista e del Partito Socialista Europeo con obiettivi chiari e definiti nel contesto italiano e internazionale. Un partito che lavorera' per campagne mirate (''un anno per quattro campagne'' anticipa Nencini) su una scala di priorita' precisa, cominciando dalla sicurezza, dal lavoro precario, dai diritti di terza generazione e dalle liberta' individuali, per una scuola pubblica legata pero' al merito e alla responsabilita'.
  Nencini pensa anche ad un "manifesto dei valori". Un partito che vuole essere osservatore attento di tutto quanto accade nelle istituzioni, cominciando da un diritto di tribuna, per il quale intende fare una specifica richiesta ai presidenti di Camera e Senato in modo da "stare" nelle sedi istituzionali e partecipare ad ogni momento ed organismo della vita parlamentare. Molto chiari anche la collocazione strategica e la sostanza dei rapporti con le altre forze politiche. Sara' un partito della Sinistra riformista contrassegnato da una forte autonomia, dalla volonta' di incalzare il Pd nella sua collocazione europea e critico con la linea di autosufficienza con la quale si e' presentato alle elezioni. Ne segue un No netto al bipartitismo imposto per legge. Infine un partito di natura federale, aperto ad associazioni, circoli culturali, movimenti inseriti nella societa' civile, in un dialogo continuo anche con tutte le forze dell' opposizione e con l' obiettivo a breve di riportare una pattuglia di parlamentari in occasione delle prossime elezioni europee.
  Tutti obiettivi che sono alla portata di un partito che ha ancora un radicamento forte nella societa' italiana mantenuto e alimentato anche dalla dura battaglia che Enrico Boselli ha saputo condurre in questi ultimi anni e al quale va il ringraziamento e l' apprezzamento di Nencini. (AGI)


Windows Live Mobile Collegati a Messenger dal tuo cellulare!

Notizie sulle mozioni congressuali

da www.partitosocialista.it

1° Congresso Nazionale del Partito Socialista. Presentate tre mozioni.

21/05/2008 - Alle 14,00 di oggi si sono chiusi i termini fissati dal Comitato Promotore Nazionale del Partito per la presentazione dei documenti congressuali.

Sono state depositate tre mozioni:

Mozione n.1) "Progetto e ricambio"

Mozione n.2) "Prima la politica"

Mozione n.3) "Un nuovo inizio per il Partito Socialista"

Nelle prossime ore i testi delle mozioni saranno pubblicati sul sito www.partitosocialista.it

martedì 20 maggio 2008

Partito Socialista, dopo Boselli adesso ci prova Mancini

da L'Opinione:

Clima teso, musi lunghi. L'atmosfera che ha regnato sulla giornata precongressuale socialista, tenutasi a Roma sabato 17, non era delle più promettenti. Però nel microcosmo socialista l'evento c'era: chiamati in causa dai giovani della Fgs, quasi tutti i maggiorenti che rimangono nel Ps dopo lo schianto del 13 e 14 aprile si riunivano per la prima volta intorno a un tavolo del Grand Hotel Palatino, a Roma. La campana, diciamolo subito, è suonata a morto: il Partito Socialista è sulla via della liquidazione, con i conti in profondo rosso, il personale senza stipendio e la rete delle sezioni locali in disfacimento. Con lo 0,97 %, al Ps non sono andati seggi in Parlamento né i rimborsi elettorali. Il segretario Enrico Boselli è irrevocabilmente dimissionario insieme con tutto il gruppo dirigente della Costituente e tutto il corpo del partito, pure articolato in settantacinque mila iscritti, fluttua anarchicamente senza meta.

[...]

In quest'ottica è emersa, o meglio, emergerà nei prossimi giorni, la figura del successore di Enrico Boselli. Sarà Giacomo Mancini, figlio dell'omonimo segretario socialista, già parlamentare esperto, molto giovane, con un risultato elettorale nella sua Calabria superiore a qualsiasi altra realtà. L'appuntamento per la sua elezione è al 20, 21 e 22 giugno per il congresso nazionale. Il suo compito sarà quello di trasformare una nebulosa allo sbando in una formazione capace di gettare di nuovo un ponte verso l'Europa, alle prossime elezioni, e da quel punto in poi di ricostruirsi intorno ad un soggetto lib/lab autonomo rispetto ai due poli. Una impresa titanica. "No, impossibile", replica ancora Macaluso.

Un auspicio

Le iniziative politiche da assumere in relazione al progetto di costruzione della diga di Fiuminata; il funzionamento del blog ed il senso della partecipazione ai dibattiti avviati; la situazione apertasi nell'Amministrazione Comunale di Macerata; le prospettive del Congresso Provinciale: sono stati questi i temi di rilievo trattati nella riunione del Coordinamento di ieri 19 maggio presso la sede PS di Civitanova. La partecipazione non brillante non ha impedito di sviluppare un confronto costruttivo ed aperto, nel corso del quale sono state avanzate proposte interessanti per rivitalizzare l'attività politica.
E' auspicabile infatti che ciascuno di noi, in un momento così delicato per la vita del Partito, partecipi e dia il suo contributo.  Abbiamo bisogno di ridare speranza e corpo alla causa socialista, pur fra le difficoltà del momento presente, sempre memori che nemmeno le più gravi aberrazioni della Storia sono riuscite a cancellare le istanze di giustizia, di libertà, di solidarietà di cui siamo portatori. E' necessario, oggi più che mai, che la vecchia  e la nuova generazione si uniscano in questo sforzo ideale e pragmatico, compiendo un salto nella modernità ed affrontando apertamente tutte le nuove sfide. Da giovane compagno a compagni più maturi, dico:  Avanti!
--
Riccardo 

lunedì 19 maggio 2008

Il Punto dopo gli spunti

 

Eppur si muove, per dirla con Galileo Galilei. Difficile da credere, ma i socialisti non sono scomparsi dopo la drammatica sentenza elettorale. La scoperta risale a quest'ultimo weekend, in cui si sono svolte due tangibili manifestazioni, la prima di venerdì a Firenze e la seconda di ieri a Roma. A rafforzare tale tesi, la recente newsletter del partito, in cui finalmente si è dato, seppur in maniera ancora flebile, un cenno di dignità e la parvenza di un ritorno ai contenuti propri del DNA socialista. Ora, però, occorrerebbe anche informare l'opinione pubblica, coscienti del fatto che i nostri tesserati(apparenti) rappresenterebbero numericamente solo gli abitanti dell'isola caraibica di St.Martin ed i nostri votanti sarebbero paragonabili solamente agli indigeni della graziosa città marocchina di Tangeri. Ma siamo nel Belpaese, che vanta una cittadinanza pari a circa 60 milioni di unità. Occorre, dunque, comprendere che d'ora in avanti si dovrà necessariamente puntare sull'esigenza di comunicare i nostri messaggi al mondo esterno; e se possibile, magari, in modo efficace. Purtroppo, da quando il nostro candidato premier si è dimesso da una qualche carica, probabilmente dalla segreteria dello Sdi(partito che teoricamente si sarebbe sovuto sciogliere con la nascita formale della Costituente Socialista), siamo letteralmente svaniti non solo dagli organi di informazione(in fondo, già avevamo fatto il callo in campagna elettorale), ma financo dalle conversazioni quotidiane delle più variegate e trasversali categorie di cittadini.

