lunedì 20 ottobre 2008

SCOMPARE "VITTORIO FOA"

DA GIUSTIZIA E LIBERTA' AL PARTITO SOCIALISTA
POI INDIPENDENTE NEL PARTITO COMUNISTA

Voce inquieta della Sinistra Italiana

da www.repubblica.it del 20 ottobre 2008

E' morto Vittorio Foa voce inquieta della sinistraROMA - E' morto a Formia, a 98 anni, Vittorio Foa, politico, scrittore e giornalista. Dagli esordi in Giustizia e Libertà negli anni Trenta, passando per la Resistenza, per la Costituente, la militanza nel Partito Socialista Italiano, nella Cgil, nel Psiup, la vicinanza al Pci come indipendente, Foa ha attraversato l'intera storia del movimento operaio e della sinistra italiana. A dare la notizia della scomparsa, d'intesa con la famiglia, è stato Walter Veltroni. "E' un immenso dolore per noi, per il popolo italiano - ha detto il segretario del Pd - per gli italiani che credono nei valori di democrazia e libertà, per l'Italia che lavora, per il sindacato, a cui Vittorio Foa ha dedicato la parte più importante della sua vita". Per Veltroni è anche "un dolore personale" perché "Foa incarnava ai miei occhi il modello del militante della democrazia, un uomo con una meravigliosa storia di sofferenza, di lotta e di speranza, un uomo della sinistra e della democrazia, mosso da un ottimismo contagioso e da un elevatissimo disinteresse personale. A Sesa, ai figli - conclude il leader dei democratici - ci stringiamo con affetto. Penso che tutto il Paese senta Vittorio Foa come uno dei suoi figli migliori". [...]


E' scomparso Vittorio Foa.
Nencini:
grande perdita per la Democrazia Italiana

''E' una grande perdita per la democrazia italiana. “Se ne va una figura storica della sinistra italiana, un socialista inquieto e originale, che non ha mai avuto paura d'interrogarsi sulle ragioni e sulle possibilità di una politica a sostegno dei lavoratori. Tre volte deputato del Partito Socialista Italiano e membro della segreteria della CGIL di Di Vittorio a lui va il nostro commosso saluto”. Lo ha detto Riccardo Nencini, segretario nazionale del Partito Socialista.


UN SECOLO PER LA SINISTRA

Marzia Bonacci - 20 ottobre 2008 - www.aprileonline.info

È deceduto a Formia Vittorio Foa. Aveva 98 anni. Partigiano, sindacalista e personaggio della sinistra italiana calcò il "secolo breve" da protagonista. Visse l'esperienza del carcere fascista, ma anche l'Assemblea costituente, poi il Partito Socialista e il Psiup, il Pdup e Dp, la vicinanza indipendente al Pci, senza essere mai stato comunista

C'è stato il rigurgito antifascista e antitotalitario, il carcere duro sotto i colpi del Tribunale speciale mussoliniano, poi la stagione della Resistenza con la partecipazione diretta alla lotta di Liberazione, fino allo sbocco nell'Assemblea costituente e la visione, da una posizione privilegiata di protagonista, dell'alba di una prima democrazia. Poi, il partito socialista e il sindacato, vissuto dal di dentro, dal cuore pulsante della classe operaia: la rappresentanza delle tute blu. E una lunga compromissione, profonda e nel senso nobile del termine, con la vita della sinistra in tutte le sue forme più articolate e frammentate, i suoi tentativi di rispondere al Novecento convulso: dal Sessantotto, agli anni di piombo, fino al crollo del Muro e dell'illusione di vedere realizzato l' "antico sogno". Una partecipazione che si articola in esperienze diverse: Psiup, Pdup, Democrazia proletaria, la vicinanza indipendente al Pci e la conclusione con le ceneri di quella storia, il Pds. A coronare il tutto, già ricco di per sé, la passione per lo studio degli eventi, la scrittura, il giornalismo. Mai vissuti però come impegni puramente intellettuali, vezzo elitario di chi ha studiato con neutralità, scelta di chiudersi nella torre d'avorio che dall'alto guarda il reale: ma al contrario, impegni militanti, in pieno rispetto dell'insegnamento gramsciano dell' uomo di mente che resta ancorato alla sua missione politica, alla sua classe.

