domenica 18 maggio 2008

*UNA POSSIBILE MOZIONE PER IL CONGRESSO DEL PARTITO SOCIALISTA*

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Tommaso Inoz Ciuffoletti
18 Maggio 2008, 11:53

Una possibile Mozione Congressuale
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Una possibile mozione congressuale

Questo testo, cui abbiamo lavorato io e Andrea Pisauro, rielabora con molte integrazioni e modifiche, dandogli inoltre la forma di una possibile mozione congressuale, il precedente "contributo all'avvio del dibattito congressuale", che era gi� il frutto dell'apporto di numerosi compagni cui si aggiungono ora, senza loro responsabilit�, Daria Veronesi, Riccardo Monaco, Nicol� Cavalli, Chiara Lucacchioni, Francesco Gennaro.

Lanfranco Turci

Di seguito e in allegato il testo della possibile mozione congressuale.


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Tommaso Inoz Ciuffoletti
18 Maggio 2008, 11:58

Re: Una possibile Mozione Congressuale
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�PRIMA LA POLITICA�
Premessa

Il Partito Socialista che si appresta a celebrare il suo congresso fondativo deve innanzitutto fare chiarezza su cosa sia attualmente, per evitare di confondere un�immagine edulcorata di s� stesso con la realt�.
Le necessarie risoluzioni per un rilancio dell�azione politica e una ridefinizione degli obiettivi del Partito Socialista non possono prescindere, oltre che da una seria analisi degli errori fin qui commessi, sia da quelli che sono i nostri attuali limiti per cos� dire �strutturali�, sia da una riflessione su quella che pu� essere la funzione politica del partito nella societ� italiana.
Tuttavia, anche a fronte del disastroso risultato elettorale, riteniamo imprescindibile trasformare questo congresso fondativo in un�occasione irrinunciabile di un confronto politico a tutto campo, fin qui accuratamente evitato per la salvaguardia di non si sa bene cosa.
Fin qui si � preferito parlare prima di nomi e di organigrammi di un partito dell� 1%. Noi pensiamo che venga prima la politica.

PARTE I Dove eravamo rimasti
Capitolo 1 Perch� anche in Italia � necessario un grande partito socialista
Capitolo 2 Perch� il progetto del Partito Socialista � in crisi

PARTE II Dove siamo
Capitolo 1 I limiti strutturali del PS
Capitolo 2 Situazione politica

PARTE III Dove possiamo andare
Capitolo 1 La nostra prospettiva per il PS


Parte I Dove eravamo rimasti

Perch� anche in Italia � necessario un grande partito socialista

1. L�anomalia italiana � la questione socialista
Il punto di partenza di qualunque analisi politica � la constatazione del profondo stato di crisi in cui versa l�Italia. Il declino continua manifestandosi in una moltitudine di crisi che si intrecciano in modo apparentemente inestricabile.
Ma � la permanente crisi di credibilit� delle istituzioni a segnalarci quello che � il vero malessere che affligge il nostro paese la crisi, ormai cronica, del sistema politico nel suo complesso.
Un sistema politico che attraversa una difficile fase di transizione dal �bipolarismo coatto� appena conclusosi ad un nuovo assetto ancora tutto da costruire, che sembra di risultare ancora pi� artificioso e antidemocratico di quello appena superato.
Il sistema politico italiano si � configurato come anomalo fin dall�inizio della nascita della Repubblica, dapprima per effetto della �conventio ad escludendum� che impediva un�alternanza al governo, in seguito tramite un bipolarismo di coalizioni tanto grandi quanto disomogenee ed incapaci di governare.
A ben vedere il tratto unificante delle anomalie del sistema politico italiano dal 1945 in poi � proprio la questione socialista.
Nella Prima Repubblica, a partire dalla infausta scelta frontista di Nenni, comincia il travaglio culturale e politico della sinistra socialista e riformista, diventata minoritaria, a differenza del resto dell�Europa, rispetto ai comunisti. Il Psi sar� costretto, per il quarantennio successivo, ad un�improbabile rincorsa in salita nei confronti della sinistra comunista, in una condizione di sudditanza psicologica verso il Pci, superata solo nella fase di Craxi.
Questione socialista che si ripropone in altre forme allorch�, con la caduta del muro di Berlino, si rendeva possibile una corretta dialettica di alternanza tra una destra popolar cattolica e una sinistra di stampo socialista.
Il ciclone Tangentopoli spazza infatti via tutta la sinistra non comunista cos� come il fronte moderato. E� l�inizio della Seconda Repubblica, dove si confrontano opposte coalizioni dall�identit� culturale e programmatica assai confusa e, caso unico in Europa, prive di una presenza socialista significativa.