 

In questa prolungata fase di stallo, caratterizzata dall'ambiguo e scaltro tatticismo dei dirigenti nazionali e dal giustificato sconforto dei  pasionari militanti e delle "periferie", finalmente si è data una scossa all'agonizzante corpo amorfo, sempre e comunque a noi tanto caro; il convegno toscano promosso dal compagno Giuliano Sottani e l'assemblea nazionale della Fgs, entrambi immortalati da Radio Radicale.

Procediamo con ordine.

Il primo dibattito, quello fiorentino, si era posto l'obiettivo di vagliare alcune strade possibili in vista del congresso del 20, 21 e 22 giugno prossimo; malgrado il palpabile clima da "resa dei conti e delle armi", la giornata di confronto, sebbene talvolta convulsa ed avvelenata, ci ha regalato taluni spunti propositivi ed ha posto sul tavolo una prima e chiara proposta politica. Onore a Gianni De Michelis, il primo(non dico "l'unico", perché mi auguro che anche altri siano in grado di emularlo) componente del comitato promotore della Costituente a fare coraggiosamente mea culpa, riconoscendo pubblicamente con rara onestà intellettuale i molteplici errori firmati dalla dirigenza nazionale. Non è poco, in una comunità in cui solitamente le sconfitte vengono bypassate come se nulla fosse accaduto, per poter continuare a gestire "il giocattolo" e guidare con totale indifferenza e verginità ancora un'altra stagione. E' stata inoltre partorita una soluzione politica, nuovamente, dall'eurodeputato del Pse. Egli ha posto, in primis, la fondamentale condizione di voltare pagina rispetto alle logiche ed agli arroccamenti di componente, per "rimescolare le carte", puntare sul merito interno, sulla trasparenza e sul primato della politica. Rilanciare in modo serio e profondo la Questione Socialista in Italia, nodo ancora centrale ed attuale nella sinistra del nostro Paese. Riprogettare un necessario rapporto di interlocuzione privilegiata e collaborazione con il sindacato a noi più vicino, l'UIL. Ridare dignità e prospettiva alla nostra comunità, puntando su ciò che ancora possiamo spendere, le idee. Costruire un Partito Socialista, riformista e liberale, autonomo e corsaro. Autonomo e corsaro, perché con piglio deciso, consapevole ed impavido, in grado di elaborare risposte senza rincorrere soggetto alcuno, nell'attesa non passiva e vittimistica  che emergano le ineludibili contraddizioni interne ai contenitori oggi maggioritari. Un partito-zattera, che, senza smarrire la bussola dell'Internazionale Socialista(e l'indissolubile legame d'appartenenza alla famiglia del Partito Socialista Europeo), sappia navigare programmaticamente in un mare aperto; e che non sia dogmaticamente arroccato in una collocazione rigida, extraparlamentare, rischiando di franare nel perimetro massimalista. E' l'idea stessa di circoscrivere in un inflessibile confine di geometria politica l'azione di un partito ad essere erronea; bisogna accettare il fatto che l'elettore tende sempre più ad anteporre la tutela dei propri legittimi interessi alla propria connotazione ideologica. I ping pong sono esclusi, chiaramente.

L'altro meeting, promosso dalla Fgs, ha visto la partecipazione di vari esponenti del mondo politico. Da Emanuele Macaluso, a Mauro Del Bue, dal nipote d'arte Giacomo Mancini alla ex senatrice di Rifondazione Comunista e giornalista del quotidiano "Liberazione", Rina Gagliardi(che all'ultimo momento ha dato forfait). Tema dell'incontro: la discussione attorno alla mozione proposta da Francesco Mosca, "rinnovarsi o perire". Da apprezzare lo sforzo di vari giovani compagni fuori-regione, non tanti per la verità, che hanno partecipato, autorimborsandosi ed attrezzati di genuina passione. Discussione aperta e plurale, ma generica e confusa. La lezione iniziale del "Prof" Macaluso è risultata ineccepibile. Tuttavia, con una antinomia di fondo, che il quadro generale descritto dall'ex esponente migliorista del Pci e non risulta aggiornato alle dinamiche figlie dell'ultima tornata elettorale. Parzialmente scontati, ma puntuali e generosi gli altri interventi.

Anche qui, in terra di Alemanno, è stata tracciata una strada sufficientemente chiara, in vista dei lavori congressuali. Il punto di partenza è la rigida collocazione a sinistra. Da qui, infatti, Francesco Mosca ha rivendicato la scelta dell'appoggio a Rutelli, al secondo turno delle consultazioni per il Campidoglio; e l'apertura a quanti, tra gli ambientalisti e coloro della Sinistra Arcobaleno, vogliano abbracciare una piattaforma comune progressista, a sinistra del PD. Non prima di aver intrapreso un rapporto organico con il Partito Radicale, sulla scia del Popolo di Chianciano.

Ipotesi velleitaria. L'opzione è poco praticabile, perché da un lato i Radicali di Pannella sono ormai parte organica del cosiddetto Partito Democratico; si pensi all'ex ministro Bonino, che è diventata vice-presidente del Senato in quota veltroniana. E se i pannelliani dovessero risultare ulteriormente indisciplinati agli occhi dell'ex Obama di Trastevere, sarebbero privati dei rimborsi elettorali, concessi ed emessi intelligentemente dai Democrats in modo dilazionato. Giacinto Marco, sotto scacco ed ingabbiato, dunque; ed ora probabilmente in cerca di un escamotage  che gli consenta di tornare a Bruxelles. E ad ogni modo, quale minimo comune denominatore? "Il laicismo senza se e senza ma"… no, basta! Come se non fosse stata sufficientemente significativa la legnata del 14 aprile.

Dall'altro lato, la netta e perentoria chiusura di Sd, che, nominando Claudio Fava(noto antisocialista) neocoordinatore, viaggia ormai a vele spiegate, assieme ai Verdi, verso il Loft. Ancora e non ultimo, il disinteresse di Pdci e Rc, totalmente assorbiti dalla volontà di rispolverare "falce e martello".

