giovedì 31 marzo 2011

*Invito Conferenza Programmatica Regionale PSI Marche - Sabato 2 Aprile, ore 9.30, Sala Convegni Hotel Grassetti (vicino uscita superstrada MACERATA SUD - CORRIDONIA)*

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Dopo il servizio trasmesso dal Tg3 Marche, stasera alle ore 19,00 (con replica ore 1,00) durante il Tg di Teleadriatica-7 Gold andrà in onda un altro servizio sulla riuscitissima Conferenza Programmatica Regionale PSI.

Lo speciale di 10 minuti con l'intervista del compagno Nencini verrà trasmesso sempre su Teleadriatica 7 Gold nei prossimi giorni in data ed orario che comunicheremo
Ivo Costamagna
(Coordinatore Segreteria Regionale PSI Marche)

lunedì 28 marzo 2011

*I SOCIALISTI, L'UDC ED... IL FUTURO DI CIVITANOVA MARCHE*

I SOCIALISTI, L'UDC ED...
IL FUTURO DI CIVITANOVA MARCHE !

di Ivo Costamagna

Sono costretto ad intervenire per una necessaria risposta politica alle ultime "iniziative" e dichiarazioni dell'UDC.

Mi auguro si diffonda in città un sentimento "indignazione", verso il sistema di potere della Destra che governa da un "Ventennio" Civitanova, che o diventa un "sentire comune" di TUTTI coloro che intendono OPPORSI davvero a questa Giunta Comunale oppure si rischia di vanificare ogni tentativo di costruire una SERIA COALIZIONE DI UN CENTRO-SINISTRA ALTERNATIVO CHE SI VOGLIA CANDIDARE A GOVERNARE LA NOSTRA CITTA'!

"INSORGERE PER RISORGERE" CI HANNO INSEGNATO I FRATELLI NELLO E CARLO ROSSELLI e non erano certo degli… "estremisti giustizialisti e giacobini !" Occorre che questo sentimento diffuso di INDIGNAZIONE sia non il fine ma il mezzo, il "grimaldello" per "INSORGERE" ed aggregrare un BLOCCO SOCIALE MAGGIORITARIO che sostenga il "cambiamento" ed il "RISORGERE" attraverso un nuovo governo di Centro-Sinistra della città. Mancano solo 13 mesi per le Elezioni Comunali, siamo in grave ritardo.

Non mi si dica più che il mio è… "minoritarismo giustizialista". Ho speso la mia esistenza (e continuo a farlo) per dare un piccolo contributo all'affermazione di una grande forza di Sinistra Riformista e Garantista, chiaramente ancorata ai Programmi, agli Ideali ed anche alla Storia del SOCIALISMO EUROPEO, che potesse governare il Paese in alleanza (non nello stesso Partito) con un Centro Riformatore di matrice Cattolico - Liberale. Qui a Civitanova, tra l'altro, gli unici veri "Giustizialisti" sono la Giunta e gli esponenti di un Centro - Destra che QUERELA anzichè render conto del loro "operato" e rispondere alle domande, mie, dei socialisti e di un insieme di forze e movimenti politici, rivolte a far conoscere i fatti, senza "accusare" nessuno di illegalitá (fino a prova del contrario), per la necessaria "TRASPARENZA" che deve consentire ai cittadini di poter valutare "L'OPPORTUNITA'" di certe assunzioni. Si tratta dello stesso criterio utilizzato dal MiINISTRO GELMINI per impedire, PER LEGGE, ai parenti sino al *IV grado* di poter persino partecipare ai Concorsi Pubblici nella stessa Università dove insegna un Professore ordinario loro congiunto. "CONOSCERE PER DELIBERARE" (Luigi Einaudi).

Sento parlare di un necessario... "coraggio". Adesso non serve più neanche quello. ORMAI LE QUERELE LE HO PRESE TUTTE IO ED I DIRIGENTI DEL PARTITO SOCIALISTA DI CIVITANOVA, DELLA PROVINCIA DI MACERATA E DELLE MARCHE. Non so se ha prevalso il "coraggio dell'Ideale" o "l'incoscenza" verso la mia famiglia già tanto provata dalla e per la "Politica". Questo fatto è, però, ormai acquisito. Sono "abituato" a battermi per far affermare "Verità" ed "Onestà". RINGRAZIO I TANTI CHE MI STANNO SOSTENENDO, compresi i dirigenti ed i semplici militanti del PD che hanno firmato la Petizione e/o che mi hanno telefonato, e mi difenderò anzi… "accuserò" in Tribunale.

LA "POLITICA" DEL CENTRO - SINISTRA, DI TUTTO IL CENTRO - SINISTRA, ADESSO, PERO', PUO' E DEVE "PRESCINDERE" DA QUESTO. *Non può e non deve più essere la "battaglia" di Costamagna sulla sola "Parentopoli"*. Io ho fatto da "apripista" ora tocca a TUTTO il Centro - Sinistra portare a conoscenza dei cittadini, con una COMMISSIONE D'INDAGINE DEL CONSIGLIO COMUNALE, tutte le "metastasi" del sistema di potere della Destra "briniana". La "fase due", quella che passa dalla, sacrosanta, "Protesta" alla "Proposta" ed al Programma, deve nascere senza… "Primogeniture". Ho insistito molto sul termine "TUTTO" perchè credo che sia ormai evidente (LA NOSTRA "BATTAGLIA" E' SERVITA ANCHE A QUESTO) che il CENTRO-SINISTRA A CIVITANOVA DEBBA ESSERE AMPIO MA POLITICAMENTE COESO fermandosi a chi ha già avuto, da tempo e per tempo, il "coraggio politico" di dissociarsi da questa maggioranza.

Per capirci meglio, dopo le dichiarazioni di questi giorni (COMPRESO IL PRU DI VIA MENGONI), specialmente quelle di ieri su il Resto del Carlino, con cui i "dirigenti" locali dell'UDC, in testa l'Assessore all'Urbanistica Alfredo Perugini (che, in verità, speravo fosse più… "PRUDENTE"), attaccano il PSI, si schierano contro il Centro-Sinistra che si sta costruendo in Provincia e mettono in discussione addirittura il loro voto al "loro" Candidato-Presidente, PETTINARI, COME SI PUO' PENSARE CHE POSSANO VOTARE PER… GIULIO (…nome "a caso" del Candidato Sindaco del Centro - Sinistra Civitanovese) ??? E comunque, anche volendo prescindere da questo, COME PUO' ESSERE CREDIBILE UN'ALTERNATIVA DI GOVERNO COSTRUITA CON CHI, NON PER 1 MA PER 15 ANNI, E' STATO (CCD-CDU-UDC) *PARTE INTEGRANTE* DI QUEL SISTEMA DI POTERE CHE SI VUOL COMBATTERE E BATTERE NELLE URNE ??? Si riporti "l'Ancora" a bordo e si inizi, TUTTI INSIEME, PD IN TESTA, ANZI AL… "TIMONE", LA "NAVIGAZIONE".

DOBBIAMO PROGETTARE E COSTRUIRE UNA CITTA' FUORI DAL… "COMUNE" !!!

*E' con questi intenti e finalità che i Partiti ed i Movimenti che fanno parte della… "PETIZIONE SULLA TRASPARENZA" mi hanno chiesto di concordare un incontro tra loro ed il PD, IdV e Liste Civiche per LUNEDI' 4 APRILE, alle ore 21.00, alla Sala Riunioni dell'Hotel Miramare*. Lo faccio pubblicamente perchè dobbiamo lasciare il… "CASO C.(ostamagna)" al suo… "destino" e passare, finalmente, dalla… "PETIZIONE ALLA COALIZIONE". La politica ha i suoi "tempi" e Civitanova non può più attendere. O lo facciamo adesso o, purtroppo, credo che non si farà più!

