sabato 29 novembre 2008

PSE: SI APRE A MADRID IL CONSIGLIO GENERALE

Riccardo Nencini guida la delegazione del Partito Socialista

29/11/2008 - Si aprirà domenica pomeriggio a Madrid, con la riunione della presidenza del Pse, il vertice dei socialisti europei a cui saranno dedicate le giornate di lunedì 1 e martedi 2 per la firma del manifesto elettorale per le elezione europee del giugno 2009. Alla riunione della presidenza farà seguito il vertice dei leader del Pse a cui parteciperà il Segretario del Partito, Riccardo Nencini. Lunedì mattina la cerimonia d'apertura ufficiale e il Consiglio. La delegazione del Partito, guidata da Riccardo Nencini, sarà composta da Luca Cefisi, Bobo Craxi e Pia Locatelli. I socialisti proporranno agli elettori un'unica piattaforma elettorale in tutti i 27 paesi della Unione Europea, dal titolo "Prima le persone-Una nuova direzione per l'Europa" basata su 6 punti principali: rilancio dell'economia e lotta alla crisi finanziaria, maggiore equità sociale (l'Europa "sociale"), lotta al cambiamento climatico, difesa delle pari opportunità, affermazione di un'efficace politica di immigrazione, costruzione dell'Europa come soggetto politico mondiale per la pace e la sicurezza.



ABOLIZIONE DELLE PROVINCE.
PASTORELLI: NON SIAMO D'ACCORDO

29/11/2008 - No all' abolizione delle province - è lapidario Oreste Pastorelli, Tesoriere del Partito Socialista e componente dell'Ufficio di Presidenza dell'UPI (Unione Province Italiane), nel commentare l'iniziativa del quotidiano Libero che, nell'edizione di oggi lancia una campagna a sostegno dell'abolizione delle Province. "Si tratta di un'iniziativa demagogica e propagandistica-prosegue Pastorelli che è Vice presidente del Consiglio Provinciale di Rieti- Non è con un colpo di scure sulle province italiane che si vince la battaglia della crisi economica e finanziaria. Non è una risposta né in termini economici né in termini politici. Altra cosa è parlare dell'istituzione delle Aree metropolitane che può avere un senso per le grandi città come Milano o Roma - sottolinea il dirigente socialista- ma in moltissime province d'Italia la questione è diversa e le migliaia di comuni che sarebbero coinvolti verrebbero di colpo privati del coordinamento che svolgono le Amministrazioni provinciali in settori vitali nei quali sono necessarie, capacità organizzativa e gestionale. Interi territori verrebbero in pratica privati di un indispensabile punto di riferimento istituzionale e precipiterebbero in una galassia buia e profonda trascinando nella miseria tutti i loro abitanti. O - conclude Pastorelli- costringendoli all'esodo".


E' scomparso "Antonio Corsalini"
Socialista amministratore per un quindicennio




«UN COMBATTENTE Socialista di vecchia scuola, sanguigno, determinato, intellettualmente onesto, uno di quelli che oggi forse non si trovano più. Purtroppo». Così i Compagni Socialisti della Provincia di Macerata ricordano "Antonio Corsalini", 80 anni, consigliere comunale a Macerata per il Psi dal 1970 al 1975 e poi dal 1978 al 1980 e assessore dal 1980 al 1985. Geometra libero professionista, lascia la moglie Anna Righini e le figlie Antonella, in forza alla polizia municipale, Cecilia e Manuela.


Sento sempre di piu' una grande sensazione di vuoto. Ho letto adesso la notizia della scomparsa, direttamente dal nostro Sito, del compagno Corsalini, di TONINO. Due compagni e, per me, due cari amici mi e ci hanno lasciato in questa settimana. Due SOCIALISTI che, pur avendo ricoperto ruoli diversi, erano molto simili: GINO MALVESTITI ed ANTONIO CORSALINI. Due INDOMABILI COMBATTENTI, due PERSONE ONESTE, GENEROSE E LEALI. In questo momento non trovo altre parole e TONINO, insieme a cui ho iniziato, quando avevo appena 19 anni, la mia esperienza amministrativa, dal 1979 al 1984, come Presidente del Consorzio Provinciale Trasporti, del Direttivo del quale lui faceva parte, le "troppe" parole e la retorica non le amava. Lui preferiva lasciar parlare i fatti concreti che produceva come amministratore, a Macerata, e come politico per il Partito Socialista. Per un attimo ho pensato di annullare, in segno di lutto, la manifestazione di domani a Tolentino. Poi, pero', mi sono detto che TONINO NON SAREBBE STATO D'ACCORDO e che il modo migliore per ricordarlo e' quello di essere TUTTI, domattina, in Piazza a Tolentino! Il Partito Socialista di Civitanova, Macerata e dell'intera Provincia deve molto a GINO ed a TONINO, IO DEBBO LORO MOLTO DI PIU'!

Ivo Costamagna


Onorare "Piergiorgio Welbi"- la sua vita e la sua lotta

di
Chiara Campagnoli & Adelio Bravi*
Il 20 dicembre 2006 Piergiorgio Welby, dopo tre mesi di lotta politica e giudiziaria, riuscì ad affermare il suo diritto ad interrompere la tortura alla quale era sottoposto. A quasi due anni di distanza da quel 20 dicembre 2006, il Parlamento italiano, dopo aver sabotato l'indagine conoscitiva sulla eutanasia clandestina, sta ora discutendo una legge che si prepara ad essere CONTRO il testamento biologico, nel tentativo di restringere ancora di più gli spazi di libertà individuale. Il partito unico della disinformazione – che era stato colto di sorpresa da Piero – è corso ai ripari dispiegando tutte le armi della propaganda. Sulla vicenda di Eluana Englaro fanno da megafono senza contraddittorio alle posizioni vaticane, con l'uso ingannevole dei malati-che-vogliono-vivere o di "risvegli" che nulla hanno a che vedere con la situazione di Eluana. Per questo i radicali maceratesi intendono anche quest’anno, come l’anno scorso nel primo anniversario, onorare Piero, la sua vita e la sua lotta, realizzando sabato 20 dicembre un tavolo di informazione e raccolta firme a Macerata in Piazza Cesare Battisti. Al tavolo distribuiremo e raccoglieremo testamenti biologici (sulla base di un formulario preparato con l'associazione "A buon diritto" di Luigi Manconi), registreremo testimonianze audiovideo da mettere su Internet, raccoglieremo firme su una petizione al Parlamento e iscrizioni ai soggetti della galassia radicale, distribuiremo volantini e un numero speciale di Agenda Coscioni sul tema. L'obiettivo è quello di costruire anche fuori dal Palazzo un fronte di opposizione alla legge-contro-il-testamento-biologico che potrebbe, con il coinvolgimento in particolare di eletti di ogni livello e partito, trasformarsi anche in soggetto promotore di "iniziativa popolare" – referendum e proposte di legge – da attivare un domani.


Associazione Radicale Romolo Murri Macerata*

Federazione Provinciale PS - MC*

Da Cagliari a Firenze

tutte le bombe sotto la sedia di Walter



Dalla Sardegna a Firenze, da Roma a Bruxelles, il Pd è ormai a un passo dall'autodistruzione. Non è più solo un problema nazionale, una questione di leadership. È sul territorio che lo scontro si sta facendo sempre più duro.