Non posso però sottrarmi dal rivolgere, comunque, un meritato plauso ai ragazzi della Fgs, che indubbiamente hanno dimostrato spirito di iniziativa, entusiasmo e dedizione. Peccato, però, che il percorso di novità e giustizia che decantano sia poco credibile, se si considera che proprio alcuni di loro hanno fatto fallire la nascita di un comune tavolo giovanile, perché più interessati alle "poltrone"che alla delicata questione generazionale ed al sacrosanto e dignitoso riconoscimento delle altre componenti "juniores" della Costituente Socialista.

Di fatto, dunque, tanto populismo, ma risultato immutato; cambierebbero i nomi, ma non i modi. Sicuramente, però, sono risultati "classe dirigente", avendo suggerito, condivisibile o meno, una rotta. Sperando che sia veramente farina del loro sacco.

 

La netta discrepanza tra le proposte emerse a Firenze ed a Roma è acuita nella tempistica dell'iter paventato, che ne condizionerà il risultato ultimo.

La prima, predica "una politica a due tempi" garibaldina; in cui, prima di confrontarsi con soggetti non propriamente socialisti, ritiene imperativo riacquisire dignità ed una connotazione ferma e riconoscibile, in modo da ottenere maggiore attrazione, appeal e quindi maggiore influenza ed incisività in eventuali future operazioni di "assemblaggio". Verso un approdo finale neo laburista e socialdemocratico di stampo europeo.

La seconda, caldeggia da subito(con un partito ancora senza forma e spina dorsale) scenari di accorpamento, abbandonando il marchio socialista ed il terreno del riformismo, per abbracciare un orizzonte neo radical massimalista, il cui rischio è di essere annessi e colonizzati. Una distorsione del socialismo reale e planetario, più movimentista che garibaldino.

 

La natura e la cultura dei Socialisti Italiani è distante anni luce dal mondo della "sinistra-sinistra", quella anomala e ritardataria(con la storia), dalla "doppia C", comunista e conservatrice. Aggiungerei giustizialista. Il revisionismo comunque fa miracoli; ma io, personalmente, è ai miracoli che non credo.

 

In definitiva, da riconoscere, che in entrambi i casi, si è categoricamente escluso l'ingresso nel PD; un ottimo punto di partenza. Epperò, le due linee politiche, differiscono in modo spropositato.

Tertium non datur;  delle due, l'una.

 

 

 

 

 

Francesco Gennaro



Windows Live Messenger Non frenare la tua voglia di comunicare, prova Messenger!

*RIUNIONE COORDINAMENTO PROVINCIALE PARTITO SOCIALISTA: RICORDO LA RIUNIONE DI STASERA, LUNEDI' 19 MAGGIO alle ore 18.15, presso la sede del P S di CIVITANOVA MARCHE, Via Sanzio,8 - E' IMPORTANTE LA VOSTRA PARTECIPAZIO NE PER AVVIARE IL DIBATTITO E LE PROCEDURE CONGRESSUALI in attesa della Mozi one/i Nazionali che saranno depositate entro Mercoledi' 21/5 alle ore 14.00. Ivo*

domenica 18 maggio 2008

*UNA POSSIBILE MOZIONE PER IL CONGRESSO DEL PARTITO SOCIALISTA*

http://www.perlarosanelpugno.it/viewtopic.php?f=15&t=2375

-----------------------------------
Tommaso Inoz Ciuffoletti
18 Maggio 2008, 11:53

Una possibile Mozione Congressuale
-----------------------------------
http//www.perlarosanelpugno.it/templates/ca_aphrodite/per_la_rnp_logo.jpg

http//www.perlarosanelpugno.it/files/posted_images/user_2_partito_soc_125_1198227721_426471.jpg


Una possibile mozione congressuale

Questo testo, cui abbiamo lavorato io e Andrea Pisauro, rielabora con molte integrazioni e modifiche, dandogli inoltre la forma di una possibile mozione congressuale, il precedente "contributo all'avvio del dibattito congressuale", che era gi� il frutto dell'apporto di numerosi compagni cui si aggiungono ora, senza loro responsabilit�, Daria Veronesi, Riccardo Monaco, Nicol� Cavalli, Chiara Lucacchioni, Francesco Gennaro.

Lanfranco Turci

Di seguito e in allegato il testo della possibile mozione congressuale.


-----------------------------------
Tommaso Inoz Ciuffoletti
18 Maggio 2008, 11:58

Re: Una possibile Mozione Congressuale
-----------------------------------
�PRIMA LA POLITICA�
Premessa

Il Partito Socialista che si appresta a celebrare il suo congresso fondativo deve innanzitutto fare chiarezza su cosa sia attualmente, per evitare di confondere un�immagine edulcorata di s� stesso con la realt�.
Le necessarie risoluzioni per un rilancio dell�azione politica e una ridefinizione degli obiettivi del Partito Socialista non possono prescindere, oltre che da una seria analisi degli errori fin qui commessi, sia da quelli che sono i nostri attuali limiti per cos� dire �strutturali�, sia da una riflessione su quella che pu� essere la funzione politica del partito nella societ� italiana.
Tuttavia, anche a fronte del disastroso risultato elettorale, riteniamo imprescindibile trasformare questo congresso fondativo in un�occasione irrinunciabile di un confronto politico a tutto campo, fin qui accuratamente evitato per la salvaguardia di non si sa bene cosa.
Fin qui si � preferito parlare prima di nomi e di organigrammi di un partito dell� 1%. Noi pensiamo che venga prima la politica.

PARTE I Dove eravamo rimasti
Capitolo 1 Perch� anche in Italia � necessario un grande partito socialista
Capitolo 2 Perch� il progetto del Partito Socialista � in crisi

PARTE II Dove siamo
Capitolo 1 I limiti strutturali del PS
Capitolo 2 Situazione politica

