domenica 4 luglio 2010

Il Congresso di SeL e il non-futuro del Psi

Il Congresso di SeL e il non-futuro del Psi
di Giuseppe Giudice

Il 13 Luglio dovrebbe riunirsi il coordinamento nazionale di SeL che dovrebbe confermare il congresso fondativo previsto per l’ultima decade di Ottobre (a meno di rinvii).
In SeL si sono finora confrontate due posizioni (schematizzo per comodità di esposizione – vi sono poi diverse sfumature). La prima (in cui mi identifico pienamente sia io che i compagni di provenienza socialista) la quale è ferma al progetto originale di “Sinistra e Libertà”: un primo mattone all’interno di un cantiere aperto finalizzato a ricostruire una sinistra larga ed a vocazione maggioritaria. Quindi un soggetto che nei cromosomi ha la sua transitorietà nella consapevolezza della profonda fluidità della politica italiana e che è intenzionato a fare emergere fino in fondo il fallimento politico del PD. E questa mi pare l’opzione sostenuta da Vendola che vede SeL come uno dei tanti strumenti (insieme alle “fabbriche” ed ai laboratori politici) per realizzare l’obbiettivo non solo di costruire una nuova forza della sinistra a vocazione maggioritaria, ma di modificare radicalmente l’assetto del centrosinistra attuale. L’altra posizione (quella del “partito subito”) vuole fare di SeL un nuovo partito a tutti gli effetti. Essa si basa sull’idea (che considero errata) che il PD è destinato a durare per un lungo periodo e che comunque esso rappresenti la variante italica della socialdemocrazia. Per cui SeL dovrebbe fare la “Linke” all’italiana. Che poi tradotto in soldoni sarebbe il solito mezzo-Arcobaleno. Il mio dissenso da tale posizione è radicale, sia perché né io né altri compagni socialisti (e non solo) saremmo disponibili a stare in un partito che inevitabilmente acquisirebbe le caratteristiche di una forza neocomunista a vocazione minoritaria e di testimonianza; sia perché è profondamente errata la analisi che giustifica tale posizione. Il PD è un partito in profonda crisi e lo si vede dalla sua incapacità di prendere posizioni nette e chiare un po’ su tutti i temi. Inoltre esso non è (del resto per sua stessa ammissione) la variante nazionale della socialdemocrazia: tutt’altro. Anzi esso si caratterizza per una fuoriuscita da destra dal socialismo che si accentua nel momento in cui il PSE tende a riposizionarsi a sinistra (si veda il documento comune PSF-SPD citato da Macaluso) . L’idea di costruire una Linke italiana è quindi senza senso. Il forte riposizionamento a sinistra della SPD dopo il congresso di Dresda (ed il suo successo nelle elezioni della Westfalia – ¼ dell’elettorato tedesco, nonché la sua forte risalita nei sondaggi) creeranno seri problemi alla Linke che – senza fra l’altro la guida di Lafontaine – potrebbe essere costretta per una parte a riconfluire nella SPD e per l’altra ad andare verso derive protestatarie e massimaliste. La situazione italiana è radicalmente diversa: non abbiamo una socialdemocrazia che si riposiziona su un asse socialista, ma un PD sempre più centrista e social-liberista. Pertanto chi rappresenta in Italia le posizioni del PSE? Veramente le possono rappresentare Nencini o Di Lello? Sarebbe una farsa. No queste posizioni dovranno essere rappresentate da quella sinistra larga che Vendola ha in testa. SeL dovrà acquisire consapevolezza di doversi muovere in tale orizzonte. Certo se SeL viene concepito come un soggetto transitorio il tema di una sua immediata collocazione europea non si pone con immediatezza. Ma è chiaro che se vuoi costruire una sinistra a vocazione maggioritaria la casa è il PSE. Per una sinistra di testimonianza la casa è la GUE. In tale fluidità l’unica cosa che non si capisce che fine farà il partito di Nencini. Le sue tesi sono talmente vaghe ed aperte a qualsiasi interpretazione che non vanno prese sul serio. Le tesi della sinistra interna indicano un percorso ben preciso di collocazione a sinistra del PD ed in confronto dialettico con SeL per costruire quella sinistra larga che vuole Vendola. Due sono le strade: o si sta con l’idea di ricostruire la sinistra con Vendola o si fa la scheggia esterna al PD. Altre vie non ce ne sono. Come Lega dei Socialisti la scelta strategica l’abbiamo fatta: ricostruire la sinistra italiana nella rifondazione a sinistra del socialismo europeo. E credo che sia una scelta estremamente chiara anche sui nostri referenti.

PEPPE GIUDICE


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