domenica 25 luglio 2010

Due modi differenti di affrontare la “Questione Socialista”

Due modi differenti di affrontare la “Questione Socialista”
di Giuseppe Giudice

Penso che quella che viene definita dai politologi come la “Questione Socialista” costituisca il tema centrale della sinistra italiana. Un compagno che non viene certo dalla esperienza del PSI, come Alfonso Gianni, afferma perentoriamente che “senza socialismo non c’è sinistra”. Ma ci sono due modalità profondamente differenti, se non antagoniste, di affrontare il problema. Una è quella di considerare l’aggancio al socialismo della sinistra come un qualcosa che riguarda tutti coloro che si identificano nella sinistra che ha le sue radici nel movimento operaio (è da sempre la mia opinione – ma è anche ciò che ha affermato più volte il compagno Besostri) ; l’altra che confina tale questione nello stretto recinto di una antistorica rifondazione del PSI e pretende di chiamare a raccolta tutti coloro che avevano quella tessera - anche se oggi hanno quella del Pdl. Credo che molte polemiche e molte incomprensioni che si sono registrate di recente nascono in realtà da questo differente angolo visuale. Craxi, quando lanciò nel 1989 il tema dell’Unità Socialista, lo fece con una connotazione integralista ed intrisa di arroganza politica (che alla fine causò un rigurgito antisocialista da parte della base del nascente PDS). Ma, al di là di questa connotazione negativa, lo stesso Craxi si rendeva perfettamente conto che il Psi da solo (ed aveva quasi il 15%) non poteva certo rappresentare il socialismo europeo. E che dunque certi confini dovevano essere allargati. Oggi siamo giunti al paradosso che un partitino dell’1% avanzi pretese che neanche Craxi con il 15% osava avanzare. E lo avanza con un segretario che mostra un occhio di riguardo per la destra clericale di Casini e che sulla vicenda di Pomigliano (che di fatto riporta le relazioni sindacali indietro di 50 anni) afferma l’ineluttabilità del destino delle leggi economiche del capitale!! Siamo seri!! Perché i tentativi di rifondazione del Psi in micro partiti sono falliti? Ma perché la II Repubblica ha generato un modello di politica subalterna e di democrazia autoritaria per cui i partiti sono solo dei circoli autoreferenziali di interessi particolari di un ceto politico molto, ma molto modesto. La mossa di Vendola intesa a smuovere profondamente le acque stagnanti e puzzolenti di questo centrosinistra e gli apparati sclerotici delle varie caricature di partito che abbiamo attualmente, è l’unica via che ci può permettere di pensare alla ricostruzione della sinistra. Così come il concepire SeL non come un nuovo partitino ma come soggetto in evoluzione e trasformazione. I socialisti se vogliono dare un senso alle proprie idee devono lavorare in tale solco aperto da Vendola, portando il contributo delle loro idee, delle loro elaborazioni e del proprio lavoro politico.

PEPPE GIUDICE


2 commenti:

  1. Felice Carlo Besostri25 luglio 2010 alle ore 22:16

    La questione Socialista, l'ho scritto più vplte, non è la questione dei Socialisti, ma della Sinistra Italiana e se non la risolve non cesseà di essere il ventre molle della sinistra europea. La questione socialista ha valenza nazionale e europea: da qui il rapporto necessario con il PSE. tale rapporto non implica adesione acritica o a prescindere, ma una prospettiva di sinistra in europa senza il PSE e i suoi partiti neppure si può ipotizzare.

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  2. SOno d'accordo, però per avvalorare queste considerazioni così precise e valide, è necessario allargare la base del dibattito sempre di più oltre il "recinto delle capre", quale appare sempre di più un piccolo partito che per salvarsi cerca... di spacciare persino i cavoli per una sorta di variante caprina. Gli interventi come quelli di Gianni e le aperture come quelle di Vendola non devono restare segnali sporadoci, ma devono far parte di un vero e proprio programma di rilancio ed attualizzazione dei valori del socialismo, su scala nazionale, europea e globale.
    La Lega dei Socialisti deve avere questo compito ambizioso e tracciare la pista per una vera e propria meta condivisa di valori autenticamente e democraticamente socialisti. Le nostre non devono restare voci che gridano nel deserto, ma costituire l'avannguardia profetica di un vasto movimento di riaggregazione di tutta la sinistra italiana..e chi ancora resta prigioniero di paranoie microautoreferenziali..
    che mangi pure la polvere..del tempo perduto.

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