martedì 19 agosto 2008

FRANCO SENSI HA MANTENUTO LA SUA ULTIMA PAROLA - www.imgpress.it

FRANCO SENSI HA MANTENUTO LA SUA ULTIMA PAROLA: “FINCHÉ VIVO, LA ROMA NON LA LASCIO”
Roma & storia(18/08/2008)
di Anna Germoni
Franco Sensi ha mantenuto la sua ultima parola: “Finché vivo, la Roma non la lascio”. Tutto il resto, chiacchiere. Non ha ceduto. Il suo grande amore ha vinto sul business. In un mondo dove tutto ruota intorno ai soldi, lui, invece ha venduto tutte le sue proprietà e azioni pur di mantenere la parola (Compagnia Italpetroli Spa, Voce adriatica poi trasformatasi in Corriere Adriatico, hotel e proprietà immobiliari di famiglia a Visso, in provincia di Macerata, dove è stato sindaco tra le fila Dc). La sua famiglia era nata proprio a Visso: si occupava di transumanza delle pecore. Ogni anno d’estate proprio nella cittadina marchigiana, era facile vederlo a passeggio con la moglie. Molti giornalisti e tanti tifosi romanisti, sapevano che se volevano intervistarlo a lungo o parlarci, dovevano arrivare fino a Visso per farlo. La sua casa era aperta a tutti. Nonostante fosse il presidente della Roma, della “maggica”, non rifiutava o declinava nessuna richiesta. Scherzava con tutti, laziali compresi. Era umile, generoso e abitudinario. Molto metodico. Ormai a Visso, cittadina popolata d’estate più da romani che da marchigiani, tutti sapevano dove trovare “il presidente”: stesso bar, stesso giornalaio. Mai un’assenza alla fiera delle pecore a Cupi, nell’entroterra maceratese, per non dimenticare mai le sue origini e, stessa chiesa da decenni. Ma non il duomo, nel centro cittadino. Lui insieme alla moglie erano soliti andare in una chiesetta, stile neoclassico, poco distante dal paese marchigiano, e immersa nel verde. Una di quelle chiese, dove entrano a malapena una cinquantina di persone. Tutte le domeniche era lì. Alla solita terza panca. E all’uscita dalla messa, ovviamente qualche giornalista e molti curiosi si fermavano solo per stringergli la mano. Mai un ghigno di insofferenza. Sempre sorridente e disponibile. Questo era l’uomo Franco Sensi. Ha tenuto alto il sentimento di un uomo onesto e sempre umile. Non ha ceduto la “sua Roma” né ai russi né agli americani. Chi è romano, e romanista sa che la Roma non può venderla. Soprattutto se è stato suo padre, Silvio Sensi, a fondarla. Franco Sensi, aveva un anno quando la Roma è nata. Hanno fatto tutto un lungo percorso insieme. Lui ha amato la Roma, e la Roma, i giocatori, i tifosi, dopo alcuni anni di contestazione, lo hanno amato e capito. In una lettera che scrisse per il compleanno della società un anno fa scrisse: “Gli 80 anni della Roma sono i miei 80 anni”. Una volta (non era neanche un anno alla presidenza) Franco Sensi, ultimo grande custode di una tradizione orale romanista disse: “Mio padre oggi avrebbe più di cento anni: non si è mai stancato di raccontare la Roma, e a me sembra di averli vissuti e rivissuti più volte, quei giorni e quei fatti”. Ecco perché ha sempre detto: “Finché vivo la Roma non la lascio”. E’ stata sempre sua. Anche troppo. E per la Roma ci è anche morto. Questa è la storia un amore viscerale e vero. Ha visto milioni di bandiere sventolargli davanti. Ha fatto felice milioni di persone quel giorno al Circo Massimo. Ha avuto modo di guardare tutta quella felicità. Un giorno racconteranno di persone arrampicate sugli alberi, per una grande festa romanista. Raccontando del presidente Sensi, scopriranno che quelle persone erano veramente a milioni, che sono state per strada giorni, che c’erano uomini e donne fin sopra al Palatino, lì, sul colle dov’è nata Roma. Qualche stupido non ci crederà e, dirà: “la solita sparata romana”. Invece grazie a Franco Sensi, la Roma “è nata grande e… grande hai da restà”.




Anna Germoni

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