sabato 20 settembre 2008

*Alitalia, le ragioni del fallimento - www.aprileonline.info*

Andrea Scarchilli , 19 settembre 2008, 19:10

Nel bel mezzo della sequela di voci surreali sulle misure da adottare per far sopravvivere la compagnia di bandiera, intervista (sulla trattativa e le prospettive future) a Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil. La versione del governo è nota: la colpa è del sindacato di Epifani. Ma le responsabilità più gravi, in realtà, le porta addosso l'esecutivo

La Cgil è sotto assedio, attaccata dal governo e dagli altri confederali per come avrebbe gestito il tavolo su Alitalia. Con Fulvio Fammoni, segretario confederale del sindacato di Epifani, abbiamo provato a indagare un altro punto di vista.

A poche ore dal fallimento della trattativa, si moltiplicano i tentativi, disperati, di mantenere in vita Alitalia. Si parla di vendita a un'azienda estera senza segnali concreti di interesse, di un'improbabile nazionalizzazione. A quali scenari la Cgil lavora o, almeno, si prepara?
Intanto va detta una cosa, che il fallimento di questa trattativa ha un responsabile preciso. Il governo ha fatto un decreto ai limiti della legalità, ha scelto la cordata e ha gestito la trattativa. Noi per tutta la durata del tavolo abbiamo lavorato per trovare non solo l'accordo, ma anche una condizione che salvasse le prospettive di Alitalia. Adesso servono nervi calmi, va trovato con il commissario il modo di proseguire l'attività e impedire che gli aerei restino a terra. Da subito, bisogna creare le condizioni perché chi si voglia fare avanti per comprare la società abbia la possibilità di farlo, con trasparenza. Il padrone della società, cioè il governo, deve rispondere e fugare ogni dubbio: le condizioni che erano state garantite alla Compagnia aerea italiana sono condizioni che saranno garantite a ogni acquirente che si affacciasse? Questo è un dubbio che deve essere fugato. Le battute che spesso fa Berlusconi sono pericolose. Quando dice "se salta l'accordo tolgo gli ammortizzatori sociali per tutti i dipendenti" non dice soltanto una cosa terribile per quelle persone, ma lascia anche intendere che ci potrebbe essere una disparità di trattamento con altri possibili acquirenti.

Si è fatto un gran parlare, a partire dalle accuse di Sacconi e Berlusconi, del no della Cgil. Cosa è mancato per ottenere l'assenso del sindacato di cui fai parte?
Bisogna sfatare una grande mistificazione in atto. La Cgil ha fatto tutta la trattativa e nel corso di questa, perché un sindacato questo deve fare, ha portato a casa dei miglioramenti rispetto alla fase iniziale. Su tutti, i mille posti di lavoro in più e gli ammortizzatori sociali per l'indotto, dove lavorano altre migliaia di persone. Poi la Cgil ha concordato e firmato il piano industriale, quindi concordato e firmato il contratto per il personale di terra, la categoria in cui ha rappresentanza all'interno dell'azienda. Ma la Cgil non può firmare per conto di lavoratori di cui non ha la rappresentanza (piloti e assistenti di volo, ndr). Questo è un elementare principio di democrazia.

Chiedevate, insomma, più tempo per strappare il sì anche delle altre categorie?
Noi abbiamo firmato il piano generale, il cosiddetto accordo quadro, perché rappresentiamo una parte importante dei lavoratori dell'azienda. In seguito abbiamo firmato il contratto per i lavoratori che rappresentiamo. Per il resto, non c'è nessun no, anzi. Se avessimo avuto la rappresentanza, avremmo firmato anche le altre parti di carattere contrattuale. Poi, una volta che si condivide il piano industriale - e appurato che mancano ancora quindici giorni alla scadenza dell'offerta della Cai - si sarebbe dovuto cercare, sulla base di quel piano, di allargare il più possibile il consenso. Perché, per sintetizzare, in un'azienda di volo il personale di volo ha un'importanza non irrilevante.

Si è avuta l'impressione che a Colaninno e a agli altri soci della cordata interessasse chiudere subito, immediatamente, a costo di far fallire - come è accaduto - l'intesa. Non è che la crisi finanziaria globale che è piombata nel bel mezzo del tavolo ha reso prioritaria, per qualcuno dei soci della Cai, la ricerca di un pretesto per mandare all'aria tutto?
Ho avuto anche l'impressione che un altro elemento, accanto alla crisi finanziaria, preoccupasse molto nella parte finale: la maggioranza dei giuristi italiani, almeno di quelli più famosi, dice che quel decreto (il provvedimento che ha permesso di spacchettare Alitalia, ndr) è ai limiti, qualcuno dice che è addirittura oltre i limiti. Se non fosse dichiarato valido, i problemi sarebbero di grande rilevanza.

Sono giorni che Berlusconi parla di responsabilità della Cgil. Quali sono quelle che imputate a lui?
Bisogna ricordare a tutti cosa dice e cosa fece Berlusconi durante l'ultima campagna elettorale. Ha impostato un bel pezzo di campagna elettorale sulla questione Alitalia senza poi mantenere gli impegni che si era prefisso. Poi, c'è una prima responsabilità diretta evidente: il governo, attraverso il ministero dell'Economia, è il proprietario dell'azienda e non può avere, come ha fatto, un atteggiamento da spettatore. La seconda responsabilità riguarda il modo in cui è stata condotta la trattativa. Io ho partecipato a tante trattative sindacali ma non ne ho mai vista una così, fatta di continui ultimatum, tutti i giorni, che poi cambiavano. In questo caso, poi, gli ultimatum erano quasi sempre lanciati dal governo e dal ministero del Lavoro. E qui viene un'altra anomalia, visto che il ministero del Lavoro nel nostro Paese, di qualunque colore sia il governo di cui fa parte, ha sempre rappresentato un elemento di equidistanza e garanzia tra le parti. In questo caso non è stato così, è stato evidente il pregiudizio contro la Cgil.

Un'ultima domanda di carattere generale. Anche questa possibilità di far ripartire Alitalia è fallita. Cosa ha impedito al nostro Paese - che vanta un mercato non inferiore a quelli, ad esempio, di Francia o Germania - di avere una compagnia aerea solida, in grado di competere su scala mondiale?
Anche queste compagnie hanno passato momenti di crisi, ricordo che anche Air France ha avuto un frangente di grande difficoltà. Alitalia è un paradigma della situazione dell'impresa italiana: piccola, chiusa nel mercato domestico e incapace di rilanciarsi e competere nel mercato internazionale. Proprio le questioni della qualità e del ruolo del lavoro sono i temi che saranno al centro delle manifestazioni che faremo nella giornata di mobilitazione della Cgil del 27. Bisogna rilanciare questo Paese e dare una prospettiva ai lavoratori.

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