domenica 31 agosto 2008

*La Venere di Silvio*

Jacopo Matano, 30 agosto 2008 - www.aprileonline.info

La Venere di Silvio Siglato lo storico trattato di "amicizia, partenariato e cooperazione" tra Libia e Italia. L' accordo, preparato nei due anni del governo Prodi, non cancella le pagine buie del colonialismo tricolore, ma aiuta a "normalizzare" i rapporti tra i due Paesi. Grazie a 5 miliardi di euro ed una statua

L'appuntamento con la riconciliazione arriva sotto il sole di fine agosto, nella tenda di Stato di Bengasi dove Muhammar Gheddafi riceve gli ospiti importanti. Silvio il pacificatore porta in dono una statua (la venere di Cirene, sottratta alla Libia nel 1913), un leone-calamaio d'argento, le foto di Veronica e della nipotina. E cinque miliardi di dollari. Riceve simpatia, petrolio, un vestito di lino e la promessa di una maggiore vigilanza delle coste.

Lo storico "trattato di amicizia, partenariato e cooperazione" preparato dal governo Prodi e siglato oggi tra Italia e Libia, non cancella le pagine buie del colonialismo tricolore, ma aiuta a mettere la parola fine a 40 anni di instabilità internazionale tra i due Paesi. Il trattato segna inoltre un passo avanti sulla strada della cooperazione mediterranea in materia di immigrazione clandestina, oltre ad assicurare l'avvicinamento "energetico" tra le compagnie di bandiera, (seguendo il filone già traciato dall'Eni). I risultati che raccoglie Berlusconi non sono farina del suo sacco, ma tant'è: soddisfazione da parte di tutto il mondo politico, malumori per i "rimpatriati di
Tripoli", gli eredi della ex collettività italiana di Libia sottratti dei propri beni e rimandati a casa dopo l'indipendenza, che si dicono "increduli e sdegnati".

L'ingente somma che lo Stato italiano verserà nelle casse libiche sarà ripartita in 200 milioni di euro l'anno per 20 anni, destinati a progetti infrastrutturali. Come l'autostrada costiera Tunisia-Libia-Egitto, grande opera sulla quale Valentino Parlato, il fondatore del Manifesto, nato e vissuto per molti anni nella ex-colonia italiana, spera che possa concentrarsi la speranza di un lavoro per quella manodopera dell'immigrazione proveniente dal nordafrica: la Libia terra di risorse e non più solo di transito. L'accordo siglato oggi, secondo il giornalista, "è un dovere morale. Gli italiani non sono mica stati gentili con la Libia, trent'anni di colonialismo sono costati migliaia di morti. L'eroe indipendentista, Omar Mukhtar, è stato impiccato in piazza. Ma quest'accordo ha anche una sua convenienza economica. La Libia non è più lo 'Stato canaglia', i nostri rapporti commerciali sono stretti. L'Eni in Libia ha grossi interessi economici". Il Paese nordafricano, secondo Parlato, "è in grande crescita, tra dieci anni sarà pronto per la democrazia".

Prima del suo ritorno nel BelPaese, Berlusconi affronta un breve colloquio ed un'importante stretta di mano con il vicepremier russo Serghei Ivanov. Aleggia sull'incontro la crisi georgiana, ma anche e soprattutto il ruolo di Gazprom nei confronti dei rapporti tra il Paese nordafricano e l'Italia, porta d'accesso delle risorse energetiche libiche sull'Europa. La partita energetica tra il nostro Paese e la Libia non dovrebbe destare gelosie nel gigante russo, che è intenzionato a dirigere i propri interessi sui giacimenti libici al grido di "se non puoi combatterli, comprateli": Gazprom, dopo essersi aggiudicata le prime licenze da "libero mercato" fornite dal Colonnello nel gennaio scorso, si è infatti offerta di acquistare tutto il petrolio e gas disponibile per le esportazioni dalla Libia. E, dopo la visita ufficiale a Tripoli dell' amministratore delegato Alexsei Miller il 18 luglio scorso, considera il Paese di Gheddafi suo partner prioritario nel Nord Africa. All'inizio dell'estate la società ha installato il suo primo ufficio in Africa nella vicina Algeria: la partita è aperta.

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