giovedì 20 novembre 2008

*DA CESARE SERRINI - DOCUMENTO*

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La adesione convinta di ciascuno di noi al progetto non da poco tempo messo in campo dalla Costituente Socialista, rivolto a quanti guardassero con interesse alla attualità del socialismo democratico europeo e del pensiero liberale – in particolare dunque a quella parte della società più sensibile ai temi del lavoro, della innovazione della pubblica amministrazione, della ricerca scientifica, della laicità dello stato, dei diritti civili – rende ancor più forte la preoccupazione e, francamente, lo sconcerto per lo stato della situazione.

Il Ps Marche nel suo complesso – salve per la verità alcune lodevoli e molto positive eccezioni in controtendenza sul territorio – è fermo, rassegnato alla marginalità, litigioso, incapace di parlare e di fare cose nuove in modo nuovo, di sciogliere i nodi che rendono ancor più complesso il percorso verso l’indispensabile recupero di immagine e di rappresentatività politica.

Stessi discorsi, stesse contrapposizioni, stesse dispute con (spesso) gli stessi attori che già caratterizzavano le poco entusiasmanti dinamiche interne al vecchio sdi.

E’ l’immobilismo di coloro che evidentemente non credono nel futuro, nella possibilità di costruire un partito in sintonia con settori importanti della società, snello ma efficace nella sua organizzazione, capace di individuare le soluzioni dei problemi, quelli veri.

E’ l’immobilismo di chi ritiene che “è meglio essere in pochi”, di continuare con prassi in cui tutti urlano, insultano, si contrappongono in modo sterile e scollegato all’interesse generale, di chi sa cosa c’è nella “pancia” della gente.

E’ l’immobilismo di chi ha una visione taumaturgica dell’”assessorato”, anche se “strappatoper qualche mese in funzione non si sa bene di quale effettiva utilità.

Ebbene, ripartire da una sconfitta elettorale dalle proporzioni bibliche, tentare cioè di recuperare il rapporto di fiducia interrotto con le aree tradizionalmente più sensibili ed attente ai temi del socialismo liberale, implica una scelta: privilegiare la qualità della politica, la passione di chi la fa, il credere in quello che si dice ed in quello che si fa.

Pertanto, in sintesi, delle due l’una: o l’immediato cambiamento di rotta, oppure il progetto volto a realizzare un modello di sinistra moderna, estraneo alla cultura stalinista e conservatrice, espressione italiana del p.s.e. finisce qui, cessa di avere prospettiva.

In conclusione, serve un gesto immediato e netto di assunzione di responsabilità dell’intero gruppo dirigente dal quale scaturisca la fissazione di un percorso caratterizzato da almeno tre passaggi essenziali e dalla contestuale fissazione delle relative scadenze temporali:

a. la discussione, la definizione e la approvazione del nuovo modello organizzativo;

b. la individuazione dei temi e delle modalità di elaborazione di un organico progetto – programma socialista per le Marche;

c. la sua presentazione ai cittadini, alle istituzioni, alle forze politiche, attraverso una operazione di comunicazione efficace, tale da renderlo visibile e conoscibile a tutti.

Per ovvie ragioni di coerenza coloro che hanno sottoscritto (o si accingono a sottoscrivere) il presente documento - in mancanza di una rapida attuazione di quanto sopra richiesto - non garantiranno la continuità della loro presenza nei diversi organismi direttivi regionali o provinciali di cui facessero eventualmente parte.

Novembre 2008

Maurizio Fabiani, Cesare Serrini, Alberta Ciarmatori, Cristiano Candelaresi, Floriana Crescimbeni, Marco Bruschi, Fosco Brunetti, Enrico Brazzini, Fabiola Zolotti

3 commenti:

  1. Desidero apporre la mia firma a questo documento
    facendolo anche mio.
    La delusione per come si è manifestato, specialmente nella nostra regione, il nuovo soggetto politico socialista in questi pochi mesi di vita, clonando la stessa classe dirigente proveniente dallo SDI e non comprendendo quale ampio spazio politico si sia aperto nella sinistra italiana, mi fa dubitare delle nostre reali capacità e volontà di fare politica in modo serio nel nostro paese.
    Roberto Vezzoso

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  2. Al segretario Provinciale PS di Macerata
    Al Segretario Regionale PS Marche
    Alla direzione Nazionale PS

    Condivido in larga parte il documento di Cesare Serrini, anche se rilevo che il problema – purtroppo – non è solo marchigiano, ma investe anche – e, forse, principalmente - il livello nazionale.
    Trovo quasi surreale, ad esempio, che si pensi di chiudere il tesseramento 2008 senza che sia stato definito lo statuto e il regolamento interno del partito. Durante la fase congressuale si era vagheggiato di una struttura federale del partito, ma nei fatti siamo ancora al fai-da-te che, obiettivamente, se è adatto al bricollage lo è assai meno in politica. L’assenza di regole e di strumenti che ne consentano la piena e puntuale applicazione, è di ostacolo alla costruzione di un partito in grado di operare efficacemente, autorevole e capace di trasmettere all’esterno un’immagine di sé positiva.
    Io sottoscriverò il rinnovo della tessera nei termini ora stabiliti e non impedirò il funzionamento degli organismi allo stato costituiti, ma mi associo con forza alla richiesta di “un gesto immediato e netto di assunzione di responsabilità dell’intero gruppo dirigente” (aggiungo io: nazionale e regionale) per compiere quel percorso che indica Cesare Serrini.
    Nel contempo sollecito il segretario regionale a chiedere formalmente alla direzione nazionale che la data del tesseramento sia prorogata, perché è veramente incomprensibile come si possa fare proselitismo se, a coloro che sollecitiamo ad aderire al PS, non sappiamo neanche chiarire in che tipo di partito li invitiamo ad operare.
    Dobbiamo inoltre (e, forse, prima d’ogni altro passaggio) chiarire definitivamente il nostro progetto politico. E per questo non basta certo il “manifesto dei valori”. Non vorrei – infatti - che dopo tanto affannarsi per fare tessere (ma ricordiamoci che se dietro ogni tessera non c’è una persona motivata facciamo solo raccolta fondi!) ci ritrovassimo a remare sopra una barca che non abbiamo scelto e seguendo una rotta diversa da quella che ciascuno ha immaginato.