Nicola Imberti - n.imberti@iltempo.it

29/11/2008 - Ieri mattina ad esempio sui giornali sono comparse ricostruzioni del colloquio di giovedì tra il governatore sardo dimissionario Renato Soru e «l'ambasciatore» Maurizio Migliavacca inviato da Walter sull'isola. Un colloquio in cui Soru avrebbe chiesto la «testa» dei suoi oppositori come condizione necessaria per ricandidarsi alle Regionali del 2009. Non solo, ma il governatore avrebbe preteso libertà di manovra nella scelta dei candidati con la possibilità di dar vita ad una propria lista civica. La notizia ha fatto il giro del Palazzo e, solo a metà pomeriggio, è arrivata la smentita. Soru e Migliavacca hanno parlato di «ricostruzioni infondate», ma il ritardo con cui sono intervenuti lascia aperti molti interrogativi. Anche perché, nel frattempo, Idv, Partito Socialista e Sinistra Democratica, possibili alleati del Pd in Sardegna, chiedono con insistenza lo svolgimento delle primarie. Primarie che dopo, l'incontro tra Veltroni e i vertici del Pd di Firenze (presenti anche il sindaco Leonardo Domenici e il presidente della Regione Claudio Martini), si svolgeranno regolarmente nel capoluogo toscano. In campo per la candidatura a primo cittadino Daniela Lastri, Lapo Pistelli, Matteo Renzi ma, soprattutto, Graziano Cioni, assessore alla sicurezza e alla vivibilità del comune di Firenze, indagato per corruzione nell'ambito dell'inchiesta sui terreni di Castello di proprietà di Fondiaria-Sai che sta pesantemente coinvolgendo l'amministrazione della città (il suo collega all'urbanistica Gianni Biagi si è già dimesso ndr). Nel frattempo nella Capitale, un nutrito gruppo di associazioni, militanti ed esponenti del Pd, dopo l'elezione «blindata» del segretario regionale del Lazio Roberto Morassut, sta organizzando per il 2 dicembre una manifestazione a favore delle primarie. Nel mirino, ovviamente, Veltroni principale sponsor di Morassut. E chissà cosa penserà il segretario nel vedere che, tra i promotori, fa bella mostra di sé anche la sua «pupilla» Marianna Madia? Ma non c'è solo l'Italia a preoccupare Walter. Continua senza tregue, infatti, lo scontro tra ex Ds e ex Dl sulla collocazione europea del Pd. Sempre che, visto l'aria che tira, il partito arrivi integro alle europee.
SINISTRI/ Tra i due litiganti Veltroni e D’Alema,
gode la Cgil di Epifani


Giovanni Cominelli
http://www.ilsussidiario.net

28/11/2008 - Il Pd si sta infilando in un tunnel corto, alla fine del quale si intravedono processi di frammentazione. Per chi abbia a cuore la qualità e l’efficienza del sistema politico, non si tratta di una buona notizia. Una democrazia che cammina con una gamba più corta dell’altra continuerà a zoppicare. La mancanza di un’opposizione solida condanna la maggioranza a una solitudine sguaiata e artificiosamente onnipotente. Perché il Pd non riesce a trovare il “passaggio a Nord-Ovest”?

Gli storici collocano la nascita della sinistra moderna nella Chiesa presbiteriana di Putney, dove dal 28 ottobre al 1° novembre 1647 si riuniscono soldati, ufficiali, generali dell’esercito di Fairfax e Cromwell per discutere con categorie nuove l’assetto socio-economico e istituzionale dell’Inghilterra in rivolta contro la Monarchia e la gerarchia anglicana. Nasce qui “la sinistra liberale”, che evolverà nei due secoli successivi in “sinistra liberal-democratica”.

Marx spezza questo paradigma: il Manifesto del 1848 dà origine alla seconda fase della sinistra, la “sinistra dell’eguaglianza” che evolverà in due correnti, socialista e comunista. Al paradigma dell’eguaglianza appartiene la conquista del potere statale o con la violenza della dittatura del proletariato (comunisti) o attraverso libere elezioni (socialdemocratici). Lo Stato mantiene l’essenza hegeliana di ordinatore supremo della società. Il rovesciamento marxiano dell’hegelismo non ha mutato il ruolo dello Stato quale livellatore egualitario supremo, ovviamente sotto il controllo del proletariato, cioè del suo partito politico.

La storia del ‘900 conoscerà tentativi di perfezionamento del modello: Rosa Luxembourg voleva sostituire i Consigli al partito leninista e Antonio Gramsci svilupperà la teoria dell’egemonia. I socialdemocratici daranno luogo a un imponente sistema di Welfare di Stato.

Il fatale 1989 spezza il paradigma della sinistra dell’eguaglianza. È la fine irreversibile dello Stato comunista e di quello che Ralf Dahrendorf ha definito «il secolo socialdemocratico». La sinistra inglese, tedesca, scandinava ha tentato, spesso con successo, di abbandonare i vecchi lidi per navigare verso un terzo tempo storico: quello della “sinistra della libertà e della persona”. Da Blair, che ha vinto la scommessa, a Schroeder, che l’ha perduta, è stata tracciata una strada. Viceversa la sinistra francese, che soffre di convulsioni crescenti, e quella italiana sono ancora ferme là, al vecchio paradigma statalistico e egualitaristico.

Nell’attuale Pd sembrano contrapporsi due linee culturali: quella vetero-socialdemocratica di D’Alema e quella dei democrats di Veltroni. Ma quando dalla cultura si passa ai programmi, le differenze sono minime: si parli di mercato del lavoro, di scuola, di Pubblica amministrazione, di Giustizia alla fine è la Cgil quella che detta la linea. Il che è appunto molto socialdemocratico, poco democrat. Al tutto D’Alema offre una spruzzata di conservatorismo neo-togliattiano da Prima repubblica, tutto attento ai rapporti tra le vecchie sigle e alla tattica elevata a strategia.

Finché il Pd si porrà in continuità culturale con il secolo ideologico del ‘900 si consumerà in una lotta interna senza sbocchi. Ci si poteva attendere che l’ala cattolico-democristiana offrisse qualche spunto di rinnovamento culturale. Non ne è stata capace, essendo essa stessa ispirata da quello statalismo cattolico, che ha conteso ai comunisti l’egemonia sullo Stato, affidandogli tuttavia lo stesso ruolo. Si dedica, come da antica abitudine, alla raccolta delle tessere. Quanto a Don Sturzo, il cui pensiero cattolico-liberale e popolare fu lucidamente antiveggente, i cattolici ne hanno smarrito la memoria.

Destra e sinistra sono nate dalla scelta di dove sedersi all’epoca dell’Assemblea costituente della Rivoluzione francese: quanti erano favorevoli a concedere al monarca il diritto di veto incondizionato sui lavori dell’Assemblea sedevano a destra, i contrari sedevano a sinistra. La destra fu quindi identificata con i realisti e divenne sinonimo di conservazione, reazione e gerarchia; la sinistra fu identificata con le forze rivoluzionarie e dunque associata a progresso, uguaglianza, innovazione.

Dagli anni ’70 del ’900 questa sovrapposizione dei due binomi non funziona più. Per una curiosa nemesi storica la sinistra, che Marx definiva come «il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente», spesso si comporta come il movimento reale che conserva lo stato di cose presente.

venerdì 28 novembre 2008

La doppia battaglia del Socialismo

di Felice Besostri - 28 novembre 2008, 15:07 - www.aprileonline.info

Ancora pochi giorni e sapremo come intende presentarsi il PD alle prossime elezioni europee. Tre sono gli scenari: 1) la proposta di un patto federativo PD-PSE 2) la sottoscrizione del programma-manifesto del PSE da parte di (autorevoli) esponenti del PD di provenienza DS e 3) la rottura tra PD e PSE. Se questo per l'Italia è la questione più rilevante, non dobbiamo dimenticare che anche le formazioni di sinistra devono chiarire quali rapporti intendano sviluppare con il socialismo europeo, di cui il PSE è la maggiore espressione. Nelle varie proposte in campo, compresa quella di SD, il tema è evitato. Allo stato soltanto una formazione della sinistra è inequivocabilmente vincolata al PSE: il Partito Socialista. Una presenza del PSE in Italia dello 0,9% è a prima vista una debolezza del socialismo europeo, ma ancor di più è una debolezza della sinistra italiana, tagliata fuori dal maggior campo delle forze progressiste e di sinistra europee.

La debolezza della sinistra italiana è strutturale, poiché è dal secondo dopoguerra l'unica sinistra in Europa senza vocazione maggioritaria. Vocazione maggioritaria significa essere in grado di conquistare una maggioranza parlamentare sulla base della quale realizzare un proprio programma e di indicare un proprio esponente alla guida del governo.

Le ragioni sono molteplici, compresa la divisione dell'Europa al tempo della Guerra fredda e del confronto USA-URSS, ma sopratutto sono interne alla sinistra e sostanzialmente derivanti dal fatto che l'Italia è l'unico paese d'Europa nel quale la divisione tra socialisti e comunisti ha avuto un peso politico anche dopo il venir meno delle ragioni ideologiche che la hanno prodotta negli anni venti del secolo scorso.

