martedì 15 luglio 2008

A tu per tu con Ivo Costamagna

A tu per tu con il Segretario Provinciale PS
IVO COSTAMAGNA

intervista di Riccardo Morelli


Caro Segretario, sei di ritorno dal 1° Congresso Nazionale del Partito Socialista. Puoi darci la tua testimonianza dell’evento e raccontarci le tue impressioni?

Forse per la prima volta in tutti questi anni sono arrivato al Congresso con una sensazione pessimistica, che non avevo avuto neanche negli anni bui, come se stavolta fosse davvero difficile trovare il filo da riannodare. Il Congresso ha sciolto le nostre ansie e ci ha dato un respiro nuovo. Ora non so dirti come andrà: sicuramente va dato atto a Nencini, alla Locatelli ed anche al vecchio gruppo dirigente, di aver fatto crescere ora dopo ora il Congresso, il cui risultato è stato superiore ad ogni aspettativa (come ho potuto rilevare anche dai commenti di giornalisti del fronte opposto). Il popolo socialista ha ritrovato l’orgoglio – i fischi a Veltroni – ma anche il gusto di pensare in grande, guardare al futuro ed iniziare a costruirlo. Orgoglio e capacità di pensare: sono queste le basi indispensabili per progettare il “nuovo inizio”. Un sentiero si è riaperto.

Il 1° Congresso del Partito Socialista tra vecchi riti e nuove formule: cosa buttare, cosa salvare?

Certamente la finestra sul mondo con la quale si è aperto il Congresso, con le testimonianze su Praga e sulla situazione del Tibet, una novità che ha cercato di coniugarsi ad un vecchio rito che considero da salvare.

Resta il problema grande della forma partito. Abbiamo una struttura ancora quasi post morandiana, fortemente condizionata da un modello gerarchico, un vecchio arnese che andrebbe buttato. Ci impegneremo a reinventarlo attraverso il nuovo Statuto del Partito, che è in fase di elaborazione.

Che giudizio dai della soluzione unitaria che è emersa dal Congresso?E’ stata il frutto di un accordo politico o una soluzione di compromesso per salvaguardare l’immagine del Partito?

Anzitutto voglio smentire che sia stata una mediazione al ribasso per salvare la faccia e l’immagine esterna del Partito. Posso dire di aver seguito la trattativa direttamente ed è stato un confronto vero sulla politica quello che ha portato alla sintesi unitaria. Te lo riassumo così: da un lato Riccardo Nencini e la maggior parte del Partito che rappresentava l’esigenza di incalzare il PD per fargli modificare l’attuale catastrofica linea politica e per cercare una nuova alleanza riformista che guardasse anche all’UDC; dall’altra, la mozione Locatelli che, quasi a completamento naturale di questo ragionamento, poneva alla maggioranza il problema che noi da soli non riuscivamo ad essere autosufficienti per costituire la “terza gamba” di questa nuova alleanza. Occorreva mantenere aperta la Costituente alle forze sparse e disperse, laiche e di sinistra democratica, che dopo l’attuale stagione dei congressi dovessero separarsi dall’ambiguità di essere insieme forza di lotta e di governo, per assumere una chiara connotazione riformista, avendo a riferimento il Partito del Socialismo Europeo. Con loro occorre creare - e qui la convergenza importante anche della mozione UIAS – quella sinistra larga e plurale, figlia dell’elaborazione lombardiana, che abbia come altra caratteristica fondante la propria autonomia. Dunque un cantiere aperto, per una forza plurale, autonoma, in collaborazione – competizione col PD.

Quali condizioni pone il Partito Socialista al PD perché quest’alleanza riformista vada in porto?

Una forza politica che all’ultima tornata elettorale ha raccolto meno dell’1% non è nella posizione di porre delle condizioni. Noi abbiamo fatto quello che da sempre ci riesce bene: ragionare e porre al PD – dopo aver salutato il suo segretario con i fischi, ai quali, ti confesso, sulla base di ciò che è accaduto prima delle elezioni, non mi sono unito per un solo motivo: non so fischiare (come avrebbe detto Bettino Craxi) – il problema che riguarda non noi, ma tutto il centrosinistra ed in definitiva il Paese. Questa alleanza con Di Pietro – e la manifestazione di Piazza Navona di alcuni giorni fa lo ha dimostrato – era sbagliata, innaturale, quindi perdente. Il PD deve prenderne atto ed essere conseguente.

Il Congresso Provinciale ha salutato l’elezione di Ivo Costamagna a Segretario. Si chiude una fase costituente e se ne apre una nuova: con quali prospettive?

Ringrazio anzitutto i compagni per l’ulteriore attestazione di fiducia. Spero di portare a compimento quello che abbiamo iniziato con l’accordo unitario, ma non ancora generale, che ha coinvolto il partito provinciale maceratese.

Mi riferisco al fatto che il rinnovamento per noi doveva essere prima dei metodi, dei comportamenti, delle idee ma poi dovrà anche essere degli uomini. Quanto ai comportamenti e ai metodi, mi pare che con il Congresso abbiamo fatto un bel passo avanti: già questo è un segnale di discontinuità. Appena riusciremo ad averne le condizioni – e lo decideremo insieme – io intendo anche favorire quel rinnovamento di uomini che riguarda l’immagine esterna del partito. Lo faremo, nell’immediato attraverso l’elezione degli Organi Esecutivi e, appena possibile, anche nella Segreteria.

Tuo figlio Mario, al quale hai dedicato la tua elezione a Segretario Provinciale, ha 17 anni. Cosa ti senti di dire ad un ragazzo della sua età per convincerlo ad aderire al Socialismo?

Dico a questo ragazzo la stessa cosa che ho detto a mio figlio Mario il giorno che gli ho proposto di iscriversi al nascente PS. Gli ho domandato se riteneva che in questa società fosse venuta meno la necessità della presenza di una forza che da sempre, aggiornando il suo linguaggio ai tempi, parla in maniera chiara di difesa degli ultimi di tutti i tipi, di stare da una parte sola, quella dei lavoratori, di valorizzare i meriti ma continuare a sostenere i bisogni; una forza che legava i diritti civili a quelli sociali. Se avesse confermato questa esigenza, poteva considerarsi un socialista. Fortunatamente mi ha risposto di sì.

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