mercoledì 16 marzo 2011

*150 ANNI DI UNITA' D'ITALIA: intervento di Moreno Pieroni, Presidente Gruppo PSI, nella seduta del Consiglio Regionale delle Marche dedicata alla Celebrazione*


*I 150 ANNI DI UNITA' NAZIONALE SI INTRECCIANO CON LA STORIA DEL MOVIMENTO SOCIALISTA E RIFORMISTA ITALIANO*

Signor Presidente, colleghi Consiglieri,

oggi è una giornata importante e significativa per l'Assemblea
legislativa delle Marche che intende portare il suo contributo alla
Celebrazione dei 150 anni di Unità Nazionale.

Per questo intendo sviluppare, in questo mio intervento, delle riflessioni
che non saranno rituali né, tantomeno, di circostanza.

Ci troviamo a vivere un momento in cui il sistema politico italiano,
all'interno di un pericoloso stato confusionale complessivo, sembra
dimenticare, calpestare, mettere in discussione o non dare il giusto
significato all'identità e all'Unità Nazionale.

E' per questo che, come Socialisti, crediamo sia fondamentale sottolineare
questo valore per costruire un futuro dove coesione e solidarietà siano i
valori cardine della nostra società.

Proprio nelle Marche, a Castelfidardo, si svolse una battaglia
fondamentale per l'Unità d'Italia, la battaglia decisiva di una lunga
lotta, sviluppata per decenni, per conquistare il bene supremo
dell'unità, e quindi dell'identità nazionale.

Nel 1815 al Congresso di Vienna, l'Italia era stata sprezzantemente
definita una .."mera espressione geografica", a questo si sono
ribellate intere generazioni di patrioti attraverso tre Guerre
d'Indipendenza ed un impegno che è stato, innanzitutto, culturale e di
diffusione dei valori di libertà, di autodeterminazione, di sovranità
nazionale.

Una lotta che ha unito, su terreni diversi tra loro, il liberale Cavour
con il cattolico Manzoni, il laico e repubblicano Mazzini con il
socialismo umanitario e di Giuseppe Garibaldi.

E non è, quindi, per caso che oggi proprio quelle culture, tornano a
battersi insieme per difendere e consolidare, nel quadro del mondo
globalizzato del terzo millennio, i valori sempre attuali che vennero
conquistati 150 anni fa con l'Unità d'Italia .

Mai come oggi vale il detto: "Solo se il passato illumina il presente,
il futuro non brancolerà nel buio".

Per questo cercherò di riaffermare non solo la grande attualità dei
valori del nostro Risorgimento, ma anche collegarla alla lunga lotta del
Movimento Socialista e Riformista in Italia.

Nulla accade per caso. Non è, infatti, un caso che la voce più forte ed
autorevole che è arrivata alla gente comune contro quel falso
federalismo, che sa di secessione, l'abbiamo dovuta leggere sulle colonne
del settimanale Famiglia Cristiana e, cioè, dai rappresentanti di quella
cultura, il cattolicesimo liberale, che malgrado abbiano dovuto vivere i
drammatici momenti dello scontro con il neonato "Stato Italiano"
attraverso il "NON EXPEDIT" e attraverso la non partecipazione alla
vita politica, sono diventati almeno dal Concilio Vaticano II°, ma anche
da prima, il riferimento per tanti di coloro che non hanno voluto e non
vogliono credere ai tre grandi mali della nostra società di oggi:
Razzismo, Affarismo, Separatismo, in un parola Egoismo.

L'altra cultura e, in questo caso anche storia politica, che ha tutti i
conti in regola con il passato per essere credibile nel presente, è LA
CULTURA SOCIALISTA.

SI, cari colleghi, basta leggere le pagine di questi 150 anni per
affermare, come faceva Pietro Nenni, che la vicenda politica del movimento
socialista si intreccia in modo indissolubile alla Storia d'Italia. Questo
a partire dalla spedizione dei Mille, quindi addirittura sin da prima
della nascita del PSI avvenuta nel 1892.

