lunedì 19 maggio 2008

Il Punto dopo gli spunti

 

Eppur si muove, per dirla con Galileo Galilei. Difficile da credere, ma i socialisti non sono scomparsi dopo la drammatica sentenza elettorale. La scoperta risale a quest'ultimo weekend, in cui si sono svolte due tangibili manifestazioni, la prima di venerdì a Firenze e la seconda di ieri a Roma. A rafforzare tale tesi, la recente newsletter del partito, in cui finalmente si è dato, seppur in maniera ancora flebile, un cenno di dignità e la parvenza di un ritorno ai contenuti propri del DNA socialista. Ora, però, occorrerebbe anche informare l'opinione pubblica, coscienti del fatto che i nostri tesserati(apparenti) rappresenterebbero numericamente solo gli abitanti dell'isola caraibica di St.Martin ed i nostri votanti sarebbero paragonabili solamente agli indigeni della graziosa città marocchina di Tangeri. Ma siamo nel Belpaese, che vanta una cittadinanza pari a circa 60 milioni di unità. Occorre, dunque, comprendere che d'ora in avanti si dovrà necessariamente puntare sull'esigenza di comunicare i nostri messaggi al mondo esterno; e se possibile, magari, in modo efficace. Purtroppo, da quando il nostro candidato premier si è dimesso da una qualche carica, probabilmente dalla segreteria dello Sdi(partito che teoricamente si sarebbe sovuto sciogliere con la nascita formale della Costituente Socialista), siamo letteralmente svaniti non solo dagli organi di informazione(in fondo, già avevamo fatto il callo in campagna elettorale), ma financo dalle conversazioni quotidiane delle più variegate e trasversali categorie di cittadini.

 

In questa prolungata fase di stallo, caratterizzata dall'ambiguo e scaltro tatticismo dei dirigenti nazionali e dal giustificato sconforto dei  pasionari militanti e delle "periferie", finalmente si è data una scossa all'agonizzante corpo amorfo, sempre e comunque a noi tanto caro; il convegno toscano promosso dal compagno Giuliano Sottani e l'assemblea nazionale della Fgs, entrambi immortalati da Radio Radicale.

Procediamo con ordine.

Il primo dibattito, quello fiorentino, si era posto l'obiettivo di vagliare alcune strade possibili in vista del congresso del 20, 21 e 22 giugno prossimo; malgrado il palpabile clima da "resa dei conti e delle armi", la giornata di confronto, sebbene talvolta convulsa ed avvelenata, ci ha regalato taluni spunti propositivi ed ha posto sul tavolo una prima e chiara proposta politica. Onore a Gianni De Michelis, il primo(non dico "l'unico", perché mi auguro che anche altri siano in grado di emularlo) componente del comitato promotore della Costituente a fare coraggiosamente mea culpa, riconoscendo pubblicamente con rara onestà intellettuale i molteplici errori firmati dalla dirigenza nazionale. Non è poco, in una comunità in cui solitamente le sconfitte vengono bypassate come se nulla fosse accaduto, per poter continuare a gestire "il giocattolo" e guidare con totale indifferenza e verginità ancora un'altra stagione. E' stata inoltre partorita una soluzione politica, nuovamente, dall'eurodeputato del Pse. Egli ha posto, in primis, la fondamentale condizione di voltare pagina rispetto alle logiche ed agli arroccamenti di componente, per "rimescolare le carte", puntare sul merito interno, sulla trasparenza e sul primato della politica. Rilanciare in modo serio e profondo la Questione Socialista in Italia, nodo ancora centrale ed attuale nella sinistra del nostro Paese. Riprogettare un necessario rapporto di interlocuzione privilegiata e collaborazione con il sindacato a noi più vicino, l'UIL. Ridare dignità e prospettiva alla nostra comunità, puntando su ciò che ancora possiamo spendere, le idee. Costruire un Partito Socialista, riformista e liberale, autonomo e corsaro. Autonomo e corsaro, perché con piglio deciso, consapevole ed impavido, in grado di elaborare risposte senza rincorrere soggetto alcuno, nell'attesa non passiva e vittimistica  che emergano le ineludibili contraddizioni interne ai contenitori oggi maggioritari. Un partito-zattera, che, senza smarrire la bussola dell'Internazionale Socialista(e l'indissolubile legame d'appartenenza alla famiglia del Partito Socialista Europeo), sappia navigare programmaticamente in un mare aperto; e che non sia dogmaticamente arroccato in una collocazione rigida, extraparlamentare, rischiando di franare nel perimetro massimalista. E' l'idea stessa di circoscrivere in un inflessibile confine di geometria politica l'azione di un partito ad essere erronea; bisogna accettare il fatto che l'elettore tende sempre più ad anteporre la tutela dei propri legittimi interessi alla propria connotazione ideologica. I ping pong sono esclusi, chiaramente.