2. Il nodo tangentopoli e i �compagni di scuola� comunisti
Andrebbe allora sicuramente riletta con maggiore attenzione proprio la stagione di Tangentopoli, e la successiva continuazione in altre forme di un sistema politico anomalo rispetto al resto dell�Europa. Anomalia italiana ben rappresentata dalle contraddizioni del gruppo dirigente dell�allora Pci, oggi alla guida del Partito Democratico. Quel gruppo dirigente che nei primi anni �90 avrebbe avuto solide ragioni per rivedere fino in fondo il senso della propria identit� politica e culturale e prefer� evitare tale sforzo. Ritenne pi� conveniente, e meno traumatico, non affrontare le questioni irrisolte del proprio retaggio per godere della rendita di posizione offerta dalla rivoluzione giudiziaria di Tangentopoli, in cui, insieme a un malcostume diffuso e ad una prassi politica inaccetabile, � stato di fatto liquidato il Socialismo Liberale riformista ed autonomista.
Ma � stato proprio nell�accettazione passiva di quel passaggio, da parte di ci� che allora rimaneva della sinistra italiana, che ha trovato terreno fertile la discesa in campo di Berlusconi. Essa ha di fatto imposto un sistema forzatamente bipolare, immobile ed antiriformatore, che ha fatto crescere in maniera sorprendente lo spazio di una destra populista e ben poco liberale.
Ma il senso del continuo peregrinare di quei �compagni�, passati, una Cosa dopo l�altra, dal PCI al PD senza mai riuscire ad essere altro che ex-comunisti, � spiegato proprio dal rifiuto di dirsi socialisti, ed evidenzia la centralit� della Questione Socialista nelle vicende politiche italiane.
Ripercorrendo la storia pi� recente, risulta infatti davvero difficile individuare nella nascita del PD e nel tentativo di fissare, da parte di un gruppo dirigente sconfitto e privo di prospettive, un assetto bipartitico, altro che non un estremo tentativo di perpetuare se stesso, dentro a un�alleanza organica con il popolarismo cattolico ed altre componenti ex-DC. Un�alleanza appunto, e non un vero partito.

3. Perch� un Partito del Socialismo Liberale
C�� un filo rosso che lega l�esperienza della Rosa nel Pugno con quella del Partito Socialista. E� un�esigenza profonda di affermare i valori dell�area laica, liberale e socialista, combinati al rifiuto istintivo di un assetto bipartitico che non garantisce alcuna possibilit� d�espressione a quella sensibilit�.
Attraverso l�esperienza della Rosa nel Pugno si � in qualche modo individuato nel Socialismo Liberale l�opzione in grado sia di riaprire in modo serio la Questione Socialista sia di ridare un ruolo decisivo ad un approccio e una cultura che ritenevamo e riteniamo tuttora fondamentale.
Ripensare oggi insieme socialismo e liberalismo permette di superare i limiti del socialismo tradizionale, legato ad una logica statalista e dirigista di governo dei processi, che mal si concilia con quelle che sono le esigenze del paese, e al contempo, di coniugare la tutela dell�individuo in quanto tale con la capacit� di pensare e perseguire l�interesse collettivo.
La libert� concepita come fine e come mezzo per l�attuazione di valori fondamentali va a rispondere ad uno dei bisogni essenziali di un paese tuttora incatenato da una logica corporativa e familistica, soffocato da una miriade di lacci e laccioli, deficitario nel rispetto della tutela delle libert� individuali, incapace di reagire alla crisi perch� incapace di liberare le energie migliori di cui dispone, intrappolate da una mentalit� bigotta ed ottusa e da uno Stato allo stesso tempo pervasivo dove non deve e assente dove servirebbe.
In Italia, infatti, portiamo ancora i segni di uno statalismo sprecone, invadente e piegato agli interessi di lobby politiche e sindacali. A questo proposito si deve evitare che le preoccupazioni connesse alla globalizzazione, preoccupazioni che trovano un�espressione reazionaria nel pensiero di Tremonti, spingano una parte della sinistra a utilizzare l�antimercatismo come giustificazione per un rilancio ideologico dello statalismo.
Noi pensiamo che il rapporto Stato-Mercato non possa essere definito una volta per tutte, n� concepito come uno scontro fra due approcci assolutizzati volta a volta come il bene o il male. Soprattutto dobbiamo capire che la vera scala su cui il problema va inquadrato � quella europea e internazionale. Non c�� dubbio che la smisurata crescita del potere delle grandi multinazionali dell�economia e della finanza richieda un bilanciamento ed una capacit� di regolazione in termini di governance pubblica per la quale le attuali organizzazioni interstatali e quelle facenti capo all�Onu non sono ancora all�altezza. Basti pensare a tre temi di grande e drammatica attualit� quali l�aumento dei prezzi dei prodotti energetici e alimentari e la crisi finanziaria innescata dai mutui subprime americani, per non parlare dell�esigenza di un governo mondiale della questione ambientale.
Socialismo liberale dunque, anche perch� permette di rispondere alle esigenze di quello che rimane un paese ingiusto, con un sistema di welfare inadeguato, una mobilit� sociale ridicola, una cultura del merito quasi inesistente, irrimediabilmente diviso tra le pletore di garantiti e l�esercito degli esclusi.
Ancorare finalmente a sinistra le istanze e la tradizione liberalsocialista, senza ambiguit� e senza tentennamenti, significherebbe cambiare lo schieramento progressista e mettere in difficolt� una destra, liberale a parole, ma incapace di inverare i proclami in politiche serie e quanto mai necessarie per il nostro paese.
Non incidentalmente, osserviamo come tutta l�Europa sia caratterizzata dalla presenza di grandi partiti socialisti portatori di una cultura dichiaratamente laica e liberalsocialista e, pur nella diversit� di assetti politici, tutti intrinsecamente maggioritari o dalla forte consistenza elettorale.

