martedì 12 agosto 2008

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Il Partito socialista, uscito sconfitto dalle scorse ..............

Il Partito socialista, uscito sconfitto dalle scorse elezioni, non avendo eletto alcun parlamentare, si trova di fronte a grandi dilemmi. Alle elezioni europee come si presenterà se la legge in vigore sarà modificata con lo sbarramento del 3 o 4% e con l'ipotesi di 11 collegi rispetto ai 5 attuali? Per di più, non è scontato che resti la preferenza a cui terrebbe il Ps; stanno trattando il Pdl e il Pd, sottobanco, per eliminarla.

Non si capisce perché bisogna cambiarla in alcune parti in peggio visto che la proliferazione partitica non ha alcuna incidenza sul Parlamento europeo: l'Assemblea di Strasburgo non si interessa in alcun modo di formazione e di approvazione di governo. Oltretutto, Bruxelles è sede solo di Commissione Ue. Il contrario del Parlamento nazionale dove, peraltro, il numero elevato dei partiti ha dato la stura a coalizioni eterogenee di governo, che hanno ridotto stabilità e governabilità.
Di qui è nata la vocazione maggioritaria del Pd e, in modo speculare, ha preso l'abbrivio l'assemblaggio di FI con An. Tra i malcapitati, finiti nel tritacarne del voto utile, spiccano i socialisti, i quali non sanno più a quale santo votarsi.
Il Ps, con quattro eletti al Parlamento europeo, dovrà fare un miracolo per riconfermarli, ma di questi tempi i miracoli in politica non si vedono neanche a morire. In special modo dalle parti del Ps, avente, peraltro, l'1%. Non ci sarebbe alcun problema se avesse le percentuali pari a quelle che si vorrebbero adottare come soglia d'ingresso nella nuova Legge. In questo caso, il Ps non farebbe molta fatica a presentarsi in modo autonomo con il proprio simbolo. Tuttavia, non è nemmeno da scartare questa ipotesi, per quanto assurda, e, comunque, avrebbe il privilegio di salvare il salvabile, ossia l'unità interna. Una scelta autonoma per cui il Ps dovrebbe contare sulle proprie forze e idee, sapendo che tutto quello che verrà, in chiave o la va o la spacca, a livello di consenso, sarà grasso che cola.
Naturalmente, tra le tante disgrazie c'è una carta che il Ps giocherà a suo favore: l'appartenenza alla famiglia del Partito socialista europeo. Ciò che non potrà giocarsi il Pd, ancora in mezzo al guado. Al Pd sono puntati gli occhi degli eletti socialisti, in buona parte nelle liste regionali, provinciali e comunali di centrosinistra. Quello che non ha accettato Boselli dovrebbe farlo Nencini . Perché poi? Per passare come il "facilitatore" dell'ingresso dei socialisti nelle liste Pd per la conquista di un paio di eletti?
Epperò, una ipotesi non campata in aria; a ben vedere affossatrice del Ps e, quindi, lacerante al suo interno. Sarebbe, viceversa, tutto risolto se il Pd facesse la scelta di essere partner organico del Pse. Porrebbe al Ps un problema esistenziale: confluire o perire. Pensare a cartelli elettorali, modello Cln, sarebbe tempo perso.

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