Nei paesi dell'Europa occidentale i partiti socialisti sono chiaramente egemoni a sinistra: una egemonia conquistata grazie al consenso elettorale in sistemi democratici. In Europa orientale l'egemonia comunista è stata conquistata con le unificazioni forzate in Cecoslovacchia, Ungheria, Polonia e Germania orientale. Tuttavia qui la situazione si è modificata con il crollo del sistema sovietico. Ora, in quei paesi, c'è un partito egemone a sinistra, capace di giungere al potere in libere elezioni. Questi partiti aderenti in maggioranza al PSE ed all'Internazionale Socialista sono sostanzialmente derivati dalla trasformazione dei partiti comunisti con un apporto minoritario dell'esilio socialdemocratico.

Dunque l'irriducibilità dell'antitesi tra comunismo e socialismo è una caratteristica solo italiana. Non interessa stabilire di chi sia la responsabilità, ciascuno ha la sua opinione, ma focalizzare l'attenzione su punto principale: è superabile? È necessario superarla? La mia convinzione è che sia possibile, ma soprattutto necessario, se vogliamo costruire anche in Italia una sinistra a vocazione maggioritaria. Questo è un compito prioritario per rispondere alle esigenze che emergono dalla società ed alle sfide della globalizzazione, aggravate dalla crisi dei mercati finanziari.

La prima base di intesa deve partire dalla risposta alla domanda, se ci sia tuttora un'attualità del socialismo in questo XXI° secolo. Parlare di attualità del socialismo significa pensare che una società diversa da quella esistente sia non solo auspicabile, ma anche possibile. Significa porsi il problema della costruzione di un ordine democratico sovranazionale, come nuova dimensione dell'internazionalismo.

E' vero che il movimento operaio ha realizzato le sue maggiori conquiste democratiche, economiche e sociali nell'ambito dello stato nazionale, tuttavia dovrebbe essere chiaro che la dimensione dello stato nazionale è inadeguata ad affrontare i problemi planetari. La costruzione di una dimensione sovranazionale pone, però, una sfida, quella di mantenere un ordinamento democratico e non di privilegiare soluzioni burocratiche e tecnocratiche, soggette alle pressioni dei gruppi di interesse.

Se questa è la sfida quale è la massa critica per realizzare gli obiettivi di una società più libera e più giusta? L'unione di tutte le forze progressiste e di sinistra, quindi, in Europa raccogliersi nell'ambito del socialismo europeo. Il socialismo europeo è un concetto più vasto del PSE, cioè di una determinata formazione organizzativa che, sia detto con chiarezza, è inadeguata. Il PSE non è un partito sovranazionale o transnazionale, bensì una confederazione di partiti nazionali, anzi dei gruppi dirigenti dei partiti socialisti, socialdemocratici o laburisti nazionali. Quando i partiti del PSE detenevano ben 12 primi ministri su 15 paesi dell'Unione Europea, nessuno si è accorto che ci fosse una nuova fase in Europa, anzi è più facile che i partiti socialisti si uniscano quando sono all'opposizione. Quando sono al potere prevalgono i contingenti interessi nazional-statuali.

La battaglia per condurre la maggioranza della sinistra italiana nell'alveo del socialismo europeo è quindi da fare su due fronti: quello interno alla sinistra per il suo rinnovamento/ aggiornamento e quello nei confronti del PSE per una sua riforma, il cui primo tassello è costituito dalla possibilità di aderire individualmente e direttamente, cioè senza passare dall'iscrizione ad uno dei partiti nazionali, membri del PSE.


Commenti

#1 · ic
28 novembre 2008, 17:55 - E' molto semplice. Bisogna ricostruire in Italia, a partire dai comunisti che sono la maggioranza nella sinistra, un grande partito di DEMOCRAZIA SOCIALISTA, abbattendo la dicotomia RIFORMISMO-MASSIMALISMO. In sintesi ritornare al vecchio Partito socialista pre Congresso di Livorno dove erano presenti tutte le anime del socialismo, con l'aggiunta del movimento ecologico.
#2 · Massimiliano B.
28 novembre 2008, 19:13 - Condivido molto questo documento,in due punti fondamentali. Il primo è la riflessione - che sento molto mia - che oggi è necessaria la presenza di soggetti politici che non possano far riferimento al solo Stato nazione (Sinistra democratica non era nata per questo?). Vi è la necessità di uno sforzo per mettere a sistema i vari movimenti politici di sinistra europei e mondiali, per raccogliere la sfida dei nostri tempi, ossia quella di proporre il socialismo del xxi secolo. MA cos'è questo socialismo del xxi secolo? Io credo che la sinistra debba oltrepassare il berlusconismo e dare risposte credibili alla crisi del sistema capitalistico e la proposizione di modelli economici mondiali. La verità è che alla sfida dei nostri tempi, ormai non c'è nemmeno più una risposta di sinistra o di destra, se persino l'America riconosce il ruolo di un multilateralismo. La Sinistra deve fare un salto in avanti nella propria velocità di proporre risposte credibili. Perchè l'economia va veloce ed anche la politica deve mettersi a correre un pò! Altro che PD!
#3 · Massimiliano B.
28 novembre 2008, 19:16 - Il secondo punto era naturalmente l'attualità del socialismo in questo XXI° secolo. Che va definito, sviscerato analizzato e ne va disegnato un percorso politico. Non è più tempo per disegnare partiti che diano risposte a breve termine, è necessario disegnare posizioni politiche più a lungo termine.
#4 · peppe
29 novembre 2008, 13:43 - Concordo totalmente con Felice (mi capita spesso). In particolare mi convince l'esigenza di creare un vero partito europeo e non una semplice confederazione di partiti. A fronte di una crisi profonda del capitalismo attuale nella sua forma mercatista e liberista (non è il crollo del capitalismo in quanto tale) il rilancio del socialismo democratico è l'unica vera alternativa. Non è percorribile la "terza via" di Blair e Schroeder, la quale è stata solo un tentativo mal riuscito di moderare il liberismo, nè è possibile ricercare l'alternativa in una ricostruzione astorica della identità comunista, che, dopo la tragedia del socialismo reale, si configura come pura e semplice identità negativa priva di tempo, luogo ed oggetto (M.salvadori) o come un "comunismo trascendentale" (Ruffolo). Occorre ripartire da un socialismo rinnovato che superi i limiti indicati da Besostri. Questa credo sia la ricetta per ricostruire la disastrata sinistra italiana. Del resto Vendola e Bertinotti sono dei socialdemocratici di sinistra: quindi la smettano con le amiguità e con il voler raddrizzare le gambe ai cani. Rompano definitivamente con Ferrero e Diliberto e si pongano al centro di un processo di ricostruzione del socialismo in Italia, il cui marchio non può essere lasciato ad una nullità come Nencini (che fra l'altro ben poco ha a che vedere con la autentica tradizione del socialismo italiano. Io credo che SD se si superano le ambiguità di Fava può svolgere un ruolo propulsivo per costruire una sinistra di governo, socialista ed in grado di coniugare riformismo e radicalità (del resto ogni autentico riformismo non può che essere radicale). Una unità di tutta la sinistra non è possibile. Vi sono componenti che sono al di fuori della realtà ed avezzi a logiche minoritarie politicamente inutili.
#5 · ic
29 novembre 2008, 17:38 - Ci vogliamo mettere in testa che il riformismo è inflazionato? Pure Bossi, Berlusconi e Rutelli sono riformisti. Io so che cosa intende Peppe: il riformismo di Turati, ma oggi bisogna coniare altre parole d'ordine. Comunque sono d'accordo per creare un grande partito del sociaismo, unendo tutte le forze della sinistra, compreso i comunisti che, penso non abbiano più a breve termine, l'obiettivo di assaltare il palazzo d'inverno.
#6 · peppe
29 novembre 2008, 18:11 - Caro IC, hai perfettamente ragione. Purtroppo il termine riformismo oggi, nel linguaggio politico corrente significa tutto ed il contrario di tutto: anzi spesso sta ad indicare posizioni di destra liberale (vedi Ichino, Polito) a torto considerate progressiste e "moderne". Ma uno sforzo per riportare il termine nel suo alveo originario di matrice socialista bisogna pur farlo. Certo che i comunisti (a parte forse Ferrando) non intendono assaltare il Palazzo d'Inverno. Ma non si sa cosa vogliono in aternativa e che cosa significhi per loro l'essere comunisti se non un rifiuto aprioristico di una sinistra propositiva e di governo.
#7 · GiovanniC
29 novembre 2008 - 23:56 A me piace la semplificazione linguistica: essere comunisti democratici e non-dogmatici significa essere socialisti. Rendiamocene conto, non possiamo essere l'unico paese europeo con la prateria (popolata da uno 0,9% del PS) tra liberlademocratici e social-liberali del PD e comunisti di PRC-PdCI. In entrambi questi blocchi ci sono energie e idee per arrivare alla creazione di una forza di sinistra, del socialismo europeo,progressista,plurale e di governo. Muoviamoci però, perchè, come molti altri immagino,non ho intenzione di morire né tra le braccia di Diliberto né tra quelle di Veltroni.

