martedì 13 luglio 2010

*Documento politico del secondo congresso nazionale del P.S.I *

Documento politico congressuale

I delegati al Secondo Congresso nazionale del PSI, riuniti in
Perugia:

approvano la relazione del segretario Riccardo Nencini;

si impegnano a proseguire la loro azione per tenere viva e
attuale la prospettiva storica dei valori del socialismo
riformista italiano ed europeo, espressi nella famiglia
europea del Pse e nell’Internazionale socialista, che sono
ancora più centrali oggi, quando l’economia globalizzata e la
crisi economica e finanziaria ad essa interconnessa rendono
ancor più evidente la necessità di nuove forme di governo
dell’economia e della finanza, coordinate a livello europeo e
mondiale, che richiedono anche partiti sempre più europei.

Notano come nell’ambito della crisi mondiale, esista una
peculiare crisi italiana, dovuta alla delusione per la pessima
prova mostrata dalla cosiddetta “seconda repubblica”, nata
all’insegna di un progetto politico senza basi culturali
condivise e senza una vera riforma costituzionale, con il
conseguente inaridimento del pensiero politico e del ruolo
dei partiti, fino alla scomparsa di un progetto di società
futura. In questo contesto, il disorientamento che ne è
seguito ha ulteriormente sostenuto il processo di
delegittimazione della politica, assieme all’inefficienza della
burocrazia e dei servizi pubblici, che sono pretesto per la
rivolta fiscale. E’ cresciuto il qualunquismo e sono scesi in
campo poteri alternativi, a cominciare da quelli mediatici ed
economici, che hanno alterato le normali procedure
democratiche.
dichiarano la necessità sempre più urgente che il Paese
riprenda il passo della politica europea, riportando al centro
dell’agenda pubblica, oggi bloccata da questioni morali e
giudiziarie che imbarbariscono il clima e disperdono energie,
da polemiche mediatiche e da manovre politiche fini a sè
stesse, le questioni davvero essenziali per i cittadini, quali
lo sviluppo della sicurezza sociale, dell’occupazione, della
tutela ambientale e dei diritti.
Ritengono urgente porre le basi di un nuovo welfare
italiano, fondato sulla cittadinanza, non sulle corporazioni, i
gruppi d’interesse, l’appartenenza regionale o familiare;
occorre un reddito di cittadinanza, un salario minimo
stabilito per legge, nuove politiche attive e universali per
l’occupazione, una riforma fiscale che privilegi il lavoro
rispetto alla rendita, per una maggiore giustizia sociale in
un’Italia che è sempre più ingiusta e ineguale;

Ricordano che altrettanto importante è la modernizzazione
del paese, le sue infrastrutture, favorendo la ricerca, lo
sviluppo ecologicamente sostenibile, le fonti rinnovabili, e la
diffusione delle reti telematiche e delle reti ferroviarie locali
e metropolitane, poichè le infrastutture di movimento delle
persone, delle merci e delle informazioni devono essere
diffuse sul territorio e giungere ovunque;

CREDONO quindi che occorra rinnovare e rilanciare il
progetto nazionale, costituzionale e repubblicano,
riformando lo Stato, offrendo agli italiani e alle italiane
nuova fiducia e nuovo ottimismo, ridefinendo l’identità
nazionale con la riforma della cittadinanza e l’integrazione
degli immigrati, un regionalismo solidale, un’idea d’Italia
alta e non provinciale, anche come attore di pace, sicurezza
e sviluppo nel Mediterraneo;

CHE OCCORRA stabilire su nuove basi la solidarietà tra le
diverse regioni, ricordando l’attualità di una questione
meridionale, e assumendo con serietà e senza demagogìe
una questione settentrionale che riguarda la necessità delle
aree più produttive del Paese di fronteggiare il mercato
unico europeo e la globalizzazione: è questa difficoltà di
fronte alle sfide della modernità che ha prodotto fenomeni
regressivi nel nostro Nord;

DICHIARANO che è anche indispensabile mettere in campo
al più presto un’alternativa riformista a questo governo
Berlusconi; appare urgente che le forze del centrosinistra si
dotino di una coalizione alternativa al Pdl, riconoscendo una
volta per tutte che il Partito democratico non è di per sè
sufficiente a rappresentare l’alternativa, e sembra anzi
inadeguato a costruirla; non è infatti sufficiente contare
sulle divisioni del centrodestra; l’alternativa riformista deve
nascere da un programma proprio, e da scelte chiare;
l’appello al voto di centro non significa rinunciare ai nostri
valori e contenuti sociali, laici, di progresso, bensì significa
conquistare il consenso degli elettori che oggi si astengono,
o sono incerti, convincerli che esiste un’alternativa credibile
alle politiche che oggi vengono portate avanti, e persuaderli
che il voto alle proposte del centrosinistra è davvero nel loro
interesse.

RIBADISCONO l’impegno, assieme a quello per la giustizia
sociale, a difendere ed ampliare le libertà individuali, la
laicità delle istituzioni, i diritti civili e la libera scelta
affettiva, familiare, personale in ogni campo.
Il PSI afferma la sua autonomia, intesa come condizione per
la migliore espressione della propria originalità nell’ambito
di una coalizione più ampia. I socialisti sanno che il PSI è
forte quanto più è forte la sinistra, che è come il mare in cui
i socialisti navigano: il PSI è debole quanto più è debole
nella società e nella politica uno schieramento riformista e
di progresso. L’autonomia socialista non è quindi chiusura
verso le altre esperienze di centrosinistra, ma precondizione
per la migliore solidarietà con esse. In quest’ambito, di
fronte alla necessaria collaborazione con il PD, appare di
grandissimo valore coordinare le forze del centro-sinistra
che portano un proprio messaggio originale e aggiuntivo
rispetto a quello del PD, a partire da quelle di Sinistra
Ecologia e Libertà, dei Verdi, dei Radicali, del variegato
universo laico, e ricercando poi un’alleanza con quelle di
tradizione cattolica democratica.
Il centrosinistra che vogliamo non può emergere solo
dall’ingegneria istituzionale o elettorale ma dalla
rappresentanza di valori e interessi. Oltre all’alleanza
politica, ritorna imprescindibile quella sociale: sindacati,
nuovi soggetti economici e sociali, lavoratori precari e
nuove professioni, associazioni della società civile e dei
consumatori.

Il Partito Socialista Italiano non è e non sarà mai un partito
interessato a difendere uno spazio di potere: è
indispensabile, per la nostra stessa esistenza, essere
all’altezza dei nostri ideali.

Siamo un partito che pensa in

grande, che vuole parlare a tutti gli italiani e le italiane, che
si impegna per il bene comune e non per l’interesse di
parte. Un partito che è consapevole di dover rappresentare
meglio al suo interno le differenze, a partire dalla differenza
di genere, la differenza giovanile, le nuove identità culturali
di un’Italia terra di migrazioni. Sin da oggi, ci impegnamo
ad essere un partito ancora più aperto, in ascolto e in
ricerca.

Perugia, 11 luglio 2010

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