venerdì 4 giugno 2010

L' intervento che svolgerà domani a Pontida il Prof. Franco Cardini RISORGIMENTO. VERITA’ STORICA E USO CIVICO DELLA STORIA


“Dall’Alpe a Sicilia, ovunque è Legnano – ugn’uom di Ferruccio ha il còre e la mano – i bimbi d’Italia si chiaman Balilla – già s’ode la squilla che i Vespri sonò”.
Sono versi dell’Inno di Mameli: e siamo tutti d’accordo non solo che la Marsigliese, o l’Imperiale di Haydn (“riciclata”come Deutschland über Alles) o il God save the Queen sono molto più belli, ma anche che quei mediocri versi mettono insieme eventi e personaggi che poco hanno a che fare tra loro e che configurano una storia della genesi dell’unità d’Italia di per sé grottesca e improponibile.

Sappiamo bene altresì – e lo sapevano bene anche gli uomini più preparati del nostro Risorgimento - che né durante il giuramento di Pontida né all’atto della battaglia di Legnano, episodi che riguardano i comuni lombardi del XII secolo, non vi fu questione alcuna né di libertà, né tantomeno di unità di una nazione italiana ch’era ben lungi dall’esser ancor concepita.
Dobbiamo per questo insistere su dei falsi storici, oppure dobbiamo buttar a mare tutta una lunga, profonda, significativa eredità di pensiero, d’arte, di sogni e di progetti nati e maturati all’ombra dei miti di Pontida e di Legnano?

La risposta non può non essere che chiara, limpida e forte. Né l’una, né l’altra cosa.
E’ evidente cha la verità storica dev’esser liberamente ricercata con gli strumenti della critica e della ragione e spregiudicatamente indagata alla sola luce dei metodi propri della ricerca scientifica.
Ed al tempo stesso non è meno evidente che, fra gli elementi che hanno concorso a determinar il nascere, il maturare e il radicarsi della coscienza identitaria nazionale italiana, un ruolo importante è stato occupato anche dall’elaborazione di “miti” fondati sull’uso della storia.

Scopo di tale mitopoietica non era certo quello della ricerca obiettiva della verità, bensì quello di conferire radici e spessore a imperativi etici e politici radicare i quali appariva urgenza rivoluzionaria, ma che si sentiva il bisogno di legittimare anche attraverso una rilettura appunto politica del passato.
I rischi erano e sono ovvi: dalla forzatura alla falsificazione. Ma le vicende che conducono un paese a unirsi e ad acquisire la coscienza etica e civica della sua unità inducono sempre (ciò è accaduto e accade in tutto il mondo) a guardare il passato con occhi diversi da quelli con i quali si guarderebbe un seminario universitario o una lezione accademica di storia.
Tornare a Pontida, tornare a Legnano centocinquant’anni dopo l’evento che è stato creato anche attraverso l’uso di quei miti storici non significa affatto legittimarne letture falsate e anacronistiche.
Significa riconoscere che l’uso civico della storia – ben distinto dalla ricerca della sua verità scientifica e per nulla in contrasto con essa – necessita a sua volta di coscienza e di consapevolezza.
Rendiamo omaggio, oggi, a quei miti che hanno sostenuto i nostri padri sulla via dell’unità e della libertà, a quei miti nel nome dei quali tanti giovani hanno donato il loro sangue e che sono state altrettante pietre miliari su un lungo cammino di libertà, di unità, di solidarietà, di comune lavoro, di concordia.
Ripercorriamone insieme la genesi e la struttura, ripensiamone senza dubbio i caratteri di forzatura storica ma al tempo stesso riapprezziamone di nuovo, con profonda consapevolezza, la positività morale e la costruttività civile.

Prof. Franco Cardini

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