sabato 19 luglio 2008

Riforma della giustizia e buon governo - Cesare Serrini

Ha fatto bene Nencini ad intervenire oggi (18.7.2008, N.d.R.) - efficacemente - sul Corriere della Sera per toccare, tra gli altri, il tema dell'arresto di Del Turco (e di metà del Partito Democratico abruzzese).
Condividendone la impostazione complessiva, mi limito ad una breve considerazione che sottopongo all'attenzione di quanti (immagino pochi) avessero occasione di valutarne la condivisibilità.
A prescindere dalle vicenze abruzzesi, almeno all'apparenza complessa comunque non assoggettabili a giudizi sommari (non in ottica giustizialista ovviamente, neanche però in quella tipica della reazione socialista post-tangentopoli) mi pare del tutto evidente come da tempo nel Paese siano diffuse degenerazioni affaristiche e clientelari della politica, anche a sinistra, soprattutto negli enti locali.
Sarebbe un errore ignorare e/o sottovalutare la portata negativa del fenomeno; non esistono d'altro canto isole felici e la stessa realtà marchigiana non ne è immune. In sintesi, se da un lato è indubbio che i socialisti debbono essere in prima fila nella battaglia per la riforma della giustizia, dall'altro mi pare che in prima fila dovremmo essere anche nella battaglia per il buon governo.
Purtroppo spesso i principi costituzionali in materia di buon andamento e di imparzialità della p.a. vengono sottopopsti a violazioni clamorose ed insopportabili, come tali percepite dai cittadini.
La importanza della questione è tale da non poter essere delegata ai chiacchiericci (spesso) inutili dei convegni.
Si tratta piuttosto di un tema politico essenziale, rispetto al quale la elaborazione di proposte concrete di soluzione dovrebbe costituire una delle priorità del programma che il nuovo soggetto uscito dalla Costituente Socialista si accinge a proporre alla società marchigiana.

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