Civitanova Marche, li 28 Marzo 2011

Ivo Costamagna
(Segretario Provinciale PSI Macerata)


domenica 27 marzo 2011

L'AVVISO - Il silenzio del Pd mette a rischio le alleanze in città e in Provincia

Luciano Vita : Il silenzio del Pd mette a rischio le alleanze in città e in Provincia....

TIEPIDO sul caso parentopoli, il Pd finisce nel mirino dei Socialisti che mettono in discussione la coalizione a sinistra in vista di provinciali e comunali. Luciano Vita, il segretario regionale citato da Carusone, definisce inaccettabile la posizione del Pd. «Perché tanta omertà? Non voglio pensare a scheletri nell'armadio. Il Pd si esponga incalza e dimostri di avere a cuore il bene della città. Altrimenti il silenzio inciderà sui rapporti di coalizione, sia per le comunali del 2012 sia per le imminenti provinciali. Da parte nostra, nessun accordo con l'Udc». Aveva aperto i fuochi Costamagna: «L'Udc sceglie l'uso politico della magistratura e ci denuncia perché chiediamo trasparenza e il Pd lo corteggia». E Regini (Sinistra Ecologia Liberta'): «Con questa Udc nessun accordo, né in città né provincia».

Parentopoli, l'Udc fa quadrato attorno a Carusone e attacca il PSI

PARENTOPOLI e alleanze politiche: l'Udc cittadina fa quadrato attorno al segretario Antonio Carusone. Le due questioni si sono intrecciate quando Ivo Costamagna e tutto il Psi, anche quello regionale e provinciale, hanno chiesto con una petizione popolare di istituire una commissione di indagine comunale su alcune assunzioni tra cui quella della moglie di Carusone nelle aziende partecipate.
Carusone prima ha sporto denuncia (i giudici hanno convocato Costamagna giovedì scorso) e poi ha tratto le conclusioni politiche, escludendo future alleanze, sia in Provincia che in città, con i partiti che hanno firmato il manifesto su parentopoli.
Il Segretario regionale del Psi Luciano Vita e il Circolo di Sinistra Ecologia Liberta Cittadino, hanno a loro volta riproposto la pregiudiziale sull'Udc. Che oggi reagisce con una nota firmata dall'assessore Alfredo Perugini e dai consiglieri comunali Andrea Doria, Simone Garbuglia e Agnese Biritognolo. «L'Udc scrivono non ha mai chiesto, caldeggiato o paventato accordi politico - amministrativi con le forze rappresentate da Costamagna, Regini e soci, che se la suonano e se la cantano. E che nel merito della presunta parentopoli sbandierano la trasparenza e vagheggiano accordi che non s'hanno da fare con l'Udc: scusate, ma chi vi ha chiesto niente ! Il loro sembra più in ricatto politico al cauto Pd in vista delle elezioni amministrative».


PROVINCIA - Udc, il fronte degli scontenti si organizza

L'EX ASSESSORE provinciale Giorgio Giorgi, il segretario dimissionario Augusto Ciampechini, il presidente della Comunità montana Giampiero Feliciotti, l'ex senatore Alessandro Forlani l'assessore civitanovese Corrado Perugini e quello cingolano Stefano Filonzi. Sono solo alcuni degli esponenti dell'Udc che si sono ritrovati ieri per ribadire il loro dissenso rispetto all'alleanza con il centrosinistra in vista delle provinciali. Dal vertice degli scontenti è emersa la volontà di non uscire dal partito (almeno per ora). «Fino a due mesi fa ragionano i centristi che non condividono l'alleanza con il centrosinistra abbiamo chiesto le tessere per l'Udc: ora non avrebbe senso uscire». Allo stesso tempo però gli scontenti si organizzeranno come minoranza interna al partito. Al coordinamento provinciale (in programma per la prossima settimana), gli anti-Pettinari presenteranno un documento in cui verrà messa nero su bianco la contarietà all'intesa con il Pd.
La mossa non dovrebbe però mettere in discussione l'alleanza con il centrosinistra, visto che gli scontenti rappresentano poco più di un terzo del coordinamento. Quel che è certo è che nessun esponente della minoranza si candiderà per il consiglio provinciale. La fronda anti-Pettinari ha poi espresso piena solidarietà ad Augusto Ciampechini, che pochi giorni fa si è dimesso da segretario. E' possibile che gli scontenti chiedano di rimettere in sella lo stesso Ciampechini: sarebbe un modo per dare garanzie alla minoranza. Intanto prosegue il corteggiamento del centrodestra nei confronti degli esponenti centristi che non hanno digerito la strategia di Pettinari. Allo stato attuale, però, nessun big del partito sembra intenzionato a cambiare casacca. La lista a sostegno di Capponi che fa riferimento a Magdi Allam ha però lo scopo di sottrarre voti cattolici ai centristi.

www.ilrestodelcarlino.it

INVITO - I SOCIALISTI E IL MODELLO MARCHIGIANO

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Tanto va la gatta al lardo che ci lascia il "biscardino"......

Tanto va la gatta al lardo che ci lascia il
" biscardino ".....

di Carlo Felici

Roma, 27/03/2011 - Spero che qualcuno non me ne voglia per il titolo scherzoso, ma esso, in fondo, fotografa soltanto la realtà. Qualcuno potrebbe dire che c’era da aspettarselo e qualcun altro potrebbe invece rimarcare il fatto che certe cose non si danno mai per scontate, però, ad un certo punto, di fronte all’evidenza bisogna pur fare qualcosa, anche se, sicuramente, non arrendersi.

Biscardini ha dichiarato: “La società civile di Milano si muove e si sta mettendo in gioco. Per la prima volta non contro la politica, ma al servizio della politica. Ciò dimostra l’importanza della nostra iniziativa di dar vita ad una grande lista municipale. Una lista che vada oltre gli attuali schieramenti politici e, partendo dalla tradizione del socialismo democratico e del cattolicesimo riformista, possa contrapporsi alla candidatura di Letizia Moratti, recuperando consensi che cinque anni fa andarono a destra”. Ha poi aggiunto: “Una lista municipale che i partiti di centrosinistra e in primo luogo il PD, dovrebbero sostenere con generosità, come un grande inizio per superare l’afasia di questa coalizione”

(chiaramente con la sua candidatura)

E’ ovvio che questa mossa, già ampiamente prevedibile dopo la presa di posizione non favorevole alla candidatura di Pisapia in precedenza, e soprattutto dopo il “prototipo” toscano delle elezioni regionali, mira a far diventare il PSI parte integrante del PD, nell’attuazione della sua strategia politica a livello nazionale. Un PSI semiscomparso, ma che agisce da cerniera tra il PD e il grande centro Casini-Fini, ora in fase costituente. Naturalmente con un ruolo destinato a variare a seconda della sua posizione territoriale. Per chi ha rinunciato ad una “vocazione ideale e nazionale” e aspira a posti, postarelli e sottosegretariati, direi che è una manna, ma per chi, ancora dentro il PSI, sogna una sua rinascita a livello di identità nazionale, è il colpo di grazia, praticamente la fine di un coma.

Se il socialismo, ovunque nel mondo, è sinonimo di sinistra e se pure Bertinotti (meglio tardi che mai), come mentore di Vendola, riconosce che il naturale approdo di una sinistra avanzata e moderna è nel PSE, la direzione odierna del PSI va invece verso una sorta di auto annichilimento centrista. Abbiamo già visto le posizioni del suo gruppo dirigente sulla vertenza FIOM, abbiamo preso atto che il PSI, per bocca di Craxi e del suo segretario, ha avuto sulla guerra in Libia una posizione nettamente interventista come quella del PD, se non di più, avendo addirittura paragonato dei ribelli tribali, guidati da ex generali ed ex ministri di Gheddafi, ai patrioti spagnoli del ’36.