PARTE III Dove possiamo andare
Capitolo 1 La nostra prospettiva per il PS


Parte I Dove eravamo rimasti

Perch� anche in Italia � necessario un grande partito socialista

1. L�anomalia italiana � la questione socialista
Il punto di partenza di qualunque analisi politica � la constatazione del profondo stato di crisi in cui versa l�Italia. Il declino continua manifestandosi in una moltitudine di crisi che si intrecciano in modo apparentemente inestricabile.
Ma � la permanente crisi di credibilit� delle istituzioni a segnalarci quello che � il vero malessere che affligge il nostro paese la crisi, ormai cronica, del sistema politico nel suo complesso.
Un sistema politico che attraversa una difficile fase di transizione dal �bipolarismo coatto� appena conclusosi ad un nuovo assetto ancora tutto da costruire, che sembra di risultare ancora pi� artificioso e antidemocratico di quello appena superato.
Il sistema politico italiano si � configurato come anomalo fin dall�inizio della nascita della Repubblica, dapprima per effetto della �conventio ad escludendum� che impediva un�alternanza al governo, in seguito tramite un bipolarismo di coalizioni tanto grandi quanto disomogenee ed incapaci di governare.
A ben vedere il tratto unificante delle anomalie del sistema politico italiano dal 1945 in poi � proprio la questione socialista.
Nella Prima Repubblica, a partire dalla infausta scelta frontista di Nenni, comincia il travaglio culturale e politico della sinistra socialista e riformista, diventata minoritaria, a differenza del resto dell�Europa, rispetto ai comunisti. Il Psi sar� costretto, per il quarantennio successivo, ad un�improbabile rincorsa in salita nei confronti della sinistra comunista, in una condizione di sudditanza psicologica verso il Pci, superata solo nella fase di Craxi.
Questione socialista che si ripropone in altre forme allorch�, con la caduta del muro di Berlino, si rendeva possibile una corretta dialettica di alternanza tra una destra popolar cattolica e una sinistra di stampo socialista.
Il ciclone Tangentopoli spazza infatti via tutta la sinistra non comunista cos� come il fronte moderato. E� l�inizio della Seconda Repubblica, dove si confrontano opposte coalizioni dall�identit� culturale e programmatica assai confusa e, caso unico in Europa, prive di una presenza socialista significativa.

2. Il nodo tangentopoli e i �compagni di scuola� comunisti
Andrebbe allora sicuramente riletta con maggiore attenzione proprio la stagione di Tangentopoli, e la successiva continuazione in altre forme di un sistema politico anomalo rispetto al resto dell�Europa. Anomalia italiana ben rappresentata dalle contraddizioni del gruppo dirigente dell�allora Pci, oggi alla guida del Partito Democratico. Quel gruppo dirigente che nei primi anni �90 avrebbe avuto solide ragioni per rivedere fino in fondo il senso della propria identit� politica e culturale e prefer� evitare tale sforzo. Ritenne pi� conveniente, e meno traumatico, non affrontare le questioni irrisolte del proprio retaggio per godere della rendita di posizione offerta dalla rivoluzione giudiziaria di Tangentopoli, in cui, insieme a un malcostume diffuso e ad una prassi politica inaccetabile, � stato di fatto liquidato il Socialismo Liberale riformista ed autonomista.
Ma � stato proprio nell�accettazione passiva di quel passaggio, da parte di ci� che allora rimaneva della sinistra italiana, che ha trovato terreno fertile la discesa in campo di Berlusconi. Essa ha di fatto imposto un sistema forzatamente bipolare, immobile ed antiriformatore, che ha fatto crescere in maniera sorprendente lo spazio di una destra populista e ben poco liberale.
Ma il senso del continuo peregrinare di quei �compagni�, passati, una Cosa dopo l�altra, dal PCI al PD senza mai riuscire ad essere altro che ex-comunisti, � spiegato proprio dal rifiuto di dirsi socialisti, ed evidenzia la centralit� della Questione Socialista nelle vicende politiche italiane.
Ripercorrendo la storia pi� recente, risulta infatti davvero difficile individuare nella nascita del PD e nel tentativo di fissare, da parte di un gruppo dirigente sconfitto e privo di prospettive, un assetto bipartitico, altro che non un estremo tentativo di perpetuare se stesso, dentro a un�alleanza organica con il popolarismo cattolico ed altre componenti ex-DC. Un�alleanza appunto, e non un vero partito.

3. Perch� un Partito del Socialismo Liberale
C�� un filo rosso che lega l�esperienza della Rosa nel Pugno con quella del Partito Socialista. E� un�esigenza profonda di affermare i valori dell�area laica, liberale e socialista, combinati al rifiuto istintivo di un assetto bipartitico che non garantisce alcuna possibilit� d�espressione a quella sensibilit�.
Attraverso l�esperienza della Rosa nel Pugno si � in qualche modo individuato nel Socialismo Liberale l�opzione in grado sia di riaprire in modo serio la Questione Socialista sia di ridare un ruolo decisivo ad un approccio e una cultura che ritenevamo e riteniamo tuttora fondamentale.
Ripensare oggi insieme socialismo e liberalismo permette di superare i limiti del socialismo tradizionale, legato ad una logica statalista e dirigista di governo dei processi, che mal si concilia con quelle che sono le esigenze del paese, e al contempo, di coniugare la tutela dell�individuo in quanto tale con la capacit� di pensare e perseguire l�interesse collettivo.
La libert� concepita come fine e come mezzo per l�attuazione di valori fondamentali va a rispondere ad uno dei bisogni essenziali di un paese tuttora incatenato da una logica corporativa e familistica, soffocato da una miriade di lacci e laccioli, deficitario nel rispetto della tutela delle libert� individuali, incapace di reagire alla crisi perch� incapace di liberare le energie migliori di cui dispone, intrappolate da una mentalit� bigotta ed ottusa e da uno Stato allo stesso tempo pervasivo dove non deve e assente dove servirebbe.
In Italia, infatti, portiamo ancora i segni di uno statalismo sprecone, invadente e piegato agli interessi di lobby politiche e sindacali. A questo proposito si deve evitare che le preoccupazioni connesse alla globalizzazione, preoccupazioni che trovano un�espressione reazionaria nel pensiero di Tremonti, spingano una parte della sinistra a utilizzare l�antimercatismo come giustificazione per un rilancio ideologico dello statalismo.
Noi pensiamo che il rapporto Stato-Mercato non possa essere definito una volta per tutte, n� concepito come uno scontro fra due approcci assolutizzati volta a volta come il bene o il male. Soprattutto dobbiamo capire che la vera scala su cui il problema va inquadrato � quella europea e internazionale. Non c�� dubbio che la smisurata crescita del potere delle grandi multinazionali dell�economia e della finanza richieda un bilanciamento ed una capacit� di regolazione in termini di governance pubblica per la quale le attuali organizzazioni interstatali e quelle facenti capo all�Onu non sono ancora all�altezza. Basti pensare a tre temi di grande e drammatica attualit� quali l�aumento dei prezzi dei prodotti energetici e alimentari e la crisi finanziaria innescata dai mutui subprime americani, per non parlare dell�esigenza di un governo mondiale della questione ambientale.
Socialismo liberale dunque, anche perch� permette di rispondere alle esigenze di quello che rimane un paese ingiusto, con un sistema di welfare inadeguato, una mobilit� sociale ridicola, una cultura del merito quasi inesistente, irrimediabilmente diviso tra le pletore di garantiti e l�esercito degli esclusi.
Ancorare finalmente a sinistra le istanze e la tradizione liberalsocialista, senza ambiguit� e senza tentennamenti, significherebbe cambiare lo schieramento progressista e mettere in difficolt� una destra, liberale a parole, ma incapace di inverare i proclami in politiche serie e quanto mai necessarie per il nostro paese.
Non incidentalmente, osserviamo come tutta l�Europa sia caratterizzata dalla presenza di grandi partiti socialisti portatori di una cultura dichiaratamente laica e liberalsocialista e, pur nella diversit� di assetti politici, tutti intrinsecamente maggioritari o dalla forte consistenza elettorale.

