giovedì 9 ottobre 2008

*Con Palme, Zapatero e Yunus*

Giuliano Girlando*,Marco Del Priore** - 08 ottobre 2008 - www.aprileonline.info

Con Palme, Zapatero e Yunus In questa epoca del capitale e del mercato non vi è stata una vera politica per il cittadino, una politica economica basata su risorse reali e sulla libertà individuale dell'uomo, nonchè una difesa dello stato sociale. Per questo, nel momento di crisi globale che viviamo, le ragioni socialiste e socialdemocratiche ci offrono un riferimento.

All'alba del crollo del muro del Capitalismo avanzato, il Vaso di Pandora è stato finalmente aperto: un mix esplosivo di finanza creativa e del più sfrenato welfare dell'industria, privatizzare gli utili e socializzare i debiti, richiesta continua di estrema flessibilità del lavoro e drastici tagli allo stato sociale, istituti di credito emittenti di denaro a buon mercato e prodotti finanziari spazzatura nei quali stabilire il valore reale è drammaticamente impossibile, soluzioni equivalenti a tappare i buchi di un Titanic che affonda nell'oceano Atlantico, per riaffermare poi che oggi si è stati avventati nel poter gestire una situazione realmente drammatica.

Negli Stati Uniti, nel bel mezzo della campagna elettorale per le presidenziali, la vice-presidente candidata dei repubblicani Palin è in preda al delirio di onnipotenza dichiarando Obama amico dei terroristi già alla giovine età di 8 anni, causando una risposta sincera da parte di Barack: ostinazione a spostare l'attenzione altrove rispetto al dramma della crisi finanziaria occidentale.

Nell'Europa si riuniscono i 4 (Francia, Germania, Inghilterra e Italia) per cercare una soluzione, ma non sfugge che il tavolo è monco, notando l'assenza della Spagna. Tante analogie per non accettare poi cosa? Che senza un piano di welfare state europeo non si esce dalla crisi. Avesse mai avuto ragione Olof Palme, avesse ragione Zapatero? In sostanza, in questa traversata di Aqba ci si ritrova, a distanza di mesi, a discutere su una via d'uscita socialista e socialdemocratica. Una sfida che nasce dal fatto che non vi è stata una politica per il cittadino, una politica economica basata su risorse reali e sulla libertà individuale dell'uomo.

Nel 2006 proprio il governo Bush varò un piano per le industrie di 92 miliardi di dollari (Ibm,Boeing,General Eletrict tra le maggiori), bocciando invece un piano di welfare state basato su ammortizzatori sociali, ridistribuzione del reddito, aumento delle pensioni minime e degli stipendi di base, nonché nazionalizzazione di settori della sanità privata.

In Italia si usa la stessa tecnica (vedi Alitalia, per il welfare dell'industria, e vedi i drastici tagli allo stato sociale), in Europa si è proceduto nella stessa direzione, eccezion fatta per la Spagna, in cui proprio nel momento di crisi si vanta un aumento del Pil.

Avesse "per caso" funzionato La Ley de Dependencia, cioè il pacchetto Zapatero per lo stato sociale (sostegno agli studenti con incentivi per i costi degli affitti delle case, aumento delle pensioni minime, sussidio di disoccupazione tra la fine di un lavoro determinato e l'inizio di un altro)? Avesse funzionato mai un welfare fatto per il cittadino, a misura di cittadino (da rileggere "Il Socialismo dei cittadini" , l'intervista di Garzia al premier, nonché gli articoli di Joseph Stiglitz , premio nobel per l'economia 2001, e di Amartya Sen, economista indiano premio nobel 1998)?

C'è anche un altro aspetto da considerare, un nuovo paradigma monetario e una creazione di un sistema di banche etiche per il superamento sia della mancanza di fiducia nel momento attuale dei cittadini verso istituti di credito e banche. Chissà se Yunus può venirci in aiuto con la sua proposta della Greemen Bank, il microcredito e un economia di prestiti sostenibili.

Le soluzioni come vedete esistono, anche per gli ostinati che non ne riconoscono il merito, ma è di una azione socialista e socialdemocratica forte che abbiamo bisogno tutti. Non possiamo, come scrisse Naomi Klein in Shock Economy, non definirci socialisti: «Usando lo Stato come uno strumento noi abbiamo ottenuto per i comuni lavoratori salariati lo stesso tipo di sicurezza e lo stesso tipo di servizi che i benestanti hanno sempre dato per scontati, per il fatto che sono in grado di pagarseli direttamente. Dunque, è una questione di giustizia sociale basilare [...] I sistemi di Welfare implicano un alto livello di tassazione. Innegabilmente ciò comporta una limitazione della libertà personale. [...] Ma quando sento quanto bisogna pagare per mandare i figli all'Università o per un ricovero ospedaliero mi chiedo, talvolta, se la differenza sia poi così grande».

Attuali suonano le parole di Olof Palme (1984): «Noi socialdemocratici abbiamo sempre guardato al futuro come a una possibilità allettante, per la semplice ragione che, anche nei momenti difficili, non abbiamo mai perso la nostra fede nella possibilità di un progresso democratico, nella capacità della gente di lavorare insieme per raggiungere grandi risultati. [...] è del riformismo che sto parlando».

Nella lunga traversata verso Aqba c'è spazio ancora per desiderare di vedere l'oasi del benessere e del socialismo con le ragioni e con il cuore. Esiste la frontiera tra quello che siamo e quello che desideriamo essere, noi lo desideriamo e non possiamo immaginare di lasciare un mondo ai nostri figli senza la speranza socialista.

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