La sinistra socialista è in controtendenza, ma lo sanno solo i suoi appartenenti e il pubblico di Facebook o quello che visita il sito di SeS, nessun altro lo sa nei territori né a livello nazionale e quindi, di fatto, essa rischia, con l’illusione di rafforzarsi, di essere concretamente trascinata nel gorgo neocentrista con tutto il resto del suo partito.

Vendola già risulta iscritto al PSE, poiché in tal modo viene menzionato dagli stessi organi della comunità europea che si occupa di questioni legate alle politiche regionali:

http://www.cor.europa.eu/pages/PressTemplate.aspx?view=detail&id=09e74e87-e6bc-4cd4-81f9-30d372987e21

Se anche SEL aderirà al PSE, in toto, per i socialsti italiani varrà la pena considerare se è meglio fare il ruotino di scorta nel PD o essere parte integrante di un ingranaggio funzionale all’insieme del motore di SEL. Ovviamente tutti preferirebbero mantenere una identità propria, ma con le percentuali attuali, e soprattutto con l’attuale gruppo dirigente del PSI, ciò appare davvero una impresa di Sisifo, tanto più evidente quanto più si scalda la voce che esce dal coro della sua segreteria. Perché, nonostante l’accaloramento del riportare il “masso” in cima, poi, l’andamento reale del partito la fa rotolare irrimediabilmente ancora a valle.

Noi che crediamo nella vocazione europea e globale del socialismo italiano e che non mettiamo in discussione che esso sia da sempre e per sempre sinonimo di sinistra, fino a rendere tale ultima parola desueta ed inutile, avremmo potuto già avere un soggetto politico Socialista bello che pronto per accreditarci come componente organica socialista destinata ad interloquire con tutta la sinistra, almeno dall'estate scorsa, se non ci fossimo logorati nello scontro di appartenenza SEL - PSI Vendola - non Vendola, se avessimo già dato corpo al progetto federativo delle leghe socialiste territoriali con un coordinamento nazionale ed una ulteriore ramificazione in altre parti del territorio italiano.

Siamo ancora in tempo, l’incontro di Livorno aperto anche ad altre associazioni della sinistra socialista, con la partecipazione del Network per il Socialismo Europeo e Volpedo, ha dimostrato che possiamo ancora svolgere un ruolo originale e propositivo, non limitato alle strategie di basso cabotaggio clientelare e localistico. Bisogna continuare a “pensare in grande” e ad agire, conseguentemente, ancora più “maggiorati” dalla qualità delle nostre proposte. O almeno continui fermamente su tale strada chi può e chi vuole, lasciandosi finalmente i “massi” alle spalle..e con essi il "tutto" e il suo "contrario"


Amministrative 2011, il Partito Socialista nelle liste di SeL

Puglia - L'annuncio ufficiale in una nota diffusa da Giovanni Salerno.

«I socialisti hanno scelto l’uomo capace di rimettere in corsa la nostra città. Un uomo che ha già dimostrato l’amore verso il suo territorio ed al quale affidare il compito dell’amministrazione democratica della città. Un’amministrazione condivisa, partecipata, trasparente e, soprattutto, garante della legalità. Hanno scelto Franco Napoletano».

E' quanto si legge in una nota diffusa da Giovanni Salerno, responsabile del Partito Socialista biscegliese, che annuncia anche la partecipazione alla competizione elettorale nella lista di Sinistra Ecologia e Libertà.

«Si è voluto - aggiunge la nota - proseguire in un cammino comune. Si è rimasti coerenti con ciò che è accaduto prima con le primarie per la scelta del candidato a governatore della regione Puglia, e poi nella competizione regionale. In quella occasione, a dispetto di tutto e di tutti, i compagni socialisti con i giovani della “Fabbrica” e ad altri compagni di Sinistra Democratica, che hanno in seguito costituito SeL, hanno ottenuto un risultato eccezionale, contribuendo alla vittoria di Nichi Vendola e del centro sinistra. E’ stato facile intendersi, quando, esponendo i propri progetti amministrativi, ci si è accorti che traevano origine dalle medesime idee di fondo: difesa del territorio, difesa del lavoro, difesa del reddito, sviluppo economico legato alle peculiarità del territorio stesso, sviluppo culturale e, soprattutto, l’idea di poter fare futuro per la nostra città».

«Questo ha fatto sì - conclide Salerno - che, naturalmente, si è costituita la lista elettorale con esponenti di entrambe le forze politiche; consapevoli che chiunque sia chiamato a rappresentare questo gruppo, dovrà essere il portavoce di tutte le forze che lo compongono; non perché gli eletti possano parlare a nome di questo o quel partito, ma perché noi tutti affidiamo loro il compito di realizzatori di questo grande progetto».


giovedì 24 marzo 2011

LIBIA. BISCARDINI: I SOCIALISTI NON VANNO IN PIAZZA PER NON STARE DALLA PARTE DI GHEDDAFI


“I socialisti non si associano al coro dei sedicenti pacifisti che, scendendo oggi in piazza, anche a Milano, si schierano di fatto dalla parte del dittatore libico contro il popolo che ha cercato nelle settimane scorse di mandarlo a casa. I socialisti condividono le parole di Napolitano e non hanno paura di stare dalla parte di quei paesi che con l’azione militare cercano di impedire il massacro del popolo libico.”

Lo ha dichiarato Roberto Biscardini della segretaria nazionale del Psi che ha aggiunto: “Altro che iniziativa imperialista. Ciò che sta avvenendo è l’esatto contrario. La sinistra più estrema, come Di Pietro e la Lega, non hanno capito che se l’Europa e l’America fossero state più interessate al petrolio che non alla libertà dei libici non avrebbero dovuto aprire alcun conflitto, bastava tenersi Gheddafi e il petrolio c’era già.”

mercoledì 23 marzo 2011

*CONFERENZA PROGRAMMATICA REGIONALE PSI MARCHE: I Socialisti ed il "Modello Marchigiano" - Sabato 2 Aprile, ore 9.30, Sala Convegni Hotel Grassetti di Piediripa (Macerata)*

La presente quale *INVITO*, che invio in allegato, da utilizzare anche al fine di pubblicizzare al meglio l'importante appuntamento della *Conferenza Programmatica Regionale del PSI Marche*a cui parteciperà il Segretario Nazionale del Partito, Compagno On. RICCARDO NENCINI ed alla quale abbiamo invitato a portare il suo fondamentale contributo il Presidente della Regione Marche *GIAN MARIO SPACCA*.

La Conferenza si terrà sabato 2 Aprile, ore 9.30, presso la Sala Convegni dell'Hotel Grassetti di Piediripa (vicino uscita Superstrada "Macerata Sud-Corridonia").

Cari Saluti Socialisti.

Ivo Costamagna
(Coordinatore Segreteria Regionale PSI Marche)


Nencini non offenda la memoria dei combattenti della guerra di Spagna

Ancona, 22/03/2011 - Oggi il Segretario Nazionale del PSI Riccardo Nencini ha dichiarato: "Anche in Libia oggi come nella Spagna del ’36, c’è una democrazia nascente a cui i popoli amanti della libertà devono dare un’opportunità. Cosa avrebbero fatto Vendola, Ferrero e Diliberto nel ’36? Si sarebbero arruolati nelle brigate internazionali – conclude il leader socialista - o avrebbero manifestato contro la guerra facendo l’occhiolino a Franco?”