Riteniamo dunque utile affermare e riaffermare come la ragione fondativa del Partito Socialista sia quella di puntare a risolvere la crisi del sistema politico tramite la costruzione di una grande forza del Socialismo a vocazione maggioritaria.

Perch� il progetto del Partito Socialista � in crisi

1. La gestione miope e fallimentare della Costituente Socialista
Dopo il fallimento della Rosa nel Pugno, primo tentativo di ricostituire una forza del Socialismo Liberale dopo anni dalla fine del PSI craxiano, alcuni di noi proposero, a Bertinoro, di dar vita a una costituente liberal-socialista imperniata sullo SDI, che ponesse fine alla diaspora socialista e si aprisse ad altre forze di provenienza diessina e di area laica e liberale. La speranza era che l�innesto dell�eredit� della RNP potesse indurre un serio rinnovamento di prassi, di metodo e di cultura politica negli stanchi riti dei partiti della diaspora.
Avevamo detto che la costituente non doveva ridursi a uno �SDI allargato�. Invece questo � quanto � avvenuto, con l�aggiunta della riemersione di vecchi conflitti fra le anime della diaspora socialista. Neppure l�arrivo di esperienze diverse provenienti dai DS, da aree liberali e radicali, � riuscito ad amalgamare il tutto in qualcosa di nuovo. Lo SDI con il suo vertice nazionale e molti gruppi dirigenti locali ha gestito la costituente come un azionista di maggioranza, con il freno a mano permanentemente tirato, per paura di perdere il controllo nazionale e locale della situazione. La vita stentata del comitato nazionale e dei comitati locali non ha potuto mascherare l�effettivo meccanismo di comando concepito sul modello delle matrioske russe, con al centro immutata la struttura dello SDI. Del resto, la linea politica portata avanti ha ricalcato alla perfezione la fedelt� unionista e prodiana portata avanti dallo SDI nel corso degli anni e certamente non condivisa da molte altre anime della costituente.

2. La sottile linea rossa tra l�identit� socialista e quella laica liberale e socialista
Lo slogan con cui Enrico Boselli accompagn� il lancio della Costituente, �unire i socialisti, federare i riformisti� � stato di fatto applicato soltanto nella prima parte in nome di un asfittico �integralismo socialista�.
Si � scelto, anche nel nome, di puntare tutto su un�identit� prettamente socialista, per forza di cose vaga, nel tentativo di offrire pi� facile sponda agli esuli del congresso DS e mantenere un controllo pi� serrato sul percorso costituente, ma in questo modo chiudendosi all�apporto di forze di tradizione non dichiaratamente socialista.
Una scelta miope per due motivi se la piattaforma del socialismo europeo � indispensabile per indicare il campo di forze in cui ci si riconosce, di per s� non basta a marcare un progetto politico con pi� chiarezza di quanta non ne abbia il Partito Democratico.
Inoltre, anche intuitivamente, l�esperienza della RNP e il richiamo ad un moderno Socialismo Liberale, permettevano e permettono di incalzare il PD proprio sul fronte della modernit�, della capacit� �revisionistica�, del portare avanti un progetto chiaro e innovativo, mentre il rinchiudersi nello steccato del socialismo �liscio�, ha fatto s� che fossimo noi a sembrare il vecchio a fronte di un PD che pretendeva di rinnovare fortemente la politica italiana.

