venerdì 28 novembre 2008

La doppia battaglia del Socialismo

di Felice Besostri - 28 novembre 2008, 15:07 - www.aprileonline.info

Ancora pochi giorni e sapremo come intende presentarsi il PD alle prossime elezioni europee. Tre sono gli scenari: 1) la proposta di un patto federativo PD-PSE 2) la sottoscrizione del programma-manifesto del PSE da parte di (autorevoli) esponenti del PD di provenienza DS e 3) la rottura tra PD e PSE. Se questo per l'Italia è la questione più rilevante, non dobbiamo dimenticare che anche le formazioni di sinistra devono chiarire quali rapporti intendano sviluppare con il socialismo europeo, di cui il PSE è la maggiore espressione. Nelle varie proposte in campo, compresa quella di SD, il tema è evitato. Allo stato soltanto una formazione della sinistra è inequivocabilmente vincolata al PSE: il Partito Socialista. Una presenza del PSE in Italia dello 0,9% è a prima vista una debolezza del socialismo europeo, ma ancor di più è una debolezza della sinistra italiana, tagliata fuori dal maggior campo delle forze progressiste e di sinistra europee.

La debolezza della sinistra italiana è strutturale, poiché è dal secondo dopoguerra l'unica sinistra in Europa senza vocazione maggioritaria. Vocazione maggioritaria significa essere in grado di conquistare una maggioranza parlamentare sulla base della quale realizzare un proprio programma e di indicare un proprio esponente alla guida del governo.

Le ragioni sono molteplici, compresa la divisione dell'Europa al tempo della Guerra fredda e del confronto USA-URSS, ma sopratutto sono interne alla sinistra e sostanzialmente derivanti dal fatto che l'Italia è l'unico paese d'Europa nel quale la divisione tra socialisti e comunisti ha avuto un peso politico anche dopo il venir meno delle ragioni ideologiche che la hanno prodotta negli anni venti del secolo scorso.

Nei paesi dell'Europa occidentale i partiti socialisti sono chiaramente egemoni a sinistra: una egemonia conquistata grazie al consenso elettorale in sistemi democratici. In Europa orientale l'egemonia comunista è stata conquistata con le unificazioni forzate in Cecoslovacchia, Ungheria, Polonia e Germania orientale. Tuttavia qui la situazione si è modificata con il crollo del sistema sovietico. Ora, in quei paesi, c'è un partito egemone a sinistra, capace di giungere al potere in libere elezioni. Questi partiti aderenti in maggioranza al PSE ed all'Internazionale Socialista sono sostanzialmente derivati dalla trasformazione dei partiti comunisti con un apporto minoritario dell'esilio socialdemocratico.

Dunque l'irriducibilità dell'antitesi tra comunismo e socialismo è una caratteristica solo italiana. Non interessa stabilire di chi sia la responsabilità, ciascuno ha la sua opinione, ma focalizzare l'attenzione su punto principale: è superabile? È necessario superarla? La mia convinzione è che sia possibile, ma soprattutto necessario, se vogliamo costruire anche in Italia una sinistra a vocazione maggioritaria. Questo è un compito prioritario per rispondere alle esigenze che emergono dalla società ed alle sfide della globalizzazione, aggravate dalla crisi dei mercati finanziari.

La prima base di intesa deve partire dalla risposta alla domanda, se ci sia tuttora un'attualità del socialismo in questo XXI° secolo. Parlare di attualità del socialismo significa pensare che una società diversa da quella esistente sia non solo auspicabile, ma anche possibile. Significa porsi il problema della costruzione di un ordine democratico sovranazionale, come nuova dimensione dell'internazionalismo.

E' vero che il movimento operaio ha realizzato le sue maggiori conquiste democratiche, economiche e sociali nell'ambito dello stato nazionale, tuttavia dovrebbe essere chiaro che la dimensione dello stato nazionale è inadeguata ad affrontare i problemi planetari. La costruzione di una dimensione sovranazionale pone, però, una sfida, quella di mantenere un ordinamento democratico e non di privilegiare soluzioni burocratiche e tecnocratiche, soggette alle pressioni dei gruppi di interesse.