Dunque scrivere e studiare ma sempre con un occhio attento al presente storico e sotto la guida di un progetto squisitamente politico. Vittorio Foa è stato tutto questo, forse molto altro ancora. Oggi che si è spento all'età di 98 anni, sazio della vita probabilmente, non stupisce che la classe dirigente lo ricordi come un padre della patria. E che lo faccia la sinistra in particolare, perché proprio quest'ultima gli deve molto. Da Veltroni a Bertinotti, da Napolitano allo stesso Fini, passando per Cicchitto e Alemanno, il coro di apprezzamento è unanime. Ma soprattutto ed anche lo ricorda il sindacato, una casa che gli fu cara, perché Foa ebbe sicuramente un amore intramontabile e inscalfibile: il mondo del lavoro e la classe operaia in particolare. E lo celebra la cultura ebraica a cui apparteneva, figlio di Israele e della grande tragedia della deportazione del secolo scorso.

Una lunga esistenza che si conclude a Formia, in provincia di Latina, poco lontano da quella Lenola che invece ha dato i natali ad un altro grande "vecchio" della sinistra italiana: Pietro Ingrao. Molto distante dalla Torino che lo vide nascere nel settembre del 1910 da una famiglia ebraica.

Dopo gli studi in giurisprudenza, nel 1933 entrò in Giustizia e libertà per contrastare il regime fascista, finendo per pagare, come molti, il prezzo pesante di questa scelta: appena venticinquenne viene denunciato da una spia dell'Ovra e portato davanti al Tribunale speciale che lo condanna a 15 anni di carcere. Sono anni pesanti, drammatici, in cui però a confortarlo è il liberalismo di Benedetto Croce, oltre alla convinzione verso una scelta tanto coraggiosa quanto inevitabile per lui. Riconquistata la libertà, con una nazione ancora schiava, nel settembre del 1943 entrò nel Partito d'Azione (PdA), di cui divenne segretario assieme a Ugo La Malfa, Emilio Lussu, Altiero Spinelli e Oronzo Reale e, proprio in rappresentanza del PdA partecipa al Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), prendendo dunque parte attiva alla Resistenza. Segue poi, a guerra finita e paese liberato, l'ingresso all'Assemblea costituente e il contributo alla nuova stagione della Repubblica democratica. Esaurita l'esperienza azionista, sciolto il partito, nel 1947 aderisce al Psi, di cui è deputato per tre legislature.

Alla vita politica e parlamentare, si affianca dal 1948 l'esperienza sindacale. La Fiom, prima, poi la Segreteria nazionale della Cgil guidata da Giuseppe Di Vittorio, da cui è designato come vicesegretario responsabile dell'Ufficio studi, perché lo studio sociale e politico per Foa è irrinunciabile: il motto del "capire il reale è la sola premessa per cambiarlo" sembra essere il filo conduttore di questo combinato di idee e prassi. Nel 1955 corona la sua presenza nella formazione delle tute blu, diventandone segretario nazionale.

