giovedì 17 luglio 2008

Primo piano

Lettera di Riccardo Nencini al Corriere della sera

17/07/2008

Caro Direttore,

Ostellino nell’editoriale di ieri torna su un tema irrisolto: il rapporto difficile fra socialisti ed ex-comunisti.Vorrei riprendere alcune considerazioni lì sviluppate.
Le prime, amare, riguardano il caso Del Turco. E’ stato scritto che le presunte tangenti servissero a comprare il passaggio di otto senatori dello SDI nelle file del PD.
Impossibile. Non c’erano senatori socialisti. Se anche vi fossero stati, non sarebbe stata un’operazione praticabile perché i socialisti non sono in vendita.
C’è un secondo motivo d’amarezza. E’ almeno bizzarro che quando si tratta di eleggere rappresentanti della sinistra il PD presenti con legittimo orgoglio le sue donne ed i suoi uomini; ma quando gli stessi cadono in disgrazia – mi auguro per Del Turco temporanea – diventano improvvisamente ex socialisti, ex democristiani o ex qualsiasi altra cosa.
Ma veniamo al nodo politico della “solitudine dei socialisti”. Un partito dell’1% può sentirsi solo, ma non quando è in compagnia di buone idee.
Idee non dissimili da quelle che hanno segnato la rinascita del partito laburista britannico e dei socialisti spagnoli. Idee che si richiamano all’individualismo solidale, che non si rassegnano a confondere il mercato con l’egoismo edonista e che credono fortemente nella funzione della politica. Idee che si richiamano al merito, al talento, all’inclusione, ad una serena sicurezza per i cittadini.
Era proprio la modernità di queste idee, portate avanti coraggiosamente dai socialisti, a spaventare certa sinistra. Idee scomode in quanto dotate della forza, e non soltanto del pessimismo, della ragione.
Tangentopoli ha costituito una facile scorciatoia per tentare di liquidare questo pensiero, ma senza successo. Si può annientare un avversario politico, infatti, ma non si può deviare il corso della storia.
E’ da lì che parte quella che Ostellino definisce “la sorda continuità antisocialista … che consente al postcomunismo di sottrarsi a una scelta culturale, politica e, perché no, elettorale”. Questi evitamenti sono la principale spiegazione delle difficoltà della sinistra italiana, che ha cercato di sopperirvi legandosi prima alla sinistra radicale e ora all’inqualificabile (strictu sensu!) Di Pietro, ma sempre escludendo l’unico approdo possibile. Può anche capitare la sorte di vincere un’elezione – 2006 docet – ma resti comunque senza un impianto politico-culturale per governare.
Ricordo che solo quando i socialisti hanno avuto percentuali elettorali a due cifre il centrosinistra ha dimostrato robustezza e l’effettiva possibilità di diventare maggioranza in Italia.
Noi stiamo qui, su una frontiera politica e culturale che con coerenza presidiamo da oltre quarant’anni. E i riformisti, prima o poi, verranno a bussare.

Riccardo Nencini, segretario nazionale del Partito Socialista

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