venerdì 29 agosto 2008

*Una minaccia per la Democrazia*

di Titti Di Salvo*

Di “battaglia di libertà” si tratta dunque, dice Antonio Polito nel suo fondo di martedì. Come non essere d’accordo? Intanto, di fronte alla sfacciataggine con la quale il Ministro Calderoli ha annunciato le nuove linee di fondo della legge elettorale per le europee, c’è da rimanere a bocca aperta. Anche se si tratta di un contributo di verità ad una discussione sinora priva di senso e che finalmente il senso lo rivela con la brutalità dei suoi obiettivi: la legge attuale va cambiata perché in Italia devono esistere quattro o cinque partiti al massimo. Sono dunque spazzate via eventuali domande sul metro di misura con il quale giudicare la bontà di un sistema elettorale. Il grado di libertà di espressione politica e di partecipazione che garantisce agli elettori? La capacità di realizzare un’assemblea di donne e uomini? L’efficacia nel ridurre un eccessiva frammentazione politica? La funzionalità del Parlamento europeo? A quelle domande si è sostituito un obiettivo brutale, tutto interno alle dinamiche del sistema politico italiano e alle paure dei partiti più grandi, con l’aggiunta di paradossi caricaturali. E così, se nella proposta del governo verrà mantenuto il carattere proporzionale dell’attuale sistema – un tratto immodificabile perché comunitario – quello stesso carattere viene nella sostanza contraddetto da una soglia di sbarramento maggiorata attraverso il numero delle circoscrizioni. Senza peraltro relazione alcuna con il ruolo del parlamento europeo che non elegge un governo né gli dà la fiducia, che si caratterizza per la capacità di rappresentare le opinioni politiche dei cittadini europei ed è normato da un regolamento che ha antidoti propri alla formazione impropria di gruppi parlamentari, consentiti solo a 25 parlamentari di almeno 7 paesi. E peraltro solo 10 paesi europei su 27 contemplano la soglia di sbarramento e, come rileva ancora Polito, solo in Italia esiste una legge elettorale nazionale che regala attraverso il premio di maggioranza il consenso che gli elettori non hanno dato, annichilendo la possibilità di rappresentanza di culture politiche autonome. Solo in chiave domestica, poi, si comprende la clausola secondo la quale il rimborso elettorale verrebbe riconosciuto soltanto a chi ha almeno un eletto. Una norma “anticasta” è stata definita questa da Calderoli, che se ne intende essendo stato l’autore reo confesso della legge “porcata” che ha affidato a due o tre persone per partito la scelta dell’attuale Parlamento italiano. Il senso della proposta è dunque, nudo e crudo, quello di impedire a palle incatenate che le culture politiche oggi fuori dal Parlamento italiano possano ritrovare nel Parlamento europeo rappresentanza istituzionale e risorse. Non va bene! Non va bene per noi e non dovrebbe andare bene per tutti i sostenitori della qualità della democrazia italiana ed europea. A loro vale la pena di rivolgere qualche domanda. In che modo un sistema elettorale così fatto aiuterebbe il dibattito sul futuro incerto dell’Europa politica nell’odierna crisi internazionale? Un dibattito assente oggi in Italia e totalmente sostituito da quello sulla tecnica elettorale. In che modo questa tecnicalità aiuterebbe la formazione di una nuova sinistra, moderna e di governo e di un nuovo centrosinistra, unica alternativa locale e nazionale allo schieramento che oggi governa il paese?
In che modo l’eliminazione di culture politiche autonome, autenticamente europee, socialiste, comuniste, laiche, ecologiste, di sinistra, aiuterà la dialettica democratica e farà più forte l’opposizione nell’Italia diseguale, frammentata e precaria? E in che modo in questa Italia si impone l’urgenza di una tale riforma?
Tutte le forze democratiche ma soprattutto il Partito Democratico a queste domande non dovrebbero sottrarsi.
* del Coordinamento Nazionale Sinistra Democratica

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