Se questa è la sfida quale è la massa critica per realizzare gli obiettivi di una società più libera e più giusta? L'unione di tutte le forze progressiste e di sinistra, quindi, in Europa raccogliersi nell'ambito del socialismo europeo. Il socialismo europeo è un concetto più vasto del PSE, cioè di una determinata formazione organizzativa che, sia detto con chiarezza, è inadeguata. Il PSE non è un partito sovranazionale o transnazionale, bensì una confederazione di partiti nazionali, anzi dei gruppi dirigenti dei partiti socialisti, socialdemocratici o laburisti nazionali. Quando i partiti del PSE detenevano ben 12 primi ministri su 15 paesi dell'Unione Europea, nessuno si è accorto che ci fosse una nuova fase in Europa, anzi è più facile che i partiti socialisti si uniscano quando sono all'opposizione. Quando sono al potere prevalgono i contingenti interessi nazional-statuali.

La battaglia per condurre la maggioranza della sinistra italiana nell'alveo del socialismo europeo è quindi da fare su due fronti: quello interno alla sinistra per il suo rinnovamento/ aggiornamento e quello nei confronti del PSE per una sua riforma, il cui primo tassello è costituito dalla possibilità di aderire individualmente e direttamente, cioè senza passare dall'iscrizione ad uno dei partiti nazionali, membri del PSE.