3. Alle elezioni alla disperata
Siamo arrivati alle elezioni anticipate senza alcuna scelta di punti programmatici qualificanti e distintivi, che non fossero i temi della laicit� e dei diritti civili (necessari ma incapaci da soli di spostare voti) o non fossero generici slogan sulla flex-security o sulla scuola pubblica. Armati della bandiera del socialismo europeo e della formula �socialisti finalmente uniti e autonomi�, non abbiamo dato prova di un progetto politico che mirasse all�interesse generale del paese.
Lo stesso capitolo delle candidature � stato gestito in modo opaco, con l�aggiunta delle improbabili offerte di diritto di tribuna a Mastella e Pannella, non certo adatti a contribuire alla nitidezza del nostro messaggio politico.
D�altro lato, la richiesta di apparentamento col PD sostenuta fino all�ultimo giorno utile ha finito per dare alla nostra autonomia l�impronta di una ritorsione polemica verso il PD, piuttosto che il segno di una compiuta scelta strategica.

Queste critiche non bastano a spiegare la nostra cocente sconfitta, ma servono a spiegare perch�, se non cambia radicalmente gruppo dirigente e prassi politica, il PS non sar� in grado di esercitare un suo ruolo nella crisi e nella transizione tuttora aperta nella sinistra riformista italiana, per contribuire a riposizionarla attorno a una matrice socialista.

4 .Il drammatico contesto generale
Ci siamo peraltro trovati ad affrontare condizioni proibitive l�accelerazione della crisi del governo Prodi ci aveva tolto il tempo necessario per costruire adeguatamente il processo costituente; la legge elettorale col doppio ostacolo premio di maggioranza-sbarramento combinava in modo nefasto per noi gli effetti del �voto inutile� ai fini del governo, con quelli del �voto perso� ai fini della rappresentanza. A questo si aggiunga la pi� generale crisi di credibilit� del sistema politico che porta ad un�inevitabile perdita di appeal delle identit� politiche. Come se non bastasse, la potente retorica contro i partiti piccoli di PD e PDL, non priva di qualche ragione, si attagliava alla perfezione alla vocazione minoritaria manifestata in varie occasioni nella gestione del PS.

Il risultato elettorale estremamente deludente insieme all�analisi degli errori commessi porta alla conclusione che il PS di oggi (SDI + Costituente) non pu� in quanto tale pretendere di rappresentare il perno del grande Partito del Socialismo che ci si era prefissati come scopo. O il congresso prender� atto di questa verit� e lancer� una fase nuova, necessariamente transitoria, per aprire un processo costituente di ben altra dimensione e apertura, oppure, al di l� dei nomi e dei simboli, finir� per sancire la pura e semplice continuazione dello SDI fino al suo definitivo esaurimento, per via elettorale o per assorbimenti progressivi da parte del PD.

Parte II Dove siamo

I limiti strutturali del PS

1.I socialisti e il socialismo all�indomani di Tangentopoli
All�indomani della catastrofe di Tangentopoli, l�imperativo categorico per i dirigenti socialisti rimasti illesi era quello di �salvare la comunit� nelle circostanze date, le sorti dei socialisti (parlamentari, amministratori, quadri nazionali e locali) non coincidevano affatto con quelle del socialismo (come valore/orizzonte/progetto). Perch� i socialisti potessero continuare ad essere presenti a livello amministrativo e parlamentare, occorreva che il socialismo non si manifestasse a livello politico. Autolimitazione, questa, pienamente condivisa dal gruppo dirigente nazionale.
La �salvaguardia della specie�era dunque affidata ad altre forze politiche in forme che sono variate nel corso degli anni, passando da singole candidature in altrui liste ad accordi elettorali senza alcuna valenza politica.

