venerdì 14 agosto 2009

*INTERVISTA A... "TUTTO CAMPO" AL SEGRETARIO NAZIONALE DEL PARTITO SOCIALISTA, ON. RICCARDO NENCINI*

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From: Webmaster <giuseppe.iacopini@gmail.com>
Date: Thu, 13 Aug 2009 08:07:40 -0700 (PDT)
Subject: [PARTITO SOCIALISTA - SOCIALISMO MACERATESE] 8/13/2009 10:12:00 AM
To: ivocostamagna@gmail.com

Diamo un'anima alla Sinistra Riformista !!
Riccardo Nencini (PS) intervistato da Termometro Politico
http://www.termometropolitico.it

13/08/2009 - Riccardo Nencini, 49 anni, presidente del Consiglio
regionale della Toscana, è dal 2008 segretario del Partito Socialista.
L'abbiamo intervistato, ponendogli le domande scelte dalla redazione e
proposte da voi lettori.

Il leader del PS conferma la continuazione del progetto di Sinistra e
libertà, ma ammonisce: «dobbiamo cedere ognuno un pezzo di sovranità».
Critica l'opposizione di PD e IDV, ma guarda con attenzione al
congresso democratico (e alle piattaforme di Franceschini e Bersani). E
difende Craxi, di cui dice: «non fu il principale referente politico di
Berlusconi».

Segretario, è previsto un passaggio congressuale per deliberare
sull'adesione del PS a Sinistra e libertà o sancirne il distacco

«Il congresso è previsto dopo le elezioni regionali, c'è stato un
consiglio nazionale a luglio che si è pronunciato sulla continuazione
di questa esperienza. Il congresso poi, nell'estate 2010, deciderà
definitivamente».

Come vede i rapporti tra il PS e il resto del centrosinistra?

«Da parte nostra c'è un'attesa forte per capire come si concluderà il
congresso del PD, ci sono due linee non dissimili ma neanche uguali tra
loro: quella di Franceschini e quella di Bersani».

In realtà i candidati alle primarie sono tre.

«Io sto parlando dei due antagonisti che presumo, non soltanto per
ragioni di sondaggio, che si giochino la partita della segreteria, e
quindi parlo di Franceschini e di Bersani. Due linee simili ma non
uguali, dicevo. Dipende da chi prevarrà; già sappiamo però, ed è un
fatto positivo, che entrambi ritengono superato l'isolamento
veltroniano».

Lei non esprime auspici sulla vittoria di uno, dell'altro o
eventualmente del terzo candidato...

«Assolutamente no. Non mi permetto di entrare nelle vicende interne di
un altro partito».

Ha parlato di 'isolamento' riferendosi alla scelta di Veltroni del
2008. A posteriori crede che sia stata una scelta giusta quella del PS
di correre da solo o sarebbe stato meglio fare come i radicali,
presentando candidati dentro le liste del Partito Democratico?

«La nostra è stata una scelta di grandissima dignità, l'ultima scelta
identitaria del Partito socialista italiano».

Quindi quella radicale non è stata una scelta degna?

«E' stata una scelta fatta da un altro partito, che non mi permetto di
giudicare».

Qual è il suo giudizio sull'opposizione finora svolta in Parlamento
contro il governo Berlusconi?

«L'opposizione riformista si è vista poco ed è stata poco incisiva. Ha
avuto molto più effetto, dentro l'elettorato di centrosinistra,
l'opposizione di Di Pietro. Ma nessuna delle due ha avuto la forza
della D'Addario».

Al Parlamento europeo il Pse, seguendo gli auspici del Pd, ha dato vita
all'Asde, l'alleanza dei socialisti e dei democratici. E' una soluzione
che la convince?

«Noi abbiamo contrastato questa soluzione, perché non c'era dietro un
disegno politico ma soltanto la logica dei numeri. Se avessimo avuto
degli eletti al Parlamento europeo avrei proposto loro di fare una
domanda: "dov'è la politica? O questo è solo un cambiamento di nome?"».

I vostri eventuali deputati a Strasburgo sarebbero confluiti in questo
nuovo soggetto?

«Sì, sarebbero confluiti nel gruppo e avrebbero fatto la domanda che le
dicevo».

Lei ha confermato la continuazione del progetto di Sinistra e libertà.
Però su molti temi esistono differenze significative tra il Ps e altri
componenti come i Verdi. Penso alla politica estera, al giudizio su
Tangentopoli...

«Quando si mettono assieme forze politiche che hanno una storia
importante alle loro spalle è difficile trovare delle convergenze. E'
necessario fare, sui diversi temi, ciascuno una cessione di sovranità.
E' quello che stiamo provando a fare, tenendo conto che Sinistra e
libertà dovrà avere un taglio riformista; diversamente non avrebbe
ragione di esistere».

Alla luce del fatto che un progetto del 3%, come Sinistra e libertà,
abbia questi problemi di identità non le sembra più comprensibile che
analoghe difficoltà viva un soggetto dieci volte più grande, cioè il Pd?

