venerdì 1 agosto 2008

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Bologna, vittime senza verità

Enrico Campofreda - 01 agosto 2008

Bologna, vittime senza verit�

Il quindicennio di stragismo, di cui la bomba alla stazione è il momento più luttuoso, secondo quanto recitano i dispositivi delle sentenze nel rapporto fra mandanti politici più o meno occulti, manovalanza neofascista, servizi e malavita organizzata visse una tragica realtà. Le iniziative come quella lanciata da Raisi mirano ad azzerare questo quadro, creando una storia di comodo e chiedendo di riscrivere i processi, un disegno molto più ambizioso della semplice "solidarietà ai camerati" lanciata negli anni Novanta

Magari fossero solo patacche, come Paolo Bolognesi Presidente dell'Associazione parenti delle vittime le aveva immediatamente definite. Patacche di Cossiga, ch'era non dimentichiamolo Presidente del Consiglio dei Ministri il 2 agosto 1980. Patacche di Carlos, il superterrorista venezuelano navigato cantore di presunte verità tutte pro domo sua. Invece il ritorno della ‘pista palestinese' come matrice per la bomba alla stazione di Bologna - una bomba che sarebbe scoppiata per caso mentre quell'esplosivo transitava per la penisola, che da più parti è stava etichettata come l'ennesima boutade di chi nei segreti dell'Italia stragista e piduista ci sguazza come un pesce - nelle mani di esponenti della maggioranza assume il profilo d'un esplicito tentativo di riscrittura della storia italiana in salsa revisionista.

Secondo una sperimentatissima regia nell'ex Casa della Libertà ora Pdl uno lancia la provocazione e dopo un po' su questa si costruiscono polveroni. Ecco dunque il deputato di aenne Raisi che dà fiato alle sparate cossighiane chiedendo perché il sostituto procuratore Giovagnoli non ascolti il Presidente Emerito. E ancora rivolgendosi al Guardasigilli parla di "documenti e prove schiaccianti". Gli fa eco l'immancabile onorevole Bocchino che accenna a un documentato dossier che farebbe emergere lacune della magistratura sulle indagini della strage di Bologna. Quanto risulti ricco e fondato tale dossier non è ancora dato sapere ma c'è chi sospetta altre montature alla Mitrokin oppure semplici congetture spacciate per notizie. Come quelle raccolte nel 1994 attorno alla struttura "E se fossero innocenti" che con adesioni trasversali di nomi noti paventava l'estraneità alla strage dei neofascisti Mambro, Fioravanti, Cavallini, tutti condannati all'ergastolo con sentenze già o successivamente definitive.

Quell'iniziativa alla lunga sortì l'effetto - assieme alla campagna dell'Associazione pararadicale "Nessuno tocchi Caino" - di portare stragisti e pluriergastolani mai pentiti come la coppia Mambro-Fioravanti fuori dai luoghi di detenzione. Lo zelante deputato Raisi potrebbe invitare il loquace Cossiga a discorrere sui tanti risvolti del golpismo strisciante a suon di bombe operato dai servizi segreti che insanguinò il nostro Paese. Per spiegare come mai le famose liste della loggia di Gelli fossero infarcite di militari: i generali dei Carabinieri Miceli (discusso dai tempi della madre di tutte le stragi, quella di Piazza Fontana del 12 dicembre ‘69) e Musumeci e Siracusano. I colonnelli La Bruna e Del Gaudio, il generale dell'esercito Santovito. Invece Raisi recupera il la del mai pensionato Picconatore che di tanto credito ha goduto anche a sinistra e non certo per questioni di parentela familiare.

Lui è l'immagine del fascino di certa ‘realpolitik' che gli ha consentito sopravvivenza istituzionale ben oltre i variegati trascorsi di democristiano criptico e legato al Palazzo. Che col più anziano Andreotti ha ben incarnato i misteri dell'atlantismo anticomunista pronto a servirsi d'ogni strumento, da Gladio al rinato fascismo missino. Il quindicennio di stragismo, di cui la bomba di Bologna è il momento più luttuoso, secondo quanto recitano i dispositivi delle sentenze nel rapporto fra mandanti politici più o meno occulti, manovalanza neofascista, servizi e malavita organizzata visse una tragica realtà. Le iniziative come quella lanciata da Raisi mirano ad azzerare questo quadro, creando una storia di comodo e chiedendo di riscrivere i processi, un disegno molto più ambizioso della semplice solidarietà ai camerati lanciata negli anni Novanta dai postfascisti parlamentari come Storace, Gasparri, Alemanno.

Le polemiche di questi giorni, con tanto d'ipotesi di contestazione al rappresentante del governo per la commemorazione ufficiale, che si terrà come di consueto dopo il corteo domattina nel piazzale antistante la Stazione per rendere omaggio alle 85 vittime e agli oltre 200 feriti, hanno indotto al forfait Alfano, il Ministro della Giustizia firmatario dell'ultimo lodo berlusconiano. Sul palco a raccogliere i fischi di rito - perché dei mandanti dopo ventotto anni si continua a non parlare - ci sarà un ministro meno altolocato, quello per l'attuazione del programma Gianfranco Rotondi. Stizzito per certe dichiarazioni che lo riguardavano pubblicate stamane sul Corsera aveva inizialmente detto no anche lui. Ma il Capo ha dato segni di nervosismo: l'Esecutivo doveva comunque essere rappresentato nel luogo della strage e a Rotondi non è rimasto altro che mettersi a disposizione.