Siamo puttosto sorpresi, perché da un fine studioso di storia come lui ci si sarebbe aspettato che sapesse che nel '36 in Spagna la democrazia con la repubblica era già bella che nata (dopo varie tornate elettorali), e che il governo allora in carica era stato democraticamente eletto prima che Franco mettesse in atto il suo golpe militare. In secondo luogo, paragonare i combattenti delle brigate internazionali di allora di provata fede democratica, socialista, anarchica, comunista e libertaria con i soldati dei servizi segreti delle potenze della NATO che collaborano con dei ribelli armati attraverso l'Egitto dai medesimi, confondere la difesa di una repubblica che aveva un preciso programma di governo, con un tentativo di insurrezione, o golpe, messo in atto da chi non si sa nè con cosa e né come vorrebbe trasformare la Libia, ci pare davvero troppo.

Noi ribadiamo che non si deve fare l'occhilino a nessuno, ma solo sapere un po' di storia, per esempio che prima di Gheddafi, in Libia, sotto un regime monarchico e corrotto che alcuni rivoltosi ancora celebrano, il livello di analfabetismo era del 94% e la mortalità infantile raggiungeva il 40%, solo 3 libici erano laureati e tra loro esisteva un solo medico. Con Gheddafi in Libia non è più morto nessuno di fame (tranne ovviamente i suoi oppositori e gli emigrati degli altri paesi deportati nei suoi campi..con il tacito ipocrita assenso indifferente di tutta la comunità internazionale..). Ci si deve ricordare che gli stessi zelanti "liberatori" di oggi, gli hanno venduto ogni genere di armi per decenni, le stesse che adesso lui usa contro di loro. Addirittura negli ultimi tempi aveva seguito la linea economica tracciata dagli USA, riducendo l'intervento statale nelle imprese, accettando la possibilità di privatizzare e persino la possibilità di aprire basi militari USA in Libia. E incassando consensi crescenti, fino al "baciamano" dagli stessi che ora gli fanno la guerra.

Non ci risulta che gli eroici combattenti della guerra di Spagna, tra cui Carlo Rosselli, fossero in affari con Franco o gli vendessero armi prima di combatterlo.

E allora dove sono "le ambiguità", segretario, dove sta "il senso unico"? Qui non si tratta di essere pacifisti, ma soprattutto in pace con la realtà e la storia.

Noi siamo vicini alla sofferenza del popolo libico verso il quale si doveva aprire immediatamente un cordone umanitario sotto la copertura dei caschi blu dell'ONU.

Nè con Gheddafi dunque e nemmeno con la guerra a tutti i costi, ma dalla parte del popolo sofferente a cui, per ora, il mondo riesce solo a donare fuoco e bombe.

Lega Dei Socialisti - Marche


P.S.

Per dovere di cronaca, possiamo solo aggiungere alcune informazioni che ci sono pervenute dalla lettura di un articolo di Maurizio Matteuzzi dal titolo "E se i buoni non fossero così buoni?" il quale cita, come autorevole fonte, non Gheddafi ma il Combating Terrorism Center di West Point, il data base del Pentagono, e i cablo diffusi ieri anche da Wikileaks.

Secondo tali notizie, si conoscono alcuni nomi dei capi di origine tribale che appaiono in posizioni preminanti nel cosiddetto governo provvisorio di Bengasi. Il suo segretario è Mustafà Mohammed Abdul al Jeleil, il quale risulta essere stato, fino al 21 febbraio scorso, addirittura ministro della giustizia di Gheddafi e che che nel dicembre 2010 fu inserito da Amnesty International nella lista dei maggiori criminali contro i diritti umani del Nord Africa (insomma un vero e proprio sgherro patentato). L'altro punto di forza delle cosiddette "brigare ribelli" è il generale Abdul Fatah Younis, che è stato ministro dell'interno di Gheddafi, e cioè capo dei suoi servizi di sicurezza, oltre che della famigerata polizia politica del regime.

Non sembrerebbero dunque davvero personaggi dal profilo "libertario", come gli eroici combattenti della guerra civile spagnola. E nemmeno è minimamente paragonabile a loro la "truppa" di cui dispongono. L'est della Libia infatti risulta essere tra i maggiori esportatori al mondo, in rapporto alla popolazione, di "suicid bomber" ovvero di kamikaze in Irak.

Tra i 700 jihadisti la cui entrata fu "numerata" tra il 2006 e il 2007, quasi il 20% risultava di provenienza libica (60% da Derna e 24% da Bengasi) e tra loro sono menzionati molti veterani dell'Afghanistan. Tali kamikaze libici risultano essere i primi in assoluto, superando anche quelli provenienti dall'Arabia Saudita: sono circa l'85%.

Questo sarebbe il quadro dei "combattenti per la libertà" menzionati da Nencini? Vi figurate cosa potrebbe accadere a due passi dalle nostre coste se davvero riuscissero a prevalere, fino a controllare una vasta area del territorio libico includente molte delle sue risorse energetiche?

Ci auguriamo che coloro che non hanno ancora perso la "bussola del futuro" Socialista in Italia sappiano darsi delle risposte sollecite.


domenica 20 marzo 2011

Pettinari spacca la sinistra e Sel lancia Acquaroli

La corsa per il nuovo presidente della Provincia: il sindaco di Morrovalle candidato dai vendoliani, che non seguono il Pd e bocciano l'alleanza con l'Udc.

Macerata, 20 marzo 2011 - Quattro. Anzi, no: cinque. Rispetto al 2009, la griglia di partenza per l’elezione del nuovo presidente della Provincia quest’anno è decisamente più affollata. Franco Capponi corre per il centro destra (Pdl, Lega, La Destra, più civiche), Antonio Pettinari per un centro sinistra in versione marchigiana (Udc, Pd, Idv), Francesco Acquaroli, sindaco uscente di Morrovalle, per Sel, Luigi Gentilucci per la Lam (Lega autonomie municipali). A questi, poi, si deve aggiungere Tonino Quattrini, del Fronte Verde, che si è detto pronto a guidare il terzo polo, con porte aperte in particolare a Fli e Api, ma senza preclusioni verso altre formazioni. Un vero e proprio terremoto politico che, almeno per ora, ha agitato le acque soprattutto nel centro sinistra.

«L’assemblea del partito — afferma Esildo Candria, segretario provinciale di Sel — ha votato all’unanimità un documento nel quale si giudica impercorribile la proposta del Pd e nello stesso tempo candida alla presidenza della Provincia Francesco Acquaroli. Candidatura che sarà presentata la prossima settimana, insieme ad alcuni punti programmatici sui quali aprireremo il confronto con altre forze politiche e società civile. Certo è che l’accordo Pd,Udc, Idv non è la prosecuzione del cosiddetto laboratorio Marche, visto che in questo caso il Pd si è accodato all’Udc».

Sul piede di guerra anche la Federazione della sinistra (Rifondazione e Comunisti italiani): è arrabbiata con il Pd, la cui posizione di chiusura «pregiudica pesantemente la possibilità di vittoria contro le destre» e, soprattutto, con Sel. Il partito di Vendola, infatti, non ha partecipato all’incontro di venerdì sera, a cui erano state invitate le forze di centro sinistra che hanno governato la provincia fino al 2009. Una «rumorosa assenza», che ha sorpreso tutti, molto di più di quella dei rappresentanti di Pd e Idv, data quasi per scontata. Erano presenti, invece, oltre alle forze che compongono la Federazione della Sinistra, il Partito Socialista Italiano, con il segretario provinciale Ivo Costamagna, e i Verdi con il segretario regionale Gianluca Carrabs. Sono stati trattati alcuni temi programmatici e si è discusso su un’ipotesi di costruzione di alleanza a sinistra. «Discussione che è rimasta però monca a causa dell’assenza di Sel. A questo punto la Federazione della Sinistra non esclude nessuna ipotesi e si ritiene libera di assumere decisioni non solo rispetto alle elezioni provinciali, ma anche sulle alleanze nei comuni che si accingono al voto nell’imminente tornate elettorale».