Commenti

#1 · ic
28 novembre 2008, 17:55 - E' molto semplice. Bisogna ricostruire in Italia, a partire dai comunisti che sono la maggioranza nella sinistra, un grande partito di DEMOCRAZIA SOCIALISTA, abbattendo la dicotomia RIFORMISMO-MASSIMALISMO. In sintesi ritornare al vecchio Partito socialista pre Congresso di Livorno dove erano presenti tutte le anime del socialismo, con l'aggiunta del movimento ecologico.
#2 · Massimiliano B.
28 novembre 2008, 19:13 - Condivido molto questo documento,in due punti fondamentali. Il primo è la riflessione - che sento molto mia - che oggi è necessaria la presenza di soggetti politici che non possano far riferimento al solo Stato nazione (Sinistra democratica non era nata per questo?). Vi è la necessità di uno sforzo per mettere a sistema i vari movimenti politici di sinistra europei e mondiali, per raccogliere la sfida dei nostri tempi, ossia quella di proporre il socialismo del xxi secolo. MA cos'è questo socialismo del xxi secolo? Io credo che la sinistra debba oltrepassare il berlusconismo e dare risposte credibili alla crisi del sistema capitalistico e la proposizione di modelli economici mondiali. La verità è che alla sfida dei nostri tempi, ormai non c'è nemmeno più una risposta di sinistra o di destra, se persino l'America riconosce il ruolo di un multilateralismo. La Sinistra deve fare un salto in avanti nella propria velocità di proporre risposte credibili. Perchè l'economia va veloce ed anche la politica deve mettersi a correre un pò! Altro che PD!
#3 · Massimiliano B.
28 novembre 2008, 19:16 - Il secondo punto era naturalmente l'attualità del socialismo in questo XXI° secolo. Che va definito, sviscerato analizzato e ne va disegnato un percorso politico. Non è più tempo per disegnare partiti che diano risposte a breve termine, è necessario disegnare posizioni politiche più a lungo termine.
#4 · peppe
29 novembre 2008, 13:43 - Concordo totalmente con Felice (mi capita spesso). In particolare mi convince l'esigenza di creare un vero partito europeo e non una semplice confederazione di partiti. A fronte di una crisi profonda del capitalismo attuale nella sua forma mercatista e liberista (non è il crollo del capitalismo in quanto tale) il rilancio del socialismo democratico è l'unica vera alternativa. Non è percorribile la "terza via" di Blair e Schroeder, la quale è stata solo un tentativo mal riuscito di moderare il liberismo, nè è possibile ricercare l'alternativa in una ricostruzione astorica della identità comunista, che, dopo la tragedia del socialismo reale, si configura come pura e semplice identità negativa priva di tempo, luogo ed oggetto (M.salvadori) o come un "comunismo trascendentale" (Ruffolo). Occorre ripartire da un socialismo rinnovato che superi i limiti indicati da Besostri. Questa credo sia la ricetta per ricostruire la disastrata sinistra italiana. Del resto Vendola e Bertinotti sono dei socialdemocratici di sinistra: quindi la smettano con le amiguità e con il voler raddrizzare le gambe ai cani. Rompano definitivamente con Ferrero e Diliberto e si pongano al centro di un processo di ricostruzione del socialismo in Italia, il cui marchio non può essere lasciato ad una nullità come Nencini (che fra l'altro ben poco ha a che vedere con la autentica tradizione del socialismo italiano. Io credo che SD se si superano le ambiguità di Fava può svolgere un ruolo propulsivo per costruire una sinistra di governo, socialista ed in grado di coniugare riformismo e radicalità (del resto ogni autentico riformismo non può che essere radicale). Una unità di tutta la sinistra non è possibile. Vi sono componenti che sono al di fuori della realtà ed avezzi a logiche minoritarie politicamente inutili.
#5 · ic
29 novembre 2008, 17:38 - Ci vogliamo mettere in testa che il riformismo è inflazionato? Pure Bossi, Berlusconi e Rutelli sono riformisti. Io so che cosa intende Peppe: il riformismo di Turati, ma oggi bisogna coniare altre parole d'ordine. Comunque sono d'accordo per creare un grande partito del sociaismo, unendo tutte le forze della sinistra, compreso i comunisti che, penso non abbiano più a breve termine, l'obiettivo di assaltare il palazzo d'inverno.
#6 · peppe
29 novembre 2008, 18:11 - Caro IC, hai perfettamente ragione. Purtroppo il termine riformismo oggi, nel linguaggio politico corrente significa tutto ed il contrario di tutto: anzi spesso sta ad indicare posizioni di destra liberale (vedi Ichino, Polito) a torto considerate progressiste e "moderne". Ma uno sforzo per riportare il termine nel suo alveo originario di matrice socialista bisogna pur farlo. Certo che i comunisti (a parte forse Ferrando) non intendono assaltare il Palazzo d'Inverno. Ma non si sa cosa vogliono in aternativa e che cosa significhi per loro l'essere comunisti se non un rifiuto aprioristico di una sinistra propositiva e di governo.
#7 · GiovanniC
29 novembre 2008 - 23:56 A me piace la semplificazione linguistica: essere comunisti democratici e non-dogmatici significa essere socialisti. Rendiamocene conto, non possiamo essere l'unico paese europeo con la prateria (popolata da uno 0,9% del PS) tra liberlademocratici e social-liberali del PD e comunisti di PRC-PdCI. In entrambi questi blocchi ci sono energie e idee per arrivare alla creazione di una forza di sinistra, del socialismo europeo,progressista,plurale e di governo. Muoviamoci però, perchè, come molti altri immagino,non ho intenzione di morire né tra le braccia di Diliberto né tra quelle di Veltroni.

