mercoledì 4 marzo 2009

Arriva Franceschini, crolla il PD

L'ultima rilevazione per le Europee lo dà al 22%. In meno di un anno ha perso 11 punti. Dario Franceschini, nuovo segretario del Pd, non ferma la discesa vertiginosa del partito.



Dario Franceschini 04/03/2009 - Una discesa vertiginosa, inarrestabile. Il Partito Democratico in poco meno di un anno — dalle elezioni di aprile del 2008 a oggi — ha perso undici punti, calando dal 33,1 al 22% certificato dal sondaggio sulle intenzioni di voto per le prossime elezioni europee svolto dalla società Ipr Marketing (indagine telefonica con sistema Cati fatta il 26-27 febbraio su mille elettori residenti in Italia disaggregati per sesso, età ed area di appartenenza). Complessivamente, oltre al tonfo del Pd, nella rilevazione si nota la crescita dell'Udc e dell'Italia dei Valori, una piccola flessione del Pdl (ma i voti persi vengono intercettati dalla Lega) mentre per la sinistra radicale è ancora notte fonda: nessuno dei partiti di quell'area, da solo, riesce a superare la soglia di sbarramento del 4 per cento stabilita per ottenere un seggio al Parlamento di Strasburgo. Il dato più evidente è proprio la flessione del Partito Democratico.

Una discesa costante, iniziata subito dopo le elezioni di aprile del 2008, con il partito ancora saldamente nelle mani di Walter Veltroni. E che non si è fermata neppure con la scelta di Franceschini, che non è riuscito a invertire la tendenza al ribasso. Già a luglio scorso i Democratici veleggiavano intorno al 30 per cento per calare, a fine mese intorno al 28. Leggera ripresa ad agosto, quando il Pd risale tra il 29,1 e 29,6%. A settembre nuova flessione: Clandestinoweb (28), Euromedia (28,1) e Digis (28,2) riportano le previsioni in basso ad eccezione di Ipsos che invece lo attesta ancora a quota 29. Ottobre segna una boccata d'ossigeno perché è il mese della manifestazione del Circo Massimo: per Digis è al 29% per Coesis al 28 mentre Ipr registra la fiducia a quota 29.

Dicembre è invece il mese degli scandali. Prima Firenze, poi le manette a Napoli, quindi gli arresti a Pescara. Il partito sembra attraversato da una nuova questione morale e Demos certifica il nuovo crollo proprio pochi giorni prima di Natale: 27,5%. Infine, a gennaio, altra debacle: il Pd scende al 23 per cento. Per arrivare, infine, al 22% di questa ultima rilevazione. Arrivata con il partito appena «approdato» nelle mani di Franceschini. «Ad oggi — spiega Antonio Noto, presidente di Ipr — la fotografia nelle mani degli elettori è quella sfocata di un partito in costante oscillazione, vittima delle incertezze sul proprio ruolo di opposizione e incapace di elaborare una distinta strategia politica.

Nel percorso compiuto fino ad ora, il Pd ha perso il confronto con i competitors tanto sul versante moderato, del dialogo con la maggioranza, a vantaggio dell'Udc, che in quello dello scontro frontale, dell'opposizione dura e pura al Governo, a vantaggio di Di Pietro». «E la soluzione — conclude — non può essere individuata nella riproposizione di equilibri già sperimentati: la riesumazione della formula ulivista, con Ds e Dl separati, produrrebbe un risultato disastroso».

E un risultato disastroso lo ottiene anche la sinistra radicale: anche l'alleanza tra Rifondazione e Pdci non riuscirebbe a superare l'asticella del 4 per cento. Risultato raggiungibile, invece, per una coalizione formata dagli «scissionisti» di Vendola, Verdi, Sd e Partito socialista che insieme varrebbero il 6%. I partiti che invece crescono sono l'Udc, che passerebbe dal 5,6% all'8%, e l'Italia dei Valori che, rispetto alle politiche di aprile, raddoppierebbe quasi il risultato, passando dal 4,4 all'8%. Per il centrodestra, invece, poco cambia se non nel rapporto tra Pdl e Lega. Il partito di Berlusconi resta la prima formazione con il 36%, pur perdendo rispetto alle politiche un 1,4%. Percentuale che finisce quasi interamente alla Lega Nord, che passa dall'8,3% al 9,5% (+1,2%).

Paolo Zappitelli - http://iltempo.ilsole24ore.com



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