    Luigi Tomassucci
    Consigliere Provinciale di Macerata
    Membro del direttivo regionale
    Membro del direttivo ed esecutivo provinciale

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  3. Come non essere d’accordo con Serrini e Tomassucci?
    Prevedo che, in poco tempo, il blog si riempirà di “convinte adesioni” e di “sono perfettamente d’accordo”, ecc. E tutto, puntualmente, rimarrà lettera morta, bloccato, sopraffatto da ciò che non si pubblica sul blog né, tanto meno, si discute negli organi di partito, ma si confabula in segrete stanze, email riservate, sms clandestini, cene esclusive… Il modello è quello della doppia verità, tipico di tutte le dittature per cui le cose che contano sono autoreferenziali e quindi indicibili, oppure (cito testualmente un altro scritto di Tomassucci): “…Il partito, in quest'ottica, é uno strumento come tanti per raggiungere un fine personale e, quindi, lo esaltiamo (ipocritamente) finché immaginiamo che possa esserci utile e lo umiliamo, disprezzandolo, quando temiamo che possa esserci d'intralcio…”

    Il problema, se lo affrontiamo in tutta la sua complessità, è serio, moooolto serio.
    Qui non si tratta del problema del PS soltanto e nemmeno del problema dei partiti, di (quasi) tutti i partiti in generale: la crisi di rappresentanza politica riguarda, alle radici, la stessa praticabilità della democrazia nel nostro Paese. Lo stesso Parlamento non si discosta dalla degenerazione partitocratrica della non-democrazia italiana. Dovrebbe essere, per antonomasia, il luogo principe della elaborazione e di decisione politica ed invece è costantemente mortificato al ruolo notarile di un organo che semplicemente e pedissequamente certifica ufficialmente scelte prese altrove. Tanto che sembra assolutamente normale, ad esempio, che ci siano parlamentari che votano per colleghi assenti, o che si faccia mancare il numero legale quando si deve decidere qualcosa su cui i partiti non si siano precedentemente accordati: siamo alla illegalità istituzionale, alla morte dello stato di diritto.

    Possiamo accalorarci nella denuncia, auspicare cambiamenti, nuovi inizi, fare scioperi o girotondi, scrivere libri, elaborare codici etici o carte dei valori, organizzare convegni: tutta roba utile e importante (non sono sarcastico), ma non basta! Anzi, se tutto ciò non è accompagnato da qualcos’altro, rischia di diventare funzionale allo status quo: il gattopardesco cambiare tutto per non cambiare niente.

    Su una cosa di quelle scritte da Serrini sono in totale disaccordo, laddove si dice che “Per ovvie ragioni di coerenza coloro che hanno sottoscritto (o si accingono a sottoscrivere) il presente documento - in mancanza di una rapida attuazione di quanto sopra richiesto - non garantiranno la continuità della loro presenza nei diversi organismi direttivi regionali o provinciali di cui facessero eventualmente parte.” Credo che dovremmo cercare di sconfiggere la tentazione aventiniana e restare invece lì, gandhianamente, a cercare di “essere il cambiamento che vorremmo vedere realizzato”: questo è quel qualcos’altro a cui ho fatto riferimento sopra. In questa ottica, non dobbiamo limitarci a sollecitare una discussione, regionale o nazionale che sia, sulle regole: dobbiamo cominciare a proporle ed a realizzarle.

    Per quanto mi riguarda, sottoporrò al prossimo esecutivo di discutere le seguenti proposte:
    1. obbligo di mettere al primo punto dell’odg di tutte le riunioni dell’esecutivo un resoconto dettagliato dell’attività politica e amministrativa svolta e delle proposte di iniziative future;
    2. obbligo di convocare periodicamente (ogni 6 mesi almeno?) una assemblea di tutti gli iscritti, senza la possibilità di delega, dalla quale scaturisca una mozione votata a maggioranza e vincolante per il partito;
    3. decretare la totale irrilevanza politica e dunque la pubblica sconfessione di tutte le iniziative, proposte e richieste che vengano poste al di fuori degli organismi istituzionalmente preposti: congressi, assemblee, comitati direttivi ed esecutivi;
    4. irrevocabilità delle dimissioni dagli organismi di partito, sulla falsariga di quanto già avviene per le assemblee e le giunte amministrative;
    5. controllo nominativo del tesseramento.

    Questo è quello che, per ora, mi è venuto in mente e mi sembra un buon punto di partenza per una discussione seria.
    Se ci sono altre proposte, ben vengano.
    Una cosa è certa: se non verranno accolte NON mi dimetterò da niente e continuerò a lavorare per far diventare maggioranza l’eventuale minoranza laddove si dovrebbe decidere e non vi inviterò a cena, per lo meno non per questo motivo :-)
    Adelio

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