Riteniamo dunque utile affermare e riaffermare come la ragione fondativa del Partito Socialista sia quella di puntare a risolvere la crisi del sistema politico tramite la costruzione di una grande forza del Socialismo a vocazione maggioritaria.

Perch� il progetto del Partito Socialista � in crisi

1. La gestione miope e fallimentare della Costituente Socialista
Dopo il fallimento della Rosa nel Pugno, primo tentativo di ricostituire una forza del Socialismo Liberale dopo anni dalla fine del PSI craxiano, alcuni di noi proposero, a Bertinoro, di dar vita a una costituente liberal-socialista imperniata sullo SDI, che ponesse fine alla diaspora socialista e si aprisse ad altre forze di provenienza diessina e di area laica e liberale. La speranza era che l�innesto dell�eredit� della RNP potesse indurre un serio rinnovamento di prassi, di metodo e di cultura politica negli stanchi riti dei partiti della diaspora.
Avevamo detto che la costituente non doveva ridursi a uno �SDI allargato�. Invece questo � quanto � avvenuto, con l�aggiunta della riemersione di vecchi conflitti fra le anime della diaspora socialista. Neppure l�arrivo di esperienze diverse provenienti dai DS, da aree liberali e radicali, � riuscito ad amalgamare il tutto in qualcosa di nuovo. Lo SDI con il suo vertice nazionale e molti gruppi dirigenti locali ha gestito la costituente come un azionista di maggioranza, con il freno a mano permanentemente tirato, per paura di perdere il controllo nazionale e locale della situazione. La vita stentata del comitato nazionale e dei comitati locali non ha potuto mascherare l�effettivo meccanismo di comando concepito sul modello delle matrioske russe, con al centro immutata la struttura dello SDI. Del resto, la linea politica portata avanti ha ricalcato alla perfezione la fedelt� unionista e prodiana portata avanti dallo SDI nel corso degli anni e certamente non condivisa da molte altre anime della costituente.

2. La sottile linea rossa tra l�identit� socialista e quella laica liberale e socialista
Lo slogan con cui Enrico Boselli accompagn� il lancio della Costituente, �unire i socialisti, federare i riformisti� � stato di fatto applicato soltanto nella prima parte in nome di un asfittico �integralismo socialista�.
Si � scelto, anche nel nome, di puntare tutto su un�identit� prettamente socialista, per forza di cose vaga, nel tentativo di offrire pi� facile sponda agli esuli del congresso DS e mantenere un controllo pi� serrato sul percorso costituente, ma in questo modo chiudendosi all�apporto di forze di tradizione non dichiaratamente socialista.
Una scelta miope per due motivi se la piattaforma del socialismo europeo � indispensabile per indicare il campo di forze in cui ci si riconosce, di per s� non basta a marcare un progetto politico con pi� chiarezza di quanta non ne abbia il Partito Democratico.
Inoltre, anche intuitivamente, l�esperienza della RNP e il richiamo ad un moderno Socialismo Liberale, permettevano e permettono di incalzare il PD proprio sul fronte della modernit�, della capacit� �revisionistica�, del portare avanti un progetto chiaro e innovativo, mentre il rinchiudersi nello steccato del socialismo �liscio�, ha fatto s� che fossimo noi a sembrare il vecchio a fronte di un PD che pretendeva di rinnovare fortemente la politica italiana.

3. Alle elezioni alla disperata
Siamo arrivati alle elezioni anticipate senza alcuna scelta di punti programmatici qualificanti e distintivi, che non fossero i temi della laicit� e dei diritti civili (necessari ma incapaci da soli di spostare voti) o non fossero generici slogan sulla flex-security o sulla scuola pubblica. Armati della bandiera del socialismo europeo e della formula �socialisti finalmente uniti e autonomi�, non abbiamo dato prova di un progetto politico che mirasse all�interesse generale del paese.
Lo stesso capitolo delle candidature � stato gestito in modo opaco, con l�aggiunta delle improbabili offerte di diritto di tribuna a Mastella e Pannella, non certo adatti a contribuire alla nitidezza del nostro messaggio politico.
D�altro lato, la richiesta di apparentamento col PD sostenuta fino all�ultimo giorno utile ha finito per dare alla nostra autonomia l�impronta di una ritorsione polemica verso il PD, piuttosto che il segno di una compiuta scelta strategica.

Queste critiche non bastano a spiegare la nostra cocente sconfitta, ma servono a spiegare perch�, se non cambia radicalmente gruppo dirigente e prassi politica, il PS non sar� in grado di esercitare un suo ruolo nella crisi e nella transizione tuttora aperta nella sinistra riformista italiana, per contribuire a riposizionarla attorno a una matrice socialista.

4 .Il drammatico contesto generale
Ci siamo peraltro trovati ad affrontare condizioni proibitive l�accelerazione della crisi del governo Prodi ci aveva tolto il tempo necessario per costruire adeguatamente il processo costituente; la legge elettorale col doppio ostacolo premio di maggioranza-sbarramento combinava in modo nefasto per noi gli effetti del �voto inutile� ai fini del governo, con quelli del �voto perso� ai fini della rappresentanza. A questo si aggiunga la pi� generale crisi di credibilit� del sistema politico che porta ad un�inevitabile perdita di appeal delle identit� politiche. Come se non bastasse, la potente retorica contro i partiti piccoli di PD e PDL, non priva di qualche ragione, si attagliava alla perfezione alla vocazione minoritaria manifestata in varie occasioni nella gestione del PS.

Il risultato elettorale estremamente deludente insieme all�analisi degli errori commessi porta alla conclusione che il PS di oggi (SDI + Costituente) non pu� in quanto tale pretendere di rappresentare il perno del grande Partito del Socialismo che ci si era prefissati come scopo. O il congresso prender� atto di questa verit� e lancer� una fase nuova, necessariamente transitoria, per aprire un processo costituente di ben altra dimensione e apertura, oppure, al di l� dei nomi e dei simboli, finir� per sancire la pura e semplice continuazione dello SDI fino al suo definitivo esaurimento, per via elettorale o per assorbimenti progressivi da parte del PD.