#8 · F. Bianco - nuove culture per la sinistra
30 novembre 2008 - 08:38 La discussione che si sta sviluppando qui è seria ed articolata, ben innescata dall'articolo di Besostri. Credo sia pertinente a tale discussione un post che ho inserito ieri sotto un altro articolo, e che perciò riporto qui. °°°°°Il mondo conoscerà, già da qui al 2025 e poi in avanti, dei cambiamenti sconvolgenti: per chi volesse farsene un'idea, consiglio un libro uscito non da molto, di grandissimo interesse: "Breve storia del futuro", di Jacques Attali (Fazi 2007, 226 pagg., 16 euro). La sinistra deve essere preparata, "attrezzata", per fronteggiare tali enormi cambiamenti, non può pensare di continuare a vivere con gli strumenti che ha usato nel Novecento (che d'altra parte l'hanno portata alla condizione che sappiamo, e non solo in Italia). Uno dei problemi fondamentali che l'umanità si troverà a dover fronteggiare (è già in ritardo, poiché avrebbe già dovuto farlo) è il problema della finitezza delle risorse e della catastrofe ambientale che minaccia l'umanità intera. Di fronte a questo, occorre che la sinistra sappia rinunciare al "paradigma produttivista" che è stato suo nel XX secolo, e riesca a dotarsi di modelli nuovi e per lei inconsueti, il che richiederà lo sviluppo di culture nuove, interdisciplinari. Quella "operazione politico-culturale che riacquisti la forza di una prospettiva e di una proposta politica" di cui parla Bertinotti consisterà (deve consistere) anche in questo, altrimenti la sinistra sarà percepita come inadeguata al mondo che ci aspetta. Come si vede, ciò che è in gioco è ben più di un soggetto che nasce sullo "spontaneismo" e che non ha elaborato nessun abbozzo di nuove culture, come è per la cosiddetta "Costituente" (che vedremo se davvero nascerà, del che è anche lecito dubitare finché non la si vedrà, dopo le tante e contrastanti posizioni e dichiarazioni rese da coloro che ne dovrebbero essere i fondatori, e che avevano firmato un documento comune il 7 Novembre).
#9 · ic
30 novembre 2008 - 12:09 In Italia non c'è mai stato un partito rivolouzionario. Anche il PCI è stato sempre un partito di governo. Quando si accetta il metodo democratico per andare al potere, si accetta "il riformismo".Perciò non dividiamoci con queste **** e ricostruiamo un grande partito di democrazia socialista (come era il PCI) che abbia l'obiettivo di creare una forte alternativa credibile per il governo del paese, anche se si deve passare, per il momento, attraverso la forma confederativa delle forze di sinistra esistenti. L'importante è non arretrare dal punto di vista dei valori che ci hanno sempre guidato, fra cui la critica a questo sistema capitalista.
#10 · The ecomunist
30 novembre 2008 - 15:15 Articolo molto saggio e che pone temi fondamentali. È possibile far tornare il pse ad essere un partito di popolo e di massa anziché un partito di tecnocrati e burocrati ipnotizzati dal liberismo? Al momento non è altro che questo, un riflesso dei fallimenti dei partiti nazionali aggravato dalla distanza di bruxelles. Restituire un significato alla democrazia e alla politica è una delle maggiori sfide della sinistra mondiale. Negli ultimi anni alla retorica sulla partecipazione spesso corrisponde un regime di fatto oligarchico, anche nella sinistra (il pd addirittura si basa su questa pratica). L'unità della sinistra dovrà basarsi su due pilastri: da un lato la ricostruzione di una cultura politica, intesa come interpretazione della realtà e un forte progetto ci cambiamento, dall'altro un forte cambiamento di metodo che porti ad una vera democraticità delle pratiche e dei processi decisionali. A queste sfide solo la sinistra unita può rispondere. Cosa stiamo aspettando?
#11 · fabio mischi
30 novembre 2008 - 18:01 Concordo perfettamente con l'intervento di Felice Besostri. D'altra parte non è la prima volta che auspica l'unità della sinistra, superando finalmente dopo 87 anni la scissione di Livorno, riportandola nell'alveo del socialismo europeo ed internazionale.Non ci sono , né ci potrebbero essere alternative. Riguardo la posizione di SD mi preme riportare un passo dell'intervista rilasciata recentemente da Pasqualina Napoletano:"Onorevole Napoletano, con quale spirito parteciperete alla prossimo vertice del Pse a Madrid, dove sottoscriverete il manifesto per le europee? Noi siamo un movimento che ha tutti i suoi esponenti presenti nel gruppo socialista. In Italia vogliamo costruire un soggetto di sinistra non comunista. Noi parteciperemo al vertice di Madrid con lo spirito di chi vuole contribuire per dare al Pse una maggiore soggettività. Finora il Pse è solo una sommatoria di partiti nazionali più che un soggetto sovrannazionale. Questo è un nostro limite. Ma è anche il problema di tanti altri partiti europei”. Credo non ci siano dubbi in merito al fatto che SD sottoscriva il manifesto elettorale del PSE e che anzi,in linea con quanto sostenuto da Besostri,si batta perchè il PSE diventi da etorogeneo raggrupamento vero e proprio soggetto politico al quale eventualente potersi iscrivere individualmente.Perlomeno secondo l'autorevole posizione di Pasqualina Napoletano.
#12 · peppe
30 novembre 2008 - 18:26 concordo con Pasqualina Napoletano. Speriamo che SD superando alcune ambiguità di Fava sia il motore di una aggregazione per una sinistra di governo radicata nel PSE il quale in Italia non può certo essere rapprresentato da Nencini e Labelarte!
#13 · P. & PSE
01 dicembre 2008 - 09:40 Come non essere daccordo con il Compagno Besostri, sicuramente l'unica soluzione per la Sinistra Italiana e' l'adesione senza indugi al PSE e all'Internazionale Socialista. Purtroppo alcuni Compagni si trascinano ancora dietro il vizietto di essere Socialisti in Europa e anti Partito Socialista in Italia (vedi commento che parla di Nencini e Labellarte) invece la sinistra italiana non puo' prescindere da chi Socialista lo e' Sempre stato e tantomeno dal Partito Socialista!!!! Se non superiamo questi assurdi preconcetti, parliamo parliamo, ma non andiamo da nessuana parte !!!!!!!
#14 · ic
01 dicembre 2008 - 11:27 Un vero partito socialista è quello che non accetta il liberismo e ha come obiettivo il superamento di questo sistema capitalistico, anche attraverso successive conquiste sociali. Invece il PS si è messo a fare altre cose, come le guerre di religione ecc. Con ciò non voglio dire che non può essere alleato degli altri partiti di aspirazione socialista.
#15 · peppe
01 dicembre 2008 - 17:10 Al compagno n.13 Sono stato iscritto al PSI per 20 anni (dal 1974 al 1994) poi ho aderito alla fed Laburista e quindi ai DS ed a SD. Sono un socialista DOC non transalpino. Fra l'altro ho anche seguito Spini ed Angius nella Costituente Socialista. Ma dopo lo spettacolo indecente del congresso di Montecatini ho deciso di riavvicinarmi ad SD (posizioni di Salvi). Pensare che il socialismo italiano possa essere rappresentato da Nencini e Labellarte è semplicemente ridicolo: tantomeno il socialismo europeo. Il PS è uno SDI camuffato, con tutti i limiti gravissimi della cooperativa Boselli-Nencini-Villetti. Il PS non ha linea politica, non ha elaborazione culturale, ha posizioni oscillanti anche riguardo alla sua collocazione politica (De Michelis lo vorrebbe con Berlusconi); ha al proprio interno uno che vuole liquidare lo Statuto dei lavoratori. (Turci). Non ha, insomma nulla della vera ed autentica tradizione del socialismo italiano. Che poi al suo interno vi siano anche dei compagni seri è un altro discorso. Chi conta sono Nencini, lo scugnizzo Di Lello e l'incommentabile Labellarte. Sono convinto dei limiti di SD. Ma è attualmente il soggetto da cui mi sento meno distante. Guardo con interesse alla ripresa di "Socialismo 2000" di Salvi e Tamburrano ed a cui ha aderito anche Besostri. Può essere un utile forum per ricostruire una cultura socialista in Italia. Ma la questione socialista si porterà al centro solo se esploderanno le gravissime contraddizioni del PD e si farà vera chiarezza in Rifondazione. Il PS non andrà da nessuna parte.
#16 · Alessandro Cerminara
01 dicembre 2008 - 18:01 Caro peppe, ma davvero pensavi che il PS, per com'era nato (grande enfasi sul "Socialismo Liberale", Marco Biagi -grande rispetto per l'orribile fine che ha fatto, ma sempre consulente del Governo di destra era- tra le figure-simbolo...) potesse diventare qualcosa di diverso, da solo? Un anno fa feci un articolo in cui parlavo proprio del Socialismo Europeo e di alcune cose da puntualizzare...Fui massacrato di commenti sprezzanti da gente che aveva aderito alla Costituente Socialista! Poi vabbè, dentro il PS secondo me ci sono comunque tanti Compagni veri, che magari se l'aspettavano diverso...O che cmq hanno capito che serve una svolta (ed un profilo più unitario)...Mi auguro che ora possano valutare di unirsi anche loro, il 13 dicembre...