2. Lo stato dell�organizzazione socialista
La speranza, su cui abbiamo lanciato la Costituente, che lo SDI potesse reggere lo sforzo di far nascere su se stesso un soggetto politico fortemente rinnovato si � purtroppo dimostrata infondata. Non ci siamo riusciti.
Una prima ragione va cercata nella costituzione materiale dello SDI, basata su micro logiche di potere similari nel funzionamento, ma organizzate in sfere separate e spesso in conflitto fra i vari livelli territoriali.
Una seconda ragione va cercata in un vero e proprio impoverimento delle capacit� politico e culturale che si � determinato dopo Tangentopoli, in forza della scelta di pura e semplice sopravvivenza dei vari spezzoni della diaspora. Da qui la perdita crescente di contatto con l�intellettualit� di provenienza socialista, la difficolt� a capire le trasformazioni sociali e ad aggiornare le impostazioni culturali e programmatiche.
Da qui, la perdita di contatto con le organizzazioni sociali, nelle quali si � affermata l�assoluta prevalenza delle componenti di origine comunista e democristiana,
Da qui l�impossibilit� di trovare un sufficiente alimento politico dei nuclei ammirevoli di vecchi militanti socialisti orgogliosi e tenaci delle difesa della propria identit�, nobili testimonianze di vita e di passione politica, ma insufficienti a reggere le sorti di un partito che non voglia essere n� un partito personalistico � populistico, n� un partito localistico � clientelare. Aggiungiamo che Tangentopoli ha di fatto eliminato due generazioni di militanti, i trentenni e i quarantenni, che avrebbero potuto in questo difficile frangente, prendere in mano il partito. Questo gigantesco gap generazionale rende automaticamente un po� ridicolo e inutile un richiamo a un giovanilismo che proponga un ricambio completo della dirigenza senza che alternative concrete siano realmente disponibili.
E� vero che siamo presenti in alcune realt� locali e regionali. In alcuni casi anche con risultati importanti frutto di un genuino consenso dei nostri amministratori; in altri per�, in forza di prassi diffuse e discutibili di rapporti con l�elettorato non molto dissimili da quelli di altri partiti; in altri infine grazie all�ospitalit� concessa non gratuitamente dal PD e da altre forze di centrosinistra. Sarebbe dunque opportuno evitare la retorica sui socialisti deboli nel voto politico, ma forti nel voto amministrativo. Su certi successi amministrativi dovremmo domandarci se sono la prova della nostra forza o non paradossalmente la conferma della nostra debolezza.
Tornando al quadro complessivo del Partito Socialista bisogna ricordare che anche l�apporto proveniente dagli altri gruppi socialisti (Nuovo PSI, I Socialisti, Socialismo � libert�) non � stato molto significativo, almeno in termini di forze organizzate.
Dai compagni provenienti dai Ds, tramite Sinistra Democratica, � venuto un apporto che ha dato fiducia, anche per il prestigio dei compagni provenienti da quella esperienza.
Ma dai militanti di base e dai quadri intermedi dell�ex DS si � mosso finora ben poco.
L�Associazione Per la Rosa nel Pugno ha portato con s� militanti di storia diessina, socialista, radicale e repubblicana. Una buona vivacit� di apporti, anche giovanili e femminili, ma anche in questo caso parliamo di numeri ridotti.


Situazione politica

Analisi della situazione
Con il voto del 13 e 14 Aprile il malessere del Paese, anzi i suoi diversi malesseri si sono riversati a destra. Aumento delle tasse, perdita di potere d�acquisto dei salari e delle pensioni, aumento dei mutui, preoccupazioni per il lavoro, paura per la sicurezza e l�immigrazione, litigiosit� e cattiva performance del governo Prodi, sfiducia nella politica e protesta per i suoi alti costi hanno gonfiato il vento nelle vele del Pdl, della Lega e dell�Mpa.
Si preannuncia una lunga fase di stabilizzazione del centrodestra in chiave populista e conservatrice, dura sull�ordine pubblico e la sicurezza, morbida sui conflitti sociali, lassista sulla spesa pubblica, tollerante sulle illegalit� dei colletti bianchi, sui conflitti di interesse e sui rapporti politica/malaffare, chiusa sui diritti civili e sulla laicit� dello Stato, pronta a sfidare l�Europa sul debito pubblico e sull�apertura dei mercati.
In questo contesto non si devono escludere tentativi di intesa Berlusconi/Veltroni per stringere ancora i ceppi del bipartitismo. Tentativi che andranno contrastati a cominciare dalle prossime riforme delle leggi elettorali, per le quali dovremmo rilanciare la proposta del modello tedesco. Tuttavia il segno dominante della nuova stagione non sar� il regime �veltrusconi�, di cui si � parlato in campagna elettorale, bens� un centrodestra meno aggressivo nelle forme, ma pi� pervasivo nel controllo di ogni ganglo delle istituzioni e della societ�, sul modello Lombardia al Nord e Sicilia al Sud. Il PD � all�opposizione e non sar� facile per esso trovare un asse da cui esercitare quel ruolo, non solo per le scivolate neomoderate e neodemocristiane fatte prima e durante la campagna elettorale, ma proprio per la mancanza di un baricentro politico � culturale attorno a cui garantire il futuro stesso del partito. La discussione che si sta riaprendo al suo interno fra i sostenitori dell�identit� e quelli delle alleanze, si propone come un falso problema, come se si dovesse scegliere fra il ritorno al bipolarismo coatto praticato fino alla caduta del governo Prodi e il bipartitismo americanizzante proposto da Veltroni. Il problema � invece l�ancoraggio al socialismo laico e liberale europeo, finora rifiutato e rimosso; ma oggi pi� necessario che mai per sostenere la sfida con la destra sul terreno della modernit�, della libert� e della giustizia sociale. Con questo nodo il PD sar� costretto a misurarsi inevitabilmente. E a partire da esso, noi dovremo incalzarlo.
Non � fondata infatti l�analisi che giudica il PD totalmente assimilato a una forza neomoderata di centro, contro cui non resterebbe che organizzare la sinistra ormai tutta e solo extraparlamentare . D�altro lato � pur vero che la sconfitta elettorale ha dissolto l�impianto precario della Sinistra Arcobaleno. Molte forze a cominciare da Sinistra Democratica e da alcune aree ambientaliste, non accettano di ritirarsi nei fortini di varia confessione comunista che si vanno ricostruendo.
Con queste forze il confronto � ancora pi� urgente. Un confronto che deve coinvolgere anche altre forze liberali, laiche e radicali. Forze che in parte sono gi� all�interno della Costituente Socialista, ma per altre parti sono ancora organizzate in microformazioni politiche e culturali cui solo un futuro grande Partito Socialista potrebbe offrire un solido punto di riferimento.