La cultura e l'attività intellettuale, concepite nel senso militante più profondo e radicale, lo vedono collaborare nel 1959 con la nascente rivista Passato e presente (nata intorno ad Antonio Giolitti e diretta da Carlo Ripa di Meana), portandolo a formulare il quel concetto di autonomia operaia che ispirò, anni dopo, la nascita dell'omonimo movimento politico, e nel 1961 scrisse proprio l'editoriale del primo numero della rivista di Raniero Panzieri, Quaderni rossi, legata a quest'area.
Ma col Psi la convivenza si interrompe nel 1964, quando anima una scissione a sinistra da cui nacque il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP), di cui Foa fu un dirigente nazionale. Nel 1966-1968 cominciò a collaborare con La Sinistra (giornale nato attorno a Silverio Corvisieri, Augusto Illuminati, Giulio Savelli e Lucio Colletti) e nel 1969 con Il Manifesto, nato anche questo da una scissione a sinistra, solo che da un'altra grande famiglia: quella comunista, il Pci dell'epoca di Praga. Ma il 1972 segna la stroncatura elettorale della formazione, così il Psiup si scioglie e Foa, insieme a diversi socialisti toscani, tra cui Pino Ferrarsi e Antonio Lettieri, tenta di rispondere alla bocciatura delle urne con il Nuovo Psiup. Durerà poco, nel senso che con l'appoggio della sinistra del Movimento Politico dei Lavoratori (MPL), sosterrà quasi subito la creazione del Partito di Unità Proletaria (PdUP), di cui divenne dirigente nazionale. Nel 1974 il PdUP si unificò al gruppo de Il manifesto e nacque il PdUP per il comunismo: Foa fece parte della sinistra del nuovo partito (circa il 44%, quello di provenienza Psiup). Col PdUP prese parte alla promozione della lista unica della nuova sinistra, Democrazia Proletaria (DP), avvenuta nel 1975-76: per questo cartello elettorale fu eletto nelle circoscrizioni di Torino e Napoli ma rinunciò a favore di Silverio Corvisieri (Avanguardia Operaia) e Mimmo Pinto (Lotta Continua). Nel 1977 iniziò anche a scrivere al Quotidiano dei lavoratori, giornale di Autonomia Operaia. Ma la fusione delle varie anime si interrompe in quello stesso anno, quando dal Pdup fuoriescono appunto la corrente ex-Psiu-Mpl. Nasceva come esperienza partitica Dp, che vide l'adesione e il sostegno proprio della corrente fuoriuscita, mentre il gruppo de Il manifesto restò nel precedente alveo, guidandolo. Nel 1080, in occasione del congresso della formazione, tiene il suo ultimo intervento pubblico-politico prima di lasciare per l'insegnamento. Passerà qualche anno e Foa ritorna sul palcoscenico della politica da senatore (1987): indipendente nelle liste del Pci, perché non fu mai un comunista e voleva marcare questa differenza. Il rapporto di legame in autonomia durò fino alla svolta della Bolognina.

E' stato autore di numerosi libri (fra gli altri, Il cavallo e la torre, Questo Novecento, Il silenzio dei comunisti - con Miriam Mafai e Alfredo Reichlin -, Il sogno di una destra normale - con Furio Colombo -, Lettere della giovinezza, Sulla curiosità), mentre ha pubblicato di recente (lo scorso gennaio) per Einaudi Le parole della politica, scritto insieme a Federica Montevecchi.

1 commento:

  1. Ci lascia uno degli ultimi "grandi vecchi", un Padre della Patria, uno
    dei maggiori protagonisti, da militante e dirigente, del movimento socialista e di quella sinistra ampia e diffusa, come si direbbe oggi, (ma mai comunista) e del movimento sindacale ed operaio. Un punto di riferimento per tante generazioni di LIBERTARI. Questa era, infatti,
    la "definizione" che VITTORIO FOA amava di piu'. Vi invito a leggere
    la sua biografia, che parla da sola, pubblicata nel sito
    perlarosanelpugno.it Voglio ricordare il compagno Foa con una sua frase che tante volte mi sono riletto per far ritrovare la giusta
    "direzione" alla mia militanza politica: "Dobbiamo sempre cercare
    l'ideale nel reale, il domani nell'oggi. Il futuro deve essere cercato e costruito nel presente. La politica non e' solo comando, e' anche resistenza al comando, non e', come in genere si pensa, solo governo della gente, politica e' aiutare la gente a governarsi da se". ADDIO VITTORIO!

    Ivo Costamagna
    (Segretario Provinciale PS-MC)

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