DAL CANTO SUO l’Idv tira dritto e ha anche già ufficializzato i candidati della sua lista. In silenzio, ieri, sia il segretario provinciale del Pd, Roberto Broccolo, sia il candidato alla presidenza Antonio Pettinari (Udc). Certo è che i due si sono sentiti ieri mattina per definire le prossime tappe del percorso. Anche per spiegare bene i termini dell’accordo, tenuto conto che i mal di pancia, dall’una e dall’altra parte, c’erano e restano (a lato riferiamo della posizione dei veltroniani, ieri abbiamo dato conto della posizione dell’ex assessore provinciale Giorgi, Udc). I vertici del Pd, sancita la scelta, chiamano tutti ad uno sforzo unitario. E, in quest’ambito, molti sono quelli che adesso chiedono a tutti i big del partito di «metterci la faccia», Franco Capponi, candidato del centro destra, è già in piena campagna elettorale. A sostegno della sua candidatura ieri, nel corso di un incontro conviviale a Recanati, è intervenuto anche Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato. E molte altre iniziative sono già state programmate. Oltre che alla lista del partito, grande è il fervore nel cercare di dar vita a liste civiche di appoggio alla sua candidatura: lo strumento attraverso il quale convogliare esponenti rilevanti della società civile, sindaci e amministratori. Intensa anche l’attività di Luigi Gentilucci, candidato della Lam. I tempi, comunque, stringono. Le forze politiche devono presentare le proprie liste 30 giorni prima del voto, vale a dire entro la metà di aprile. E questa volta, forse più del 2009, sarà proprio il peso territoriale dei diversi candidati a poter fare la differenza. In un quadro, questo è chiaro, molto più articolato e complesso.

di FRANCO VEROLI - http://www.ilrestodelcarlino.it


La posizione del coordinamento nazionale della Sinistra Socialista sull'intervento in Libia.

La posizione del coordinamento nazionale della Sinistra Socialista sull'intervento in Libia.

di Franco Bartolomei*

L'intervento In Libia, come era purtroppo largamente prevedibile , vista la sostanziale unilateralita' dell'iniziativa militare delle tradizionali potenze euro-atlantiche, sta ormai andando ben oltre il mandato originario delle Nazioni Unite.

La Sinistra Socialista esprime quindi la propria contrarieta' a quella che appare sempre piu' come una vera e propria guerra , camuffata da una risoluzione ONU ormai gia' violata dai suoi protagonisti.

Tutte le nazioni che si sono assunte il compito di attuare la risoluzione ONU 1793 devono quindi assolutamente tornare a perseguire esclusivamente , al fine di garantire la completa salvaguardia delle popolazioni civili , l'obiettivo di imporre in tempi brevi un cessate il fuoco, da utilizzare per schierare una forza di interposizione di pace di caschi Blu che divida le parti in conflitto, e consenta una trattativa pacfica per l'avvio di una transizione democratica concordata tra tutte le fazioni che dividono il popolo Libico.

Quello che e' accaduto deve comunque indurre i Socialisti e tutta la Sinistra ad una piu' complessiva riflessione sul nuovo determinarsi degli equilibri politici globali che e' stato delineato dallo sviluppo degli eventi:

  • La circostanza che nel voto al Consiglio di Sicurezza si siano astenute tutte le potenze economiche del BRIC (Russia Cina Brasile India) , paesi strutturalmente e geogaficamente non interessati al controllo commerciale e strategico del petrolio Libico, a differenza di quelli che hanno votato a favore dell'intervento, e la Germania, che ha ormai consolidato il suo baricentro di interessi costituito dall'ancoraggio strategico all'espansione nell'Est Europeo ed in Asia, e governa senza problemi gli equilibri finanziari e monetari dell'area Euro dall'alto della solidita' dei suoi equilibri di Bilancio e della forza e competitivita' della sua struttura produttiva, lascia quasi intendere che la decisione dell'Onu sia sata volutamente riservata alla risoluzione degli interessi strategici dei tradizionali alleati euroatlantici ( USA-GB-FRA) nel nord -africa , in attuazione di una sorta di nuova ripartizione globale degli interessi e delle aree di influenza nel mondo.

  • L' ulteriore circostanza che ,in contemporanea, i paesi occidentali favorevoli all'intervento in Libia stiamno consentendo , al contrario,all''esercito Saudita di salvare l'emiro del Bahreim reprimendo i ribelli , costituisce la conferma che la ridefinizione degli assetti politici nel Magreb dovra' assolutamente avvenire senza incrinare in alcun modo ill tradizionale concordato di interessi strategici tra le monarchie del Golfo e le potenze occidentali strategicamente collegate agli Stati Uniti.

Il governo di centro-destra, vittima di una gravissima crisi di credibilita', e della propria incapacita' di governare la crisi che attanasglia il paese, non e' nelle condizioni di poter contestare apertamente il rapporto tra l'azione della Francia e della GranBretagna ed i loro interessi Geopolitici in relazione al controllo delle fonti di approvvigionamento petrolifero , ne' tantomeno la scelta Americana di azzerare il nostro protagonismo nel Magreb.

La sinistra "ufficiale", nello stesso tempo, incapace di sviluppare una forte iniziativa politica , sceglie purtroppo di legare direttamente ,come gia' avvenuto in modo costante nella II repubblica, , le proprie scelte sulla politica internazionale alla fattibilita' di una linea di politica interna finalizzata a scalzare Berlusconi, che a fronte della propria incapacita' di sviluppare una forte iniziativa politica , fondata su Identita' riformatrice, Proposte innovative, e Rappresentanza della domanda sociale, non puo' prescindere da una ulteriore manifestazione di affidabilita' verso il sistema di relazioni internazionali,strategiche, politiche e finanziarie nel quale è inserito il paese .

Entrambe la rappresentanze politiche maggioritarie del paese, anche se per motivi ed interessi contrapposti, finiscono quindi per allinearsi al progetto in atto di risistemazione degli assetti politici del nord -africa impostato dalla nuova politica Americana, propedeutico ad una ulteriore fase di integrazione economica di quei mercati nei circuiti economici occidentali , che non prevede piu' per il futuro una autonomia di manovra dell ' Italia su quello scacchiere.

Segreteria Nazionale PSI*

www.socialismoesinistra.it


Libia, Italia, Europa - di Manfredi Mangano

Libia, Italia, Europa

di Manfredi Mangano*

lanciati 110 missili, ma le truppe del Colonnello hanno oramai raggiunto il centro città: si combatte casa per casa, e pesa sul mondo la scelta di aver combattuto una proxy war per un mese, anzichè muoversi diplomaticamente quando il Rais era debole, negoziando. Di fronte alla testardaggine suicida di Gheddafi, il regime sia finito: quanto sangue ci vorrà, ora che il colonnello controlla quasi tutto il Paese?

la Francia doveva eliminare il Colonnello, avversario nelle contese centrafricane, con cui però era entrato in fruttuosi affari, e recuperare un ruolo nelle vicende del Maghreb dopo che in Tunisia era stata identificata col regime. Si è affidata ai ribelli, che non erano però minimamente in grado di portare a termine la conquista della Libia, divisi e male armati come sono, e ha scientemente traccheggiato fino all'ultimo, garantendosi sia un adeguato supporto mediatico con storie di massacri che ricordano le finte fosse comuni del Kosovo e il traffico d'organi di bambini kuwaitiani della prima guerra del Golfo, sia la certezza che qualunque cosa verrà dopo Gheddafi, sarà del tutto dipendente dalle baionette straniere.