«Più comprensibile sì, ma non lo giustifica. Non giustifica un partito
che si è posto l'obiettivo di essere il partito della maggioranza degli
italiani; noi abbiamo un obiettivo più modesto».

Che è quello di?

«Alle Europee, era quello di superare lo sbarramento del 4%. Oggi è
quello di dare un'anima alla sinistra riformista in Italia».

Dal '93 in poi i socialisti italiani hanno sempre vissuto un po'
all'ombra della figura di Craxi. Non crede che sia giunto il momento di
fare i conti con questa figura, riconoscendone i meriti politici e i
limiti (non solo penali)?

«Sono stato l'ultimo parlamentare europeo che è andato a trovare
Bettino Craxi in Tunisia. Non rinnego quella storia, anzi è una bella
storia della sinistra italiana e dell'Italia del Novecento. Noi
dobbiamo prendere soprattutto un segno, che fu il segno distintivo
dell'azione di Craxi: l'innovazione. La sinistra italiana ha bisogno di
innovazione, e da lì possiamo prendere gli stimoli giusti».

Resta il fatto che, dopo quasi cento anni di storia, il Psi è morto
proprio sotto Craxi.

«Questo getta ombre sul suo operato politico, perché dopo la caduta del
Muro di Berlino anche lui commise degli errori. Questo è il punto, che
precede Tangentopoli».

L'aspetto giudiziario del percorso di Craxi va ignorato, rimosso,
superato? Qual è l'atteggiamento che si deve avere di fronte a una
verità accertata giudiziariamente?

«Rimane ancora attiva una domanda, quella che Craxi fece al Parlamento
italiano nel '92 e nel '93. E cioè: quali e quante fossero le
responsabilità, e come avvenisse collettivamente il finanziamento ai
partiti. Queste sono due domande cui la giustizia italiana ha già dato
una risposta, la politica no».

Traducendo: se tutti erano disonesti, se tutti si finanziavano
illecitamente, allora nessuno era responsabile.

«Le cito una pagina di un libro dello storico Luciano Cafagna, "La
grande slavina". Cafagna dice: tutto ciò che era stato consentito fino
a un certo giorno da un certo giorno in poi venne ritenuto illegale».

In realtà era illegale da molto tempo.

«Sì, ma era stato ritenuto consentito. La domanda è: chi rientra in
questo paradosso di Cafagna? Questa è la domanda che fece Craxi al
Parlamento nel '93 e a cui la politica deve dare una risposta. Se vedo
tutte le statistiche europee sul livello di corruzione in Italia, si
potrebbe dire che la politica italiana abbia già dato una risposta.
Anche dopo Tangentopoli l'Italia resta ai vertici di quelle
graduatorie».

Secondo lei, in un certo senso c'è una continuità Craxi-Berlusconi?
Dopotutto Craxi fu, per anni, il principale referente politico del
Cavaliere.

«Questo non è vero, storicamente non è vero».

Il decreto salva-televisioni del 1985, i 21 miliardi di tangenti per
cui Berlusconi fu poi prescritto, Craxi fu persino testimone di nozze
del Cavaliere nel 1990. Non proprio uno sconosciuto.

«Berlusconi, per sua stessa ammissione, aveva anche nella Dc dei
referenti molto precisi, o nei repubblicani. L'assioma Craxi uguale
Berlusconi, se mi permette, è molto elementare. La verità è che quando
Berlusconi scende in campo Craxi lo critica, a partire dalle elezioni
romane, quando l'uno sosteneva Fini e l'altro Rutelli. E da lì in poi è
un crescendo. Che poi ci siano stati buoni rapporti con l'imprenditore
è un altro discorso».

Quindi lei non crede che ci sia stata, negli anni Ottanta, quantomeno
una contiguità di convenienza?

«Vede, a quel tempo c'era chi sosteneva che la tv commerciale non
dovesse esserci, e voleva la tv di stato senza telecomando: per esempio
il Pci».

La questione forse andrebbe posta in altri termini: non monopolio
pubblico contro apertura ai privati, ma monopolio pubblico contro
duopolio Rai-Mediaset. Questo, almeno, dice la storia.

«Sì, ma la storia degli inizi. Quando la posta in palio era il diritto
di cittadinanza dell'emittenza televisiva privata nel nostro Paese».

Storia degli inizi ma anche cronaca di oggi. E non sono intervenute
riforme, per esempio neanche quando il suo partito, segretario, ha
avuto responsabilità di governo: dal 1996 al 2001 e dal 2006 al 2008.

«Sa qual è stato l'ultimo ministro Socialista? Angelo Piazza, alla
Funzione pubblica con D'Alema, dieci anni fa. Nell'ultimo governo Prodi
avevamo un sottosegretario e una decina di parlamentari, se ci sono
state responsabilità vanno ripartite proporzionalmente con chi aveva
dieci o venti volte i nostri deputati. Del resto sono cronaca recente
le polemiche nel PD anche sulla mancata legge sul conflitto
d'interessi».


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Postato da Webmaster su PARTITO SOCIALISTA - SOCIALISMO MACERATESE il
8/13/2009 10:12:00 AM


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Ivo Costamagna
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ps-macerata.blogspot.com

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