28/11/2008 -Il segretario del Partito, Riccardo Nencini, si è rivolto all'Authority per le Comunicazioni per "il danno d'immagine arrecato al Partito Socialista nella trasmissione "Porta a Porta" andata in onda su Raiuno dalle ore 23.00 del 18 novembre 2008 dal titolo: "Ma la sinistra è sinistrata?". Per "l'intero svolgimento della trasmissione, per l'esattezza circa 2 ore, si è dibattuto in studio su temi riguardanti i risultati elettorali risalenti alle elezioni politiche della scorsa primavera ma anche e soprattutto - scrive Nencini - di presenti e future competizioni, nelle quali il Partito Socialista sarà presente con il proprio simbolo, tra le quali si segnalano le elezioni amministrative in Abruzzo, già previste per il 30 novembre (esattamente 12 giorni dopo la messa in onda della trasmissione) e solo successivamente posticipate di 15 giorni, il turno elettorale amministrativo previsto per la prossima primavera 2009 ed infine le prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo che si terranno nel giugno 2009". Ai telespettatori è stato mostrato a più riprese "il vecchio simbolo elettorale del Partito Socialista, utilizzato unicamente per le elezioni politiche della scorsa primavera, simbolo che gli elettori non troveranno in nessuna delle schede elettorali nelle prossime competizioni. Appare evidente - continua il segretario socialista nella lettera scritta al Garante - il grave danno arrecato al ricorrente dai curatori della trasmissione in parola: avere infatti mostrato a più riprese un simbolo non più in uso può indurre l'elettore a cercare sulla scheda elettorale un simbolo che non esiste più, ingenerando in tal modo confusione e provocando un'oggettiva grave limitazione alla possibilità del Partito Socialista di competere con le altre forze politiche".


PSE. ''LO STRAPPO''
DELLA PRESIDENTE DELLA REGIONE PIEMONTE.


GARESIO: LE OFFRIAMO LA TESSERA DEL PS
Sollazzo: il fallimento del PD è sotto gli occhi di tutti

28/11/2008 - Continua il dibattito, dentro e fuori il PD, sulla collocazione europea del partito di Veltroni e ormai non si contano le prese di posizione di dirigenti e militanti, come la Presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso, che non accettano la scelta del leader di non firmare il manifesto di Madrid del PSE. "Finalmente un democratico che parla chiaro e dice una cosa di sinistra e di buon senso: in Europa si va con i socialisti e basta - è quanto ha dichiarato Giuseppe Garesio, Segretario del PS del Piemonte- L’autorevole e netta posizione della Bresso sulla questione della collocazione europea del PD -ha proseguito Garesio-la dice più lunga di tanti discorsi: il PD o è socialista o non è, basta con il papocchio messo insieme dalla nomenclatura post comunista e post democristiana, basta con la sgradevole doppiezza di Veltroni e Franceschini,che costringono Piero Fassino a firmare a Madrid come ex segretario dei DS .
Alla Presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso chiediamo, oltre che la sua firma al manifesto PSE, di accettare la tessera del Partito Socialista, firmata da Riccardo Nencini, una tessera che le è naturale e coerente, come quando era deputato del PSE al parlamento europeo.
Angelo Sollazzo della Segreteria del Partito Socialista sostiene che "la polemica sempre più aspra all'interno del Partito Democratico sulla collocazione internazionale del PD, sta sfociando nel tragicomico. Da una parte -osserva Sollazzo-i postcomunisti che, dopo avere chiuso la casa madre, non se la sentono di rinunciare anche all'appartenenza al socialismo europeo, dall'altra parte i postdemocristiani che vedono il socialismo come il fumo negli occhi ed ogni giorno ci propinano la loro tesi di non voler morire socialisti. Nel mezzo, c'è Veltroni, che pensava di risolvere il tutto "mettendo il cappello" alla vittoria di Barack Obama in USA, Veltroni continua a menare il can per l'aia -prosegue il responsabile organizzativo socialista- fa finta di non sentire gli anatemi democristiani di Rutelli e di non vedere le manovre, non più tanto velate, di D'Alema. I nodi sono venutiti al pettine.In questi giorni è iniziata la vera resa dei conti. A pochi mesi dalle elezioni europee, i "democratici" devono assumere una decisione politica chiara. Il fallimento del PD -conclude Sollazzo- è davanti agli occhi di tutti, ed in queste ore appare ancora più chiaro l'errore della fusione fredda tra due componenti politiche inconciliabili tra loro."


CHIAREZZA.
di Felice Borgoglio*

"Mercedes Bresso" con concretezza e precisione autorevole ha colto nel segno : il PD deve uscire dal suo provincialismo e individuare nell’Europa una nuova dimensione nazionale con la necessità politica di costruire un itinerario unitario con i partiti e le famiglie storiche che l’Europa rappresentano : socialisti ,liberal-democratici e popolari hanno fatto la storia dell’Europa Unita e con questa storia occorre fare scelte coerenti per un futuro di potenziamento della democrazia e di sviluppo solidale.
Collocare il PD dentro la famiglia socialista europea costringe tutta la sinistra e il PartittoSocialista a confrontarsi in positivo per la costruzione di un partito che intende di misurarsi con sfide di successo elettorale e una visione di governo, anche dall’opposizione, per dotarsi di prospettive maggioritarie e evitare che anche nella sinistra prevalga il “cesarismo “ a danno della partecipazione democratica. La scelte di Veltroni di assumere nel contesto parlamentare europeo una posizione autonoma, non sostenibile dai regolamenti europei, denota provincialismo ,sterile tatticismo per tenere in piedi le due anime del PD, incapacità di capire che o si costruisce una forza laica ,progressista e riformista in una Europa unita o al contrario ci si avvia verso un progressivo annullamento della presenza sullo scenario internazionale delle forze, che al riformismo si richiamano e che rappresentano al meglio il nostro paese. La posizione assunta dalla presidente Bresso consente finalmente di fare chiarezza sullo scenario politico italiano e propone di definire una forza politica che abbia chiara identità e concreti riferimenti in un contesto europeo,con utile scelta socialista. Siamo concordi con quanto annunciato dalla presidente Bresso nel definire la propria collocazione nel socialismo europeo ,perché vogliamo evitare di permanere con superficiale ostinazione in un quieto bipolarismo indistinto, nel quale non si comprende bene chi e che cosa rappresentato le diversità sociali, che in questi mesi affliggono tutti i cittadini europei: occorre difendere,nel nostro paese,con l’aiuto delle forze socialiste europee, la giustizia dalle ingiustizie ,la liberta dalle censure, i diritti dalle sopraffazioni.