L'Italia ha oggi perso il suo partner geopolitico di rifermento nello scacchiere mediterraneo rinunciando a giocare qualsiasi ruolo autonomo: all'inizio, lasciamo fare al Rais, poi lo bombardiamo.

Avremmo potuto e dovuto partire da subito con una missione umanitaria sia a Tripoli che a Bengasi, anzichè farlo tardi, seppur massicciamente, quando la nostra immagine era oramai distrutta, e approfittare del momento in cui i ribelli avevano quasi raggiunto Tripoli per proporci come mediatori tra le due partiAvremmo dovuto coinvolgere da subito l'ONU e la UE, e sfruttare la debolezza del colonnello in quel frangente, per fargli accettare una forza di pace che si era detto disposto ad accettare, anzichè aspettare che si riprendesse il paese, ricoinvolgere l'ENI nell'estrazione e poi improvvisamente unirci ai bombardamenti per dare prova alla Clinton di quella fedeltà atlantica che sembrava messa in discussione dal partenariato con la Russia. Abbiamo invece traccheggiato, e ora ci troviamo una presunta coalizione di liberatori, scesa in campo a nostre spese, contro i nostri interessi e con un interesse per la democrazia libica esplicitato dalla presenza al suo interno di Quatar, Bahrein e Arabia Saudita, ossia i paesi che stanno reprimendo nel sangue le rivolte dei popoli arabi quanto e come Gheddafi.

Ci ritroviamo invece con una UE dal ruolo nullo o quasi, e Sarkozy, deportatore di rom, finanziatore di dittatori, fornitore militare dello stesso Gheddafi, connivente e alleato del nostro governo nella costruzione di lager nel deserto, che si presenta come liberatore del Paese e novello Thatcher, suggellando la cooperazione militare con la Gran Bretagna che va avanti dal 1998 e l'integrazione francese nelle manovre di Africom, che come evidenziato dai cablo di Wikileaks ha "ereditato" gran parte dell'impero francese nel centroAfrica in cambio di un ruolo di garanzia per gli interessi francesi da parte americana.

Turchia, Germania, Russia si sono opposte moderatamente, con la Turchia poi mossasi a supporto della no fly zone dopo la forte contrarietà iniziale. Alla Russia probabilmente è stata offerta un'accelerazione dell'entrata nel WTO, alla Turchia forse la fine del veto di Sarkò sulla sua entrata in Europa. La Cina si è opposta con maggior vigore, e lo scontro tra lei e la Francia si farà ora ancora più forte in Africa.

Il tentativo velleitario ma ambizioso di svincolare la nostra politica estera dall'asse esclusivo con gli USA si è risolto con la fine di ogni realistica prospettiva a breve termine: tramontato l'asse libico, resiste ma si fa tempestoso per l'arroganza di Gazprom quello con la Russia, la Francia ci ha scavalcati nei rapporti con la Turchia, della quale eravamo il primo sostenitore.

Il governo si è mosso in questi anni con grande approssimazione, seguendo le intuizioni personali di Berlusconi piegate ai desiderata anti-immigrati della Lega. La nostra politica mediterranea si è baloccata con il gas e inumani tentativi di contenere gli immigrati a cannonate e filo spinato, senza saper svolgere un vero ruolo di controllo nei confronti di regimi economicamente dipendenti da noi e dei quali non abbiamo saputo o voluto capire e affrontare evidenti fragilità (si pensi all'impasse sulla successione di Ben Alì). Eravamo l'unico paese, per cultura e ruolo storico, a potersi proporre come leader di un New Deal euromediterraneo, ma ci siamo accontentati di un protettorato economico sulla Tunisia e di usare Gheddafi come pompa di benzina e gendarme.

Si conferma ancora di più la necessità di una risposta SOCIALISTA alla crisi dell'Europa: tutto il Continente è preda delle peggiori pulsioni del 1929, guerre coloniali, i ritorni di protezionismo evidenti negli scontri tra Francia e Italia sulle imprese strategiche, xenofobia montante in paesi come la Francia e addirittura l'Olanda, il neomercantilismo tedesco che affossa le economie della periferia europea, e la semiperiferia mediterranea che esplode quando vengono fuori le contraddizioni accumulate da anni di sfruttamento rapace da parte nostra, senza saper promuovere sviluppo vero e autonomo.

O l'Europa saprà ritrovare uno slancio solidarista continentale, o ci avviteremo in una serie di sfere di influenza nazionalistiche, tra Francia e Germania, che ridurranno l'ambizioso progetto europeo a una camera di compensazioni tra una Germania coloniale sull'est europea e una Francia persa in un'orgia di nazionalismo sciovinista. E noi, in mezzo, misera colonia.

*Consiglio Nazionale PSI

*Lega dei Socialisti - Marche

*Direzione Nazionale FGS


VENDOLA E il PSE

VENDOLA E il PSE

di Marco Palombi - Il Foglio

La via di Vendola alla scalata del PD si chiama Partito socialista europeo Che volesse "destrutturare il centrosinistra" l'aveva dichiarato un paio di settimane fa al sito di Libertà e giustizia, finora però quale fosse la sua via alla distruzione creatrice Nichi Vendola non l'aveva ancora detto. La risposta si chiama Partito socialista europeo, il rassemblement continentale a cui i democratici non possono aderire senza perdere gli ex democristiani. Il governatore della Puglia insomma - mentre Pier Luigi Bersani fa l'osservatore esterno e combatte con la voglia di PPE di Fioroni - si appresta a mettersi nella foto di gruppo con i Zapatero, i Miliband, i Papandreou e intestarsi una riconoscibile quanto "vendibile" tradizione politica riformista (un tempo da lui definita con sprezzo "governista"). Un primo accenno pubblico alla "svolta di Vendola" prossima ventura è toccato farlo, com'è giusto, domenica scorsa a Fausto Bertinotti: "Dobbiamo prendere atto del fallimento di due progetti: quello della costruzione di una sinistra alternativa e quello del Pd", ha detto commemorando il 90esimo della scissione comunista di Livorno: "Si impone un nuovo inizio che non può non partire da un rapporto col socialismo europeo". Ben tornati a Bad Godesberg, allora, e tanti saluti alla "Sinistra europea" con Izquierda Unida e Die Linke voluta proprio da Bertinotti. Queste, però, non sono solo le elucubrazioni di un ex presidente della camera diversamente occupato. Lo conferma un breve dialogo intercorso recentemente tra lo stesso Vendola e un deputato del Pd di rito socialista. Chiede quest'ultimo, in un casuale incontro alla Camera: "Ma tu che cazzo vuoi fare con questo partito?". Risposta secca di Nichi: "Il Partito socialista europeo". Conclusione: "Se lo fai, vengo con te". Non sarebbe il solo, peraltro, se è vero che nell'area ex ds per comodità nota come "dalemiana" comincia a circolare una certa preoccupazione per l'indebita occupazione di suolo riformista da parte del performer pugliese. In Sel, peraltro, una componente socialista c'è già e lo stesso Vendola ha ultimamente stretto contatti con ambienti del Pse: ormai va avanti e indietro da Bruxelles più che da Barletta e a fine novembre, per dire, ha ospitato in Puglia il capogruppo socialista all'Europarlamento Martin Schulz (quello del "kapò") . La cosidetta "sinistra del Pd"(Vita, Nerozzi, forse Cofferati e qualcun altro) è già in fibrillazione e lavora sempre più spesso col "Network per il socialismo europeo" dell'ex Legacoop Lanfranco Turci, ambasciatore vendoliano, in vista dell'ordalia delle primarie. L'unico ostacolo di Nichi, manco a farlo apposta, è la magistratura: ieri gli è ripiombata addosso l'inchiesta sulla sanità pugliese con annessa richiesta di arresto per il suo ex assessore e grande elettore alle primarie Alberto Tedesco, oggi senatore democrat. C'è da scommettere che il danno sarà tutto per Bersani. Perchè? Perchè Vendola è come la Ruthie di Bob Dylan: gli altri sanno solo ciò di cui avete bisogno, ma lui sa quello che volete.

sabato 19 marzo 2011

LETTERA APERTA DI SOCIALIST A BERLUSCONI : PRESIDENTE LASCI BETTINO IN PACE!