Il Risorgimento fu, infatti, non solo dei ceti borghesi, del Regno di
Piemonte e della Monarchia di Savoia, ma anche di tanta povera gente che
ha vestito, materialmente ed idealmente la casacca rossa dei garibaldini,
dando priorità all'Unità d'Italia rispetto al grande ideale della
Repubblica.

Una storia, quindi, quella socialista, che non a caso, quando è stata
sconfitta e relegata in un angolo, l'Italia ha conosciuto i suoi momenti
peggiori.
Quando, invece, i socialisti hanno svolto un ruolo importante, è sempre
la storia, quella oggettiva, a dirlo, l'Italia ha vissuto i suoi periodi
migliori, quelli di maggiore sviluppo e di crescita civile, sociale ed
economica.

Basti pensare agli anni sessanta con il primo vero Centro-Sinistra, quello
Moro – Nenni – Saragat, con le grandi riforme della Scuola, della
Sanità, con la Nazionalizzazione dell'Energia Elettrica, con la
Programmazione Economica, con le profonde innovazioni in un settore, il
turismo, vera e grande risorsa del nostro Paese, volute da un ministro
socialista eletto nelle Marche, Achille Corona, sino, solo per citarne
alcune, allo Statuto dei Lavoratori voluto tenacemente
dall'indimenticabile ministro socialista marchigiano, Giacomo Brodolini.
Arriviamo infine agli anni 80, al rilancio dell'Italia nel mondo, con la
Presidenza della Repubblica di Sandro Pertini, quella del Consiglio di
Bettino Craxi che ha assicurato al Paese un lungo periodo di stabilità e
governabilità.

La cultura Socialista ha quindi, tutte le carte in regola per essere
credibile in questo percorso storico-politico durato 150 anni, e quindi
per affermare la necessità di una nuova vera fase Costituente da cui
possa nascere finalmente la Terza Repubblica, attraverso quella Grande
Riforma Costituzionale che proponemmo, inascoltati, per primi negli anni
80 insieme a quella "Società che valorizza i Meriti e sostiene i
Bisogni".

Dobbiamo lavorare affinché gli italiani si guardino attorno e si
accorgano se già non lo hanno fatto, della gravità dell'attuale
situazione politica ed economica nazionale.

Ci muoviamo in un contesto dove la politica viene vissuta ed esercitata
solo ed esclusivamente come potere, una politica estemporanea che ci
obbliga a schierarci da una parte o dall'altra, che spesso sembra
dimenticare i bisogni e le necessità delle classi più deboli. Si parla
del mare mentre si è in montagna. Perché è esattamente questo ciò che
ci vincola tutti, come complici sinistri, di un fallimento sinistro, di un
intero sistema politico.

Piacerebbe molto anche a me se tutto si risolvesse nell'isolare una
singola 'pecora nera'. Ma sarebbe semplicistico, poiché la vera questione
rimane quella di un'autentica degenerazione globale, collettiva. La
politica di oggi è diventata un inferno. Intorno a ciò, non si può di
certo imporre agli italiani il
fatto che debbano credervi per forza, ma far notare loro come si continui
a cambiare discorso, in particolar modo nel mondo dell'informazione, agli
ambienti di governo e di sottogoverno, pur di non affrontare la verità.

Le forze democratiche debbono superare le divisioni e dimostrare che sono
in grado di comprendere la realtà che ci circonda, a scapito di una
politica, di
una scuola, di una televisione, di un intero sistema dell'informazione che
sono tra loro uniformati a un conservatorismo dissimulatorio.

Debbono, inoltre, illustrare ai cittadini, senza qualunquismi di sorta,
senza pretendere o imporre schieramenti forzosi, quali sono le questioni
cardine di questo paese, e quali sono le proposte concrete per risolvere
le questioni principali, ad iniziare dalle riforme istituzionali.

