giovedì 28 agosto 2008

La Primavera di Praga, L'invasione sovietica nei ricordi dei politici dell'Orvietano

La Primavera di Praga, L'invasione sovietica nei ricordi dei politici dell'Orvietano
di Jacopo Teodori - http://www.orvietonews.it

Pochi giorni fa, il 20 agosto 1968, ricorreva il quarantennale dell'ingresso dei carrarmati sovietici a Praga. L'intervento era stato deciso per fermare con le armi il tentativo di riforme che, alcuni esponenti del partito comunista cecoslovacco, stavano portando avanti nel loro paese.
Quella che normalmente viene definita come la Primavera di Praga è stata un periodo storico breve, va infatti dal 5 gennaio 1968 al 20 agosto del medesimo anno, ma molto importante per
la nostra storia contemporanea.

In Cecoslovacchia fin dalla metà degli anni Sessanta in tutto il paese si erano percepiti segni di crescente malcontento verso il regime. Le istanze dei riformisti, il cui leader era Alexander Dubček, avevano trovato voce in alcuni elementi all'interno dello stesso Partito Comunista Cecoslovacco. Le riforme politiche di Dubček, che egli stesso chiamò felicemente "Socialismo dal volto umano", in realtà non si proponevano di rovesciare completamente il vecchio regime e allontanarsi dall'Unione Sovietica: il progetto era di mantenere il sistema economico collettivista affiancandovi una maggiore libertà politica - con la possibilità di creare partiti non alleati al partito comunista - di stampa e di espressione. Tutte queste riforme furono sostenute dalla grande maggioranza del paese, compresi gli operai. Ciononostante furono viste dalla dirigenza sovietica come una grave minaccia all'egemonia dell'URSS sui paesi del blocco orientale e alla sicurezza stessa dell'Unione Sovietica.

L'intervento Sovietico fece grande scalpore in tutto il mondo e determinò un profonda riflessione all'interno di tutti i partiti esistenti allora in Italia. L'argomento fu discusso a tutti i livelli e ovviamente anche nella nostra realtà locale i partiti affrontarono una discussione serrata. In questa prima fase abbiamo sentito alcuni esponenti politici locali per farci raccontare le loro impressioni e i loro ricordi, successivamente ci riserviamo di riprendere l'argomento con altre personalità dell'Orvietano.

Franco Barbabella , esponente del Partito Socialista orvietano, ricorda con molta tristezza quel periodo: "Come molti giovani di sinistra dell'epoca, vedevo nella Primavera di Praga l'esigenza di libertà che non poteva prescindere dall'abbattimento dei regimi comunisti. Le idee che portavano avanti Dubček e tutti i riformisti della Primavera praghese erano anche politicamente molto vicine alle nostre. Per noi studenti universitari fu un duro colpo, ci fece capire che nella Storia una cosa è il sogno, un'altra la realtà. La libertà è un bene molto duro da conquistare. Io non ero iscritto a nessun partito all'epoca ma, come tutti gli altri studenti universitari, notavo il grande imbarazzo che era presente all'interno del PCI, che fu logorato da questa vicenda e che tardò molto ad esprimere a livello nazionale un posizione univoca. Dico a livello nazionale non casualmente perché a livello locale ci furono diverse prese di posizione; nel PCI orvietano, se non ricordo male, la maggioranza dei dirigenti si schierò a favore dell'invasione sovietica. Apprezzammo moltissimo invece la posizione del Partito Socialista che si dichiarò contrario all'invasione e sostenitore della Primavera. Quando andai a Praga, molti anni dopo, visitai i luoghi simbolo della rivolta. Ricordo che quella notte del 1968 molti studenti piansero per il dolore".

Un ricordo meno nitido, anche per questioni anagrafiche, ha invece il vicepresidente del consiglio comunale di Orvieto Fausto Vergari : "Nel 1968 ero molto giovane, non ero ancora iscritto a nessun partito e non so quello che avvenne all'interno del PCI orvietano. Ricordo però che naturalmente mi trovai sulle posizioni dei rivoluzionari praghesi. L'idea forte, già allora, era quella che la libertà fosse la cosa più importante e che si doveva lottare contro ogni tipo di regime, per questo non potevo che essere contrario all'invasione sovietica".

L'assessore Pirkko Peltonen ricorda quel periodo in modo personale: "Nel 1967 ero a Milano, venivo dalla Finlandia dove iniziava ad esserci il vento di libertà che poi sfociò nella rivolta studentesca in tutta Europa. Ricordo che abitavamo davanti alla sede del Corriere della Sera contro il quale ci furono le prime proteste di giovani studenti. Io non ero iscritta al PCI ma seguivo attentamente la vita politica e parlavo spesso con loro. Per noi che ci sentivamo di sinistra la Primavera praghese era la realizzazione di un socialismo dal volto umano, un socialismo riformato che guardasse alle classi più deboli e le aiutasse ma non fosse autoritario. Si presentava un'alternativa all'assolutismo sovietico. Io e mio marito parlammo, i primi giorni di agosto del 1968, con un critico musicale comunista, di quelli duri e puri, chiedendogli se secondo lui ci poteva essere una repressione. Lui rispose che la escludeva totalmente perché in Cecoslovacchia stava avvenendo un qualcosa di totalmente nuovo. Poco tempo dopo ero al mare, il pomeriggio andammo al bar a vedere il telegiornale e vedemmo tantissima gente, molti piangevano. I carrarmati sovietici erano entrati a Praga. Smisi di credere nel socialismo reale dal volto umano. In Finlandia ci fu una dura protesta dei giovani davanti all'ambasciata dell'Unione Sovietica. Mi permetta di dire che le idee di rivolta continuarono nel '68 in tutta Europa e in Finlandia furono occupate le università come in Italia, con una grande differenza però: mentre in Finlandia i giovani contrattarono con i presidi per alcuni cambiamenti nel mondo universitario e non solo, in Italia non furono capiti. Ciò, a mio parere, causò la deriva terroristica degli anni settanta".

Antonio Ruina , oggi appartenente al PD, ricorda bene quel periodo: "Mi ero iscritto alla DC da pochi mesi, seguivamo con grande interesse la Primavera di Praga, anche perché erano i primi tempi del centrosinistra e il Partito Socialista era entrato nel governo. Noi giovani Democristiani eravamo forti sostenitori di questo progetto. Vedere un'alternativa al comunismo sovietico ci entusiasmò molto, speravamo che fosse la prima breccia nel sistema comunista. Sinceramente mi ricordo che politicamente speculammo molto sull'evento. Io vivevo a Ficulle dove il PCI era molto forte, l'invasione ci portò molti voti in più la successiva tornata elettorale, noi facemmo una campagna elettorale concentrata su questo tema. Mi ricordo con nettezza che quando i carrarmati sovietici entrarono a Praga io e altri miei amici fummo molto tristi, non sapevamo cosa potesse accadere dopo, sapevamo solo che un qualcosa di nuovo, interessante anche per noi che avevamo idee politiche lontane e diverse, veniva soffocato da una dittatura".

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