venerdì 21 novembre 2008

Come non essere d’accordo con Serrini e Tomassucci?

di Adelio Bravi
MACERATA 21/11/2008 - Prevedo che, in poco tempo, il blog si riempirà di “convinte adesioni” e di “sono perfettamente d’accordo”, ecc. E tutto, puntualmente, rimarrà lettera morta, bloccato, sopraffatto da ciò che non si pubblica sul blog né, tanto meno, si discute negli organi di partito, ma si confabula in segrete stanze, email riservate, sms clandestini, cene esclusive… Il modello è quello della doppia verità, tipico di tutte le dittature per cui le cose che contano sono autoreferenziali e quindi indicibili, oppure (cito testualmente un altro scritto di Tomassucci): “…Il partito, in quest'ottica, é uno strumento come tanti per raggiungere un fine personale e, quindi, lo esaltiamo (ipocritamente) finché immaginiamo che possa esserci utile e lo umiliamo, disprezzandolo, quando temiamo che possa esserci d'intralcio….......” Il problema, se lo affrontiamo in tutta la sua complessità, è serio, moooolto serio. Qui non si tratta del problema del PS soltanto e nemmeno del problema dei partiti, di (quasi) tutti i partiti in generale: la crisi di rappresentanza politica riguarda, alle radici, la stessa praticabilità della democrazia nel nostro Paese. Lo stesso Parlamento non si discosta dalla degenerazione partitocratrica della non-democrazia italiana. Dovrebbe essere, per antonomasia, il luogo principe della elaborazione e di decisione politica ed invece è costantemente mortificato al ruolo notarile di un organo che semplicemente e pedissequamente certifica ufficialmente scelte prese altrove. Tanto che sembra assolutamente normale, ad esempio, che ci siano parlamentari che votano per colleghi assenti, o che si faccia mancare il numero legale quando si deve decidere qualcosa su cui i partiti non si siano precedentemente accordati: siamo alla illegalità istituzionale, alla morte dello stato di diritto.

Possiamo accalorarci nella denuncia, auspicare cambiamenti, nuovi inizi, fare scioperi o girotondi, scrivere libri, elaborare codici etici o carte dei valori, organizzare convegni: tutta roba utile e importante (non sono sarcastico), ma non basta! Anzi, se tutto ciò non è accompagnato da qualcos’altro, rischia di diventare funzionale allo status quo: il gattopardesco cambiare tutto per non cambiare niente.

Su una cosa di quelle scritte da Serrini sono in totale disaccordo, laddove si dice che “Per ovvie ragioni di coerenza coloro che hanno sottoscritto (o si accingono a sottoscrivere) il presente documento - in mancanza di una rapida attuazione di quanto sopra richiesto - non garantiranno la continuità della loro presenza nei diversi organismi direttivi regionali o provinciali di cui facessero eventualmente parte.” Credo che dovremmo cercare di sconfiggere la tentazione aventiniana e restare invece lì, gandhianamente, a cercare di “essere il cambiamento che vorremmo vedere realizzato”: questo è quel qualcos’altro a cui ho fatto riferimento sopra. In questa ottica, non dobbiamo limitarci a sollecitare una discussione, regionale o nazionale che sia, sulle regole: dobbiamo cominciare a proporle ed a realizzarle.

Per quanto mi riguarda, sottoporrò al prossimo esecutivo di discutere le seguenti proposte:
1. obbligo di mettere al primo punto dell’odg di tutte le riunioni dell’esecutivo un resoconto dettagliato dell’attività politica e amministrativa svolta e delle proposte di iniziative future;
2. obbligo di convocare periodicamente (ogni 6 mesi almeno?) una assemblea di tutti gli iscritti, senza la possibilità di delega, dalla quale scaturisca una mozione votata a maggioranza e vincolante per il partito;
3. decretare la totale irrilevanza politica e dunque la pubblica sconfessione di tutte le iniziative, proposte e richieste che vengano poste al di fuori degli organismi istituzionalmente preposti: congressi, assemblee, comitati direttivi ed esecutivi;
4. irrevocabilità delle dimissioni dagli organismi di partito, sulla falsariga di quanto già avviene per le assemblee e le giunte amministrative;
5. controllo nominativo del tesseramento.

Questo è quello che, per ora, mi è venuto in mente e mi sembra un buon punto di partenza per una discussione seria.
Se ci sono altre proposte, ben vengano.
Una cosa è certa: se non verranno accolte NON mi dimetterò da niente e continuerò a lavorare per far diventare maggioranza l’eventuale minoranza laddove si dovrebbe decidere e non vi inviterò a cena, per lo meno non per questo motivo :-)

Adelio Bravi
Direzione Provinciale PS - MC

1 commento:

  1. Da un po’ di tempo mi trovo con sempre maggiore frequenza in sintonia con Adelio nonostante su diversi argomenti abbiamo opinioni anche molto differenti.
    Ciò che ci accomuna, credo, è la capacità di separare l’individuo dalle sue idee e il rispetto di ogni persona che non viene meno, anzi è confermato, quando non rinunciamo a combatterne le idee che non condividiamo.
    Solo così, infatti, si alimenta e si rafforza un sistema di solide relazioni tra le persone: accettando il confronto, anzi ricercandolo, perché solo le idee messe in discussione dimostrano d’avere peso reale e possono, migliorare, contaminarsi positivamente, attrarre e, quindi, affermarsi.
    Ecco perché, in quest’ottica, credo che la crisi della rappresentanza politica e delle istituzioni democratiche sia un’autentica emergenza civile da affrontare con fermezza e determinazione cercando di reintrodurre ed applicare le elementari regole della democrazia cui accenna Adelio.
    E’ questa un’esigenza che viene addirittura prima di ogni altra elaborazione programmatica, perché nessuna idea, per quanto geniale, potrà mai portare alla soluzione di problemi specifici (economia, scuola, protezioni sociali, sicurezza, ecc.) se, prima, non definiamo ed accettiamo un sistema di regole per decidere. Sono d'accordissimo per comunciare a farlo partendo dall'interno del nostro partito.

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