Enrico Campofreda

Per il partito che ancora non c'é

Grazia Paoletti - 31 luglio 2008

Per il partito che ancora non c'� La sinistra si deve presentare alle prossime elezioni con una sola lista per dare il segno concreto della sua scelta irreversibile di unità. Una scelta che passa anche per il riconoscimento del governo come obiettivo e per un progetto di contenuti. E' ciò che chiede il suo popolo fin dagli Stati generali di dicembre.

La situazione politica nel Paese è molto grave. La scomparsa dei grandi partiti di massa ha portato ad un ventennio di progressiva instabilità che ha segnato la vita della Repubblica e che oggi potrebbe portare ad una affermazione della destra.

Le recenti vicende dimostrano che si stanno producendo effetti negativi anche sul processo di unità della sinistra a gran voce reclamato da milioni di elettori e a fatica avviato per la riottosità di qualche stato maggiore di partito della stessa sinistra.

Il 5 maggio e poi l' 8 e 9 dicembre 2007 hanno suscitato grandi aspettative nel popolo della sinistra, ma poi il processo si è bloccato. E' evidente che non tutti sembrano avere piena consapevolezza dei pericoli che sovrastano la sinistra, che non solo rischia la marginalizzazione ma addirittura l'implosione. Non si va da nessuna parte con una semplice alleanza elettorale: manca di appeal, non suscita entusiasmo, aspettative, fiducia, nè quindi consenso. Il popolo della sinistra non si sente rappresentato da una frammentata manciata di partitini, e l'astensionismo di sinistra è un rischio reale.

Non basta, perciò, parlare di confederazioni, di patti di unità di azione, di portavoci unici e di tutta quella congerie di marchingegni tattici che non aggrediscono a fondo il problema e che non sarebbero in grado di accendere nuove speranze né di infiammare i cuori. Chi ha coraggio lo tiri fuori ora e si esponga, se davvero crede all'unità.

La federazione è credibile solo, visti i tempi stretti, se si pone come un primo passo verso un partito unico della sinistra unita e plurale, un partito popolare e democratico, con un'etica, una struttura, una organizzazione, una disciplina interna. Un partito di governo, che ha un progetto di governo anche quando dovesse stare all'opposizione. Un grande partito, a cui guardano milioni di cittadini italiani, non può definirsi tale se non supera almeno il 10%; altrimenti resta un club.

Occorre oggi rompere gli indugi e compiere rapidamente un'accelerazione verso il processo unitario, abbandonando i deprimenti tatticismi ed i vecchi vizi da e del ceto politico.
Occorre un'unità vera, un'unità che chiami alla partecipazione ed al protagonismo tutto il popolo della sinistra che va ben oltre gli iscritti ed i simpatizzanti degli attuali partiti. Un'unità che si costruisca su un progetto di trasformazione della società, sulla difesa dei ceti più deboli, sull'esercizio della democrazia e non solo sulle simbologie.

E' quindi indispensabile che la sinistra si presenti alle elezioni anticipate con una lista unica per dare il segno concreto della sua scelta irreversibile per l'unità, ma occorre aver chiara e comunicare esplicitamente agli elettori l'idea di voler conquistare voti per governare. Per far questo, oltre alla determinazione, ci vogliono decisioni coraggiose che non portino a scelte personalistiche e/o settarie. E' necessario indicare la volontà di ricercare una eventuale possibile alleanza con il Pd, da pari a pari, non subalterna, per costruire un nuovo centro-sinistra che faccia tesoro degli errori della esperienza dell'Unione; alleanza da costruire su punti condivisi, se ve ne saranno, nell'interesse del paese.
Occorre quindi, come sta avvenendo in moltissimi territori, costruire in ogni parte dell'Italia quella sinistra unita, popolare, plurale e democratica che era stata la stella polare della grande Assemblea Nazionale del 8 e 9 dicembre scorso alla quale avevano dato piena adesione e si erano impegnati anche i quattro Partiti della sinistra.

La catastrofe elettorale e i congressi deprimenti recentemente terminati hanno ulteriormente peggiorato la situazione di frammentazione della sinistra e di disorientamento dei cittadini non direttamente coinvolti. Altro che mancanza di appeal! C'è il rischio fondato di disgustare per sempre il nostro popolo, che prima di essere considerato fatto di possibili elettori va visto come insieme di soggetti che non sanno più dove collocare le loro speranze e aspettative di mutamento della società, di una società che non piace e non accoglie; non sanno in chi avere fiducia, con chi e come concretamente operare. Questo porta al qualunquismo, al grillismo, al riflusso localistico leghista, insomma a destra.
E di questo siamo tutti responsabili, noi che ci diciamo o pensiamo sinistra.

Quindi basta con i marchingegni tattici. Tiriamo fuori un progetto credibile e attraente che dia speranza e quindi voglia di impegnarsi. Non oso adoperare il verbo "lottare": c'è molta strada lunga e faticosa da fare per arrivare a questo punto. Rinnovo però l'appello: chi ha coraggio si esponga, ma senza mire personali, per salvare una sinistra per l'Italia.
Nei territori vi sono gruppi, associazioni e altro che lavorano e tentano di costruire forme nuove della politica, che purtroppo convivono con le vecchie oligarchie dei partiti in frantumi.
Non so come si possa superare questo momento, salvo che parlando di contenuti, in modo costruttivo. Fare politica non "contro" ma "per".

Grazia Paoletti
*Associazione Luigi Longo

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