Parte III Dove possiamo andare

La nostra prospettiva per il PS

1 .Un partito a termine con un obiettivo concreto
Prendiamo in prestito le parole di Macaluso �Non � pensabile e non � serio che forze politiche con l�1, 2, 3 % o poco pi� si definiscano socialiste o comuniste. Un Partito Socialista in tutto il mondo � tale se ha un consenso largo di popolo.�
Alla luce del disastro elettorale, noi non pensiamo che l�obiettivo del PS nel futuro sia il recupero dell�1-2 % a ogni scadenza elettorale, fino a raggiungere una massa critica credibile per un Partito Socialista.
Noi ci proponiamo un obiettivo a termine pi� realistico, ma pur sempre molto impegnativo. Poich� riteniamo tutt�altro che stabilizzato il quadro della sinistra italiana e pensiamo che l�area delle forze che possono riconoscersi nel Socialismo europeo riguardi gran parte del PD e della ex Sinistra Arcobaleno il nostro obiettivo � di contribuire a portare tutte queste forze alla formazione di un grande Partito Socialista, in cui possono convivere correnti diverse (come avviene in tutta Europa) saldando a questo processo, in forma organica o federativa, le componenti laiche e liberali di sinistra.
Le ragioni del permanere del PS come organizzazione socialista autonoma, sia pure a termine, stanno solo in questo nostro obiettivo e nel fatto che non riteniamo utile a questo fine la nostra confluenza nel PD. Infatti l�aggiunta di un�altra minuscola frazione di forze socialiste a un partito che � nato facendo dell�ambiguit� ideologica la sua ragion d�essere e non consente una effettiva agibilit� democratica al suo interno, non ci avvicinerebbe di un millimetro all�esito cui puntiamo.
Il Partito Socialista deve sollecitare questo processo con un�azione di lotta politica e di stimolo critico, ispirato a un vero e proprio autonomismo corsaro, cercando di essere il lievito di idee e proposte per una sinistra riformista che non c�� ma che ha nell�adozione delle idee e del metodo socialista europeo la sua sola chance di esistere.