L'altro meeting, promosso dalla Fgs, ha visto la partecipazione di vari esponenti del mondo politico. Da Emanuele Macaluso, a Mauro Del Bue, dal nipote d'arte Giacomo Mancini alla ex senatrice di Rifondazione Comunista e giornalista del quotidiano "Liberazione", Rina Gagliardi(che all'ultimo momento ha dato forfait). Tema dell'incontro: la discussione attorno alla mozione proposta da Francesco Mosca, "rinnovarsi o perire". Da apprezzare lo sforzo di vari giovani compagni fuori-regione, non tanti per la verità, che hanno partecipato, autorimborsandosi ed attrezzati di genuina passione. Discussione aperta e plurale, ma generica e confusa. La lezione iniziale del "Prof" Macaluso è risultata ineccepibile. Tuttavia, con una antinomia di fondo, che il quadro generale descritto dall'ex esponente migliorista del Pci e non risulta aggiornato alle dinamiche figlie dell'ultima tornata elettorale. Parzialmente scontati, ma puntuali e generosi gli altri interventi.

Anche qui, in terra di Alemanno, è stata tracciata una strada sufficientemente chiara, in vista dei lavori congressuali. Il punto di partenza è la rigida collocazione a sinistra. Da qui, infatti, Francesco Mosca ha rivendicato la scelta dell'appoggio a Rutelli, al secondo turno delle consultazioni per il Campidoglio; e l'apertura a quanti, tra gli ambientalisti e coloro della Sinistra Arcobaleno, vogliano abbracciare una piattaforma comune progressista, a sinistra del PD. Non prima di aver intrapreso un rapporto organico con il Partito Radicale, sulla scia del Popolo di Chianciano.

Ipotesi velleitaria. L'opzione è poco praticabile, perché da un lato i Radicali di Pannella sono ormai parte organica del cosiddetto Partito Democratico; si pensi all'ex ministro Bonino, che è diventata vice-presidente del Senato in quota veltroniana. E se i pannelliani dovessero risultare ulteriormente indisciplinati agli occhi dell'ex Obama di Trastevere, sarebbero privati dei rimborsi elettorali, concessi ed emessi intelligentemente dai Democrats in modo dilazionato. Giacinto Marco, sotto scacco ed ingabbiato, dunque; ed ora probabilmente in cerca di un escamotage  che gli consenta di tornare a Bruxelles. E ad ogni modo, quale minimo comune denominatore? "Il laicismo senza se e senza ma"… no, basta! Come se non fosse stata sufficientemente significativa la legnata del 14 aprile.

Dall'altro lato, la netta e perentoria chiusura di Sd, che, nominando Claudio Fava(noto antisocialista) neocoordinatore, viaggia ormai a vele spiegate, assieme ai Verdi, verso il Loft. Ancora e non ultimo, il disinteresse di Pdci e Rc, totalmente assorbiti dalla volontà di rispolverare "falce e martello".

Non posso però sottrarmi dal rivolgere, comunque, un meritato plauso ai ragazzi della Fgs, che indubbiamente hanno dimostrato spirito di iniziativa, entusiasmo e dedizione. Peccato, però, che il percorso di novità e giustizia che decantano sia poco credibile, se si considera che proprio alcuni di loro hanno fatto fallire la nascita di un comune tavolo giovanile, perché più interessati alle "poltrone"che alla delicata questione generazionale ed al sacrosanto e dignitoso riconoscimento delle altre componenti "juniores" della Costituente Socialista.

Di fatto, dunque, tanto populismo, ma risultato immutato; cambierebbero i nomi, ma non i modi. Sicuramente, però, sono risultati "classe dirigente", avendo suggerito, condivisibile o meno, una rotta. Sperando che sia veramente farina del loro sacco.