Presidente Comitato Regionale Partito Socialista del Piemonte*

*A TUTTI I SOCIALISTI OVUNQUE COLLOCATI*

Cari amici e compagni, se il vecchio Psi è finito, e se dal suo seno si è messa in movimento una diaspora in diverse direzioni, tutte legittime, è vero che i valori di cui è stato artefice il vecchio Psi restano oggi più attuali che mai. La fine dei partiti identitari, conseguenza piuttosto discutibile della fine delle contrapposizioni ideologiche, ha creato contenitori vuoti di valori e divisi sulle questioni essenziali che attengono la vita e la morte degli esseri umani. Il vecchio Psi ha saputo essere unito e solidale nella più intransigente difesa dell’etica laica, ha mostrato, senza mai scadere nell’anticlericalismo ottocentesco, la sua volontà di scindere le questioni attinenti le collaborazioni di governo dalle convinzioni sul tema della laicità. E attraverso una figura limpida come Loris Fortuna è stato protagonista delle battaglie vinte sui temi del divorzio e dell’aborto, mettendo questi temi al primo posto nella sua agenda politica, al contrario del Pci, che li ha sempre considerati secondari. Mi chiedo perché oggi tutti i Socialisti di qualsiasi tendenza e ovunque collocati non possano ritornare uniti su questi temi, scindendo, come fece il vecchio Psi, le opinioni sulle collocazioni politiche dalle battaglie sui temi delle convinzioni etiche. Sarebbe assai utile su questi argomenti riprendere un discorso insieme. Sarebbe utile perché la cultura laica non ha oggi eguali interpreti del Psi degli anni passati, perchè queste battaglie possono essere vinte con la comune adesione ai principi nostri tradizionali, perchè così si può rendere un nobile contributo ai diritti civili nell’Italia moderna. Perché non fondare allora tutti insieme proprio nel nome di Loris Fortuna un’associazione di parlamentari, ex parlamentari, dirigenti politici, scienziati e uomini di cultura, che potrebbero insieme sviluppare un’efficace azione nelle istituzioni e nella società?

Sarebbe assai utile una tua risposta al riguardo.

Grazie per la tua attenzione.

Mauro Del Bue

mauro.del.bue@tin.it

giovedì 27 novembre 2008


27/11/2008 - "Un nuovo simbolo, un nuovo partito e un nuovo percorso davanti a noi. Siamo qui con l'unica lista socialista presente, e dalle elezioni in Abruzzo ci attendiamo molto". Lo ha affermato, parlando a Sulmona, il segretario dei socialisti Riccardo Nencini. "Uso un termine calcistico per dire che queste elezioni saranno la nostra ripartenza. Vogliamo scrivere o almeno far leggere una nuova storia socialista, fatta di cose concrete, di difesa reale di posti di lavoro e costo della vita; di difesa di regole democratiche e precariato ormai istituzionalizzato. Possiamo arrivare al 3%, possiamo partire da questa prima frontiera - ha concluso Nencini - e lasciarci alle spalle le cicatrici delle passate elezioni politiche. Per farlo abbiamo optato per un apparentamento tecnico con l'Italia dei Valori. E lo abbiamo fatto con l'esatto spirito con cui Di Pietro ritenne giusto farlo con il Partito Democratico alle elezioni politiche. Ce la faremo e saremo presenti nel prossimo consiglio regionale".


MARTINE AUBRY PRIMO SEGRETARIO DEL PSF.
LE CONGRATULAZIONI DI NENCINI
Il CN ha confermato a maggioranza il risultato di domenica

26/11/2008 - Martine Aubry è da oggi ufficialmente il primo Segretario del Partito Socialista Francese. Il Consiglio Nazionale del partito convocato ieri a Parigi per la verifica dei risultati ha confermato on 159 voti a favore, 72 contrari e 2 astensioni,quanto era emerso al termine delle votazioni di domenica scorsa, al 75° congresso di Reims. Nel suo discorso d'insediamento la Aubry ha fissato i primi paletti che caratterizzeranno la sua gestione: unità e profondo rinnovamento del partito all'interno di una linea politica chiaramente ancorata a sinistra. Il Segretario del Partito Riccardo Nencini, ha inviato un messaggio di felicitazioni alla Aubry nel quale ha auspicato un rafforzamento all'interno del PSE degli storici rapporti tra i socialisti italiani e francesi anche e soprattutto in vista dell'importante e prossima scadenza elettorale europea.


Bene, coordiniamoci ma anche con Pd Idv e Ps"

http://www.sinistra-democratica.it

Allora che si fa Claudio Fava? Ci coordiniamo? Ma ci coordiniamo anche in vista delle elezioni?
Una premessa: il coordinamento delle opposizioni non è un soggetto politico, non è un cartello elettorale. Serve a rafforzare con proposte comuni l'iniziativa politica, non risolve e non esaurisce le significative differenze di orizzonte strategico che attraversano la sinistra: ci sono, e tenerne conto è anche un fatto di onestà politica. Ciò non ci sottrae all'urgenza di trovare terreni operativi di lavoro comune, non c'è alcuna ragione di arrivare alla paralisi politica.
Come possiamo definire il coordinamento delle forze della sinistra proposto da Paolo Ferrero? Una sorta di patto di unità d'azione?
Proprio per la sua funzione operativa mi sembra riduttivo aprire il coordinamento alla sola sinistra. L'invito va rivolto anche all'opposizione parlamentare del Pd e dell'Idv, anche al Ps.

Ci risiamo: Ferrero parla di coordinamento della sinistra, lei ci mette dentro anche il Pd...
Lo ripeto: penso che parlare solo di sinistra sia riduttivo. Esiste un terreno di proposta sociale ed economica che non sempre ci vedrà uniti, ma ci sono vertenze politiche e democratiche che non possiamo che condividere con tutti i partiti del centrosinistra. Come insegna l'impegno della sinistra per il referendum abrogativo del lodo Alfano.

Ma il lodo Alfano è un caso più unico che raro....
Dobbiamo dare ascolto a un'opposizione sociale che ha ritrovato passione e protagonismo. Ma c'è soprattutto l'urgenza di farsi carico dell'offensiva che il governo Berlusconi sta lanciando sui temi più vitali per la salute di una democrazia: lavoro e sapere su tutti.

Abbiamo capito, Sinistra democratica vuole allargare il fronte anche al Pd.
Insisto: trovo riduttivo un coordinamento che guardi solo alle forze della sinistra. Ciò non toglie che su alcuni temi le differenze con il Pd ci siano, e siano profonde. Penso allo sciopero del 12 dicembre, noi sosteniamo la Cgil senza alcuna riserva, il Pd resta ostaggio delle sue correnti.

Non è facile fare politica solo fuori dal Parlamento. Certo, ci sono i comuni, le province, le regioni, ma palazzo Madama e Montecitorio sono un'altra cosa...
Sicuramente è più difficile fare politica per come siamo abituati a farla noi, con i suoi riti, le sue formule. In realtà si può fare e ce lo dimostra l'opposizione sociale e politica costruita dagli studenti, la mobilitazione spontanea dei giovani del mezzogiorno contro le mafie.

Beh, pare indubbio che qualcosa da "riformare" nel vasto mare della sinistra italiana ci sia..
Oggi stiamo parlando di scelte politiche e di iniziative nel concreto. Non stiamo parlando di ricerche identitarie: altrimenti va a finire che noi commentiamo l'11 ottobre dicendo che la sinistra torna in piazza su temi concreti, mentre il segretario del Pdci parla della giornata dell'orgoglio comunista.

Che fare dunque?
La sinistra deve tornare a parlare e soprattutto deve tornare a farsi capire. Perché secondo me deve essere il luogo di sintesi di battaglie politiche per la trasformazione della realtà sociale ed economica.

Gira e gira si finisce sempre a parlare del Pd....
Non credo che la sinistra debba fare da badante al Pd, assumersi le sue contraddizioni, schierarsi nelle loro guerre tribali. Allo stesso tempo, però, la sinistra non può prescindere da un rapporto politico con il Pd. E dal mio punto di vista rapporto vuol dire confronto, non appiattimento, non subalternità. Confronto è una parola laica non è un'apertura e neppure una chiusura politica, vuol dire ascoltare e poi scegliere in autonomia. In alcuni casi l'opposizione produrrà politica insieme, in altri no. Il problema è riuscire a parlare a questo paese e farsi capire.