2. Un metodo autonomista e corsaro
Da questo punto di vista � sbagliata l�ipotesi di posizionarsi in una sorta di spazio intermedio tra SA e PD. E� l�idea stessa di circoscrivere in un rigido perimetro di geometria politica l�azione di un partito ad essere erronea; bisogna accettare il fatto che l�elettore tende sempre pi� ad anteporre la tutela dei propri legittimi interessi alla propria connotazione ideologica.
Dobbiamo altres� pensare come una forza politica che si ponga l�obiettivo di riavvicinare le istituzioni ai cittadini, cercando di coinvolgere le migliori energie del paese, i ceti pi� dinamici, i giovani ricercatori come le migliori competenze professionali nei vari ambiti, troppo spesso emarginati dai processi decisionali. Dobbiamo individuare interlocutori e istanze non rappresentati dall�attuale offerta politica.
Il rapporto con gli interessi organizzati, a cominciare dai sindacati dei lavoratori, resta una costante della tradizione socialista, che dobbiamo cercare di rivitalizzare nella presente situazione. Ma anche in questo caso non deve venire meno una capacit� di scelte autonome che contribuiscano a innovare profondamente le politiche del lavoro.
L�autoreferenzialit� � la cifra caratteristica della classe dirigente del nostro paese. Ma se la politica non sembra pi� in grado di ascoltare la gente e decodificarne gli umori, c�� una societ�, distante e scollata, che fatica ad individuare riferimenti politici in grado di recepire le proprie istanze e dare le adeguate soluzioni. Una societ� non pi� disposta a delegare in bianco alla politica il funzionamento della cosa pubblica ma che pretende, invano, di avere voce in capitolo nel merito delle questioni e non si accontenta di slogan pubblicitari.
Occorre dunque differenziarsi nei metodi, aprendosi ai contributi che vengono dalla societ�, puntando a coinvolgere energie intellettuali nuove, irrequiete, desiderose di protagonismo, liberando risorse altrimenti inespresse. Un esempio felice in tal senso � stato quello delle �Primarie delle Idee�, rimasto purtroppo un episodio isolato nel percorso della Costituente. Dobbiamo sviluppare uno sforzo d�innovazione su tutti i principali temi dell�agenda politica, anche per rispondere agli elementi di novit� che il governo Berlusconi annuncia in confronto alle precedenti edizioni, soprattutto nei settori del mercato del lavoro e della modernizzazione della pubblica amministrazione, della scuola e dell�universit�.
I socialisti sono individuati da sempre come i portabandiera della giustizia sociale e della libert�. In questi anni anche la bandiera della laicit� e dei diritti civili sono stabilmente associate al socialismo. Ora dobbiamo conquistare il riconoscimento di essere coerenti promotori della valorizzazione delle capacit� e del merito in tutti i campi della vita civile e sociale.

3. Un partito per una fase di transizione
Poich� affermiamo con chiarezza che � nostro obiettivo investire il PS in un pi� ampio processo costitutivo di una grande formazione socialista e liberale, di cui avvertiamo l�urgenza, ma non possiamo programmare a tavolino tappe e scadenze, dobbiamo fissare sin d�ora la data del prossimo congresso entro l�estate del 2009, e con ci� stesso affermare il carattere transitorio degli organi e degli assetti che usciranno da questo congresso. Lo statuto e le regole congressuali devono garantirci contro il rischio di una pura prosecuzione della forma e della costituzione materiale dello SDI, perch� in questo modo non andremmo e a una microstruttura partitica in cui un piccolo ceto politico ripete, sotto forma di parodia, i riti della spartizione del potere e della ricerca di visibilit� che gi� rendono insopportabili i partiti maggiori. Da questo punto di vista sono decisive le incompatibilit� che dovranno riguardare l�esercizio di ruoli di direzione politica nel partito e quello di ruoli esecutivi nei comuni e nelle province nonch� anche quello di consigliere nelle amministrazioni regionali.
In questa fase di transizione inoltre, � opportuno dotarsi di una struttura centrale estremamente leggera, imperniata su un segretario/a che in qualche modo abbia la funzione di un amministratore straordinario, coadiuvato da una segreteria di sua fiducia, e affiancato da un ufficio politico ristretto, rappresentativo delle diverse sensibilit� presenti nel partito.
Il segretario/a dovr� garantire piena affidabilit� nell�attuazione della linea emersa nel congresso, totale trasparenza dei processi decisionali e massima agibilit� democratica a tutela delle minoranze.

