mercoledì 3 settembre 2008

*Per una giustizia giusta, rapida ed efficace*

Pubblichiamo un'ampia sintesi dell'intervento svolto al convegno sulla giustizia, organizzato da Liberal e Mondoperaio, dal Coordinatore della Segreteria nazionale del Partito Socialista

Per una giustizia giusta, rapida ed efficace.
di Marco Di Lello

Assunta come condivisa l’indifferibilità di una riforma dell’ordinamento giudiziario, in riferimento allo status del Pubblico ministero, la soluzione proposta dai socialisti, che consegue la stessa divisione dei poteri senza rafforzare troppo l’esecutivo, è quella dell’elezione del Pm da parte del popolo, che gli conferirebbe una legittimazione ed una corrispondente autonomia adeguate all’enormità del suo compito: se è in nome del popolo italiano che si esercita la giustizia forse prevedere sul modello statunitense un procuratore eletto dal popolo che si avvale della collaborazione di funzionari dell’amministrazione statale è meno eversivo di un procuratore alle dirette dipendenze dell’esecutivo, che potrebbe, in questo modo, arrivare all’assurdo di garantirsi l’impunità o, peggio ancora, usare il potere giudiziario come strumento di lotta politica. E’ altrettanto evidente, però, che in tal caso il Procuratore eletto dovrebbe essere accompagnato dall’obbligo di esercizio penale delle fattispecie preventivamente individuate dal Parlamento, per evitare che ci si possa scegliere i processi da portare avanti ed evitare quelli magari più spinosi che potrebbero compromettere ambizioni politiche del rappresentante dell’Accusa eletto dal popolo, che anzi, dovrebbe essere per legge impossibilitato a candidarsi a cariche amministrative per un lungo periodo successivo al termine del mandato. La separazione di carriere e non solo di funzioni tra accusa e giudicante si accompagna al superamento dell’obbligatorietà dell’azione penale, un dogma che in questi anni non si è avuto il coraggio di mettere in discussione, ingolfando, di conseguenza, i nostri tribunali di micro processi aventi ad oggetto comportamenti di alcuna rilevanza sul piano dell’allarme sociale, fornendo nel contempo uno straordinario alibi a giudici e pubblici ministeri sui ritardi nella celebrazione e conclusione dei processi e nel deposito delle sentenze”. “Tale svolta potrebbe anche essere accompagnata, ma non sostituita, come propone l’ANM, da una significativa depenalizzazione dei reati minori, in presenza di fattispecie forse più utilmente perseguite attraverso l’irrogazione di pesanti sanzioni pecuniarie sul piano amministrativo. Un giustizia efficace e dalla parte dei cittadini si pone l’obiettivo di ridurre drasticamente la lunghissima sospensione feriale dei termini, 45 giorni che nella prassi diventano 60, e di prevedere un numero minimo di 4 udienze settimanali per ciascun giudice, lasciandogli comunque il tempo, nei restanti 2 gg lavorativi e nelle ore pomeridiane, per scrivere i provvedimenti, sentenze, ordinanze etc, a cui pure sono obbligati per le funzioni”. “La riforma del CSM non può non essere affrontata in una sede che si propone di discutere di “autogoverno della magistratura”: la proposta in ultimo avanzata dal presidente Violante, elezione dei componenti seguendo lo schema che la Costituzione prevede per la Consulta, e cioè un terzo di magistrati eletti, magari senza liste e con preferenza unica, un terzo di personalità elette dal Parlamento ed un terzo nominati dal Presidente della Repubblica ci appare convincente almeno sul piano della limitazione delle scelte correntizie e dello spirito corporativo. Un CSM che, coerentemente con quanto innanzi illustrato, non avrebbe invece competenza sui rappresentanti della Pubblica Accusa” “Una riforma dell’istituto della sospensione condizionale della pena, fondata più su esclusioni oggettive che sul mero dato della quantificazione della pena irrogata, una limitazione in sede applicativa della continuazione del reato e la esclusione dai benefici della Gozzini per una serie di reati oltreché una effettiva verifica della redenzione del reo, in luogo dell’attuale automatismo appaiono accorgimenti utili per sancire una più giusta espiazione della pena”.

1 commento:

  1. In una situazione economico sociale così drammatica, non è la Giustizia la priorità. Ieri sera i TG hanno strumentalizzato il convegno organizzato da Liberal e MondOperaio, inetrpretandolo come un segnale di ampia convergenza fra maggioranza ed opposizione sulle riforme che questo governo ha in mente. Per parte mia, dico NO all'elezione popolare del Pubblico Ministero, che segnerebbe la sovrapposizione fra funzione politica e giudiziaria, la fine dell'autonomia della magistratura e della democrazia come la conosciamo dopo Montesquieu. NO all'eliminazione tout court della obbligatorietà dell'azione penale, cardine del sistema processuale e strumento di garanzia dell'uguaglianza di tutti i cittadini dinanzi alla legge.

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