Parte II Dove siamo

I limiti strutturali del PS

1.I socialisti e il socialismo all�indomani di Tangentopoli
All�indomani della catastrofe di Tangentopoli, l�imperativo categorico per i dirigenti socialisti rimasti illesi era quello di �salvare la comunit� nelle circostanze date, le sorti dei socialisti (parlamentari, amministratori, quadri nazionali e locali) non coincidevano affatto con quelle del socialismo (come valore/orizzonte/progetto). Perch� i socialisti potessero continuare ad essere presenti a livello amministrativo e parlamentare, occorreva che il socialismo non si manifestasse a livello politico. Autolimitazione, questa, pienamente condivisa dal gruppo dirigente nazionale.
La �salvaguardia della specie�era dunque affidata ad altre forze politiche in forme che sono variate nel corso degli anni, passando da singole candidature in altrui liste ad accordi elettorali senza alcuna valenza politica.

2. Lo stato dell�organizzazione socialista
La speranza, su cui abbiamo lanciato la Costituente, che lo SDI potesse reggere lo sforzo di far nascere su se stesso un soggetto politico fortemente rinnovato si � purtroppo dimostrata infondata. Non ci siamo riusciti.
Una prima ragione va cercata nella costituzione materiale dello SDI, basata su micro logiche di potere similari nel funzionamento, ma organizzate in sfere separate e spesso in conflitto fra i vari livelli territoriali.
Una seconda ragione va cercata in un vero e proprio impoverimento delle capacit� politico e culturale che si � determinato dopo Tangentopoli, in forza della scelta di pura e semplice sopravvivenza dei vari spezzoni della diaspora. Da qui la perdita crescente di contatto con l�intellettualit� di provenienza socialista, la difficolt� a capire le trasformazioni sociali e ad aggiornare le impostazioni culturali e programmatiche.
Da qui, la perdita di contatto con le organizzazioni sociali, nelle quali si � affermata l�assoluta prevalenza delle componenti di origine comunista e democristiana,
Da qui l�impossibilit� di trovare un sufficiente alimento politico dei nuclei ammirevoli di vecchi militanti socialisti orgogliosi e tenaci delle difesa della propria identit�, nobili testimonianze di vita e di passione politica, ma insufficienti a reggere le sorti di un partito che non voglia essere n� un partito personalistico � populistico, n� un partito localistico � clientelare. Aggiungiamo che Tangentopoli ha di fatto eliminato due generazioni di militanti, i trentenni e i quarantenni, che avrebbero potuto in questo difficile frangente, prendere in mano il partito. Questo gigantesco gap generazionale rende automaticamente un po� ridicolo e inutile un richiamo a un giovanilismo che proponga un ricambio completo della dirigenza senza che alternative concrete siano realmente disponibili.
E� vero che siamo presenti in alcune realt� locali e regionali. In alcuni casi anche con risultati importanti frutto di un genuino consenso dei nostri amministratori; in altri per�, in forza di prassi diffuse e discutibili di rapporti con l�elettorato non molto dissimili da quelli di altri partiti; in altri infine grazie all�ospitalit� concessa non gratuitamente dal PD e da altre forze di centrosinistra. Sarebbe dunque opportuno evitare la retorica sui socialisti deboli nel voto politico, ma forti nel voto amministrativo. Su certi successi amministrativi dovremmo domandarci se sono la prova della nostra forza o non paradossalmente la conferma della nostra debolezza.
Tornando al quadro complessivo del Partito Socialista bisogna ricordare che anche l�apporto proveniente dagli altri gruppi socialisti (Nuovo PSI, I Socialisti, Socialismo � libert�) non � stato molto significativo, almeno in termini di forze organizzate.
Dai compagni provenienti dai Ds, tramite Sinistra Democratica, � venuto un apporto che ha dato fiducia, anche per il prestigio dei compagni provenienti da quella esperienza.
Ma dai militanti di base e dai quadri intermedi dell�ex DS si � mosso finora ben poco.
L�Associazione Per la Rosa nel Pugno ha portato con s� militanti di storia diessina, socialista, radicale e repubblicana. Una buona vivacit� di apporti, anche giovanili e femminili, ma anche in questo caso parliamo di numeri ridotti.


Situazione politica

Analisi della situazione
Con il voto del 13 e 14 Aprile il malessere del Paese, anzi i suoi diversi malesseri si sono riversati a destra. Aumento delle tasse, perdita di potere d�acquisto dei salari e delle pensioni, aumento dei mutui, preoccupazioni per il lavoro, paura per la sicurezza e l�immigrazione, litigiosit� e cattiva performance del governo Prodi, sfiducia nella politica e protesta per i suoi alti costi hanno gonfiato il vento nelle vele del Pdl, della Lega e dell�Mpa.
Si preannuncia una lunga fase di stabilizzazione del centrodestra in chiave populista e conservatrice, dura sull�ordine pubblico e la sicurezza, morbida sui conflitti sociali, lassista sulla spesa pubblica, tollerante sulle illegalit� dei colletti bianchi, sui conflitti di interesse e sui rapporti politica/malaffare, chiusa sui diritti civili e sulla laicit� dello Stato, pronta a sfidare l�Europa sul debito pubblico e sull�apertura dei mercati.
In questo contesto non si devono escludere tentativi di intesa Berlusconi/Veltroni per stringere ancora i ceppi del bipartitismo. Tentativi che andranno contrastati a cominciare dalle prossime riforme delle leggi elettorali, per le quali dovremmo rilanciare la proposta del modello tedesco. Tuttavia il segno dominante della nuova stagione non sar� il regime �veltrusconi�, di cui si � parlato in campagna elettorale, bens� un centrodestra meno aggressivo nelle forme, ma pi� pervasivo nel controllo di ogni ganglo delle istituzioni e della societ�, sul modello Lombardia al Nord e Sicilia al Sud. Il PD � all�opposizione e non sar� facile per esso trovare un asse da cui esercitare quel ruolo, non solo per le scivolate neomoderate e neodemocristiane fatte prima e durante la campagna elettorale, ma proprio per la mancanza di un baricentro politico � culturale attorno a cui garantire il futuro stesso del partito. La discussione che si sta riaprendo al suo interno fra i sostenitori dell�identit� e quelli delle alleanze, si propone come un falso problema, come se si dovesse scegliere fra il ritorno al bipolarismo coatto praticato fino alla caduta del governo Prodi e il bipartitismo americanizzante proposto da Veltroni. Il problema � invece l�ancoraggio al socialismo laico e liberale europeo, finora rifiutato e rimosso; ma oggi pi� necessario che mai per sostenere la sfida con la destra sul terreno della modernit�, della libert� e della giustizia sociale. Con questo nodo il PD sar� costretto a misurarsi inevitabilmente. E a partire da esso, noi dovremo incalzarlo.
Non � fondata infatti l�analisi che giudica il PD totalmente assimilato a una forza neomoderata di centro, contro cui non resterebbe che organizzare la sinistra ormai tutta e solo extraparlamentare . D�altro lato � pur vero che la sconfitta elettorale ha dissolto l�impianto precario della Sinistra Arcobaleno. Molte forze a cominciare da Sinistra Democratica e da alcune aree ambientaliste, non accettano di ritirarsi nei fortini di varia confessione comunista che si vanno ricostruendo.
Con queste forze il confronto � ancora pi� urgente. Un confronto che deve coinvolgere anche altre forze liberali, laiche e radicali. Forze che in parte sono gi� all�interno della Costituente Socialista, ma per altre parti sono ancora organizzate in microformazioni politiche e culturali cui solo un futuro grande Partito Socialista potrebbe offrire un solido punto di riferimento.