#8 · F. Bianco - nuove culture per la sinistra
30 novembre 2008 - 08:38 La discussione che si sta sviluppando qui è seria ed articolata, ben innescata dall'articolo di Besostri. Credo sia pertinente a tale discussione un post che ho inserito ieri sotto un altro articolo, e che perciò riporto qui. °°°°°Il mondo conoscerà, già da qui al 2025 e poi in avanti, dei cambiamenti sconvolgenti: per chi volesse farsene un'idea, consiglio un libro uscito non da molto, di grandissimo interesse: "Breve storia del futuro", di Jacques Attali (Fazi 2007, 226 pagg., 16 euro). La sinistra deve essere preparata, "attrezzata", per fronteggiare tali enormi cambiamenti, non può pensare di continuare a vivere con gli strumenti che ha usato nel Novecento (che d'altra parte l'hanno portata alla condizione che sappiamo, e non solo in Italia). Uno dei problemi fondamentali che l'umanità si troverà a dover fronteggiare (è già in ritardo, poiché avrebbe già dovuto farlo) è il problema della finitezza delle risorse e della catastrofe ambientale che minaccia l'umanità intera. Di fronte a questo, occorre che la sinistra sappia rinunciare al "paradigma produttivista" che è stato suo nel XX secolo, e riesca a dotarsi di modelli nuovi e per lei inconsueti, il che richiederà lo sviluppo di culture nuove, interdisciplinari. Quella "operazione politico-culturale che riacquisti la forza di una prospettiva e di una proposta politica" di cui parla Bertinotti consisterà (deve consistere) anche in questo, altrimenti la sinistra sarà percepita come inadeguata al mondo che ci aspetta. Come si vede, ciò che è in gioco è ben più di un soggetto che nasce sullo "spontaneismo" e che non ha elaborato nessun abbozzo di nuove culture, come è per la cosiddetta "Costituente" (che vedremo se davvero nascerà, del che è anche lecito dubitare finché non la si vedrà, dopo le tante e contrastanti posizioni e dichiarazioni rese da coloro che ne dovrebbero essere i fondatori, e che avevano firmato un documento comune il 7 Novembre).
#9 · ic
30 novembre 2008 - 12:09 In Italia non c'è mai stato un partito rivolouzionario. Anche il PCI è stato sempre un partito di governo. Quando si accetta il metodo democratico per andare al potere, si accetta "il riformismo".Perciò non dividiamoci con queste **** e ricostruiamo un grande partito di democrazia socialista (come era il PCI) che abbia l'obiettivo di creare una forte alternativa credibile per il governo del paese, anche se si deve passare, per il momento, attraverso la forma confederativa delle forze di sinistra esistenti. L'importante è non arretrare dal punto di vista dei valori che ci hanno sempre guidato, fra cui la critica a questo sistema capitalista.
#10 · The ecomunist
30 novembre 2008 - 15:15 Articolo molto saggio e che pone temi fondamentali. È possibile far tornare il pse ad essere un partito di popolo e di massa anziché un partito di tecnocrati e burocrati ipnotizzati dal liberismo? Al momento non è altro che questo, un riflesso dei fallimenti dei partiti nazionali aggravato dalla distanza di bruxelles. Restituire un significato alla democrazia e alla politica è una delle maggiori sfide della sinistra mondiale. Negli ultimi anni alla retorica sulla partecipazione spesso corrisponde un regime di fatto oligarchico, anche nella sinistra (il pd addirittura si basa su questa pratica). L'unità della sinistra dovrà basarsi su due pilastri: da un lato la ricostruzione di una cultura politica, intesa come interpretazione della realtà e un forte progetto ci cambiamento, dall'altro un forte cambiamento di metodo che porti ad una vera democraticità delle pratiche e dei processi decisionali. A queste sfide solo la sinistra unita può rispondere. Cosa stiamo aspettando?
#11 · fabio mischi
30 novembre 2008 - 18:01 Concordo perfettamente con l'intervento di Felice Besostri. D'altra parte non è la prima volta che auspica l'unità della sinistra, superando finalmente dopo 87 anni la scissione di Livorno, riportandola nell'alveo del socialismo europeo ed internazionale.Non ci sono , né ci potrebbero essere alternative. Riguardo la posizione di SD mi preme riportare un passo dell'intervista rilasciata recentemente da Pasqualina Napoletano:"Onorevole Napoletano, con quale spirito parteciperete alla prossimo vertice del Pse a Madrid, dove sottoscriverete il manifesto per le europee? Noi siamo un movimento che ha tutti i suoi esponenti presenti nel gruppo socialista. In Italia vogliamo costruire un