LETTERA APERTA DI SOCIALIST A BERLUSCONI:
PRESIDENTE LASCI BETTINO IN PACE !

di Biagio Marzo

Caro Presidente Berlusconi,

è la seconda volta che ci riprova, ma non ha fatto in entrambi i casi una bella figura, tirando in ballo “pour son animation nocturne” l’amico Bettino che è morto da tempo e riposa in pace, in un bianco cimitero cattolico vicino al mare. Che Lei, nelle sue visite di Stato in Tunisia, non si è mai degnato di recarsi sulla sua tomba a deporre un fiore. Non dico un garofano rosso, ma pure un fiore di campo, recitando, nel contempo, da buon cattolico come Lei, in effetti, è la breve preghiera de L’eterno riposo, in cui si invoca il Signore per donare ai morti la “luce perpetua” e il “riposo in pace”. Peraltro, chiamando in causa il “de cuius”, è stato scomodato, per scaricargli addosso storie di femme fatale, in serate frivole per studenti di Liceo. Per questo, avendo odiato la vita fatta di formalismi, divieti e pruderie, ma anche di rispetto delle istituzioni, avrà riso pienamente di cuore.

Tuttavia, deve ammettere che non è stato un beu gest; anzi, è stato un affronto, perché Bettino morì combattendo, “e in armi è un bel morir”, contro quelli che La vorrebbero processare e farLa fuori dalla vita politica, definitivamente.

Laddove sta Bettino, si dice che dorme, ma non è vero. Ha gli occhi aperti ed è triste vedendo l’Italia, dantescamente parlando, come “ una nave senza nocchiero in gran tempesta. Non donna di provincia, ma bordello!”.

Nella realtà italiana, quella che secondo la vulgata sarebbe la Seconda repubblica in cui Lei ricopre per la terza volta la carica di Presidente del consiglio, “la nave non va, al contrario di quella craxiana che, invece, andava a gonfie vele.

Che senso ha mettere in campo il nome di Bettino Craxi in questioni che non hanno nulla a che fare con la politica, quella con la P maiuscola. La prima volta fu coinvolto nel caso Noemi e, ultimamente, nella vicenda Ruby.

Il padre della signorina di Casoria non è stato mai l’autista napoletano di Bettino, come qualcuno del suo staff si permise il lusso di dire. E non finisce qui. Sbagliare è umano, perseverare è diabolico.

Sul caso Ruby,viceversa, ha preso a pretesto l’affaire Sigonella per giustificare il suo comportamento con la signorina marocchina. Non si dispiaccia, ma tutto questo è quanto mai disdicevole. Non è proprio degno di Lei che si è sempre contraddistinto per essere un gentlemen, un bien élevé, oltre per essere un gran viveur.

Presidente! Scherzi con i fanti e lasci stare i santi. E Bettino Craxi è un santo, avendo pagato con la vita per quasi tutti i politici italiani di ieri e di oggi. Dico per quasi tutti, dall’a alla z.


mercoledì 16 marzo 2011

*150 ANNI DI UNITA' D'ITALIA: intervento di Moreno Pieroni, Presidente Gruppo PSI, nella seduta del Consiglio Regionale delle Marche dedicata alla Celebrazione*


*I 150 ANNI DI UNITA' NAZIONALE SI INTRECCIANO CON LA STORIA DEL MOVIMENTO SOCIALISTA E RIFORMISTA ITALIANO*

Signor Presidente, colleghi Consiglieri,

oggi è una giornata importante e significativa per l'Assemblea
legislativa delle Marche che intende portare il suo contributo alla
Celebrazione dei 150 anni di Unità Nazionale.

Per questo intendo sviluppare, in questo mio intervento, delle riflessioni
che non saranno rituali né, tantomeno, di circostanza.

Ci troviamo a vivere un momento in cui il sistema politico italiano,
all'interno di un pericoloso stato confusionale complessivo, sembra
dimenticare, calpestare, mettere in discussione o non dare il giusto
significato all'identità e all'Unità Nazionale.

E' per questo che, come Socialisti, crediamo sia fondamentale sottolineare
questo valore per costruire un futuro dove coesione e solidarietà siano i
valori cardine della nostra società.

Proprio nelle Marche, a Castelfidardo, si svolse una battaglia
fondamentale per l'Unità d'Italia, la battaglia decisiva di una lunga
lotta, sviluppata per decenni, per conquistare il bene supremo
dell'unità, e quindi dell'identità nazionale.

Nel 1815 al Congresso di Vienna, l'Italia era stata sprezzantemente
definita una .."mera espressione geografica", a questo si sono
ribellate intere generazioni di patrioti attraverso tre Guerre
d'Indipendenza ed un impegno che è stato, innanzitutto, culturale e di
diffusione dei valori di libertà, di autodeterminazione, di sovranità
nazionale.

Una lotta che ha unito, su terreni diversi tra loro, il liberale Cavour
con il cattolico Manzoni, il laico e repubblicano Mazzini con il
socialismo umanitario e di Giuseppe Garibaldi.

E non è, quindi, per caso che oggi proprio quelle culture, tornano a
battersi insieme per difendere e consolidare, nel quadro del mondo
globalizzato del terzo millennio, i valori sempre attuali che vennero
conquistati 150 anni fa con l'Unità d'Italia .

Mai come oggi vale il detto: "Solo se il passato illumina il presente,
il futuro non brancolerà nel buio".

Per questo cercherò di riaffermare non solo la grande attualità dei
valori del nostro Risorgimento, ma anche collegarla alla lunga lotta del
Movimento Socialista e Riformista in Italia.

Nulla accade per caso. Non è, infatti, un caso che la voce più forte ed
autorevole che è arrivata alla gente comune contro quel falso
federalismo, che sa di secessione, l'abbiamo dovuta leggere sulle colonne
del settimanale Famiglia Cristiana e, cioè, dai rappresentanti di quella
cultura, il cattolicesimo liberale, che malgrado abbiano dovuto vivere i
drammatici momenti dello scontro con il neonato "Stato Italiano"
attraverso il "NON EXPEDIT" e attraverso la non partecipazione alla
vita politica, sono diventati almeno dal Concilio Vaticano II°, ma anche
da prima, il riferimento per tanti di coloro che non hanno voluto e non
vogliono credere ai tre grandi mali della nostra società di oggi:
Razzismo, Affarismo, Separatismo, in un parola Egoismo.

L'altra cultura e, in questo caso anche storia politica, che ha tutti i
conti in regola con il passato per essere credibile nel presente, è LA
CULTURA SOCIALISTA.

SI, cari colleghi, basta leggere le pagine di questi 150 anni per
affermare, come faceva Pietro Nenni, che la vicenda politica del movimento
socialista si intreccia in modo indissolubile alla Storia d'Italia. Questo
a partire dalla spedizione dei Mille, quindi addirittura sin da prima
della nascita del PSI avvenuta nel 1892.