Qui nelle Marche viviamo gli stessi problemi e tocca, anzitutto, a questa
Assemblea Legislativa affrontarli. I 150 anni di Unità Nazionale si
celebrano, infatti, in una situazione difficile anche nelle Marche.

Difficile per la complessiva crisi economica che l'Italia sta
attraversando ma anche per la scelta sbagliata, compiuta dal Governo
nazionale, di scaricare sulle Regioni gran parte dei, pur necessari, tagli
alla spesa pubblica. Questa scelta trasforma la riforma in senso federale
dello Stato, che avrebbe dovuto essere solidale e condivisa soprattutto
con le Regioni, in una ulteriore occasione per dividere il Nord dal
Centro-Sud dell'Italia, come continua a volere la Lega di Bossi, e per
gravare i cittadini di nuove tasse.
Esattamente il contrario di quella "grande riforma" delle Istituzioni di
cui ho già parlato e di un "Federalismo che unisce".

Questa Assise Legislativa deve, innanzitutto, essere percepita più vicina
agli Enti Locali ed a tutti i cittadini così come gli stessi,
giustamente, chiedono.

Il Consiglio Regionale, in una Repubblica che è, e deve restare,
Parlamentare, è necessario che, sempre di più, torni ad essere il
"volano" istituzionale ed il "cuore" politico, un punto di riferimento
affidabile per tutte le realtà, pubbliche e private, per le
organizzazioni sindacali e di categoria, per le associazioni del
volontariato, laico e cattolico, e per le tanto decantate ma poco
sostenute Piccole e Medie Imprese che hanno reso e mantengono vitale la
nostra regione e che hanno creato il "Modello Marchigiano"

SAREBBE IMPORTANTE CHE IN QUESTA CHE E' LA MASSIMA ASSISE LEGISLATIVA
DELLE MARCHE RIUSCISSIMO AD INDIVIDUARE ALMENO UNA "MEMORIA AMPIAMENTE
CONDIVISA" SUI TRE PASSAGGI FONDAMENTALI DI QUESTI 150 ANNI DI STORIA
UNITARIA: IL RISORGIMENTO, LA RESISTENZA, IL TRAUMATICO PASSAGGIO DALLA
PRIMA ALLA COSIDETTA SECONDA REPUBBLICA.

Oggi questa "memoria condivisa" non solo non l'abbiamo, ma qualcuno
rimette in discussione persino... GARIBALDI !

Questo rende tutto ancora più difficile, specie affrontare insieme i
gravi problemi dell'immediato futuro.

Anche nelle Marche ci troveremo dinanzi al "combinato disposto" di "masse"
di migranti, specie dell'Africa Settentrionale, che chiedono di poter
vivere liberi e che, comunque la si pensi, sarà impossibile fermare e di
parti consistenti dei nostri concittadini che, dal ceto medio, stanno
precipitando in condizioni di povertà essendo il 60% della ricchezza
italiana in mano al solo 10% della popolazione.

O si redistribuisce, subito e per davvero, o è in gioco non la tenuta ma
la stessa pace sociale anche in Italia.

Un ruolo fondamentale per questa redistribuzione della ricchezza avranno
le Regioni con il federalismo fiscale. DOBBIAMO ESSERNE CONVINTI E
PREPARARCI SIN D'ORA.

Questo credo, sia il modo migliore per celebrare i 150 anni di Unità
Nazionale: creare i presupposti per rinforzarla e rilanciarne i valori
più importanti in quello scenario di Unità Europea a cui non vogliamo e
non possiamo rinunciare.

Dobbiamo, insomma, poter affermare con forza e grande dignità che "IL
NOSTRO COMUNE FUTURO HA RADICI ANTICHE".*


MORENO PIERONI
(Presidente Gruppo Consiliare PSI Regione Marche)

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