 

La netta discrepanza tra le proposte emerse a Firenze ed a Roma è acuita nella tempistica dell'iter paventato, che ne condizionerà il risultato ultimo.

La prima, predica "una politica a due tempi" garibaldina; in cui, prima di confrontarsi con soggetti non propriamente socialisti, ritiene imperativo riacquisire dignità ed una connotazione ferma e riconoscibile, in modo da ottenere maggiore attrazione, appeal e quindi maggiore influenza ed incisività in eventuali future operazioni di "assemblaggio". Verso un approdo finale neo laburista e socialdemocratico di stampo europeo.

La seconda, caldeggia da subito(con un partito ancora senza forma e spina dorsale) scenari di accorpamento, abbandonando il marchio socialista ed il terreno del riformismo, per abbracciare un orizzonte neo radical massimalista, il cui rischio è di essere annessi e colonizzati. Una distorsione del socialismo reale e planetario, più movimentista che garibaldino.

 

La natura e la cultura dei Socialisti Italiani è distante anni luce dal mondo della "sinistra-sinistra", quella anomala e ritardataria(con la storia), dalla "doppia C", comunista e conservatrice. Aggiungerei giustizialista. Il revisionismo comunque fa miracoli; ma io, personalmente, è ai miracoli che non credo.

 

In definitiva, da riconoscere, che in entrambi i casi, si è categoricamente escluso l'ingresso nel PD; un ottimo punto di partenza. Epperò, le due linee politiche, differiscono in modo spropositato.

Tertium non datur;  delle due, l'una.

 

 

 

 

 

Francesco Gennaro



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1 commento:

  1. Apprezzabile, come sempre, la tua capacità di sintesi e di organizzare un dibattito che, nella sua necessaria complessità, rischia di scadere in un'inutile camplicazione.
    Mi pare che tu abbia rappresentato bene due posizioni o forse sarebbe meglio dire due indirizzi, due tentativi di costruzione di un futuro; forse non le uniche ma certamente presenti e vive.
    Tuttavia, quando passi alle riflessioni, permettimi di segnalarti quello che io considero un errore di analisi che, naturalmente, inficia le tue conclusioni. La mia non vuol essere una "difesa d'ufficio" non richiesta e non necessaria, ma l'amichevole segnalazione di una carenza di approfondimento di quello che è diventato un luogo comune, peraltro largamente sconfessato dai fatti.
    Come avrai intuito, mi riferisco alla presunta confluenza dei radicali come "parte organica del cosiddetto Partito Democratico", per non parlare di "Giacinto Marco, ingabbiato e sotto scacco". Limitarsi a valutare in questo modo liquidatorio e apodittico l'operazione che i radicali stanno facendo, non solo è un errore, ma soprattutto esclude dalla tua visione delle possibili strategie, non di confluenze ma di aperture a nuove strade praticabili, con uno sforzo di coraggio e "corsara" creatività.
    Faccio appello alla tua, e di tutti, onestà intellettuale che, ripeto, aldilà del facile luogo comune, non può farti liquidare la strategia radicale come semplice adesione e confluenza; non può non farti vedere la differenza tra quel modo di procedere e quello di, ad esempio, i tanti Di Pietro (Stefano) o anche l'operazione di Bobo Craxi alle elezioni del 2006 (che adesso fa le pulci a Pannella).
    Non voglio elencare le "prove a discarico" che sono a disposizione di tutti quelli che vogliano vederle, non è necessario dato che dalle nostre parti tutto avviene alla luce del sole e pubblicamente e, soprattutto, avendo riproverato Ivo, non voglio anch'io appesantire il blog con interventi troppo lunghi :-)
    Accenno soltanto, nella speranza di riparlarne, al fatto che semmai sarebbe il caso di prendere in considerazione il fatto che quando si parla di un partito low cost, leggero, federato, corsaro, ecc., non si sottovaluti che un partito siffatto c'è già e non limitarsi a scopiazzarne malamente lo statuto, senza peraltro dirlo :-)
    In quanto a "Giacinto Marco ingabbiato e sotto scacco" ti assicuro che ce ne vuole e che semmai è vero il contrario. Ci hanno provato in molti, prova a chiedere loro com'è andata a finire... se li trovi in giro :-)
    Ti assicuro che gli smiles che ho messo non sono sarcastici ma amichevoli.
    Riparliamone.
    Adelio

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