Il Risorgimento fu, infatti, non solo dei ceti borghesi, del Regno di
Piemonte e della Monarchia di Savoia, ma anche di tanta povera gente che
ha vestito, materialmente ed idealmente la casacca rossa dei garibaldini,
dando priorità all'Unità d'Italia rispetto al grande ideale della
Repubblica.

Una storia, quindi, quella socialista, che non a caso, quando è stata
sconfitta e relegata in un angolo, l'Italia ha conosciuto i suoi momenti
peggiori.
Quando, invece, i socialisti hanno svolto un ruolo importante, è sempre
la storia, quella oggettiva, a dirlo, l'Italia ha vissuto i suoi periodi
migliori, quelli di maggiore sviluppo e di crescita civile, sociale ed
economica.

Basti pensare agli anni sessanta con il primo vero Centro-Sinistra, quello
Moro – Nenni – Saragat, con le grandi riforme della Scuola, della
Sanità, con la Nazionalizzazione dell'Energia Elettrica, con la
Programmazione Economica, con le profonde innovazioni in un settore, il
turismo, vera e grande risorsa del nostro Paese, volute da un ministro
socialista eletto nelle Marche, Achille Corona, sino, solo per citarne
alcune, allo Statuto dei Lavoratori voluto tenacemente
dall'indimenticabile ministro socialista marchigiano, Giacomo Brodolini.
Arriviamo infine agli anni 80, al rilancio dell'Italia nel mondo, con la
Presidenza della Repubblica di Sandro Pertini, quella del Consiglio di
Bettino Craxi che ha assicurato al Paese un lungo periodo di stabilità e
governabilità.

La cultura Socialista ha quindi, tutte le carte in regola per essere
credibile in questo percorso storico-politico durato 150 anni, e quindi
per affermare la necessità di una nuova vera fase Costituente da cui
possa nascere finalmente la Terza Repubblica, attraverso quella Grande
Riforma Costituzionale che proponemmo, inascoltati, per primi negli anni
80 insieme a quella "Società che valorizza i Meriti e sostiene i
Bisogni".

Dobbiamo lavorare affinché gli italiani si guardino attorno e si
accorgano se già non lo hanno fatto, della gravità dell'attuale
situazione politica ed economica nazionale.

Ci muoviamo in un contesto dove la politica viene vissuta ed esercitata
solo ed esclusivamente come potere, una politica estemporanea che ci
obbliga a schierarci da una parte o dall'altra, che spesso sembra
dimenticare i bisogni e le necessità delle classi più deboli. Si parla
del mare mentre si è in montagna. Perché è esattamente questo ciò che
ci vincola tutti, come complici sinistri, di un fallimento sinistro, di un
intero sistema politico.

Piacerebbe molto anche a me se tutto si risolvesse nell'isolare una
singola 'pecora nera'. Ma sarebbe semplicistico, poiché la vera questione
rimane quella di un'autentica degenerazione globale, collettiva. La
politica di oggi è diventata un inferno. Intorno a ciò, non si può di
certo imporre agli italiani il
fatto che debbano credervi per forza, ma far notare loro come si continui
a cambiare discorso, in particolar modo nel mondo dell'informazione, agli
ambienti di governo e di sottogoverno, pur di non affrontare la verità.

Le forze democratiche debbono superare le divisioni e dimostrare che sono
in grado di comprendere la realtà che ci circonda, a scapito di una
politica, di
una scuola, di una televisione, di un intero sistema dell'informazione che
sono tra loro uniformati a un conservatorismo dissimulatorio.

Debbono, inoltre, illustrare ai cittadini, senza qualunquismi di sorta,
senza pretendere o imporre schieramenti forzosi, quali sono le questioni
cardine di questo paese, e quali sono le proposte concrete per risolvere
le questioni principali, ad iniziare dalle riforme istituzionali.

Qui nelle Marche viviamo gli stessi problemi e tocca, anzitutto, a questa
Assemblea Legislativa affrontarli. I 150 anni di Unità Nazionale si
celebrano, infatti, in una situazione difficile anche nelle Marche.

Difficile per la complessiva crisi economica che l'Italia sta
attraversando ma anche per la scelta sbagliata, compiuta dal Governo
nazionale, di scaricare sulle Regioni gran parte dei, pur necessari, tagli
alla spesa pubblica. Questa scelta trasforma la riforma in senso federale
dello Stato, che avrebbe dovuto essere solidale e condivisa soprattutto
con le Regioni, in una ulteriore occasione per dividere il Nord dal
Centro-Sud dell'Italia, come continua a volere la Lega di Bossi, e per
gravare i cittadini di nuove tasse.
Esattamente il contrario di quella "grande riforma" delle Istituzioni di
cui ho già parlato e di un "Federalismo che unisce".

Questa Assise Legislativa deve, innanzitutto, essere percepita più vicina
agli Enti Locali ed a tutti i cittadini così come gli stessi,
giustamente, chiedono.

Il Consiglio Regionale, in una Repubblica che è, e deve restare,
Parlamentare, è necessario che, sempre di più, torni ad essere il
"volano" istituzionale ed il "cuore" politico, un punto di riferimento
affidabile per tutte le realtà, pubbliche e private, per le
organizzazioni sindacali e di categoria, per le associazioni del
volontariato, laico e cattolico, e per le tanto decantate ma poco
sostenute Piccole e Medie Imprese che hanno reso e mantengono vitale la
nostra regione e che hanno creato il "Modello Marchigiano"

SAREBBE IMPORTANTE CHE IN QUESTA CHE E' LA MASSIMA ASSISE LEGISLATIVA
DELLE MARCHE RIUSCISSIMO AD INDIVIDUARE ALMENO UNA "MEMORIA AMPIAMENTE
CONDIVISA" SUI TRE PASSAGGI FONDAMENTALI DI QUESTI 150 ANNI DI STORIA
UNITARIA: IL RISORGIMENTO, LA RESISTENZA, IL TRAUMATICO PASSAGGIO DALLA
PRIMA ALLA COSIDETTA SECONDA REPUBBLICA.

Oggi questa "memoria condivisa" non solo non l'abbiamo, ma qualcuno
rimette in discussione persino... GARIBALDI !

Questo rende tutto ancora più difficile, specie affrontare insieme i
gravi problemi dell'immediato futuro.

Anche nelle Marche ci troveremo dinanzi al "combinato disposto" di "masse"
di migranti, specie dell'Africa Settentrionale, che chiedono di poter
vivere liberi e che, comunque la si pensi, sarà impossibile fermare e di
parti consistenti dei nostri concittadini che, dal ceto medio, stanno
precipitando in condizioni di povertà essendo il 60% della ricchezza
italiana in mano al solo 10% della popolazione.

O si redistribuisce, subito e per davvero, o è in gioco non la tenuta ma
la stessa pace sociale anche in Italia.

Un ruolo fondamentale per questa redistribuzione della ricchezza avranno
le Regioni con il federalismo fiscale. DOBBIAMO ESSERNE CONVINTI E
PREPARARCI SIN D'ORA.

Questo credo, sia il modo migliore per celebrare i 150 anni di Unità
Nazionale: creare i presupposti per rinforzarla e rilanciarne i valori
più importanti in quello scenario di Unità Europea a cui non vogliamo e
non possiamo rinunciare.

Dobbiamo, insomma, poter affermare con forza e grande dignità che "IL
NOSTRO COMUNE FUTURO HA RADICI ANTICHE".*


MORENO PIERONI
(Presidente Gruppo Consiliare PSI Regione Marche)

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