Parte III Dove possiamo andare

La nostra prospettiva per il PS

1 .Un partito a termine con un obiettivo concreto
Prendiamo in prestito le parole di Macaluso �Non � pensabile e non � serio che forze politiche con l�1, 2, 3 % o poco pi� si definiscano socialiste o comuniste. Un Partito Socialista in tutto il mondo � tale se ha un consenso largo di popolo.�
Alla luce del disastro elettorale, noi non pensiamo che l�obiettivo del PS nel futuro sia il recupero dell�1-2 % a ogni scadenza elettorale, fino a raggiungere una massa critica credibile per un Partito Socialista.
Noi ci proponiamo un obiettivo a termine pi� realistico, ma pur sempre molto impegnativo. Poich� riteniamo tutt�altro che stabilizzato il quadro della sinistra italiana e pensiamo che l�area delle forze che possono riconoscersi nel Socialismo europeo riguardi gran parte del PD e della ex Sinistra Arcobaleno il nostro obiettivo � di contribuire a portare tutte queste forze alla formazione di un grande Partito Socialista, in cui possono convivere correnti diverse (come avviene in tutta Europa) saldando a questo processo, in forma organica o federativa, le componenti laiche e liberali di sinistra.
Le ragioni del permanere del PS come organizzazione socialista autonoma, sia pure a termine, stanno solo in questo nostro obiettivo e nel fatto che non riteniamo utile a questo fine la nostra confluenza nel PD. Infatti l�aggiunta di un�altra minuscola frazione di forze socialiste a un partito che � nato facendo dell�ambiguit� ideologica la sua ragion d�essere e non consente una effettiva agibilit� democratica al suo interno, non ci avvicinerebbe di un millimetro all�esito cui puntiamo.
Il Partito Socialista deve sollecitare questo processo con un�azione di lotta politica e di stimolo critico, ispirato a un vero e proprio autonomismo corsaro, cercando di essere il lievito di idee e proposte per una sinistra riformista che non c�� ma che ha nell�adozione delle idee e del metodo socialista europeo la sua sola chance di esistere.

2. Un metodo autonomista e corsaro
Da questo punto di vista � sbagliata l�ipotesi di posizionarsi in una sorta di spazio intermedio tra SA e PD. E� l�idea stessa di circoscrivere in un rigido perimetro di geometria politica l�azione di un partito ad essere erronea; bisogna accettare il fatto che l�elettore tende sempre pi� ad anteporre la tutela dei propri legittimi interessi alla propria connotazione ideologica.
Dobbiamo altres� pensare come una forza politica che si ponga l�obiettivo di riavvicinare le istituzioni ai cittadini, cercando di coinvolgere le migliori energie del paese, i ceti pi� dinamici, i giovani ricercatori come le migliori competenze professionali nei vari ambiti, troppo spesso emarginati dai processi decisionali. Dobbiamo individuare interlocutori e istanze non rappresentati dall�attuale offerta politica.
Il rapporto con gli interessi organizzati, a cominciare dai sindacati dei lavoratori, resta una costante della tradizione socialista, che dobbiamo cercare di rivitalizzare nella presente situazione. Ma anche in questo caso non deve venire meno una capacit� di scelte autonome che contribuiscano a innovare profondamente le politiche del lavoro.
L�autoreferenzialit� � la cifra caratteristica della classe dirigente del nostro paese. Ma se la politica non sembra pi� in grado di ascoltare la gente e decodificarne gli umori, c�� una societ�, distante e scollata, che fatica ad individuare riferimenti politici in grado di recepire le proprie istanze e dare le adeguate soluzioni. Una societ� non pi� disposta a delegare in bianco alla politica il funzionamento della cosa pubblica ma che pretende, invano, di avere voce in capitolo nel merito delle questioni e non si accontenta di slogan pubblicitari.
Occorre dunque differenziarsi nei metodi, aprendosi ai contributi che vengono dalla societ�, puntando a coinvolgere energie intellettuali nuove, irrequiete, desiderose di protagonismo, liberando risorse altrimenti inespresse. Un esempio felice in tal senso � stato quello delle �Primarie delle Idee�, rimasto purtroppo un episodio isolato nel percorso della Costituente. Dobbiamo sviluppare uno sforzo d�innovazione su tutti i principali temi dell�agenda politica, anche per rispondere agli elementi di novit� che il governo Berlusconi annuncia in confronto alle precedenti edizioni, soprattutto nei settori del mercato del lavoro e della modernizzazione della pubblica amministrazione, della scuola e dell�universit�.
I socialisti sono individuati da sempre come i portabandiera della giustizia sociale e della libert�. In questi anni anche la bandiera della laicit� e dei diritti civili sono stabilmente associate al socialismo. Ora dobbiamo conquistare il riconoscimento di essere coerenti promotori della valorizzazione delle capacit� e del merito in tutti i campi della vita civile e sociale.

