martedì 28 ottobre 2008

*Intervista a Nencini - La speranza del Psi: una sinistra riformista*

Claudio Benvenuti, 27 ottobre 2008, 11:06
Con
Riccardo Nencini, segretario nazionale del Partito socialista,abbiamodiscusso della prospettiva politica a cui guarda la sua formazione e del rapporto con i democratici. Un confronto ripartito di recente e che aveva due pregiudiziali: il rispetto dell'autonomia socialista e l'addio a Di Pietro.

Da Padova, Riccardo Nencini ha rilanciato la collaborazione programmatica con il Partito Democratico per la costruzione di una nuova sinistra riformista, basata su due condizioni principali: il rispetto dell'autonomia socialista e l'addio a Di Pietro. Nello stesso giorno della manifestazione organizzata a Roma dal Pd, il segretario del PS ha partecipato all'assemblea "I socialisti incontrano il Veneto" dove ha esposto la campagna per la raccolta delle firme per le quattro proposte di legge di iniziativa popolare riguardanti l'elezione di un'assemblea costituente, il contrasto alla precarietà, la lotta al carovita e l'istituzione dei pacs. Nel suo discorso agli iscritti e simpatizzanti socialisti veneti, Nencini ha dedicato molto spazio alla scuola pubblica e all'Università del nostro Paese annunciando la necessità di un confronto politico sul sistema d'istruzione italiano con le altre forze della sinistra riformista; su questo tema ha espresso la sua preoccupazione in merito alla larga condivisione dell'opinione pubblica per l'intervento della polizia per lo sgombero delle università occupate. In conclusione, ha affermato la grande necessità di una sinistra moderna in grado di accorgersi dei veri problemi dei cittadini.

Segretario, le manifestazioni di studenti e docenti contro il decreto Gelmini
dominano le pagine dei quotidiani. Occupazioni e lezioni in piazza, una partecipazione giovanile forse inaspettata. Quali osservazioni ne può trarre?
E' una protesta giusta, fra l'altro condotta con dei metodi assolutamente democratici, apolitica. Questa mattina (sabato, ndr) sono stato a Milano, sia a Scienze Politiche che a Giurisprudenza, e non ho trovato slogan, simboli di partito: un fatto positivo e, ripeto, una protesta giusta.
Domenica 12 ottobre è incominciata -nel silenzio dei grandi mezzi d'informazione- la raccolta firme per le quattro proposte di legge di iniziative popolare. Indicativamente come sta procedendo?
Oggi abbiamo raggiunto circa 42mila firme, sta andando benissimo soprattutto nelle grandi città, a dicembre contiamo di aver incassato attorno alle 60-70mila firme.
A breve le elezioni in Abruzzo e in diverse amministrazioni. I rapporti del PS con le altre formazioni politiche della sinistra come si configurano?
Vanno migliorando con il Partito Democratico, essenzialmente per due ragioni che sono legate al soddisfacimento delle richieste che rivolgevamo ai democratici perché il confronto ripartisse: il riconoscimento dell'autonomia socialista e dall'altra parte la rottura con il partito di Di Pietro. Nel momento in cui questi due punti vengono riconosciuti come necessari e utili il dialogo può riannodarsi.
A suo parere, a che punto si è arrivati nel processo di costruzione di quella sinistra riformista a cui i socialisti si stanno impegnando?
Siamo all'inizio. La mia valutazione è che se la sinistra dovesse rimanere esattamente quella che si è presentata alle elezioni politiche scorse, non è nelle condizioni di vincere il confronto con il centrodestra. C'è infatti bisogno di superare l'isolamento del PD, ma soprattutto di una lettura nuova della società italiana che è profondamente cambiata. La sinistra attuale è ancora troppo legata alla società appagata e si dimentica, invece, delle gravissime difficoltà in cui si versano i giovani e i nuovi anziani. O mettiamo rispondiamo rapidamente alle necessità di queste parti rilevanti della società o, altrimenti, non siamo in grado di vincere una campagna elettorale nazionale.
Ci troviamo in Veneto ed appare quasi obbligata una domanda sulla proposta federalista avanzata dal centrodestra: cosa ne pensa?
Il progetto di federalismo della maggioranza ha due punti deboli. Il primo è che per essere applicata costa notevolmente, e non è tempo questo di incidere di nuovo e di più sulle tasche degli italiani. Il secondo è che non prevede il Senato delle Regioni, quindi una seconda Camera e l'abrogazione del Senato della Repubblica dove sono rappresentate le istituzioni locali, ed è una straordinaria debolezza. Vorrei ricordare a Calderoli un vecchio detto, lo slogan con il quale venne iniziata la rivoluzione americana: "il pagamento delle tasse senza rappresentanza non è giusto". Ma è esattamente quello che può succedere per l'Italia se non si crea una seconda Camera rappresentativa delle Regioni. Aggiungo che il federalismo è una delle riforme possibili, ma che molte misure si possono attuare indipendentemente da una legge di riforma; ad esempio, imprimere una maggiore efficienza nella Pubblica Amministrazione, soprattutto in quella dell'Italia meridionale, è possibile anche senza una riforma federale.

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