mercoledì 20 agosto 2008

Cina, quando il fine giustifica i mezzi - http://www.aprileonline.info

Cina, quando il fine giustifica i mezzi

Enrico Campofreda, 19 agosto 2008, 10:44

Cina, quando il fine giustifica i mezzi Il colosso asiatico mira al massimo sul mercato come nello sport e s'attrezza dalla metallurgia al basket, ma come per le industrializzate e iperinquinate regioni di Henan e Shandong non vuole migliorare gli orrori dell'Occidente. La partigianeria di taluni arbitraggi, come la frode sull'età delle ginnaste, sono malcostumi vecchi che non aiutano la competizione sana a tenersi in forma

Se le Olimpiadi dovessero chiudersi domani sarebbe già un successone per la Cina nazione, continente e Impero. Termineranno il 24 e per dovere di cronaca s'aspetterà quel momento per riflettere ancora. Sbavaturette a parte tutto sta filando come i nuovi timonieri del Paese, che non sono in gara ma guardano ben oltre le gare, s'aspettavano. I business si rilanciano e s'amplificano, i buoni risultati e il futuro economico vengono amplificati dalle medaglie. L'annunciato sorpasso sugli States ha preso forma nonostante il super Phelps, moltiplicatore di allori pregiati per le stellestrisce e nonostante la malasorte che ha privato i fan locali dell'oro annunciato di Liu Xiang.

Cina e Usa al momento di queste righe contano quasi settanta medaglie a testa però i padroni di casa di quelle brillantissime ne raccolgono molte di più, trentanove. Certo ci sono state alcune contestazioni come quella riguardante la squadra femminile di ginnastica artistica composta per metà da tredicenni anziché sedicenni come da regolamento.

La denuncia sull'età taroccata l'ha lanciata la trainer del team americano Martha Karoly, moglie di Bela e un tempo con lui allenatrice di Nadia Comaneci e dell'invincibile armata romena di trave e asimmetriche dell'epoca Ceausescu. La Karoly simili trucchetti, praticati purtroppo da alcune nazioni fra cui la sua ex Romania, li conosce bene. Nel periodo delle cosiddette ginnaste-bambine di cui la straordinaria Comaneci (tre ori a Montreal) fu il simbolo, ci fu chi usò ritoccare al rialzo l'anno di nascita delle atlete così da poter far gareggiare corpicini leggeri che mettevano sugli attrezzi acrobazie impensabili per ginnaste con un paio di primavere in più. Proprio la Romania, che per un periodo agguantò grazie alle sue bambine la supremazia sulle pedane femminili, fu anche accusata di fermare con gli ormoni la crescita naturale delle ragazze ritardandone il menarca e lasciandole preadolescenti sino a sedici anni e oltre.

Frodi e inganni alla stregua delle pozioni - miracolose per i record, inquietanti per la salute - con cui certi campioni di altre specialità manipolano le prestazioni. Scorrette devianze, come quei giudici che svalutando un esercizio impediscono a qualcuno di salire sul podio, ne sa qualcosa in queste ore l'azzurro Coppolino che recrimina per lo scarso voto ricevuto nella finale agli anelli di artistica maschile. Il problema della partigianeria di taluni arbitraggi, del fattore campo sono malcostumi vecchi per lo sport eppure gli fanno sempre male e non l'aiutano e tenersi in forma. Sarebbe auspicabile aria nuova, quell'aria che - e non vorremmo essere eccessivamente ottimisti ma lo speriamo - dovrebbe iniziare a circolare pur dentro l'irrinunciabile Barnum che sono diventati i Giochi.

Naturalmente la truffa dell'età delle ginnaste neo olimpioniche non è affatto un peccato veniale, altrettanto grave e in linea con quel desiderio di censura che anima la gerarchia statale di Beijing è stata la scomparsa sui siti che parlavano delle atlete, dei riferimenti biografici delle cinesine He Kexin, Jiang Yuyuan, Yang Yiling, in modo che non restasse traccia delle loro date di nascita e facesse fede quel 1992 impresso sui passaporti. La supremazia sportiva cui la Cina ambisce e che è a portata di medagliere si baserà sicuramente sui ‘grandi balzi' che registrano anche discipline estranee alla propria tradizione. La ginnastica comunque non è fra queste come dimostra il campione-tedoforo e neo imprenditore Li Ning presente vent'anni or sono in pedana. E a maggior ragione proprio qui, visto che da tempo possiede strumenti tecnici e un immenso serbatoio umano, ci saremmo aspettati dalla Cina del fair play e non giochetti di bassa lega.

Invece lei segue la strada dei colossi che l'hanno preceduta. Da nazione che vuol essere vincente s'attrezza dalla metallurgia al basket ma come per le industrializzate e iperinquinate regioni di Henan e Shandong non vuole migliorare gli orrori dell'Occidente. Sul mercato come nello sport cerca il massimo, lo vuole quanto prima e drammaticamente applica il famigerato ‘fine che giustifica i mezzi'.

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