4. La forma organizzativa il Partito Low Cost

Il PS mantiene un organizzazione territoriale tipica del tardomorandismo che sopravvive nelle organizzazioni della sinistra, costituita dal poco che � sopravvissuto alla fine del PSI.
Ma oggi, quella struttura un tempo capillare, copre solo a macchia di leopardo il territorio nazionale, risultando praticamente assente in molte realt� importanti del paese. Dunque una struttura di partito sostanzialmente inadatta ai tempi e alla reale situazione sul territorio, che si riduce, nei fatti, a parodia del PSI di un tempo, mantenendone cariche, titoli e organizzazione formale senza averne voti e militanti, assecondando l�idea di un partito residuale che mira a garantire qualche posizione sempre pi� marginale e minore, all�insegna dell�infelice assunto del �meno siamo meglio stiamo�..
Il congresso del PS deve operare una chiara scelta per un partito di tipo nuovo, federale federativo, che si organizza su battaglie politiche qualificanti che aggreghino ed interessino ben al di l� delle proprie limitate forze. Un Partito che si fa modello proprio di una di queste battaglie, quella per la democrazia diretta e libera e che quindi seleziona il proprio gruppo dirigente attraverso votazioni libere che seguono dibattiti chiari ed aperti e non si trincera dietro accordi di vertice che esproprino il diritto degli iscritti a fare sentire la propria voce.
Si deve dunque adottare una forma organizzativa consona alla situazione anche economica del partito, basata su una struttura snella, flessibile, decentrata, in grado di stabilire intese e patti federativi con formazioni politico-culturali nazionali o locali interessati alla costruzione del pi� vasto soggetto socialista.
Una struttura capace di interagire, anche tramite appositi patti federativi o consultivi, con il tessuto associativo formale e informale, che opera sul territorio, i cui obiettivi siano in sintonia con la nostra cultura politica.
Il partito dovr� organizzarsi anche in forma telematica, con un�architettura organizzata di siti web che ricalchi quella del partito, gestiti da preposti gruppi di lavoro, e consenta sistematiche e frequenti verifiche sulle scelte politiche e sulle principali iniziative da parte di iscritti e simpatizzanti.


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ducadisextum
18 Maggio 2008, 12:51

Re: Una Possibile Mozione Congressuale
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Ho gi� dato ad Andrea i miei contributi alla stesura di questo documento quindi direi che lo condivido anche se � sempre possibile effettuare ulteriori limature o approfondimenti.

MP


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Andrea Plex Pisauro
18 Maggio 2008, 15:52

Re: Una Possibile Mozione Congressuale
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[quote user="ducadisextum" post="25874"]Ho gi� dato ad Andrea i miei contributi alla stesura di questo documento quindi direi che lo condivido anche se � sempre possibile effettuare ulteriori limature o approfondimenti.

MP[/quote]infatti, anche Matteo Pugliese ha collaborato attivamente, si � perso il nome nei vari scambi di email...


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alteredsate
18 Maggio 2008, 17:30

Re: Una Possibile Mozione Congressuale
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Mi sembra che in questa proposta di mozione siano individuati diversi spunti operativi interessanti. Se alcuni sono lapalissiani, altri invece compaiono sotto forma di "suggestione" e dunque, magari, sarebbe ottimo avere anche poter disporre di una versione meno divulgativa e pi� ponderosa della mozione. Ad ogni modo, mi sembra che questo tentativo, affiancato alla ottima bozza di statuto di Daria Veronesi possa essere un onorevolissimo punto di partenza.
Antonello


COMPLIMENTI RAGAZZI! Io non aggiungerei altro. Ritengo che gia' cosi' e' una Mozione Congressuale organicamente strutturata e perfettamente "commisurata" ai tempi che stiamo vivendo. A me avete ricordato, tra le altre, due cose fondamentali: il mondo socialista sta' guardando giu' nel fondo del baratro e, pero', prima di tentare di pensare al "mondo" occorre fare pulizia e mettere ordine nel piccolo "giardino" di casa propria. Alcuni di voi mi conoscono e sanno che sono un "reduce" (...un po' piu' grigio ma non domo) degli anni Ottanta, quando avevo la vostra eta' di oggi, ed un "sopravvissuto" alla "pulizia etnica" che ha colpito i socialisti negli anni Novanta. Solo un suggerimento: domattina depositatela al..."LOFT" di Piazza San Lorenzo in Lucina con le firme di tutti coloro che hanno contribuito a scriverla. Magari aggiungeteci un sottotitolo esplicativo: "ROAD MAP PER UN CONGRESSO SOCIALISTA TRANSITORIO ED UNITARIO". Poco importa se, per il... regolamento, non sara', in quel momento, formalmente valida. Spettera' ai... "Padri Costituenti" cogliere l'occasione che offrite loro di venir fuori dalle "oscure" (e, purtroppo, credo inutili) trattative di questi giorni e trasformarla in un possibile punto di convergenza da cui ripartire. Subito dopo diffondetela per dare a tutti i compagni la possibilita' di valutare, in modo visibile, il comportamento di ognuno degli attuali dirigenti nazionali. Se stanno lavorando in buona fede e' proprio il caso di dire che... "l'intendenza seguira'" e, forse, sara' l'atto di nascita di un nuovo gruppo dirigente (non temete il salto generazionale). Altrimenti... tutto sara' chiaro a tutti ed ognuno potra' prendere le proprie decisioni. Un abbraccio a tutti voi. Ivo Costamagna (Coordinatore Partito Socialista Provincia di Macerata)

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