3. Un partito per una fase di transizione
Poich� affermiamo con chiarezza che � nostro obiettivo investire il PS in un pi� ampio processo costitutivo di una grande formazione socialista e liberale, di cui avvertiamo l�urgenza, ma non possiamo programmare a tavolino tappe e scadenze, dobbiamo fissare sin d�ora la data del prossimo congresso entro l�estate del 2009, e con ci� stesso affermare il carattere transitorio degli organi e degli assetti che usciranno da questo congresso. Lo statuto e le regole congressuali devono garantirci contro il rischio di una pura prosecuzione della forma e della costituzione materiale dello SDI, perch� in questo modo non andremmo e a una microstruttura partitica in cui un piccolo ceto politico ripete, sotto forma di parodia, i riti della spartizione del potere e della ricerca di visibilit� che gi� rendono insopportabili i partiti maggiori. Da questo punto di vista sono decisive le incompatibilit� che dovranno riguardare l�esercizio di ruoli di direzione politica nel partito e quello di ruoli esecutivi nei comuni e nelle province nonch� anche quello di consigliere nelle amministrazioni regionali.
In questa fase di transizione inoltre, � opportuno dotarsi di una struttura centrale estremamente leggera, imperniata su un segretario/a che in qualche modo abbia la funzione di un amministratore straordinario, coadiuvato da una segreteria di sua fiducia, e affiancato da un ufficio politico ristretto, rappresentativo delle diverse sensibilit� presenti nel partito.
Il segretario/a dovr� garantire piena affidabilit� nell�attuazione della linea emersa nel congresso, totale trasparenza dei processi decisionali e massima agibilit� democratica a tutela delle minoranze.

4. La forma organizzativa il Partito Low Cost

Il PS mantiene un organizzazione territoriale tipica del tardomorandismo che sopravvive nelle organizzazioni della sinistra, costituita dal poco che � sopravvissuto alla fine del PSI.
Ma oggi, quella struttura un tempo capillare, copre solo a macchia di leopardo il territorio nazionale, risultando praticamente assente in molte realt� importanti del paese. Dunque una struttura di partito sostanzialmente inadatta ai tempi e alla reale situazione sul territorio, che si riduce, nei fatti, a parodia del PSI di un tempo, mantenendone cariche, titoli e organizzazione formale senza averne voti e militanti, assecondando l�idea di un partito residuale che mira a garantire qualche posizione sempre pi� marginale e minore, all�insegna dell�infelice assunto del �meno siamo meglio stiamo�..
Il congresso del PS deve operare una chiara scelta per un partito di tipo nuovo, federale federativo, che si organizza su battaglie politiche qualificanti che aggreghino ed interessino ben al di l� delle proprie limitate forze. Un Partito che si fa modello proprio di una di queste battaglie, quella per la democrazia diretta e libera e che quindi seleziona il proprio gruppo dirigente attraverso votazioni libere che seguono dibattiti chiari ed aperti e non si trincera dietro accordi di vertice che esproprino il diritto degli iscritti a fare sentire la propria voce.
Si deve dunque adottare una forma organizzativa consona alla situazione anche economica del partito, basata su una struttura snella, flessibile, decentrata, in grado di stabilire intese e patti federativi con formazioni politico-culturali nazionali o locali interessati alla costruzione del pi� vasto soggetto socialista.
Una struttura capace di interagire, anche tramite appositi patti federativi o consultivi, con il tessuto associativo formale e informale, che opera sul territorio, i cui obiettivi siano in sintonia con la nostra cultura politica.
Il partito dovr� organizzarsi anche in forma telematica, con un�architettura organizzata di siti web che ricalchi quella del partito, gestiti da preposti gruppi di lavoro, e consenta sistematiche e frequenti verifiche sulle scelte politiche e sulle principali iniziative da parte di iscritti e simpatizzanti.


-----------------------------------
ducadisextum
18 Maggio 2008, 12:51

Re: Una Possibile Mozione Congressuale
-----------------------------------
Ho gi� dato ad Andrea i miei contributi alla stesura di questo documento quindi direi che lo condivido anche se � sempre possibile effettuare ulteriori limature o approfondimenti.

MP


-----------------------------------
Andrea Plex Pisauro
18 Maggio 2008, 15:52

Re: Una Possibile Mozione Congressuale
-----------------------------------
[quote user="ducadisextum" post="25874"]Ho gi� dato ad Andrea i miei contributi alla stesura di questo documento quindi direi che lo condivido anche se � sempre possibile effettuare ulteriori limature o approfondimenti.

MP[/quote]infatti, anche Matteo Pugliese ha collaborato attivamente, si � perso il nome nei vari scambi di email...


-----------------------------------
alteredsate
18 Maggio 2008, 17:30

Re: Una Possibile Mozione Congressuale
-----------------------------------
Mi sembra che in questa proposta di mozione siano individuati diversi spunti operativi interessanti. Se alcuni sono lapalissiani, altri invece compaiono sotto forma di "suggestione" e dunque, magari, sarebbe ottimo avere anche poter disporre di una versione meno divulgativa e pi� ponderosa della mozione. Ad ogni modo, mi sembra che questo tentativo, affiancato alla ottima bozza di statuto di Daria Veronesi possa essere un onorevolissimo punto di partenza.
Antonello


COMPLIMENTI RAGAZZI! Io non aggiungerei altro. Ritengo che gia' cosi' e' una Mozione Congressuale organicamente strutturata e perfettamente "commisurata" ai tempi che stiamo vivendo. A me avete ricordato, tra le altre, due cose fondamentali: il mondo socialista sta' guardando giu' nel fondo del baratro e, pero', prima di tentare di pensare al "mondo" occorre fare pulizia e mettere ordine nel piccolo "giardino" di casa propria. Alcuni di voi mi conoscono e sanno che sono un "reduce" (...un po' piu' grigio ma non domo) degli anni Ottanta, quando avevo la vostra eta' di oggi, ed un "sopravvissuto" alla "pulizia etnica" che ha colpito i socialisti negli anni Novanta. Solo un suggerimento: domattina depositatela al..."LOFT" di Piazza San Lorenzo in Lucina con le firme di tutti coloro che hanno contribuito a scriverla. Magari aggiungeteci un sottotitolo esplicativo: "ROAD MAP PER UN CONGRESSO SOCIALISTA TRANSITORIO ED UNITARIO". Poco importa se, per il... regolamento, non sara', in quel momento, formalmente valida. Spettera' ai... "Padri Costituenti" cogliere l'occasione che offrite loro di venir fuori dalle "oscure" (e, purtroppo, credo inutili) trattative di questi giorni e trasformarla in un possibile punto di convergenza da cui ripartire. Subito dopo diffondetela per dare a tutti i compagni la possibilita' di valutare, in modo visibile, il comportamento di ognuno degli attuali dirigenti nazionali. Se stanno lavorando in buona fede e' proprio il caso di dire che... "l'intendenza seguira'" e, forse, sara' l'atto di nascita di un nuovo gruppo dirigente (non temete il salto generazionale). Altrimenti... tutto sara' chiaro a tutti ed ognuno potra' prendere le proprie decisioni. Un abbraccio a tutti voi. Ivo Costamagna (Coordinatore Partito Socialista Provincia di Macerata)