L'autunno è stato caldo, in questi giorni fa parecchio freddo, la crisi economica picchia duro...
La crisi finanziaria non è una bolla di sapone, leggera ed astratta. Ma una sofferenza concreta per il paese, significa che chi oggi ha un lavoro domani potrebbe non averlo più, che chi domani cerca lavoro potrebbe non trovarlo... Saranno i giovani, i precari a pagare il prezzo politico ed economico della crisi. Per la sinistra questa è sicuramente un'urgenza in più con cui misurarsi.



*Il nodo scorsoio del PSE*

Monica Maro - 27 novembre 2008, 19:10 - www.aprileonline.info

Si spacca il Pd piemontese sulla proposta di aderire al gruppo socialista europeo a Strasburgo sostenuta dall'ex segretario Ds Piero Fassino e dalla presidente della regione Piemonte Mercedes Bresso. si sostiene che "se Fassino e Bresso aderiranno al documento del PSE, ognuno nel PD sarà autorizzato a sottoscrivere documenti dei diversi partiti europei"

"Il Pd affonda in Sardegna, i Ds risorgono a Madrid". La sintesi offerta da il Riformista non poteva essere più efficace. Il governatore Renato Soru è stato costretto alle dimissioni per le divisioni esplose tra le diverse corrrenti del nuovo partito nell'isola. Il vecchio partito viene rimesso in campo per non recidere del tutto i ponti con la casa socialista in Europa.

L'ultimo segretario della Quercia, Piero Fassino sarà lunedì prossimo a Madrid, a firmare il "Manifesto del partito socialista europeo" che la componente post democristiana dei Democrat rifiuta di sottoscrivere sollevando un veto. Con Fassino anche la piemontese Mercedes Bresso.
È così che proprio dal Piemonte parte l'aut-aut: in un documento firmato da parlamentari e consiglieri regionali dell'ex Margherita (Stefano Lepri, il presidente del consiglio regionale Davide Gariglio, Alessandro Bizjak, Paolo Cattaneo, Angela Motta, Mariano Rabino, Bruno Rutallo, l'ex presidente delle Acli Luigi Bobba, Marco Calgaro, Giorgio Merlo, Gianni Vernetti (area laico-riformista ed ex sottosegretario agli Esteri), Franca Biondelli, Maria Leddi, l'europarlametnare Gianluca Susta), si attacca la presidente della Regione per la scelta di aderire al manifesto programmatico del Pse. "Se Bresso e Fassino aderiranno al documento del Pse - affermano - ognuno nel Pd sarà autorizzato a sottoscrivere documenti dei diversi partiti europei".

I firmatari del documento piemontese anti-Pse definiscono la formazione dei socialisti europei come un "contenitore glorioso ma legato a vecchi schemi ideologici". "Sorprende - è scritto nella nota congiunta - che Mercedes Bresso - pur vantando lunghissima esperienza politica e sempre aperta all'innovazione - difenda un contenitore glorioso (il PSE) ma che appare legato a vecchi schemi ideologici . Che cosa c'entra una moderna cultura riformista con la Aubry che propone il ritorno alle "35 ore" o con Jospin che, schierando i socialisti per il no al Referendum, fece fallire la Costituzione Europea? Obama è ben oltre il socialismo e, per molti versi, anche oltre gli schemi destra - sinistra. Il PD, se non vuole avere le rughe appena nato, non può aderire al PSE e all'Internazionale socialista. Adesione che, peraltro, non è prevista negli atti fondativi del PD". In altre parole, gli ex della Margherita sottolineano che l'adesione non è prevista dallo statuto del Pd, ed è quindi una forzatura che potrebbe avere come conseguenza politica una sorta di "rompete le righe".

Il Partito, sul punto della collocazione europea, è quindi drammaticamente diviso. Ed è diviso perché i post democristiani non vogliono essere "cooptati" al Pse, a differenza dei post comunisti e dei post diessini che lo hanno considerato (e tutt'ora lo considerano), dalla caduta del muro di Berlino in poi, l'approdo naturale di una lunga e travagliata storia che ha visto vinti (i socialisti) e sconfitti (i comunisti). Grave vizio originale quello di non sciogliere il nodo della collocazione europea all'atto fondativi del partito. Oggi, a pochi mesi dalle elezioni a Strasburgo, rischia di diventare un nodo scorsoio. Questo conflitto tra post democristiani e tra post Quercia fa emergere in modo plastico la crisi di identità che sta portando all'impotenza politica il Pd, che in tema di divisioni non si fa mancare nulla e si spacca quindi persino sulla scelta se esprimere o meno solidarietà a Guglielmo Epifani e aderire allo sciopero generale indetto dalla Cgil il prossimo 12 dicembre.



I ds rispolverano Fassino segretario per un giorno

di Roberto Scafuri http://www.ilgiornale.it

Roma 27/11/2008 - Ingorgo alle porte (girevoli) del Loft. In attesa di portar fuori le valigie di Uòlter, destinazione Timbouctu, il portinaio ha confuso gli ingombranti bauli di Romano con quelli di Massimo, smarrendo lo smilzo borsino di Piero. Che gran viavai, che bel mondo, il migliore dei partiti possibili, ha pensato quel Candido. Eppure quel po’ po’ di arrivi e partenze gli ha fatto girare la testa, perché lui rammentava che Veltroni fosse atteso in Africa, e lì invece c’è andato Prodi. L’ex premier immaginava che l’incarico Onu lo portasse più spesso a New York, ma ha dovuto scoprire che negli Usa il buen ritiro se l’è preparato Uòlter, comprando casa. Nel frattempo è rientrato D’Alema dal viaggetto in Messico e Panama: assenza improvvida ma casuale, diciamo, visto che i suoi amici, approfittandone, hanno sferrato calci a più non posso. In quel mentre, proprio quando la lotta s’è fatta dura, la sagoma di Fassino gli ha fatto perdere completamente orientamento. «Piero, ma tu non eri in Birmania?», ha fatto il custode sorpreso. «Troppi Orazi e Curiazi - ha bofonchiato il lungagnone -, c’è bisogno di me, il Myanmar è più tranquillo e può attendere. Sono o non sono il segretario dei Ds?». Tremate, tremate, i ds son tornati. Un racconto di fantasia, sembra. Tutto vero, invece. Ma il partito è davvero partito, chi non è via di fatto è via di testa, e la realtà supera di gran lunga la fantasia. I fatti sopra descritti (pensieri della portineria a parte) sono acclarati, e l’ultimo li supera quasi tutti, in ordine di crudeltà. È tornato Piero, l’uomo delle vie Crucis, il Negoziatore, il Tertium gaudente. Gli avevano affidato ciò che restava dei Ds, sfibrato e ridotto al lumicino dalla lotta tra Massimo e Uòlter, e lui ha saputo portarlo con pazienza e costanza al Camposanto. Ha spento il lumino e mai eutanasia fu più gradita. Gli avevano poi trovato un’occupazione in Birmania, tanto per non trovarselo nei corridoi, e dopo le proteste dei monaci e gli arresti dei dissidenti, ecco abbattersi il ciclone Nargis. Nel frattempo, la guerra civile travolge anche il Pd, e uno dei segni più gravi della crisi pare essere la riesumazione del Nostro, offertosi come paciere. Anzi, peggio. Non si sa chi abbia avuto l’idea dei Ds, ma ne va spiegata la genesi. Fin dal concepimento, la questione della collocazione europea del Pd era stata uno dei temi più scottanti. I democristiani non volevano morire socialisti e i comunisti non volevano morire democristiani (ovviamente, in Europa, ci tenevano però alla nobile appartenenza socialista). Essendo spinosissima, la questione è stata accantonata. Ora si è fatta impellente: sia perché il Partito socialista europeo cerca un rilancio già la settimana prossima, con un solenne manifesto che sarà firmato martedì a Madrid, sia perché con le prossime Europee non si potrà più fare i pesci in barile. Come uscirne? Rutelli e i postdc strepitano, gli ex ds altrettanto. Già, ma ’sto manifesto del Pse? L’uovo di Piero e Uòlter è fantastico: viene riesumato Fassino, che ha pure contribuito a scriverlo, e lo firma riesumando la sua carica di segretario dei Ds. Fino alle prossime Europee, la Quercia abbattuta in casa vivrà all’estero, in esilio. Piero il suo don Quichote; Roberto Cuillo, già portavoce fassiniano, il Sancho Pansa. Di fronte alla furbata «birmana», il segretario della Sinistra democratica (gli ex ds contrari allo scioglimento), Claudio Fava, non sapeva se ridere o piangere: «A Fassino che a Madrid rappresenterà i Ds alla riunione del Partito del Socialismo Europeo - ha dichiarato alla fine - vorrei sommessamente ricordare che quel partito non esiste più: lo ha sepolto lui, l’ultimo segretario. Tenerlo in vita come uno zombie solo per aver diritto alla parola alle assise del Pse è una di quelle malinconiche liturgie che stanno seppellendo il Pd». Infuriata la replica di Sancho Cuillo: «L’unico zombie è Fava, visti i risultati di Sinistra democratica». «La lingua batte dove il dente duole», la controreplica di Fava, che giudicava «nervosa e volgare la reazione del collaboratore di Fassino». A tal livello di contesa non poteva sottrarsi il portavoce del Pd, Andrea Orlando, per ricordare a Fava che gli «interlocutori del Pse siamo noi del Pd...». Ma non è neppure del tutto vero, se si considera che da Rutelli a Bindi è tutta una sollevazione contro il Pse. E il prodiano Monaco trova «l’escamotage di Fassino non convincente, enfatizza il problema...». Lo ricordano anche i socialisti italiani che almeno il marchio di fabbrica non l’hanno mai rinnegato, quelli del Ps, che con Bobo Craxi, Roberto Biscardini e il nuovo segretario Nencini attaccano Fassino e gli imbarazzi veltroniani. Eppure tutte le paure sono ingiustificate, perché Piero ce la farà anche stavolta a riseppellire la Quercia e, magari, a dare una botta alle (poche) certezze che restano ai socialisti. Pare che nella manica, poi, stia preparando un colpo a sorpresa: porterà sul palco Palmiro Togliatti. Chiederà scusa a tutti i presenti e farà domanda per la tessera del Pse.


