domenica 12 ottobre 2008

*Il pifferaio di Hamelin e suo fratello Hansen*

di Gianluca Gelsomino*

Non ricordo bene se il pifferaio di Hamelin suonasse il flauto dolce o il flauto traverso. Ancora meno ricordo quanto poi fosse di traverso questo flauto. Poco importa. La cosa, invece, che rimane facilmente impressa nella memoria è che questo pifferaio era capace di suonare melodie così dolci e suadenti tanto da regalare salvezza ad un intero paese, quello di Hamelin appunto, messo sotto scacco a causa di una colossale invasione di migliaia di topi. Tutti ricorderanno la storia: il pifferaio con le sue note ipnotiche li incantò tutti, sorci e pontecane , topolini di campagna e topolini di città. Tutte queste creature, nessuna esclusa, seguendo le sue note sin dentro l’acqua annegarono scioccamente e miseramente. Pochi ricorderanno, invece, la storia del fratello del pifferaio di Hamelin. Fratello molto meno celebre, ma, a modo suo ugualmente capace di regalare insegnamenti da custodire e conservare gelosamente. Un po’ come in casa Bertolucci. Tutti conoscono Bernardo, solamente qualcuno conosce Giuseppe. Il film "Berlinguer ti voglio bene", ad esempio, nonostante abbia abbracciato palcoscenici meno affollati, rappresenta un patrimonio prezioso del cinema italiano.
Il fratello del pifferaio di Hamelin suonava anche lui deliziosamente bene e benché non usasse la bocca per soffiare il fiato, era considerato a pieno titolo e con largo consenso, maestro pifferaio di corte. La sorte con lui, però, non fu altrettanto benevola. Quando, infatti questi, provò ad imitare e doppiare il fratello famoso non ebbe assolutamente la sua stessa fortuna. La stella in cielo che guidò qualche anno prima la marcia trionfante del pifferaio e dei suoi seguaci topi, quella notte era meno lucida. Tra l’opaco e il distratto. Stelle, più per pastori che per pifferai. Dicevamo: i pochi presenti quella notte lo videro arrivare dal paese, attraversare la spiaggia seguito solo dalla sua ombra, per poi entrare in acqua col solito piffero al culo e con un fiore in bocca. Quella bocca che di lì a poco cominciò ad emettere vorticosamente le ultime bollicine di vita. Le persone (non i topi quelli non c’erano più da tempo) che si trovarono sul posto guardarono esterrefatti la scena e non si poterono capacitare di quello che la sorte aveva riservato al bravo artista. Il fratello famoso avvertito dell'accaduto arrivò ben presto sul luogo sciagurato e con l’acqua gelida che gli carezzava la punta delle scarpe gettò lo sguardo verso quel mare che gli aveva sottratto, inghiottendolo, l’unico suo fratello. Quello stesso mare che per lui aveva significato successo e gloria, era lo stesso mare crudelmente assassino. Difficile da credere, ma ancor più da sopportare.
Il prete, un tipo un po’ bizzarro, avvertito dell’accaduto arrivò a gobba di cammello e facendo la solita piroetta scese atleticamente dall’animale. Con l’accortezza che solo i preti sanno avere mescolata ad una faccia da lutto provato, si avvicinò al fratello e sconsolato porse lui sentite condoglianze. Ma volle pure aggiungere qualcosa: “ povero Hansen, eppure suonava così bene!” Il fratello, con la tristezza al cuore, ma conservando ancora una buona dose di lucidità, rispose “ Povero fratello mio! Sì, è vero, suonava bene, forse anche meglio di me. Ma per quello che aveva in mente lui occorreva saper nuotare! ”

Direzione Provinciale PS - MC*

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