giovedì 2 ottobre 2008

*Catania, il regalo che ti aspetti*

Andrea Scarchilli - 01 ottobre 2008 - www.aprileonline.info

Stanziamento di 140 milioni di euro (a fondo perduto) dal governo al capoluogo etneo. L'opposizione insorge: "Un favore agli amici del premier". Adesso la decima città d'Italia può respirare un po', anche se la situazione finanziaria - sfasciata da otto anni di amministrazione del medico personale di Berlusconi - rimane tragica.

Sa molto di storia italiana, ma è innanzitutto uno storia siciliana. Una vicenda in cui l'irresponsabilità, il peso delle amicizie e la consuetudine dello scaricabarile sono mescolati in maniera perfetta. E in cui, alla fine, rimangono tanti guai senza colpevoli, e lo stato arriva e ci mette una pezza. Si parla di Catania, dell'amministrazione comunale della decima città d'Italia che è riuscita nell'impressionante impresa di mettere assieme, in una manciata di anni, un deficit di bilancio di almeno un miliardo (sic) di euro. Catania, come il resto della Sicilia, è cosa del Popolo della libertà, che qui governa in tutti gli angoli in perfetta armonia con l'Udc (sull'Isola il viceré dello scudo cruciato si chiama Salvatore Cuffaro) e il Movimento per l'autonomia, formazione praticamente posseduta dal gemello di Totò, Raffaele Lombardo, dalle ultime elezioni presidente di Regione, già a capo della Provincia. Di Catania, appunto.

Di fronte alla situazione disperata, ai soldi che mancavano per pagare gli operatori ecologici e i dipendenti comunali, il Cipe (quindi il governo) ha accordato al comune 140 milioni di stanziamento a fondo perduto. Ulteriori 400mila euro li anticiperà la Provincia per fronteggiare l'emergenza rifiuti, altri venti milioni arriveranno dalla Regione, con il governatore Lombardo che si è premurato di corredare il finanziamento con la promessa ottenuta, dice, dal sindaco Raffaele Stancanelli, di "istituire una seria commissione di inchiesta per fare luce sui tempi e sugli strumenti che hanno portato a questo forte indebitamento dell'amministrazione". Suona comico che sia Lombardo, che a Catania e dintorni ha costruito le proprie fortune politiche, a pretendere che si indaghi su sé stesso e su chi ha governato al suo fianco. Ma nella Sicilia del centrodestra che stravince ovunque, può evidentemente succedere anche questo.

I dati delle ultime elezioni amministrative fanno venire i brividi. Pdl, Udc e Mpa hanno avuto percentuali, nelle otto province in cui si è votato (mancava solo Ragusa), sempre superiori al 65 per cento, al primo turno. Ha fatto eccezione Enna, dove Giuseppe Monaco si è fermato al 54 per cento. A Catania si è votato anche al comune: qui Stancanelli è stato eletto con il 54 per cento. Ma con una puntualizzazione. Nello Musumeci della "Destra", ex braccio destro del precedente sindaco Umberto Scapagnini, si presentava da solo. Sommando i suoi voti a quelli di Stancanelli, si ottiene un centrodestra attestato attorno all'ottanta per cento delle preferenze.

Catania, dunque, è un feudo del Pdl, di più, è dove è stata covata la creatura di Lombardo. Catania è la città che il medico personale di Berlusconi, il citato Scapagnini, ha amministrato dal 2000 al 2008, mentre teorizzava "l'immortalità biologica" del suo assistito. E' in questo periodo che viene localizzato il tracollo delle finanze pubbliche. La magistratura al riguardo ha aperto un'inchiesta, e Scapagnini è in testa alla lista dei quaranta indagati. Che la situazione drammatica delle casse del comune catanese abbia origini non recentissime, è testimoniato dal resoconto della "gita" che fecero gli ispettori dell'allora ministro dell'Economia Tommaso Padoa - Schioppa nel luglio dell'anno scorso. Certificarono, già allora, un indebitamento di 870 milioni di euro.

L'acconto dato dal governo è, di fronte a queste cifre, roba di poco peso. Basta tuttavia a suscitare l'ira dell'opposizione. Tonino Russo, deputato e vicesegretario del Partito democratico siciliano: "Vorremmo sapere se quanto fatto per il comune etneo risponda a criteri adottabili in tutto il resto del paese o, piuttosto, non sia il riconoscimento di una specificità di rapporti personali tra il premier e gli esponenti del Comune stesso, a partire dall'ex sindaco Scapagnini e dal suo vice Lombardo, attuale governatore della Regione, responsabili del dissesto economico in questione". Massimo Donadi, capogruppo dell'Italia dei valori alla Camera: "Con questo prestito si premia il Comune più sprecone d`Italia e si incentiva il clientelismo. E' l`antitesi dei principi del federalismo che a parole tutti dicono di voler realizzare". Mariangela Bastico, senatrice e ministro ombra per gli Affari regionali: "Catania ha il 'merito', agli occhi del presidente del Consiglio, di essere stato governata per otto anni dal sindaco Scapagnini, noto, oltre che per il dissesto finanziario della città, per essere il suo farmacologo personale. Qualità che con il federalismo e l'autonomia non hanno evidentemente nulla a che fare". A conferma dell'enormità della cifra, Bastico ha osservato che per una priorità come il piano casa del governo la cifra stanziata è di 150 milioni di euro per l'intero territorio nazionale.

Fa effetto, proprio nei giorni in cui si parla di federalismo fiscale e con i sindaci che si spaccano in quattro per tentare di ottenere dal governo la copertura di quell'Ici tanto frettolosamente abolita, apprendere di un finanziamento tanto "brutale". A guardare gli archivi, tuttavia, non si tratta di una sorpresa. Al momento dell'elezione del giugno scorso, il sindaco Stancanelli fece immediatamente sapere di essersi occupato della questione con Silvio Berlusconi: "La città è sull'orlo del dissesto che dovrà essere decretato se il governo nazionale non darà corso alle promesse fatte qualche mese fa. Di questa delicatissima situazione ho parlato personalmente con il presidente del Consiglio". Stancanelli scese nel dettaglio delle richieste: "Abbiamo chiesto una anticipazione dei trasferimenti, come è stato fatto per il Comune di Roma, che ci metta nelle condizioni di 'chiudere' i disavanzi del 2003, 2004 e 2006 e di pagare i nostri creditori. Si tratta di circa duecento aziende che stanno soffrendo per questa grave crisi finanziaria dell'ente e che rischiano il fallimento con gravi ripercussioni sull'occupazione e quindi sul tessuto sociale e sull' ordine pubblico a Catania".

Ecco, quindi, i soldi che servivano. Orazio Licandro del Pdci, catanese da sempre attento alla questione del dissesto finanziario della sua città, che ha portato più volte all'attenzione della Camera quando era deputato, esclama ad "Aprileonline": "Siamo alle regalie", dicendosi convinto che ben a poco servano quei soldi di fronte all'enormità del buco. Ben altri sarebbero dovuti essere, secondo lui, le contromisure, a cominciare da interventi strutturali e di moralizzazione per contrastare una pratica fatta di assunzioni a dismisura al municipio e nelle società partecipate, o di consulenza a centinaia. Le "disattenzioni" hanno portato, dice Licandro, a casi come quello dell'azienda di trasporto pubblico Amt, che produce venti milioni di euro di debiti all'anno. "Vigileremo - promette Licandro - perché invece di soddisfare certi crediti si paghino innanzi tutto le cooperative sociali i cui lavoratori non percepiscono da mesi lo stipendio".

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