soggetto di sinistra non comunista. Noi parteciperemo al vertice di Madrid con lo spirito di chi vuole contribuire per dare al Pse una maggiore soggettività. Finora il Pse è solo una sommatoria di partiti nazionali più che un soggetto sovrannazionale. Questo è un nostro limite. Ma è anche il problema di tanti altri partiti europei”. Credo non ci siano dubbi in merito al fatto che SD sottoscriva il manifesto elettorale del PSE e che anzi,in linea con quanto sostenuto da Besostri,si batta perchè il PSE diventi da etorogeneo raggrupamento vero e proprio soggetto politico al quale eventualente potersi iscrivere individualmente.Perlomeno secondo l'autorevole posizione di Pasqualina Napoletano.
#12 · peppe
30 novembre 2008 - 18:26 concordo con Pasqualina Napoletano. Speriamo che SD superando alcune ambiguità di Fava sia il motore di una aggregazione per una sinistra di governo radicata nel PSE il quale in Italia non può certo essere rapprresentato da Nencini e Labelarte!
#13 · P. & PSE
01 dicembre 2008 - 09:40 Come non essere daccordo con il Compagno Besostri, sicuramente l'unica soluzione per la Sinistra Italiana e' l'adesione senza indugi al PSE e all'Internazionale Socialista. Purtroppo alcuni Compagni si trascinano ancora dietro il vizietto di essere Socialisti in Europa e anti Partito Socialista in Italia (vedi commento che parla di Nencini e Labellarte) invece la sinistra italiana non puo' prescindere da chi Socialista lo e' Sempre stato e tantomeno dal Partito Socialista!!!! Se non superiamo questi assurdi preconcetti, parliamo parliamo, ma non andiamo da nessuana parte !!!!!!!
#14 · ic
01 dicembre 2008 - 11:27 Un vero partito socialista è quello che non accetta il liberismo e ha come obiettivo il superamento di questo sistema capitalistico, anche attraverso successive conquiste sociali. Invece il PS si è messo a fare altre cose, come le guerre di religione ecc. Con ciò non voglio dire che non può essere alleato degli altri partiti di aspirazione socialista.
#15 · peppe
01 dicembre 2008 - 17:10 Al compagno n.13 Sono stato iscritto al PSI per 20 anni (dal 1974 al 1994) poi ho aderito alla fed Laburista e quindi ai DS ed a SD. Sono un socialista DOC non transalpino. Fra l'altro ho anche seguito Spini ed Angius nella Costituente Socialista. Ma dopo lo spettacolo indecente del congresso di Montecatini ho deciso di riavvicinarmi ad SD (posizioni di Salvi). Pensare che il socialismo italiano possa essere rappresentato da Nencini e Labellarte è semplicemente ridicolo: tantomeno il socialismo europeo. Il PS è uno SDI camuffato, con tutti i limiti gravissimi della cooperativa Boselli-Nencini-Villetti. Il PS non ha linea politica, non ha elaborazione culturale, ha posizioni oscillanti anche riguardo alla sua collocazione politica (De Michelis lo vorrebbe con Berlusconi); ha al proprio interno uno che vuole liquidare lo Statuto dei lavoratori. (Turci). Non ha, insomma nulla della vera ed autentica tradizione del socialismo italiano. Che poi al suo interno vi siano anche dei compagni seri è un altro discorso. Chi conta sono Nencini, lo scugnizzo Di Lello e l'incommentabile Labellarte. Sono convinto dei limiti di SD. Ma è attualmente il soggetto da cui mi sento meno distante. Guardo con interesse alla ripresa di "Socialismo 2000" di Salvi e Tamburrano ed a cui ha aderito anche Besostri. Può essere un utile forum per ricostruire una cultura socialista in Italia. Ma la questione socialista si porterà al centro solo se esploderanno le gravissime contraddizioni del PD e si farà vera chiarezza in Rifondazione. Il PS non andrà da nessuna parte.
#16 · Alessandro Cerminara
01 dicembre 2008 - 18:01 Caro peppe, ma davvero pensavi che il PS, per com'era nato (grande enfasi sul "Socialismo Liberale", Marco Biagi -grande rispetto per l'orribile fine che ha fatto, ma sempre consulente del Governo di destra era- tra le figure-simbolo...) potesse diventare qualcosa di diverso, da solo? Un anno fa feci un articolo in cui parlavo proprio del Socialismo Europeo e di alcune cose da puntualizzare...Fui massacrato di commenti sprezzanti da gente che aveva aderito alla Costituente Socialista! Poi vabbè, dentro il PS secondo me ci sono comunque tanti Compagni veri, che magari se l'aspettavano diverso...O che cmq hanno capito che serve una svolta (ed un profilo più unitario)...Mi auguro che ora possano valutare di unirsi anche loro, il 13 dicembre...

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