*NO DI VELTRONI AL PSE.*
IL MANIFESTO DI MADRID

LO FIRMERA' FASSINO PER I DS

I commenti di Nencini,Craxi Del Bue e Biscardini

Mercoledì 26 novembre 2008 - Riccardo Nencini interpellato da Repubblica è lapidario:" Il programma per le elezioni europee del PSE lo sottoscriverà Fassino per i DS e non Veltroni per il PD. In altre parole tale programma sarà sottoscritto da un partito (i DS) estinto in Italia ma non dal partito (il PD) che farà la campagna elettorale. Come la prenderanno i compagni del PSE?" “Con la scelta di non sottoscrivere il Manifesto socialista, il Partito democratico si è chiamato fuori da questo alveo politico naturale nel quale, fra le altre cose, vi entrò grazie allo sforzo e all’impegno politico dei socialisti italiani”afferma Bobo Craxi.“Si tratta”, prosegue Craxi, “di una valutazione che consideriamo negativa, ma anche di un atto di chiarezza: certe soluzioni che leggiamo sui giornali di firme Ds ‘post mortem’ al Manifesto del Pse non stanno in piedi né per dritto, né per storto. Andranno forse bene per lo spettacolo, ma sono, in realtà, un inutile tentativo di tenere in vita un’opzione politica che il Pd, per bocca del suo leader, non contempla più”. “La doppiezza”, continua Craxi, “in questi casi non è sintomo di furbizia, bensì di confusione. Il prossimo 30 novembre, a Madrid, nella prevista riunione del Bureau, assumeremo una posizione molto netta circa l’opportunità che venga messa in scena una farsa che contraddice la realtà delle cose”. “In Europa vigono regole e comportamenti chiari ed univoci”, conclude l’esponente socialista, “la cui violazione crea solo un danno politico e d’immagine”. Sul tema interviene anche Mauro Del Bue. "Un tempo il Pci era comunista in Italia, ma vicino ai socialisti in Europa, poi il Pds si disse socialista in Europa e democratico di sinistra in Italia, adesso il nuovo Pd non sa più chi è né in Europa, né in Italia-osserva Del Bue- Ma come si fa a fondare un partito che non ha deciso dove collocarsi, cioè quale identità assumere né da noi, né nel contesto europeo? La trovata di Fassino a Madrid dove è in corso la preparazione del Manifesto dei socialisti europei per le prossime elezioni di primavera -sottolinea Del Bue- è davvero sconcertante. E anche un pò grottesca. Per evitare di firmare il documento come Pd (Veltroni non si impegnerà a firmare un bel niente) Fassino firmerà come ex segretario dell’ex Ds. Occhetto, a questo punto, potrebbe firmare anche come primo segretario dell’ex Pds e, perchè no, anche come ex segretario dell’ex Pci. E poi dicono che vogliono guardare avanti. Ma se vogliono un minino di chiarezza e sono obbligati a guardare indietro, come possono avere un futuro? Per quanto ci riguarda noi faremo la lista dei socialisti firmando il documento dei socialisti europei. Per Roberto Biscardini “La decisione del Pd di rimanere fuori dal Pse non ammette ambiguità e chiarisce definitivamente la diversità tra il nostro Partito e il Partito Democratico. Siamo due partiti diversi osserva Biscardini- con due prospettive diverse e riferimenti internazionali diversi. E diventa ormai inutile continuare a chiedere al Pd di chiarire la propria collocazione in Europa. Ormai-aggiunge l'esponente socialista- non ci sono più dubbi: la stessa dichiarazione di Piero Fassino, che conferma la volontà del Pd di rifiutare l’adesione al Pse, proponendo ai socialisti europei un accordo per la nascita di un nuovo gruppo parlamentare di tipo federativo senza più riferimento esplicito al Pse, è una conferma di una decisione presa e pesante. I socialisti, che saranno l’unico partito italiano a firmare il Manifesto di Madrid e che hanno nel proprio simbolo il riferimento al Pse -conclude Biscardini- possono affrontare la campagna elettorale per le europee con un’identità precisa, facendo valere anche presso l’elettorato italiano l’attualità del socialismo internazionale.”


IL MANIFESTO DEL PSE PER LE ELEZIONI EUROPEE

A Madrid l'1 e 2 dicembre il Consiglio generale.

26/11/2008 - Ieri sera a Bruxelles l'ufficio di presidenza del Partito del Socialismo Europeo ha approvato in via definitiva la proposta di Manifesto elettorale per le elezioni europee del 2009, che sarà poi lanciata a Madrid il prossimo 1 dicembre nel corso del Consiglio Generale dello stesso PSE, ospitato dal premier spagnolo Zapatero. I socialisti proporranno agli elettori un'unica piattaforma elettorale in tutti i 27 paesi della Unione Europea, dal titolo "Prima le persone-Una nuova direzione per l'Europa" basata su 6 punti principali: rilancio dell'economia e lotta alla crisi finanziaria, maggiore equità sociale (l'Europa "sociale"), lotta al cambiamento climatico, difendere le pari opportunità, garantire un'efficace politica di immigrazione, fare dell'Europa un soggetto politico mondiale per la pace e la sicurezza.
Luca Cefisi che ha partecipato alla riunione di ieri, nota che "in Europa c'è uno schieramento progressista e moderno che si identifica con il Partito del Socialismo Europeo. Le nostre proposte sono chiaramente diverse da quelle del centro-destra, e chiedono anche agli italiani di scegliere da che parte stare: sono centrate sulle pari opportunità, sulla laicità, sulla difesa dei cittadini dalla crisi finanziaria, su nuove politiche energetiche, su un'Europa forte e unita. Se il centro sinistra italiano si tirerà indietro, per provincialismo o per remore ideologiche, dallo schieramento europeo dei socialisti, sarà tutta l'Italia ad essere più debole. Noi del Partito Socialista -conclude Cefisi- faremo comunque la nostra parte, in Italia e in Europa, per promuovere le idee di questo Manifesto".


PSE: NENCINI A VELTRONI, CHIARIAMO SUBITO

25/11/2008 - Subito un incontro con Veltroni prima della riunione dei partiti socialisti europei a Madrid, lunedì e martedì prossimi, per la firma del manifesto per le elezioni europee. Lo ha chiesto il segretario del Partito socialista, Riccardo Nencini, che intende chiarire in sede Pse la posizione del Pd. «Il rischio è – sostiene il segretario socialista – che si chiuda una fase aperta nel '92, quando il Psi di Craxi consentì l'ingresso dell' allora Pds negli organismi internazionali socialisti, con tutte le conseguenze del caso, primo fra tutti un significativo indebolimento di tutta la sinistra italiana».