mercoledì 20 agosto 2008

Correnti in guerra - http://quotidianonet.ilsole24ore.com/politica

Correnti in guerra, il Pd sbanda
Walter e Massimo, duello eterno

Sulla Festa, la prima del nuovo partito, aleggia il fantasma del 'rompete le righe'. Perché fra sfilacciature, distinguo e no comment il Pd fatica a trovare coesione e identità

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Il comizio di Veltroni a Milano ROMA, 19 agosto 2008 - Riassumendo. Affanno in diretta dal telefonino di Rosi Bindi: «Sono in montagna (respiro profondo). Sentiamoci dopo (quasi un rantolo). Eh? Il Pd e il caso Chiamparino? No, non posso. Grazie».

E il numero due Franceschini? «E’ all’estero», risponde, gentile ma ferma, una giovane signora. Glaciale Luciana Pedoto, deputata, classe 1969, braccio destro del potentissimo Beppe Fioroni, colui che, di fatto, tiene in mano l’organizzazione del Pd: «Non riteniamo proficuo intervenire». Clic. Non risponde Giorgio Tonini. E poi c’è la gola profonda: «Ma è talmente chiaro: è partita l’offensiva dalemian-mariniana in periferia. In attesa della campagna d’autunno».

Sarà. Di certo, il Pd (dimenticavamo: Goffredo Bettini è in Thailandia e non legge i giornali italiani, il presidente della Provincia di Roma, l’iper-veltroniano Zingaretti, non risponde) se la passa davvero male.

IL SEGRETARIO Veltroni è stato costretto a prendere carta e penna per difendere il sindaco di Torino Chiamparino e la governatrice piemontese Mercedes Bresso dai maldipancia di deputati e consiglieri regionali che hanno stilato una nota pacata nella forma ma durissima nella sostanza contro i due amministratori. E tutto questo perché il primo cittadino del capoluogo piemontese era stato impietoso: «La vera questione che bisognerebbe discutere è la direzione di un partito in cui gli interessi delle componenti predominano sugli interessi generali». Accuse respinte al mittente.

Intanto, a Roma, si consumava l’affaire-Amato, con l’ex presidente del Consiglio, ex ministro dell’Interno, ex vice di Craxi, ex socialista ed ex di molto altro ancora che ha accettato di collaborare con il sindaco Alemanno. Per non parlare di Franco Bassanini pronto a dare una mano al leghista Calderoli.

Oppure (non c’è mai pace) di quell’Antonio Bassolino, difeso a spada tratta dai vertici del partito durante la vergogna-rifiuti, che, così, a freddo, dichiarava di non voler firmare la petizione «Salva l’Italia» promossa da Veltroni che dovrebbe culminare in una ‘manifestazione di massa’ a Roma contro il Cavaliere.

E che dire della Sardegna, con Antonello Cabras dimissionario a metà luglio, esasperato da un Partito diviso da mille polemiche in vista delle regionali del 2009? E i malumori (eufemismo) contro Anna Finocchiaro, colei che ha guidato il Pd in Sicilia riuscendo a ottenere il peggior risultato del dopoguerra e poi rifugiatasi al Senato in un collegio emiliano e anzi riconfermata come capogruppo a Palazzo Madama? Per non parlare di Firenze con l’assessore Cioni (uno che di voti ne ha davvero tanti) in guerra con i vertici del partito.

SI POTREBBE continuare per molto. Non mancando di notare che uno dei fautori della nascita dei ‘democrats’, Eugenio Scalfari, domenica non è stato un granché tenero. E che dire di Paolo Franchi che, sulle colonne del «Corriere», aveva di fatto messo a nudo l’estrema fragilità identitaria del Pd costringendo Tonini a una imbarazzata difesa?

Insomma, brutti tempi davvero. Ma ridurre la crisi a una sempiterna guerra tra dalemiani e veltroniani sembra azzardato. «No — interviene una gola profonda dalemiana —, non è azzardato. E’ stupido. Ma vi rendete conto che se ragionassimo in questi termini dovremmo inchinarci a Berlusconi e chiedergli scusa?». E perché? «Ma perché noi lo accusiamo di essere il vecchio e poi continuiamo con questa storiella di Walter contro Massimo. Che dura dai tempi della Fgci. Da metà degli anni Settanta. Uffa, che noia».

E allora? Chissà. Forse, per parafrasare il titolo di un fortunato libro di Emanuele Macaluso, grande vecchio della politica italiana, forse siamo al capolinea. E dire che fra quattro giorni comincia la Festa nazionale dell’Unità a Firenze. Pardon: la Festa Democratica........

FRANCESCO GHIDETTI

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