venerdì 15 agosto 2008

La sinistra italiana e la Georgia - Carlo Felice Besostri

da http://www.aprileonline.info/notizia.php?id=8794
(grassetto, colori, link non presenti nell'originale, a cura dell'amministratore)

Nel Caucaso si è corso il rischio di alzare la tensione internazionale fino al punto di ritornare ad un clima di guerra fredda. Gli effetti si sono visti subito, per una parte della Sinistra la collocazione è automatica: vediamo dove stanno gli USA e noi ci mettiamo dall'altra parte. Per un'altra parte la Russia è l'erede dell'Unione Sovietica e, pertanto, è d'obbligo schierarsi con la Georgia

La sinistra italiana è in vacanza, probabilmente in percentuale maggiore della media degli italiani, infatti tengono banco discussioni sulla Commissione AA (Amato-Alemanno) o sulle ultime esternazioni di Moretti. A proposito del primo tema il compagno Rino Formica ha detto cose definitive nell'intervista al Corriere della Sera del 14 agosto e sul secondo condivido l'appello di Pancho Pardi: Moretti la smetta di deprimerci!
In vacanza le questioni scomode danno fastidio come zanzare e tafani e perciò è meglio non affrontarle. Nel Caucaso si è corso il rischio di alzare la tensione internazionale fino al punto di ritornare ad un clima di guerra fredda. Gli effetti si sono visti subito, per una parte della Sinistra la collocazione è automatica: vediamo dove stanno gli USA e noi ci mettiamo dall'altra parte.
Per un'altra parte la Russia è l'erede dell'Unione Sovietica e, pertanto, è d'obbligo schierarsi con la Georgia.
Appena ho ricevuto il testo dell'appello dei Giovani Socialisti della Georgia per una solidarietà incondizionata al loro Paese aggredito, mi son chiesto come dovesse reagire un socialista, che come tale deve essere anche internazionalista Queste sono le riflessioni che voglio discutere: E' bene aver pubblicato l'appello dei giovani socialisti georgiani: i socialisti sono per la risoluzione pacifica dei conflitti e, quindi, contro l'uso delle armi: e nell'uso delle armi, chi è militarmente più forte, è anche il più responsabile, quindi i russi. Tuttavia un punto di vista socialista non può ignorare che l'iniziativa militare è partita dai georgiani e che è stata la solita manovra di acquistare consenso per un regime, che ha tradito molti degli ideali della rivoluzione delle rose, che lo portò al potere. Il più grande crimine per un socialista, che non abbia perso la memoria, da cui discendono tutti gli altri è stato il rovesciamento con la violenza del governo socialista menscevico al potere in Georgia nei primi anni 20 del XX° secolo, per la normalizzazione bolscevica. Una Federazione di Stati Socialisti, contrassegnati dal pluralismo politico, invece di un' U.R.S.S (CPPP) ideologicamente omogenea e a predominanza slava, avrebbe dato un corso diverso al Socialismo nel XX° secolo: perlomeno lasciatemelo sperare. Se la situazione penosa della Sinistra in Italia ed in Europa, anche se meno, è un frutto delle eredità storiche, non c'è dubbio che la costruzione del socialismo in un solo paese, la stiamo pagando ancora, con la divisione tra socialisti e comunisti.
Per tornare all'argomento georgiano è sorprendente assistere senza reagire ad una battaglia mediatica unidirezionale, infarcita da notizie false, come l'imminente occupazione militare della capitale della Georgia da parte di truppe russe. Se il nostro Berlusconi non fosse amico di Putin e non ci facesse affari avremmo già pronto un contingente da inviare nel Caucaso sotto l'egida della NATO. Il conflitto ha ragioni lontane. Stalin aveva ben presente il problema delle nazionalità, più di un centinaio, che popolavano lo spazio sovietico e agì con decisione, con una serie di pesi e contrappesi. Una articolazione politico-territoriale della federazione, che comprendesse una nazionalità maggioritaria, ad eccezione delle Repubbliche Federate staro slave ( Bielorussia ed Ucraina) doveva essere bilanciata da Regioni o Repubbliche autonome di un'altra nazionalità e, spesso, altra nazionalità significava anche un'altra religione tradizionale. Il sistema ha funzionato finché c'era un partito unico ed una nazionalità dominante, quella russa e, per di più un ateismo di stato.
Non sono passati molti anni dal conflitto armeno-azerbarjano per il Nagorno Karabak o il conflitto in Moldova tra la parte di origine rimena e la Transnistria, abitata da ucraini russofoni.Con la stessa arbitrarietà con cui zone tradizionalmente georgiane sono state date a Turchia, Armenia ed Azerbarjan, altre non georgiane sono state inglobate nella Repubblica Socialista Federata di Georgia. Gli Osseti e gli Abkhazi non son mai stati consultati per dare il loro assenso all'incorporazione nella Georgia. La maggioranza di loro non ha acquisito la nazionalità georgiana. Altro principio socialista è quello dell'autodeterminazione dei popoli: non capisco i fanatici del Kosovo indipendente, che negano lo stesso diritto ad Osseti ed Abkhazi. Condanniamo l'uso delle armi, il massacro di civili ed ogni superamento della linea di armistizio, del 1992, se c'è stato,ma, per favore, lasciamo stare i paragoni con l'Ungheria del 1956 e la Cecoslovacchia del 1968. In Georgia non era in corso nessuna rivoluzione da soffocare con un intervento straniero. Una zona slovacca nel confine orientale fu assegnata all'Ucraina dopo la seconda guerra mondiale, i dirigenti della Primavera di Praga non presero l'iniziativa di rivendicare sacro suolo patrio perduto. Nella rivoluzione ungherese del 1956 non si udirono parole d'ordine nazionaliste per territori, storicamente ungheresi e/o maggioritariamente abitati da ungheresi, perduti a favore di Austria, Serbia, Slovenia, Croazia, Romania e Slovacchia. Quindi la nostra solidarietà per i socialisti georgiani sia attiva, ma anche dialettica. Come socialista internazionalista non son disposto a battermi per sottomettere prima gli osseti e poi gli abkhazi ai georgiani, magari con l'aiuto di truppe NATO.
Come socialista internazionalista sono anche per la libera determinazione degli osseti del Nord e del Sud, come dei ceceni di far parte o meno della Federazione Russa e poter vivere liberi senza la presenza interessata di truppe russe ex sovietiche. Vorrei sentire anche voci socialiste e di sinistra dalla Georgia sulla politica economica e sociale del governo in carica e non solo per l'unione sacra con impronta nazionalista. Vorrei anche una sinistra italiana che discuta di principi guida negli affari internazionali e non che si affidi agli umori contingenti od al solo criterio della collocazione degli USA nel conflitto in atto o potenziale.
*Direzione nazionale PS

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